Sveva Avveduto, Loredana Cerbara e Adriana Valente, Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR (Capitolo II).



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Il presente Rapporto è stato realizzato a cura di Cotec - Fondazione per l Innovazione Tecnologica e Wired, in collaborazione con l Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR I capitoli I e II sono stati rispettivamente redatti da: Fabio Del Missier e Francesco Marcatto, Università degli Studi di Trieste (Capitolo I). Sveva Avveduto, Loredana Cerbara e Adriana Valente, Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR (Capitolo II). La fonte dei dati di cui alle tabelle e alle figure del capitolo II è l Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR. Progetto grafico: BACKUP comunicazione Giuliano Vittori, Pasquale Cimaroli, Claudia Pacelli

Indice Prefazione di Riccardo Luna /5 Introduzione. L innovazione in Italia in alcuni settori chiave /7 Capitolo 1. Ragione ed emozione nella valutazione dei rischi tecnologici /19 Valutare tecnologie complesse: un compito molto arduo /22 Il giudizio dell esperto /27 Le emozioni nella valutazione del rischio: ostacolo o aiuto? /28 Le emozioni nell analisi costi-benefici /31 Emozioni e nucleare in Italia /36 Conclusioni /37 Bibliografia /38 Capitolo 2. La cultura dell innovazione in Italia: risultati dell indagine /43 L indagine /45 Il campione /47 Idee e parole /48 Identikit dei critici : ambientalisti, colti, trasversali /50 Ma il rischio cos è? /56 Perché le donne sono più caute, ovvero perché i conservatori lo sono meno? /57 Chi dovrebbe decidere? /59 Tecnologia e società /61 1. Alternative per la gestione dei rifiuti /61 2. Termovalorizzatore nel comune /64 3. Il solare la fa da padrone e il nucleare... /66 4. Veicoli elettrici /75 5. Cellule staminali /76 6. OGM /77 Confronto rischio-beneficio a tre anni /79 Internet /80

Accesso alla rete /81 La questione della privacy /82 Rappresentatività e partecipazione /84 Bibliografia /87 Il punto di vista degli esperti /93 Valorizzazione dei rifiuti Carla Poli /95 Nucleare e rinnovabili Chicco Testa /96 Giuseppe Onufrio /96 Veicoli elettrici Nevio Di Giusto /97 Francesco Profumo /98 Cellule staminali Camillo Ricordi /98 Angelo Vescovi /99 OGM Chiara Tonelli /100 Claudio Malagoli /101 Internet e nuove generazioni Giorgia Meloni /101 Sandro Gozi /102 David Bevilacqua /103 Postfazione di Riccardo Viale /105

5 Prefazione Gli italiani sono migliori, molto migliori del dibattito politico in corso e della quotidiana rappresentazione che ne fanno i media. Sono contrari a questo nucleare non per paura della tecnologia ma perché ritengono più intelligente - adesso - produrre energia con il sole e il vento. Non si tratta di una scelta emotiva o dettata dalla sfiducia nella scienza: è proprio la fiducia nella scienza a far guardare con speranza alle rinnovabili. Allo stesso modo sono favorevoli all uso delle cellule staminali in campo medico; e alla raccolta differenziata e al riciclo dei rifiuti piuttosto che ai termovalorizzatori; e ai mezzi pubblici elettrici; e a un utilizzo finalmente pervasivo di Internet, senza differenze sostanziali di età, adolescenti e nonni ugualmente digitali. La terza foto dell annuale Rapporto Wired-Cotec sulla cultura della innovazione degli italiani ci restituisce l immagine di un paese che non ha più paura del futuro anche grazie al fatto che si sta stabilendo un nuovo patto con la scienza. Le tante innovazioni annunciate vengono infatti viste con favore ma anche con un forte spirito critico: non basta un evidente vantaggio economico affinché vengano adottate, ma serve un concreto miglioramento della vita delle persone. Ne è un esempio lampante la questione dei cibi geneticamente modificati sui quali si registra una disponibilità a credere che possano - forse - contribuire a risolvere la questione della fame nel terzo mondo ma su cui resta una ferma contrarietà per levare i divieti in Italia dove la filiera alimentare è imperniata sulla qualità e la unicità dei prodotti. È questo l unico caso in cui si registra una sindrome riconducibile al nimby ovvero fatelo pure ma lontano dal mio cortile. Nel caso del nucleare infatti la contrarietà è totale, senza scorciatoie furbette. E anche chi è contrario ai termovalorizzatori non li vuole nemmeno lontani: semplicemente perché ritiene che una tecnologia alternativa unita a comportamenti virtuosi sia la vera soluzione al problema dei rifiuti. C è poi la questione della partecipazione alla vita politica, anch essa legata alla cultura dell innovazione evidentemente, in un paese che invecchia inesorabilmente anno dopo anno. Proprio mentre in Parlamento si avanzano faticosamente propo-

