Il presente volume è stato prodotto nell ambito del progetto PPTIE, promosso dal Ministero degli Affari Esteri presso la Direzione Generale per gli



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Il presente volume è stato prodotto nell ambito del progetto PPTIE, promosso dal Ministero degli Affari Esteri presso la Direzione Generale per gli Italiani all Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM), co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo e realizzato dal Centro Internazionale di Formazione dell ILO, con il coordinamento scientifico del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell Università degli Studi di Roma La Sapienza (Dicembre 2006).

Indice Capitolo primo - Gli italiani residenti all estero e le migrazioni qualificate 3 1.1 Le tante diaspore italiane 3 1.2 Gli italiani all estero oggi e le migrazioni qualificate 12 1.2.1 Le migrazioni qualificate 16 1.2.2 Le migrazioni qualificate italiane 20 Capitolo secondo - Reti sociali e sviluppo territoriale: la rete degli esperti italiani all estero 33 2.1 Verso una società delle reti 33 2.2 Social Network Analysis e reti di competenze a supporto dei partenariati internazionali 36 2.3 La prospettiva metodologica della Social Network Analysis 39 2.4 La rete di competenze degli esperti italiani all estero 42 2.4.1 Il percorso metodologico seguito 42 2.4.1.1 L oggetto di ricerca: una tipologia di esperto italiano all estero 42 2.4.1.2 Articolazione geografico-territoriale e organizzativa del contesto di ricerca 44 2.4.1.3 La popolazione degli esperti italiani all estero 47 2.4.1.4 Tecnica e strumento di rilevazione 49 2.4.2 I risultati della ricerca 52 2.4.2.1 Il modello di analisi 52 2.4.2.2 I rispondenti: alcune riflessioni generali 58 2.4.2.3 La provenienza geografica e la mobilità territoriale degli esperti 60 2.4.2.4 Il reticolo geografico 67 2.4.2.5 La condizione professionale degli esperti 70 2.4.2.6 Il reticolo professionale e organizzativo 75 2.4.2.7 Ruolo professionale e relazioni lavorative esterne 77 2.4.2.8 Le aree di competenza degli esperti: network e connessioni 82 2.4.2.9 La partecipazione ad eventi e/o progetti in materia di partenariati internazionali 91 1

2.4.2.10 Conoscenza e legami con altri esperti italiani all estero 92 2.4.2.11 I nodi centrali della rete degli esperti 96 2.4.2.12 La mappa delle competenze della rete 98 2.5 Osservazioni conclusive 106 Capitolo terzo - Il ruolo delle nuove tecnologie nella creazione delle reti di persone 109 3.1 Premessa 109 3.2 Lo scenario dei nuovi metodi di lavoro 109 3.3 Produrre conoscenza, non oggetti 113 3.4 Le caratteristiche del lavoro cooperativo in rete 117 3.5 Il sistema di lavoro cooperativo per i progetti con gli italiani residenti all estero 119 3.6 Osservazioni conclusive 122 Capitolo quarto - Gli italiani famosi all estero 125 4.1 Premessa 125 4.2 Robert Viscusi 127 4.3 Regina Barreca 129 4.4 Connie Fierravanti Wells 131 4.5 Nancy Pelosi 133 4.6 Gaetano Gagliano 135 4.7 Gesualdo Ma struzzo 137 4.8 Charly Chiarelli 139 4.9 Antonio D Alfonso 140 4.10 William Donato Phillips 142 4.11 Charles Gargano 145 4.12 Rudolph Giuliani 147 4.13 Angelo Mozilo 150 4.14 Dennis Tito 152 4.15 Antonio Caruso 154 4.16 Pietro Scalia 156 Bibliografia 158 Allegato 1 168 Allegato 2 173 2

Capitolo primo - Gli italiani residenti all estero e le migrazioni qualificate 1.1 Le tante diaspore italiane L emigrazione e il processo di integrazione delle comunità italiane all estero sono da tempo oggetto di studio delle scienze umane, per via della grande rilevanza che questo fenomeno ha avuto per lo sviluppo della cultura e della storia del nostro Paese. Molti altri territori hanno conosciuto e conoscono fenomeni migratori di grande portata, ma il caso italiano si presenta alla storia come unico perché caratterizzato da una lunga continuità temporale, da una variegata provenienza territoriale e sociale, da una diffusione e diversificazione dei luoghi di destinazione e, soprattutto, da un intensità numerica senza precedenti. L emigrazione ha infatti portato all estero quasi 27 milioni di italiani a partire dal 1876 (anno della prima rilevazione ufficiale degli espatriati) fino al 1988; tuttavia, il fenomeno ha raggiunto questa enorme portata perché trae la sua origine sin dall epoca medievale. Giovanni Pizzorusso 26, uno dei maggiori studiosi dell argomento, spiega che nel corso dei secoli alcune macro-aree geografiche hanno generato migrazioni regolari e ripetute ogni anno: la discesa a valle dall arco alpino e la mobilità agricola nell Italia centro-meridionale, per esempio. Ma è solo a partire dalla riunificazione italiana che si può parlare di vero e proprio esodo migratorio. La grande emigrazione ottocentesca è così il culmine di un processo iniziato da tempo e soprattutto ne conserva alcune caratteristiche, fra cui quella del ritorno, magari per poi partire e tornare ancora 27. L emigrazione novecentesca può essere suddivisa in varie fasi causate dai due conflitti mondiali. I grandi flussi del primo quindicennio del secolo scorso, diretti soprattutto verso le Americhe, 26 Pizzorusso G., Le radici d ancien régime delle migrazioni contemporanee: un quadro regionale, in Giornale di storia contemporanea, IV, 1, 2001. 27 Ivi. 3

