Da Brera al Castello Sforzesco. Genesi, formazione e percorsi delle raccolte fotografiche dei musei milanesi Silvia Paoli



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Da Brera al Castello Sforzesco. Genesi, formazione e percorsi delle raccolte fotografiche dei musei milanesi Silvia Paoli Civico Archivio Fotografico, Milano Le vicende legate alla formazione delle raccolte fotografiche pubbliche costituitesi presso i due grandi plessi museali della città, il palazzo di Brera e il Castello Sforzesco, sono certamente da inscrivere nelle più ampie vicende politiche e culturali che presiedettero alla nascita dei primi musei, vicende determinate dalla presenza di un élite culturale cittadina fortemente impegnata in senso civile e capace di coniugare le tensioni ideali alla progettazione di iniziative di alto profilo anche in ambito museale 1. La prima raccolta fotografica milanese, tuttavia, e la più antica, nacque presso l Accademia di Brera a scopo didattico e per uso esclusivamente interno. L articolazione e l importanza dei fondi fotografici, conservati presso la Fototeca dell Accademia 2, restituisce quello che fu il ruolo di primissimo piano di questa istituzione nella seconda metà dell ottocento. L Accademia gestiva uno dei musei più grandi d Europa, la Pinacoteca (che si dividerà dall Accademia nel 1882), organizzava esposizioni periodiche e controllava le attività di tutela e di restauro delle opere d arte e dei monumenti su scala regionale. Già nel 1840 Francesco Durelli (1792 1851), professore di prospettiva, faceva acquistare un apparecchio per dagherrotipi fabbricato dalla ditta parigina Giroux e il primo acquisto di fotografie avveniva nel 1851, quando lo stesso Durelli, insieme a Luigi Bisi, che in quell anno lo avrebbe sostituito alla cattedra di prospettiva, promosse l acquisto di sei carte salate di Luigi Sacchi scelte da una più ampia raccolta di vedute a tinte scure cavate dal vero col metodo fotografico 3. Il consistente e progressivo aumento degli acquisti di fotografie negli anni successivi è segno di un interesse crescente che trova anche un riconoscimento formale nel momento in cui l uso delle fotografie per uso didattico viene ampiamente inserito nel nuovo Schema di Statuto dell Accademia, in occasione della riforma degli inizi degli anni sessanta 4. Lo Schema è redatto da Giuseppe Mongeri (1812 1888), Segretario, professore di estetica e Presidente dell Accademia tra 1855 e 1859, poi 1 Su questi temi, cfr. C. Mozzarelli, R. Pavoni, Milano fin de siècle e il caso Bagatti Valsecchi. Memoria e progetto per la metropoli italiana, Milano, Guerini e Associati, 1991; C. Mozzarelli, R. Pavoni, Milano 1848 1898. Ascesa e trasformazione della capitale morale (due volumi), Milano, Museo Bagatti Valsecchi, Venezia, Marsilio, 2000; M. Ceriana, Un ritratto di gruppo: i fondatori del ricetto fotografico, in M. Miraglia, M. Ceriana (a cura di), 1899, un progetto di fototeca pubblica per Milano. Il ricetto fotografico di Brera, Milano, Electa, 2000, pp. 22-28. 2 Ringrazio la Prof.ssa Francesca Valli, responsabile della Fototeca dell Accademia di Brera, e il Prof. Roberto Cassanelli, docente di storia della fotografia presso la stessa, per avermi permesso di prendere visione dei fondi fotografici e quindi di preparare questo intervento. Per la storia dei fondi fotografici dell Accademia di Brera, cfr. R. Cassanelli, La fotografia nell Accademia di Brera. Le prime acquisizioni, 1850 1860, in M. Miraglia (a cura di), Alle origini della fotografia. Luigi Sacchi lucigrafo a Milano, 1805 1861, Milano, Federico Motta Editore, 1996, pp. 31 38; G. Agosti, M. Ceriana, Il fondo fotografico antico in G. Agosti, M. Ceriana (a cura di), Le raccolte storiche dell Accademia di Brera, Quaderni di Brera 8, Firenze, Centro Di, 1997, pp. 225 236; R. Cassanelli, Nuovi strumenti, in F. Valli, G. Agosti, R. Cassanelli, G. Pozzi (a cura di), Due secoli di progetto scenico. Prospettive d invenzione 1802 1861, Rozzano (Milano), Editoriale Giorgio Mondadori, 1997, pp. 143 144; V. Rosa, L. Somaini, D. Trento, F. Valli, Verso il museo. Opere dell Accademia restaurate 1994 2004, Milano, ArtConsulting, 2005, pp. 87 137. Come sottolineano i saggi citati, l insieme dei fondi fotografici che va oggi sotto il nome di Fototeca dell Accademia è un insieme ormai chiuso, i cui primi acquisti datano intorno al 1850 e gli ultimi, con doni, lasciti e legati, al decennio 1920 1930. Negli anni trenta si esaurì quindi la funzione di questa raccolta, che non fu più incrementata, e le cui fotografie non furono più usate in Accademia a scopo di studio e di modello per gli artisti. La bibliografia citata rende ragione anche di un interesse per i rapporti tra fotografia e Accademia che data agli ultimi dieci anni. In passato, la raccolta di fotografie non era considerata un entità autonoma, ma era associata alla Biblioteca, unica era la sede e unica la conduzione degli acquisti. Quando la Pinacoteca si separò dall Accademia (1882), le fotografie subirono, insieme al patrimonio artistico dell Accademia, spartizioni di cui restano tuttora oscure per molti aspetti le ragioni. Non inventariate, le fotografie, man mano che scompariva la loro destinazione d uso, finirono progressivamente insieme a tavole strappate da libri, spesso rilegate in volumi e confuse col resto del patrimonio librario. Confluite poi nel Gabinetto Disegni e Stampe della Biblioteca dell Accademia, da una decina d anni, individuate e nominate nel loro complesso come Fototeca, sono oggetto di riordino, di catalogazione e di studio. Per una riflessione più specifica sulla terminologia che storicamente, a livello italiano, è stata variamente adottata per qualificare le diverse raccolte fotografiche esistenti presso le Istituzioni si rimanda all intervento di Pierangelo Cavanna in questi Atti. 3 Cfr. R. Cassanelli, 1996, p. 31. 4 G. Mongeri, Schema di Statuto per un Accademia di Belle Arti, Milano, 1860.