6 La cultura dell innovazione in Italia 2011 ste per abbassare l età dell elettorato attivo e passivo, abbiamo registrato la misura del possibile consenso. Non sono rimasto stupito di scoprire che si tratta ancora di una posizione largamente minoritaria, ma mi ha invece colpito leggere che nemmeno i giovani e i giovanissimi ritengono importante una modifica legislativa di questo tipo. Pensando alle storiche battaglie fatte e vinte in passato per allargare il suffragio, si tratta di un segnale di distacco dalla politica su cui occorre riflettere per porvi rimedio al più presto. Riccardo Luna Direttore Responsabile, Wired

9 La necessità di conciliare, specie nei Paesi a forti tassi di sviluppo, l incremento dell attività economica e il relativo avanzamento tecnologico con il contenimento dell impatto ambientale e sociale sta spingendo i responsabili politici a mettere in campo azioni per lo sviluppo sostenibile, anche attraverso investimenti pubblici in ricerca e innovazione, nonché mediante incentivi fiscali. Il volume di conoscenza scientifica e tecnologica prodotta per la riduzione dell inquinamento, la gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti e l utilizzo delle energie rinnovabili rappresenta una misura significativa del contributo dei Paesi all innovazione in materia ambientale. Nuove tecnologie e ambiti applicativi - sovente relativi a importanti sfide pubbliche come la sostenibilità della produzione energetica, il ciclo di smaltimento e riutilizzo dei rifiuti, la capacità di sfruttare nuovi modelli di produzioni in campo agricolo e l efficienza dei servizi di rete - sono caratterizzati da forti prospettive di sviluppo e, al tempo stesso, da un variabile profilo di criticità in relazione alla loro adozione. Il presente Rapporto si incarica di valutare la percezione dei cittadini, nonché la loro propensione all adozione, in relazione agli ambiti tecnologici e applicativi precedentemente esposti. Risulta a tal fine utile operare una sintetica ricognizione del loro attuale stato di avanzamento in Italia, a confronto con i principali Paesi europei, mediante l esposizione di alcune recenti evidenze statistiche. Ambiente La Figura 1.1 riporta la percentuale di brevetti relativi a tecnologie ambientali sul totale delle richieste depositate a livello internazionale mediante gli strumenti offerti dal Patent Co-operation Treaty (PCT) 1. In totale, i brevetti ambientali rappresentano nel 2007 il 3,7% del portafoglio mondiale, con un incremento rispetto al 2,9% del 1999. Nel complesso dell Unione Europea ammonta nel 2007 1 http://www.wipo.int/pct/en/