sono interrotti dalla Grande Guerra. Appena terminato il conflitto gli espatri riprendono, ma la chiusura degli sbocchi migratori nelle Americhe e poi la grande crisi del 1929 rallentano di nuovo il fenomeno o piuttosto lo incanalano verso nuove direzioni. Il ventennio fascista, se si prescinde dai falliti tentativi di emigrazione coloniale e dal fuoriuscitismo politico, è quindi caratterizzato dalla tendenza a trasferirsi in Francia (per chi parte dal Nord Italia) o nelle Regioni centro-settentrionali per chi parte dal Sud. Quanto avviene tra il 1922 e il 1940 è la premessa alla ripresa dell emigrazione verso l estero dopo il 1945 e al grande spostamento dal Sud al Nord dei decenni successivi. Gli anni Cinquanta e Sessanta sono infatti caratterizzati dalla grande migrazione interna dal Meridione verso le fabbriche settentrionali e da esodi massicci verso le Americhe ma, soprattutto, verso l Australia. A partire dagli anni Settanta, una decade critica per tutto l Occidente, decrescono infine tutte le migrazioni, interne ed estere: persino il movimento frontaliero si contrae progressivamente e negli anni Ottanta è ormai dimezzato. In questi ultimi trentacinque anni, il mondo dell emigrazione ha conosciuto infatti notevoli cambiamenti. Le comunità italiane all estero si sono integrate nei paesi di destinazione e nei paesi di più antica tradizione migratoria siamo già alla quarta generazione, mentre altri paesi sono tutt oggi meta di emigrazione. Tuttavia la globalizzazione, l avvento delle tecnologie della comunicazione e dell informazione e dei trasporti veloci hanno reso le comunità più mobili e i paesi di origine e di arrivo più coesi. Le reti di relazioni tra migranti e terre di origine si sono infatti rafforzate e ampliate attraverso la creazione di relazioni sociali composite e multiple tra paesi. Prende oggi forma la figura del trasmigrante che intrattiene contemporaneamente varie relazioni (familiari, politiche, professionali) tra luoghi differenti e crea dei veri e propri campi sociali che attraversano le frontiere nazionali dando vita a interessanti legami tra i vari paesi 28. 28 Vertovec S., Conceiving and researching transnationalism, in Ethnical and racial studies, a.22, n.2, pp. 447-462, 1999 e Vertovec S., Trends and impacts of migrant transnationalism, Working Paper COMPAS N.3, University of Oxford, 2004. 4

Allo stesso modo, il passare del tempo e i cambiamenti avvenuti nella società mondiale hanno influito notevolmente sugli atteggiamenti degli italiani all estero nei confronti della madrepatria e sull orientamento dell Italia verso i suoi emigrati. Per comprendere tali relazioni e analizzare i rapporti tra cittadini all estero e l Italia è pertanto necessario capire chi sono oggi i protagonisti della diaspora. Nel mondo, si stima che le persone di origine italiana siano circa sessanta milioni ma non è possibile avere una stima certa del totale degli emigrati all estero e dei loro discendenti. Secondo l Ufficio Nazionale Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana (oggi Fondazione Migrantes) e le rilevazioni del Ministero dell Interno, pubblicate dall ISTAT, il numero degli italiani all estero dopo l ultimo censimento del 2001 è di 3 milioni e 870 mila 29, mentre dall ultima stima AIRE il numero dei residenti all estero si sarebbe ridotto di oltre 650 mila unità: gli italiani all estero registrati presso l Anagrafe del Ministero dell Interno a maggio 2006 sono infatti 3.106.251 30. Una variabile fondamentale per comprendere le differenze tra gli italiani all estero è l analisi per generazioni. La struttura per età dei nostri emigrati rispecchia, con alcune differenze, quella dei connazionali che ancora vivono nel Paese. Dal confronto risulta minore la popolazione con meno di 17 anni ma superiore sia quella che si trova nella fascia d età che va dai 18 ai 24 anni sia coloro che si trovano nella fascia successiva. Si evidenzia pertanto che la popolazione italiana residente all estero è leggermente più giovane di quella residente in patria. Gli anziani con più di 75 anni sono inferiori, all estero, di poco più di un punto percentuale. 29 I dati qui citati sono stati estratti dal sito dell Ufficio Nazionale Migrantes, oggi Fondazione Migrantes, elaborati da Pugliese, 2002, in www.chiesacattolica.it/cci_new/cei/. 30 La ripulitura degli archivi in occasione delle elezioni politiche del 9 aprile 2006 ha portato alla cancellazione di molti cittadini dalle liste. 5

Tabella 1.1 - Fasce d età, popolazione residente all estero e in Italia al 31 gennaio 2006 Fasce d età % all estero % in Italia 0-17 15,73 17,07 18-24 8,22 7,35 25-34 14,75 14,32 35-44 16,38 16,19 45-54 13,85 13,31 55-64 12,53 11,99 65-74 10,33 10,49 75 anni e più 8,20 9,28 Totale 100,00 100,00 Fonte: nostra elaborazione su dati AIRE e ISTAT. Le persone sopra i 65 anni (il 18,53% del totale della popolazione) sono coloro che sono emigrati nel Dopoguerra oppure sono figli di persone emigrate prima della Seconda Guerra Mondiale che hanno mantenuto la cittadinanza italiana. Molti dei figli degli emigrati non mantengono però la cittadinanza del proprio paese di origine per riuscire a integrarsi meglio nel luogo dove sono nati. Per molti questo passaggio è stato fortemente voluto, per altri obbligato, e questo ha fatto sì che il legame con l Italia non si sia spezzato definitivamente. Le persone più anziane hanno contribuito allo sviluppo italiano tramite l invio di rimesse e hanno mantenuto i legami culturali e tradizionali con i loro luoghi d origine. Parlando invece delle fasce d età più giovani è utile la distinzione proposta da Cristiano Caltabiano e Giovanna Gianturco 31 tra discendenti ed epigoni in una recente ricerca sui giovani italiani all estero. I primi sono gli italiani di seconda e terza generazione, che hanno ereditato l esperienza migratoria dei genitori o dei nonni. Essi si trovano all estero non per loro scelta relazionandosi, pertanto, con la diaspora attraverso la ricostruzione della storia del loro paese e delle dinamiche migratorie del proprio nucleo familiare. Gli epigoni sono invece i nuovi emigranti, che ripercorrono a volte le orme dei primi emigrati, benché mossi da aspirazioni personali nuove e progetti di vita differenti. Il processo di globalizzazione ha 31 Caltabiano C., Gianturco G., Giovani oltre confine, Carocci, Roma, 2005. 6

profondamente mutato il senso di appartenenza nazionale e le identità, alimentando forme di identificazione sociale frammentarie, dove gli assi del locale, del nazionale e del globale si intersecano 32. Il fenomeno della glocalizzazione ha infatti mondializzato gli orientamenti culturali e gli spazi sociali modificando le identità personali e la vita quotidiana attraverso una nuova relazione tra globale e locale 33. Nuovi tipi di migrazione e di mobilità si stanno rapidamente diffondendo modificando il classico concetto di emigrazione e la figura del migrante visto come un uomo povero, sradicato, marginale, disperato 34. Le motivazioni dei migranti di oggi e i risultati delle loro azioni sono profondamente diversi, così come lo sono le origini geografiche, le destinazioni, le rotte e i modi di viaggiare 35. Infine, la fascia di mezzo è rappresentata dal 57,51% del totale dei cittadini italiani all estero e comprende tutte le persone tra i 25 e i 64 anni. Fanno parte di questo gruppo tutti i cittadini inseriti nella realtà lavorativa. Sono loro i veri protagonisti dei rapporti con l Italia 36. Essi infatti intrattengono relazioni con le autorità locali e con quelle italiane; si relazionano con la rete diplomatica e consolare; fanno parte dei Com.IT.ES. 37 e del C.G.I.E. 38 ; si occupano del mondo associativo e delle relazioni culturali con i propri territori di provenienza; informano il resto del mondo sulla realtà degli italiani all estero attraverso numerosi organi di stampa e, infine, sono stati eletti in Parlamento in occasione delle ultime elezioni. Questa è una possibile suddivisione dei cittadini italiani all estero ma, secondo alcuni, la diffusione della cultura italiana nel mondo attraverso l emigrazione e il processo di globalizzazione, ha permesso 32 Ivi, pp. 17-18. 33 Robertson R., Globalizzazione. Teoria sociale e cultura globale, Asterios, Trieste, 1999. 34 King R., Verso una nuova tipologia delle migrazioni europee, in La Critica Sociologica, n. 143-144, Autunno 2002, Inverno 2002-2003, pp. 9-34. 35 Ivi. 36 Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo 2006, IDOS, 2006. 37 Comitati degli Italiani all Estero. 38 Consiglio Generale degli Italiani all Estero. 7

