~. 4- '2rMtt MINIS1ERO DEI BENI E DELLE AlTIVITÀ CUL rurali E DEL 1URISMO



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~. 4- '2rMtt MNS1ERO DE BEN E DELLE AlTVTÀ CUL rural E DEL 1URSMO SOPRlN1ENDENZA PER BEN ARCHEOLOGC PER LE PROVNCE D CAGLAR E ORSTANO QUADE."'l hup://www.quadcmiarcbcocaor.bcniculrurali.it

QUADERN 2412013 Editoriale Vi erano due grandi scommesse 0, se si preferisce, due impegni importanti che la So printendenza ha assuoto quando, solo pochi mesi fa, abbiamo presentato e dato alla luce il nùmero 23 dei Quademj; il primo era quello di ripristinare la regolare cadenza periodica della rivi sta, non solo per un mero gusto biblioteconomico di continuità, ma per un convincimento da un lato di una ricchezza inesauribile di notizie, aggiornamenti, cultura intrinseci nel nostro qu otidiano operare per la tjteta e la valonzzazione del patrimonio archeologico della Sardegna, dall'altro di un dovere di rendicontazione sociale che fa del nostro lavoro sul terreno, nei depositi, all'interno dei musei oon un gioco autoreferenziale di affinamento della proprie conoscenze, ma un potenziale arricchimento di una comunità che di quel patrimonio è al tempo stesso il destinatario e il custode. Un arricchimento dunque che è doveroso assicurare con continuità e impegno. La seconda scommessa era quella di sapere introdurre, nella rinnovata continuità della rivista, un importante elemento di discontinuità, in grado di allineare lo strumento di comunicazione al passo con i tempi di una comunicazione sempre più ampliata, velocizzata e globale; Questo elemento è costituito dalla scelta di trasfonnarsi in rivista digitale, fonna di conoscenza più evanescente in apparenza. e tuttavia più capace di raggiungere in maniera efficace e diffusa tutti coloro che saranno interessati ai suoi contenuti. Non posso nascondere la soddisfazione di potere affermare che la Soprintendenza ha assolto ad entrambi gli impegni assunti, grazie alla risposta pronta ed entusiasta di tutti gli autori, interni ed esterni, impegnati a rispettare tempi e scadenze di consegna in maniera inusuale, e grazie anche alla capacità, alla costanza e all'entusiasmo di chi ha condono praticamente la cura e la redazione di questo Quaderno, asswnendosene Don so lo la responsabilità redazionale, ma anche l'onere di una trasformazione in strumento informatico, non certo leggero da affrontare come ogni inizio che si rispetti. 11 terzo impegno è rimasto implici to nei primi due, e solo chi leggerà la ri vista potrà dare conto di un ri sultato positivo o meno in questo senso; e l'impegno era quello di assolvere ai primi due senza venire in alcun modo meno ad una tradizione di qualità e ricchezza di contenuti che la rivista ha da sempre rappresentato. 11 panorama dei contributi e la serietà e la dedizione degli autori ci fanno dire che, per parte nostra, siamo convinti anche del terzo risultato; sarà ora il pubblico dei lettori, dei ricercatori, degli studiosi, degli archeologi, degli amanti delle antichità sarde a dire se la strada intrapresa dai Quaderni rispetta quella percorsa sinora e apre una nuova lunga e ricca prospettiva di cammino. Marco Minoja Soprintendente per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano

QUADERN 24/203 NUOVE RCERCHE A BTHLA (DOMUS DE MARA). LA RCOGNZONE ARCHEOLOGCA CARLOTTA BASSOL - FABO NEDDU - STELLA SANTAMARA - ROBERTO SRGU Riassunto: Le ricercbe nell 'arca archeologica di Bilhin, promosse dalla Soprintendenza per le Province dj Cagliari e Oristano, sono riprese nell'ottobre del 2010. A seguito del recupero della documentazione archivistica e bibliografica, relativa alle ricerche intraprese a partire dalla prima metà del '900, è stato condotto un SUrl'ey, floallzz.ato all'individuazione di anomalie che indiziassero aree di particolare inte. resse storico sulle quali poter intervenire in un secondo momento stratigralicamente. dali raccolti so no confluiti su un GS con U1 database che comprende le schede delle unità di ricognizione (OGTN), delle strutture individuate e delle concentrazioni ceramiche. Parole chiave: ricognizione, a 1S, database, strutture murane, ceramica. AbslraC/: The researcb in (he ancienl Siwia, promoted by the Superintendence for the Provinces of Cagliari and OristaDO, began in October 2010. Following the remeval of archival documents and bi bliographic infonnation, relating to research undertaken since tbe fltst half of he' 900, was conducted a survey aimed O identity anomalies of areas of particular historical intcrest, on which to intervene stratigraphically later. The data collecled were booked on a GlS, whicb includes descriptions of the survey units (OOTN), ofthe idenlified structures s nd concentralioos of ponery. KeY''ords: survey, GlS, database, archaeological structures, pottery. L'area archeologica di Bithia è situata nel territorio di Chia, Comune di Domus De Maria (CA) in una porzione di territorio delimitato da barriere naturali: il mare a Sud e a Est e il massiccio sujcitano a Nord e a Ovest. Nel 1926, in seguito ad una mareggiata, fu indi viduata, in località "Sa colonia", la necropoli arcaica. Negli anni successivi furono realizzate alcune campagne di scavo nella necropoli stessa l, sulle pendici settentrionali della collina di Chia 2 e successivamente sull'lsolotto di Su 2 La scoperta ronuita delle antiehe tombe, sepolte dalla duna di sabbia a O della Torre di Chia, fu resa oota oel 1931 dall'allora Soprintendente A. Taramelli., cfr. TARAMELU 1931, pp. 230-231. Nel 1933 in seguito agli $Gavi del Sig. Carto Alliata Pcrcy (la maggior pane dei materiali di queste attività è andata dispersa, solo alcuru reperti SOlO conservati al Museo di Cagliari), il Soprintendente effettuò una campagna di scavo sistematico sulle pendici settentrionali della collina, cfr. D E.M 1933, pp. 488-491. Lo scavo interessò la necropoli, mentre fu messo in luce il tempio di Bes e una serie di abi18rioni proprio su l1a collina. Lo scavo del Tempio di Bes continuò nel 1953-1954 1955 grave alla missione archeologica svedese composta da studenti guidati da Kunwald, i cui risultati non sono stati mai pubblicati. Ne l 1953 ru Ono promossi gli scavi della oecropoli e del Tempio di Bes dall'allora Soprinteodeme Gennaro Pesce ehe iovogliato dai risultati si spinse, nel 1955, ad csplorare un'area esterna al tempio dove rinvenne la stipe votiva, cfr. PESCE 1968, pp. 309-345. TARAMELL 1933, pp. 488-491. 283