10 La cultura dell innovazione in Italia 2011 al 2% la percentuale di brevetti di tecnologie per la riduzione dell inquinamento e la gestione dei rifiuti, proporzione superiore al 2,5% registrato nel 1999. In quest ambito tecnologico, è il Giappone a presentare il più elevato livello di specializzazione, con il 2,3% del proprio insieme di brevetti. Per quanto riguarda le energie rinnovabili passa, tra il 1999 e il 2007, dallo 0,4% all 1,2% la percentuale di brevetti sull insieme delle invenzioni prodotte in Paesi dell Unione Europea. Più ridotto, in senso complessivo, è tuttora il peso relativo alle invenzioni nell ambito dei veicoli elettrici e ibridi e dell efficienza energetica, con una percentuale rispettivamente pari allo 0,4% e allo 0,9% dell insieme dei brevetti depositati a livello mondiale nel 2007. Le Figure 1.2, 1.3 e 1.4 approfondiscono la performance brevettuale italiana in alcuni dei più rilevanti campi tecnologici legati alle sfide ambientali, confrontandola con quella di alcuni dei principali Paesi industrializzati e pesando i dati in relazione al volume di popolazione, al fine di neutralizzare effetti di scala. Come illustrato nella Figura 1.2, nel 2008 l Italia presenta un numero di richieste di brevetto per la copertura di invenzioni nel campo delle energie rinnovabili pari a 0,8 per milione di abitanti, valore sensibilmente inferiore a quello di Germania (3,8 richieste per milione di abitanti), Stati Uniti (2,3), Regno Unito (1,7) e Spagna (1.6). Figura 1.1 Percentuale di brevetti* in tecnologie ambientali sul totale del portafoglio brevettuale, 2007 3 2 2 1 1 0 Riduzione dell'inquinamento e gestione dei rifiuti Veicoli elettrici e ibridi Energie rinnovabili Efficienza energetica (edifici e illuminazione) 2,3 0,5 1 1,1 2 1,2 0,7 0,5 1,8 0,9 0,6 0,4 1,6 1,1 1,3 0,7 0,4 0,3 0,3 0,2 Giappone UE (27) Totale BRIICS Stati Uniti * nell'ambito del Patent Co-operation Treaty - Fonte: OECD Science, Technology and Industry Outlook, OCSE (2010)

Introduzione - L innovazione in Italia in alcuni settori chiave 11 Guardando ai brevetti relativi all efficienza energetica, l Italia, con 0,2 richieste brevettuali per milione di abitanti, presenta un risultato in linea con quello di Paesi come Stati Uniti, Francia e Regno Unito, pur rimanendo distanziata dalla Germania, che nel 2008 presenta 1,5 domande di brevetto per milione di abitanti per invenzioni relative all efficienza energetica (Figura 1.3). Anche nell ambito delle tecnologie per la riduzione delle emissioni nocive la graduatoria brevettuale è guidata dalla Germania, con 8 richieste PCT per milione di abitanti nel 2008 (Figura 1.4). Segue a distanza l Italia, che presenta 0,3 richieste di brevetto per milione di abitanti in questo specifico campo, risultato sensibilmente anche rispetto a quello della Francia (2,5) e degli Stati Uniti (1,2). Figura 1.2 Numero di richieste di brevetto* nel campo delle energie rinnovabili nei principali paesi industrializzati, per milione di abitanti, 2008 4 3,8 2 2,3 1,7 1,6 1,1 0,8 0 Germania Stati Uniti Regno Unito Spagna Francia Italia * nell'ambito del Patent Co-operation Treaty - Fonte: "OECD Patents database", OCSE (2011) Figura 1.3 Numero di richieste di brevetto* nel campo dell'efficienza energetica (edifici e illuminazione) nei principali paesi industrializzati, per milione di abitanti, 2008 2 1,5 1 0,4 0,4 0,3 0,2 0,1 0 Germania Stati Uniti Francia Regno Unito Italia Spagna * nell'ambito del Patent Co-operation Treaty - Fonte: "OECD Patents database", OCSE (2011)

