Yijie Tang, Confucianism, Buddhism, Daoism, Christianity and Chinese Culture



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Discussione di Yijie Tang, Confucianism, Buddhism, Daoism, Christianity and Chinese Culture Springer 2015 Letizia Coccia È stato pubblicato a marzo 2015 Confucianism, Buddhism, Daoism, Christianity and Chinese Culture 1 il volume che raccoglie, in traduzione inglese, 25 articoli scritti da Yijie Tang (1927-2014) fin dal 1980 e considerati tra i più rilevanti della sua ampia produzione. Scomparso lo scorso anno, Tang è stato un illustre docente dell Università di Pechino e un noto studioso di pensiero cinese conosciuto soprattutto per aver ideato e guidato, a partire dal 2003, l imponente progetto di compilazione del Canone confuciano, il cui scopo è raccogliere tutte le opere classiche conosciute sul confucianesimo. Nel 2011, Tang ha pubblicato una Storia del confucianesimo cinese in 9 volumi, considerata la più autorevole del settore e insignita dal Premio per l editoria del governo cinese. Inoltre, nel corso della sua vita, ha studiato approfonditamente la relazione tra Confucianesimo, Buddismo e Taoismo, la storia dell ermeneutica cinese e il rapporto confucianesimo e il marxismo. Il volume recentemente pubblicato raccoglie contributi che condensano il pensiero dello studioso su tutte queste tematiche. Ne emerge, innanzitutto, una panoramica del pensiero cinese degli ultimi trent anni e un analisi ragionata del rapporto intrattenuto con tre grandi fenomeni culturali di origine straniera che entrando in Cina l hanno fortemente influenzata spingendola ad una reinterpretazione del proprio passato: l introduzione del Buddhismo indiano a partire dal primo secolo a.c.; l introduzione della pensiero occidentale nel XVII secolo (dalla seconda metà della dinastia Ming in poi); e l introduzione del marxismo a partire dal movimento del 4 maggio 1919. Questi grandi fenomeni storici hanno spinto il pensiero cinese verso un lavoro ermeneutico interculturale che è tutt ora in atto e può dare un contributo alla filosofia mondiale, prendendosi carico dei problemi più urgenti che la animano: la relazione tra l uomo e la natura; la relazione tra l uomo e l uomo (inclusa 1 Yijie Tang, Confucianism, Buddhism, Daoism, Christianity and Chinese Culture, tr. ing. a c. di AA.VV, Springer 2015. 291

quella tra l uomo con se stesso, e tra l uomo e la società); la relazione tra corpo e mente. Negli anni 90 il panorama intellettuale cinese è stato caratterizzato da due grandi filoni: quello del postmodernismo costruttivo e quello del Guoxue, volto a riattualizzare la cultura cinese tradizionale. Il primo si è differenziato dal postmodernismo decostruttivo comparso in Occidente negli anni Sessanta perché ha unito alla critica della modernità la volontà di integrare gli elementi positivi dell Illuminismo ed è andato nella direzione di un secondo Illuminismo, ossia di una nuova forma di coscienza che porta alla costruzione di una società post-moderna in grado di realizzare il bene comune. Se il motto del primo Illuminismo è stato la libertà dell individuo, quello del secondo Illuminismo è stato piuttosto la cura degli altri e il rispetto delle differenze. Il concetto astratto di libertà ha ceduto il passo a quelli di responsabilità e dovere, inducendo molti studiosi a tornare a studiare i classici della propria tradizione. Essi hanno così messo in atto quel ritorno all inizio, al periodo assiale, descritto da Jaspers in Origine e senso della storia. Secondo Tang è stato proprio grazie all impatto con la cultura occidentale che gli studiosi cinesi hanno avuto l opportunità di riflettere a fondo sulle proprie radici culturali. Per oltre 100 anni si sono dedicati a quello che potremmo considerare un vero e proprio esercizio ermeneutico, tentando di assorbire e rielaborare ciò che apprendevano dall Occidente. Il Guoxue è entrato così in una fase moderna che si appropria del principio del fanben kaixin: solo attraverso il fanben (il ritorno all origine) è possibile il kaixin (l apertura di un nuovo territorio). Il fanben richiede una comprensione profonda della cultura nazionale cinese mentre il kaixin richiede di affrontare i problemi