Olivier Durand L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata



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Olivier Durand L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata 0. Premessa Se la recente affermazione da parte di due studiosi tunisini secondo i quali: «l arabe dialectal tunisien ne dispose pas de descriptions générales et systématiques, donnant naissance à des manuels de grammaire et de phonologie ou à des dictionnaires» 1 può apparire quantomeno sorprendente, è indubbio che la ricerca sul dialetto di Tunisi tradizionalmente Tunisi musulmana (TUN M ) si trova sostanzialmente ad un punto morto da almeno due decenni. La prima grammatica sistematica di TUN M fu quella di Hans STUMME pubblicata nel 1896 (preceduta da una raccolta di testi del 1893, e cui si aggiungano le osservazioni di NALLINO, 1897), scritta in un periodo prelinguistico e prefonologicio, oggi totalmente irreperibile sul mercato. La seconda descrizione sistematica appare quasi novant anni dopo ad opera di Hans-Rudolf SINGER (1983), altrettanto irreperibile ed esaurita da diversi anni. A Tunisi giudaica TUN G è dedicata com è noto la classica monografia di David COHEN (1962-75). Tra i manuali pratici occorre ricordare JOURDAN (1913) in realtà privo di indicazioni grammaticali, certo non privo di utilità malgrado il difetto non trascurabile di essere composto unicamente in caratteri arabi (non vocalizzati). Più recenti sono ABDELKADER ET AL. (1984) e BEN AMOR (1988), non proprio rigorosi da un punto di vista descrittivo, nonché il manuale dell Istituto Bourguiba, in doppia trascrizione araba e latina. Cito senza averli potuti consultare CLERMONT (1909), GRUSSARD &CHERGU (1911), INGLEFIELD (1970), BACCOUCHE ET AL. (1973). Come dizionari (francese-arabo) esistono ESSAFI (1942) e NICOLAS (S.D.). Università di Napoli L Orientale (e-mail: olivier.durand@uniroma1.it). Le note che seguono rientrano in un progetto generale di ricerca sul dialetto standard contemporaneo di Tunisi, nel quale mi accompagnano due promettenti giovani arabisti, Massimo Bevacqua e Giuliano Mion. 1 BACCOUCHE &MEJRI (2004: 8).

244 Olivier Durand Studi particolareggiati o geograficamente localizzati sono BEHNSTEDT (1998, 1999), BORIS (1951, 1958), DAROT (1998), MARÇAIS &GUÎGA (1925-61), MARÇAIS &FARÈS (1933), MERAD (1960), MION (2006, IN STAMPA), OUERHANI (2006), SAADA (1956, 1985), SKIK (1969). Alla situazione linguistica ed al mistilinguismo odierno sono dedicati LAROUSSI (1991, 1999), cui si affianchi la presentazione generale della dialettologia tunisina, oggi necessariamente superata, fornita da William MARÇAIS nel 1950. BACCOUCHE & MEJRI (2004) offrono i primi risultati del progetto dell Atlas Linguistique de Tunisie (ALT). Del materiale pubblicato, che non sembra corrispondere a TUN M, gli autori dimenticano di precisare da quale regione geografica della Tunisia esso provenga. Un manuale pratico di arabo tunisino, che non mi risulta mai citato, è quello del padre bianco Albert MULLER (S.D., leggi [myl]), Edition Pro Manuscripto, pubblicata senza data né luogo a Tunisi tra gli anni Cinquanta o Sessanta, oggi colpito dalla medesima condanna all irreperibilità spettante agli altri lavori sul tunisino. Costituito da due fascicoli dattiloscritti (per un totale di 178 pagine formato A4), il Muller procede per lezioni progressive contenenti dialoghi, testi (in trascrizione latina molto accurata ed in grafia araba per l insegnante) con traduzione francese, spiegazioni grammaticali esaurienti e vocabolarietti. L essenziale della morfosintassi e del lessico di uso più quotidiano sono racchiusi nelle cinquanta dense lezioni. Si può certamente obiettare che il manuale è opera di un non tunisino, per quanto competente nel dialetto (acquisito con la minuzia che tanto caratterizzò l attività dei Padri Bianchi stanziati in Algeria e Tunisia), e che quindi la sua attendibilità scientifica non può essere equiparata a quella di corpora raccolti dalla viva voce di parlanti natii anche se nulla sappiamo sulla lavorazione dei testi e di eventuali revisioni da parte di collaboratori di madrelingua. L eccellente qualità del materiale linguistico offerto dal Muller si pone tuttavia come base di partenza ideale per una prima (ri)schedatura dei dati fonologici, morfologici, sintattici e lessicali di TUN M. Quest articolo presenta due brevi sezioni: 1) succinta rassegna critica degli aspetti fonologici; 2) alcune brevi schede morfologiche. 1. Fonologia. 1.1 Consonantismo. qf è rappresentata da [q] tratto sedentario, tranne rare eccezioni di resa [g] in prestiti da dialetti extracittadini o europei: aga freddo, gelo, gaba otre, gržma gola, rglu mancia, farga forchetta, g gas (fr. gaz [gaz]), ng