12 La cultura dell innovazione in Italia 2011 Figura 1.4 Numero di richieste di brevetto* nel campo della riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente nei principali paesi industrializzati, per milione di abitanti, 2008 10 8 8 6 4 2,5 2 1,2 0,8 0,3 0,1 0 Germania Francia Stati Uniti Regno Unito Italia Spagna * nell'ambito del Patent Co-operation Treaty - Fonte: "OECD Patents database", OCSE (2011) Energia Al tema dell efficienza energetica e della sostenibilità ambientale dei processi si affianca a quello delle forme di approvvigionamento e generazione di energia. In quest ottica, il crescente dibattito in merito alle politiche pubbliche più appropriate, soprattutto in relazione ai modelli da adottare nei futuri decenni, ha permesso di isolare due strade, eventualmente complementari, per il superamento dell utilizzo di fonti fossili: la produzione di energia nucleare e l impiego di fonti rinnovabili (geotermica, idroelettrica, solare, eolica e marina). L Internatio- Figura 1.5 Percentuale di utilizzo di energia nucleare e da fonti rinnovabili sul totale dell'energia elettrica generata: scenari di previsione a partire dai nuovi scenari di policy Nucleare Rinnovabili 60 Mondo OCSE Non OCSE 50 40 33 24 30 32 19 24 17 20 31 21 23 10 14 14 14 21 22 23 0 5 7 8 2008 2020 2035 2008 2020 2035 2008 2020 2035 Fonte: "World Energy Outlook 2010", International Energy Agency (2010)

Introduzione - L innovazione in Italia in alcuni settori chiave 13 nal Energy Agency ha elaborato una proiezione, riportata nella Figura 1.5, della possibile ripartizione di utilizzo di energia di natura nucleare e da fonti rinnovabili nel caso dell attuazione di un nuovo scenario di politiche pubbliche che confermi gli orientamenti annunciati dai principali governi in merito alla riduzione dell emissione di gas serra e all affrancamento, almeno parziale, dall utilizzo di fonti fossili per la produzione di energia. In tale contesto crescerebbe a livello mondiale il ricorso alle energie rinnovabili, per coprire il 32% del fabbisogno di energia elettrica nel 2032, a fronte del 19% del 2008, mantenendo invece inalterata la proporzione relativa all energia nucleare. Rifiuti Ulteriore tema di particolare rilevanza in relazione ai modelli di sviluppo, presenti e futuri, della società è quello - anch esso affrontato nel seguito del presente Rapporto - del ciclo di smaltimento e riutilizzo dei rifiuti. Nel 2008, la percentuale del volume di rifiuti smaltiti entro un processo volto alla generazione di nuova energia è pari 68,6%, in leggera crescita rispetto al 65,3% del 2006 (Figura 1.6). Guida questa particolare graduatoria la Germania, con il 94,8% dei volume di rifiuti inserito in un processo di smaltimento e produzione di energia presso impianti dedicati. Come illustrato nella Figura 1.7 la stessa Germania è leader, tra i principali Paesi europei, per ciò che concerne la percentuale del volume di rifiuti sottoposta a riciclo, pari al 70,5% nel 2008. Questa percentuale ammonta nello stesso anno in Italia al 59,6%, con una crescita rispetto al 57,5% del 2006. Per questo particolare indicatore, il valore relativo all Italia è in linea con quello di Regno Unito e Spagna, e superiore a quello registrato in Francia. Figura 1.6 Tasso di smaltimento o incenerimento (presso inceneritori) di rifiuti con obiettivi di produzione energetica 100 2006 2008 88,4 94,8 80 65,3 68,6 60 62,1 65,5 60,7 65,4 64,1 65,2 40 20 0 Germania Italia Regno Unito Spagna Francia Fonte: Eurostat (2011)

14 La cultura dell innovazione in Italia 2011 Figura 1.7 Percentuale del volume di rifiuti sottoposto a riciclo 80 60 40 20 66,5 70,5 2006 2008 57,5 61,5 54,9 59,6 59,1 54 54,8 55,2 0 Germania Regno Unito Italia Spagna Francia Fonte: Eurostat (2011) OGM Quello degli organismi geneticamente modificati (OGM) e, più in generale, dell ingegneria genetica, è un campo in cui lo sviluppo scientifico mostra una particolare vivacità. Ciononostante, i potenziali rischi per l ambiente e la salute umana e animale rendono, nonché l eventuale impatto economio-sociali sui modelli tradizionali, rendono questa traiettoria di sviluppo particolarmente critica. Come riportato nella Figura 1.8, relativamente all ambito scientifico degli OGM l Italia presenta un volume di invenzioni inferiore rispetto a quello dei principali Paesi europei, pari a 0,5 per milione di abitanti nel 2007 (dato in diminuzione rispetto al 2005, tendenza peraltro comune agli altri Paesi considerati), contro i 3 della Germania e i 2 della Francia. Figura 1.8 Numero di richiesto di brevetto su OGM presso lo European Patent Office, per milione di abitanti 8 6,1 2005 2007 4 3 3 3,1 2 0,8 1,2 1,3 0,6 0,5 0 Germania Francia Regno Unito Spagna Italia Fonte: Eurostat (2011)

