La filiera corta in Piemonte Analisi degli strumenti di intervento



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Aprile 2010 La filiera corta in Piemonte Analisi degli strumenti di intervento

Documento realizzato nell ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale Task Force Progettazione Integrata Autore: Andrea Gamba 3

LA FILIERA CORTA IN PIEMONTE 1. Principali caratteristiche della filiera piemontese La filiera corta in Piemonte non è un fenomeno nuovo: la tradizione agricola regionale, infatti, è stata da sempre caratterizzata da relazioni sociali basate sulla vendita diretta: dai mercati rionali dei coltivatori produttori di frutta e verdura, alla vendita diretta di vino presso le numerose cantine cooperative della Regione. Negli ultimi decenni, tuttavia, l avvento di nuove e diverse forme di commercializzazione e lo sviluppo dei grandi centri commerciali hanno portato ad un continuo allungamento delle filiere: le centrali di acquisto, le piattaforme logistiche di area, hanno incrementato l offerta di prodotti provenienti da altri continenti e stimolato nei consumatori, una sempre più spinta destagionalizzazione dei prodotti e omologazione dei consumi. Solo di recente, in contrapposizione a un modello basato su un offerta in larga parte dominata dalla standardizzazione della qualità e dall omogeneizzazione dei gusti alimentari, la filiera corta ha ritrovato un nuovo slancio, dando così anche alle istituzioni la possibilità di rivalutare e rilanciare i piccoli produttori locali, che costituiscono ancora la maggioranza delle imprese agricole italiane e piemontesi. Da una ricerca IRES Piemonte, secondo l Osservatorio internazionale sulla vendita diretta, realizzato da Agri2000 per conto di Coldiretti, le aziende che praticano la vendita diretta in Italia sono più di 60.000, con un aumento del 44% nel quinquennio 2003 2008. La regione più avanzata in questo settore è la Toscana, che rappresenta il 16,8 % del totale nazionale in termini di aziende e il 21% se si prende in considerazione il valore degli scambi. Sempre rispetto al totale nazionale, il Piemonte si colloca al terzo posto per numero di aziende (9,8%) ma sale al secondo per valore degli scambi (16,4%). La ragione dipende dal fatto che il 60% dei prodotti venduti direttamente nella nostra regione appartiene al settore enologico, nel quale il prezzo medio è più elevato rispetto ad altri comparti. Seguono molto distaccati i settori dell ortofrutta (7,9%) e del lattierocaseario (9,7%) grazie soprattutto alla vendita di formaggi e al recente fenomeno dei distributori di latte crudo. Confrontando il valore delle vendite dirette con il totale del fatturato del settore agroalimentare, l IMA Piemonte ha stimato un incidenza pari al 7% per quanto riguarda la regione. Anche secondo l IMA è il settore del vino a essere il più rilevante, poiché in Piemonte il 27% di tale prodotto è venduto direttamente, mentre solo l ortofrutta supera la soglia del 10%. Inoltre, analizzando le ragioni del consumatore ad orientare i propri acquisti verso i canali distributivi brevi, emerge, fra tutte le altre, la volontà di ottenere una maggiore qualità del proprio cibo, attraverso una garanzia maggiore sulla provenienza dei prodotti; un indagine condotta lo scorso anno da SWG su un campione di 3.500 responsabili d acquisto familiari, ha evidenziato infatti che le motivazioni principali che spingono i consumatori a scegliere la filiera corta sono la genuinità dei prodotti (63%), la sicurezza alimentare e il gusto. Si tratta di una qualità percepita dai consumatori, in quanto la garanzia deriva dai documenti di controllo richiesti dalla legislazione e forniti dal produttore e la fiducia cresce ancor di più quando il consumatore può partecipare all organizzazione della fornitura, come nel caso della spesa diretta in azienda o dei gruppi di acquisto solidali. La filiera corta quindi si lega inevitabilmente alla tipologia di consumo definito consumo consapevole formato da quei soggetti disposti a spendere un po di più (in termini di tempo o denaro) pur di ottenere: una maggiore qualità, un 4