la creazione di una comunità transnazionale a carattere globale che può essere definita come la comunità italica 39. Gli italici, come li definisce Piero Bassetti 40, sono una comunità ancora differente rispetto ai discendenti e agli epigoni della diaspora italiana. Essi infatti comprendono tutti gli italiani, i ticinesi, i dalmati, gli istriani, i maltesi, i sammarinesi e i rispettivi oriundi (quali gli italo-statunitensi, i dalmati d Australia, i ticinesi d Argentina), legati da una lingua e da forti vincoli culturali e valoriali comuni. Essi comprendono anche tutti coloro che apprezzano i valori, la cultura e i prodotti di stampo italico, che imparano volentieri la lingua italiana, che visitano con piacere e spesso le terre a partire dalle quali l italianità si è espansa in tutto il mondo. Gli italici, dunque, non rispondono a realtà nazionali precise ma formano una comunità di tipo globale, tenuta unita da un insieme di valori, da una storia comune, un modo condiviso di affrontare l esistenza piuttosto che un destino politico-statale uniforme delimitato da frontiere nazionali. Essi, infatti, non si pongono obiettivi di tipo prettamente nazionale, come l affermazione del proprio paese nel mondo e la propria affermazione all interno di questo sistemapaese, ma interagiscono efficacemente in un ambito ben più vasto, quello italico appunto, pur sempre attraverso le specificità locali dei paesi in cui risiedono. Questa categoria si inserisce in modo singolare e paradigmatico nella nuova globalizzazione, aggregando forze e risorse con l obiettivo di diffondere l Italian style e i valori del mondo in italiano del quale si sentono e intendono fare parte 41. Secondo altri autori è invece riduttivo parlare di una sola diaspora italiana e, conseguentemente, di una comunità italiana all estero. Gli italiani all estero sono infatti distribuiti in tutti i continenti e vivono pertanto contesti socio-economici profondamente diversi; sono emigrati in periodi differenti per vari motivi e pertanto non hanno creato una diaspora italiana nazionale o unita, ma hanno invece creato molte diaspore temporanee e mutevoli, diaspore di persone con 39 Roic S., (a cura di),globali e locali. Timori e speranze della seconda modernità, incontro con Piero Bassetti, Giampiero Casagrande Editore, Lugano, 2001. 40 Ivi. 41 Janni P., Mclean G., The essence of Italian culture and the challenge of a global age, in Cultural Heritage and Contemporary Change, series IV - West Europe, volume 5, 2003. 8

un identità e un senso della fedeltà difficilmente quantificabili come italiane 42. Secondo Donna Gabaccia 43 soltanto negli ultimi decenni è possibile cominciare a parlare di emigrati italiani all estero, uniti da un senso di identità nazionale, alla ricerca di continuità nel legame con l Italia, con le sue istituzioni e nella speranza di costruire un identità condivisa in tutto il mondo 44. In questa prospettiva, spesso si preferisce parlare di reti migratorie italiane, piuttosto che di una vera e propria diaspora come quella ebraica o africana 45 ; l utilizzo del termine diaspora costringe pertanto ad accettare una definizione più ridotta del termine, staccandola dalla sua associazione con il senso di appartenenza a una nazione. Un altro elemento caratteristico delle migrazioni italiane è il transnazionalismo un fenomeno soltanto apparentemente recente ma che, nella pratica, caratterizza da tempo la realtà migratoria italiana. Possiamo definire il transnazionalismo come un modo di vivere che lega insieme famiglia, lavoro e consapevolezza di avere più di un territorio nazionale 46. Contemporaneamente all inserimento e all assimilazione nei paesi di destinazione, i migranti italiani infatti mantengono legami costanti e solidi con la madrepatria. Ad oggi il transnazionalismo è reso più immediato ed evidente dalle moderne tecnologie e dalla facilità di spostamento. In questa ottica le collettività di migranti sono intese come comunità mobili di individui che soggiornano all estero senza un preciso termine temporale circolando tra due o più territori, appartenenti a Stati 42 Gabaccia D., Emigrati, Le diaspore degli Italiani dal Medioevo ad oggi, Torino, Einaudi, 2003, p. XIX. 43 Ivi. 44 Ivi. 45 Secondo la Gabaccia le diaspore sono spesso formate da esuli e vittime di guerre o persecuzioni; i protagonisti delle diaspore vivono pertanto una condizione di oppressione che influisce fortemente sulla formazione di un identità di diaspora il cui fulcro è rappresentato dal senso della perdita nei confronti del paese da cui sono stati cacciati associata al forte desiderio di ritornare in patria. Di queste caratteristiche dell identità di diaspora gli italiani possiedono solo il desiderio di ritornare nella terra di origine. Ivi. 46 Glick Shiller N., Bash L., Blanc-Szanton C., (ed.), Towards a Transnational Perspective on Migration. Race, Class, Ethnicity, and Nationalism Reconsidered, Academic Press, New York, 1992. 9

