Ceramiche a vetrina pesante e a vetrina sparsa in Toscana. Il caso degli insediamenti di Scarlino (GR) e Rocca San Silvestro (LI)



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Ceramiche a vetrina pesante e a vetrina sparsa in Toscana. Il caso degli insediamenti di Scarlino (GR) e Rocca San Silvestro (LI) Nel quadro delle ricerche svolte in Toscana dalla fine degli anni Settanta dall'insegnamento di Archeologia Medievale dell'università di Siena, particolare rilievo hanno assunto le indagini di scavo, condotte in due insediamenti minori dell'area costiera: Scarlino (GR), un abitato sorto dall' incastellamento di una curtis e Rocca San Silvestro (LI), un villaggio fortificato di pertinenza feudale, ad economia minerario-metallurgica. Malgrado che le due situazioni analizzate non formino certamente un campione omogeneo e neppure rappresentativo dell'intera realtà territoriale toscano-tirrenica, il quadro della cultura materiale, limitatamente al consumo della ceramica, presenta affinità che, in buona parte, sembrano ricondursi alla comune dipendenza dei due centri dall'egemonia politico-economica esercitata da Pisa lungo la costa. Infatti tutte le ricerche qui effettuate consentono di delineare un panorama che, fra XI e XIV secolo, presenta comuni linee di tendenza. Tra queste interessa sottolineare la comparsa precoce ma poco frequente di prodotti a rivestimento vetrificato, provenienti dal Mediterraneo orientale ed occidentale, che non sembrano, al momento, trovare una circolazione paragonabile nelle aree interne della regione (Siena). Questo fenomeno riguarda manufatti di origine e qualità molto diverse, che evidenziano comunque una diffusione ancora assai limitata nell'ambito del consumo domestico. In questa sede, ci occuperemo specificatamente delle presenze di ceramica a vetrina pesante, che compare nei nostri insediamenti fra il IX e il X secolo e si protrae, con caratteri ovviamente diversi, fino alla prima metà del secolo XIII. CASTELLO DI SCARLINO (GR) Lo scavo ha evidenziato una sequenza stratigrafica che va dal Bronzo Tardo al I secolo a.c, un periodo di frequentazione che si protrae fino alla prima età imperiale ed una ripresa insediativa che mostra caratteri di continuità dall'alto Medioevo fino al XVII secolo. Delle fasi altomedievali è stato possibile individuare un abitato di capanne, interessato da cospicui rifacimenti, cui si affianca, nel IX secolo, una chiesa in muratura. Nel corso del X secolo l'insediamento subisce alcune trasformazioni di notevole entità, che comprendono la costruzione di elementi in muratura e la realizzazione della prima cinta difensiva. In questo periodo (anno 973) le fonti menzionano la curtis di Scarlino, probabilmente già incastellata 1. [295] Una parte della ceramica a vetrina pesante è stata rinvenuta in contesti datati fra il X e l'xi secolo, nell'area interna alla rocca (frammento non analizzato) e nella zona dell'abitato (quattro frammenti: analisi n. 151, 152, 153), in una sequenza stratigrafica che segna il passaggio tra l'insediamento di capanne e quello caratterizzato da edifici con fondazioni in pietra ed elevati di legno. L.C 1 Sull insediamento di Scarlino v. CECCARELLI LEMUT -FRANCOVICH-PARENTI 1984, pp. 149-188; FRANCOVICH 1980, pp. 19-20; FRANCOVICH 1982, p. 4, FRANCOVICH 1983, pp. 45-50 FRANCOVICH (a.c. di) 1985; FRANCOVICH-GELICHI 1979, pp. 92-98; FRANCOVICH-CUCINI-PARENTI 1989, pp. 47-78; TONDO 1985. Il volume dedicato allo scavo e ai materiali (Scarlino III) è in corso di pubblicazione.

