ESAME DI STATO DOCUMENTO DEL CONSIGLIO DI CLASSE ALLEGATO N 1 ANNO SCOLASTICO 2013/2014 (SIMULAZIONI PROVE SCRITTE) CLASSE 5ª SEZ.



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I.S.I.S SEGATO-BRUSTOLON BELLUNO ESAME DI STATO ANNO SCOLASTICO 2013/2014 DOCUMENTO DEL CONSIGLIO DI CLASSE (DPR N 323 DEL23.07.1998) ALLEGATO N 1 (SIMULAZIONI PROVE SCRITTE) CLASSE 5ª SEZ. A INDIRIZZO MECCANICA BELLUNO, 15 MAGGIO 2014

PRIMA SIMULAZIONE PRIMA PROVA ESAME DI STATO a.s. 2013-2014 Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte. TIPOLOGIA A- Capitolo XIII de I Malavoglia ANALISI DEL TESTO Padron 'Ntoni, come il nipote gli arrivava a casa ubbriaco, la sera, faceva di tutto per mandarlo a letto senza che gli altri se ne avvedessero, perché questo non c'era mai stato nei Malavoglia, e gli venivano le lagrime agli occhi. La notte, quando si alzava e chiamava Alessi per andare al mare, lasciava dormire l'altro; tanto non sarebbe stato buono a nulla. 'Ntoni da prima se ne vergognava, e andava ad aspettarli sulla riva appena tornavano, colla testa bassa. Ma a poco a poco ci fece il callo, e diceva fra di sé: - Così domani faremo ancora domenica! Il povero vecchio cercò tutti i mezzi di toccargli il cuore e di nascosto gli fece persino esorcizzare la camicia da don Giammaria, e spese tre tarì. - Vedi! Gli diceva, questo non c'è mai stato nei Malavoglia! Se tu prendi la mala strada di Rocco Spatu, tuo fratello e le tue sorelle ti verranno dietro. «Una mela fradicia guasta tutte le altre», e quei soldi che abbiamo messo insieme con tanto stento se ne andranno in fumo. «Per un pescatore si perde la barca», e allora che faremo? 'Ntoni restava a capo chino, o brontolava fra i denti; ma l'indomani tornava da capo, e una volta glielo disse: - Che volete? almeno quando non sono più in sensi non penso alla mia disgrazia. - Che disgrazia! Tu hai la salute, sei giovane, sai il tuo mestiere, che ti manca? Io che son vecchio, e tuo fratello che è ancora ragazzo, ci siamo tirati su dal fosso. Ora se tu volessi aiutarci, torneremo ad essere quelli che eravamo, se non più col cuore contento, perché quelli che sono morti non tornano più, almeno senza altre angustie; e tutti uniti, come devono stare le dita della mano, e col pane in casa. Se io chiudo gli occhi come resterete voi altri? Adesso, vedi, mi tocca d'aver paura, ogni volta che c'imbarchiamo per andar lontano. E son vecchio!... Quando il nonno riesciva a toccargli il cuore, 'Ntoni si metteva a piangere. I fratelli, che sapevano tutto, si rincantucciavano, appena lo sentivano venire, come ei fosse un estraneo, o quasi avessero paura di lui; e il nonno, col rosario in mano, borbottava: - O anima benedetta di Bastianazzo! O anima di mia nuora Maruzza! fatelo voi il miracolo! - Come Mena lo vedeva arrivare colla faccia pallida e gli occhi lustri, gli diceva: - Entra da questa parte, che ci è il nonno! - E lo faceva entrare dalla porticina della cucina; poi si metteva a piangere cheta cheta accanto al focolare; tanto che 'Ntoni disse alla fine: - Non voglio andarci più all'osteria, neanche se m'ammazzano! E tornò a lavorare di buonavoglia come prima; anzi, si alzava prima degli altri, e andava ad aspettare il nonno alla marina, che ci volevano due ore a far giorno, i Tre Re erano ancora alti sul campanile del villaggio, e i grilli si udivano trillare nelle chiuse come se fossero lì accanto. Il nonno non ci capiva più nella camicia dalla contentezza; andava chiacchierando con lui onde provargli come gli volesse bene, e fra di sé diceva: - Son l'anime sante di sua madre e di suo padre che hanno fatto il miracolo. Il miracolo durò tutta la settimana, e la domenica 'Ntoni non volle nemmeno andare in piazza, per non vedere l'osteria da lontano e gli amici che lo chiamavano. Ma si rompeva le mascelle a sbadigliare tutto quel giorno

in cui non aveva nulla da fare, e non finiva più. Oramai non era un ragazzo per passare il tempo ad andare per le ginestre nella sciara, cantando come suo fratello Alessi e la Nunziata, o a spazzare la casa come Mena, e nemmeno un vecchio come il nonno per divertirsi ad accomodare i barilotti sfondati, e le nasse sfasciate. Egli restò seduto accanto alla porta nella strada del Nero, che non ci passava nemmeno una gallina, e sentiva le voci e le risate all'osteria. Tanto che andò a dormire per non sapere che fare, e il lunedì tornò a fare il muso lungo. Il nonno gli diceva: - Per te sarebbe meglio che non venisse la domenica; perché il giorno dopo sei come se fossi malato. Ecco quello che era meglio per lui, che non venisse mai la domenica! e gli cascava il cuore per terra a pensare che tutti i giorni fossero dei lunedì. Sicché, quando tornava dal mare, la sera, non aveva voglia nemmeno d'andare a dormire, e si sfogava a scorrazzare di qua e di là colla sua disgrazia, tanto che infine venne a capitare di nuovo all'osteria. 1)Comprensione del testo Riassumi in dieci righe il contenuto del testo 2)Analisi del testo 2.1 Quali aspetti della personalità di 'Ntoni e di Padron 'Ntoni emergono dal brano? 2.2 Come si differenzia il comportamento di 'Ntoni da quello degli altri fratelli? 2.3 Riesci a individuare un esempio del discorso indiretto libero? 2.4 Conosci altre tecniche narrative che consentono all'autore di realizzare il canone dell'impersonalità? 3)Approfondimento 3)Analizza il verismo e spiega la differenza tra la prima e la seconda fase della produzione verghiana. TIPOLOGIA B: REDAZIONE DI UN SAGGIO BREVE O DI UN ARTICOLO DI GIORNALE CONSEGNE Sviluppa l argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Se scegli la forma dell «articolo di giornale», indica il titolo dell articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l articolo debba essere pubblicato. Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.