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata stazione ferroviaria (fr. la gare interferito da le hangar [lga] capannone, deposito locomotive?). Nessuna traccia di [] o [k]. I tunisini sono ben consapevoli delle due realizzazioni [q]/[g] della qf e sogliono indicarla come tkallm b-l-qla o b-l-gla rispettivamente. m è continuata dalla fricativa non affricata [], come nell intero Maghreb prehilalico e hilalico (con poche eccezioni [] quali Algeri e Tlemcen). Nessuna traccia di [g], [] o [j]. [] è caratteristico dell arabo propriamente urbano, dalla Siria al Marocco (con l eccezione del Cairo, che ha [g]). // nelle sequenze -z ž- subisce assimilazione regressiva alla /z/ precedente, ad es. zazzr macellaio (CLA azzr), come in molti dialetti libici. continuate da suoni nettamente interdentali (non interdentali,, posdentali, come avviene in molti dialetti magrebini e mashreqini) [] [ð] [ð], senza eccezioni apparenti a Tunisi (alcuni dialetti presentano la dissimilazione tla per tre con [t-], come avviene ad es. a Baghdad giudaica). Tratto beduino, malgrado le eccezioni notevoli dell arabo subsahariano e del sud egiziano (dialetti beduini in cui si ha collisione con t, d, ) e di Diyarbakır e Mardin (dialetti sedentari che viceversa continuano ). La labializzazione di si osserva, molto sporadicamente, in alcuni temi nei quali segue una /m/: fmma lì, fmn-mya ottocento, fenomeno rilevabile in altre zone magrebine prehilliche e hilliche, ad es. Sahara SAH flfa tre (e notoriamente nella parlata sciita di Manma, falfih, fagl pesante ). [v] per / si riscontrava nel dialetto femminile di Ssa, ad es. by bianco. La labializzazione sistematica di in [f v v] è caratteristica in area qltu di Siirt (Srd). dd (forse *[], o *[d], fricativa/affricata laterale sonora faringalizzata, ancora nel Medioevo), collide come in quasi tutti i dialetti neoarabi con [ð] (le eccezioni finora note sono abal Yazd, Yemen meridionale, con [d] e [ð], ed il nord yemenita con [ð] e []). t è resa [t], senza traccia di affricazione [] o alveolarizzazione []. r è [r], in versione enfatica [r]. Muller non segnala tale, rendendo impossibile stabilire con certezza coppie /r : r/ (certamente presenti nel dialetto), tranne quando segua /a/, che se trascritta â o ä implica /r/ o /r/: râs s [rs], räqdrqd [rqd]. Per la resa [] sembra ancora valida l affermazione di Ph. MARÇAIS (1977: 10): «fréquente dans les parlers musulmans de Fès, Tlemcen [...,] n est pas rare à Tunis»; si tratta comunque di un tratto isolato e non generalizzabile, come invece avviene nel nord marocchino o a Fes musulmana. hamza generalmente scomparsa come negli altri dialetti magrebini. Presente nel lessico alto, l- db la letteratura, mt assf spiacente, su l domanda (si noti che il tradizionale shl yshl per già nel Muller appare 245

246 Olivier Durand sostituito da s l ys l) 2, è tuttavia verosimile che essa non sia mai del tutto scomparsa come componente fonomorfematica delle due radici e. y()- e w()- iniziali vengono realizzati - e -: yql [iqul] dice m, wld [uld] ragazzi, yktb [iktb] scrive m, wn [uðn] orecchio, tratto in comune con i dialetti qltu di zkh e Daragözü. i suoni [p] e [v], non segnalati da Muller, sono oggi frequenti nei prestiti, prn capo, principale (fr. patron), vž curva (virage). 1.2. Vocalismo. 1.2.1. TUN M viene regolarmente citata come l unico dialetto magrebino che conservi /a : i : u/ (foneticamente [ ]) in sillaba chiusa tonica: abb ha m amato bb ama m! ubb amore ciò si verifica ugualmente in molti dialetti peninulari, a Dr iz-zr e nei dialetti shwi, nella maggioranza dei dialetti palestinesi (ad es. Gerusalemme), oggi Amman, molti libanesi ed al Cairo. Per l arabo magrebino la disciplina individua tradizionalmente le soluzioni seguenti: situazione 1: soltanto Algeri giudaica e Jijel (già Djidjelli) sembrano neutralizzare sistematicamente /a i u/ in []: ALG G, JIJ bb ha m amato / ama m! / amore ; situazione 2: i dialetti prehilalici (sc. sedentari) neutralizzano /a i/ in [] ma continuano /u/: FES MG bb ha m amato / ama m! ubb amore ; situazione 3: i dialetti hilalici (sc. beduini) neutralizzano /i u/ in /i/ (realizzato [], eventualmente con un allofono [u] in presenza di labiali o gutturali) ma continuano /a/: abb ha m amato bb ama m! / amore. Una soluzione simile si osserva nell insieme dei dialetti mesopotamici qltu e gl t nonché in molti dialetti siropalestinesi (ad es. Damasco). Le due tipologie magrebine potrebbero quindi venir sintetizzate, per riprendere la terminologia del Blanc, qult (prehillici) glt (hillici). Per TUN M, parrebbe possibile a prima vista pensare ad una tipologia mista prehillica/hillica, in cui la situazione a tre fonemi vocalici brevi /a : i : u/ (foneticamente []) risultasse in definitiva da una sorta di illusione ottica, ossia dalla sovrapposizione dei due sistemi prehilalico / : u/ e hilalico / : a/. Ciò indurrebbe a sospettare un sistema fondamentalmente / : u/ come quello più antico di TUN G perturbato da un modello / : a/ responsabile di numerose /a/ brevi toniche. La situazione è in realtà più intricata. 2 OUERHANI (2006: 341) segnala shil «dans certains parlers, notamment celui des âgés analphabètes».

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata In primo luogo è ancora oggi difficile mettersi d accordo, tra tunisisti, sul timbro articolatorio esatto di tale /a/, generalmente [æ], [], talvolta [e], che non di rado lo rende molto difficile da distinguere da [] (il quale viceversa in alcuni contesti viene reso [ı]. Cane è kalb [klb] o klb [klb] 3? Secondo D. COHEN (1970: 155-6) infatti: «// est réalisé le plus généralement ä, mais souvent, surtout dans le langage des femmes, en dehors de tout contexte modificateur [...] La distribution des timbres est ici d une grande complexité». In questo lavoro seguiremo il Muller, il quale segna kalb, per molti verbi di I forma CCaC, e per II e V forma quasi sempre CaCCC e tcaccc 4. Naturalmente l adiacenza di colora regolarmente in [a], []: šar capelli per /ir/, ba /rabi/ quarto contro l /ali/ terzo, yarq brucia m /jiriq/. Ma l apparizione di [a] per /i/ sembra motivata ugualmente dalla presenza di labiali: šab bere per /rib/ (cf. CLA šariba, Bengasi šrib, Mashreq širib), segnatamente nel caso di /w/, tawwa ora adesso (CLA tawwan), bawwb portiere, e di faringalizzate, xla /xlit/ mescolare, xza /xzir/ guardare, nonché, curiosamente, di y tesa: mašwayya [mwjja] /miwija/ insalata méchouia (la trascrizione -šwya, valida per Algeria e Marocco, è inesatta per TUN M ). In generale il formante f. -ya mi sembra oggi spesso realizzato [-ja], tnsya [tunsja] tunisina. */a/ storico sembra resistere, infine e verosimilmente per condizionamento morfofonologico, negli schemi di II e V forma verbale, kamml completare (Muller riporta però due volte kmml), tkallm parlare, e nello schema di participio passivo di I forma, maktb (ove [m-] è labiale). Per /u/ breve, oltre a casi perlomeno apparenti di continuazione storica (ad es. qult ho detto, yudxul entra m, CLA qultu, yadxulu), vedremo a proposito del verbo che è spesso possibile individuare un condizionamento fonetico, per cui in molti casi [] si rivela allofono di. Per i verbi di I forma di schema CCaC, aldilà dell eventuale condizionamento fonologico, è possibile chiedersi se in determinati casi esso sia una continuazione di *faal- storico. A questo proposito si prospettano pertanto 3 V. MION (IN STAMPA). 4 Si noti che per i timbri vocalici anteriori mediobassi i dialettologi francesi (ma anche italiani) si sono spesso rivelati molto confusi. CANTINEAU (1936: 72) ad es., spiegando i valori dei segni di trascrizione per il vocalismo, indica che e sta per «ai français de laid» e per «è ouvert de père»: ora laid e père vengono resi in francese (standard) con esattamente la stessa vocale: [l], [p] (forse non così nel francese regionale di Cantineau). Più in generale il Cantineau ricorre a e in casi come kelb cane, bent ragazza, senza rendersi conto del fatto che tale notazione implicherebbe la confluenza di a (kalb) e i (bint) in un unico suono: cosa pefettamente possibile ma che andrebbe chiaramente esplicitata. 247