Bassoii, Nieddu, Santamaria, Sirigu - Bithia. La ricognziolle archeologica Cardulinu, dove fu individuato il topher 3 La ripresa delle indagini, promossa dalla Soprintendenza per le Province di Cagliari e Orista no, contribuisce ad arricchire la ricostruzione storica e topografica del sito, sinora basata su gli studi sul materiale rinvenuto nel corso degli scavi della oecropoli e del lophel, e sulle ricognizioni e campagne di scavo avviate dalla missione della stessa Soprintendenza nel 1963, che ebbero come obiettivo la valorizzazione archeologica della Sardegna punica 4 Non esiste uno studio esaustivo dell"intero insediamento, noto da fonti storiche e letterarie sin dall a nti chità~. Gli ultimi scavi, condohi tra il 1974 e il 1987, che hanno interessato l'area della necropoi, hanno prodotto importanti risultati pwtroppo parzialmente editi. Di recente, sono stati elaborati alcuni lavori di sintesi 6 tra i quali quello di Maria Cristina Ciccone, alla quale va il merito della prima dettagliata ricognizione delle strutture individuate sui quattro versanti della colline di Chia 7. L'obbiettivo della nostra ricerca è stato qudlo di individuare i settori ad elevata "criticità" archeologica attraverso un'esplorazione estensiva del territorio. La ricognizione iniziata nel 20 O ha pennesso di riconoscere: aree con presenza di strutture, aree con concentrazione di frammenti di ceramica, aree inesplorabili per la fina vegetazione e caratterizzate dalla pre senza di dune di sabbia, aree di proprietà privata. Conseguentemente, è stata conva lidata l' identificazione di 7 settori principali dove poter svolgere l'attività (TAV, l). La perlustrazione preliminare del territorio è stata fondamentale da un punto di vista metodo logico, poiché ha oll'erto le basi cognitive su cui fondare le scelte strategiche da compiere per condurre operativamente la ricerca sul campo. Le aree sottoposte a ricognizione sono: l - Area compresa tra il Viale del Porto e l'area del parcheggio pubblico, Ovest della strada, e uliveto confinante; 2 - Area del campeggio; 3 - Area a Nord della collina di Chia, tra il pendio senentrionale di quest'ultim.a e le proprietà private che si estendono a Nord-Ovest rispetto alla spiaggia di Su Portu. L'area si caratterizza per la presenza di una duna di sabbi a~ 4 - Area della collina, con i quattro versanti. 5 - Area caratterizzata dall'urbanizzazione moderna. Si tratta delle proprietà private tra la spiaggia di Sa Colonia, il Viale di Bes e lo stagno di Cbia. 3 L area sacra a cielo aperto individuata sut1'isolotto di Su Cardu!inu è stata riovenula dalla missione archeologica di cui sopra, cfr. BARRECA 1965, pp. 148-152. 4 Una serie di studi topografici mirati, promossi dati 'allora Soprintendente F. Barreca, interessarono l'antico insediamento di 8ithia, nel 1963, cfr. DE/~' 1965, pp. 141-160. Le ricognizioni e le successive campagne di scavo ponarono ad ampliare l'aspetto dell 'aolico i('lsediamento di Bithia, non W1 piccolo abitato alle pendici della Collina di Chia ma un insediamento cbe occupava t'attuate pianura, le alture e i terreni pianeggianti limitrofi. 5 Nell'opera geografica di Tolomeo (n, 3,3 ) è indicata la posizione di Bi/hille Por/!> e di Bi/hine Civi /at. Ptioio il Vecchio (U, 7, 85) nomina la città fra quelle dej1'jsola. Valido aiuto per la topografia dell 'antica cittil sono le 6 iscri;rion i latine su cippi militari, rinvenute nel 1885 (cfr. MELON 1953, p. 30 e sgg.) e )'jscri1.ioue neopunica scoperta ncl 1933 sul litorale, presso le rovine del tempio di Bes. 6 Per dettagliate in fonn azioni sui lavori della Soprint.endenza, cfr. CCCONE 200 1, p. 47, note O e. 7 E'WEM2001, pp. 33-63. 284