professore di storia dell arte tra 1878 e 1888, a cui si deve una notevole attività di promozione della fotografia, legata anche agli incrementi negli acquisti di fotografia soprattutto negli anni cinquanta e poi negli anni ottanta. I suoi interessi lo avevano portato anche a scoprire il lavoro di Luigi Sacchi e a valorizzarlo nel primo saggio, del 1852, dedicato a questo pittore e fotografo 5. Nello Schema di Statuto, partendo da un importante premessa che spiega la necessità di chiudere ormai le scuole di incisione e di paesaggio, e la scuola di incisione proprio a causa dei progressi mirabili della fotografia 6, viene ribadita in ognuna delle due sezioni d insegnamento, l elementare e la superiore, l importanza del ricorso alla fotografia. Nell insegnamento elementare la fotografia compare come strumento fondamentale di studio, accanto a stampe, disegni, modelli o pezzi a rilievo nelle scuole di ornamento, di architettura e di figura 7. Nell insegnamento superiore l uso della fotografia è inserito in tutte le classi, pittura, scultura ma soprattutto architettura 8. E poi sancito che sia la libreria dell Accademia a raccogliere le fotografie, formando così il primo nucleo della raccolta storica oggi ancora nella Biblioteca dell Istituto 9. Negli anni sessanta dell ottocento la raccolta delle fotografie continuerà quindi a crescere grazie ad acquisti ma anche a doni, legati e lasciti: le diverse modalità di entrata ne fanno così un insieme composito, in ordine alle intenzioni e alle motivazioni che presiedono alla costituzione dei diversi fondi. Gli acquisti per le scuole di prospettiva, di ornato, di architettura 10, di estetica e storia dell arte - acquisti che vengono segnalati come modelli per le diverse scuole, rivelando nell uso del termine quello che era poi l uso reale delle fotografie, sostitutivo dell approccio diretto -, restano a testimonianza degli orientamenti di studio e delle tendenze del gusto che si riflettono nell insegnamento, oltre a essere legati all ampia disponibilità ormai esistente sul mercato di campagne fotografiche dedicate ai principali monumenti e alle più importanti raccolte museali d Europa 11. Camillo Boito, professore di architettura dal 1859 e poi Presidente dell Accademia dal 1897, promuoverà, soprattutto nel decennio 1860 1870 12 e in quello tra 1880 e 1890, numerosi acquisti di fotografie per uso didattico tra cui spiccano le vedute sull architettura veneziana - dovute a Bresolin e Lorent legate al suo percorso di formazione e di studio. Negli anni ottanta Boito promuove altri acquisti facendosi aiutare dal giovane allievo Luca Beltrami - altro fondamentale protagonista di questi anni, anche per la nascita delle raccolte fotografiche pubbliche a Brera e al Castello Sforzesco -, sull ornato greco e romano e ancora su monumenti veneziani. Il lascito Boito, pervenuto poi nel 1914, di circa duecento positivi, comprende sia doni, ricevuti da amici artisti, sia acquisti che includono anche numerose fotografie legate ai viaggi di studio, come le rare vedute di Danzica e di Cracovia (Boito era di madre polacca), sicuramente 5 G. Mongeri, Della fotografia e di alcune recenti pubblicazioni calotipiche del pittore Luigi Sacchi, in Il Crepuscolo. Rivista settimanale di Scienze, Lettere, Arti, Industria e Commercio, Milano, III, n. 17, 25 aprile 1852, pp. 265 268. 6 G. Mongeri, 1860, p. 10: la xilografia da una parte, la fotografia dall altra hanno trafitto a morte la povera incisione. Al cospetto dei progressi mirabili e di quelli ancor maggiori che la seconda promette [ ], non dovrà più costituirsi una scuola d incisione; viene anche poi a cadere la scuola di paesaggio, dovendosi ormai procedere en plein air, pena la caduta nel manierismo. 7 G. Mongeri, 1860, pp. 15 22. In particolare, per la scuola di architettura si dice: La scuola sarà fornita di un abbondante collezione di modelli architettonici [ ] vi si accoppierà eziandio una buona raccolta di fotografie dei principali monumenti dell antichità, dell età media e della moderna [ ]. Come nella scuola d ornamenti, i modelli e le fotografie saranno scompartiti secondo gli stili e le epoche, e porteranno il nome del monumento e dell autore cui spettano[ ] (pp. 20-21); per la scuola di figura: vi avrà pure una collezione di fotografie dimostranti i più insigni capolavori della statuaria antica come i fac-simili dei disegni migliori e più nitidi dei Capi maestri del risorgimento italiano nei sec.xv e XVI (pp. 21-22). 8 G. Mongeri, 1860, pp. 26 27: [ ] questa classe avrà a disposizione una numerosa collezione fotografica dei monumenti antichi e moderni in modo che formino una successione non interrotta della storia dell arte architettonica. 9 G. Mongeri, 1860, p. 39: La libreria raccoglie non solo tutti i libri dell Accademia ma eziandio le stampe, incisioni, fotografie, disegni etc.di cui l Accademia è in possesso. Essa è centro poi di tutti i libri e di tutte le stampe, incisioni, fotografie che trovansi distribuiti nelle scuole. 10 Per la scuola di architettura si segnala l acquisto del 1856, voluto da Saverio Cavallari, professore di architettura, di più di cento fotografie, tra cui carte salate di F. Flacheron e dei Bisson Frères, e molte stampe all albumina di R. Macpherson: cfr. V. Rosa, L. Somaini, D. Trento, F. Valli, 2005, pp. 89 91. 11 È del 1871 l acquisto di 85 fotografie di disegni e di dipinti del Louvre, da Vienna, Basilea, Weimar, Firenze e Venezia, oltre che degli affreschi della Cappella Sistina, eseguiti dalla ditta di Adolphe Braun, specializzata nella stampa al carbone per la fotografia di opere d arte: cfr. G. Agosti, M. Ceriana, 1997, p. 227. 12 Tra i numerosi doni di questi anni vanno ricordati quelli relativi ai musei cittadini tra cui le fotografie di Pompeo Pozzi al cartone raffaellesco della Scuola d Atene, conservato all Ambrosiana, e le fotografie del Cenacolo di Leonardo: cfr. G. Agosti, M. Ceriana, 1997, p. 226.