1. Ambito artistico-letterario ARGOMENTO: Il romanzo della seconda metà dell Ottocento fra Naturalismo e Verismo. DOCUMENTI Il romanziere è insieme un osservatore ed uno sperimentatore. L osservatore per parte sua pone i fatti quali li ha osservati, individua il punto di partenza, sceglie il terreno concreto sul quale si muoveranno i personaggi e si produrranno i fenomeni. Poi entra in scena lo sperimentatore che impianta l esperimento, cioè fa muovere i personaggi in una storia particolare, per mettere in evidenza che i fatti si succederanno secondo la concatenazione imposta dal determinismo dei fenomeni studiati. [ ] Senza dubbio siamo ben lontani dalle certezze della chimica e anche della fisiologia. Non si conoscono ancora i reagenti capaci di scomporre le passioni permettendo di analizzarle. Spesso, in questo scritto, ricorderò anche che il romanzo sperimentale è più giovane della medicina sperimentale che, tuttavia, è appena nata. Ma il mio scopo non è quello di constatare dei risultati già acquisiti, desidero solo esporre con chiarezza un metodo. Se il romanziere sperimentale cammina ancora a tentoni entro la scienza più oscura e più complessa, ciò non toglie che questa scienza esista. E innegabile che il romanzo naturalista, quale ora lo intendiamo, è un vero e proprio esperimento che il romanziere compie sull uomo, con l aiuto dell osservazione. E. ZOLA, Il romanzo sperimentale, 1880. Quando nel romanzo l affinità e la coesione di ogni sua parte sarà così completa, che il processo della creazione rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle passioni umane, e l armonia delle sue forme sarà così perfetta, la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così necessari, che la mano dell artista rimarrà assolutamente invisibile, allora avrà l impronta dell avvenimento reale, l opera d arte sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed essere sorta spontanea, come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore, alcuna macchia del peccato d origine. G. VERGA, Prefazione a L amante di Gramigna, 1880. rivolgemmo la nostra attenzione agli strati più bassi della società dove il livellamento non è ancora arrivato a rendere sensibili i suoi effetti; e vi demmo il romanzo, la novella provinciale, (più questa che quello) per farci la mano, per addestrarci a dipinger dal vero, per provarci a rendere il colore, il sapore delle cose, le sensazioni precise, i sentimenti particolari, la vita d una cittadduzza, di un paesetto, d una famiglia il romanziere, il novelliere guarda di qua e di là, osserva, prende nota. Se non poggia un piede su un fatto «vero», non si crede punto sicuro, e non si avventura a mettere l altro innanzi. L. CAPUANA, Per l arte, 1885.

2. Ambito socio-economico ARGOMENTO- Il mondo odierno: quali opportunità e quali vie d'uscita dalla crisi DOCUMENTI 1)Vanno contro corrente. Remano veloci nonostante il peso di una burocrazia ingombrante e di un sistema politico imballato. Sono le imprese vincenti, quelle che disegnano il profilo di un Italia che ce la fa. Vecchie glorie (dalla moda al food, dalle ceramiche agli occhiali) e nuovi protagonisti che aggiungono performance in settori come le macchine per imballaggio, le barche, le tecnologie per il caldo e il freddo, gli strumenti per la navigazione aerea e spaziale. Tutti assieme disegnano le geografie del nuovo made in Italy che emergono dal rapporto ITALIA (Industria, Turismo, Agroalimentare, Localismo, Innovazione, Arte) curato da Symbola, Fondazione Edison e Unioncamere. Nel manifatturiero nel 2012 siamo stati secondi in Europa dopo la Germania per attivo con i Paesi extra-ue. Anche perché a un offerta tradizionalmente caratterizzata da un alto valore estetico e di design siamo riusciti ad aggiungere l attenzione alla difesa della salute. Ad esempio nel campo dell arredo le vernici ad acqua (più salubri) stanno prendendo il posto di quelle a solvente (nel quinquennio 2005-2010, sono salite dal 20% del totale al 34% scavalcando le altre). Per quanto riguarda il biologico siamo il primo Paese nell Unione Europea per addetti (oltre 48 mila) e il secondo per superficie (quasi un milione e centomila ettari). Siamo undicesimi al mondo come valore agroalimentare complessivamente esportato, ma in 13 produzioni su un totale di 70 monitorate dalla pasta, agli aceti ai superalcolici a base di vino - abbiamo la leadership globale. ANTONIO CIANCIULLO, Il nuovo "made in Italy"si muove contro corrente, Repubblica, 4 luglio 2013 2) Il Regno Unito con una reale politica di agevolazioni per lo spettacolo dal vivo e aiuti ai giovani artisti, ha raggiunto in pieno il suo obiettivo, coadiuvando l'enorme potenziale del turismo alla Musica dal vivo. Il turismo musicale, viaggi e spostamenti intrapresi per assistere a festival, concerti ed eventi particolari, è una voce di bilancio importante nel Regno Unito: tanto da fatturare oltre 2 miliardi di sterline nel corso del 2012. L'anno scorso i turisti "musicali" presenti nel Regno Unito, secondo una ricerca condotta da analisti economici, sarebbero stati sei milioni e mezzo: di questi, il 6 per cento proveniente dall'estero i quali hanno speso una cifra equivalente al 20 per cento del totale. Si tenga conto che il 2012 non è stato un anno facile nel Regno Unito poiché ha sofferto l'assenza del festival di Glastonbury, un'estate climaticamente sfavorevole, le distrazioni dovute alle Olimpiadi di Londra e la perdurante crisi economica. Il fatto che ci siano stati sei milioni e mezzo di turisti è un dato che colpisce ed il fatto che quel 6 per cento che arriva dall'estero spenda il 20 per cento del totale deve costituire uno sprone a portare più turisti stranieri sul territorio, dal momento che sono loro a sborsare in proporzione la maggior parte del denaro. E qui in Italia, la patria mondiale della cultura, il governo che fa? Aumenta alcolici, benzina e prodotti da fumo con lo scopo di finanziare la cultura, quindi sperando che la gente continui con i vizi meno nobili per finanziare un reparto che dovrebbe trascinare l'economia del nostro paese. In Italia il turismo genera il 10% del PIL ed occupa l'11% circa della popolazione nazionale, di cui il 63% e under 40. I soli turisti stranieri, impegnati in visite turistico-culturali, spendono circa 10 miliardi di euro. L'intera filiera culturale vale il 15% del PIL, mentre lo Stato spende in cultura soltanto lo 0,11% del prodotto interno lordo.

