TITOLAZIONE E IMPAGINAZIONE
L'IMPAGINAZIONE consiste nella collocazione degli articoli nella pagina, nella distribuzione del testo su una o più colonne (cosa che comporta una titolazione più o meno evidente), nell'attribuzione di uno stile al testo (tondo, corsivo, chiaro, nero, carattere, interlinea, spaziatura), nell'utilizzazione di elementi grafici (cornici, spaziature, retini, colore, etc) e di illustrazioni (foto, disegni, grafici, testatine etc.)
Gli elementi della titolazione Gli elementi canonici sono al più quattro: occhiello, titolo, sottotitolo e catenaccio. Il titolo può essere valutativo o avalutativo, se esprime o meno un giudizio sul fatto. I titoli possono essere nominali, quando non contengono alcun verbo; verbali, quando contengono verbi; ellittici, quando sottintendono una parte del discorso o del fatto.
Le righe che seguono sono impaginate come gli elementi canonici della titolazione Il primo elemento della titolazione è l'occhiello detto anche sopratitolo, può essere lungo una o due righe, ha un corpo più piccolo del catenaccio IL TITOLO VERO E PROPRIO HA IL CORPO PIU' GRANDE Sottotitolo o sommarietto, di solito ha due o più righe ed ha uno stile diverso dall'occhiello (se questo è in corsivo il sommario è in tondo o viceversa). Ha il corpo più piccolo di tutti gli altri elementi che compongono la titolazione IL CATENACCIO E L ELEMENTO CHE CHIUDE LA TITOLAZIONE
Lo stile del titolo Riferendosi alla forma espositiva, si distingue tra titoli piani e titoli ad effetto, informativi ed emotivi, o meglio ancora enunciativi o paradigmatici. Il primo è più aderente alla cronaca, il secondo più vicino al commento. Il titolo svolge due funzioni: condensare la notizia e interpretare o commentare il testo.
L impaginazione: la collocazione dei testi La gerarchia delle posizioni in pagina è la seguente: in alto a sinistra (l'apertura); in alto a destra (la spalla); in centro (taglio alto, medio, basso); in basso o fondo pagina (in ordine d'importanza, al centro, a destra, a sinistra). Posizioni speciali in prima pagina occupano il fondo, l'editoriale, il fogliettone e altri elementi. Il fondo si colloca in apertura nella prima pagina ad una colonna; si chiama così perché arriva fino a fondo pagina. L'editoriale prende il suo nome dall'inglese editor (direttore). Entrambi i pezzi rappresentano la linea politica del giornale e si distinguevano perchè il primo veniva firmato, il secondo no. Oggi anche gli editoriali vengono firmati ed i due termini sono quasi sinonimi.
Il fogliettone deriva dal francese feuilleton (appendice); era il posto a pié di pagina riservato ai romanzi popolari a puntate. Oggi è riservato alla scrittura narrativa o all'intervento critico. Richiamo, civetta sono elementi realizzati con una certa evidenza grafica per attirare l'attenzione che, come il punto (sintesi di poche righe) rimandano a testi pubblicati nelle pagine interne. All'interno, il capocronaca è il pezzo più importante della cronaca cittadina. L'elzeviro era l'articolo di apertura della "terza pagina" culturale; prende il nome dagli editori olandesi Elzevir che lo utilizzarono nel 1600. La manchette è un piccolo avviso riquadrato.
LE COLONNE Le regole dell'impaginazione tengono conto del fatto che i testi pubblicati sono in competizione tra di loro. Nel collocarli in pagina, per garantire la massima attenzione nei confronti del lettore, si cerca un equilibrio tra la gerarchia di posizione e quella che deriva dalla distribuzione del testo su una o più colonne. La larghezza (la dimensione di base) di un elemento (testo, illustrazione, riquadro etc.) si dice giustezza. Nella grafica classica i quotidiani avevano nove colonne (Corriere della sera, che ha un formato pagina di 55 x 40 cm). La Stampa oggi ne ha sette, la Repubblica (il cui formato 47 x 32 cm si dice tabloid) soltanto sei. A seconda che il numero di colonne sia dispari o pari, si può avere un'impaginazione basata sull'asimmetria o sulla simmetria.
LA LUNGHEZZA DEI TESTI I testi si distinguono anche secondo la loro lunghezza (numero di battute). Il trafiletto è una notizia brevissima. Poi viene la breve (una notizia "corta"). Dopo, la notizia, la cronaca essenziale di un fatto. A questo punto si parla di pezzi (articoli, servizi, interviste, reportage etc.)