Dall'area interna alla rocca proviene un altro frammento di invetriata del tipo più tardo, cronologicamente ben inquadrato in un contesto ceramico di fine XII-inizio XIII secolo (Area II.2, u.s 25). L'indagine stratigrafica ha restituito inoltre alcuni frammenti residui, da un contesto databile alla fine del XIII secolo (analisi n. 154, 155) e in un deposito di formazione moderna (analisi n. 156). Dato l'esiguo numero di frammenti rinvenuti, non è proponibile un'elaborazione statistica che evidenzi la variazione quantitativa di un gruppo ceramico rispetto agli altri nella sequenza stratigrafica. Dal territorio di Scarlino è noto sinora un solo frammento di ceramica a vetrina pesante, rinvenuto in un insediamento altomedievale, di cui viene ipotizzata l'occupazione nel corso del IX secolo 2. La presenza limitata di invetriata tra gli abbondanti materiali ceramici rinvenuti sul sito e nel territorio, la variabilità individuata nei tipi di impasto, per quanto concerne i reperti qui presentati, indicano che Scarlino non fu un centro di produzione, ma di consumo sporadico di manufatti di provenienza etereogenea (area campana, laziale, toscana interna). Gruppo 1 (analisi 156) Frammento di microvasetto a bordo svasato e distinto dalla parete da una lieve gola (Tav. I, 1). Sulla parete compare una decorazione plastica, formata da una cordonatura applicata tagliata da tratti trasversali. Vetrina esterna a copertura totale, densa, brillante, di colore marrone-giallastro. Interno nudo. Impasto medio-fine, di colore rosso-mattone, a frattura irregolare, confrontabile con tipologie diffuse in ambito salernitano su produzioni del IX-X secolo. Proviene da un deposito di formazione moderna (u.s 170). [296] Gruppo 2 (analisi 152) Frammento di parete di forma chiusa, non determinabile. Invetriatura esterna che riveste l'intero frammento, di spessore sottile, colore verde-giallastro. Interno nudo. Impasto molto depurato con frattura abbastanza netta, compatibile dal punto di vista mineralogico, con una produzione locale o regionale. Il contesto di provenienza (u.s 183) può indicare una datazione al X-XI secolo. Gruppo 3 (analisi 150-151) Due frammenti di parete (Tav. I, 3-4) pertinenti a forme chiuse non identificabili. Invetriatura esterna sottile a copertura parziale di colore marrone. Decorazione incisa a linea ondulata, eseguita a punta. Interno nudo. Impasto di media depurazione, a frattura irregolare, color arancio, con anima grigia. Le caratteristiche mineralogiche riportano all'area appenninica toscana. Probabile produzione regionale. Attualmente priva di confronto. I due frammenti provengono da due depositi stratigraficamente contigui (u.s 152 e 186), datati al X secolo. M.B. 2 V. CUCINI 1989, PP. 499-512.

Gruppo 4 (analisi 153) Frammento di parete di forma chiusa non identificabile. Invetriatura esterna densa, di colore verde oliva. Interno nudo. Decorazione incisa, costituita da due solcature parallele, probabilmente associate ad una linea ondulata, di cui si può identificare parte dell'apice. Il frammento presenta un impasto analogo a quelli del gruppo 3. La stratigrafia di provenienza (u.s 151) è databile al X-XI secolo. Gruppo 5 (analisi 155) Frammento di parete di forma chiusa non identificabile. Vetrina densa, brillante, di colore verde-oliva su tutta la superficie esterna. Interno nudo. Impasto mediofine, di colore rosato all'esterno e grigio all'interno, a frattura irregolare. Le caratteristiche mineralogiche indicano una possibile provenienza dalla media valle del Tevere. Probabile produzione romana del X-XI secolo. Il frammento proviene da un contesto (u.s 327) della fine del XIII secolo, caratterizzato da una discreta percentuale di materiale residuo. [297] Gruppo 6 (analisi 154) Frammento di parete di forma chiusa non determinabile. Superficie esterna con tracce di vetrina sparsa di colore marrone. Interno nudo. Annerimento per esposizione al fuoco all'esterno. Impasto abbastanza depurato, marrone con anima grigia, a frattura irregolare, analogo a quello riscontrato nel gruppo 3. Il frammento, databile al XII-XIII secolo, proviene da un contesto (u.s 327) della fine del XIII. Frammenti non analizzati Area II. 2 u.s 25 Frammento di bordo pertinente ad un boccale trilobato (Tav. I, 2; Tav. G, lb). Bordo diritto, orlo appena arrotondato, leggermente ingrossato. Buona tecnica industriale. Vetrina di colore