Da un articolo pubblicato su La tecnica della scuola, 21/10/2013 in cui si riporta testualmente questo comunicato del Movimento 5 Stelle. 3) Le medie imprese italiane confidano nella ripresa e prevedono di aumentare il proprio personale in Italia e all'estero. E' quanto rivela l'indagine annuale sulle medie imprese industriali italiane realizzata da Mediobanca e Unioncamere. Secondo lo studio, presentato dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello e dal presidente di R&S Mediobanca Giorgio La Malfa, quattro imprese su dieci (37,3%) prevedono un aumento del fatturato (contro il 26,6% a consuntivo nel 2012) e il 34% un incremento della produzione (contro il 22,1%). Circa un quinto segnala un ampliamento della forza lavoro tra il 2012 e il 2013; nel corso di quest'anno sarà allargata in particolare la base occupazionale negli stabilimenti all'estero. Nel 2013 si riduce il ricorso agli ammortizzatori sociali, usati dal 34% delle imprese contro il 44% del 2012. Le imprese campioni del made in Italy sono diminuite tra il 2002 e il 2011 di 433 unità, o perché hanno ridotto o accresciuto la propria dimensione o perché sono fallite o acquisite. Le 3.594 medie imprese "superstiti" - fa notare l'indagine - restano altamente competitive e orientate all'export: da sole generano il 15% del valore aggiunto dell'industria manifatturiera italiana e del 16% delle esportazioni nazionali. Nel 2012 la quota di aziende esportatrici ha sfiorato il 90% e quest'anno gli ordinativi esteri saranno in crescita per il 49,9% delle imprese. Più debole invece l'andamento del mercato interno: solo il 13,6% delle medie imprese italiane si attende un rialzo rispetto al 2012, contro il 31% di quante prevedono una flessione. (articolo pubblicato su Milano finanza, quotidiano online, Ripresa in vista per 4 medie imprese su 10, pronte ad assumere, 13 novembre 2013 3. Ambito storico-politico ARGOMENTO: Giovanni Giolitti: metodi di governo e programmi politici DOCUMENTI "La via della reazione sarebbe fatale alle nostre istituzioni, appunto perché le porrebbe al servizio degli interessi di una esigua minoranza e spingerebbe contro di esse le forze più vive e irresistibili della società moderna, cioè l interesse delle classi più numerose e il sentimento degli uomini più colti. Esclusa la convenienza, anzi la possibilità, di un programma reazionario, resta come unica via, per scongiurare i pericoli della situazione attuale, il programma liberale che si propone di togliere, per quanto è possibile, le cause del malcontento con un profondo e radicale mutamento di indirizzo tanto nei metodi di governo, quanto nella legislazione. I metodi di governo hanno capitale importanza perché a poco giovano le ottime leggi se sono male applicate.[ ] Nel campo politico poi vi è un punto essenziale e di vera attualità nel quale i metodi di governo hanno urgente bisogno di essere mutati. Da noi si confonde la forza del governo con la violenza, e si considera governo forte quello che al primo stormire di fronda proclama lo stato d assedio, sospende la giustizia ordinaria, istituisce tribunali militari e calpesta tutte le franchigie costituzionali. Questa invece non è la forza, ma è debolezza della peggiore specie, debolezza giunta a tal punto da far perdere la visione esatta delle cose."g. GIOLITTI, Discorso agli elettori del collegio di Dronero, Busca, 20 ottobre 1899. (in: Giolitti, Discorsi extraparlamentari, Torino, 1952) "[La] importante e svariata opera legislativa, amministrativa e associativa [di Giolitti] era resa possibile dalla fioritura economica che si osservava dappertutto nel paese e che, quantunque rispondesse a un periodo di generale prosperità dell economia mondiale e fosse aiutata dall afflusso degli esuberanti capitali stranieri in

Italia, aveva, dentro questo quadro, un particolare rilievo perché, come i tecnici notavano, nessun altro paese di Europa compiva, in quel tempo, progressi tanto rapidi ed estesi quanto l Italia."B. CROCE, Storia d Italia dal 1871 al 1915, Laterza, Bari, 1939. "La tattica dell onorevole Giolitti è stata sempre quella di far la politica conservatrice per mezzo dei condottieri dei partiti democratici: sia lusingandoli e addomesticandoli per via di attenzioni individuali (siamo arrivati già alle nomine senatoriali) sia quando si tratti di uomini personalmente disinteressati, come Turati e Bissolati, conquistandoli con riforme le quali non intacchino seriamente gli interessi economici e politici dei gruppi dominanti nel governo.[ ] Giolitti migliorò o peggiorò i costumi elettorali in Italia? La risposta non è dubbia per chi voglia giudicare senza le traveggole dell amicizia. Li trovò e li lasciò nell Italia settentrionale quali si andavano via via migliorando. Li trovò cattivi e li lasciò peggiori nell Italia meridionale." G. SALVEMINI, Il ministro della malavita e altri scritti sull Italia giolittiana, Feltrinelli, Milano, 1962. "La politica giolittiana, soprattutto dal 1900 in poi, appare tutta costruita sulla richiesta della collaborazione governativa con il partito della classe operaia e con i suoi uomini più rappresentativi. [ ] Assurdo pretendere che Giovanni Giolitti, uomo politico uscito dalla vecchia classe dirigente borghese e conservatrice, fosse l araldo del rinnovamento della società italiana; non si può però negare che tra gli uomini politici della sua epoca egli appaia oggi quello che più degli altri aveva compreso qual era la direzione in cui la società italiana avrebbe dovuto muoversi per uscire dai contrasti del suo tempo."p. TOGLIATTI, Momenti della storia d Italia, Editori Riuniti, Roma, 1963. "Da buon politico egli [Giolitti] aveva avvertito che i tempi erano ormai maturi perché si addivenisse a una convivenza nella tolleranza con la Chiesa di Roma, aveva compreso che l anticlericalismo era ormai una inutile frangia che si portavano i governi [ ]. Quando egli passò a realizzare la politica delle due parallele [Stato e Chiesa autonomi nei loro ambiti] nello stesso tempo denunciò, di fatto, la fine di un certo tipo di anticlericalismo, provocò lo svuotamento di tutte le illusioni che la monarchia a Roma avrebbe ucciso il papato, che il liberalismo avrebbe dovuto disintegrare il cattolicesimo." G. DE ROSA, La crisi dello stato liberale in Italia, Studium, Roma 1955 4. Ambito tecnico-scientifico ARGOMENTO- La ricerca spaziale: dubbi, ricerca e riflessioni DOCUMENTI 1) Cara Suor Maria Gioconda, Lei chiede nella sua lettera come abbia potuto proporre la spesa di miliardi di dollari per organizzare un viaggio su Marte, in un momento in cui molti bambini su questa Terra muoiono di fame. Lo so che non si aspetta una risposta del tipo Oh, non sapevo che ci fossero bambini che muoiono di fame, d ora in poi mi asterrò dalla ricerca spaziale fino a quando il genere umano non avrà risolto la questione!. In effetti, ho iniziato a essere a conoscenza del problema della fame nel mondo ben prima di sapere che fosse tecnicamente possibile un viaggio verso Marte. Tuttavia, credo come molti altri miei amici che viaggiare verso la Luna e forse un giorno verso Marte e altri pianeti sia un iniziativa che dovremmo affrontare ora, e penso anche che questi tipi di progetti, nel lungo termine, possano contribuire alla soluzione dei gravi problemi che affliggono la Terra molto di più di altri progetti discussi ogni anno, e che portano spesso a risultati tangibili solo dopo molto tempo. Prima di spiegarle come il nostro programma spaziale possa contribuire alla soluzione dei problemi qui sulla Terra, vorrei raccontarle una storia che pare sia vera e che potrebbe aiutarla a comprendere l argomento.