tenute da lui come riferimento nel suo Gite di un artista 13. Negli anni novanta l Accademia acquisisce altre fotografie grazie anche ai buoni rapporti che intercorrono col Ministero, che nel 1892 istituisce il Gabinetto Fotografico Nazionale, e con l Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti, dove lavorano Luca Beltrami e Gaetano Moretti 14. Entrambe le istituzioni infatti donano fotografie all Accademia secondo una prassi forse non del tutto inusuale all epoca 15, ma sulla quale resta sicuramente ancora molto da indagare. Il ritmo nelle acquisizioni in Accademia si fa più serrato tra 1900 e 1920, grazie ancora a Boito e a Giulio Carotti, Segretario dell Accademia, fino a decrescere negli anni venti e a cessare definitivamente con gli anni trenta 16. La prima raccolta fotografica pubblica milanese avrebbe dovuto essere aperta presso il Museo d arte industriale all inizio degli anni settanta. In quei decenni la migliore élite intellettuale milanese, che a quell epoca coincideva con l élite di governo della città, era impegnata sul terreno della trasformazione economica e sociale, ma anche su quello della creazione delle istituzioni museali in cui meglio si sarebbe potuta rispecchiare l identità della nuova borghesia. È infatti del 1873 la proposta di fondare il Museo d arte industriale ad opera dell Associazione industriale italiana con un progetto articolato in tre parti 17 : la prima, con fini didattici, doveva contemplare opere illustrate sulle arti antiche - una biblioteca, quindi -, fotografie tolte da quanto l arte e l industria ne hanno tramandato di più pregevole - una fototeca -, modelli plastici ossia di copie e oggetti originali da servire come modelli e direzioni al gusto. La seconda parte era dedicata all esposizione permanente di oggetti antichi, la terza all esposizione permanente di prodotti dell industria nazionale lodevoli per qualità artistiche, saldando così produzione antica e contemporanea. Va sottolineato come il progetto museale milanese, quindi, prevedesse per la prima volta, con grande lungimiranza, insieme alla creazione di una biblioteca, anche la creazione di una raccolta fotografica pubblica 18. Dopo il fallimento di questo progetto e la successiva istituzione, nel 1877, di un Museo ben diverso, il Museo artistico municipale, soltanto con gli anni novanta si riprende a Milano una riflessione più ampia relativa alla progettazione culturale degli spazi museali della città. La grande ristrutturazione del Castello Sforzesco, condotta da Luca Beltrami tra 1893 e 1905, si innesta così in un contesto culturale di vivace dibattito che, oltre a consentire e promuovere la grande opera di recupero del monumento, progetta anche la sua destinazione ad uso civile e a sede dei più importanti musei cittadini 19. 13 Cfr. R. Cassanelli, Boito e la fotografia nelle Raccolte dell Accademia di Brera, in G. Zucconi, F. Castellani, Camillo Boito. Un architettura per l Italia unita, Venezia, Marsilio, 2000, pp. 31 34. 14 Dal Gabinetto Fotografico Nazionale arriva la fotografia della Piccola Passione di Dürer e dall Ufficio Regionale arrivano fotografie degli affreschi del Bergognone in San Simpliciano così come del Cenacolo: cfr. G. Agosti, M. Ceriana, 1997, p.228. 15 Tracce di scambi di materiali fotografici restano anche nella presenza, tutta da studiare, in altre istituzioni milanesi di fotografie con timbri diversi da quelli dell Ente di appartenenza: presso il Civico Archivio Fotografico sono moltissime, per esempio, le fotografie col timbro Museo del Risorgimento Nazionale, lasciate al Castello Sforzesco quando il Museo del Risorgimento si trasferì (1926) presso la sede attuale in via Borgonuovo e quindi confluite nelle collezioni del Civico Archivio Fotografico. Diverso il caso della presenza, presso la Fototeca della Pinacoteca di Brera, di fotografie col timbro Raccolta Iconografica, nucleo costituitosi presso il Civico Archivio Fotografico tra 1930 e 1940, presenza presumibilmente dovuta a scambi tra studiosi. 16 Del 1899 è l importante dono del pittore Eleuterio Pagliano, con carte salate di Luigi Sacchi che ritraggono artisti dell Accademia, tra cui Giuseppe Bertini, commemorato con una mostra postuma nello stesso anno. Tra 1861 e 1934 datano invece i doni e legati dovuti a Francesco Hayez, cui appartiene il più importante nucleo di carte salate di Luigi Sacchi conservato presso l Accademia. 17 Cfr. Programma per la fondazione del Museo d arte industriale (a cura dell Associazione industriale italiana), Milano, 1873; E. Bairati, Il Museo d arte industriale: il museo della città, in C. Mozzarelli, R. Pavoni, 1991, pp. 47 58. 18 È interessante osservare come, essendo il Museo d arte industriale effettivamente il frutto di un progetto di ampio respiro, si fosse pensato, per promuoverlo, ad alcune iniziative preliminari: un esposizione, che doveva mostrare le tipologie di oggetti previsti per il Museo, in funzione promozionale, e una raccolta per il settore documentazione del Museo tra cui spicca il catalogo delle fotografie scattate agli oggetti dell esposizione, un vero e proprio catalogo di mostra: cfr. Catalogo delle fotografie pubblicate dal Museo d arte industriale in Milano. N. 1. Riproduzioni di oggetti esposti alla Mostra d Arte Industriale 1874, Milano, 1875; E. Bairati, 1991. La gran parte di questi materiali, dato il fallimento del progetto, confluirono poi in diverse istituzioni civiche. 19 Per una storia dei Civici Musei di Milano si segnalano: R. Giolli, I musei e la vita al Castello Sforzesco di Milano, Emporium, XL, 1934, (470), pp. 94-102; S. Vecchio, Per una storia dei civici musei di Milano. Avvenimenti e protagonisti della formazione delle Civiche Raccolte d Arte, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Scuola di Specializzazione in Storia dell Arte e delle Arti Minori, relatore: Prof. Alessandra Galizzi, a.a.