QUADERN 2412013 6 - Area tra il Rio Cbia e Punta 'e su Sensu; 7 - solotto di Su Cardulina L'esplorazione autoptica del territorio è stata organizzata con ['ausilio del GPS, utilizzato per posizionare le strutture archeologiche e le concentrazioni di materiali, e delle foto aeree, risultate fondamentali per verificare le anomalie del terreno. Le si tuazioni rilevate hanno consentito di constatare che ben poche erano le aree in cui si sarebbe potuta effettuare una " ri cognizione sistemati ca"8, Nel caso specifico in questione, l'applicazione della ricognizione non sistematica si è ri velata una scelta pressoché obbligata, per le ragioni già ricordate. Va inoltre precisato che il metodo adottato ha fatto assumere giocoforza alla nostra ricognizione i connotati di una "campionatura". Ciò non ha portato, ovviamente, ad ignorare le critiche che vengono mosse da più studiosi a questa procedura, in particolare quella relativa al fa tto che alla campionatura possono sfuggire elementi importanti del popolamento antico. Va però ribadito che, se da un lato, in questa fase della ricerca le condizioni del territorio sottoposto ad indagine non hanno consentito, in buona sostanza, scelte altemalivc, d 'altro canto niente impedisce di reilerare in futuro le ricognizioni nell'area in esame programmando, con l'accordo dell' Amministrazione Comunale e dei privati, la pulizia di alcune aree daha vege13ziooe o dalla presenza dì ostacoli che impediscano la messa in pratica della ricognizione sistematica. Alcune evidenze archeologiche, note dalla bibliografia recente, sono state osservate nel settore occidentale dell a collina di Chia 9, ma le difficoltà di esplorazione di questo versante, posto a strapiombo sul mare, non ne hanno permesso un'attenta analisi. Sono state invece raggiunte quelle aree nelle quali, in passato O, furono messe in luce le note testimonianze archeologiche di Sithia, riscontrando purtroppo che pochissimo è resistito all'urbanizzazione moderna che ha interessato rurta l'area dell'antico insediamento ll. Sono state utilizzate 3 schede, unità di ricognizione, materiali e strutture murarie, basate sulle linee guida dell'ccd. messe in relazione tra loro attraverso il campo comune OGTN (denominazione e numero unità), la cui funzionalità è stata testata direttamente durante il lavoro di ricognizione, portando ad'introduzione di successive modifiche. Le unità di ricognizione 8 Per 'ricognizione sistematica' si intende, è opportuno ricordarlo, un'ispezione diretta di pof.;:iorli beo dc finite di territorio generalmente sottoposto a coltivazione, fatta in modo da garantire una copertw-a unifanne e controllata di tutte le zone che fann o parte del contesto indagato. L'obiettivo della copertura unifonnc. che è uno dei tratti carntteristid della ricognizione sistematica, viene perseguito suddividendo il territorio in uni tà lodividuabili sulle carie, in genere i singoli campi coltivati, e percorrendole a piedi alla ricerca di manufatti e altre trncce di siti archeologici. Le ricognizioni sistematicbe producono grandi quantità di siti costituiti generalmente da aree di manufatti, mentre quelle non sistematiche portano alla scoperta di siti a volte con caratteristicbe eccezionali. 9 CJCCONE 200 1, pp. 33-63. lo Vedi note ~. l Durante la perlustrazione generale dell 'area sono Siate oggeno dì attenziooe anche j terreni paludosi che si esr.endono a nord e a sud del Vi ale di Chia. L'area è caratterizzata da un terra compatta, asciutta vista l'assenza di piogge cbe d' inverno invece inoodano questi campi e ripristinano lo stato pal'udoso origioario, testimoniato dalla caratteristica vegetazione. Nei terreni a nord della strada scorre il piccolo Rio Chia circoodato da una fitta e alta vegetazione ehe non permette di attraversarlo e pertanto di raggiungere la collinetta che il rio stesso eirconda almeno su 3 lati. 285

Bossoli, Nieddu, Sanlamaria, Sirigu - 8ilhia. La ricognzione archeologica sono state individuale all'interno di quadrati di m l Ox 10 riferiti alla griglia di coordinate WGS84, con un margine di errore di pochi metri. Sono state compilate così 2185 schede di unità di ricognizione che comprendono tutti i settori del sito. È stato possibile individuare: OGTN che presentano evidenze archeologiche (strutture murarie o concentrazioni di cerami ca o entrambe; collegale alle relative schede); per un totale di 83 schede di cui 38 relative alle strutture mmarie e 45 ai materiali. OGTN che non presentano evidenze. Nelle schede, in totale 868, vengono presentale solo le condizioni del terreno. Schede di OOTN non indagate perché proprietà privata. n questo caso è stata riportata nel campo condizione di visibilità (RCGC) la voce: "proprietà pri vata"; si tratta di 7&4 schede. Schede di OGTN non iodagate perche inaccessibili a causa della vegetazione. Si tratta dì 450 schede, nelle quali è stata indicata solo l'unità di ricognizione. Tra queste si trovano anche alcune OGTN non indagate ma comunque evi denziate: il versante ovest e sud della Collina di Chia, dove sono presenti resti di strutture murarie. Come accennato in preçedenza, sono state elaborate altre due tipologie di scheda, per le strutture murarie e le concentrazioni di materiali. Per i materiali, data la limitata disponibilità di tempo, si è deciso di effenuare una campionatura, scegliendo il punto dell'ogtn che pre sentava il maggior numero di frammenti, li sono stati raccolti i reperti immobili presenti all'interno di un quadrato di m xl cosi da avere come risultato anche il parametro dejla densità di ceramica per mq. Tutte le schede realizzate sono confluite in un database elaborato usando il programma di Microsoft Access. dati della ricognizione sono stati inseriti all'interno di un sistema GS, la cui implementazio ne è ancora in corso. L' infonnatizzazione di tipo GS presenta una serie di indubbi vantaggi. Essa mette a disposizione un archivio di più facil e accesso rispetto alla tradizionale docu mentazione cartacea e di sostanziale utilità sia per la revisione immediata dei dati che, so prattutto, nel processo di analisi e interpretazione. l GS rappresenta inoltre un ausilio efficace nel fornire strumenti che servono ad indirizzare la ricerca futura e nel proporre indicazioni nuove sulla metodologia di produzione della docu mentazione. Nel momento in cui si decide di impiantare un GS di ul)'area archeologica, una prima rifi es siane riguarda la scala del progetto. Come è noto, l'archeologia spaziale può essere applicata a qualsiasi tipo di giacimento, secondo tre fome o scale differenti, che sono in relazione con l'ampiezza dejl'area oggetto di indagine: scala miero, semimicro e macro. La scala semimicro è il livello di analisi che è stato considerato più idoneo 12 Essa interessa il 12 La scala rniero inleressa il livello delle slrullure e dei contcsti individuali, ed ha per oggetto la detenninazione della dimensione spaziale di vestigia materiali circoscritte o strutture individuali come una abitazione, una tomba. un deposito, etc. La scala macro esplora le relazioni tm gu inscdiamenti e tra questi e l'ecosistema,. ossia le relazioni delle eomuni tà umane tra loro e con l'ambieole: nel quale vivono. Si llltu di una scala regionale di anali si che pooe l'enfasi pritjcipale oelle stnuegie di occupazione e di sfruttamento OC<Jllomico dell'ambiente narurnle, eosì come nella territorialilà tcorica, ossia nelle relazioni gruppo-gruppo. Una serie numerosa di discussi modelu e metodi di anali si spaziale su scala macro, come ",.. Site Cacbcment Analysis, Poligoni di Thiessen, X tent, etc., hanno avuto ampia applicazione in archeolo 286