Circa 400 anni fa, in una cittadina della Germania viveva un conte. Era uno di quei nobili buoni ed era solito dare buona parte dei propri guadagni ai suoi concittadini poveri: erano gesti molto apprezzati, perché c era molta povertà e le ricorrenti epidemie causavano seri problemi. Un giorno, il conte incontrò uno sconosciuto. Aveva un banco di lavoro e un piccolo laboratorio nella sua abitazione, lavorava sodo di giorno per avere qualche ora ogni sera per lavorare nel suo laboratorio. Metteva insieme piccole lenti ottenute da pezzi di vetro; le montava all interno di alcuni cilindri e le utilizzava per osservare oggetti molto piccoli. Il conte fu affascinato da ciò che si poteva vedere attraverso quegli strumenti, cose che non aveva mai visto prima. Invitò l uomo a trasferire il suo laboratorio nel castello, diventando un incaricato speciale per la realizzazione e il perfezionamento dei suoi strumenti ottici. La gente in città, tuttavia, si arrabbiò molto quando capì che il conte stava impegnando il proprio denaro in quel modo senza uno scopo preciso. «Soffriamo per la peste», dicevano, «mentre lui paga quell uomo per i suoi passatempi inutili!». Ma il conte rimase fermo sulle sue posizioni. «Vi do tutto quello che posso», disse, «ma darò sostegno anche a quest uomo e al suo lavoro, perché sento che un giorno ne verrà fuori qualcosa di buono!». E in effetti qualcosa di buono avvenne, anche grazie al lavoro di altre persone in diversi luoghi: l invenzione del microscopio. È noto che questa invenzione ha contributo più di molte altre idee al progresso della medicina, e che l eliminazione della peste e di altre malattie contagiose in molte parti del mondo sia stata possibile in buona parte grazie agli studi resi possibili dal microscopio. Dedicando parte del proprio denaro alla ricerca e alla scoperta di nuove cose, il conte contribuì molto di più a dare sollievo dalla sofferenza umana rispetto a ciò che avrebbe potuto fare dando tutto i propri soldi ai malati di peste... (Lettera scritta nel 1970 dall allora direttore scientifico della NASA, Ernst Stuhlinger, a una suora attiva nello Zambia. La lettera è pubblicata sulla rivista online Post il giorno 8 agosto 2012) 2) MILANO - Sarà, se realizzata, la prima astronave destinata ad atterrare su un pianeta dello spazio profondo. Anche se è forte il rischio che, una volta lanciata e percorsa una distanza significativa dalla Terra, non ne sapremo più nulla. Perché è destinata fin dall'inizio a non tornare mai indietro. Gli astronauti infatti sono destinati a diventare coloni. IL PROGETTO - Simon Worden, il direttore del centro ricerche della Nasa di Ames negli Stati Uniti, ha reso noto nel corso di un seminario della Long Now Foundation tenutosi il 16 ottobre scorso a San Francisco, l'esistenza di un progetto, fino ad ora segreto, che vede collaborare insieme la stessa Nasa e la Darpa (la sigla sta per Defense Advanced Research Projects Agency), l'agenzia scientifica del Pentagono. Il progetto si chiama 100-year Starship, ovvero l'astronave dei prossimi cento anni, questo sarebbe l'arco di tempo in cui la nave spaziale dovrebbe diventare realtà. Sarebbero già stati stanziati dei soldi per tracciare la fattibilità del progetto (100mila dollari da parte della Nasa e un milione di dollari da parte della Darpa) che prevederebbe la creazione di un nuovo tipo di propulsione per rendere possibile il viaggio interstellare. Una delle idee allo studio attualmente, prevederebbe lo sviluppo di una propulsione termica a microonde per permettere alla nave di lasciare il suolo terrestre. (Marco Letizia, La Nasa per esplorare lo spazio progetta astronavi senza ritorno, Corriere della sera, 5 novembre 2010) 3) Anche se un po in ritardo, intervengo sull incredibile avventura di Luca Parmitano, che nel corso della sua seconda passeggiata spaziale ha letteralmente rischiato di annegare in orbita. Quanto accaduto è una formidabile lezione su quali siano le sfide dell esplorazione umana dello spazio. Il problema del versamento di liquido nel casco non è stato trascurato dai progettisti della tuta spaziale, che hanno dotato il casco di una valvola che mette direttamente in contatto l interno con l esterno e che avrebbe permesso, se attivata