Gli anni novanta sono anni determinanti anche per la cultura fotografica milanese 20. Nel 1889 era nato il Circolo Fotografico Lombardo, cui partecipano i principali cultori della fotografia di area lombarda, luogo di scambio e confronto di esperienze, anche attraverso la Rivista scientifico artistica di fotografia. Bollettino del Circolo Fotografico Lombardo, in parallelo a quanto andava avvenendo in altre città italiane, in primo luogo a Firenze dove, nello stesso anno, veniva fondata la Società Fotografica Italiana. Alla fondazione del Circolo milanese partecipano gli esponenti della cultura e dell'imprenditoria, un binomio destinato ad avere un ruolo trainante per lo sviluppo della città: pittori come Raffaele Armenise, Mosè Bianchi, Uberto Dell'Orto, Giacomo Albè, Pietro Marzorati, Eleuterio Pagliano, Vittore Grubicy de Dragon, imprenditori come Amerigo Ponti ed Enrico Noseda, Giancarlo Scotti principe di Molfetta, scrittori come Giannino Antona Traversi e Giulio Carotti, poi Luca Beltrami, Giulio Venino, presidente della Famiglia Artistica, Prospero Moisè Loira, fondatore dell'umanitaria, Belisario Croci, pittore e fotografo, maestro di Luca Comerio, fotografo e pioniere del cinema 21. Molti altri sono gli esponenti della fotografia milanese, italiana e straniera: Giuseppe Beltrami, fratello di Luca, Luigi Borlinetto, direttore della rivista "La Camera Oscura", Luigi Gioppi, direttore de "Il Dilettante di Fotografia", i fratelli Louis e Auguste Lumière, soci corrispondenti da Parigi e soci onorari dal 1894, Luigi Primoli, Loredana da Porto, Guido Rey, Pietro Masoero. Il Circolo è quindi luogo d incontro dei migliori rappresentanti della vita culturale milanese, unificati dall interesse verso le molteplici applicazioni della fotografia (come recita lo Statuto), ormai resa istantanea dai miglioramenti tecnici. Nel giro di dieci anni, tuttavia, l esperienza del Circolo si esaurisce, all indomani dei moti del 1898 repressi da Bava Beccaris che sconvolgono gli ambienti politici e culturali milanesi. Nel novembre 1899, tuttavia, si concretizza il primo progetto museale italiano sulla fotografia e nasce a Brera la prima raccolta fotografica pubblica milanese, grazie a un appello diffuso attraverso un vero e proprio manifesto programmatico. Il manifesto con cui viene fondato il ricetto fotografico è firmato da: Camillo Boito, Presidente dell Accademia, Giuseppe Fumagalli, Direttore della Biblioteca Nazionale Braidense, Gaetano Moretti, Direttore dell Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti della Lombardia, Corrado Ricci, Direttore della Pinacoteca 22. L iniziativa è quindi espressione della volontà congiunta di diverse istituzioni e frutto di una nuova consapevolezza in ambito museale che porta a concepire per la prima volta una raccolta pubblica di fotografia per tutti indistintamente, ricchi e poveri. Il pensiero sociale e filantropico di fine ottocento caratterizza così il progetto costitutivo della raccolta, ove tutti, compresi gli specialisti dei più diversi mestieri, dall archeologo, all artista, al geografo, allo storico, all editore, all artigiano, avrebbero potuto trovare materiale fotografico per i loro studi 23. A questo proposito, si deve notare come il ricetto non si venga affatto a configurare come fototeca d arte ma come raccolta 1996/97, pro manuscripto; M. T. Fiorio, Introduzione in M.T. Fiorio (a cura di), Museo d arte antica del Castello Sforzesco. Pinacoteca, vol. I, Milano, Electa, 1997; Rassegna di Studi e di Notizie. Centenario di fondazione dei Musei Civici del Castello Sforzesco, numero monografico, vol. XXIV, anno XXVII, Comune di Milano, 2000; M. T. Fiorio, Per ospitare la vita intellettuale cittadina, in M. T. Fiorio (a cura di), Il Castello Sforzesco di Milano, Milano, Skira, 2006, pp. 309 332. 20 Sulla cultura fotografica milanese di fine ottocento mi permetto di rimandare ad alcuni miei contributi: S. Paoli, Il Circolo Fotografico Lombardo: associazionismo e cultura fotografica alla fine dell Ottocento, in M. Ceriana, M. Miraglia, 2000, pp. 68 75; S. Paoli, Amatori e dilettanti. Sperimentalismo e innovazione nella cultura fotografica milanese tra Otto e Novecento, in R. Cassanelli, Monza Belle Epoque, Cinisello B. (Mi), Silvana Editoriale, 2000, pp. 13-20. S. Paoli, La fotografia tra 1890 e 1915: l elaborazione di un nuovo linguaggio, in S. Baia Curioni, M. Cattini (a cura di), Il Mondo nuovo. Milano 1890-1915, catalogo della mostra, Milano, Palazzo Reale, 10 novembre 2002-28 febbraio 2003, Milano, Bocconi - Electa, 2002, pp. 272 277; E. Dagrada, E. Mosconi, S. Paoli (a cura di), Moltiplicare l istante. Beltrami, Comerio e Pacchioni tra fotografia e cinema, Quaderni Fondazione Cineteca Italiana, Milano, Il Castoro, 2007. 21 Su Giuseppe Beltrami e Luca Comerio, cfr. E. Dagrada, E. Mosconi, S. Paoli (a cura di), 2007. 22 I quattro, legati da consuetudini amicali e di studio, furono in vario modo interessati alla fotografia: in particolare, Corrado Ricci, la cui consuetudine con la fotografia risaliva all infanzia grazie al padre fotografo, Luigi, aveva progettato una Divina Commedia completamente illustrata da fotografie e pubblicata tra 1896 e 1897, oltre ad aver scritto, negli anni successivi, diversi articoli dedicati al rapporto tra fotografia e pittura; Luca Beltrami (1854 1933), che aveva un fratello fotografo, Giuseppe, al quale affiderà diverse riprese del Castello Sforzesco in occasione dei restauri, era fotografo, iscritto al Circolo Fotografico Lombardo, e possedeva una collezione personale di fotografia legata ai suoi studi, ora conservata presso il Civico Archivio Fotografico di Milano. 23 Pubblica Raccolta Fotografica, in A. Strambo, Profilo documentario della Fototeca di Brera, in M. Ceriana, M. Miraglia, 2000, p. 32.

