L economia italiana: tendenze e prospettive



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Transcript:

L economia italiana: tendenze e prospettive (01) Uno sguardo d insieme: PIL e ricchezza Michele Benvenuti Università di Siena Anno accademico 2014/15

Il sistema economico: caratteristiche Approccio macroeconomico: visione aggregata dei fenomeni che interessano un sistema economico. Quali sono gli aspetti rilevanti di un sistema economico? le principali funzioni svolte sono quattro: la produzione, il consumo, l accumulo e la redistribuzione; i soggetti che vi operano sono le famiglie, le imprese, le amministrazioni pubbliche, il settore finanziario-assicurativo e il settore estero; i settori in cui si divide sono quello reale, dove si svolge la produzione dei beni e l utilizzo dei fattori produttivi, e quello finanziario.

Il sistema economico: rappresentazione Figura: Circuiti della produzione e del reddito

I conti nazionali: schema semplificato conto della produzione: produzione (Y ) + importazioni (M) = consumi (C) + investimenti lordi (I ) + esportazioni (X ); conto del reddito e del consumo: reddito nazionale (Y ) + trasferimenti netti dall estero (R) = consumi (C) + risparmio (S); conto della formazione del capitale: investimenti lordi (I ) = risparmio (S) + indebitamento netto verso l estero (B); conto delle transazioni internazionali: esportazioni (X ) + trasferimenti netti dall estero (R) + indebitamento netto verso l estero (B) = importazioni (M).

Entrate 1. PRODUZIONE M Importazioni C Consumi Y Reddito nazionale I Investimenti lordi X Esportazioni Totale Totale 2. REDDITO E CONSUMI C Consumi Y Reddito nazionale S Risparmio R Trasferimenti netti dall estero Totale Reddito nazionale disponibile Uscite 3. FORMAZIONE DEL CAPITALE I Investimenti lordi S Risparmio B Indebitamento netto verso l estero Totale Totale 4. TRANSAZIONI INTERNAZIONALI X Esportazioni M Importazioni R Trasferimenti netti dall estero B Indebitamento netto verso l estero Totale Totale

La dimensione dell economia Primo passo: ricerca di una misura che sia in grado di rappresentare staticamente la dimensione di un sistema economico e dinamicamente la sua performance. Due candidati: una misura di flusso: la produzione, in un determinato arco temporale, di beni e servizi da parte delle unità produttive di un paese; una misura di stock: la ricchezza, cioè l insieme dei beni, materiali e immateriali, disponibili in un certo istante.

Quale indicatore? Viene maggiormente usata la prima misura, quella del prodotto, di norma declinata come prodotto interno lordo. I motivi: il PIL fornisce una misura più diretta del livello di attività economica corrente, così come il fatturato o il risultato economico di un impresa hanno un maggiore contenuto informativo sul suo attuale stato di salute del totale dell attivo o del capitale netto; il PIL raccoglie e sintetizza numerosi fenomeni economici, potendo essere determinato dal lato della produzione (offerta), da quello della spesa (domanda) e da quello dei redditi; per quanto sia prodotto sia ricchezza vengano calcolate usando numerose procedure di stima, le difficoltà sono molto maggiori nel secondo caso.

La posizione internazionale PIL 2012, mld $ correnti, cambi correnti (Fonte: OECD) Stati Uniti 16163 Cina 8229 Giappone 5954 Germania 3533 Francia 2686 Regno Unito 2614 Italia 2091 Russia 2017 0 5000 10000 15000

Confronti basati sul PIL nel tempo: all interno di un paese la quantità di beni prodotti può rimanere costante mentre prezzi cambiano (di solito in aumento): all aumento del PIL (a prezzi correnti) non corrisponde un aumento della produzione; una soluzione è il calcolo del PIL a prezzi costanti; nello spazio: per confrontare paesi che usano valute diverse si può usare una valuta di riferimento (spesso dollari statunitensi), usando il cambio medio del periodo; nello spazio: anche usando la stessa valuta, rimane il fatto che il livello dei prezzi di molti beni è diverso da paese a paese; lo stesso PIL avrà un potere di acquisto più alto (basso) dove il livello dei prezzi è più basso (alto); si usa allora una correzione denominata PPP (purchasing power parity) che tiene conto del livello dei prezzi medio di una economia.