Introduzione - L innovazione in Italia in alcuni settori chiave 15 Internet Va infine considerato, quale ulteriore campo di analisi in questo caso nel novero dell ampio e articolato settore ICT, quello della rete e dei nuovi servizi digitali costituisce uno degli ambiti dotati delle maggiori potenzialità, non solamente in termini puramente tecnologici, ma anche relativamente all efficienza dei processi - ad ogni livello di astrazione (dalle singole realtà alle grandi aggregazioni) - soprattutto nel settore pubblico e all opportunità di una migliore interazione tra istituzioni e cittadini. Non solamente il paradigma IT as a service, entro il quale trovano sviluppo modelli in grado di mutare, anche sensibilmente, la curva di costo delle imprese in materia ICT, con un incremento di efficienza dovuto a una migliore allocazione delle risorse, ma anche la nuova generazione di servizi digitali basati su ingenti flussi di dati poggiano la loro capacità di creazione di valore di Internet. Se tale aspetto investe l attività di imprese e organismi della pubblica amministrazione, va inoltre considerato come gli stessi cittadini possano beneficiare delle nuove opportunità della rete. Come illustrato nella Figura 1.9, la percentuale accesso a collegamenti a banda larga permane in Italia sensibilmente inferiore rispetto a quella dei principali Paesi industrializzati. Nel 2009, la percentuale di sottoscrittori di un contratto accesso a Internet di tipo broadband è pari al 19,8% degli abitanti, contro percentuali di circa il 29% per Francia, Germania e Regno Unito e una media europea del 22,8%. Figura 1.9 Numero di sottoscrittori di un contratto Internet a banda larga per 100 abitanti nei principali paesi industrializzati, 2009 35 30 25 20 15 10 5 0 29,3 29,1 28,9 Media OCSE 22,8 26,7 20,8 19,8 Germania Francia Regno Unito Stati Uniti Spagna Italia Fonte: "Measuring Innovation: A New Perspective", OCSE (2010)

16 La cultura dell innovazione in Italia 2011 Figura 1.10 Percentuale di cittadini per attività svolta via Internet, 2010 80 60 40 20 Comunicazione Internet banking Interagire con la PA 77 74 74 65 53 57 45 40 43 37 38 37 33 32 27 44 18 17 0 Regno Unito Germania UE (25) Francia Spagna Italia Fonte: Eurostat (2011) In molti dei principali Paesi europei appartiene tuttora al campo della comunicazione (Figura 1.10). In Italia il 44% degli utenti impiega la rete per comunicare con altri utenti, con una media europea del 65%. Ancora ridotta, rispetto agli altri Paesi considerati, è la percentuale di cittadini con accesso a Internet che utilizzano servizi per l interazione con la Pubblica Amministrazione, pari al 17% del 2010, con una media europea che sfiora un valore doppio.

17 Riferimenti Commissione Europea, 2010, Innovation Union Scoreboard Eurostat, 2011, Agricultural statistics Eurostat, 2011, Environment and Energy statistics Eurostat, 2011, Information Society statistics International Energy Agency, 2010, World Energy Outlook OCSE, 2010, Measuring Innovation: a New Perspective OCSE, 2010, Science, Technology and Industry Outlook OCSE, 2011, Patents database