bruno-giallastro, resistente e coprente, con maggiori colature all'esterno. Impasto duro, rossastro e depurato. I confronti morfologici rimandano ai più noti esemplari in acroma depurata 3 ed in particolare a quelli di produzione pisana, ampiamente diffusi nel XIII secolo, oltre che ad un frammento invetriato proveniente da Rocca San Silvestro (Tav. II, 1). Area I. 2 u.s 50 Frammento di parete pertinente a forma chiusa non identificabile (Tav. G, la). Vetrina esterna a chiazze non uniformi, resistente, di colore verdastro. Impasto duro, grigiastro con sottile colorazione rosata all'interno, depurato con qualche minutissimo incluso. Le indicazioni di carattere stratigrafico e l'accostamento della vetrina a quella presente sulla fusaiola di Rocca San Silvestro (Tav. II, 2), ci portano ad inquadrare tale reperto intorno al secolo undicesimo. L.C. ROCCA SAN SILVESTRO F.C. L'insediamento di Rocca San Silvestro, ubicato a pochi chilometri a nord-ovest di Campiglia Marittima (LI), è oggetto dal 1984 di indagini archeologiche, finalizzate alla conoscenza delle strutture materiali e delle forme produttive del castello, sorto intorno al X secolo per iniziativa feudale, allo scopo di garantire il controllo e lo sfruttamento delle notevoli risorse minerarie del territorio circostante 4. Lo studio delle emergenze monumentali e la valutazione dei contesti finora indagati, consentono già di delineare le fasi principali di sviluppo dell'abitato, attraverso una sequenza insediativa che copre interamente i secoli X-XIV, al cui interno risulta decisamente preponderante la documentazione stratigrafica di epoca bassomedievale (XIII-XIV). Dunque, giacchè la maggior parte dei depositi indagati non copre l'arco cronologico interessato dalla diffusione delle ceramiche 3 FRANCOVICH et al. 1980, fig. 19 nn. 16-18 P. 194 ed inoltre BUSI 1984, tav. 1 4 FRANCOVICH 1984/85, pp. 5-28; FRANCOVICH et al 1985, pp. 313-401; ID. 1987.

a vetrina pesante e sparsa, la loro scarsa incidenza nel quadro complessivo delle restituzioni, potrebbe costituire un dato insignificante. [298] In ogni modo, dai rinvenimenti finora effettuati è possibile verificare che su un campione di sei contesti stratigrafici riferibili alla prima fase di vita dell'abitato (secoli X-XI aree 4000, 6000, 2000, 8000, 8400, 9700), la vetrina pesante compare soltanto in quattro casi (8400, 4000, 9700, 2000) ed in forma sporadica, mentre la sua presenza, in qualità residuale, non è mai documentata. Questi dati evidenziano in modo inequivocabile la rarità ed il carattere eccezionale rivestito da questa classe in ambito locale. Del resto prodotti caratterizzati da rivestimento vetrificato sono praticamente assenti fino agli inizi del XII, quando compaiono alcuni tipi provenienti dall'italia meridionale, il cui commercio continua seppure in forma sempre limitata, nella prima metà del secolo seguente (invetriate verdi o giallastre, decorate a bande in bruno e verde, Spiral Ware ), insieme all'arrivo di altre produzioni ben note in tutta l'area toscano-tirrenica 5. Ed è proprio in un contesto databile entro la prima metà del XIII (area 9700), caratterizzato dalla presenza di alcune ceramiche d'importazione, che è stato rinvenuto un frammento riferibile ad una tarda (seconda metà XII-prima metà XIII) produzione di ceramica a vetrina pesante a macchia, da collocarsi probabilmente in ambito locale. Gruppo 1 (analisi 157) Tre frammenti di boccale con collo cilindriforme ed orlo leggermente ingrossato (Tav. II, l). Superficie esterna caratterizzata da solcature parallele piuttosto accentuate. Vetrina solo esterna, risparmiata, scrostata e densa, di colore marronegiallastro. Impasto depurato di colore marrone, a frattura netta. L'alto indice di depurazione lo rende generico all'osservazione mineralogica e dunque compatibile con molte aree di provenienza, ad esclusione di quelle vulcaniche (Lazio e Campania). [299] 5 Per quanto concerne le importazioni ceramiche testimoniate nell'abitato, ricordiamo invetriate verdi e gialle con decorazioni a bande in verde o bruno, Spiral Ware dall'italia meridionale (aree 9000, 9700); graffita bizantina (area 8400); giare islamiche (area 5500 ed altre); cobalto e manganese (area 9700); graffita tirrenica; maiolica in ramina e manganese di provenienza presumibilmente spagnola (area 6100); maiolica arcaica pisana (già a partire dalla metà del XIII secolo).