PIL 2012, mld $ costanti, PPP costanti (Fonte: OECD; anno base 2005) Stati Uniti 14137 Cina 12950 Giappone 4005 Germania 2929 Regno Unito 2191 Russia 2177 Francia 2042 Italia 1664 0 5000 10000 15000

Gli effetti della parità di potere di acquisto La maggiore economia mondiale è quella degli USA, con un PIL di oltre 16 mila miliardi di dollari a prezzi correnti. Il PIL della Cina compie un balzo a parità di potere d acquisto: passa da 1,4 a 3,2 volte quello giapponese. A prezzi correnti l Italia è la settima economia mondiale, l ottava con la correzione PPP (superata dalla Russia). Nel 2013, ultimo dato disponibile, il PIL italiano era pari a 1.619 miliardi di euro a prezzi correnti.

PIL a prezzi costanti, numeri indici (Fonte: Ameco; 1995=100) 100 110 120 130 140 150 Italia Europa a 28 Germania Francia 1995 2000 2005 2010

PIL a prezzi costanti, numeri indici (Fonte: Ameco; 1995=100) 100 110 120 130 140 150 Italia USA Gran Bretagna Giappone 1995 2000 2005 2010

La dinamica del PIL I due grafici esprimono la dinamica del PIL italiano a prezzi costanti rispetto ad altri paesi, europei e non, a partire dal 1995 sotto forma di numeri indici. Principali risultati: rispetto al 1995, nel 2013 il PIL italiano era più elevato di circa un decimo, una crescita inferiore rispetto a tutti i paesi di confronto (Germania 25%, Francia 34%, USA 45%); la crisi ha inciso: rispetto al 2007 l Italia ha perso più di 8 punti di PIL, mentre negli altri paesi il livello del 2007 è stato superato di nuovo (1% Gran Bretagna, 2%Francia, 3% Germania, 5% USA); tuttavia, il differenziale di crescita si è manifestato anche prima della crisi, a partire dalla fine degli anni novanta.

Il PIL dal lato dell offerta Precisazioni metodologiche: il calcolo del prodotto include i soli beni finali, mentre esclude i beni intermedi perché inclusi nei primi; prodotto interno significa frutto delle unità produttive localizzate nel territorio italiano, di proprietà italiana o straniera; il prodotto nazionale è il risultato delle unità produttive di proprietà di residenti, localizzate o meno in Italia; prodotto lordo significa che la misura non viene corretta per l ammontare degli ammortamenti (deperimento capitale usato per la produzione).

PIL 2013 lato produzione, mld euro correnti (Fonte: Istat) +Produzione 3107 Consumi intermedi 1651 =Valore aggiunto 1457 di cui: agricoltura 34 di cui: industria 339 di cui: servizi 1084 +Imposte nette prod. 162 =PIL ai prezzi di mercato 1619 0 500 1000 1500 2000 2500 3000

Il PIL dal lato dell offerta Come si ottiene il PIL dal lato dell offerta (dati 2013): dalla produzione totale (3.107 miliardi di euro) si sottraggono i beni intermedi (1.851); la differenza rappresenta il valore aggiunto (1.457); il valore aggiunto, in quanto scaturito dalle unità produttive, può essere ripartito tra le branche di attività economica (2,3% agricoltura, 23,3% industria e 74,4% servizi); se al valore aggiunto si sommano le imposte nette sulla produzione (162 miliardi di euro) si ottiene il PIL ai prezzi di mercato (1.619).

Valore aggiunto, valori concatenati (Fonte: Istat; 2000=100) 85 90 95 100 105 110 Agricoltura Industria Servizi 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012

Il valore aggiunto nell industria Dall inizio della crisi l Italia ha perso circa un quinto del valore aggiunto nell industria. L industria è più importante di quanto dice la sua quota sul totale perché: si manifestano con maggiore frequenza salti nella produttività dovuti all innovazione tecnologica; è più capace di cogliere i flussi di domanda estera, le cui variazioni per economie di piccole e medie dimensioni spesso rappresentano svolte cicliche.

Il PIL dal lato della domanda La produzione è destinata alla vendita; la chiusura tra i due circuiti è assicurata da due correzioni: non tutti i beni prodotti in un periodo vengono venduti nello stesso, così come in un periodo possono essere venduti beni prodotti in periodi precedenti; la discrasia tra produzione e vendita, nei due sensi, alimenta la voce variazione delle scorte; a parte le scorte, la coincidenza tra produzione e vendita avviene in una economia chiusa; in un economia aperta possono essere vendute merci prodotte altrove e prodotte merci vendute altrove; il saldo tra esportazioni e importazioni (esportazioni nette) è una componente della domanda aggregata.