248 Olivier Durand diverse soluzioni: i. molti casi di CCaC possono essere dovuti ad una radicale H (x ), C ( e q) o labiale: ba spedire, žra ferire, slax spellare, xla arrivare, xlaq creare, ktab scrivere, šam vergognarsi (ma vi sono controesempi, xdm lavorare ); ii. di CCaC o CCC uno dei due è esatto, l altro è dovuto ad un errata audizione da parte dei ricercatori; iii. CCaC è una resa più antica che si allinea sulla situazione dei dialetti libici, di cui il tunisois può considerarsi un appendice mentre CCC è quella contemporanea, impostasi per via di inurbamento di parlanti dell entroterra tunisino ove CCC prevale, o magari per pressione di un modello pammagrebino ; iv. le due rese sono o erano proprie ciascuna del dialetto maschile e femminile rispettivamente. 1.2.2. La Tunisia nel suo insieme è caratterizzata da un imla spontanea (nel senso di non condizionata dal contesto vocalico, come invece avviene nei dialetti mesopotamici e siriani, addd dddn) mutawassia [], particolarmente sentita nel caso di /a/ tonica: bb [bb] porta, l [l] no. Nei dintorni di Tunisi (ad es. Gamarth) essa può assumere un timbro šadd [e], non di rado [i], magari dittongato [iæ] (cf. maltese bieb [biæp] ~ [bip]). L imla viene bloccata nei contesti /Ca/ o /Ha/: m [sm] digiunare, ql [ql] dire, š [aš] vivere, in contesto /ac/: b [bt] ascella, ma non /ah/: b [sb] matina 5, sq [sq] gamba esattamente come a Malta. In linea di massima hamza non blocca l imla: CLA tun (classico oralizzato da tunisini) db [db] letteratura, qara a [qr] leggere, iml [ıml] dettato. 1.2.3. I dittonghi -aw- e -ay- subiscono in neoarabo tre sorti: i. continuazione, nella maggioranza dei dialetti peninsulari, in molti mesopotamici qltu e siriani, la maggioranza dei libanesi, nel sud tunisino, in diversi dialetti sahariani, nel nord montanaro marocchino e nel assni (in questi tre ultimi casi con neutralizzazione della vocale nucleare, quindi -w-, -y-); ii. monottongazione in - -, --, [], [] nella Penisola, più raramente [], [æ] in Libano, [o], [e] nei dialetti urbani e nel Maghreb hillico (ad es. in Tunisia Mahdya e Ssa); monottongazione in --, -- nel Maghreb prehillico: sotto quest aspetto TUN M è sedentario. L evoluzione non deve essere concepita come [aw] > [o] > [u], [aj] > [e] > [i] bensì come [aw] > [w] > [u], [aj] > [j] > [i], per cui la soluzione [u], [i] di *aw, *ay si rivela più vicina al modello CLA che non quella [o], [e]. Una trascrizione in caratteri latini rinvenuta sulla legenda di una moneta cartaginese risalente all VIII sec., MUSE F[ilius] NUSIR ossia Ms ibn 5 M. Bevacqua e G. Mion concordano con me nel dire b è [sb] in contesto abituale ma [sb] nell espressione l-xr. Il collega Mounir Seghir, di Tunisi, ci assicura tuttavia che in vero tunisois si ha [sblxır] (mentre [sblxır] sarebbe una resa affettata propria di chi fueggia).

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata Nuayr emiro d Ifrqiya, tradisce l antichità della monottongazione, *Nur, *Nuyr (e dell imla Ms [mus]!) nel Maghreb prehilalico, ed implica due conclusioni assai importanti: i. se già a quell epoca *-ay- era -- o -y- (e non --), ciò significa che la defonologizzazione di // e verosimilmente di // (non sappiamo di //) risale alla primissima arabizzazione della regione, e quindi ii. ciò smentisce totalmente l asserzione secondo la quale «Diese Erscheinung [sc. der weitgehende Verfall des Kurzvokalismus] muß aber eher als jung gelten; das Spanisch- Arabische kennt sie durchaus nicht» 6. Tali costatazioni potrebbero indurre la disciplina a rivedere in maniera drastica la classificazione dei dialetti magrebini, poiché se la situazione 1 ( 1.2.1) può essere vista non più come il termine di un lento processo di erosione vocalica bensì come risalente alla fase più antica (come è certamente il caso di Fes giudaica) 7, occorrerà allore spiegare come e perché le situazioni 2 e 3 sono venute a crearsi. Nel caso di TUN M sembra si abbia a che fare con un vero e proprio processo di (parziale) rifonologizzazione di /a : i : u/ a partire da // generale. 1.2.4. Come in tutte le varietà magrebine occidentali il discorso non è valido tuttavia per parte del sud tunisino i triconsonantici (nominali e verbali) privi di vocale lunga esigono una struttura monosillabica con coda monoconsonantica o tesa: sl miele, ful bimbo (si noti che lo schema nominale CCAC è rarissimo, ad es. faž miglioramento, guarigione ), ktab scrivere, sl lavare, fun osservare, all guardare, šdd chiudere, unn pensare. Gli schemi, unicamente nominali, CaCC si oppongono sempre ad uno schema verbale CCvC: faq differenza faq dividere, ab occidente rb tramontare. Nell unirsi di un morfema suffisso iniziante per vocale la vocale breve degli schemi CCVC si elide. Ora mentre in Marocco ktb + -u ktbu può interpretarsi foneticamente come ktb + -u > ktbu > k tbu > ktbu (cf. berb. zd [zð] zdat [zða]), in Tunisia si ha retrocessione della vocale breve da C 2 VC 3 a C 1 VC 2 : ktab katbu, sl slu, ful ufla (il cosiddetto ressaut dei francesi, Vokalumsprung dei tedeschi). Simili processi di retrocessione non sono ignorati dal berbero, ad es. abaus scimmia pl. ibuas, amazir terreno imizar (ove /-a-/ della sillaba finale è il morfema del plurale interno ). Si ricordi che nell insieme dell arabo, antico e moderno, lo spostamento d accento non deve mai essere considerato causa di alterazioni fonetiche come notoriamente avviene in indeuropeo bensì conseguenza nella maniera più assoluta. Se un *kátab (ammesso ovviamente che questa fosse l accentazione anticoaraba) diviene kitáb nei dialetti libici lo spostamento dell accento si 6 FISCHER &JASTROW (1980: 32). 7 Si ricordi che il popolamento di Fes (IX sec.) sembra essere stato di diretta provenienza qayrawnense. 249