Probabile produzione regionale. Il contesto di provenienza, relativo all'abbandono di un'area produttiva esterna al perimetro fortificato (u.s 9714), è databile, in base all'associazione ceramica (cobalto e manganese, Spiral Ware, maiolica arcaica pisana della prima fase produttiva) entro la prima metà del XIII secolo 6. Frammenti non analizzati L.C. Area 4000 u.s 55 Fusaiola in ceramica ad invetriatura sparsa 7, di forma biconica, con fondo piano che reca tracce di distacco a lama e bordo leggermente defluente (Tav. II, 2 e Fig. 1). Sul diametro massimo è presente un punto d'attacco in fornace. Vetrina di colore verdastro a chiazze non uniformi, talvolta contigue, distribuite irregolarmente sulla superficie esterna, a differenza del foro passante che risulta quasi interamente rivestito. Impasto duro, rosato, selezionato. H. 0,016; diam. base 0,014; diam. foro 0,016. Per un inquadramento cronologico, oltre al già citato confronto con gli esemplari fiesolani (a cui si rimanda anche per le attribuzioni geografiche), si segnala come tale reperto provenga dai livelli di riempimento dell'ambiente 4000, ove peraltro è presente un muro di fase preromanica 8, in associazione con reperti ceramici molto frammentari e fluitati ed un esemplare ben conservato di denaro lucchese della fine dell'xi-inizio XII secolo 9. [300] Area 8400 u.s 47 Un frammento atipico di vetrina pesante pertinente ad una forma chiusa 10. Vetrina verdastra, scrostabile, abbastanza spessa, non particolarmente brillante. Impasto duro, grigiastro, con minute inclusioni. Le dimensioni particolarmente ridotte del reperto impediscono di esprimere considerazioni di carattere morfologico, mentre per l'attribuzione geografica, l'analisi macroscopica dell'impasto 11, permettendo di escludere un confronto diretto con i più noti manufatti di Roma, sembrerebbe suggerire una produzione di botteghe toscane. Le caratteristiche tecniche, il fatto che esso provenga dagli strati di abbandono di alcune strutture che rappresentano le prime "esperienze" in muratura dell'insediamento 12, ed il 6 Contesto ancora inedito. 7 Edita, v. relazione di C. AGRIPPA, Area 4000 in FRANCOVICH et al. 1985 p. 361. Fusaiole simili sono attestate a Fiesole in un contesto di fine X inizi XI secolo, unitamente ad esemplari ad impasto bianco ben depurato FRANCOVICH-VANNINI 1989 pp. 67-69 e 82-83. 8 AGRIPPA, Area 4000, cit. p. 359. 9 A. ROVELLI, Le monete in FRANCOVICH et al 1985, p. 383 n. 3 denaro di Enrico III- IV-V di Franconia, Lucca 1039-1125. 10 Edito: v. F. CUTERI, Area 8400. I materiali, in FRANCOVICH et al., l987, p. 70. 11 Su tale frammento non è stata eseguita nessuna analisi mineralogica, mentre quella macroscopica si deve alla Dott.ssa Lidia Paroli. 12 C. CUCINI, Area di scavo 8000, in FRANCOVICH et al., 1987, pp. 50-51.