21 Controlla le tue emozioni, o loro controlleranno te (Anonimo) Le emozioni sono sempre state maestre di raziocinio per l umanità (Luc de Clapiers, marchese di Vauvenargues) È proprio vero che un bravo decisore deve essere freddo, cioè capace di separare dall oggetto dell analisi sentimenti che lo porterebbero a fare scelte irrazionali? L idea che emozione e ragione siano entità opposte è una posizione che ha da sempre caratterizzato il dibattito sulla razionalità (si veda ad esempio Cartesio, 1649), sviluppatosi storicamente nelle scienze umane e sociali. La presunta dicotomia tra ragione ed emozione è tornata di grande attualità in seguito al disastro nucleare avvenuto nel marzo 2011 a Fukushima, in Giappone. Nello specifico, particolarmente significativa risulta essere la decisione del Governo Italiano di rimandare ogni decisione sul programma nucleare a un futuro prossimo, in quanto in questo periodo sarebbe difficile analizzarne costi e benefici in modo puramente razionale, senza cioè farsi influenzare dalla forte reazione emotiva conseguente alla tragedia giapponese. La convinzione secondo cui le decisioni importanti dovrebbero essere prese non facendosi influenzare dalle reazioni affettive è la conseguenza di un idea diffusa e radicata che considera le emozioni come un ostacolo alla razionalità. Secondo questa concezione, quindi, noi faremmo scelte migliori alienando i nostri sentimenti dalla ragione. Esiste però una vasta letteratura scientifica sul ruolo delle emozioni nella decisione e nella percezione del rischio che contraddice questa idea e mostra che il ragionamento analitico e razionale non può essere efficace se non è integrato da valutazioni affettive delle conseguenze, portando quindi a una più moderna e costruttiva concezione funzionale dell emozione (Mazzocco, 2008; Savadori e Rubaltelli, 2008). La ricerca attuale sembra corroborare un quadro molto più sfumato rispetto alla dicotomia ragione-emozione: se è pur vero che le emozioni, in certe circostanze, possono condurre a cattive decisioni, è altrettanto vero che non esistono decisioni che prescindano da giudizi sul

22 La cultura dell innovazione in Italia 2011 valore soggettivo e affettivo delle conseguenze. Senza queste valutazioni, non saremmo, infatti, nemmeno in grado di dire se certi eventi (ad esempio, vincere un premio alla lotteria o subire una perdita economica) hanno un valore positivo o negativo per noi. Inoltre, almeno in alcuni casi, sembra che le emozioni siano indispensabili per decidere in modo adeguato. In questo capitolo vedremo innanzitutto in che cosa consista la valutazione del rischio associato alle nuove tecnologie, evidenziando che la complessità dei processi di giudizio in questo ambito sfugge a concettualizzazioni troppo semplicistiche. Successivamente ci occuperemo delle valutazioni fatte dagli esperti di rischio, mostrando come anche i loro giudizi possano essere soggetti a errori sistematici tanto quanto accade alle persone non esperte. Infine, cercheremo di capire se il ruolo delle emozioni e quello della ragione siano conciliabili nell ambito delle decisioni sulle nuove tecnologie, approfondendo in particolare il caso della percezione del rischio associato alla produzione di energia nucleare. Valutare tecnologie complesse: un compito molto arduo Le nuove tecnologie vengono sviluppate con l intento di migliorare la nostra vita. Possono semplificare alcune attività altrimenti più complesse (si pensi ad esempio a come l introduzione dei veicoli a motore abbia reso più facili i nostri spostamenti), oppure permettere la diagnosi di patologie difficilmente osservabili (come nel caso della tomografia assiale computerizzata, la famosa TAC ), o incrementare le possibilità di conoscenze ed esperienza che ci vengono offerte (si pensi a com era la nostra vita prima della diffusione di internet e del world wide web!). Gli indubbi benefici offerti dalle nuove tecnologie sono però spesso accompagnati anche da possibili conseguenze negative, che possono coinvolgere sia i singoli individui, come nel caso delle radiazioni dovute alla TAC e al furto di dati sensibili in rete, ma anche l ambiente e la collettività, si pensi all inquinamento prodotto dagli autoveicoli alimentati a benzina. In alcuni casi le nuove tecnologie possono anche sollevare dubbi etici di non facile soluzione, come ad esempio nel caso dell uso delle cellule staminali. Per decidere se accettare o meno una nuova tecnologia o innovazione è necessario un processo di valutazione che tenga conto dei costi e dei benefici ad essa associati (cfr., Rumiati & Del Missier, 2009; 2010). Una valutazione razionale di una nuova tecnologia dovrebbe considerare tutti i potenziali rischi e benefici, nel breve e nel lungo termine, e integrare questi aspetti con ulteriori considerazione di ordine tecnico ed economico. Una tale analisi è un operazione piuttosto complessa e potenzialmente controversa, in quanto richiede una quantificazione