fotografica aperta ai più diversi ambiti disciplinari e in questo si differenzi nettamente da altre iniziative che potrebbero apparire analoghe, come, per esempio, il Gabinetto Fotografico Nazionale fondato nel 1892 24. Il manifesto viene diffuso come annuncio anche sui giornali per coinvolgere tutta la cittadinanza, perchè con doni ed elargizioni possa contribuire a istituire un servizio di pubblica utilità con un ordinamento pratico, coi suoi cataloghi per autori e per materie 25, il suo custode e il suo orario. Le donazioni non si fanno attendere e tra i nomi illustri figurano, per esempio, Eugenio Torelli Viollier, fondatore del Corriere della Sera, che dona album con fotografie di opere d arte, Luca Beltrami, che dona alcuni album fotografici provenienti dal prosciolto Circolo Fotografico Lombardo; tra i donatori significativi, il tenente Roberto Gentile che dona fotografie delle colonie eritree di Asmara, e la signora von Stein che dona la rarissima serie di Sadic Bey dedicata al pellegrinaggio alla Mecca del 1880. Numerosi doni si susseguono negli anni successivi, facendo pervenire alla raccolta fotografie dei più importanti fotografi dell epoca, tra cui, solo per citarne alcuni, compaiono Adolphe Braun, con stampe al carbone di grande formato su opere d arte dei più importanti musei europei, gli Anderson, Alinari, Brogi, lo studio Lotze, Luigi Sacchi, Pompeo Pozzi, Giorgio Sommer, Franz Hanfstaengl, i fotografi attivi nel vicino e lontano Oriente, come Antonio e Felice Beato, i Bonfils, Pascal Sebah, Zangaki. La raccolta del ricetto si concluse molto probabilmente nel primo decennio del novecento, mentre andò sviluppandosi negli anni successivi una raccolta esclusivamente legata alla documentazione delle opere d arte della Pinacoteca e delle opere d arte dei territori di competenza della Soprintendenza. Negli anni settanta, con le iniziative volute da Franco Russoli per la mostra Processo per il museo allestita nelle sale della Pinacoteca - tra 1976 e 1977 iniziano le prime attività di riordino e schedatura delle fotografie antiche che vengono esposte in due sezioni della mostra, una curata da Russoli dal titolo La fotografia come bene culturale e l altra curata da Paolo Venturoli La pubblica raccolta fotografica di Brera fondata nel 1899. E da notare come per l occasione, in accordo col Ministero, parta una sperimentazione pilota su una scheda catalografica approntata appositamente per le fotografie 26. Negli anni novanta riprendono le attività di sistemazione della raccolta che confluiscono nella mostra sul ricetto del 2000 27. Negli stessi anni in cui si colloca la nascita del Ricetto e Milano vive un periodo di grandi trasformazioni, al Castello Sforzesco, in corso di ricostruzione, si aprono i primi musei civici. Tra 1896 e 1900 trovano qui nuova collocazione il Museo del Risorgimento, il Museo Patrio di Archeologia e il Museo Artistico Municipale. Luca Beltrami, a conclusione dei lavori di restauro da lui diretti, viene nominato membro della Commissione Conservatrice del Castello, istituita nel 1905, e poi Conservatore unico dei Musei, con mandato quinquennale, tra il 1912 e il 1917. Come già osservato, la sua figura è determinante all interno della cultura fotografica milanese e certamente la sua lunga attività storico - critica è anche all origine della formazione delle civiche collezioni di fotografia. Sebbene sia necessario studiare ancora la sua figura a questo proposito, è ormai nota la sua attività collezionistica per le fotografie legate ai suoi studi. Resta da comprendere meglio, attraverso ulteriori indagini, che portata ebbe effettivamente la sua partecipazione al Circolo Fotografico Lombardo e come avesse potuto influire su di lui lo stretto rapporto col fratello Giuseppe, fotografo. Conosciamo comunque anche la sua attività di committente, durata lunghi anni. Intrattenne, infatti, sin dai primi del novecento, rapporti fecondi col fotografo Antonio Paoletti (1881 28 1943), che lo accompagnerà nei suoi lavori nei primi due decenni del secolo, documentando opere d arte dei musei, ma anche edifici pubblici, chiese, opere di altri musei milanesi e lombardi. Anche dopo la 24 Cfr. M. Miraglia, La fortuna istituzionale della fotografia dalle origini agli inizi del Novecento, in M. Ceriana, M. Miraglia, 2000, pp. 11 21. 