250 Olivier Durand giustifica come dovuto alla maggiore consistenza fonetica di a rispetto a i. Delle tre coppie seguenti, Tunisi fúl : úfla, Algeri fl : fla, Rabat fl : flá (francamente [tfla] nei dialetti marocchini urbani), quella marocchina non si spiega altrimenti che come la soluzione più antica, dovuta al modello berbero settentrionale che sostanzialmente ignora tanto le vocali brevi quanto la sillaba (e l accento) a livello strettamente fonematico. Le soluzioni algerine e tunisine si configurano quindi nettamente come ristrutturazioni seriori condizionate dall adstrato classico e verosimilmente dai modelli mashreqini, ancor più sentita nei dialetti libici. La questione del vocalismo breve e del sillabismo magrebini trova com è noto un imbarazzante precedente nel dialetto sedentario montanaro di Ristq (Oman), descritto con grande cura più di un secolo fa da Carl REINHARDT (1894). Essendo vissuto in epoca prefonologica, il Reinhardt ignorava le nozioni di fonema e di allofono; nondimeno vi si avvicinò molto: dopo aver stabilito l inventario vocalico breve seguente, a e i o ö ü u ([ æ ı o ø y ]), egli spiega a p. 134, quasi in nota alla flessione del perfetto dei verbi intransitivi «föl, fúl, fíl» che i u ü o ö appaiono sistematicamente se seguiti da determinate lettere (Buchstaben): i è «bedingt» ( dovuto, causato, condizionato ) da t d s z l n š, u da b f m k g, ü da b m quando la vocale sia preceduta da l, o da r (?) x q h, ö da e «häufig». Da cui deduciamo oggi molto semplicemente che [i y u o ø] sono le varianti combinatorie di un fonema // opponentesi a /a/ (che a sua volta presenta gli allofoni [æ] e []_/C/) cf. la soluzione 3 dei dialetti hillici. Così abbiamo tbin /tbn/ paglia, übb /tb/ medicina, dur /dr/ petto, bo /b/ svegliarsi, yöbb /jb/ ama m. Come si nota, la strutturazione sillabica è sorprendentemente simile a quella magrebina (e non trova riscontro nei dialetti peninsulari), škur /kr/ ringraziamento, kbur /kbr/ grandezza, uk /k/ ridere. Tre sono le spiegazioni possibili: i. si tratta di una coincidenza; ii. la zona di Ristq (e Bahla) costituisce la sede storica dei dialetti magrebini; iii. il dialetto di Ristq rappresenta una varietà protohilalica formatasi in Nordafrica indi trasferitasi in Arabia meridionale. Delle tre quella meno improbabile sembra senz altro la terza. Sarà tuttavia più prudente e meno oneroso stabilire che l arabo dell Oman montanaro rappresenta un iceberg linguistico atto a suggerire se non altro che la tipologia magrebina abbia avuto una gestazione largamente anteriore alla conquista dell Ifrqiy. 1.3. L accento. La posizione dell accento segnato, sebbene non sistematicamente, dal Muller rispecchia senza particolarità di rilievo le regole dell arabo sedentario e/o nomade libico e mashreqino in generale: riceve l accento la prima sequenza -vc- o

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata -vcc- a partire dalla fine della parola. Il ripudio delle vocali brevi in sillaba aperta rende inesistenti segmenti in cui l accento possa risalire oltre la terzultima sillaba (ad es. bagarat-i, kallafat-ak di altri dialetti). Le vocali epentetiche non ricevono l accento: túx u ržu uscite, xr- lkum vi conviene, come nei dialetti mashreqini e con le eccezioni di alcuni dialetti mesopotamici qltu e gl t (ad es. Baghdad musulmana, ove ál i b-na e al í b-na il nostro cane, b- i lkum e b- í lkum vi ha m portato vengono dati per varianti libere dai manuali) e del Cairo (kalb í -na, gabl ú kum). 251 2. Morfologia. 2.1. Pronomi personali autonomi. na nti hwa hya na ntma hma 1 a sg.: na, da intendersi come metatesi di * an, presente altrove in Nordafrica ed a Malta (y e n, y e na), è diffuso nelle varietà beduine mashreqine ed era noto già ai grammatici medievali ( ). 2 a sg. m./f.: La collisione di m. * int e f. * int in un unico tema nti è o era propria di Tunisi. Tlemcen ed il nord marocchino conoscono anch essi un tema ntn(a). Nel dialetto odierno e perfino in Muller non è assente una variante m. nta (sola usata quando ci si rivolge ad un non tunisino, il quale potrebbe adombrarsi nel sentirsi trattato al femminile). 1 a pl.: Il CLA nanu, più antico (cf. acc. nnu < *ninu?, gee. nnä), conservato soprattutto nel Mashreq (Damasco nna), è stato sostituito un po ovunque da un tema * in/ an, forse dovuto ad analogia con * an. 2 a e 3 a pl.: l uscita in -ma (CLA -um) si spiega in tre tempi: i. aggiunta del morfema pluralizzante -a alla 3 a pl. (cf. humma in diversi dialetti orientali); ii. trasformazione di *humma in hma per analogia con *huwwa > hwa; iii. Estensione del processo alla 2 a *ntumma > ntma (indi esteso al dimostrativo pl. hma, hmka, 2.4). Per la 2 a pl. BACCOUCHE &MEJRI (2004: 51) riportano intum.