diversi, e alimentando circuiti attraverso cui transitano informazioni, oggetti, idee, capitali e immagini oltre che persone 47. Ad ogni modo la diaspora, o meglio le diaspore italiane, a distanza di più di un secolo dall inizio dei flussi migratori, hanno ormai una loro identità, nonché una connotazione come comunità a sé. In una società globale, collegata tramite le reti tecnologiche e sociali, l italianità, intesa come sentimento di appartenenza né rigida né uniforme a una comunità, è sempre più il frutto di un opzione che di un ascrizione, un fattore coesivo e identificativo importante, nel quale la componente etnica si richiama a un sistema di valori e saperi, di storia, cultura, tradizioni, di umanesimo, di capacità creative e di intraprendenza. È un elemento che assume un forte significato di aggregazione e di riconoscimento, rafforzato dalle vicende tipiche della diaspora, in seno alle differenti generazioni degli italiani emigrati e dei loro discendenti 48. Varie sono ad oggi le iniziative sviluppate da parte delle Istituzioni nazionali per valorizzare in modo differente rispetto al passato le comunità italiane all estero. Tra queste il Ministero degli Affari Esteri cerca da tempo di fornire assistenza, informazione e di attivare circuiti di relazioni culturali, linguistiche, economiche e commerciali tentando di aggregare le diaspore in un unica comunità di italiani nel mondo 49. L elemento di aggregazione, il valore caldo dell appartenenza, è più simile a un moto di empatia, a una comunanza di atteggiamenti e comportamenti del modo di fare associazione, di essere localmente integrati e nello stesso tempo legati alle comunità di origine. Quindi, un modo di essere fruibile da chiunque lo condivida nel suo rapporto con il mondo, nella vita quotidiana e professionale. Nelle comunità italiane all estero sono presenti élite locali con una forte apertura globale in grado proprio per la loro specifica storia di interpretare i valori del radicamento e, nello stesso tempo, quelli della globalizzazione. 47 Mezzetti P., Stocchiero A., Transnazionalismo e catene migratorie tra contesti locali, Working Paper CeSPI, marzo 2005, in http://www.cespi.it/wp/wp16- transnazionalismo.pdf. 48 Ministero degli Affari Esteri, Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, in Documento del Laboratorio La rete delle comunità d affari italiane nel mondo: una risorsa strategica per il paese, Milano, 2000. 49 Siciliano M., Marketing di stato e comunicazione per gli italiani all estero, in Rivista italiana di Comunicazione Pubblica, Anno VIII n. 28/2006, pp. 79-85. 10

In particolare, a livello economico, in molti sostengono l esistenza di una comunità d affari estesa su base mondiale, centrata sullo scambio di beni e servizi, come una struttura articolata secondo un modello a rete, privo di un centro egemone, in cui ciascun elemento nodale, senza dipendere dalla contiguità spaziale, è in relazione con l altro in posizione di autonomia. Nel caso dell emigrazione italiana, come descritto in precedenza, questo modello a rete si è contraddistinto poi per l elevata capacità di adattamento alle realtà locali e per la capacità di diffusione dei valori e dei saperi propri della cultura italiana, dell italian way of life, ovvero il modo di vivere italiano. In questo modo, le varie comunità italiane nel mondo si sono sviluppate lungo dimensioni non solo commerciali, tipiche delle business communities, ma hanno recepito e sfruttato la ricchezza immateriale del patrimonio di alleanze formali e informali, di relazioni fiduciarie stabilite tra utenti e fornitori per dare forma a un universo definito come mondo in italiano 50. L immagine dell Italia all estero è stata costruita innanzi tutto grazie alle comunità emigrate che si sono integrate nei paesi di destinazione portando con sé le caratteristiche tipiche della nostra cultura lavorativa. Gli emigrati italiani, infatti, e i loro discendenti si sono stabilmente inseriti e integrati nei vari paesi, divenendo attori di un ascesa sociale, collettiva e personale, che li ha visti assumere responsabilità e posizioni di prestigio in ambito accademico, scientifico, politico, amministrativo, imprenditoriale, della cultura e dell arte, nelle sue varie forme 51. Un inserimento aperto che coinvolge le comunità italiane nelle dinamiche tipiche delle società moderne e che le caratterizza in un duplice modo: da un lato mediante processi di innovazione e cambiamento e dall altro nella continuità e nella tradizione. In un ottica transnazionale, oggi l italiano all estero è visto pertanto dal mondo istituzionale come motore di sviluppo per il territorio di origine. Da sempre, infatti, i movimenti migratori hanno contribuito 50 CSER, Sviluppo, internazionalizzazione e la risorsa emigrazione, Progetto ITENETs, 2001. 51 Senato dalla Repubblica-Camera dei Deputati, Conferenza dei Parlamentari di origine Italiana, Atti, Roma, 20-21 novembre 2000. 11

allo sviluppo dei territori di partenza: economicamente attraverso le rimesse e culturalmente attraverso i legami che hanno creato tra i paesi. I nostri emigrati non hanno mai formato una nazione slegata o uno stato nazione deterritorializzato ma hanno mantenuto salde le identità nazionali e l amore per il proprio paese. Allo stato attuale, dunque, gli emigrati costituiscono una risorsa preziosa per lo sviluppo di quelle aree italiane, come il Mezzogiorno, che faticano ad aprirsi verso l estero e a trovare una loro dimensione internazionale. Il Meridione italiano vive infatti una condizione di marginalità geografica, economica e politica; questa condizione può essere però un opportunità per lo sviluppo territoriale, sociale ed economico passando proprio dalle relazioni internazionali. In sintesi, gli italiani all estero possono contribuire fortemente al processo di sviluppo in considerazione del legame profondo che li lega alla terra di origine; del fatto che emigrati di generazioni precedenti sono spesso soggetti con una consolidata posizione sociale ed economica nei paesi che li hanno accolti; del rilevante potenziale nella gestione di relazioni cross cultural e, non ultimo, per via delle numerose migrazioni qualificate e del notevole brain drain italiano, un fenomeno in crescita negli ultimi anni che sta assumendo dimensioni sempre più consistenti. 1.2 Gli italiani all estero oggi e le migrazioni qualificate Distinguere gli individui italiani all estero in base alla cittadinanza, all italicità o alle generazioni a cui appartengono è solo uno dei tanti modi in cui si possono studiare le diaspore italiane. Un altro modo, forse il più utilizzato, è quello di approfondire realtà territoriali nei paesi di destinazione. Numerose sono infatti le ricerche sull immigrazione italiana negli Stati Uniti piuttosto che nei Paesi del Nord Europa come la Germania, il Belgio e la Svizzera. 12