PIL 2013 lato spesa, mld euro correnti (Fonte: Istat) +Consumi famiglie 970 +Consumi ISP 9 +Consumi PA 315 +Investimenti fissi lordi 289 +Variazioni scorte 1 Importazioni 425 +Esportazioni 462 =PIL ai prezzi di mercato 1619 0 500 1000 1500

Il PIL dal lato della domanda Dal lato della domanda il PIL ai prezzi di mercato (1.619 miliardi di euro nel 2013) si ottiene sommando: i consumi delle famiglie (970): distinti in durevoli, semi durevoli e non durevoli; i consumi delle istituzioni sociali private (9): sono organismi privati senza scopo di lucro che producono beni e servizi non destinati alla vendita; i consumi collettivi (315): quelli di cui beneficia l intera collettività, come difesa e giustizia; gli investimenti fissi lordi (289): effettuati dalle unità produttive al lordo degli ammortamenti; la variazione delle scorte (-1): in aumento per produzione non venduta e in calo per vendita scorte esistenti a inizio periodi; il saldo tra export e import (462-425):

Valore aggiunto, valori concatenati (Fonte: Istat; 2000=100) 90 100 110 120 130 Consumi fam. Consumi PA Investimenti Export Import 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012

Le componenti della domanda Le dinamiche di maggiore importanza sono: il calo maggiore durante la crisi è quello degli investimenti delle imprese; i consumi delle famiglie sono scesi meno e soltanto nel biennio 2012-13; comportamento coerente con l ipotesi del reddito permanente; andamento esportazioni e importazioni parallelo fino al 2011 ma dopo miglioramento dell export; modello di crescita guidato dalla domanda estera.

Il PIL dal lato dei redditi Il ricavato della vendita è destinato a essere distribuito come remunerazione dei fattori produttivi, con due correzioni: il processo produttivo ha utilizzato beni capitali determinandone un deperimento (obsolescenza tecnica ed economica); dal PIL devono essere sottratti gli ammortamenti, determinando il prodotto interno netto; lo Stato interviene, da un lato imponendo l applicazione di imposte sulla produzione e dall altro effettuando trasferimenti alle imprese; Ciò che rimane è destinato a remunerare il lavoro e l attività di impresa (componente denominata risultato di gestione).

PIL 2013 lato redditi, mld euro correnti (Fonte: Istat) Prodotto interno lordo 1619 Ammortamenti 298 Prodotto interno netto 1321 Imposte e contributi 208 Reddito netto 1113 di cui: da lavoro 648 di cui: d'impresa 464 0 500 1000 1500

Ripartizione prodotto interno netto (Fonte: Istat) 2013 2012 Redditi lavoro Redditi impresa Imposte nette 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 0 20 40 60 80 100

La determinazione del PIL Le tre modalità di calcolo rappresentano anche tre metodi per il calcolo del PIL, basati su indagini presso le imprese, rilevazioni sulla spesa e dati sui redditi. Il calcolo del PIL segue standard internazionali; il più recente è l adozione del Sistema europeo dei conti SEC 2010 avvenuta nell ottobre 2014. Caratteristiche del processo: tutti e tre i procedimenti, che vengono usati congiuntamente, si basano su procedure di stima soggette a errore di previsione; i dati vengono aggiornati retrospettivamente, a volte anche in modo ampio; una conseguenza, per esempio, è che il PIL relativo a una scala territoriale minore, come una regione, è stimato in misura meno precisa rispetto, per esempio, al PIL dell intero paese;

Economia sommersa e criminale Economia sommersa: riguarda la produzione di beni e servizi di per se legale, ma che sfugge all osservazione diretta perché connessa con l evasione fiscale e contributiva. E inclusa da tempo nel PIL: nel 2011 sarebbe stata pari a 187 miliardi di euro (11,5% del PIL). Economia criminale: include le attività illegali che si svolgono secondo logiche di mercato (stupefacenti, prostituzione, contrabbando di sigarette); inclusa nel PIL dall adozione del SEC 2010, nel 2011 tali attività peserebbero per 15,5 miliardi di euro.