252 Olivier Durand 2.2. Pronomi personali suffissi diretti. dopo -C dopo -V dopo verbo 1 -i -ya -ni 2 -k -k 3 m -u -h 3 f -ha 1 -na 2 -kum 3 -hum d-i x-ya šf-ni -ni žnnt-i rab-ni d-k x-k šf-k -k žnnt-k arb-k d-u x-h šf-u -h žnnt-u arb-u d-ha x-ha šf-ha -ha žnnt-ha rab-ha d-na x-na šf-na -na žnnt-na rab-na d-kum x-kum šf-kum -kum žnnt-kum rab-kum d-hum x-hum šf-hum -hum žnnt-hum rab-hum Il tema di 3 a m. sg. in /u/ è nettamente sedentario (i dialetti beduini esibiscono -ah o -ih). Se seguiti da ulteriore suffisso i morfemi in -Cv (storicamente /-Cv/) ripristinano, come ovunque, la propria lunghezza etimologica ed attirano a sé l accento: m-šf-n-š non mi ha m visto, -h-li me l ha m data. Il tema di 3 a m. sg. in tale caso assume, in tutti i casi, la forma -h: árb-u m-rab-h-š non lo ha m picchiato, -h m--h-š non gli/lo ha m dato, ba-u ba-h-li me lo ha m spedito (tuttavia m-and--š non ha m e non m-and-h-š). Il tratto è condiviso dalla Libia. 2.3. Pronomi personali suffissi indiretti. 1 -li -lna 2 -lk -lkum 3 m -lu 3 f -lha -lhum Stesso allungamento dei temi -l(h)v se seguiti dal secondo elemento della negazione discontinua m š: m-ql-l -š non mi ha m detto.

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata 253 2.4. Temi dimostrativi. Anche a Tunisi opera la deissi a due termini prossimità () lontananza (). 2.4.1. Pronomi. m. f. pl. hi hma prossimità ha hya hya lontananza hka hka hmka Il CLA conosce una variante h (accanto a hihi e htihi). Nessuna traccia di *h (MAŠ hy). Il pl. in -ma è verosimilmente dovuto ad analogia con il pronome hma. Il suffisso puntualizzante -ya (h-ya questo qua ), ampiamente documentato nei restanti dialetti magrebini (che lo estendono ai pronomi, Marocco n-ya, n-ya ed avverbi locativi, hn-ya) potrebbe provenire dal dimostrativo berbero -a (posvocalico -ya, argaz-a quest uomo, arba-ya questo ragazzo ), o forse da un semplice allungamento vocalico fonosimbolico, *h > *h a > hya? (cf. orientale l a! no-o! ). Per il pl. del tema di lontananza BACCOUCHE &MEJRI (2004: 51) riportano hkum. 2.4.2. Aggettivi. m./f./pl. h-l- hk-l- prossimità lontananza Per il tema di vicinanza Muller trascrive há-l-uld, há-l-mra, há-r-ržâl, há-nnsä, con l accento sul tema dimostrativo, [haluld]? Se confermato questo tratto è condiviso da diversi dialetti beduini siropalestinesi, há-l-anam questi ovini ; ma cf. anche le curiose accentazioni bagdadine ší-trd? cosa vuoi m?, bí-l-bt a casa, bí-l-madrasa a scuola. La forma abbreviata h-l- continua la situazione dell arabo mashreqino e libico. Algeria e Marocco hanno hd-l-. Questo significa solamente che, dal Mashreq alla Tunisia, il tema dimostrativo era ancora bipartito h-, mentre nel Maghreb occidentale era avvenuta la concrezione h, di cui hd costituisce uno di quei rari ed antichi casi di elisione di lunga, cf. Marocco ms coltello < ms, m dietro < m(n)-wr.

254 Olivier Durand Il tema h-k è condiviso dai dialetti libici e dall area qltu. 2.5. Avverbi dimostrativi. 2.5.1. Vicinanza. Vengono presentati come varianti libere hn (< *hun) e hni (< *hawna < h-hun, cf. SIR-PAL hawn, hn). Il secondo, hilalico, appare oggi più sistematico. Hawni è attestato a Bezni, hni a Mul e Baghdad giudaica e cristiana 2.5.2. Lontananza. Accanto a hnk poco usato si ha mma (CLA amma, ammata), che oggi sembra opporsi alla variante labializzata fmma specializzata come attualizzatore c è. Frequente è anche di (dal part. att. di ad andare ), dka, ampiamente documentato nel Mashreq. Hni mma di sembrano tuttavia riferirsi a tre gradi di deissi: qui/a costì/à lì/à 2.6. Attualizzatori. Gli attualizzatori neoarabi (traducibili con le spressioni europee c è, il y a, there is, es gibt, hay etc., laddove il CLA userebbe hunka o y/tad, forse attivati dagli equivalenti pers. hast, turco var, aram. it, berb. yla), sono diversi da una regione all altra. La Penisola ricorre a bi-h in esso, la Mesopotamia a aku (< h-k h?), il vicino Oriente a f (< f-h in esso ), il Maghreb occidentale a kyn (< k in essente, che c è ). TUN M opta per mma, neg. m-mm-š non c è ), cf. CLA amma, ammata, che nel dialetto odierno sembra sostituito quasi esclusivamente dalla variante labializzata fmma, m-fmm-š. Tale uso (diffuso in arabo andaluso) è condiviso dalla Libia e dalle oasi egiziane (ad es. Farfra tamm, ma-tamm- i š) 8 ; Malta ricorre a hemm [m] (neg. m hemmx [mm]), di stessa origine secondo AQUILINA (1987). 8 Si considera oggi che i dialetti del Delta occidentale del Nilo, di Cairo giudaica e delle oasi egiziane occidentali traggano origine da riflussi di elementi magrebini in seguito alla prima invasione hillica.

