Lo schema a blocchi di uno spettrofotometro



Documenti analoghi
Università degli studi di Messina facoltà di Scienze mm ff nn. Progetto Lauree Scientifiche (FISICA) Prisma ottico

La propagazione delle onde luminose può essere studiata per mezzo delle equazioni di Maxwell. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile

Genova TIPOLOGIE DI LAMPADE

Da Newton a Planck. La struttura dell atomo. Da Newton a Planck. Da Newton a Planck. Meccanica classica (Newton): insieme

Capitolo 2 Caratteristiche delle sorgenti luminose In questo capitolo sono descritte alcune grandezze utili per caratterizzare le sorgenti luminose.

Struttura Elettronica degli Atomi

Misura delle proprietà di trasmissione e assorbimento della luce da parte dei materiali mediante spettrofotometro

Esercizi su elettrostatica, magnetismo, circuiti elettrici, interferenza e diffrazione

La diffrazione. Lezioni d'autore

illuminazione artificiale

SENSORI E TRASDUTTORI

I.P.S.I.A. Di BOCCHIGLIERO Fotoemettitori e Fotorivelatori ---- Materia: Telecomunicazioni. prof. Ing. Zumpano Luigi. Filippelli Maria Fortunata

Generatore radiologico

L analisi della luce degli astri: fotometria e spettrometria

EMISSIONE E ASSORBIMENTO DI LUCE DA PARTE DELLA MATERIA

Classificazione dei Sensori. (raccolta di lucidi)

LA CORRENTE ELETTRICA Prof. Erasmo Modica

Lo spettro IR. Lo spettro IR è un grafico in cui vengono riportate: -Nell Nell asse delle ascisse

Spettrofotometria. Le onde luminose consistono in campi magnetici e campi elettrici oscillanti, fra loro perpendicolari.

La corrente elettrica

Relazione di Fisica. IV E a.s. 2011/2012. Badioli Federico, Ciprianetti Sofia, Pasqualini Roberto.

Ottica fisiologica (2): sistemi ottici

Corso di Laboratorio di Fisica prof. Mauro Casalboni dott. Giovanni Casini

OTTICA TORNA ALL'INDICE

IL FOTOVOLTAICO E L ARCHITETTURA

Interferenza e diffrazione

V= R*I. LEGGE DI OHM Dopo aver illustrato le principali grandezze elettriche è necessario analizzare i legami che vi sono tra di loro.

LA TERMOGRAFIA SPETTRO ONDE ELETTROMAGNETICHE

PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE

Einstein ci dice che la luce è costituita da unità elementari chiamate fotoni. Cosa sono questi fotoni?

Spettroscopia atomica

LA CORRENTE ELETTRICA

Introduzione all analisi dei segnali digitali.

SPETTROSCOPIA ATOMICA

APPUNTI DI ELETTROMAGNETISMO E RADIOTECNICA. Coordinatore del Progetto prof. Vito Potente Stesura a cura del docente ing.

INTERFEROMETRO (Michelson)

Spettroscopia e spettrometria ottica. Francesco Nobili

Termodinamica: legge zero e temperatura

LA MATERIA MATERIA. COMPOSIZIONE (struttura) Atomi che la compongono

DIFFRAZIONE, INTERFERENZA E POLARIZZAZIONE DELLA LUCE

APPUNTI DEL CORSO DI SISTEMI IMPIANTISTICI E SICUREZZA INTRODUZIONE AGLI IMPIANTI ELETTRICI: FONDAMENTI DI ELETTROTECNICA

La propagazione della luce in una fibra ottica

LA CORRENTE ELETTRICA CONTINUA

XRF SEM Micro-Raman. Fluorescenza a raggi X (XRF) S4 Pioneer - Bruker. Analisi elementale qualitativa e quantitativa

VERIFICA DELLA LEGGE DI MALUS E MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DI UNA SOLUZIONE CON DUE POLAROIDI

Campione sciolto in un solvente (deuterato) e. posto in un tubo. di vetro a pareti sottili di diametro di 5 mm e lungo circa 20 cm

Capitolo 4 Le spettroscopie. 1. Lo spettro elettromagnetico

FIGURE DI DIFFRAZIONE. SCOPO DELL ESPERIMENTO: Analisi della figura di diffrazione della radiazione luminosa prodotta da una fenditura.