QUADERN 24!20J 3 livello dei giacimenti individuali, ossia aggregati di strutture, contesti, depositi stratigrafici. etc., intesi come spazi di attività di gruppo dove i fattori social i e culturali si esprimono nell'organizzazione spazi aie delle vestigia materiali stesse. Tale scelta ha richiesto una serie di decisioni preliminari che si sono rivelate fondamentali, talvolta anche in negativo, per l'esito del progetto. Tra queste la selezione dei dati, l'imposta zione delle problematiche, ]'individuazione degli obiettivi. che hanno avuto un immediato riflesso sull'individuazione dei tematismi. La raccolta e la preparazione dei dati riveste un ruolo fondamentale nell'elaborazione e la compilazione del database spaziale, o geodatabase, ovvero l'insieme delle infonnazioni, spaziali e alfanumeriche, che sono state raccolte per una certa area di studio: la registrazione della posizione nello spazio geografico (componente local izzazione), che determina dove qualcosa si trova (es. un frammento ceramico) e, eventualmente, quale è la sua fonna (es. una struttura); la registrazione delle relazioni logiche tra differenti oggetti geografici (componente lopologial; la registrazione delle caratteristiche di un oggetto geografico (componente attributo), che detennina che cosa esso rappresenta e quali sono le sue proprietà; la documentazione completa dei contenuti dell'intero database (componente metadata). La creazione (elaborazione e compilazione) del database, che costituisce la base infonnaliva indispensabile del GJS, è, in termini di impiego di risorse wnane, tecniche e temporali, la parte più consistente del lavoro di organizzazione e sviluppo di un Sistema nformativo Geografico. La prima fase Dell'organizzazione del ors, svolta in parallelo con la creazione del database, è consistita nella raccolta delle infonnazioni topografiche, geologiche, pedologiche, etc. che riguardano il terntorio prescelto. Affinché gli elementi cartografici individuati potessero essere impiegati in un sistema infonnativo geografico è stato necessario operare una serie di trasfonnazioni che ne permettessero la gestione, tra le quali, fondamentale, la georeferenziazione. Nel caso di scarsione di inunagini, come per le vecchie carte catastali, si ha una matrice di punti le cui coordinate ne identificano la posizione dell'uno rispetto all'altro ma non la posizione assoluta sul territorio. Per questo motivo è stato necessario effettuare delle procedure per la trasformazione delle coordinare di acquisizione dal sistema di riferimento utilizzato nel sistema di coordinate impiegato (WGS84). Una volta acquisite le informazioni geografiche, con modalità differenti a seconda della loro origine, è stato necessario applicare delle procedure di conversione (vettorializzazione o rasterizzazione) per la creazione dei relativi strati infonnativi (o layers)1 3. A partire dalle basi cartografiche è stato poi possibile isolare o estrarre ulteriori strati infonnativi: Rete idrografica, curve di livello, Digitai Elevation Model (DTM), edifici moderni, viabilità, Carta della visibilità. Quest'ultima, in particolare, è stata ricavata in modo automatico attraverso il campionamento dei pixels di colore simile dell'inunagine sateilitare. 13 Oltre alla determinazione di quali sono i li ve!li informativi presenti nel database è stato necessario scegliere il dettaglio delle infonnazioni contenute io ogni strato e decidere la fomla di rappresentazione dell'informazione geografica attraverso la scelta dell'idodca primitiva geometrica (puntuale, lineare o poligonale). Nel OOSlf'Q caso i laycrs cartografici sono i seguanti :. Foto satelliwe fko NOS 2006 ; 2. Orto folo RAS; 3. Carte CTR;4. Carte [GM; 5. Carte catastali; 6. Carta geologica RAS; 7. Carta uso del suolo RAS. 287

Bassoli, Nieddu, Sanlamarier, Sirigu - Bilhia, La ricognzione archeologica Essa si è rivelata di grande utilità nell'interpretazione dei dati relativi alla distribuzione dei re perti, ndipelldentemente dalle scelte metodologiche attuate (nella fattispecie ricognizione siste matica vs ricognizione per campioni), le strategie di copertura del terreno sono infatti dj peodenti da una serie di parametri relativi alle condizioni di percepibilità del registro archeologico, Numerosi progetti di survey sistematico hanno evidenziato l'esistenza di una serie di condizioni che limitano la qualità della percezione visuale delle emergenze esistenti sulla superficie, senza per questo inficiare la scelta del metodo l4, Tra queste la morfologia, la visibilità e l'accessibilità del terreno. Processi geomorfologici di vario tipo possono arrivare a nascondere completamente i resti delt'attività wnana che sorgono nei pressi di fiumi o, ad esempio, in zone di pendio caratte rizzate da forti processi erosivi. Anche la visibilità superficiale e un fattore cruciale nello svolgimento di una prospezione. Una prova è data dal fatto che la quantità di reperti rinvenuti in superficie awneota proporzio nalmente con l'aumentare delle condizioni di visibilità del terreno, dando un risultato cbe evi dentemente non rispecchia i reali valori di densità. Per questo motivo la registrazione delle infonnazioni riguardanti l'uso del suolo e t'eventuale presenza di una copertura vegetate più o meno fitta ediventata una pratica consueta in tutti i progetti di ricognizione archeologica. Ottenuta così la proporzione del terreno visibile, si moltiplica il suo inverso per il numero to tale di reperti rinvenuti ah'intemo della stessa unità. n questo modo lo reperti provenienti da una OGTN dove solo il 50% del terreno è visibile, danno un conteggio totale ipotetico di 20. E' possibile così "pesare" il dato otteduto in modo da ricavare dei valori che, almeno teorica mente, si avvicinano maggionnente a quelli reali, Attraverso il collegamento degli attributi contenuti nel database sarà infine possibile operare le analisi spaziali sui reperti campionati (distribuzione e densità totali, per classi, per cronolo gia, in relazione alle strutture, alla visibilità, etc,) Epossibile alla fine di questa seppur breve presentazione, risultato di una attività di ricogni zione di una vasta area, per un breve periodo, esporre alcune considerazioni. È stata riscontrata la triste realtà sul campo che pochissimo è resistito all'urbanizzazione mo derna che ha interessato tutta l'area dell'antico insediamento di Bithia. Non sono visibili in su perficie testimonianze relative alla necropoli arcaica (settore 5), al tempio di Bes e alla necropoli romana (settore 1, 2 e 5). La maggior parte di queste aree è stata alterala dall' urba nizzazione privata ed è impossibile accedere alle diverse proprietà recintate. Alcuni settori so no risultati completamente inaccessibili (settore 5) altri poco interessanti visto l'attuale uso del terreno (settore l). 14 La scelta di un metodo precede il momento della sua applicazione. E' noto che la presenza di aree non accessibili o a bassa visibiliti non rende di per sé Ul survcy non sistematico, nello stesso modo in cui il cnrntlere d'urgenza di uno scavo arcbwlogico non giusrifica l'abbandono del metodo strati grafico, Anche decidere di effettuare la ri cogn i~.ione su rutte le aree accessibili all'interno di un perimetro definito è di per se una scelta di copertura sistematica. Diversamente bisognerebbe essere in grado. attingendo agli SOUmenti dì una disciplina, quella dell'archeologia spaziale, ormai consolidata, di esplicitare le strategia di copertura e di campionatura impiegate (copertura a transetti paralleli, ondulati o orientati, campionatura aleatoria per quadrati, sistematica per quadrati, aleatoria per transetti, sistematica per trnns.eni, etc.), cfr, GARCA SANJUAN 2005. 288

