UNITÀ DIDATTICA 2 LA GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE 2.1 La distribuzione della popolazione sulla terra La popolazione sulla Terra distribuita in maniera non uniforme. La Terra viene divisa in due parti: 1. ECUMENE, cioè la porzione stabilmente abitata. 2. ANACUMENE, cioè la parte poco adatta all insediamento umano. Ecumene e anecumene Oggi giorno tale distinzione è inutile in quanto gruppi umani vivono nei deserti, sui mari (le piattaforme petrolifere). Anche all interno dell ecumene troviamo zone più popolate: il continente che conta una popolazione molto alta è l Asia. Anche all interno di uno stesso continente, però, possiamo trovare zone più popolose e zone meno. Alla fine del XX secolo la popolazione mondiale ha raggiunto i 16 miliardi di abitanti e cresce ancora. Questi dati giustificano l espressione esplosione demografica, specialmente se consideriamo che l umanità è arrivata tardi a questi valori. Nei secoli epidemie, guerre hanno ridotto il numero di abitanti L esplosione demografica 17
della Terra. L aumento della popolazione mondiale è il risultato dei successi ottenuti in campo medico-scientifico (lotta contro le malattie, la mortalità infantile), per il prolungamento della vita media grazie al miglioramento delle condizioni di vita. Sotto questo aspetto l esplosione demografico è un fatto positivo, tuttavia diviene un problema per quei paesi nei quali le risorse non crescono allo stesso ritmo della popolazione. 2.2 La dinamica demografica e la teoria della transizione demografica Per movimento naturale della popolazione si indica la differenza Movimento naturale della algebrica tra nati e morti di un dato paese in uno specifico periodo popolazione e saldo naturale di tempo (normalmente un anno). La differenza tra i nati e mi morti è detta saldo naturale. Per poter confrontare tra loro le variazioni, i saldi sono espressi dalla differenza tra i tassi di natalità e i tassi di mortalità. La variazione di tali tassi determina dei regimi demografici diversi. Ciò ha portato a formulare la teoria della transizione demografica, secondo la quale vi sarebbero un regime demografico antico e uno moderno, separati da uno stadio di transizione. La situazione demografica antica (primo stadio) è caratterizzata da alti tassi di mortalità e di altrettanti alti tassi di mortalità. Nelle società primitive la natalità è incoraggiata in quanto un numero maggiore di braccia è utile per la sopravvivenza; ma le scarse risorse mediche rendono alto anche il tasso di mortalità. Il secondo stadio di transizione si divide in due fasi: nella prima, per effetto delle condizioni di vita si riduce la mortalità, mentre la natalità rimane molto alta. Nella seconda fase si registra, a causa della mutata situazione sociale (costo maggiore della vita, ritmi lavorativi) un calo del tasso di natalità. Infine nel terzo stadio, detto moderno, il tasso di natalità continua a Teoria della transizione demografica: stadio antico, stadio di transizione e stadio moderno 18
diminuire fino a raggiungere quello di mortalità; si raggiunge a questo punto il livello di crescita zero, per passare poi in alcuni paesi, anche a un saldo negativo. 19
2.3 Il problema demografico Il problema demografico assume aspetti differenti nei diversi paesi. In quelli poveri, dove la popolazione è in rapida crescita, è in aumento anche in numero di persone che vive in condizioni di assoluta miseria. Il problema principale di queste zone è dato dal fatto che le risorse a disposizione non crescono con lo stesso ritmo della popolazione. Per i paesi che hanno raggiunto lo stadio moderno, la preoccupazione maggiore invece è data dalla diminuzione della popolazione e dal suo invecchiamento. La composizione di una popolazione per classi di età e per sesso si rappresenta mediante dei grafici detti piramidi delle età. Quando la piramide ha la base larga e si assottiglia verso l alto si ha una popolazione giovane (è il caso della Bolivia, del Brasile). Se invece le dimensioni della base rimangono uguali per la maggior parte del grafico, che si assottiglia soltanto in prossimità del vertice, si ha una popolazione matura, in cui prevalgono adulti non anziani (è il caso della Romania). Nei casi infine in cui la base si restringe ed il grafico presenta un allargamento ad una certa altezza, si dice che la popolazione è vecchia (è il caso dell Italia). Le piramidi delle età 20