Ragione ed emozione nella valutazione dei rischi tecnologici 23 oggettiva, imparziale e basata su evidenze scientifiche delle conseguenze e dei potenziali rischi. Risulta quindi evidente che per questo tipo di valutazione è necessaria una conoscenza approfondita e specialistica della tecnologia in oggetto. Tuttavia, come vedremo in seguito, non sempre i pareri degli esperti sono accurati, non sempre gli esperti convergono nei loro giudizi, e la valutazione esperta non può essere considerata indipendente da considerazioni di ordine non strettamente tecnico (Slovic, Malmfors, Mertz, Neil, & Purchase, 1997). Inoltre, non è necessario possedere un esperienza specialistica o avere condotto degli approfondimenti di natura professionale per formarsi un opinione ed esprimere un giudizio su una nuova tecnologia. Il fatto che l opinione di persone non esperte sia di grande importanza è evidente se si pensa che il parere degli individui non esperti (solitamente la maggioranza della popolazione) è fondamentale per determinare non solo l accettazione o il rifiuto di una nuova tecnologia, ad esempio attraverso il voto in un referendum, ma anche la sua effettiva diffusione, tramite l acquisto o la fruizione dei prodotti dell innovazione oppure attraverso il boicottaggio o le azioni di protesta. Inoltre, come opportunamente segnalato da Paul Slovic, la concezione ampia che gli inesperti hanno sui rischi tecnologici può essere utile per individuare alcune dimensioni di rischio che talvolta vengono sottovalutate dagli esperti, spesso focalizzati su una concezione ristretta alla probabilità di conseguenze per la salute delle persone (Slovic, 1999). Diversi studi diventati ormai classici hanno indagato come le persone non esperte si rappresentino il rischio e quali siano le strategie usate per arrivare a esprimere giudizi e valutazioni su fonti di rischio legate alle nuove tecnologie (si veda anche Savadori & Rumiati, 2005; Del Missier & Rumiati, 2008). Le caratteristiche che definiscono la rappresentazione del rischio sono state studiate in particolare dal gruppo di ricerca guidato da Paul Slovic tramite una metodologia che ha preso il nome di paradigma psicometrico (ad esempio, Fischhoff, Slovic, Lichtenstein, Read, & Combs, 1978; Slovic, 1987; Slovic, 2000). Tale metodologia permette di identificare i fattori che caratterizzano la rappresentazione cognitiva del rischio e di evidenziare le caratteristiche che determinano la percezione di rischiosità legata a singole situazioni o attività. L applicazione di tecniche statistiche di analisi fattoriale ha mostrato che la struttura cognitiva del rischio può essere rappresentata da due grandi fattori che sono stati denominati rischio terrificante (dread risk) e rischio sconosciuto (unknown risk). Il primo fattore include caratteristiche quali la gravità delle conseguenze, la mancanza di controllo personale del rischio e più in generale la paura per le possibili conseguenze; sono solitamente giudicati terrificanti tecnologie come il nucleare ed eventi come le guerre. Il secondo fattore riguarda i rischi giudicati non osservabili, non

24 La cultura dell innovazione in Italia 2011 Figura 1.11 Il modello dell amplificazione sociale del rischio Amplificazione e attenuazione Fonti di informazione Canali di informazione Emittenti sociali Esperienza personale Organi di senso Opinioni leaders Gruppi culturali e sociali Rischio ed eventi rischiosi Comunicazione diretta Reti sociali informali Agenzie governative Organizzazioni di volontariato Comunicazione indiretta Professionisti dell informazione News media Feedback e iterazione Nota: figura adattata da Pidgeon, Kasperson, & Slovic, 2003