QUADERN 24/2013 Nel settore 6, inesplorabile a prima vista, è stato possibile raggiungere pochissime aree ritenute interessanti ai fini del lavoro di ricognizione, nelle quali sono stati osservati resti di strutture mutarie, allineamenti, crolli, etc. Raggiunta un 'area (ogtn: 490310; 4305560) caratterizzata da un accumulo di terra, priva di vegetazione, sono stati notati grandi blocchi, lavorati e non, e lastre di arenaria (dim.: cm 25x20x7; cm 30x20lt lo; cm 15x15x7); in superficie e nella sezione di una fossa di natura antropica (1.20m di diametro e di 40 cm di profondità). tali da ipotizzare l'esistenza di una zona di estrazione (cava). La presenza dei blocchi e le evidenze geologiche (evidenti affioramenti del banco roccioso) rimandano a strutture poco identificabili da mettere in relazione forse con la possibile esistenza in quest 'area di un nuraghe. Grandi blocchi più o meno regolari, alcuni allineati, o blocchetti di pietra sbozzati, (OGTN: 490340; 4305570-490370; 4305580) sono da mettere in relazione con quel!i della precedente unità di ricognizione, mentre in un'area pianeggiante (OGTN 490350; 4305590) ricoperta da erba secca, sono visibili blocchi di andesite più o meno regolari, alcuni allineati, e lastre di arenaria simili a quelle sopra presentate oltre che frammenti di ceramica e cocciopesto. Sull'solano di Su Cardulinu sono stati individuati le testimonianze di ciò che fu identificato come un toph el l~" di cui si osserva, nella parte settentrionale deu'isolotto, il lemenos e i resti di possibili sistemazioni quadrangolari o circolari di bloccbetti di pietra locale scistosa cbe sfruttano gli innumerevoli affioramenti del banco roccioso (OGTN: 490510; 4305480 490500; 4305470-490490; 4305470). noltre, è stato possibile posizionare uno dei sacehi conosciuti(ogtn: 490480-4305460) posto nel versante nord occidentale l6 ; orientato E/W, ne! quale sono visibili i cosiddetti conci a ''T'' nuragici (TAV 1,2 e TAV n). Le maggiori evidenze sono state riscontrate sulla collina di Chia (TAV il, 1). l settore 3 comprende essen zialmente le pendici settentrionale e occidentali della collina che nella parte più ad Ovest culminano in un pianoro, occupatd attualmente in pane da abitazioni private, e nella parte settentrionale digradano in una duna che lambisce l'attuale strada di accesso al si to. Questo settore si è mostrato particolarmente ricco di resti di strutture, non sempre ben conservate, e si connota per l'abbondante presenza di concentrazioni di frammenti ceramici che testimoniamo" la lunga vita dell'antica città. La parte piu cospicua di strutture si svi luppano diacronicamente in uno spazio relativamente ben circoscritto. Per quanto riguarda le concentrazioni di ceramica sono stati raccolti i frammenti ceramici riferibili alle fasi più antiche dell'insediamento: ceramica nuragica, d'impasto e fenicia. Alla fase punica è riferibile la struttura in blocchi di grandi dimensioni (OGTN: 490000-4305240), parzialmente conservata, da interpretare come parte di un sistema di fortificazione i cui btocchi sono stati scavati direttamente nelta roccia 18 (rav, 2). Alla possente struttura in una fase successiva si addossarono vari ambienti, i cui muri sono realizzati con tecniche costruttive differenti e in blocchi di pietra locale di dimensioni minori.!5 V. sl/pra p. 284. 16 Cfr. BARRECA 1965. pp, 145 152. 17 V. infra. p. 291. 18 Le pareti del gronde ambiante sono fonnate da bloccbi megalitici non regolari (ad es. O. 19XO.1 6 m, uno dei più grandi) slabilizzati da pietrame dì medie e piccole dimensioni (TAV. 1l. 2). Le misure dell'ambieole sono 3.70X 2. 10 m ed è visibile per un 'ahezza max. di 2.10 ffi. 289

