INTRODUZIONE LA CATALOGAZIONE BASATA SULL ASSIOLOGIA BIBLIOGRAFICA

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Transcript:

Tratto da: La catalogazione basata sull assiologia bibliografica / Mauro Guerrini. p. [ix]-xv. In: Il fondamento intellettuale dell organizzazione dell informazione / Elaine Svenonius ; traduzione di Maria Letizia Fabbrini ; introduzione di Mauro Guerrini. Firenze : Le Lettere, 2008. xxiii, 298 p. (Pinakes : bibliografia, biblioteconomia e catalogazione / direttore: Mauro Guerrini ; 4). Trad. di: The intellectual foundation of international organization, Cambridge, Mass., The MIT Press, 2000. ISBN 88-6087-134-4. di Mauro Guerrini ordinario di Biblioteconomia Dipartimento Medioevo e Rinascimento Università di Firenze Piazza Brunelleschi 4-50121 Firenze - IT email:mauro.guerrini@unifi.it email: guerrini.mauro@fastwebnet.it sito web: http://www.meri.unifi.it/cmpro-v-p-111.html Skype: mauro guerrini INTRODUZIONE LA CATALOGAZIONE BASATA SULL ASSIOLOGIA BIBLIOGRAFICA Elaine Svenonius è stata per molti anni docente di catalogazione all UCLA, University of California, Los Angeles, presso cui è adesso professore emerito; allieva e collaboratrice di Seymour Lubetzky, nel 2001 ne ha raccolto l opera, insieme a Dorothy McGarry, nel volume intitolato Writings on the classical art of cataloging. L autrice concentra in The intellectual foundation of information organization la riflessione di una vita di studio dedicata ai processi di mediazione fra la raccolta documentaria e i lettori, e rivolta alla costruzione di un linguaggio bibliografico dotato di sintassi, grammatica e vocabolario precipui. Filo conduttore dell'opera è la costante ricerca e messa in luce delle strutture e dei fondamenti teorici (l'intellectual foundation del titolo) che soggiacciono all organizzazione e al reperimento dell informazione (l'information organization). La catalogazione, in quanto tecnica di mediazione tra catalogatore, risorsa documentaria e utente, è fortemente influenzata, se non determinata, dai progressi della tecnologia. I suoi principi e i suoi fini rimangono tuttavia per Svenonius costanti nel tempo: "La tecnica o abilità pratica di organizzare l informazione è una 1

funzione della tecnologia che cambia, mentre il suo fondamento intellettuale, che comprende la teoria, è relativamente impervio ai cambiamenti"; e, ancora: "I meccanismi complessi di reperimento dell informazione [ ] sono un prodotto della tecnologia, ma la tecnologia da sola non è sufficiente". Con il cambiare della tecnologia cambiano anche la natura e i confini identitari delle risorse documentarie, che si caratterizzano per essere sempre più instabili e dinamiche, come le risorse integrative, la cui identità è di difficile individuazione proprio perché in continua evoluzione. La catalogazione è influenzata fortemente anche dalle strategia e dalla politica bibliografica: Svenonius è esplicita su questo punto, e porta l'esempio della tendenza all'internazionalismo, individuando il conflitto fra i diversi principi-valori della standardizzazione (che favorisce il controllo bibliografico universale) e della convenienza dell'utente, problema "tecnico" che risponde alle esigenze del servizio quotidiano al pubblico. Si chiede Svenonius (e ci chiediamo anche noi) se questa sia solo una questione tecnica o se invece anche e soprattutto una questione politica da risolvere cercando una soluzione che soddisfi le esigenze locali senza rinunciare alla standardizzazione che costituisce il presupposto di qualsiasi progetto di valenza internazionale. L autrice presenta The intellectual foundation of information organization come un opera che sintetizza la letteratura di settore, spesso caratterizzata da eccessivi tecnicismi e nella quale i contenuti teoretici sono sepolti sotto una coltre di regole. La sintesi supera la rappresentazione dello stato dell arte della disciplina. L opera, in effetti, traccia il quadro dei più importanti e problematici snodi disciplinari, chiarendo le conoscenze acquisite, delineando i concetti in via di elaborazione e indicando i molti percorsi aperti della ricerca. In questo senso l opera si connota per essere un testo di alto livello divulgativo. Il libro si rivolge al bibliotecario e a chi si interessa di organizzazione dell'informazione e a chi si occupa della progettazione di sistemi organizzativi. La catalogazione è analizzata nei suoi aspetti fondanti, teorici, tramite un ragionamento analitico, profondo, condotto con metodo rigoroso e stringente. L opera tratta infatti tutti i temi che caratterizzano il dibattito biblioteconomico contemporaneo. Appare tuttavia evidente che The intellectual foundation of information organization è molto di più di un saggio didascalico e rientra fra quelle che Ranganathan definisce, in Reference Service, opere seminali, ovvero riflessioni che per la loro profondità aprono nuove strade alla ricerca e delineano orizzonti ben più ampi di quelli enunciati. Il fondamento intellettuale della catalogazione a cui si riferisce Svenonius è infatti un insieme di diversi elementi: un'ideologia (obiettivi e principi: "Gli obiettivi stabiliscono che cosa deve ottenere un sistema mentre i principi determinano la natura dei mezzi per attuare questi obiettivi"), le formalizzazioni dei processi di catalogazione (concettualizzazioni linguistiche e modelli relazionali) e la conoscenza acquisita tramite la ricerca (generalizzazioni): questi sono i problemi cardine della catalogazione contemporanea. L'opera di Svenonius è esplicitamente ispirata ad alcune grandi tematiche della filosofia del Novecento: la filosofia dei sistemi di Bertalanffy ("Da questa filosofia deriva la pratica dell analisi dei sistemi che, nella sua forma più generale, è l analisi di un oggetto di studio basata sul fatto di considerarlo come un sistema le cui varie parti sono integrate in un tutto coerente allo scopo di conseguire certi obiettivi"), la 2