25 Per autori si intendono ovviamente a quest epoca soltanto gli autori delle opere d arte oggetto degli scatti fotografici anche se nomi di fotografi compaiono spesso nei documenti di donazione o di acquisto specie quelli relativi alle grandi campagne fotografiche dedicate alle opere d arte, tra cui Braun, Alinari, Anderson, Brogi. 26 Cfr. P.Venturoli, La riscoperta della Pubblica Raccolta Fotografica, in M. Ceriana, M. Miraglia, 2000, pp.45 48. Franco Russoli (1923 1977) fu direttore della Pinacoteca di Brera dal 1955. Fu uno dei più attivi promotori del rinnovamento della museologia italiana e suo è il progetto, rimasto inattuato, della grande Brera. Cfr. F. Russoli, Il museo nella società. Analisi, proposte, interventi 1952 1977, Milano, Feltrinelli, 1981. 27 M. Ceriana, M. Miraglia, 2000. Il progetto di mostra, poi realizzato nel 2000, diede avvio per la prima volta a un progetto di studio e ricerca sui documenti archivistici e sulle fotografie del Ricetto che consentì di individuare le diverse donazioni e acquisizioni e di identificare soggetti e fotografi autori. Ringrazio Il Dr. Matteo Ceriana, responsabile della Fototeca della Pinacoteca di Brera, e la Dr.ssa Cecilia Ghibaudi per la disponibilità dimostrata nel permettermi di consultare i fondi fotografici del Ricetto e per avermi consentito di parlare delle raccolte affidate alla loro cura in occasione di questo convegno. 28 Cfr. J. Brigo, Il Civico Archivio Fotografico di Milano. Antonio Paoletti fotografo (1881 1943) dei Civici Musei del Castello Sforzesco, in Rassegna di Studi e di Notizie, vol. XXVIII, a. XXXI, Comune di Milano, 2004, pp. 131 148.

partenza di Beltrami per Roma, avvenuta nel 1920, Paoletti continuerà a lavorare per i Musei del Castello e i suoi negativi, eseguiti su commissione del Beltrami, saranno inventariati, pur continuando a essere custoditi nel suo studio, a partire dal 1910 29 per conto della Direzione dei Musei. Nasce così il primo nucleo di fotografie che poi confluirà nelle raccolte del futuro Archivio fotografico, archivio che si può dire formatosi, in base allo stato attuale degli studi, per sedimentazioni successive di fondi e raccolte di diversa provenienza, senza che vi fosse, almeno in origine, un progetto culturale di riferimento. Fino al 1926 tra il 1908 e il 1927 fu Direttore dei Civici Musei del Castello Carlo Vicenzi - Paoletti rimase l unico fotografo referente per le necessità dei Musei. Nel 1926, i documenti attestano la nascita del Gabinetto Fotografico del Comune al Castello Sforzesco 30 e fino a tale data, quindi, non esiste un vero e proprio servizio fotografico interno al Castello e tantomeno una raccolta di fotografie identificabile come archivio. Negli anni immediatamente precedenti, considerato il consistente aumento del patrimonio fotografico, eseguito per conto dei musei e di privati, che è ormai a disposizione dei Musei - ma non è tutto custodito presso il Castello - ci si pone il problema di redigere un elenco preciso dei materiali fotografici, elenco in cui si può ravvisare l inizio delle attività di inventariazione 31. Oltre alle fotografie scattate da Paoletti, esistevano fondi e servizi fotografici acquistati nel corso degli anni e conservati presso diversi uffici museali. Dopo alcuni anni dall istituzione del Gabinetto, l esigenza di una maggiore e più organica fruibilità delle fotografie, così sparse, portò all istituzione, nel luglio 1933, presso la Sovrintendenza ai civici Musei, dell Archivio fotografico comunale alle dipendenze della Segreteria generale (Economato) per l ordinamento e la conservazione delle negative e delle positive fotografiche 32. Documenti immediatamente successivi chiariscono che il Gabinetto è annesso all Archivio e di questo vengono stabilite con precisione, sempre nel 1933, le norme di funzionamento, tra le quali, per il momento, non compare però l apertura al pubblico. Tali prescrizioni fissano i principi per la catalogazione dei negativi e dei positivi, operazione che doveva essere condotta classificando le immagini per soggetto e materia. Gli stessi inalterati principi presiederanno all inventariazione delle fotografie per moltissimi anni - fino al 1998 -, seguendo gli orientamenti propri degli storici dell arte, attraverso una classificazione poi anche per autori - delle opere d arte ovviamente -, per generi, scuole, temi 33. Nel 1938 una dettagliata relazione faceva il punto anche sui materiali posseduti e sulle sue forniture: l Archivio aveva una notevole dotazione di macchine fotografiche per riproduzione e ingrandimento - tra cui la Leica -, un patrimonio di 39.390 negativi non si nominano i positivi e si riforniva di materiali fotografici esclusivamente da Lamperti & Garbagnati 34. Nel 1939 si ha la prima apertura alla consultazione pubblica che riguarda la Raccolta Beltrami, l insieme di fotografie, appunti manoscritti, disegni, documenti e libri lasciati da Luca Beltrami al Comune dopo la sua morte avvenuta nel 1933 - e inventariati a partire dal 1935 35. In quegli anni sappiamo che facevano parte dell Archivio anche i doni, gli acquisti e le campagne fotografiche che erano andati a confluire nella Raccolta Iconografica, ampio insieme di fotografie con provenienze diverse (tra cui le raccolte 29 Cfr. Elenco delle negative di fotografie del Castello e dei Musei eseguite dal fotografo Antonio Paoletti (via Pantano 3) e da lui custodite per conto dei Musei, registro di carico, pro manuscripto, s.d. [ma post 1910 dalla data di stampa tipografica], Civico Archivio Fotografico, Milano. L intero archivio dei negativi eseguiti per i Musei Civici milanesi da Paoletti e dal suo studio, anche negli anni successivi al 1926, è ora conservato al Civico Archivio Fotografico di Milano. 