2.7. Temi interrogativi. L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata 255 š? cosa? è il corrispondente pammagrebino del mashreqino ayš, normalmente spiegato come da CLA ayy šay quale cosa. Non è chiaro il timbro /a/ della vocale, laddove ci si aspetterebbe š. Mardin e Diyarbakır conoscono aš come variante di ayš. Il tema appare spesso ridotto a š-: š-tbb? cosa vuoi? (cf. Baghdad M ši-trd?, Gerusalemme š-ha-l-aky? che discorso è questo? ). ()šn? cosa?, pammagrebino ed ampiamente attestato nei dialetti beduini mashreqini, Baghdad M šinu, šunu, ed in Sudan è verosimilmente da ayy šay in huwa, con reminiscenza del tanwn, fenomeno normalmente considerato beduino, seppur presente in questo caso in varietà indiscutibilmente sedentarie. Sostituiscono il CLA m huwa, m hiya etc. le formazioni šnwa, šnya, šnma, ampiamente documentate in ambito qltu, ašn-u, ašn-i, ašn-n ad zkh, Siirt (Srd) e Bzni. ()škn? chi?, pammagrebino, normalmente spiegato come da ayy šay yakn, è in realtà come già sospettò W. MARÇAIS sin dal 1902 da š + kawn quale essere. Forme molto simili si trovano a Dr iz-zr, Ht, na, Mul e Baghdad giudaica. ma quale? è altamente problematico, alla stregua degli altri temi neoarabi (Cairo an-hu, Marocco na, si pensa spesso all aram. aynå), ay + m? Diyarbakır e Siirt presentano aymán, man. wn? dove?, probabilmente da wa- ayn, cf. altrove fayn < fa- ayn. TUN M non sembra conoscere fn. Come in tutti i dialetti wn è compatibile con i pronomi suffissi, wn-k? dove sei?. Mnn da dove? mta? quando?, cf. Gerusalemme mta, Cairo imta, qltu aymata, da ayy mat (cf. ebraico mishnico e-måtay rispetto a biblico måtay). kfš? come, pammagrebino, da kayf + š. L atteso kf funge nel Maghreb da preposizione come (sostituendo quindi CLA mil). qddš? quanto?, diffuso in tutto il neoarabo, da qadr + š. Baghdad M ricorre a š-gadd. Non sembra usarsi il magrebino ocidentale š-l. lš? perché?, pammagrebino, da al + š. TUN M ricorre ugualmente a lwh, di etimologia poco chiara (cf. Fes lyh).

256 2.8. Numerali. Olivier Durand 2.8.1. Da 1 a 10. 1 wd, f. wda 6 stta 2 zz (nn) 7 saba 3 la 8 manya (a breve) 4 aba 9 tsa 5 xamsa 10 aša Zz è da zaw coppia ( un par di ); nn (senza forma f., cf. Mashreq intayn) viene usato solamente in composizione con decine, centinaia etc.: nn w-šrn ventidue (mai zz w-šrn), mya w-nn centodue. Zaw per due è pammagrebino con tuttavia l eccezione notevole del assni, dove assume forme leggermente diverse secondo il trattamento della sequenza -z ž-: Algeria z, Marocco žž, Malta ew [zw] ~ iex [i]. In composizione con il numerato i temi da 3 a 10 non ricorrono ad una forma costrutta (Marocco tlta tlt snn) e conservano la forma in -a a prescindere dal genere: la wld tre ragazzi, la bnt tre ragazze, la lf tremila. Tratto curioso, proprio di TUN M, che ritroviamo nei dialetti izeni e subsahariani. Si rammenti che nell insieme del neoarabo si ravvisano a tale proposito quattro tipologie: i. sintassi CLA priva di irb, ad es. Città del Kuwayt xamsat awld cinque ragazzi, xams bant cinque ragazze, ii. sintassi CLA ma con numerale allo stato libero, ad es. an xamsih biyt cinque case, xams nis cinque donne, iii. conservazione della forma in -a indipendentemente dal genere del numerato (come a TUN M ), ad es. Mecca arbaa rl quattro uomini, arbaa niswn quattro donne, iv. una forma in -a quando il numerato è assente, una forma costrutta priva di -a in composizione con il numerato, ad es. Damasco xamse cinque, xams ržl cinque uomini, xams nswn cinque donne, più una forma in -t con determinati sostantivi storicamente inizianti per vocale, xám e s-t iyym cinque giorni. 2.8.2. Da 11 a 19. 11 adš adšn 16 suš sušn 12 nš nšn 17 sbaš sbašn 13 luš lušn 18 munš munšn 14 arbaš arbašn 19 tsuš tsušn 15 xumsš xumsšn

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata Le forme in -n (-r o -l in altri dialetti, < (aš)ar, con assimilazione di -l alla prima consonante del numerato in alcuni dialetti magrebini) vengono usate esclusivamente in composizione con il numerato: xumsšn žl quindici uomini, come succede in altri dialetti anche mashreqini (Damasco) mentre ad es. Baghdad M e la Cirenaica conoscono soltanto la forma in -ar e viceversa il Cairo soltanto la forma amputata. Sembra propria di TUN M la curiosa vocalizzazione in -u- dei temi 13, 15, 16, 18 e 19 (in altri dialetti magrebini si ha perlopiù -- o -a-, Malta presenta in questi casi -e/i-, tlettax, mistax, sittax, tmintax), che ricorda un tratto simile nel cairota con le centinaia: tultu-miyya trecento, rubu-miyya quattrocento, etc., come se intervenisse insomma lo schema di frazione ul, xums etc. // sembrerebbe bloccare tale -u- (-i- a Malta), se non fosse per tsuš (ed infatti a Malta disatax). Si ha quindi probabilmente a che fare con un fenomeno di origine fonetica (cf. la variante ušn assetato per ašn /ian/) in procinto di morfologizzarsi. 257 2.8.3. Decine. 20 šrn 60 sttn 30 ln 70 sabn 40 abn 80 mnn 50 xamsn 90 tsn A proposito di -u- inatteso nei numerali, Malta presenta goxrin. 2.8.4. Centinaia e oltre. 100 mya 1000 alf ~ lf 11000 adšn alf 200 mtn 2000 alfn ~ lfn 1M malyn 300 la mya 3000 la lf 2M zz mlyn Per 1000 Muller scrive elf, da cui l incertezza sul timbro della vocale. Il Marocco presenta lf. 2.8.5. Ordinali. 1 uwwl, f. la 6 sds 11 dš 2 ni 7 sba 3 l 8 mn 4 ba 9 tsa 5 xms 10 šr