più urgenti dell attuale società umana. Tang individua all interno della propria tradizione alcuni elementi che potrebbero fornire stimoli al pensiero occidentale, primo fra tutti il ren, il senso dell umanità, valore centrale nel pensiero dei Confucio. Anne Cheng ne la sua Storia del pensiero cinese specifica che il carattere 仁 è composto da radicale uomo 人 e dal segno due 二, indice del fatto che l uomo diventa umano solo nella sua relazione con gli altri, solo se si concepisce come «punto di convergenza di scambi interpersonali» 2. A sua volta il rispetto delle differenze può esser considerato una declinazione del detto confuciano Le vie si muovono in parallelo e non interferiscono l una con l altra. Ad esempio, l affermazione del concetto di democrazia occidentale non implica la negazione di alcuni aspetti del pensiero tradizionale cinese come quello del Minben (popolo alla base, alla radice). Inoltre lo studio del li ( 理 principio), centrale nel pensiero cinese, secondo Hall e Ames 3, può dare un contributo rilevante alla riflessione occidentale sui diritti umani. La posizione di Tang è che solo riconoscendo che ogni tradizione ideologica e culturale ha degli effetti positivi per la società umana, differenti Paese possono coesistere e prosperare insieme. 2 A. Cheng, Storia del pensiero cinese, tr, it. di A. Crisma, Torino 2000, p. 52. 3 D. L. Hall, R. T. Ames, Thinking Through Confucius, SUNY Press 1987. 292

Il terzo articolo della raccolta, apparso per la prima volta nel 2008 all interno del «Chinese Academic of Social Science Journal» è particolarmente rilevante per la definizione di un ermeneutica cinese. La questione non è da poco se si considera che come lo stesso Tang ricorda in un altro articolo, l ultimo del volume - lo stesso termine di filosofia ( 哲 学 zhexue) non è presente in lingua cinese prima della fine del XIX secolo. Il termine è stato coniato da Nishi Amane (1829-1897), uno studioso giapponese che ha preso in prestito i due caratteri cinesi zhe ( 哲 saggezza ) e xue ( 学 studio ) per fare riferimento alla filosofia intesa come disciplina nata in Grecia. Il nuovo termine è stato poi introdotto in Cina da uno studioso cinese, Huang Zunxian (1848-1905) e successivamente accolto dalla comunità scientifica, lasciando aperto il problema se la Cina abbia o meno una filosofia paragonabile a quella occidentale 4. In questo contesto, la definizione di un ermeneutica cinese vista da Tang come è un compito da assolvere seguendo tre linee di ricerca. 1. Per primo, occorre studiare la storia dell interpretazione (in particolare quella biblica) e le teorie ermeneutiche sviluppate da Schleiermacher e Dilthey dal momento che, a sua avviso, uno studio approfondito dell ermeneutica tedesca è essenziale per lo sviluppo dell ermeneutica cinese. 2. In secondo luogo bisogna guardare alla lunga storia dell interpretazione cinese. Occorre ricostruire la storia dell interpretazione dei classici interrogandosi sul perché in epoca pre- Qin si siano sviluppati metodi diversi d interpretazione. Ad esempio, occorre comprendere perché il metodo dello Zhang Ju Zhi Xue, lo studio annotativo dei capitoli e delle sentenze nelle opere antiche, sia stato il più importante sia per i classici confuciani che per il Daodejing (Tao de Jing); o perché durante le dinastie Wei e Jin gli studiosi abbiano tenuto in grande considerazione il metodo del De Yi Wang Yan ( 得 意 忘 言, dimenticare le parole dopo aver compreso i concetti) e del Biang Ming Xi Li ( 辨 名 析 理, distinguere i nomi ed analizzare i principi). E, ancora, bisogna prendere in considerazione le nuove questioni ermeneutiche sorte a causa dell introduzione del Buddhismo in Cina, tra le quali Tang cita il Ge Yi ( 格 义, l interpretazione dei classici cinesi attraverso concetti esistenti nel pensiero cinese) e il Lian Lei (l associazione di cose simili per trarne delle analogie) in epoca Jin (265-420). Si è molto discusso sulla correttezza delle traduzioni e, in particolare, sull opportunità di utilizzare espressioni cinesi diverse per lo stesso termine buddhista. Inoltre, la ricostruzione della tradizione interpretativa cinese induce a chiedersi perché ci siano stati così tanti cambiamenti nelle interpretazioni classiche e quali siano stati il risultato di un mutamento nel clima intellettuale cinese. Tang mette il luce che nella tradizione è possibile individuare molti metodi: commentario, documento, spiegazione, annotazione, nota, etc., e in ogni caso sarebbe opportuno esplicitare il contesto in cui il metodo viene applicato. 