filosofia della scienza, e in particolare il Positivismo (con il criterio di verificabilità), da cui consegue un pragmatismo di tipo operazionistico: "Per essere verificabile un teorema deve avere concetti che possono essere resi operativi; ciò significa interpretati come variabili e definiti in un modo che permetta la misurazione quantitativa. Nella misura in cui i problemi incontrati nell organizzare l informazione sono definitori per natura, si può cercare di risolverli immettendo definizioni costruttive od operative"; e la filosofia del linguaggio (ancora il positivismo logico e la filosofia analitica). L'impostazione positivistica informa l'intera opera e persino il linguaggio di Svenonius, a tratti anche in eccesso: se una critica va mossa a questa opera validissima è semmai proprio quello di non riuscire a evitare del tutto la caduta nell'acriticità, così tipica di un certo positivismo ingenuo. I primi capitoli sono dedicati alle definizioni di concetti importanti quali quelli di informazione ("il contenuto di un messaggio") e documento ("un messaggio che contiene informazioni in forma registrata"; non è difficile scorgere, dietro la distinzione fra informazione e documento, quella, lubetzkiana, tra work e book), alle funzioni della catalogazione ("L obiettivo essenziale e definitorio di un sistema per organizzare l informazione, quindi, è riunire insieme le informazioni essenzialmente uguali e differenziare ciò che non è essenzialmente uguale": anche qui non è difficile scorgere il riferimento alle funzioni lubetzkiane di raggruppamento e di localizzazione) e a una sintesi della letteratura teorica della catalogazione (in modo precipuo quella angloamericana), da Antonio Panizzi (1841) a Charles Ammi Cutter (1876), da Seymour Lubetzky (1957) a Functional Requirements for Bibliographic Records (FRBR; 1998 dell IFLA, International Federation of Library Associations and Institutions. Svenonius pone un'importante premessa: l'assiologia bibliografica (gli obiettivi della catalogazione) precede, non segue, l'ontologia bibliografica (l'insieme di entità, attributi e relazioni). Svenonius interpreta le Funzioni-Utente di FRBR come una continuazione ed evoluzione degli objectives di Cutter, arrivando a proporre una griglia in cui le Funzioni-Utente vengono incrociate con gli objectives cutteriani: la Funzione-Utente trovare sintetizzerebbe così le due funzioni di localizzazione (trovare singoli documenti) e di raggruppamento (trovare insiemi di documenti). L autrice dedica un attenzione speciale alla pietra angolare dei fondamenti teorici dell organizzazione dell informazione: gli obiettivi dei sistemi di reperimento dell informazione. Quando questi obiettivi sono esaminati con una prospettiva storica e confrontati con i sistemi tecnologici che hanno permesso di realizzarli, le riflessioni sono davvero illuminanti. Valga per tutti il caso delle osservazioni sul passaggio dal catalogo a volume all attuale catalogo elettronico. Nei cataloghi manoscritti e a stampa che precedono il catalogo a schede, le descrizioni bibliografiche avevano la forma di registrazioni organizzate gerarchicamente. Sotto ciascun nome dell autore principale scrive Svenonius erano elencate tutte le sue opere in ordine alfabetico per titolo. La prima edizione conservata dalla biblioteca era descritta per intero e se la biblioteca possedeva una seconda edizione, questa era elencata sotto la prima con la forma -------------------- altra edizione. Se era necessario, si potevano dare le informazioni che servivano per distinguerla dalla prima. Se la biblioteca possedeva una seconda copia di un edizione, si descriveva con la forma ------------------- altra copia. La soluzione aveva, almeno in parte, lo 3