Secondo i dati AIRE 52, all inizio del 2006, il totale dei cittadini italiani all estero era di 3.520.809 53. Presso le Anagrafi Consolari 54 risultano invece iscritti, al 31 gennaio 2006, 3.498.809 italiani. Secondo i dati consolari più della metà degli italiani all estero, 2.026.599, pari al 58% del totale, risiede in Europa (nel 2005 risultavano il 55%). Le percentuali di tutti gli altri continenti risultano notevolmente diminuite rispetto al 2005. Il 36,6% degli italiani vive in America (1.280.621 persone), il 3,47% in Oceania, di cui 119.568 in Australia e soltanto 1.937 in Nuova Zelanda. L Asia è il continente in cui risiedono meno connazionali, 23.988 (0,69%), mentre in Africa risiede l 1,32% degli italiani residenti all estero (46.096 in valore assoluto) (Graf. 1.1). 52 Anagrafe degli Italiani Residenti all Estero, istituita presso il Ministero dell Interno. 53 Questa stima si è notevolmente ridotta nel corso dell anno per la ripulitura degli archivi in vista delle elezioni: al 9 maggio 2006 le iscrizioni risultavano 3.106.251. 54 L Anagrafe Consolare ha lo scopo di tenere aggiornato il registro anagrafico di tutti i cittadini italiani residenti all estero, agevolando i contatti tra le pubbliche amministrazioni ed i connazionali con una continua revisione dei dati. L Anagrafe Consolare non va confusa con l Anagrafe degli Italiani Residenti all Estero (A.I.R.E). La Legge prevede che ogni cittadino che trasferisce la propria residenza all estero debba presentarsi personalmente, entro 90 giorni dall avvenuto espatrio, con un documento di riconoscimento ed un permesso di soggiorno al Consolato competente al fine di sottoscrivere la prescritta dichiarazione. Il modulo d iscrizione all A.I.R.E. (CONS/01) verrà tempestivamente inviato in Italia dal Consolato. Detto formulario deve essere compilato pertanto anche da coloro che sono già iscritti all'a.i.r.e. ma trasferiscono la propria residenza nella circoscrizione di un altro Consolato. 13

Grafico 1.1 - Italiani iscritti alle Anagrafi Consolari: distribuzione per area geografica al 31 gennaio 2006 36,60% 3,47% 1,32% 0,69% 57,92% A FRICA EUROPA ASIA AMERICA OCEANIA Fonte: nostra elaborazione su dati del Ministero degli Affari Esteri. Dei 3 milioni e 520 mila italiani iscritti all AIRE al 31 gennaio 2006, 2.033.027 vivono in Europa (il 57,74% dell emigrazione totale), 46.293 in Africa (1,31%), 1.291.465 nelle Americhe (36,68%), 26.892 in Asia e 123.132 in Oceania (3,50%) (Graf. 1.2). 14

Grafico 1.2 - Italiani iscritti all AIRE: distribuzione per area geografica al 31 gennaio 2006 3,50% 1,31% 36,68% 0,76% 57,74% A FRICA EUROPA ASIA AMERICA OCEA NIA Fonte: nostra elaborazione su dati AIRE. Fra i paesi che contano il maggior numero di iscrizioni alle Anagrafi Consolari in testa troviamo la Germania con 574.242 iscritti (16,41% del totale degli emigrati), seguita dalla Svizzera con 491.752 e dall Argentina con 451.015. La ripulitura degli elenchi ha fatto slittare, rispetto allo scorso anno, tutti i Paesi del Sud America di una posizione. L Argentina risulta oggi al terzo posto, il Brasile al sesto, mentre l Uruguay è passato dal dodicesimo posto del 2005 alla tredicesima posizione. Le prime 15 comunità, in ordine di grandezza, risultano comunque invariate. Sono tutte dislocate in Europa o nelle Americhe con due uniche eccezioni: la comunità italiana in Australia, la decima in ordine di grandezza con 119.568 iscritti e la comunità residente nell unico Stato africano, il Sud Africa, tra le prime quindici con 27.528 persone. Sensibilmente diversa è la situazione secondo i dati AIRE anche perché, rispetto allo scorso anno, il totale degli iscritti non ha subito notevoli variazioni come per gli schedari delle Anagrafi Consolari che hanno perso 500 mila iscritti 55. In generale in tutti gli Stati si nota un 55 Per il registro AIRE queste cancellazioni sono verificabili nei dati di maggio 2006. 15

aumento degli iscritti rispetto al 2004 eccetto per Stati Uniti, Canada, Francia e Australia. La comunità italiana all estero con il maggior numero di iscritti si trova sempre in Germania (575.505). Anche per l AIRE al secondo posto c è la Svizzera (491.226), seguita dall Argentina con 451.755 cittadini italiani iscritti. Rispetto allo scorso anno l unico slittamento avvenuto è quello degli Stati Uniti, dal quinto al sesto posto, superato dal Belgio con 239.374 iscritti, e del Canada (151.114) scavalcato dalla Gran Bretagna con 164.961 iscritti. Un altro elemento fondamentale nell analisi dell emigrazione è la provenienza regionale. Questa viene fornita dai registri AIRE. Dall analisi dei valori percentuali di ogni regione si evince che il 52,49% del totale degli iscritti proviene dalle sette Regioni del Meridione (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia). Il Mezzogiorno è infatti l area che ha subito maggiormente il fenomeno migratorio. I registri AIRE forniscono, infine, una stima dei settori di inserimento, delle qualifiche professionali e del titolo di studio dei cittadini italiani all estero. Sebbene siano solo dati aggregati su un universo non rappresentativo del totale della realtà italiana all estero, queste informazioni costituiscono la base per lo studio delle migrazioni qualificate italiane all estero. 1.2.1 Le migrazioni qualificate All interno dei flussi migratori c è sempre stata una percentuale, sebbene esigua rispetto alla massa, di persone portatrici di un notevole patrimonio di conoscenze e di capacità di vario tipo. Questa minoranza non è stata all inizio oggetto di particolare attenzione da parte degli studiosi, ma costituisce oggi uno degli aspetti più importanti dell analisi dei fenomeni migratori, in una società come quella odierna nella quale lo sviluppo economico si basa 16

essenzialmente sulla disponibilità adeguata di conoscenza scientifica e tecnica 56. Nel corso degli ultimi cinquanta anni, argomenti come le migrazioni qualificate, la fuga dei cervelli (brain drain) e la circolazione delle conoscenze sono divenuti sempre più importanti nel dibattito mondiale sulle migrazioni internazionali per via dei profondi cambiamenti socio-economici avvenuti nella società globale. I primi studi sistematici risalgono agli inizi degli anni Sessanta del XX secolo ad opera, quasi esclusiva, di ricercatori anglosassoni: il termine, divenuto in seguito di uso comune, di brain drain indicava originariamente, in un rapporto della Royal Society di Londra 57, l esodo di scienziati britannici verso gli U.S.A. Questo fatto non sorprende, dato che le condizioni immediatamente seguenti alla Seconda Guerra Mondiale rendevano numericamente ed economicamente significativo solo il flusso di ricercatori dalla Germania e dall Inghilterra verso gli Stati Uniti 58. Negli anni 60 e 70 del secolo scorso l attenzione si volse in particolare alle migrazioni di studiosi e di professionisti dai paesi in via di sviluppo. In quegli anni, infatti, il termine brain drain venne impiegato anche per determinare il crescente fenomeno degli studenti che dai paesi poveri si recavano nei paesi più sviluppati per compiere i loro studi e che spesso vi rimanevano. In quel periodo, assunse notevole importanza il fatto che la partenza dei cittadini più qualificati sottraesse ai paesi in via di sviluppo i soggetti che avevano le competenze e la mentalità adatte a far decollare l economia nazionale. Il fatto poi che queste competenze venissero utilizzate dai paesi più ricchi era ritenuto un ingiusto aiuto tecnologico dei paesi in via di sviluppo a quelli sviluppati 59. Lo studio della mobilità delle competenze è passato attraverso varie fasi. Negli anni Settanta si è sviluppato il concetto di trasferimento inverso di tecnologie dai paesi in via di sviluppo verso i paesi di 56 Avveduto S., Brandi M.C., Todisco E., (a cura di), Le migrazioni qualificate tra mobilità e brain drain, in Studi Emigrazione, n. 156, CSER, Roma, 2004. 57 Royal Society, Emigration of Scientists from the United Kingdom, Report of a Committee appointed by the Council of the Royal Society, London, 1963. 58 CSER, op.cit.. 59 Boussaid L., L exode des cerveaux et les pays en développement, in Migration société, N. 56 Vol. 10 Mars April 1998, pp. 65-71. 17