manualmente dall astronauta, di svuotare il casco espellendo il liquido grazie alla differenza di pressione tra l interno della tuta e il vuoto dello spazio. Si tratta però di un problema molto difficile da studiare e simulare a terra, in quanto in presenza di gravità l acqua non fluttua come nello spazio attorno alla testa dell astronauta entrando nella bocca e nel naso a causa del respiro, ma si deposita sulla parte più bassa del casco, rendendo inefficace la simulazione dell effetto della valvola di spurgo... Di fatto nulla del genere era mai successo nelle precedenti 153 passeggiate spaziali effettuate nel corso della costruzione della ISS: si tratta quindi di un problema che si presenta in meno dell un per cento dei casi, molto difficile da identificare ma non per questo meno pericoloso. La tuta spaziale a tutti gli effetti è una piccola astronave costruita attorno all astronauta: qualche centimetro di spessore separa la pressione atmosferica dal vuoto, la temperatura corporea dalle temperature estreme (caldo, freddo) dello spazio. Si tratta di una tecnologia fantastica anche se datata, che permette all astronauta, sia pure con notevole impaccio, di destreggiarsi attorno alla Stazione e svolgere interventi complessi la cui durata supera talvolta le 8 ore. In queste lunghe ore la tuta garantisce agli astronauti la giusta atmosfera, temperatura e umidità, assorbendone il calore e i fluidi corporei. Ma impedendo loro un certo numero di cose che sono così elementari da essere considerate ovvie: ad esempio non ci si può soffiare il naso, grattarsi... L incidente di Luca è stato risolto in circa 15, concitati, minuti, in cui la comunicazione con la base di Houston, la vicinanza del boccaporto di ingresso e l aiuto degli altri astronauti, sono stati fattori determinanti per evitare il peggio. Cosa sarebbe successo nel corso di una esplorazione su Marte dove la comunicazione con la terra impiega un quarto d ora e gli astronauti dovranno potere lavorare autonomamente per svariate ore anche a distanze significative dalla base, protetti da tute analoghe a quelle della ISS? È chiaro che un problema come quello incontrato da Luca fa riflettere su quanto si sia maturi per affrontare la sfida dell esplorazione spaziale del sistema solare. (Roberto Battiston, Le sfide dell esplorazione umana dello spazio, Le scienze-blog, 6 ottobre 2013) TIPOLOGIA C TEMA DI ARGOMENTO STORICO L'Italia di fronte al primo conflitto mondiale: quali sono le posizioni politiche, quali sono le figure significative che hanno determinato in un senso o nell'altro il destino del nostro Paese. TIPOLOGIA D TEMA DI ORDINE GENERALE Hanno una conoscenza delle lingue straniere sotto la media e poche esperienze di studio all'estero. Fanno brevi viaggi fuori dai confini nazionali e coltivano il sogno di trovare lavoro in Italia. Ma sono anche poco ambiziosi, spaventati dal mondo globalizzato, troppo legati alla famiglia e al contesto sociale dove sono cresciuti. Insomma, i ragazzi italiani sono meno aperti all'estero rispetto ai loro 'cugini' europei. : è la fotografia dei giovani del nostro Paese emersa dall'osservatorio della Fondazione Intercultura. Ti riconosci in questa immagine? Cosa sogni per il tuo futuro? È consentito soltanto l uso del dizionario italiano

SECONDA SIMULAZIONE PRIMA PROVA ESAME DI STATO Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte TIPOLOGIA A : ANALISI DEL TESTO Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: - Io mi chiamo Mattia Pascal. - Grazie, caro. Questo lo so. - E ti par poco? Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza: - Io mi chiamo Mattia Pascal. Qualcuno vorrà bene compiangermi (costa così poco), immaginando l'atroce cordoglio d'un disgraziato, al quale avvenga di scoprire tutt'a un tratto che... sì, niente, insomma: né padre, né madre, né come fu o come non fu; e vorrà pur bene indignarsi (costa anche meno) della corruzione dei costumi, e de' vizii, e della tristezza dei tempi, che di tanto male possono esser cagione a un povero innocente. Ebbene, si accomodi. Ma è mio dovere avvertirlo che non si tratta propriamente di questo. Potrei qui esporre, di fatti, in un albero genealogico, l'origine e la discendenza della mia famiglia e dimostrare come qualmente non solo ho conosciuto mio padre e mia madre, ma e gli antenati miei e le loro azioni, in un lungo decorso di tempo, non tutte veramente lodevoli. E allora? Ecco: il mio caso è assai più strano e diverso; tanto diverso e strano che mi faccio a narrarlo. Fui, per circa due anni, non so se più cacciatore di topi che guardiano di libri nella biblioteca che un monsignor Boccamazza, nel 1803, volle lasciar morendo al nostro Comune. E' ben chiaro che questo Monsignore dovette conoscer poco l'indole e le abitudini de' suoi concittadini; o forse sperò che il suo lascito dovesse col tempo e con la comodità accendere nel loro animo l'amore per lo studio. Finora, ne posso rendere testimonianza, non si è acceso: e questo dico in lode de' miei concittadini: Del dono anzi il Comune si dimostrò così poco grato al Boccamazza, che non volle neppure erigergli un mezzo busto pur che fosse, e i libri lasciò per molti e molti anni accatastati in un vasto e umido magazzino, donde poi li trasse, pensate voi in quale stato, per allogarli nella

chiesetta fuori mano di Santa Maria Liberale, non so per qual ragione sconsacrata. Qua li affidò, senz'alcun discernimento, a titolo di beneficio, e come sinecura, a qualche sfaccendato ben protetto il quale, per due lire al giorno, stando a guardarli, o anche senza guardarli affatto, ne avesse sopportato per alcune ore il tanfo della muffa e del vecchiume. Tal sorte toccò anche a me; e fin dal primo giorno io concepii così misera stima dei libri, sieno essi a stampa o manoscritti (come alcuni antichissimi della nostra biblioteca), che ora non mi sarei mai e poi mai messo a scrivere, se, come ho detto, non stimassi davvero strano il mio caso e tale da poter servire d'ammaestramento a qualche curioso lettore, che per avventura, riducendosi finalmente a effetto l'antica speranza della buon'anima di monsignor Boccamazza, capitasse in questa biblioteca, a cui io lascio questo mio manoscritto, con l'obbligo però che nessuno possa aprirlo se non cinquant'anni dopo la mia terza, ultima e definitiva morte. Giacché, per il momento (e Dio sa quanto me ne duole), io sono morto, sì, già due volte, ma la prima per errore, e la seconda... sentirete. L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal. Comprensione 1.1.Nella Premessa del romanzo Il fu Mattia Pascal il protagonista narratore si presenta al lettore: quale immagine fornisce di sé? Delinea un profilo del personaggio facendo precisi riferimenti al testo qui proposto. Analisi ed interpretazione 2.1.Che effetto suscitano sul lettore le informazioni e le anticipazioni che il protagonista dà di sé? 2.2.Il protagonista cerca di instaurare un dialogo con il lettore: fai riferimento ad alcune parti del testo in cui trovi questo atteggiamento. 2.3.In base a quali elementi testuali si può dire che la storia è raccontata a posteriori? Approfondimento 3.1.Spiega il relativismo pirandelliano. 3.2.Collega questo brano ad altri testi di Pirandello in cui emergano le stesse tematiche. TIPOLOGIA B: REDAZIONE DI UN SAGGIO BREVE O DI UN ARTICOLO DI GIORNALE CONSEGNE Sviluppa l argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Se scegli la forma dell «articolo di giornale», indica il titolo dell articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l articolo debba essere pubblicato. Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.