Bussoli, Nieddu, Sanfomaria, Sirigu - Bithia. La ricognzione archeologica Un lunghissimo muro (struttura muraria 8), visibile in più punti della collina, sembra chiude re tutto il versante a Nord, ed è forse da collegare ai vari terrazzamenti individuati nel senere orientale ed occidentale, posti ad uguale distanza l'uno dall'altro. Una struttura dalle medesime caratteristiche (struttura muraria 15), che conserva tutto il para mento esterno per un'altezza di circa 2.10 m dal p.d.c. (TAY. V, ), è stata individuata nel settore 4 che corrisponde al versante orientale della collina. Da questo lato, inoltre, sono state intercettate diverse aree con concentrazione di blocchi di arenana di grandi dimensioni (OGTN: 490040-4305160; 490050-4305170), porzioni di pavimentazioni distrutte, nonché notevoli concentrazioni di franunenti ceramici (posiz. 358, 359, 360, 363). Questo settore sembra documentare strutture pertinenti a diverse fasi storiche, che si evi denziano sia nelle tecniche costruttive murarie che nel riutilizzo di alcuni materiali edilizi, così come dai frammenti ceramici raccolti. È il caso dei blocchi isodomi riutilizzati nella struttura muraria che giace al di sotto di un pavimento in cocciopesto (OGTN: 490050 4305170; 490040-4305160), blocchi isodomi richiamano quelli della struttura muraria visi bile nel versante meridionale della collina ascrivibile sicuramente alla fase punica della città. Gli stessi blocchi sono presenti anche nei lecrazzamenli più recenti realizzati con blocchetti di pietra locale di medie dimensioni (OGTN: 490040-4305210). Poco più a Nord, si riconoscono le murature attribuite da Taramelli ad abitazioni 19 che si distribuiscono su terrnzzamenti (TAV. rv, 2). l muro di fondo è una potente struttura di terrazzamento che sostiene la gran parte dell 'ordito strutturale. E' composto da blocchi irre golari posti in opera isodoma dalla parte del lato lungo, il suo alzato si conserva per un'altezza di ca. 2 m e si estende per una lunghezza di ca. 10m. La raccolta del materiale ceramico è stata effettuata all ' intemo delle unùà di ricognizione, in cui sono siate riscontrate concentrazioni elevate di frammenti. Tutta l'area della collina e in particolare quella del pendio nord-occidentale si connota per la ricchezza di frammenti ceramici che emergono dal terreno e distinguibili anche attraverso la Htta vegetazione. Per agevolare la gestione e la lettura dei dati che scaturiscono da questo enorme giacimento, si è optato per una raccolta per campioni effettuata su aree di l mq per ogni OGTN20. Sono state battute, proseguendo in questa maniera, circa 50 aree di raccolta. Al fine della ricostruzione dei dati, che col tempo andranno approfonditi e affinati, è stata concepita una doppia scbedatura che prevede una parte dedicata ai riferimenti spaziali all ' interno dell'ogtn di appartenenza e in cui si descrive la densità dei rinvenimenti, una seconda parte, più di dettaglio. in cui vengono enumerate le categorie di reperti, le classi ce ramiche e, per ciascuna di esse, le quantità riferite al totale dei frammenti, degli elementi dia gnostici, delle fonne riconosciute e, infine, viene indicato il periodo cronologico di riferimento. Va da sé che per alcuni punti il periodo cronologico comprende una forbice piunosto ampia, dovuta all ' eterogeneità dei ritrovamenti che, tutto sommato, offrono la confenna della longevità dell ' intero sito. La zona nella quale, per il momento, si è concentrato lo studio preliminare è il senore 3 (TAV. V, l), corrispondente al pendio nord-occidentale; da qui proviene circa 1'80% dei reperti acquisiti. 19 TARAMELL 193], p. 289. 20 Cfr" SUp,'(l, p. 286. 290

QUADERN 24/2013 J rinvenimenti, costituiti soprattutto da frammenti ceramici, alcuni frammenti ossei e di malacorauna, si raggruppano sia in corrispondenza delle parti già segna!atel l per la presenza di strutture, sia nehe vicinanze dei vionoli che percorrono il pendio. Per mancanza di tempo, per il momento. non è stato possibile intraprendere un'analisi dettagliata delle classi ceramicbe riscontrate e quindi è doveroso premettere che, i dati riportati più avantj22 ci restituiscono nel complesso delle infonnazioni indicative, sulle quantità dei gruppi di materiali rappresentati, che forse, con l'approfondirsi delle ricerche, potranno essere modificate. Dopo Wla prima schedatura del materiale, è stato possibile affennare che l'area ri sulta essere frequentata dal periodo nuragico alla piena età romana (TAY. V, 2). r dati quanritativi rappresentati nel grafico a TAY. V, 2 indicherebbero inoltre un periodo di maggiore intensità in epoca fenicio-punica, con un ampio margine cronologico che va dall 'Vli alllj secolo a.c. Nell'impossibilità di svolgere, in questa fase preliminare, uno studio tipologico dei materiali raccolti durante la ricognizione archeologica, di segu ito sara presentato un quadro generale circa le produzioni ceramiche che hanno interessato l'antico insediamento di Bithia. r frammenti ceramici ascrivibili alle fasi più antiche di Bithia sono stati campionati nel settore 3 (TAY. V, ). Si tratta di alcuni frammenti di ceramica d'impasto e, più numerosi, di produzione fenicia e punica. r materiali testimoniano la fase di frequentazione del sito prima della fondazione della città. Problematica risulta l'interpretazione di alcuni frammenti ceramici d'impasto rinvenuti in vari quadrati dell'area interessata dalla ricognizione, ed in particolare in corrispondenza dei punti OGTN: 490000-4305240; 490010-4305240; 489990-4305240. Pur pertinenti quasi esclusivamente a pareti, e come tali poco diagnostici, presentano caratteristiche di impasto e trattamento delle superfici (ora con evidenti steccaturc, ora con un sottile velo di ingabbiatura rossiccia), cbe pennettono di istituire strette analogie sia con i materiali nuragici datati aha prima età del Ferro (e a.l Bronzo finale), sia con i coevi materiali fenici (TAV V). Se l'attribuzione a fabbriche fenicie non crea alcun problema, vi sto che la presenza fenicia a Bithia è ben documentata, ed è stata ampiamente comprovata nel corso del presente lavoro, più problematica risulta l'attribuzione nuragica. Una presenza nuragica infatti, seppure ipotizzabile sulla base di dive~i indizi (non ultimi i tipici conci a coda impiegati nel sacello del/ophel di Su Cardulinu), non sembra al momento pienamente confennata. n attesa di riscontri più puntuali, sembra quindi più prudente sospendere il giudizio. Per quanto riguarda la restante produzione d ' impasto, sono attestati sia esemplari al tornio che modellati a mano, presenti a Bithia come a Nora e a Su1cis, che vengono classificati come produzioni "ibride"23 nelle quali convergono le esperienze del moodo indigeno e quelle maturate in ambito coloniale. La ceramica d'impasto è un prodotto tipico dell'occidente, non ha confronti nell'area levantina, ed è da attribuire al contatto tra i Fenici e le componenti locali, con le quali i primi convivono pacificamente. Le fanne sono funzionali aua preparazione, cottura e conservazione dci cibi (pentola con il profilo a "S", pentole globulari) che secondo le più attendibili ricostruzioni, erano prodotte all'interno della sfera domestica. Sono evidenti le affinità con i grandi boccali, noti come vasi bollilatte, datati tra Bronzo Finale e Primo Ferro. stringenti le analogie con le produzioni locali per quanto riguarda le anse, in 21 bidelll, p. 289. 22 Vedi TAV V,. 23 BOTTO 2009. 291