destinazione delle migrazioni 60. Si è avuto poi un lungo periodo, intorno agli anni Ottanta-Novanta, in cui la fuga dei cervelli non ha più destato preoccupazioni. Lo sviluppo delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione hanno indotto gli osservatori del fenomeno a pensare che si sarebbero formati networks internazionali di studiosi nel mondo e che i migranti qualificati avrebbero potuto lavorare a distanza con il proprio paese di origine. Per alcuni versi la mobilità internazionale delle persone con alte qualifiche è oggi un dato di fatto; in molti infatti ritengono che il mondo economico sia ormai costituito da un unico grande mercato, nel quale materie prime, capitali, informazioni e forza di lavoro circoleranno più liberamente, pur persistendo vincoli restrizionisti. Secondo questi teorici, anche la manodopera tenderà sempre di più a equilibrarsi, con un travaso dalle zone ove vi è abbondanza verso le zone dove vi è carenza, in funzione delle nuove necessità. Si dovrà forse parlare più di spostamenti transnazionali che di migrazioni 61, in quanto la localizzazione del lavoro sarà una conseguenza del processo di globalizzazione 62. In realtà il problema appare più complesso e il fenomeno del brain drain non è stato risolto grazie a Internet e alla globalizzazione dei mercati. Vari studi hanno evidenziato l esistenza di network e contatti tra emigrati e paesi di origine 63 ma vi sono serie ragioni che portano altri studiosi a ritenere che il fenomeno sia addirittura in via d espansione 64. Evidentemente è molto vantaggioso che un ricercatore o un professionista possa specializzarsi all estero in settori non adeguatamente sviluppati nel proprio paese e successivamente 60 Risoluzione 39-III/197 delle Nazioni Unite. 61 Todisco E., Mobilità dei cervelli e mobilità delle conoscenze, Atti del Convegno Internazionale Migrazioni. Scenari per il XXI secolo, Firenze, 27-30 settembre 2000. 62 È questa l ottica transnazionalista precedentemente illustrata. 63 Come ad esempio il caso colombiano della Rete CALDAS formata da ricercatori e studenti nel mondo [Gaillard A.M., Gaillard J., Les enjeux des migrations scientifiques internationales. De la quete du savoir à la circulation des competences, L Harmattan, Paris, 1999]; oppure il caso della nostrana Bancadati DAVINCI, creata dal Ministero degli Affari Esteri, in http://www.esteri.it/davinci/. 64 Iredale R., The need to import skilled personnel: factors favouring and hindering its international mobility, in International Migration, vol. 37, n.1, 1999, pp. 89-123. 18

ritornare in patria per mettere a frutto la propria esperienza; così come è certamente positivo che i sistemi di ricerca e sviluppo tecnologico di paesi che non dispongono di elevatissime risorse vengano introdotti, dai connazionali che lavorano all estero, in circuiti scientifici di alto livello godendo così di un flusso di informazione e di innovazione che altrimenti non avrebbero potuto ottenere 65. Tuttavia, ciò che spesso accade è che i ricercatori formati all estero trovino anche condizioni migliori di lavoro, decidendo pertanto di non ritornare più in patria e svolgere la propria professione a beneficio dei paesi di destinazione. Ma chi sono effettivamente i migranti qualificati? Nonostante la notevole importanza economica di questo segmento di emigrazione, nel quale di fatto i Governi vedono una risorsa, la via più pratica e immediata per risolvere carenze interne e opportunità di qualificazione in nuovi settori del lavoro locale, le migrazioni qualificate restano un oggetto di osservazione e di studio circoscritto e settoriale. I dati sono pochi, spesso non confrontabili e non differenziati per sesso, per età e per qualifica. Sono generalmente considerati lavoratori a alta qualifica, oltre ai ricercatori, coloro che possiedono titoli di studio universitari o un alta specializzazione in campi particolari. Quest ultima categoria è però mal definita e, per di più, la definizione varia da un paese all altro. Vi sono inclusi, in genere, specialisti altamente qualificati, personale esecutivo indipendente, manager esperti, tecnici e agenti commerciali specializzati, personale medico, investitori, uomini d affari e piccoli industriali. I soggetti appartenenti a queste categorie hanno maggiori opportunità di spostarsi da una nazione all altra, per trovare migliori condizioni dove utilizzare e incrementare la propria esperienza e capacità, o anche solo per massimizzare i ritorni economici della propria istruzione e professione. Altri ancora, fornitori di servizi transnazionali, si spostano dove tali prestazioni sono richieste, senza cercare di avere né la residenza né un lavoro stabile nel paese che li ospita: rappresentano 65 Bettahar Y., «Les Migrations Scientifiques Algeriennes vers la France», in La Dette à l Envers, n. 1221, Septembre-Octobre, 1999, pp. 32-40 e De Tinguy A., «Le depart des cervaux de la CEI en Occident: fuite ou mobilité?innovation», in The European Journal of Social Sciences, vol/, 1994, n.2. 19

quindi una categoria diversa dai tradizionali lavoratori specializzati 66. Grafico 1.3 - Mappa delle migrazioni qualificate nel mondo Paesi di destinazione Paesi di Origine Paesi non colpiti dal fenomeno Fonte: Robinson Projection. 1.2.2 Le migrazioni qualificate italiane Lo studio delle migrazioni qualificate si rivela pertanto difficile, per la difficoltà di definizione dei cervelli ma soprattutto perché risulta molto arduo reperire dati su questo gruppo di migranti. Gli unici dati sui cui è possibile lavorare, per rilevare la consistenza della fuga dei cervelli italiana, sono i dati AIRE, relativi al titolo di studio, alla professione e al settore lavorativo di inserimento dei concittadini all estero. Un altro dato importante per comprendere i flussi verso l estero sono le cancellazioni anagrafiche rilevate dall ISTAT. È infatti estremamente facile reperire informazioni sulla mobilità a breve termine di studenti, professori e ricercatori, quando 66 Iredale R., op. cit., pp. 89-123. 20