Ragione ed emozione nella valutazione dei rischi tecnologici 25 Emittenti individuali Filtro attentivo Decodifica Comportamento istituzionale e sociale Atteggiamenti e loro atteggiamenti Azioni politiche e sociali Effetti di espansione Gruppi Società Gruppo degli Comunità stakeholder professionali locali Impatti Calo nelle vendite Perdite finanziarie Interventi normativi Euristiche intuitive Valutazione e interpretazione Cognizione nel contesto sociale Risposte organizzative Protesta sociale Persone direttamente interessate Altr e Azie n de In d u s tr ie t e c n ologie S ocietà Cambiamenti organizzativi Controversie legali Aumento o diminuzione del rischio fisico Preoccupazione nelle comunità Perdita di fiducia nelle istituzioni

26 La cultura dell innovazione in Italia 2011 conosciuti e con effetti differiti nel tempo; esempi di rischi giudicati sconosciuti sono i pesticidi, i fertilizzanti e i raggi X. Mentre il fattore rischio sconosciuto si riferisce a una valutazione più cognitiva dei rischi, il fattore rischio terrificante è chiaramente più legato a una valutazione maggiormente emotiva, dovuta alle reazioni espresse dal nostro sistema affettivo. Vari ricercatori hanno ipotizzato che, per esprimere un giudizio o prendere una decisione, le persone siano in grado di utilizzare sia processi di tipo analitico sia processi di tipo intuitivo (teorie del doppio processo, si vedano ad esempio Epstein, Lipson, Holstein, & Huh, 1992; Evans, 2008; Kahneman, 2002). I processi analitici si baserebbero sull applicazione di algoritmi e regole normative, come ad esempio il calcolo delle probabilità, di conseguenza tenderebbero a essere lenti e dispendiosi in termini di risorse cognitive. I processi intuitivi, viceversa, sarebbero basati principalmente sull uso di semplici strategie intuitive chiamate euristiche, di conseguenza sarebbero veloci, automatici e necessiterebbero di minori risorse cognitive. Secondo questa prospettiva, le persone userebbero delle scorciatoie di ragionamento più semplici e veloci rispetto a un analisi sistematica quando devono effettuare delle valutazioni sui rischi associati a una nuova tecnologia e non dispongono delle conoscenze o del tempo necessari per una valutazione di tipo analitico. Questo non implica necessariamente che queste valutazioni siano irrazionali o sempre peggiori rispetto alle valutazioni analitiche: l uso di strategie euristiche è infatti il migliore compromesso per affrontare la complessità del mondo in modo ragionevolmente efficace nonostante i vincoli imposti dal nostro sistema cognitivo (cfr. le Nobel Lecture di Herbert Simon, 1978, e Daniel Kahneman, 2002). Le valutazioni espresse tramite processi intuitivi si basano in alcuni casi prevalentemente sulle reazioni emotive, come vedremo in seguito. In altri casi, tali valutazioni possono dipendere anche dalla rappresentazione in memoria di eventi e di esperienze passate. In particolare, una delle più note strategie intuitive usate per esprimere giudizi probabilistici, l euristica della disponibilità (Tversky & Kahneman, 1973), si basa proprio sulla disponibilità degli eventi della memoria: tanto è più facile recuperare dalla memoria o immaginare un evento, tanto più la sua occorrenza in futuro verrà giudicata probabile, se viceversa il ricordo è poco accessibile, anche la probabilità verrà ritenuta bassa. Solitamente la disponibilità in memoria e la facilità a immaginare un evento sono buoni indici di frequenza, in quanto in genere è più facile recuperare eventi più comuni che eventi più rari. Tuttavia si tende a sovrastimare l occorrenza di eventi fortunatamente rari ma che è facile recuperare della memoria (anche perché molto presenti sui mezzi di informazione), mentre vengono spesso sottostimati i rischi associati a eventi che è meno facile ricordare, ma in realtà più frequenti, come il diabete (Lichtenstein, Slovic, Fischhoff, Layman,