3. Per la definizione di un ermeneutica cinese, Tang individua inoltre una terza pista di ricerca che consiste nello studiare la tradizione cinese alla luce delle 4 Per un approfondimento di questo tema, si veda il saggio di A. Cheng, Les tribulations de la «philosophie chinoise» en Chine in A. Cheng (a c. di), La pensée en Chine aujourd hui, Paris 2007, pp. 159-184. 293

294 Lo Sguardo - rivista di filosofia teorie ermeneutiche occidentali. Questo perché, secondo lo studioso, senza l impatto della filosofia occidentale, non ci sarebbe neppure stata la filosofia cinese moderna. Essa può entrare nella modernità solo se riesce a raggiungere una nuova interpretazione di sé con l aiuto della filosofia occidentale. Studiosi di grande levatura come Qian Zhong Shu (1910-1998) in Cina, Cheng Chungying (1935- ) negli Stati Uniti e Rudolf Wagner in Germania hanno condotto ricerche rilevanti combinando i metodi d interpretazione classici cinesi con le teorie ermeneutiche occidentali. Tang non si limita a tracciare delle linee di ricerca ma presenta alcuni esempi di pratica ermeneutica basati su diversi modelli d interpretazione. Nell epoca che precede la dinastia Qin (221 a.c - 206 a.c) ne individua principalmente tre: l interpretazione di eventi storici esemplificata dal lavoro di Zuo Chuan sul Chun Qiu; quella filosofica esemplificata dal lavoro di Ji Ci su Yì Jīng (I Ching) o Libro dei mutamenti; quella pratica (o socio-politica) esemplificata da due articoli di Han Feizi su Laozi. Nell epoca degli Han Occidentali (206 b.c 25), quando il Buddhismo indiano è entrato in Cina, ha attivato nuove dinamiche di ermeneutica interculturale: l assimilazione dei classici buddhisti al pensiero cinese, operata dalle traduzioni del missionario buddhista hinayana Shi Gao; l interpretazione del Buddhismo Mahayana come un neo-taoismo; l adozione dei metodi del Ge Yi e del Lian Lei ; e poi l adozione di metodi di traslitterazione resi necessari dal riconoscimento che molte idee buddhiste non avevano una corrispondenza in cinese. La diversa comprensione delle idee buddhiste, inoltre, ha dato luogo a diverse interpretazioni. Merito della raccolta è anche quello di presentare il pensiero di Tang sulla questione interculturale da un punto di vista esterno, non solo quello della cultura cinese che cerca di assimilare culture straniere ma anche quello di uno straniero che elabora dei metodi per entrare e far accettare il suo pensiero dalla cultura cinese. Lo straniero in questione è il grande missionario Matteo Ricci a cui è dedicato il quattordicesimo capito della raccolta 5. Tang, come molti altri studiosi cinesi, riconosce a Ricci il merito di aver tentato non solo l assimiliazione e l integrazione tra due diverse culture ma di averle fatte dialogare e individua nel lavoro del missionario italiano quattro diversi metodi: 1) la connessione tra Cattolicesimo e Confucianismo; 2) l uso delle dottrine cattoliche come completamento del Confucianismo; 3) la trascendenza di alcune dottrine cattoliche rispetto a quello confuciane; 4) la revisione di alcune dottrine cattoliche in modo che potessero concordare con quelle confuciane. Nell opera Vera spiegazione (della dottrina) del Signore del Cielo, ad esempio, Ricci ha affrontato la questione de peccato originale, non condivisibile dai cinesi, in modo che potesse concordare con il pensiero confuciano. Negli ultimi articoli della raccolta la questione dell incontro con il pensiero occidentale e dello sviluppo del pensiero mondiale è sempre di più messo a 5 The attempt of Matteo Ricci to link Chinese and Western Cultures, Ibid., pp. 179 189. L articolo è già apparso in traduzione inglese nel 1991 all interno del volume Y. Tang., Confucianism, Buddhism, Daoism, Christianity and Chinese Culture, McLean. Washington 1991, pp. 147-160, che raccoglie alcuni articoli d Tang datati tra il 1982 e il 1988.