2.4 L istruzione e l occupazione In una società moderna un certo grado di istruzione è richiesto da tutti, perciò in tutti gli Stati esiste un livello di istruzione di base garantito dalla scuola pubblica. Tuttavia non sempre l accesso a questo servizio è possibile all intera popolazione: in molti paesi del Sud del mondo, per mancanza di mezzi, le scuole o sono poche o addirittura inesistenti. L istruzione assume sempre più il carattere di investimento, volto a ottenere una formazione intellettuale del lavoro che assicuri prestazioni di livello avanzato. Passando poi ad esaminare la composizione della popolazione in relazione all occupazione e al lavoro, la prima distinzione è quella tra popolazione attiva e non attiva. La popolazione attiva comprende quanti hanno un impiego o lo cercano. La percentuale di individui attivi sul totale della popolazione varia da paese a paese; è legata alla struttura per età (così nei paesi giovani la percentuale è ridotta dall alto numero di bambini) ma è anche fortemente legata allo sviluppo economico. Nella popolazione attiva sono compresi anche i disoccupati. L istruzione di base La popolazione attiva 2.5 Etnie, lingue e religioni. Per etnia si intende l insieme di individui legati da caratteri antropologici, culturali, linguistici. Tra gli elementi più significativi di un etnia vi sono la lingua e la religione. La lingua è un fattore di coesione, perché permette alle persone di comprendersi e di comunicare. La religione è un alto elemento importantissimo, difatti anche in quei paesi in cui la maggioranza della popolazione non è credente, molti aspetti della vita quotidiana è influenzata dalle regole religiose. Si pensa al Natale che è festeggiato quasi ovunque. Fra le religioni più antiche abbiamo il giudaismo, buddismo, confucianesimo e taoismo, l induismo, il cristianesimo e il musulmanesi- Etnie, lingue e religioni 21
mo. 2.6 Migrazioni interne Le popolazioni umane si caratterizzano per la forte mobilità geografica, perciò oltre che per movimento naturale, la popolazione di un territorio può variare anche per il saldo migratorio, dato dalla differenza tra gli individui che sono stabilmente immigrati in quel dato territorio e quelli che ne sono emigrati. Saldo migratorio 22
Il saldo migratorio è un dato incerto perché esistono forti correnti migratorie clandestine. Possiamo avere vari tipi di migrazioni. In base alla durata abbiamo: 1. migrazioni temporanee (stagionali o pendolari); 2. migrazioni permanenti. In base alla distanza: 1. migrazioni interne (nell ambito di un singolo stato); 2. migrazioni internazionali o intercontinentali. Le cause che provocano il fenomeno della migrazione possono essere positive (la ricerca di un lavoro), negative (carestie, guerre). Questa combinazione di motivi che spinge alla migrazione, può creare grandi squilibri tra aree di grande concentrazione demografica (le città) e aree che rischiano di rimanere spopolate. Per questo motivo alcuni Governi hanno avviato politiche di ridistribuzione della popolazione: è il caso del Brasile dove la creazione della strada Transamazzonica ha lo scopo oltre alla valorizzazione delle aree periferiche, quello di ridurre la pressione demografica del Nord-Est e l urbanizzazione selvaggia del Sud-Est, mediante lo spostamento di lavoratori con le loro famiglie. I diversi flussi migratori 23
2.7 Le migrazioni internazionali e l incontro di diverse culture La causa principale delle migrazioni internazionali è data dal grande squilibrio nel livello di vita tra i paesi ricchi e quelli poveri. Principali flussi migratori si verificano dalle zone più povere (Africa, America Latina) a quelle più ricche (Europa). I motivi sono: 1. la forte crescita demografica di alcuni paesi che non riescono a fornire un lavoro a tutti i giovani; 2. la differenza nel reddito e nella qualità di vita che spinge molti cittadini delle aree più povere a trasferirsi in quelle più ricche; 3. la mondializzazione dei trasporti e delle comunicazioni che tende a ridurre le distanze e a diffondere le informazioni. I motivi che creano i flussi migratori La migrazione internazionale per lavoro è vista dai paesi in via di sviluppo come un rimedio contro la disoccupazione. L arrivo di numerosi immigrati ha determinato in alcuni paesi, tra cui l Italia, non sono preoccupazione sulle conseguenze economiche, ma anche insofferenza da un punto di vista culturale, religioso. La presenza su medesimo territorio di gente di origine differente, determina l afflusso di nuove idee, di nuove usanze. Invece colui che è costretto a lasciare il proprio paese per paura di essere perseguitato a causa delle proprie credenze religiose o politiche è chiamato profugo. Egli proviene essenzialmente da paesi devastati da conflitti interni. La condizione del rifugiato politico è penosa dal punto di vista sociale e psicologico, in alcuni casi è addirittura tragica: gli uomini dei campi profughi africani vivono in condizioni di sovraffollamento e sottoalimentazione. I profughi e i campi profughi 24