1)Ambito artistico-letterario Argomento: Futurismo DOCUMENTI Manifesto del futurismo Marinetti 1909 1. Noi vogliamo cantare l amor del pericolo, l abitudine all energia e alla temerità. 2. Il coraggio, l audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 3. La letteratura esaltò fino ad oggi l immobilità pensosa, I'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. 4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si e arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia. 5. Noi vogliamo inneggiare all uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. 6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l entusiastico fervore degli elementi primordiali. 7. Non v è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all uomo. 8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!.. Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell Impossibile? II Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell assoluto, poiché abbiamo già creata l eterna velocità onnipresente. 9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. 10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria. Manifesto dei Pittori Futuristi Severini e Balla 1910 Agli artisti giovani d'italia! Il grido di ribellione che noi lanciamo, associando i nostri ideali a quelli dei poeti futuristi, non parte già da una chiesuola estetica, ma esprime il violento desiderio che ribolle oggi nelle vene di ogni artista creatore. Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobistica del passato, alimentata dall'esistenza nefasta dei musei. Ci ribelliamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e

all'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l'abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita. Il bombardamento di Adrianopoli Filippo Tommaso Marinetti Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordo ZZZANG TUMB TUN ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all infi iiiiinito nel centro di quel zz-zang tumb tumb spiaccicato (ampiezza 50 kmq.) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso grave scandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia. Furia affanno orecchie occhi narici aperti! attenti! forza! che gioia vedere udire fi utare tutto tutto taratatatatatata delle mitragliatrici strillare a perdifi ato sotto morsi schiaffi trak trak frustate pic-pacpumtumb pic-pac-pum-tum bizzarrie salti (200 metri) della fucileria. Giù giù in fondo all orchestra stagni diguazzare buoi bufali pungoli carri pluff plaff impennarsi di cavalli fl ic fl ac zing zang sciaaackilari nitriti iiiiii. scalpiccii tintinnii 3 battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac (lento due tempi) Sciumi Maritza o Karvavena ta ta tata giii tumb giii tumb ZZZANG TUMB TUMB (280 colpo di partenza) srrrrrr GRANG-GRANG (colpo in arrivo) croooc-craaac grida degli uffi ciali sbatacchiare come piatti d ottone pan di qua pack di là cing buum cing ciak (presto) ciaciacia-ciaciaak su giù là intorno in alto attenzione sulla testa ciaack bello! E vampe vampe vampe vampe vampe vampe (ribalta dei forti) vampe vampe vampe vampe vampe vampe (ribalta dei forti) laggiù dietro quel fumo Sciukri Pascià comunica telefonicamente con 27 forti in turco in tedesco

allò! Ibrahim! Rudolf! allò allò! (da Zang-Tumb-Tumb, Edizioni futuriste di poesia) MARINETTI FILIPPO TOMMASO Discorso contro i Veneziani L'8 luglio 1910, 800.000 foglietti contenenti questo manifesto furono lanciati dai poeti e dai pittori futuristi dall'alto della Torre dell'orologio sulla folla che tornava dal Lido. Così cominciò la campagna che i futuristi sostengono da tre anni contro Venezia passatista. Il seguente «Discorso contro i Veneziani», improvvisato dal poeta Marinetti alla Fenice, suscitò una terribile battaglia. I futuristi furono fischiati, i passatisti furono picchiati. I pittori futuristi Boccioni, Russolo, Carrà punteggiarono questo discorso con schiaffi sonori. I pugni di Armando Mazza, poeta futurista che è anche un atleta, restarono memorabili. Veneziani! Quando gridammo: «Uccidiamo il chiaro di luna!» noi pensammo a te, vecchia Venezia fradicia di romanticismo! Ma ora la voce nostra si amplifica, e soggiungiamo ad alte note Liberiamo il mondo dalla tirannia dell'amore! Siamo sazi di avventure erotiche, di lussuria, di sentimentalismo e di nostalgia!. Perché dunque ostinarti Venezia, a offrirci donne velate ad ogni svolto crepuscolare dei tuoi canali? Basta! Basta!... Finiscila di sussurrare osceni inviti a tutti i passanti della terra o Venezia, vecchia ruffiana, che sotto la tua pesante mantiglia di mosaici, ancora ti accanisci ad apprestare estenuanti notti romantiche, querule serenate e paurose imboscate! Io pure amai, o Venezia, la sontuosa penombra del tuo Canal Grande, impregnata di lussurie rare, e il pallore febbrile delle tue belle, che scivolano giù dai balconi per scale intrecciate di lampi, di fili di pioggia e di raggi di luna, fra i tintinni di spade incrociate... Ma basta! Tutta questa roba assurda, abominevole e irritante ci dà la nausea! E vogliamo ormai che le lampade elettriche dalle mille punte di luce taglino e strappino brutalmente le tue tenebre misteriose, ammalianti e persuasive! Il tuo Canal Grande allargato e scavato, diventerà fatalmente un gran porto mercantile. Treni e tramvai lanciati per le grandi vie costruite sui canali finalmente colmati vi porteranno cataste di mercanzie, tra una folla sagace, ricca e affaccendata d'industriali e di commercianti!... Non urlate contro la pretesa bruttezza delle locomotive dei tramvai degli automobili e delle biciclette in cui noi troviamo le prime linee della grande estetica futurista. Potranno sempre servire a schiacciare qualche lurido e grottesco professore nordico dal cappelluccio tirolese. Ma voi volete prostrarvi a tutti i forestieri, e siete di una servilità ripugnante! Veneziani! Veneziani! Perché voler essere ancora sempre i fedeli schiavi del passato, i lerci custodi del più grande bordello della storia, gl'infermieri del più triste ospedale del mondo, ove languono anime mortalmente corrotte dalla luce del sentimentalismo? 2) Ambito socio-economico Argomento: La terra, il mare e il nostro futuro DOCUMENTI 1)C è un isola di plastica in mezzo all oceano Pacifico. Anzi due. Anzi di isole di plastica ce ne sono di più: due nell Atlantico, una nell Oceano Pacifico e una anche nel Mare Nostrum, il Mediterraneo. Ma l isola in verità non c è. O meglio, c è ma non si vede. Non sempre almeno. Sembra una sciarada, o una leggenda metropolitana, oppure un fake buono per Youtube. Invece è tutto vero. Stiamo parlando di agglomerati galleggianti - isole appunto - composti da miliardi e miliardi di microscopici frammenti plastica, messi insieme dal gioco delle correnti che circolano intorno al globo, e provocati dagli