Bm soli, Nieddu, Sal1Jomaria, Sirigu - Birhia. La ricognzione archeologica alcuni casi risultano con il caratteristico attacco espanso e riecheggiano le fonne "a gomito rovescio" del Bronzo Finale - Primo Ferro. La produzione fenicia e punica si manifesta a Bithia nelle fanne della ceramica di uso comune. Alla ceramica da mensa appartengono i frammenti di orli di piatti, alcuni in Red Slip altri coo l'orlo decorato da una banda a vernice rossa. frammenti sono pertinenti a recipienti da mensa atti a contenere cibi di consistenza solida, da disporsi sull'ampia tesa. Questi piatti sono caratterizzati da un profondo cavo centrale mentre il piede generalmente è indistinto con fondo umbonato. Alla produzione da mensa appartengono anche alcuni franunenti di brocche con orlo trilobato e franunenti di pareti decorate a bande a vernice rossa. Sempre nel settore 3 sono stati rinvenuti diversi frammenti di utensili da cucina, soprattutto pentole e Umnw. l maggior numero di frammenti proviene dal posizionamento 422 (OGTN: 489930-4305230) localizzato lungo il versante nord ovest della collina. Completano il quadro della produzione punica alcuni frammenti di piatti. coppe e bacini (forme aperte, con diametri di notevoli dimensioni), caratterizzati dalla superficie acroma e ascrivibili alla fase punico-ellenistica dell'insediament0 24. Tra questi ricordiamo, pochi frammenti di piatti con orlo gonfio, talvolta lievemente appiattito nella parte superiore e distinto internamente per mezzo di un solco, più o meno profonda. l diametro massimo di questi esemplari è di 9 cm. Alcuni esemplari raccolti nel medesimo settore sono pertinenti alle coppe tipo Campanella lb (metà n sec. a.c.), coppe con orlo a profilo appuntito che sembrano derivare dalle coppe ita iche a vernice nera 2S. Non da ultimo sono stati individuati frammenti ceramici di alcuni orli, di anse e di pareti pertinenti ai contenitori da traspono. Le attestazioni abbracciano un ampio arco cronologico, che va dall' V sec. a.c., con la presenza di anrore panciute dalla spalla carenata, caratte rizzate da un diametro ampio localizzato nella parte bassa del recipiente, che giungono in occidente fin dall'epoca pre-coloniale, al sec. a.c., con le anfore siluriformi (TAV. VH). Tuttavia solo un attento studio dei singoli frammenti pennetterà di giungere a una più detta gliata classificazione dei materiali rinvenuli che chiarirà la prima fase di frequentazione dell 'insediamento di Bithia. Tra il materiale romano spicca la presenza di frammenti prodotti in ceramica a vernice nera, sia di importazione che di produzione locale, caratteristici di un arco cronologico che va dal L secolo a.c. fino al [ sec. a.c. 26 (TAV. VH). E' slata riscontrata, inoltre, anche la presenza di fanne in vernice nera con impasto di colore grigio. Si tratta di una produzione molto comune nei siti della Sardegna romana, che co mincia ad essere prodotta a partire dal 150 a.c., per diffondersi soprattutto tra il sec. a.c. e il 1sec. d.c 27. 24 Per la ceramica punico-ellenistica cfr. CAMPANELLA 1999. 25 hidem, p. 57 n. 6). 26 Nella lavola sono stati riprodotle alcune delle fonne ricorrenti risc.cmtrate nell'analisi preliminare, tranne il n. 6 (vedi infm). 11 o. è stato identificato con la coppa Morel 2648, prodona in Campana A e datala iolomo alla melà del li sec.a.c. La coppa è uo tipo molto diffuso in Sardegna e nella vicina "Nora, sembra essere atteslala sia tra le importazioni sia lrai prodotti locali (CtT. GRASSO 2003, pp. 78-80). 27 l fr. D. 2 Delta TAV V riproduce la fonna Morel 2323, già prodotla in Campana B, cne è in generale il tipo più imitato nei contesti sardi ra il la.c. e ii d.c. (si veda TRONCHETTt 1996; dem 1999). 292

QUADERN1 24/2013 l poslzlonamenlo 417 (OGTN: 489990-4305240), situato nella parte occidenlale della terrazza, in prossimità della struttura 8, ha restituito abbondante materiale di epoca romana che va dal sec. d.c. al Hl sec. d.c. Si e riscontrata infatti la presenza di ceramica a pareti sottili 28, di frammenti appartenenti a vasellame di uso comuoe29 e di prodotti di fabbricazione africana" (TAV. Vll). Sempre all'interno del Settore 3, lungo il pendio occidentale sono state ir:jdivlduate altre ZOlle in cui è stato possibile osservare una notevole quantità di materiali in stato moho frammenta no. Ci si riferisce in particolare ai posizionamenti 351-357 (OGTN: 489920-4305240; 489920-4305220; 489950-4305240) io prossimità delle aree private e ai posizionamenli 422, 427-428 (OGTN: 489930-4305230; 489940-4305210; 489960-430521 D), identificati più verso Ovest su una parte del pendio molto scoscesa e ricca di vegetazione, nella quale è stato ricavato, in un'epoca non specificata, un piccolo sentiero che risale la collina da nord a sud. fnfine, si segnalano le aree dei posizionamenti 348, 349, 350 (OGTN: 490022-43053334; 490012-4305299; 490000-4305290) lungo il versate meridionale della duna di sabbia che de fmi sce il limite settentrionale della collina. Da una prima analisi tutto il materiale recuperato sembra ascrivibile, in maniera più omogenea, alla fase di piena età romana. Quest'area si contraddistingue, oltre che per la spiccata presenza di sigillata africana)l e cera mica da cucina africana J2, per la concentrazione di materiale edilizio tra cui alcune tegole e frammenti di intonaco che forse indicano la possibile esistenza di murature connesse alla fase più tarda della città. Carlotta Bassoli Archeologa libera professionista carlott3bassoli@yahoo.it Fabio Nieddu Università degli Studi di Cagliari fabio.nieddu@tiscali.it 28 Molti dei frammenti SODO relativi a pareti e parti di orli tra i quali emerge l'orlo dci tipo Ricci 1J30 (v. tav. 11).3; ATLANTE 11 p. 314), un boccalino ovoide con bordo obliquo rivolto all'esterno che si riscontra anche nei contesti di Nom e di Suki [fa sec. a.c. e r sec. d.c. (si veda rispettivamente GAZZERO 2003, p. 108; FRAU 1999, pp. 177.198) 29 n TAV V è stata inserita al n. 7 la rappresentazione dell'orlo di una pentola che troviamo abbondante mente nei CODiesti norensi di 111 e oltre cfr. CANEPA 2003, tav. 37, 6. 30 Tra i prodotti africani si segnala il fondo con piede rilevato (TAv' V n. 4), fors e riferibile al tipo Lamboglia 6 (AT.ANTE J. lav. XV, 3, c pago 29) e prodotto in sigillata A, databile tra il e il sec.d.c., c la casseruola (TAV. V n. 6), riconducibile al tipo Hayes 183 (ATLANTE. ta v. CX, 3 e pago 223), con orto ingrossato leggenneote rivolto all'interno, con vernice di tipo A2 distribuita a bande sulle pareti, attesl8ta panicolannente in contesti databili Dell'ambito de/w secolo d.c. 31 Si fa (lotare in particolare la presenza del tipo -fayes 32 ATLANTE, tav. XXV, 4 e p. 56 CV. TAV. V, n. 5), scodella a lesa piana prodotta in sigillata NO e databile intorno alla metà de/) sec. d.c. 32 Tra i frammenti riconosciuti m.olti sono riferibili al gruppo delle casseruole a patina cinerogoola, a1l'interno del quale sono testimoniate le categorie funzionali e i relativi tipi caratteristici dei contesti di li e secolo d.c., a cominciare dal gruppo delle Hayes 197 (ATLANTE, tav. CVlJ) e sue varianti. 293