2.8 La distribuzione della popolazione La distribuzione della popolazione è diseguale in relazione alla dislocazione dei due emisferi: oltre l 80% degli abitanti della terra è concentrato nelle aree a nord dell equatore. Ciò è dovuto al fatto che i tre quarti circa della superficie terrestre emersa sono situati nell emisfero settentrionale e la zona temperata dell emisfero meridionale ha un estensione più ridotta dell analoga zona dell emisfero settentrionale. Una distribuzione ineguale Il popolamento non solo è influenzato dalla disponibilità di spazio, ma anche dalle condizioni climatiche di ciascuna zona: un elevato addensamento demografico è evidente nell Europa centro meridionale e nel bacino del Mediterraneo, dove vivono oltre 850 milioni di persone. Nell America settentrionale si segnala la grande megalopoli della costa orientale. Si tratta di un poderoso allineamento di metropoli disteso sulla sponda atlantica degli Stati Uniti (da Washington a Filadelfia, a New York e Boston) cui si contrappone l altra concentrazione di grandi città nella regione dei grandi laghi, tra Stati Uniti e Canada (Detroit, Toronto, Montreal). In America centrale, la distribuzione della popolazione è abbastanza omogenea, ma si segnala la presenza di un unico grande addensamento demografico intorno alla metropoli di Città del Messico. 25
Nell America meridionale, spicca la concentrazione di numerosi centri urbani lungo la costa atlantica del Brasile (San Paolo, Rio de Janiero). In Africa, se ci eccettua la zona del Nilo, solo lungo le coste occidentali del golfo di Guinea esiste un area popolata che raccoglie un sesto della popolazione continentale. Per il resto, si evidenziano le vaste zone desertiche del Sahara o la fascia delle foreste equatoriali dove la presenza umana è sporadica. Le principali forme della distribuzione delle popolazione sulla terra si riconducono ad alcune tipologie principali: 1. aree metropolitane: regioni estese densamente popolate, sviluppate intorno a uno o più centri urbani principali (ad es. l area Tokyo Yokohama in Giappone); 2. area a concentrazione monocentrica: aree in cui grandi città come le capitali di Stato o capoluoghi regionali raccolgono gran parte della popolazione dello Stato; 3. aree a concentrazione policentrica: regioni dei Paesi industrializzati in cui la popolazione si addensa in una rete policentrica di città; 4. aree a popolamento disperso: regioni rurali in cuoi prevalgono gli insediamenti isolati. La varietà degli insediamenti Le notevoli diversità nella distribuzione della popolazione sono determinate da numerosi fattori di carattere sia fisico sia storico economico. I fattori che influenzano il popolamento sono: 1. le condizioni climatiche: oltre l 80% della popolazione mondiale vive nelle zone temperate mentre le aree climatiche meno ospitali come il deserto o le zone artiche sono disabitate o scarsamente popolate; 2. la distribuzione delle terre emerse: l 80% dell umanità vive nell emisfero boreale perché l emisfero australe è in gran parte oceanico; 3. latitudine e clima: le zone monsoniche e le fasce temperate I fattori del popolamento 26
alle medie latitudini offrono le condizioni più favorevoli all insediamento umano; 4. morfologia del territorio e vicinanza al mare: 6 persone su 10 vivono tra 0 m. e 200 m. sul livello del mare, 9 persone su 10 vivono al di sotto dei 1000 mt. Di quota, 3 persone su 10 vivono a meno di 50 km. Dalla costa perché le zone pianeggianti, collinari e costiere garantiscono un insediamento più agevole. Per quanto riguarda i fattori geoeconomici, è assodata la stretta correlazione esistente tra la disponibilità di risorse e la densità di popolamento. Ciò produce tre diverse situazioni di popolamento: 1. sovrappopolamento (nelle regioni in via di sviluppo): è caratterizzato da insufficiente disponibilità di risorse in rapporto alla popolazione e si manifesta con il basso tenore di vita, la disoccupazione, gli squilibri sociali, le carenze alimentari e il degrado delle risorse naturali; 2. sottopopolamento (es. alcune regioni del Nord America e dell Oceania) è caratterizzato da sovrabbondanza di risorse in rapporto alla popolazione; 3. popolazione ottimale (regioni europee): è caratterizzato da un equilibrio tra popolazione e risorse e si manifesta con l alto tenore di vita, la piena occupazione, l adeguata disponibilità di cibo e un utilizzo non o poco distruttivo delle risorse naturali. 27
28 Cartina dell attuale densità di popolazione in Europa
Test 1. L anecumene è la parte abitata della terra. V F 2. La popolazione mondiale è uniformemente distribuita. V F 3. Il continente più popolato è l America. V F 4. Il saldo naturale è la differenza tra il tasso di mortalità e natalità. V F 5. Nei paesi poveri la popolazione è in calo. V F 6. L Italia ha una popolazione giovane. V F 29