I CIRCUITI ELETTRICI

Laboratorio di Fisica 3 Ottica 2. Studenti: Buoni - Giambastiani - Leidi Gruppo: G09

Circuiti amplificatori

vi dipende dalla composizione del mezzo che attraversa

COS'E' UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO E COME FUNZIONA

1 Caratteristiche dei materiali utilizzati in ottica oftalmica di Alessandro Farini 1.1 Caratteristiche ottiche dei materiali oftalmici

Induzione magnetica. Corrente indotta. Corrente indotta. Esempio. Definizione di flusso magnetico INDUZIONE MAGNETICA E ONDE ELETTROMAGNETICHE

Termologia. Introduzione Scale Termometriche Espansione termica Capacità termica e calori specifici Cambiamenti di fase e calori latenti

RIVELAZIONE DELLE RADIAZIONI IONIZZANTI. Nelle tecniche di rivelazione delle radiazioni ionizzanti le grandezze da rivelare possono essere diverse:

Forma d onda rettangolare non alternativa.

Fisica II - CdL Chimica. La natura della luce Ottica geometrica Velocità della luce Dispersione Fibre ottiche

Visione d insieme DOMANDE E RISPOSTE SULL UNITÀ

PANNELLI SOLARI TERMICI PANNELLI SOLARI FOTOVOLTAICI

I COLORI DEL CIELO: COME SI FORMANO LE IMMAGINI ASTRONOMICHE

2.1 CAPITOLO 2 I RAGGI E LE LORO PROPRIETÀ

LE FINESTRE E L ISOLAMENTO ACUSTICO

Energia nelle reazioni chimiche. Lezioni d'autore di Giorgio Benedetti

19 Il campo elettrico - 3. Le linee del campo elettrico

Radiazione atmosferica

GRANDEZZE ALTERNATE SINUSOIDALI

Usando il pendolo reversibile di Kater

BOZZA MANUALE SDI-FVG PASSIVE SOMMARIO

Radiazione elettromagnetica

ESPERIENZA 5 OTTICA FISICA INTERFERENZA E DIFFRAZIONE

Cenni sui trasduttori. Con particolare attenzione al settore marittimo

Una sorgente luminosa artificiale è generalmente costituita da due parti:

Un altro importante parametro di questo processo è la risoluzione che rappresenta la distanza minima che la litografia può apprezzare.

Tesina di scienze. L Elettricità. Le forze elettriche

Corso di DISPOSITIVI E SISTEMI PER LE COMUNICAZIONI IN FIBRA OTTICA

Esercitazione N. 1 Misurazione di resistenza con metodo volt-amperometrico

Si classifica come una grandezza intensiva

ESAME DI STATO DI LICEO SCIENTIFICO CORSO SPERIMENTALE P.N.I. 2004

SUPERLUMINESCENT DIODES (SLDs)


Laboratorio di Ottica, Spettroscopia, Astrofisica

Sensori di grandezze Fisiche e Meccaniche

All interno dei colori primari e secondari, abbiamo tre coppie di colori detti COMPLEMENTARI.

Abbiamo costruito il grafico delle sst in funzione del tempo (dal 1880 al 1995).

Ottica fisica e ottica ondulatoria Lezione 12

Quanto sono i livelli OSI?

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da

Laboratorio di Ottica, Spettroscopia, Astrofisica

PIANO DI STUDIO DELLA DISCIPLINA

Fisica II - CdL Chimica. Formazione immagini Superfici rifrangenti Lenti sottili Strumenti ottici

Spettrometria. Introduzione.

CORRENTE ELETTRICA Intensità e densità di corrente sistema formato da due conduttori carichi a potenziali V 1 e V 2 isolati tra loro V 2 > V 1 V 2

CONOSCERE LA LUCE. Propagazione nello spazio di un onda elettromagnetica.

Sommario Ottica geometrica... 2 Principio di Huygens-Fresnel... 4 Oggetto e immagine... 6 Immagine reale... 7 Immagine virtuale...