30 Cfr. Relazione del Rag. Stucchi Giovanni in merito alle esistenze ed alla gestione del Gabinetto Fotografico Comunale, 9 luglio 1938, Fondo Rivolta, cartella 3, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Castello Sforzesco, Milano: Il gabinetto fotografico ha iniziato la propria gestione col 1926. Fino a quella data le fotografie occorrenti erano eseguite dalla Ditta Paoletti che fornì 1588 negative. Cfr. S. Paoli, Il Civico Archivio Fotografico di Milano. Note per una storia dell istituto e delle sue collezioni, in AFT. Semestrale dell Archivio Fotografico Toscano. Rivista di Storia e Fotografia, n.43, giugno, a. XXII, 2006, pp. 3 14 31 Cfr. Nuovo regolamento per il Castello Sforzesco. 1923 1924, in Atti del Comune di Milano, prot. n. 4853, Civico Archivio Amministrativo dei Musei, Castello Sforzesco, Milano. 32 Comune di Milano, Circolare n. 59, 12 luglio 1933 XI, Oggetto: Archivio Fotografico Comunale. Norme per la richiesta di fotografie da parte degli uffici e servizi comunali, Fondo Rivolta, cartella 3, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Castello Sforzesco, Milano. 33 Cfr. Atti del Comune di Milano. 4 ottobre 1933 XI, Oggetto: Norme per il funzionamento dell Archivio Fotografico Comunale, Fondo Rivolta, cartella 3, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Castello Sforzesco, Milano. 34. A testimonianza dell uso della Leica negli anni trenta resta oggi la serie di negativi L, centinaia di scatti sul patrimonio storico artistico, su cerimonie pubbliche e diversi aspetti di storia sociale e del costume. 35 La Raccolta Beltrami fu smembrata probabilmente nel 1970 quando i Civici musei del Castello, allora facenti capo ad un unica direzione museale, furono affidati a più direttori. Al Civico Archivio Fotografico pervennero quindi le circa 5000 fotografie della Raccolta, oggi quasi interamente catalogate, acquisite in digitale e restaurate.

fotografiche di direttori e studiosi come Giorgio Nicodemi 36 e Ugo Monneret de Villard). Queste fotografie, tutte relative al patrimonio storico, artistico e monumentale, furono sistemate a partire dal 1931 per volere di Nicodemi, Direttore dei Musei dal 1928 al 1945, e poi di Costantino Baroni (1905-1956), Direttore reggente delle Raccolte d Arte dal 1945. L ordinamento era ancora per singoli artisti, correnti formali e complessi monumentali, secondo le parole di Baroni 37, senza nessun accenno a un ordinamento che prevedesse anche i nomi dei fotografi. Le prime notizie circa una consultazione pubblica delle fotografie al Castello, e quindi anche relative alle attività di ordinamento previo, sono quindi da far risalire agli anni trenta. Il patrimonio subì poi ingenti danni durante la seconda guerra mondiale e numerosi documenti inventariali andarono dispersi 38. Giunsero comunque ancora importanti donazioni, come l archivio fotografico di Osvaldo Lissoni, arrivato nel 1940 e composto da circa 6000 lastre riproducenti opere d arte lombarda, tutt oggi esistente 39. La ricostruzione del Castello, dopo i bombardamenti, e il riallestimento dei Musei - riaperti nel 1956 condotto dal gruppo BBPR, furono documentati da nuovi servizi fotografici, affidati in particolare a Mario Perotti (1909 1999) 40, commissionati dalla Direzione dei Musei e oggi confluiti nelle collezioni dell Archivio. Col 1956 fu inoltre donato al Comune di Milano l intero archivio personale di Costantino Baroni, composto da appunti manoscritti e fotografie, tuttora conservato parte presso l Archivio Fotografico e parte presso le Civiche Raccolte d Arte 41. L Archivio divenne, dagli anni sessanta, punto di riferimento imprescindibile per la documentazione iconografica delle collezioni museali e della storia cittadina. A cavallo tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta furono promosse una serie di piccole mostre, corredate da pubblicazioni, sul patrimonio fotografico più specificatamente dedicato a Milano, che videro anche il coinvolgimento di alcuni tra i primi storici, critici e collezionisti di fotografia come Lamberto Vitali e Giuseppe Turroni 42. 36 Cfr. Lettera di ringraziamento del podestà di Milano a Nicodemi per la sua donazione di fotografie riproducenti opere d arte, 16 agosto 1935, Civico Archivio Amministrativo dei Musei, Castello Sforzesco, Milano. 37 Cfr. C. Baroni, La Raccolta Iconografica al Castello Sforzesco, in Rivista del Comune di Milano, a.59, settembre 1942, pp. 404-406. La Raccolta Iconografica è costituita da circa 20.000 fotografie e ne sono stati quasi ultimati la catalogazione, l acquisizione digitale e il restauro. 