Bassoli. Nieddu. San/amarla, Sirigtl - B/hia. La ricognzione (rcheologicg Stella Santamaria Università degli Studi della Tuscia sanlamaria_stella@yahoo.il Roberto Sirigu Museo Ci vico ArcheOlogico di Domus de Maria rosirigu@gmail.com Bibliografia ATLANTE 1: AA. VV., Arlanfe delle forme eentntiehe, 1, Suppl. Enciclopedia deil'arle Antica, Roma, 1981. ATLANTE l: AA.VV., Aliante delle forme ceramiche, l, Suppl. Enciclopedia dellarle Amica, Roma, 1981. BARRECA 1965 : F. BaTTeca, L 'elplorazione Lungo fa costa sulci/ano, in AA.vV., Monte Siroi l, StSem, 14, Roma 1965, pp. 141-160. BOTTO 2009: M. Botto, La ceramica falla o mano, in J. Sonetto, G. Falezza, A. Raffaele Ghiotto (a cura di), Nora. i j om romano. Sloria di un 'area lrbatu1 dall'elò lenit'ia alla (arda Antichità: 1997-2006, val. 2.1.1 materiali f? /'e-romani, Padova 2009. pp. 97-237. CAMPANELLA 1999: L. Campanella, Ceramica pul1ico di elà ellenistica da Mane Siroi, Roma 1999. CANEPA 2003: C. Canepa, Ceramica comune rommw, in a.m. Giannattasio (a cura di ), Nora. area C. Scavi 1996-1999, Genova 2003, pp. 137-202 CCCONE 200 : M.C. Ciccone, Alcune considerazioni.h Bilia - Domus De Maria (Cagliari), QuadACagl, 18, 2001, pp. 33-63. FRAU 1999: E. Frau, vasi a pare/i sollili di Su/ci, QuadACagl, 16, 1999, pp. 177 198. GARCA SANJUAN 2005: L. Garcia Sanjuan, n/roduceion al reconocimienlo y Analisis Arque%gico del territorio, Barcelona 2005. GAZZERO 2003: L. Gazzero, Ceramica u pareti soli/i, in B.M. Giannattasio (a cura di). Nora, area C. Scavi /996-/999, Genova 2003, pp.j06-09. GRASSO 2003: L. Grasso, Ceramica a Vernice nera, in S.M. Giannattasio (a cura di). Nora, are(1 C. Scavi 1996-/999, Genova 2003, pp. 69-104 MELON 1053: P. Meloni, miliari sardie le sl'ade romane il1 Sardegna, Epigraphica, 15, Bologna 1953, pp. 20-50. PESCE 1968: G. Pesce, Chio (Cag/itm) Scovi ne/erri/orio, Notizie Scavi, 1968, pp. 309 345, TARAMElLl: A. Taramelli, Scavi nell 'ontica Bi/llia a Chio (Domus De Maria). Scavi e Scoperte 1922-1930, pp. 488-491. TARAMELL 1933: A. TarameUi, Sc,'avi nelf 'amico Bilbio a Chi(1 (Domus De Maria), BdA, XXVll, 1933, pp. 288-291. TRONCHETTl1996: C. Tronchetti, Lo cernmica dejla Sardegna Romana, Milano, 1996. TRONCHETTT 1999: C. Tronchetti, J corredi romani della necropoli di S. Luci(l. Gesico, QuadACagl. 16. 1999, pp. 107-127. 294

QUADERN 2412013 TAV. 2 DOMUS DE MARlA- BitMo, l) settori battuti dalla ricognizione. 2) Area di Su Cardulinu. Posizionamento dello strutture 295

Ba.~ soli. Nieddu, Sontamoria, Sirigt.' - Bilhia. La ricognzione archeologica TAV. U 2 DOMUS DE MARA - Bi,hia. ) Area di Su Cardulino. 11 sacello del versante nord- ocidentale. 2) Cosiddetto concio a T. 296

QUADERN 24/2013 TAY. 2 DOMUS DE MARA - Birhia. 1) Settori 3 e 4. Strutture posizionate. 2) Settore 3. Area dell'ipotetico sistema di fortificazione. 297

Bossoli, Nieddu, Smuamaria, Sirigu - 8ilhio. La ricognzione archeologica TAV.lV 2 DOMUS DE MARA - Bi!hia. 1) Settore 4. Struttura di lerrazzamenlo. 2) Strutture individuate dal Taramelli lungo le pendici nord-occidentali della collina. 298

QUADERN 24/2013 TAY. V 2 DOMUS DE MARA - Bithia. J) Le arre in cui è stato effettuato lo studio dei reperti. 2) Grafico dei dati quantitativi dei frammenti raccolti nel settore 3. 299

Bossoli, Nieddu, Sanlamaria, Sirigu. Bithia. La ricognzione archeologica TAV V 417.==~-::=::o 417 380-3/4 DOMUS DE MARJA - Bi/bia. Ceramiche d'impasto. 300