tema. Nell articolo del 2009, The possible orientation of Chinese culture in the content of globalization (cap.15, pp. 191-196) Tang traccia tre possibili linee di orientamento delle filosofia cinese moderna. Accogliendo l influenza dal pensiero occidentale la filosofia tradizionale cinese può svilupparsi come filosofia cinese. Ne è un esempio il lavoro di Feng Youlan (1895-1990) che con la sua New confucian philosophy ha introdotto nella filosofia confuciana i concetti di universale e particolare tratti dalla filosofia platonica 6. Continuando a pensare insieme alla filosofia occidentale, la filosofia cinese può svilupparsi introducendo nella prima le proprio risorse concettuali. Tang si chiede: «Facing the Western philosophy of great strenght, is it possible for Chinese philosophers to introduce Chinese philosophical thought into Western philosophy to form several Sinicized school of Western philosophy, as they did in the Sui and Tang dinasties?» (p. 194). Per rispondere prende ad esempio l ermeneutica. Dagli anni 80 studiosi cinesi di varie discipline hanno hanno indagato la loro cultura. utilizzando gli strumenti dell ermeneutica occidentale. Gli studi Fu Waxing, Cheng Zhongying, Huang Junjie e Tang Yijie sono stati citati in The Modern Interpretation of Chinese Philosophy di Jing Haifeng come esempi dello sforzo di costruire un ermeneutica cinese. Da varie prospettive questi studi hanno dato vita anche anche ad una fenomenologia e ad una semiotica cinesi, ossia a branche sinologiche delle diverse discipline. Elaborando una filosofia marxista con caratteristiche cinesi, la filosofia cinese può svilupparsi e dare risposta alle questioni che la sollecitano. Sebbene il marxismo sia una corrente della filosofia occidentale, secondo Tang, dovrebbe essere considerato a parte per l incredibile impatto che ha avuto sulla società cinese durante il XX secolo. Esempio di questo orientamento è la ricerca di Feng Qi (1915-1955), uno dei più originali pensatori dalla Rivoluzione Culturale, che a partire dalla dialettica materialista ha affrontato la questione del rapporto tra conoscenza e saggezza e cercato una via attraverso cui trasformare le teorie in metodi e virtù. La sinizzazione del marxismo, secondo Tang, può portare ad un evoluzione che abbia in Cina lo stesso impatto della Scuola di Francoforte in Occidente e far emergere un nuovo rapporto tra l approccio positivista/scientifico e quello umanistico/metafisico. Nel penultimo articolo della raccolta, Constructing Chinese Philosophy in Sino-European Cultural Exchange (cap. 25, pp. 309-317), risalente al 2010, Tang prende nettamente posizione contro l idea dello scontro di civiltà avanzata 6 Feng legge i concetti chiave della filosofia confuciana li ( principio o modello cosmico ) e Qi (l energia o forza materiale ) attraverso la relazione ontologica tra l universale e il particolare. 295

da Huntington nel 1993 7 argomentando che, alla base dei conflitti culturali e religiosi, ci sono per lo più cause politiche ed economiche. Le culture mondiale, invece, possono muoversi verso l attuazione del principio di armonia nella diversità, tema a cui lo studioso ha dedicato gran parte delle sue ricerche. Tang individua diversi percorsi per la realizzazione di questo principio: il primo è il riconoscimento di elementi simili tra due culture; il secondo è il riconoscimento, da parte di una cultura, di non possedere idee presenti in un altra e la volontà di integrarle; inoltre, può verificarsi la circostanza per cui una cultura trova in un altra alcune idee che entrano in conflitto con le proprie ma la spingono anche ad evolversi e rinnovarsi; oppure può accadere che due culture maturino, anche attraverso scontri ripetuti, una superiore consapevolezza che le porta ad integrare i propri sistemi. Attraverso questi percorsi è possibile affrontare le sfide poste dalla globalizzazione e lavorare nella direzione di una pacifica coesistenza che preservi le specificità di ogni cultura pur facendole interagire con la storia. 296 7 Cfr. Y. Tang, On the Clash and Coexistence of Human Civilizations, Ibid. pp. 291 307.