38 Tra il 1998 e il 2001, quando si diede avvio a una completa riorganizzazione dell Archivio iniziando a censirne i materiali, furono reperiti 25 registri di carico e inventari datati tra il 1910 e gli anni novanta; esistono inoltre schede cartacee di catalogo, compilate per soggetti, relative ai negativi nei formati A (fino al 13x18), B (18x24), C (21x27), D (24x30), E (30x40), F (40x50 e 50x60). 39 Cfr. Delibera della Giunta Municipale, 20 novembre 1956, Spesa [ ] per riscatto diritti riservati di pubblicazione e stampa sull archivio fotografico Osvaldo Lissoni, donato [ ] nell anno 1940, Civico Archivio Amministrativo dei Musei, Castello Sforzesco, Milano. Osvaldo Lissoni fu editore di monografie dedicate ai principali monumenti lombardi e raffinato collezionista di incisioni e fotografie delle opere di artisti italiani e stranieri tra quattro e ottocento. 40 Cfr. Atti del Comune di Milano, 9 febbraio 1956, Oggetto: Sig. Perotti Studio fotografico [ ] Liquidazione di n. 40 fatture [ ] per esecuzione fotografie documentanti restauri ad opere d arte e sale del Castello Sforzesco, Civico Archivio Amministrativo dei Musei, Castello Sforzesco, Milano; inoltre, cfr. M. D. Padovani, Mario Perotti. Uno studio fotografico in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, in Rassegna di Studi e di Notizie, vol. XIX, a. XXXII, Comune di Milano, 2005, pp. 181 205. 41 Cfr. Atti del Comune di Milano, 27 novembre 1956, Oggetto: Dr. Giovanni Baroni Milano - offre in donazione materiale di studio del compianto suo figlio prof. Costantino Baroni, Civico Archivio Amministrativo dei Musei, Castello Sforzesco, Milano. Cfr. inoltre Sonia Moceri, L impegno e la passione di Costantino Baroni per il recupero del Museo d Arte Antica al Castello Sforzesco, in Rassegna di Studi e di Notizie. Centenario di fondazione dei Musei Civici del Castello Sforzesco (1900 2000), numero monografico, vol. XXIV, anno XXVII, Milano, Comune di Milano, 2000, pp. 133 154. 42 Cfr. in particolare Milano, le prime foto e poi, mostra fotografica, prefazione di L.Vitali, Civico Archivio Fotografico, Comune di Milano, 1979; La Milano di fine secolo (1890 1900), mostra fotografica, prefazione di L.Vitali, Civico Archivio Fotografico, Comune di Milano, 1982; La Milano di Icilio Calzolari, mostra fotografica, prefazione di G. Turroni, Civico Archivio Fotografico di Milano, 1982; Era Milano, mostra fotografica, prefazione di L.Vitali, Civico Archivio Fotografico, Comune di Milano, 1985; cfr. inoltre M. Dalai Emiliani, Musei e strutture per la ricerca sui beni storico artistici a Milano, in BC. Notiziario del Centro per i Beni culturali e ambientali della Lombardia, n.7/8, settembre-dicembre, Milano, 1980, pp. 62 67. Lamberto Vitali (1896 1992) lasciò la propria collezione di fotografie, insieme alla collezione di stampe, al Comune di Milano. La collezione fotografica, costituita da circa 3500 esemplari, è giunta nel 1995 alla Civica Raccolta Stampe A. Bertarelli. È oggi conservata al Civico Archivio Fotografico ed è stata interamente catalogata e restaurata: cfr. S. Paoli (a cura di), Lamberto Vitali e la fotografia. Collezionismo, studi e ricerche, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2004.

Il Civico Archivio Fotografico 43 che, sin dal 1998, è stato interessato da progetti dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio al fine di migliorarne sempre più la fruizione pubblica, parallelamente alla conoscenza della storia dell istituto e delle sue collezioni, dal 2001 ha accolto anche i fondi fotografici della Raccolta delle Stampe A. Bertarelli 44, mentre sono continuati, anche in anni recenti, acquisti e donazioni che ne hanno arricchito il patrimonio 45. La sua storia, estremamente complessa e strettamente legata alle vicende culturali della città, ne fanno certamente oggi una tra le maggiori raccolte fotografiche italiane 46. 43 Così nominato per la prima volta nel Regolamento dei Civici Istituti di Milano del 1959. 44 La Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli fu aperta al Castello nel 1926 grazie alla generosa donazione che Achille Bertarelli fece al Comune della propria collezione. Oggi la Raccolta comprende più di un milione di esemplari e costituisce un punto di riferimento imprescindibile per la storia dell incisione, della grafica, della cartellonistica e di molti altri materiali illustrativi e a stampa. Le sue collezioni fotografiche, in fase di studio, comprendono importanti fondi fotografici, tra cui si segnala l insieme dei fondi cosiddetti orientali relativi al vicino e lontano Oriente e i fondi legati ad avvenimenti storici, come la serie sulla Crimea del 1855 dovuta a James Robertson e quella sulla Repubblica romana del 1849, di Stefano Lecchi. 45 Il patrimonio complessivo del Civico Archivio Fotografico ammonta oggi a circa 850.000 esemplari originali, databili tra il 1840 circa e i nostri giorni. 46 Non può sicuramente dirsi comunque, proprio per la sua storia complessa, una raccolta esclusivamente dedicata alla storia dell arte.