Beni materiali e benessere Too much and too long, we seemed to have surrendered personal excellence and community values in the mere accumulation of material things. Our GDP... counts air pollution and cigarette advertising, and ambulances to clear our highways of carnage. It counts special locks for our doors and jails for the people who break them.... Yet the GDP does not allow for the health of our children, the quality of their education or the joy of their play. It does not include the beauty of our poetry or the strength of our marriages, the intelligence of out public debate or the integrity of out public officials.... It measures everything in short, except what makes like worthwhile. Robert F. Kennedy, 1968.

Il PIL pro capite Il PIL, misurato come visto, diviso il numero di abitanti è un indicatore molto usato che può essere interpretato come reddito medio in un determinato paese. Valgono le consuete cautele nel confronto temporale e spaziale. Il presupposto è che una maggiore disponibilità di beni, materiali e immateriali, accresca l utilità degli individui e quindi il loro benessere.

I limiti del PIL pro capite misura soltanto ciò che viene scambiato sul mercato (escluso volontariato e lavoro domestico non retribuito, per esempio); include beni la cui disponibilità non aumenta il benessere (serrature, attività illegali, ricostruzione dopo calamità naturali); include beni che portano utilità individuale ma che compromettono uno sviluppo sostenibile (autovetture); limite intrinseco a una misura media: la distribuzione conta; il benessere ha altre dimensioni oltre quella monetaria (ambiente, salute, coesione sociale per esempio).

PIL pro capite 2012 prezzi e PPP costanti (Fonte: OECD; anno base 2005) Lussemburgo Norvegia Stati Uniti Svizzera Paesi Bassi Australia Irlanda Austria Canada Islanda Svezia Germania Regno Unito Belgio Danimarca Finlandia Giappone Francia Corea Sud Israele Italia 47513 44989 42193 38890 37702 37610 37542 37387 36632 36065 35767 34400 33908 33267 32707 31405 31130 30250 29018 27588 67254 0 10000 20000 30000 40000 50000 60000 70000

PIL pro capite a prezzi costanti, numeri indici (Fonte: Ameco; 1995=100) 100 110 120 130 140 Italia Germania Francia Gran Bretagna USA 1995 2000 2005 2010

Il PIL pro capite in Italia La posizione relativa dell Italia è peggiore rispetto al PIL in valore assoluto (oltre la ventesima posizione). Il peggioramento dell Italia ha riguardato anche il PIL pro capite, in presenza di una crescita della popolazione non elevata (superiore alla Germania ma inferiore a Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti). Il differenziale rispetto a Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si è aperto dalla seconda metà degli anni novanta, quello rispetto alla Germania dal 2005.

Il rischio di povertà (Eurostat) Il PIL pro capite è una misura media. Un primo elemento importante della distribuzione è la coda sinistra. In particolare, la quota della popolazione il cui reddito è talmente basso da prefigurare il rischio di povertà. Modalità di calcolo della misura del rischio di povertà: per ogni paese si identifica una soglia (60% della mediana del reddito equivalente nella definizione Eurostar); si esprime tale soglia in potere di acquisto standard; si misura la % della popolazione il cui reddito non eccede la soglia (includendo i trasferimenti sociali).

% Popolazione a rischio povertà (Fonte: Eurostat) dati 2013 Italia U.K. Svezia Svizzera Spagna Portogallo Norvegia Paesi Bassi Grecia Germania Francia Finlandia EU 15 Austria 0 5 10 15 20 25

Le misure della povertà (Istat) Vi sono modalità alternative di calcolo della quota di popolazione a rischio povertà. In particolare: povertà relativa: soglia per una famiglia di due persone persi alla spesa media procapite in Italia; povertà assoluta: soglia definita in base alla spesa minima necessaria per acquistare un paniere di beni essenziali (variabile con caratteristiche della famiglia e area di residenza).

% Popolazione sotto soglia povertà (Fonte: Istat) dati 2011 non occ. relativa assoluta occupato +5 comp. 1 comp. sud centro nord Italia 0 5 10 15 20 25 30

Le misure non monetarie Il PIL include la sola dimensione monetaria del benessere (e anche quella non in modo perfetto). E possibile pensare a indicatori che misurino le dimensioni non monetarie. L idea è che il benessere non venga più misurato da un indicatore unico ma da una batteria di misure che riguardano aspetti diversi. La ricerca di questi indicatori ha vissuto due stagioni: anni 60-90: attenzioni sugli indicatori sociali; anni 90-oggi: attenzione sugli indicatori ambientali.