258 Olivier Durand per primo Muller non cita un tema awwalni, presente ad es. a Malta ewlieni [wlini]. dš (d non enf.) mi risulta ancora in uso (mentre š in Marocco viene oggi recepito come obsoleto). Il marocchino nš dodicesimo non sembra conosciuto. 2.9. Pseudopreposizione. La pseudopreposizione usata da TUN M è mt (CLA mat bene, proprietà ), invariabile in genere e numero: l-b mt l-wld il padre del ragazzo. L isoglossa mat coinvolge un zona estendentesi dalla Vicino Oriente (Damasco taba, ristrutturazione forse interferita da taba seguire ) a tutto il Marocco settentrionale (con temi nt, t, Malta ta ), passando per l Egitto (CAI bit). Muller non riporta varianti f. e pl. (*mtt, *mt). 2.10. Verbo. 2.10.1. Persone. Il verbo di TUN M non possiede, come l insieme dei dialetti sedentari, distinzione di genere al plur., e come diversi altri dialetti magrebini vi ha rinunciato ugualmente alla 2 a del sing. Diversamente dal Marocco, che specializza il morfema *-t del f. come morfema di 2 a opponentesi a -t della 1 a (Marocco ktbt ho scritto ktbti hai m/f scritto ), TUN M continua l omonimia 1 a /2 m tipica dei dialetti libici, egiziani, siropalestinesi e mesopotamici gl t: ktbt ho scritto / hai m/f scritto. 2.10.2. Basi verbali. Il verbo tunisino muarrad presenta al pf. stando al Muller tre schemi: CCAC, CCC, CCUC, ad es. ad mietere, xdm lavorare, xruž uscire. Nessuna traccia di passivo interno. All ipf. si ha -CCAC, -CCC, -CCUC, ad es. yaad, yxdm, yuxruž. I temi pf. CCAC presentano sempre una 2 a o 3 a radicale H, C o labiale, permettendo quindi di sospettare un /CCC/ soggiacente. All ipf. tuttavia si osservano numerosi casi di schema -CCC malgrado la presenza di x, q o labiale: yslx, yzrq, yašm, ytb, ylb. Da un punto di vista sincronico abbiamo quindi due basi /CCC/ e /CCuC/. Le corrispondenze pf. ipf. sono come segue:

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata 259 CCC CCUC YCCC / YUCCUC YUCCUC Le varianti YACCAC, YACCC del primo schema essendo da imputarsi all interferenza di H, C o labiale. pf. 1 ktb-t xdm-t xrž-t 2 ktb-t xdmt-t xrž-t 3 m ktab xdm xruž 3 f katb-t xdm-t xurž-t 1 ktb-na xdm-na xrž-na 2 ktb-tu xdm-tu xrž-tu 3 katb-u xdm-u xurž-u ipf. 1 n-ktb n-xdm nu-xruž na-ad 2 t-ktb t-xdm tu-xruž ta-ad 3 m y-ktb y-xdm yu-xruž ya-ad 3 f t-ktb t-xdm tu-xruž ta-ad 1 n-ktb-u n-xdm-u nú-x u rž-u (nú-rb-u) ná-d-u 2 t-ktb-u t-xdm-u tú-x u rž-u tá-d-u 3 y-ktb-u y-xdm-u yú-x u rž-u yá-d-u imp. 2 sg -ktb -xdm ú-xruž á-ad 2 pl -ktb-u -xdm-u ú-x u rž-u á-d-u Si ricordi che, rispetto al modello CLA che distingue tre basi CACAC-, CACIC-, CACUC-, il neoarabo conosce i. nella maggioranza dei dialetti, un opposizione basilare CACAC- transitivi CICIC- intransitivi (con qualche transitivo, Gerusalemme šireb bere, misek afferrare ), ii. collisione delle due (tre?) basi in CACACgeneralizzato a Baghdad giudaica e na, labas indossare, kabar crescere e nell insieme del magrebino CCC-. L insieme dei dialetti libici distingue due basi CICAC, CCIC. Da un punto di vista diacronico i temi pf. tunisini [CCaC] debbono comunque, perlomeno in parte, riallacciarsi ad una realtà storica *CACAC, poiché se ktab, katbt e katbu possono spiegarsi come realizzazioni condizionate di /ktb/, /ktbt/, /ktbu/ dovuti alla presenza di /b/, non si capisce perché le altre persone del medesimo verbo abbiano ktbt, ktbna, ktbtu e non ktabt etc. La presenza di H, C o

260 Olivier Durand labiale deve quindi aver permesso la conservazione di */a/ storico, perlomeno in alcuni casi: ktab < *katab xdm < *xadim. Se così stanno le cose però è probabile che la coniugazione premagrebina fosse *ktibt, *ktibt, *ktab, *katbit, *ktibna, *ktibtu, *katbu. Lo schema CCUC di TUN M è assai curioso. I temi riportati dal Muller, non molto numerosi, sono ul essere acciuffato, xruž uscire, rbu legare, lu essere adatto, lub chiedere, hur apparire, unn pensare, fun notare, qrub avvicinarsi. Non si tratta quindi di uno schema a valore esclusivamente passivo, intransistivo o medio (cf. lub, rbu). Esso non trova riscontro nei dialetti libici ma compare sporadicamente in assni, mug yumug, dove D. COHEN (1963) vede /mrg/. Se si cerca nella direzione del condizionamento fonetico di /u/ si può tutt al più sulla base di questi pochi esempi invocare la presenza delle liquide /l r/ (/r/? si ricordi che a Ristq /l/ favorisce ü) e di /n/ unita a quella di una Ċ o di /q/. Il Muller permette inoltre di isolare un opposizione, per quanto labile: r yar incontrare qc. ru yuru andare incontro a, abbordare qc.. La vocalizzazione del morfema prefisso soggetto per armonia vocalica con quella del tema ipf., ossia YA-CCAC, Y-CCC, YU-CCUC, è tipica del tunisino, del maltese e del assni, nonché forse avviata in siropalestinese e a Dr iz-zr per YU-CCUC (Gerusalemme yuktob, Dr iz-zr yurub, per -CCAC e -CCIC si ha obbligatoriamente yi-). Il morfema di 3 a f. sg. del pf., se seguito da suffisso iniziante per vocale rafforza la propria consonante: katbt + -u katbtt-u lo ha f scritto, arbtt-k ti ha f picchiato (in altre zone, magrebine e mashreqine, si ha ispessimento della vocale, ktbt-u da cui la retroformazione marocchina standard odierna ktbt, altrove Damasco katbt-o, Cairo katabít-u e Malta kitbitu). Il fenomeno si osserva in altri dialetti magrebini ed in alcuni dialetti beduini siropalestinesi, ad es. Raqqa ktbátt-o. La presenza dell alif protetica all imp. ( v-), presente a TUN M, Malta e nel assni, trova riscontro nei dialetti palestinesi e, per la 2 a sg., a Baghdad cristiana ktb (ma f. ktbi, pl. ktbu, gli altri dialetti qltu hanno CCC). Dr iz-zr esita tra CCV C (come in Siria) e UCCUC, ICCA/IC (come nei dialetti gl t). 2.10.3. Sintassi dell imperfetto. Il dialetto di TUN M ignora sostanzialmente tratto beduino l uso di preverbi volti ad esprimere un presente : yalab e ymši stanno tanto per gioca m, va m quanto per sta giocando o sta andando (cf. SIR-PAL b-ylab am-ylab, b-r huwwe ry). Nell uso attuale tuttavia sembra diffondersi il ricorso al participio qad, lett. seduto, fermo quindi intento a per la concomitanza: qad yqra sta m leggendo, il est en train de lire, il est en pleine lecture, accordato in genere e