questa avviene nell ambito di programmi specifici nazionali o comunitari (come il Programma Socrates/Erasmus 67 e il Programma Leonardo 68 promossi dalla Commissione Europea, il Fellowship Programme 69 o il Junior Professional Officer Programme 70 curati dalle Nazioni Unite) ma è davvero difficile ottenere informazioni sulla mobilità a lungo termine, la migrazione vera e propria, perché non è quasi mai inquadrata in programmi ufficiali ma deriva spesso da decisioni individuali e non viene sempre comunicata alle autorità nazionali preposte oppure viene comunicata quando l emigrazione diviene ormai definitiva 71. A maggio 2006, solo l 1,9% del totale dei cittadini italiani all estero possiede una laurea; il 69,6% non possiede alcun titolo di studio, l 8,9% ha soltanto la licenza elementare, l 8,5% la licenza media e il 4,3% il diploma di scuola media superiore. Rispetto alla situazione italiana, rilevata nel Censimento del 2001, la distribuzione è molto diversa. Tabella 1.2 Titolo di studio della popolazione residente all estero al 31 maggio 2006 e in Italia in base al Censimento 2001 Titolo di studio % all estero - 2006 % in Italia - 2001 nessun titolo 69,60 15,80 licenza elementare 8,90 25,40 licenza media 8,50 30,00 licenza superiore 4,30 21,30 laurea 1,90 7,50 non disponibile 6,80 0,00 Totale 100,00 100,00 Fonte: nostra elaborazione su dati AIRE e ISTAT. Le persone senza titolo di studio all estero appartengono alle prime generazioni di emigrati, fuoriuscite dall Italia prima dell inserimento nella scuola dell obbligo. Sebbene sembri esiguo il numero dei 67 http://ec.europa.eu/education/programmes/socrates/erasmus/erasmus_it.html. 68 http://www.programmaleonardo.net/. 69 http://www.esteri.it/ita/5_34_166_257.asp. 70 http://www.undesa.it/desc-jpo_ita.html. 71 Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo 2006, IDOS, 2006. 21

laureati italiani all estero è però in forte aumento negli ultimi anni. Rispetto ai dati del 2001 (AIRE), in soli 5 anni si è registrato un incremento del 53,2% 72. Se nel 2001 i laureati all estero erano soltanto 39.013 73 ad oggi si contano 59.756 iscritti all AIRE in possesso di diploma universitario. Dai dati AIRE risulta che gli emigrati italiani laureati risiedano prevalentemente in America Latina (28.450 persone), in Europa (21.158) e in America del Nord (5.926) 74. Da questi dati sembra che l emigrazione italiana qualificata segua gli schemi migratori di quella totale nazionale ma, guardando i paesi di destinazione, è facile vedere che i laureati si concentrano non tanto in Europa ma nei pesi dell America Latina come l Argentina, il Brasile, e in America del Nord, in particolare negli Stati Uniti. Il primo Paese europeo della classifica è la Svizzera, che si colloca al quarto posto: il 54% dei laureati italiani all estero si trova in questi quattro paesi. Tra i paesi di nuova emigrazione va segnalata come meta significativa la Spagna 75. Osservando i settori lavorativi, la maggior parte dei laureati lavora nel settore terziario (22,9%) mentre solo l 1,1% si occupa di agricoltura, il 4,8% lavora nell industria e il 2,2% nel commercio. 72 Fondazione Migrantes, op. cit. 73 Avveduto S., Brandi M.C., Le migrazioni qualificate in Italia, in Avveduto S., Brandi M.C., Todisco E. (a cura di), Le migrazioni qualificate tra mobilità e brain drain, in Studi Emigrazione, n. 156, CSER, Roma, 2004, pp. 797-830. 74 Fondazione Migrantes, op. cit. 75 Ivi. 22

Tabella 1.3 - Cittadini italiani residenti all estero per titolo di studio e settore di attività (maggio 2006) Titolo di studio Nessuno Non prof.le 2.017.280 Agr.ra 21.407 Ind. 8.306 Comm. 3.177 Altre att.tà 11.083 Non disp. 9.958 Totale 2.071.211 Elementare 187.915 5.762 28.922 5.309 16.272 30.813 274.993 Media inf. 182.930 3.281 28.365 10.370 20.714 19.027 264.687 Media sup. 93.322 4.391 7.282 6.041 16.176 5.867 133.079 Laurea 38.709 680 2.887 1.301 13.654 2.345 59.576 Non disp. 3.205 509 1.487 433 895 206.176 212.705 Totale 2.523.361 36.030 77.249 26.631 78.794 274.186 3.016.251 Fonte: Fondazione Migrantes, Rapporto sugli italiani nel mondo, 2006. 23

Il registro AIRE permette anche un analisi della qualifica professionale dei laureati all estero. Il Ministero dell Interno utilizza però una classificazione piuttosto aggregata, che contempla solo sei tipologie di professione: non professionale/disoccupato, imprenditore/professionista, lavoratore in proprio, dirigente/impiegato, coadiuvante familiare e lavoratore dipendente. I migranti ad alta qualificazione possono essere considerati tutti coloro che si sono classificati nelle prime due qualifiche professionali. Nel 2006 appartengono al primo gruppo 20.834 iscritti, mentre al secondo 56.876; il numero totale è considerevolmente più elevato dei laureati iscritti. Tra gli imprenditori e i professionisti il 48,7% possiede comunque una laurea e il 21% un diploma di scuola media superiore. Tra i dirigenti e gli impiegati la situazione è simile: il 22,3% è laureato, il 37,9% diplomato. Molto interessante è il fatto che ci siano vari laureati che svolgono però professioni con basse qualifiche come i coadiuvanti familiari (laureati 2,8% e diplomati 9,3%) o i lavoratori dipendenti generici con il 2,2% di laureati e il 10,4% di diplomati. 24

Tabella 1.4 Cittadini italiani residenti all estero per titolo di studio e qualifica professionale (maggio 2006) Titolo di studio Lav. dipend. Coad. famil. Lav. in proprio Dirigente/ Impiegato Imprend./ Prof.sta Non prof./ Occupato Non disp. Totale Nessuno 19.320 3.573 3.537 6.672 2.244 2.113.927 11.938 2.161.211 Elementare 48.576 3.316 7.669 2.845 1.202 178.398 32.987 274.993 Media inf. 49.705 2.992 7.683 12.621 2.683 170.911 18.092 264.687 media sup. 14.397 1.065 4.544 21.537 4.375 82.481 4.680 133.079 Laurea 3.026 316 1.662 12.690 10.153 30.227 1.502 59.576 Non disp. 2.939 140 623 511 177 1.581 206.734 212.705 Totale 137.963 11.402 25.718 56.876 20.834 2.577.525 275.933 3.106.251 Fonte: Fondazione Migrantes, Rapporto sugli italiani nel mondo, 2006. 25