Human Development Index Indice composito sviluppato dalle Nazioni Unite in base all impostazione di Amartya Sen: la qualità della vita è misurata dalla possibilità di sviluppare le proprie potenzialità. In particolare: vivere una vita lunga e in buona salute (aspettativa di vita alla nascita); accedere all istruzione (numero medio di anni di istruzione); usufruire di uno standard di vita dignitoso (PIL pro capite). Esiste poi una versione dell indice corretta per le disuguaglianze: il valore medio viene ridotto in proporzione al grado di disuguaglianza esistente.

Rank Paese HDI Vita attesa Anni istr. RNL pro capite 1 Norvegia 0,944 81,5 12,6 63,909 2 Australia 0,933 82,5 12,8 41.524 3 Svizzera 0,917 82,6 12,2 53.762 4 Paesi Bassi 0,915 81,0 11,9 42.397 5 USA 0,914 78,9 12,9 52.308 26 Italia 0,872 82,4 10,1 32,669 183 Sierra Leone 0,374 46,5 2,9 1.815 184 Ciad 0,372 51,2 1,5 1.622 185 Rep. Centrafricana 0,341 50,2 3,5 588 186 Congo 0,338 50,0 3,1 444 187 Nigeria 0,337 58,4 1,4 873

Benessere equo e sostenibile Rapporto annuale dell ISTAT che utilizza un insieme di 134 indicatori appartenenti a 12 domini: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi.

Definizione di ricchezza La ricchezza viene calcolata per le famiglie (consumatrici e produttrici come somma algebrica di beni che hanno un valore di mercato: ricchezza = attività reali + attività finanziarie passività finanziarie La ricchezza finanziaria è la differenza tra attività e passività finanziarie; sommata alle attività reali determina la ricchezza complessiva. La ricchezza genera un reddito, monetario o figurativo, che costituisce una remunerazione per la rinuncia al consumo attuale. La ricchezza è una riserva per il consumo futuro, proprio o dei discendenti.

Attività 2013 Passività 2013 A. Attività reali 5.767 C. Passività finanziarie 886 A1 Abitazioni 4.908 C1 Prestiti 663 A2 Oggetti di valore 111 C2 Riserve tecniche 37 A3 Fabbricati non residenziali 333 C3 Debiti commerciali 90 A4 Impianti, macch., attr. e scorte 184 C4 Altri conti passivi 97 A5 Terreni 231 B. Attività finanziarie 3.848 Ricchezza netta = A+B-C 8.728 B1 Biglietti, monete 122 B2 Depositi bancari 702 B3 Risparmio postale 349 B4 Titoli 617 B5 Prestiti soci alle cooperative 15 B6 Azioni e part. in soc. capitali 709 B7 Partecipazioni in quasi società 201 B8 Fondi comuni di investimento 305 B9 Riserve tecniche di assicurazione 727 B10 Altri conti attivi 3 B11 Crediti commerciali 99

La formazione della ricchezza Vi sono tre modi per arricchirsi: il risparmio, a sua volta funzione della capacità di reddito e delle decisioni di spesa: i capital gain, cioè la variazioni della ricchezza provocate da cambiamenti dei prezzi (per esempio di immobili o valori mobiliari); i trasferimenti di capitale, come le eredità e le donazioni (che ridistribuiscono la ricchezza ma ne lasciano inalterato l ammontare complessivo). Nel calcolo della ricchezza vengono escluse le società per evitare duplicazioni, poiché le quote rappresentative del loro capitale sono in ultima istanza detenute dalle famiglie

Componenti della ricchezza netta (Fonte: Banca d'italia; mld euro correnti) 0 2000 4000 6000 8000 10000 Attività reali Attività finanziarie Passività finanziarie Ricchezza netta 1995 2000 2005 2010

La dinamica della ricchezza Dall inizio della crisi la ricchezza delle famiglie italiane è scesa a prezzi costanti di circa l 8%. La componente più importante della ricchezza sono le abitazioni; adottando un orizzonte più lungo (dal 1995) il valore delle abitazioni è più che raddoppiato, anche se cinque sesti di tale incremento sono dovuti alle variazioni dei prezzi e soltanto un sesto circa all aumento della superficie abitativa. In alcuni paesi - non in Italia - l aumento di valore dell abitazione di residenza costituisce un presupposto per la concessione di credito.