Il concetto di valore medio in generale

Laboratorio per il corso Scienza dei Materiali II

TX Figura 1: collegamento tra due antenne nello spazio libero.

1. OGGETTO E SCOPO DELLA RELAZIONE 2 2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2 3. DESCRIZIONE DEGLI IMPIANTI LINEA MT 2

Transcript:

Prof.ssa Grazia Maria La Torre è il seguente: Lo schema a blocchi di uno spettrofotometro SORGENTE SISTEMA DISPERSIVO CELLA PORTACAMPIONI RIVELATORE REGISTRATORE LA SORGENTE delle radiazioni elettromagnetiche è scelta in funzione dell intervallo spettrale che si vuole studiare. Nella regione del VIS una sorgente di largo impiego è quella costituita da una lampada a filamento di tungsteno (o wolframio). La radiazione emessa è il risultato dell alta temperatura a cui è sottoposto il materiale del filamento solido. Queste sorgenti forniscono una radiazione continua da circa 320 3000 nm, la maggior parte della quale, sfortunatamente, nel vicino IR. L intensità della radiazione emessa e la sua composizione spettrale, sono in stretta relazione con la temperatura del filamento, la quale a sua volta è in relazione alla tensione applicata. Tra V e I sussiste la relazione: I = K V n Con n che varia da 3 a 4 per lampade a tungsteno I 5000 K 4000 K 2000 K 1000 K 200 400 600 800 1000 nm

Aumentando la temperatura, la λ di intensità massima si sposta verso valori più bassi; alla temperatura usuale di funzionamento di circa 3000 K, solo il 15% dell energia radiante totale cade nel VIS. La vita media di una lampada a tungsteno aumenta notevolmente in presenza di I 2 o di Br 2, a bassa pressione, all interno della lampada (quarzo alogeno). Nella regione dell UV si utilizzano lampade a deuterio; si tratta di lampade ad arco, in cui il bulbo di quarzo è riempito di gas deuterio il quale, eccitato dalle scariche elettriche, emette uno spettro continuo di radiazioni al di sotto dei 400 nm. Per particolari impieghi vengono utilizzate come sorgenti lampade a vapori di Hg o di Cd; queste sorgenti emettono spettri a righe. IL SISTEMA DISPERSIVO ha il compito di isolare bande il più possibile monocromatiche (unica lunghezza d onda); infatti la precisione di una analisi dipende dalla monocromaticità della radiazione che incide sul campione. I sistemi dispersivi sono essenzialmente di due tipi a seconda del principio su cui basano il loro funzionamento: FILTRI: assorbono una parte delle radiazioni contenute nella luce bianca e trasmettono un pacchetto più o meno ristretto; sono utilizzati nei colorimetri ed abbracciano il campo del VIS; PRISMI e RETICOLI: scindono la luce disperdendola nelle sue componenti. La qualità di un sistema dispersivo è definita dal potere risolvente che rappresenta la differenza di λ tra due radiazioni che sono separate di 1 mm sul piano della fenditura in uscita. Un altro parametro importante è l ampiezza della banda passante, definita come l ampiezza effettiva della banda, cioè l intervallo di λ della banda di radiazioni che emergono con energia pari o superiore al 50% dell energia della radiazione nominale; si misura in nm. E max E max/2 Ampiezza di banda ± 10 nm 570 580 590 λ (nm)

1) I filtri si classificano in: Filtri a colore con ampiezza di banda ± 30, 60 nm e trasmittanza del 30% circa. Filtri interferenziali con ampiezza di banda ± 10, 20 nm e trasmittanza del 70% circa. 2) I PRISMI utilizzano come sistema dispersivo il vetro o il quarzo e sono costruiti in modo tale da utilizzare la legge di Snell: sen θ 1 η 1 = sen θ 2 η 2 Con: θ 1 = angolo di incidenza η 1 = indice di rifrazione del mezzo 1 rispetto al vuoto θ 2 = angolo di rifrazione η 2 = indice di rifrazione del mezzo 2 rispetto al vuoto LAMPADA TUNGSTENO PRISMA SPETTRO