L arabo di Tunisi: note di dialettologia comparata numero con il soggetto, qda, qdn. Muller non segnala tale uso, che del resto non compare mai nei suoi testi. Potrebbe quindi trattarsi di una tendenza recente. Una simile (e recente) diffusione di qid (nonché lis, xaddm, xyi) per esprimere la concomitanza si osserva ad Algeri 9 ed in Marocco urbano 10. Tunisi giudaica (TUN G ) ricorre(va) a q-, q-yqra, come Baghdad cristiana (Baghdad giudaica qad-). L uso del part. att. per esprimere il presente concomitante con i verbi di movimento (na mši sto andando ) e di condizione psicofisica (na nym sto dormendo, na dyx mi gira la testa ), benché non particolarmente illustrato dal Muller, è diffuso. Tale uso non si osserva tuttavia con i verbi di percezione (Gerusalemme ana šyf, miš smn) 11. Il preverbio del futuro è bš-, alternante con mš-: bš-yži [bii] ~ mš-yži verrà m : il secondo allomorfo è quello originario, da mši part. att. di mš andare (cf. MAŠ r-, a- < ryi part. att. di r andare, MAR di- part. att. di ad andare [di mattina] ), ampiamente presente in Algeria e Marocco settentrionale. Lo slittamento fonetico a bš-, più sistematico, è dovuto ad analogia con il subordinante omofono bš affinché, di etimologia diversa, bi- š. Bš-yži fuori contesto può pertanto valere tanto verrà quando che venga. Si noti che in berbero la particella dell imperfetto ad- cumula anch essa i due valori, ad-ydu verrà / che venga. Per l espressione del futuro nel dialetto contemporaneo MION (2006) identifica tre costrutti in via di grammaticalizzazione: i. bš-, futuro narrativo, che esprime una previsione non garantita, bš-ysfru udwa partono domani (o perlomeno così è nei loro progetti); ii. taw- (< tawwa ora, adesso ), futuro intenzionale, taw-nžb-h-lk ora te lo porto (il parlante ha preso una decisione che sta per mettere in atto) 12 ; iii. qrb- (< qarb vicino ), futuro constativo, derivante dall analisi di un processo in corso, l-k qrb-yuxlu il pullman sta per 9 BOUCHERIT (2002: 69-103). 10 CAUBET (1996). 11 Nei manuali di tunisino, rivolti ad occidentali, si sospetta talvolta (MION, 2006: 251, n. 1) che la generalizzazione di costrutti qad nqra sto leggendo sia inteso in qualche modo a soddisfare lo studente franco/anglofono nella sua richiesta di I am reading / je suis en train de lire; un indagine su corpus sarebbe naturalmente necessaria per confermare o fugare tale sospetto. 12 L uso dell avverbio ora per indicare un futuro immediato o intenzionale, largamente diffuso in altri dialetti arabi, trova un ampia corrispondenza nelle lingue delle sponde opposte del Mediterraneo, spagn. ahora voy, port. agora vou, ital. ora vado / mo vado. Il preverbio del futuro sa- in maltese, ad es. sa yii uk sa-yi -k tuo fratello verrà, ed arabo andaluso ha molto probabilmente la medesima origine sa (l andaluso lo ortografava infatti ) e certo non continua il CLA sa-. 261

262 Olivier Durand arrivare (il parlante deduce tale evenienza da dati oggettivi, ed infatti questo terzo tipo di futuro non viene mai accompagnato, a differenza dei due precedenti, dalla formula in š a h). 2.10.4. Forme derivate. I dieci temi derivati del CLA sono rappresentati a TUN M in maniera disuguale. Lo spoglio del Muller evidenzia i dati seguenti sostanzialmente validi per l insieme del magrebino prehillico: le forme II, III appaiono ben vive e produttive; Le forme V, VI (ugualmente etichettabili come tii e tiii rispettivamente) sono altrettanto produttive, sebbene fungano essenzialmente da passivo e/o reciproco di II, III rispettivamente; la IV non è continuata, come peraltro nella maggioranza dei dialetti sedentari, soprattutto magrebini, venendo sostituita da II forme o da IV dehamzate; la VII non è continuata nel dialetto musulmano tradizionale (o quantomeno non compare nel Muller, che non le dedica neanche una riflessione); più regolare nei dialetti giudaici, essa appare viva nei dialetti rurali ed a Malta, spesso incrociato con l VIII, ad es. Malta insteraq essere rubato, o con la ti, Algeri giudaica ntrb essere picchiato. l VIII compare solamente in tre verbi di II vocalica, tž aver bisogno di, xt scegliere, rt riposarsi (ove la struttura CCC è probabilmente cagione di assimilazione all XI) e in uno di III voc., šth (CLA ištah) bramare. la X è continuata ma da soli tre verbi, stafa serbare, stns abituarsi, sthl meritare (CLA ista nasa, ista hala). la IX, come di regola in magrebino, è sostituita dalla XI (CLA iflla), smn ingrassare ; è sporadicamente presente una forma ti, tfl, tipica dei dialetti magrebini ed egiziani, a valore di passivo: rab tarab essere picchiato, sl tsl essere lavato (nel Muller non compaiono passivi di temi CCUC, ad es. rbu legare *turbu?); ancor più sporadico è il tema fawal, frequente (accanto a fayal) nei dialetti beduini peninsulari, siriani e magrebini (slaf narrare etc.), dlš ydlš fare una passeggiata (< it. dolce?); TUN M conosce finalmente una forma incrociata X-III sthd accordarsi (il fenomeno delle forme incrociate è ampiamente documentato altrove), nonché il pandialettale X-V stnna aspettare (ista n x ta ann).