E il debito pubblico? Oltre alle famiglie, anche lo Stato detiene attività e passività. Tra le passività figura, in particolare, il debito pubblico, che alla fine del 2013 ammontava a 2.070 miliardi di euro (127,9% del PIL). Il debito dello Stato è, in sostanza, debito dei propri cittadini. Come sarà ripagato il debito pubblico? Con l l imposizione fiscale futura. La definizione di ricchezza non lo include per due motivi: principalmente perché non è dato sapere a priori come sarà ripartito a livello individuale, sulle singole famiglie, l onere di rimborso del debito; anche perché lo Stato detiene non soltanto passività, ma anche attività, alcune delle quali immediatamente cedibili sul mercato e altre meno.

Il capitale umano Non è inclusa nel calcolo della ricchezza una attività che rappresenta forse quella di maggior valore per molte famiglie: il capitale umano, definito come valore attuale dei redditi futuri che un individuo si attende di percepire. Esso è influenzato dal livello di istruzione: secondo una stima del 2004 ogni anno aggiuntivo di scolarizzazione accresce il capitale umano del 7%. Non viene incluso perché ha natura potenziale, per trasformarsi in consumi deve prima essere guadagnato, e aleatoria, perché dipende dalle opportunità di lavoro, dalle condizioni di salute e da altri elementi casuali.

Ricchezza e benessere La ricchezza produce felicità? La misurazione del grado di soddisfazione di una popolazione è estremamente difficoltosa e si basa su valutazioni soggettive. In ogni caso, sembra esserci una associazione positiva tra ricchezza e felicità, però la felicità dipende anche da numerosi altri fattori; Tuttavia, si osserva che nel tempo un aumento della ricchezza non produce un proporzionale aumento della felicità; due spiegazioni: classico argomento dell utilità marginale decrescente; idea che la felicità sia basata sul confronto più che sul valore assoluto della ricchezza (effetto vicinato).

Ricchezza in rapporto al reddito (Fonte: OECD; dati 2013) 0 2 4 6 8 10 12 Attività reali Attività finanziarie Passività finanziarie Ricchezza netta ITA USA JAP GER FRA GBR

L Italia è un paese ricco? Alla fine del 2013 la ricchezza media pro capite era 144 mila euro, 356 mila per famiglia. Un indicatore comunemente usato è il rapporto tra ricchezza e reddito, pari circa a 8. Nel confronto internazionale emergono due elementi: le famiglie italiane sono mediamente ricche, se si considera che l Italia pesa lo 0,8% in termini di popolazione, il 3% come reddito e il 4,8% come ricchezza; l Italia si colloca al quattordicesimo posto considerando la ricchezza media, al quinto rispetto alla mediana: questa differenza è legata a una distribuzione meno concentrata di altri paesi.

La disuguaglianza Dire che la concentrazione della ricchezza è relativamente contenuta nel confronto internazionale non significa: né che sia bassa in termini assoluti: i 10 individui più ricchi possiedono tanta ricchezza quanto i 3 milioni di italiani più poveri; né che sia inferiore a quella del reddito: il 10% di famiglie più ricche detiene il 40% della ricchezza mentre il 10% delle famiglie a più alto reddito possiede il 27% del reddito complessivo. Perché la ricchezza è più concentrata del reddito? perché le misure di sostegno pubblico si basano sul reddito; perché l accumulazione di ricchezza è frutto di scelte individuali che riflettono aspetti come l avversione al rischio e la propensione al risparmio (che dipende dalla presenza di figli).

Ricchezza nelle categorie; Italia=100 1987 2008 1987 2008 Sesso Condizione professionale Maschi 108,0 108,3 Lavoratore dipendente Femmine 74,0 81,4 operaio 61,9 44,0 Età impiegato 99,2 95,0 fino a 34 anni 82,5 61,7 direttivo/quadro 149,9 143,1 da 35 a 44 anni 87,1 77,2 dirigente 201,5 245,9 da 45 a 54 anni 126,4 95,2 totale 87,5 78,0 da 55 a 64 anni 126,2 131,0 Lavoratore indipendente oltre 64 anni 65,5 100,2 libero professionista 249,9 202,5 Area geografica imprenditore/autonomo 183,3 153,4 Nord 108,6 109,0 totale 193,6 163,9 Centro 113,3 124,2 pensionati e non occupati 61,6 97,8 Sud e isole 80,2 69,6 Totale 100,0 100,0