maggior equilibrio nella distribuzione della redditività e un sostegno al proprio territorio sia in senso economico che ambientale. 2. Gli strumenti di intervento per la crescita e la valorizzazione della filiera corta in Piemonte L accorciamento della filiera ha assunto in Piemonte due diverse dimensioni: una organizzativa, con la riduzione dei passaggi tra produttore e consumatore, e una temporale, con la diminuzione del tempo tra la raccolta e la vendita per i prodotti freschi e/o la consegna a domicilio per i prodotti confezionati. Dal punto di vista degli interventi amministrativi, la Regione Piemonte ha deciso di approvare tutti i progetti di farmer market presentati da Comuni e Comunità Montane sulla base di un bando aperto a inizio 2009: sono stati così in totale 28 i mercati dei contadini che sono stati finanziati sul territorio regionale nel rispetto di un rigoroso disciplinare, per un investimento complessivo da parte dell Amministrazione di 1 milione e 450 mila euro. Il bando, destinato agli enti locali, prevedeva infatti, il finanziamento di interventi materiali (opere edili, attrezzature, ristrutturazioni e allestimenti, adeguamenti igienico sanitari) e immateriali (formazione e animazione degli operatori e promozione nei confronti dei consumatori) sostenuti da Comuni e Comunità Montane, che intendessero realizzare aree mercatali per la vendita diretta dei prodotti agricoli. Nello specifico ogni mercato dovrà osservare le regole stabilite da un disciplinare che prevede: la provenienza esclusiva da aziende del territorio regionale, la presenza esclusiva dei produttori, la garanzia di stagionalità e freschezza della merce, l informazione sulla sua origine e attenzione alle etichettature, che rendano trasparente la determinazione del prezzo finale. In ogni area dovrà operare un Comitato di mercato in rappresentanza di enti locali, produttori e consumatori. Per la scelta dei 28 progetti sono stati adottati come criteri di priorità la frequenza dei mercati, l accessibilità per i produttori e l utenza, l autofinanziamento delle spese, la rapidità nell avvio dei lavori, la consistenza demografica dei territori, senza trascurare le esigenze delle realtà minori. I beneficiari hanno ricevuto un contributo regionale in conto capitale (dal 50% al 70% della spesa ammessa) per l allestimento di queste aree mercatali, alla data attuale già in gran parte attive e operanti. Sempre sul tema filiera corta, dopo il bando sui farmer markets, nel dicembre 2009 la Regione Piemonte ha deliberato l apertura di due bandi, con uno stanziamento di 450 mila euro, rivolti ai gruppi di acquisto solidale (GAS) e alle aziende agricole associate che garantiscono forme di abbonamento spesa ai consumatori. La scadenza di questi bandi è recente e non sono quindi ancora disponibili dati consuntivi, ma è comunque possibile fare un analisi, seppur veloce, dei contenuti. Nel primo bando i finanziamenti regionali potranno coprire spese relative alla costituzione e alla gestione dei gruppi di acquisto (servizi informatici per la comunicazione e gestione degli ordini, attività informative e divulgative, attività di animazione e gestione, affitto locali, acquisto e/o noleggio di attrezzature per la consegna); i contributi saranno a fondo perduto fino al 100% della spesa ammessa con un massimo di 5.000 euro per progetto, elevato a 7.000 euro per la fornitura esclusiva di prodotti biologici certificati. 5

Nel secondo bando invece, destinato ai produttori agricoli associati, società di persone, di capitali e cooperative, anche a scopo consortile, comprese nella categoria delle microimprese e delle piccole imprese, gli interventi finanziabili riguarderanno progetti rivolti alla vendita diretta dei prodotti agricoli, anche trasformati, con consegna al domicilio del consumatore, inclusi i consumatori organizzati in gruppi di acquisto; potranno essere in questo modo finanziati, con un contributo in conto capitale fino al 40% della spesa, stipendi e oneri fiscali del personale dipendente, consulenze specialistiche, acquisto di macchinari ed attrezzature, automezzi per le consegne a domicilio. 6