scopo di risparmiare tempo e denaro, ma la sua funzione principale era raggruppare in una struttura gerarchica entità come opera, pubblicazioni, edizioni e copie. Inoltre, sottolinea Svenonius, nei cataloghi a volume, le relazioni di tipo non gerarchico (cioè, diverse dall appartenenza e dall inclusione) venivano indicate con rinvii. Nel passaggio dal catalogo a volume al catalogo a schede mobili le registrazioni che iniziavano con una linea lunga non si potevano ovviamente più mantenere perché ogni registrazione era autonoma; si determina pertanto la perdita della struttura gerarchica e dell economia del catalogo. A titolo di compensazione, vengono introdotte complesse regole di ordinamento delle schede mobili che simulino l ordine gerarchico realizzato in precedenza. Nel passaggio dal catalogo a schede al catalogo elettronico, la perdita di struttura gerarchica è ancora più evidente e la struttura sindetica, rappresentata nei cataloghi a volume dai rinvii vedi anche, non è stata implementata. Il passaggio a forme di catalogo diverse da quella a volume ha inasprito il conflitto tra funzione di reperimento (ricerca di un oggetto) e funzione di raggruppamento (ricerca di classi di oggetti), evidente nel catalogo a schede e ancora più nel catalogo elettronico, al punto che registrazioni create per soddisfare una funzione non sembrano in grado di soddisfare anche l altra. Il catalogo a volume consentiva di avere una percezione complessiva del catalogo e della parte di universo bibliografico che rappresentava. La rappresentazione così accurata delle relazioni tra gli oggetti bibliografici consentiva, alle biblioteche che possedevano fondi molto ricchi, di avvicinare in massimo grado il proprio catalogo alla relativa bibliografia. Negli attuali cataloghi elettronici il lettore non è in grado di ottenere una percezione complessiva delle dimensioni dell universo bibliografico rappresentato (come avveniva davanti a un volume o a uno schedario), né della complessità delle relazioni ivi descritte. L informazione viene invece percepita in modo frammentario, ovvero registrazione per registrazione, o entità per entità. Le conseguenze di questa riflessione sull attuale panorama teorico della catalogazione sono enormi: si può ignorarlo e quindi continuare a sviluppare modelli di cataloghi basati solo sulla trasformazione del supporto da cartaceo a schede a magnetico elettronico, oppure provare a tenerne conto e quindi sviluppare, come stanno cercando di fare le nuove regole (angloamericane) RDA, Resource Description and Access, progetti per una rappresentazione che garantisca al lettore una visione panoramica dell universo bibliografico? Un altra parte rilevante dell'opera si addentra nello studio dell'ontologia bibliografica, ovvero delle entità ("entità informative imposte dagli obiettivi") e delle loro funzioni, sostenendo la necessità, accanto a una loro definizione concettuale, di definizioni di tipo operativo (ovvero operazionistico) per le entità, necessarie "per avere uniformità e precisione nella descrizione bibliografica e per automatizzare aspetti dell organizzazione dell informazione". I successivi capitoli sono dedicati ai linguaggi bibliografici e ai principi che ne guidano la costruzione: interesse dell utente, presentazione, sufficienza e necessità, standardizzazione e integrazione. L autrice ne esamina l origine, l utilità, i conflitti interni e l attuabilità in ambiente multimediale. Nel capitolo 6, Svenonius descrive le opere usando il linguaggio sviluppato a partire da FRBR. Nel vocabolario di questo linguaggio, che denomina attributi, entità e relazioni, l autrice distingue fra metadati derivati e metadati assegnati: i primi 4