ritrovamento nello stesso ambiente di due fermagli per cintura di un tipo già noto 13, indicano una collocazione cronologica tra la fine del X e l'inizio dell'xi secolo. Bibliografia * MANUELA BERNARDI - LAURA CAPPELLI - FRANCESCO CUTERI ( ) E. BOUCHARLAT, 1988, Chateaux de terre: de la motte à la maison forte: Histoire et archéologie médièvale dans la région Rhone-Alpes, Juin 1987 (edit. 1988). M.C. BUSI, 1984, Contributo alla conoscenza della ceramica pisana. I materiali della Torre della Fame a Pisa, Archeologia Medievale, XI, pp. 465-476. M.L. CECCARELLI LEMUT, R. FRANCOVICH, R. PARENTI, 1984, Scarlino: un castello della costa toscana fra storia e archeologia, in Castelli. Storia ed archeologia, a c. di R. Comba e A.A. Settia, Torino, pp. 149-188. C. CUCINI, 1989, L'insediamento altomedievale del podere Aione (Follonica - Gr), Archeologia medievale XVI, pp. 499-512. R. FRANCOVICH, 1980, Prima campagna di scavo a Scarlino (GR), NAM, aprile, pp. 19-20. R. FRANCOVICH, 1982 Scarlino, NAM, gennaio, p. 4. R. FRANCOVICH, 1983, Tremila anni di storia. Scavi di Scarlino, Etruria Oggi, II, 5, pp. 45-50. R. FRANCOVICH, 1984/85, Per la storia della metallurgia e dell'insediamento medievale sulla costa toscana: lo scavo del villaggio minerario di San Silvestro, Rassegna di Archeologia 4, pp. 5-28. R. FRANCOVICH (a cura di), 1985, Scarlino I. Storia e territorio, Firenze. [301] R. FRANCOVICH et al., 1980, Aspetti e problemi di forme abitative minori attraverso la documentazione materiale nella Toscana medievale, Archeologia Medievale, VIII, pp. 173-246. R. FRANCOVICH et al., 1985, Un villaggio di minatori e fonditori di metallo nella Toscana del medioevo: San Silvestro (Campiglia Marittima), Archeologia Medievale XII, pp. 313-401. R. FRANCOVICH et al., 1987, Rocca San Silvestro e Campiglia. Prime indagini archeologiche, (Quaderni dell'insegnamento di Archeologia Medievale della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Siena, 8), Firenze. R. FRANCOVICH, S. GELICHI, 1979, Ricerche archeologiche su un insediamento medievale della costa toscana. Prima campagna di scavo nell'area del Castello di Scarlino, Prospettiva, 19, pp. 92-98. R. FRANCOVICH, G. VANNINI, 1989, Le ceramiche medievali del musco di Fiesole (Quaderni del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Sezione archeologica - Università di Siena, 17), Firenze. R. FRANCOVICH, C. CUCINI, R. PARENTI, 1989, Dalla villa al castello: dinamiche insediative e tecniche costruttive in Toscana fra tardoantico e bassomedioevo, in Lo scavo archeologico di Montarrenti e i problemi dell'incastellamento medievale, a cura di R. Francovich e M. Milanese (Quaderni del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Sezione archeologica - Università di Siena, 18), Firenze. L. TONDO, 1985, Scarlino II. Il tesoro, Firenze. [302] F.C 13 CUTERI, Area 8400, cit., Tav. VI, 23, P. 73. Si veda inoltre per un puntuale confron to BOUCHARLAT 1988, p. 66; esemplari in un contesto di XI secolo. * Disegni eseguiti dalla Dott.ssa Enrica Boldrini.