L ampiezza della banda passante ottenuta con questi monocromatori è dell ordine di 0,1 10 nm e dipende da: Ampiezza della fenditura Potere dispersivo del prisma Lunghezza d onda Focale dell obiettivo Poiché l indice di rifrazione è funzione della λ, la deviazione che subisce il raggio è diversa da radiazione a radiazione: η 400 700 λ Le radiazioni rosse sono meno disperse e quindi si avrà una maggior concentrazione di energia tale che è possibile operare con fenditure molto strette. λ 1 Larghezza immagine sulla fenditura δs λ 2 Si definisce DISPERSIONE LINEARE RECIPROCA (DLR) il rapporto: DLR = δλ/δs Le radiazioni rosse presentano una DLR grande e ciò significa che la larghezza dell immagine sulla fenditura sarà piccola (cioè per ogni mm si avranno bande ampie).

Se DLR è 5 nm/mm significa che in ogni millimetro del piano focale si avranno bande da 5 nm: piano focale 0,0 650 nm 0,2 651 nm 0,4 652 nm 1 mm 0,6 653 nm 0,8 654 nm 1,0 655 nm Se cioè la fenditura è larga 1 mm, usciranno bande da 5 nm: 650 nm 655 nm 1 mm Se si restringe la fenditura a 0,5 mm, usciranno bande da 2,5 nm: 650 nm 652,5 nm 0,5 mm Quindi per avere radiazioni il più possibile monocromatiche si dovrebbe restringere la fenditura fino a larghezze infinitesime; ma restringere la fenditura significa aver minor energia, minor ampiezza di banda, alta risoluzione, maggior rumore di fondo per alta amplificazione.

Al contrario, per il violetto aumenta la dispersione e di conseguenza la purezza della luce ottenibile e per ottenere lo stesso segnale dal rivelatore è necessario aprire la fenditura. Quindi le radiazioni violette presentano una DLR piccola, una larghezza dell immagine sulla fenditura grande (cioè per ogni mm si avranno bande piccole). λ 1 Larghezza immagine sulla fenditura λ 2 δs Se DLR = 1 nm/mm significa che in ogni millimetro del piano focale si avranno bande da 1 nm: piano focale 0,0 400 nm 1 mm 400,5 nm 1,0 401 nm Se cioè la fenditura è larga 1 mm usciranno bande da 1 nm: 400 nm 401 nm 1 mm

Se si apre la fenditura a 2 mm, usciranno bande da 2 nm: 400 nm 401 nm 2 mm 402 nm Ribadiamo che aprire la fenditura significa aver maggior energia, maggior ampiezza di banda, bassa risoluzione, minor rumore di fondo per bassa amplificazione. I RETICOLI sono dei dispositivi che sfruttano il fenomeno della diffrazione, per cui si parla di reticoli di diffrazione. Essi sono costituiti da una serie di fenditure sottilissime (da 600 a 2000 per mm) ed equidistanti incise su uno schermo opaco ed effettuate con una affilata punta di diamante il cui moto è controllato da una macchina di alta precisione. d d = larghezza della fenditura D D = passo del reticolo

Se la larghezza (d) e la distanza (D) sono dello stesso ordine di grandezza della λ della luce, il reticolo presenta un comportamento caratteristico, dà fenomeno di diffrazione. Questo fatto può essere spiegato, ammettendo che ogni fenditura si comporti da vera e propria sorgente luminosa, che irradia in tutte le direzioni. Tuttavia, i raggi provenienti da queste sorgenti secondarie, si elidono parzialmente o totalmente per interferenza nella maggior parte dei casi, mentre sommano i loro effetti solo in alcune direzioni privilegiate, per le quali viene soddisfatta una particolare condizione: P D a θ b Perché in P si abbia un massimo, in ab devono essere contenute un n intero di λ: ab = n λ con n = 0, 1, 2, D sen θ = n λ