forniscono i mezzi per trovare le informazioni, i secondi forniscono la normalizzazione necessaria per organizzarle. Svenonius parla del ruolo della sintassi per disambiguare il vocabolario e ordinare le visualizzazioni bibliografiche, come pure del ruolo della semantica per pemettere l incontro fra la lingua naturale dei lettori e il vocabolario normalizzato del sistema. Tratta anche le relazioni espresse nei linguaggi bibliografici, considerando la loro definizione e funzione: appartenenza, inclusione, equivalenza, aggregazione, sequenza e commento. L autrice dedica un capitolo ai linguaggi per i documenti e si avvale di AACR2 come bacino di esempi e di problemi. I linguaggi per i documenti sono usati per descrivere le materializzazioni spazio-temporali dell informazione. I metadati tradizionali fanno riferimento alla fisicità dei documenti come sono prodotti e immessi. La descrizione dei documenti è irta di problemi causati dai nuovi materiali, come: - classificare i materiali, che hanno originato i sotto-problemi dell integrazione dei formati e delle versioni multiple; - decidere quali caratteristiche fisiche dei materiali diversi dal libro dovrebbero o potrebbero essere descritte nelle registrazioni catalografiche; - organizzare le entità prive di attributi descrittivi essenziali, perché instabili o in movimento; - creare identificatori standard dei documenti (problema politico e tecnologico). Svenonius dedica spazio anche alla riflessione sui linguaggi di indicizzazione, e ne distingue due: i linguaggi di indicizzazione ordinati alfabeticamente e i linguaggi di classificazione. Come esempio dei primi cita le Library of Congress Subject Headings (LCSH) e dei secondi la Classificazione Decimale Dewey (DDC); ciascuno dei due è il linguaggio più diffuso del suo genere. Descrive i primi passi compiuti nel progettare un linguaggio di soggettazione: la selezione e la classificazione del suo vocabolario. Richiama le tecniche usate per realizzarli e ricorda gli ostacoli più frequenti. Si sofferma in particolare sulla semantica dei linguaggi di soggettazione: la struttura usata per normalizzare il vocabolario dei linguaggi per i soggetti, per disambiguarli e poi per stabilire le relazioni di significato fra di loro. Le strutture per disambiguare appartengono alla semantica referenziale di un linguaggio di soggettazione e includono la specificazione del dominio, i qualificatori di parentela, le note di ambito e le presentazioni gerarchiche. Le strutture per stabilire le relazioni di significato appartengono alla semantica relazionale di un linguaggio di soggettazione e comprendono l equivalenza, l associazione e i legami gerarchici. Svenonius tratta le strutture referenziali e relazionali in riferimento alla loro possibile automazione e ai problemi che si incontrano nel definirle e usarle. L autrice analizza quindi la sintassi dei linguaggi per i soggetti; introduce storicamente l argomento e quindi illustra i tipi differenti di sintassi con una breve sintesi di DDC, LCSH e PRECIS (PREserved Context Indexing System). Non trascura neppure i problemi che derivano dalla progettazione di una sintassi per i linguaggi di soggettazione: stringa di termini, sinonimia, ordine di citazione, regolarità versus complessità, automazione, precoordinazione versus postcoordinazione e sintassi naturale versus artificiale. Svenonius coglie, con acute e originali intuizioni, l essenza dei principali temi di 5

ricerca che caratterizzano la riflessione teorica a livello internazionale. Per questo l opera costituisce un riferimento essenziale per approfondire la tematica e, in particolare, la definizione dell universo bibliografico, di opera e famiglia di opere, di autore, dell organizzazione dell informazione, del controllo bibliografico, dei principi e delle finalità della descrizione, compresi gli aspetti semantici. Non stupisce quindi che grazie a quest opera, Svenonius figuri tra i pochi autorevoli autori citati (assieme a Panizzi, Cutter, Ranganathan e Lubetzky) nei nuovi Principi di Catalogazione Internazionali (ICP), risultato di un processo IME ICC avviato dal 2003 all interno dell IFLA e che sarà concluso nel 2008 o ai primi del 2009. The intellectual foundation of information organization s inserisce pertanto a pieno titolo nella great tradition della catalogazione in quanto opera teorica più importante pubblicata negli ultimi trent anni, che sembra rinviare, per il rigore dello studio minuzioso e delle argomentazioni, a Functions and objects of author and title cataloguing. A contribution to cataloguing theory di Ákos Domanovszky, benché i riferimenti culturali e la letteratura di riferimento siano diversi, prevalentemente (se non esclusivamente) statunitensi. Mauro Guerrini, Università di Firenze 6