Da quali regioni provengono i cervelli in fuga italiani? Abbiamo visto in precedenza che più della metà degli emigrati proviene dal Mezzogiorno. Per le migrazioni qualificate la situazione risulta capovolta. Il 61,9% dei laureati proviene infatti dalle Regioni del Nord, in particolare dal Nord Ovest (40,9%); soltanto il 16,8% dei laureati proviene dalle Regioni meridionali. Le regioni in testa per numero di laureati all estero sono infatti la Lombardia (con 10.319 laureati all estero), il Piemonte (9.699), il Veneto (6.549) e la Liguria (4.280) seguita, infine, dal Lazio (3.303). Il 3,8% degli emigrati dal Nord Italia possiede una laurea mentre soltanto lo 0,8% degli iscritti che provengono dal Sud ha il medesimo titolo di studio. 26

Tabella 1.5 - Cittadini italiani residenti all estero per area geografica di origine e per titolo di studio (Maggio 2006) Ripartizione t l Nord Nessuno 648.997 Elementare 76.397 Media inf. 96.052 Media sup. 68.872 Laurea 36.905 Non disp. 43.851 Totale 971.074 Nord Ovest 271.660 38.119 57.346 46.054 24.383 23.162 460.724 Nord Est 377.337 38.278 38.706 22.818 12.522 20.689 510.350 Sud 811.374 120.100 103.279 34.113 9.988 99.376 1.178.230 Centro 218.415 29.573 21.421 20.118 9.779 19.187 318.493 Isole 482.425 48.923 43.935 9.976 2.904 50.291 638.454 Totale 2.161.211 274.993 264.687 133.079 59.576 212.705 3.106.251 Nord 66,8 7,9 9,9 7,1 3,8 4,5 100 Nord Ovest 59 8,3 12,4 10 5,3 5 100 Nord Est 73,9 7,5 7,6 4,5 2,5 4,1 100 Sud 68,9 10,2 8,8 2,9 0,8 8,4 100 Centro 68,6 9,3 6,7 6,3 3,1 6 100 Isole 75,7 7,7 6,9 1,6 0,5 7,9 100 Totale 69,6 8,9 8,5 4,3 1,9 6,8 100 Fonte: AIRE 2006. 27

Tabella 1.6 Cittadini italiani residenti all estero per regioni di origine e per titolo di studio (Maggio 2006) Regioni Nessuno Elementare Media inf. Media sup. Laurea Non disp. Totale Lombardia 149.636 17.911 27.723 19.732 10.319 13.237 238.558 Piemonte 71.693 15.061 21.447 18.555 9.699 6.859 143.314 Veneto 175.084 15.523 15.549 10.096 6.549 11.082 233.883 Liguria 47.986 4.789 7.826 7.589 4.280 2.838 75.308 Lazio 82.796 11.840 8.403 5.821 3.303 10.353 122.516 Emilia R. 66.990 8.152 9.554 6.589 3.247 6.825 101.357 Marche 53.589 8.830 5.021 5.966 3.168 2.757 79.331 Toscana 60.618 7.253 6.767 7.876 3.011 5.578 91.103 Campania 238.669 30.234 29.148 8.772 2.989 31.232 341.044 Calabria 195.947 29.097 22.409 7.850 2.536 21.303 279.142 (segue) 28

Tabella 1.6 (continua) Regioni Nessuno Sicilia 428.797 Abruzzo 81.431 Friuli V.G. 98.146 Trentino A.A. 37.117 Puglia 186.369 Basilicata 60.077 Sardegna 53.628 Molise 48.881 Umbria 21.412 Valle D'Aosta 2.345 Totale 2.161.211 Fonte: AIRE 2006. Elementare 41.037 21.469 10.494 4.109 25.923 6.514 7.886 6.863 1.650 358 274.993 Media inf. 35.322 13.032 8.872 4.731 29.467 5.909 8.613 3.314 1.230 350 264.687 Media sup. 7.379 4.937 3.772 2.361 8.376 2.934 2.597 1.244 455 178 133.079 Laurea 2.116 1.649 1.466 1.260 1.198 1.134 788 482 297 85 59.576 Non disp. 39.840 8.599 733 2.049 25.843 7.051 10.451 5.348 499 228 212.705 Totale 554.491 131.117 123.483 51.627 277.176 83.619 83.963 66.132 25.543 3.544 3.106.251 29

Per concludere questa breve descrizione dei dati sulle migrazioni qualificate italiane è interessante osservare i dati di un analisi delle cancellazioni dalle Anagrafi italiane per trasferimento all estero. L ISTAT ogni anno svolge una rilevazione sul Movimento Migratorio della popolazione residente. Dall analisi dei flussi dal 1996 al 2002, risulta che l Italia ha avuto una perdita netta totale di quasi 1.600 laureati. Considerando le sole cancellazioni dalle Anagrafi, la quota assoluta dei laureati è andata man mano crescendo raggiungendo il numero massimo di 4.000 unità nel 1999. In media dunque ogni anno lasciano il Paese 3.300 laureati. Nello specifico, il numero totale dei laureati che hanno lasciato l Italia definitivamente tra il 1996 e il 2002 è di 23.165 77. L analisi dei dati al momento disponibili, ossia quelli dell AIRE e dell ISTAT, ha pertanto consentito di rilevare la presenza di una mobilità che coinvolge una quota specifica di migranti italiani, che si può inserire nella categoria delle migrazioni qualificate. Tuttavia, allo stato attuale, non è possibile trarre indicazioni certe sull entità del fenomeno italiano né sulla sua natura, cioè se esso si configuri come un aspetto della mobilità internazionale delle alte qualifiche o come fuga di cervelli. Le fonti statistiche ufficiali, integrate da studi parziali e di settore, permettono però di individuare alcuni caratteri e tendenze significative. In primo luogo, è indiscutibile che il numero di cittadini italiani altamente qualificati che risiedono permanentemente o per periodi lunghi all estero (tanto da rendere opportuna la propria iscrizione all AIRE) va aumentando regolarmente e assomma ormai a diverse centinaia di migliaia. In secondo luogo, il numero di laureati che lasciano l Italia ogni anno per periodi abbastanza lunghi da richiedere la cancellazione dall Anagrafe del Comune di residenza è in costante aumento e superiore a quello dei laureati che ritornano dall estero. In terzo luogo, in mancanza di fonti interne, è possibile recuperare informazioni statistiche, spesso dettagliate, dalle rilevazioni effettuate dai paesi di arrivo. Nel caso statunitense, ad esempio, i dati dell INS (Istituto Nazionale di Statistica) evidenziano che i professionisti 77 Ivi. 30