I raggi che emergono normali alla superficie del reticolo sono tutti in concordanza di fase essendo θ = 0; per essa l equazione è soddisfatta ponendo n = 0 e pertanto in questa direzione si avrà luce. Le altre direzioni di luce sono disposte simmetricamente intorno a questa e corrispondono a quei valori di θ per cui il sen θ è multiplo di λ/d. Il loro insieme costituiscono le frange di diffrazione. Se una sorgente di luce monocromatica invia i raggi su un reticolo di diffrazione, sullo schermo si formeranno altre immagini che corrispondono a quelle direzioni θ in cui è soddisfatta l equazione di cui sopra. I N T E N S I T A n = 0 n = 1 n = 1 n = 2 n = 2 SCHERMO RETICOLO OBIETTIVO FENDITURA SORGENTE

Nell immagine centrale è concentrata la maggior parte dell energia emessa dalla fenditura; le altre immagini laterali risultano tanto meno intense quanto più si discostano da quella centrale. Con luce policromatica le condizioni di rafforzo dei raggi non coincidono con le varie λ; fa eccezione la frangia centrale per la quale θ = 0 e pertanto la condizione di massimo è in questo caso indipendente dalla λ. n = 0 n = 1 n = 2 n = 3 n = 4 BLU λ = 470 nm n = 0 n = 1 n = 2 n = 3 VERDE λ = 530 nm n = 0 n = 1 n = 2 ROSSO λ = 750 nm ORDINE PRIMO SECONDO ZERO ORDINE ORDINE n = 0 n = 1 n = 2 Si nota che i massimi di ordine zero coincidono perfettamente per i tre colori considerati, mentre questa condizione non è verificata per i massimi di ordine superiore che risultano tanto più sfasati quanto maggiore è n. Sullo schermo si noterà una frangia bianca intensa centrale, dovuta alla sovrapposizione di tutte le frange di ordine zero. Lateralmente si avranno due zone scure di eguale intensità; allontanandosi compariranno i massimi

del 1 ordine dei vari colori dello spettro. Segue poi una zona di oscurità (per interferenza distruttiva), oltre la quale appare lo spettro del 2 ordine più esteso ma di intensità minore. I RIVELATORI hanno il compito di trasformare l energia radiante in un segnale elettrico che viene trasferito ad un indicatore analogico e digitale ed eventualmente ad un registratore. Si possono distinguere: Fototubo o cella fotoelettrica il cui funzionamento è basato sull effetto fotoelettrico, consistente nell emissione di elettroni da parte di alcune superfici metalliche colpite da energia radiante. Il fenomeno è regolato dalla relazione di Einstein: hν = E 0 + ½ m v 2 Energia del fotone Energia cinetica Potenziale di ionizzazione = hν 0 Secondo cui l energia del fotone hν, in parte ha funzione di strappare gli elettroni dall attrazione del nucleo ed in parte si trova sotto forma di energia cinetica degli elettroni espulsi. Il fototubo è costituito da due elettrodi all interno di un ampolla sotto vuoto in vetro con finestra di quarzo o interamente di quarzo. hν Catodo Anodo

I fotomoltiplicatori si basano sull effetto dell emissione secondaria. Quando un raggio luminoso incide sul catodo di una comune cella a vuoto si ha emissione di elettroni i quali accelerati dal campo elettrico presente, vengono intercettati dall anodo. La corrente prodotta è debole ed il fenomeno prende il nome di emissione primaria. Gli elettroni che giungono all anodo accelerati hanno una energia cinetica sufficiente ad espellerne altri: per ogni elettrone incidente si ha emissione di 3 5 nuovi elettroni. Questo fenomeno prende il nome di emissione secondaria ed in una comune cella a vuoto non dà luogo ad alcun fenomeno in quanto l anodo, che è l unico elettrodo positivo presente, si riprende gli elettroni che aveva emesso. Inserendo invece nella cella un terzo elettrodo ad un potenziale più positivo rispetto all anodo, gli elettroni espulsi per emissione secondaria, vengono accelerati dal terzo elettrodo, dando luogo ad una corrente che fluisce nel circuito esterno. hν Ciascun elettrodo, denominato dinodo, verrà collegato in punti diversi di una resistenza in modo tale che ognuno assumerà potenziali via via crescenti; in questo modo ciascun elettrodo si comporterà da anodo nei confronti del precedente e da catodo nei confronti del successivo. I fotomoltiplicatori sono molto costosi e per questo destinati agli strumenti di maggior prestazioni, dove si opera con bande passanti molto sottili e perciò povere di energia.