oltre cento milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno nel mondo, di cui dieci milioni finiscono direttamente in mare. Una massa spaventosa - 50 anni di rifiuti plastici che sta letteralmente soffocando i mari, uccidendo migliaia e migliaia di specie animali ogni anno. Pietro Spirito, L isola di plastica che avvelena il mare, Il Piccolo, 3 febbraio 2014 2)Dopo vari incidenti di percorso è partita il 20 maggio da Oceanside, nel sud della California, la spedizione di Patrick Deixonne, esploratore francese, per analizzare in maniera scientifica il settimo continente e tracciarne una prima mappa. Di cosa stiamo parlando? Del continente di plastica, un enorme isola galleggiante che si è formata nel corso del decenni nel Nord del Pacifico a causa del gioco delle correnti. Parte delle bottiglie, spazzolini, reti, imballaggi di ogni tipo scaricati in mare, praticamente 5 milioni di pezzi di plastica al giorno a livello mondiale, secondo i dati dell Onu, si addensano proprio lì. Così si è formato una sorta di nuovo continente, più grande dell India, esteso su 3,4 milioni di chilometri quadrati, secondo le stime del Cnes, l agenzia spaziale francese, che patrocina, assieme alla Nasa, l iniziativa di Deixonne. Quella zuppa di plastica, come venne definita dall oceanografo americano Charles Moore, il primo che, nel 1997, casualmente la scoprì, raggiunge in certi punti lo spessore di una trentina di metri. Ma in tutti questi anni pochi studi seri sono stati effettuati sulla più grande discarica galleggiante del mondo, anche perché è situata in acque, fra le Hawaii e la California, poco interessate dalla navigazione mercantile o dal turismo ha sottolineato nei giorni scorsi Deixonne -: il fenomeno, per il momento, riguarda solo gli scienziati e gli ambientalisti. Peccato, perché non si tratta solo di un problema estetico. Quell amalgama, in preda alle correnti del vortice subtropicale del Pacifico del Nord, si addensa sempre più e si trasforma in pezzetti sempre più piccoli, coriandoli di plastica che vengono scambiati per cibo da cetacei, uccelli, pesci, tartarughe, che si ritrovano bloccato il sistema digestivo. Non solo: quell ambiente si è rivelato propizio per la riproduzione di un emittero, l Halobate sericeus, predatore di zooplancton e di uova di pesce, ulteriore minaccia a uno squilibrio dell ecosistema. Leonardo Martinelli, Plastica, spedizione nella discarica del Pacifico più grande del mondo, Il Fatto quotidiano, 21 maggio 2013

3 Questo libro cambierà il mondo, si sente dire spesso, e altrettanto spesso viene fuori che non è vero. Eppure, proprio in questi giorni di 50 anni fa, arrivava nelle librerie un volume che avrebbe profondamente modificato il nostro modo di guardare al Pianeta Terra: "La Primavera Silenziosa" di Rachel Carson, l appassionante e indignata descrizione di come i pesticidi chimici di nuova generazione stavano devastando la fauna degli Stati Uniti, il libro che avrebbe dato vita al moderno movimento ambientalista e che rivelò al mondo che noi, gli umani, pur essendo parte integrante della natura e non un'entità sé, potremmo con il nostro operato distruggere tutto. Certo la Carson, una biologa marina di mezza età, non era la prima a capire quanto fossimo intimamente legati al destino del pianeta. Resta il fatto che il suo libro ben scritto scatenò un putiferio tale da far arrivare il suo messaggio a milioni di persone, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e nel mondo intero. Nel corso della storia in molti avevano manifestato amore per l'ambiente e la natura, ma La Primavera Silenziosa e il clamore successivo alla sua pubblicazione hanno generato ben altro, e cioè la diffusa e precisa consapevolezza del fatto che il Pianeta era in pericolo e andava difeso. Questa semplice osservazione avrebbe dato il via al mezzo secolo appena trascorso di ambientalismo, coscienza verde, salviamo le balene e fermiamo il surriscaldamento globale. Per questo, quando La Primavera Silenziosa uscì, la Carson aveva già un pubblico affezionato e le proteste dell'industria chimica non fecero che moltiplicare all infinito la notorietà del suo manoscritto. Alla fine del 1962, tre mesi dopo la pubblicazione, aveva già venduto mezzo milione di copie e l'opinione pubblica era tutta saldamente dalla sua parte (non ostacolò la sua causa nemmeno che John F Kennedy lo avesse rimandato al Comitato Scientifico, il quale l'anno successivo dette ragione all autrice). Fu così che la follia di irrorare i terreni agricoli su vasta scala con quei veleni cessò. I pettirossi ripresero a cantare nelle primavere americane e l'uso del DDT in agricoltura fu vietato nel 1972 (pur rimanendo in uso per la prevenzione della malaria), così come l'aldrin, il dieldrin e altre sostanze. La Carson non visse abbastanza a lungo per vedere gli effetti del suo lavoro, perché nel 1964 morì di cancro. Ma aveva ottenuto un risultato che andava ben oltre i divieti e la sospensione dell'attacco mortale all'ambiente con quei prodotti chimici. Per la prima volta in assoluto i concetti di "ecologia" e di profonda interazione tra specie e habitat erano arrivati alle masse: il pesticida si deposita sulle foglie, le foglie cadono sul terreno dove i bruchi e i vermi le mangiano, insieme al pesticida. I pettirossi mangiano poi i bruchi, i vermi e l insetticida. E muoiono. - Dal sito del TG3, 12 giugno 2012 3. Ambito storico-politico Argomento: La Shoah: memorialisti e negazionisti. DOCUMENTI 1) E se gli Italiani fossero più antisemiti oggi che al tempo del Fascismo, delle leggi razziali, e della caccia agli Ebrei per mandarli a morire nelle camere a gas? È il dubbio che mi pesa sull anima, leggendo i risultati dell inchiesta sull antisemitismo in Italia pubblicata sul Corriere della Sera di ieri. Lo stesso Corriere è rimasto così sconcertato dai dati da minimizzarli nel titolo, che dice: «Sono antisemiti 12 italiani su 100». Ma non è così. Gli antisemiti che si dicono tali oggi in Italia sono il 45 per cento, suddivisi in varie categorie di «pregiudizio»: chi (il 10 per cento) per antigiudaismo religioso-culturale; chi (l 11 per cento) perché ritiene gli ebrei troppo potenti e poco patrioti; chi (il 12 per cento) perché ce l ha con Israele e con quella scocciatura che è la Shoah. Infine, c è un 12 per cento di antisemiti per tutte queste ragioni insieme. Si aggiunga che soltanto il 12 per cento dice di non avere pregiudizi. Mentre il 43 per cento si dichiara soltanto «indifferente» al problema. Il titolo più giusto sarebbe stato:

«Non sono antisemiti 12 italiani su 100». Arrigo Levi, Non Ebrei tocca a voi ricordare, La Stampa, 28.01.2009. 2)Milioni di Ebrei furono sterminati nei lager nazisti. Sembra un fatto inconfutabile. Ma c'è chi non la pensa così: qualcuno ha sostenuto che i milioni di ebrei uccisi nei campi di concentramento e di sterminio non sono sei, come solitamente si crede, ma cinque, quattro, tre, due, o forse "solo uno"; altri ritengono che le camere a gas non siano altro che un dettaglio. A tal riguardo è interessante riportare quanto ha detto Jean-Marie Le Pen (leader politico della destra francese) in un'intervista radiofonica del 1987: "Non dico che le camere a gas non siano esistite. Io non le ho viste. Non ho studiato la questione, ma penso che sia solo un dettaglio nella storia della seconda guerra mondiale". Addirittura c'è chi afferma che Auschwitz, le camere a gas e lo sterminio in genere sono un'invenzione della propaganda alleata, sostenuta dall'internazionale ebraica. Tali sono le questioni aperte da quegli autori che sono stati definiti come "revisionisti" o "negazionisti". Vi sono diversi temi ricorrenti negli scritti dei negazionisti, sebbene in alcuni casi tali motivi si dimostrino reciprocamente contradditori. Non vi è stato alcun genocidio programmato e le camere a gas non sono mai esistite (il gas Zyklon B serviva alla disinfestazione dai parassiti). Questo è l'assunto principale del negazionismo nella sua fase "matura". Si tratta di una verità posta come indiscutibile, per cui ogni tentativo di dimostrarne l'infondatezza viene rifiutato a scatola chiusa, in quanto inquinato dalla volontà "sterminazionista" di mantenere in vita la menzogna della Shoah. La "soluzione finale" di cui parlano molti documenti nazisti non era che l'espulsione degli ebrei verso l'est, dove erano state previste riserve in cui potessero vivere le minoranze etniche. E' da notare come spesso i negazionisti tendano ad interpretare il linguaggio burocratico e vagamente cifrato dei nazisti secondo il suo significato letterale, mentre, quando le dichiarazioni sui campi di sterminio si fanno esplicite, essi passano all'interpretazione metaforica (o alla semplice omissione). Per molti studiosi revisionisti il numero di ebrei uccisi dai nazisti e di gran lunga inferiore a quello ufficialmente dichiarato: neanche un milione o addirittura attorno alle duecentomila vittime, considerando anche il fatto che essi includono nella cifra dei morti anche i decessi per cause naturali; inoltre, molte delle vittime sarebbero state uccise durante le incursioni aeree degli Alleati sui campi di concentramento. Il genocidio è un invenzione della propaganda alleata, principalmente ebraica e particolarmente sionista. I motivi che hanno spinto molti dei sopravvissuti ai lager nazisti a mentire sono molteplici, ma quello principale è da ricercare nell'enorme truffa compiuta dal movimento sionista ai danni della Germania, la quale è costretta a pagare le riparazioni di guerra allo Stato di Israele. C'è poi chi sostiene che l'organizzazione stessa dei lager nazisti fosse sotto il controllo degli ebrei e sia da considerare come un ennesimo capitolo del secolare complotto giudaico mirato alla conquista del mondo. Le banche ebraiche avrebbero infatti favorito l'arrivo al potere di Hitler, prevedendo fin dall'inizio l'esito che avrebbe avuto la guerra. Wikipedia, L'irritante questione della Shoah. 3) Art. 1. La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell abbattimento dei cancelli di Auschwitz, «Giorno della Memoria», al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Art. 2. In occasione del «Giorno della Memoria» di cui all articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano più accadere. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica Italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. LEGGE 20 luglio 2000, n.211.

4) A integrazione delle disposizioni dell ordinanza de 24 gennaio 1939, nella quale La si incaricava di avviare la questione ebraica, mediante emigrazione o evacuazione, alla soluzione più favorevole in relazione alle circostanze, con la presente Le assegno l incarico di predisporre tutte le necessarie misure per preparare dal punto di vista organizzativo, pratico e materiale una soluzione globale della questione ebraica nell area dell Europa sotto influenza tedesca. Tutte le altre istanze centrali devono cooperare allo scopo. Inoltre, La incarico di rimettermi al più presto un piano complessivo dei provvedimenti da adottare riguardo all organizzazione, l attuazione e i mezzi materiali necessari per realizzare la desiderata soluzione finale della questione ebraica. Questo testo è quello cui solitamente si fa riferimento quando si cerca di datare almeno approssimativamente l inizio della «soluzione finale». È una lettera di Hermann Göring (incaricato da Hitler di gestire la questione ebraica), inviata al capo della Polizia di sicurezza e del SD, Gruppenführer della SS Reinhard Heydrich, per autorizzarlo a preparare una «soluzione globale della questione ebraica». 31 luglio 1941. 5) Il giorno 20 febbraio i Tedeschi avevano ispezionato il campo con cura, avevano fatte pubbliche e vivaci rimostranze al commissario italiano per la difettosa organizzazione del servizio di cucina e per lo scarso quantitativo della legna distribuita per il riscaldamento; avevano perfino detto che presto un infermeria avrebbe dovuto entrare in efficienza. Ma il mattino del 21 si seppe che l indomani gli Ebrei sarebbero partiti. Tutti: nessuna eccezione. Anche i bambini, anche i vecchi, anche i malati. Per dove, non si sapeva. Prepararsi per quindici giorni di viaggio. Per ognuno che fosse mancato all appello, dieci sarebbero stati fucilati. Soltanto una minoranza di ingenui e di illusi si ostinò nella speranza: noi avevamo parlato a lungo coi profughi polacchi e croati, e sapevamo che cosa voleva dire partire. Primo Levi (sopravvissuto ad Auschwitz), Se questo è un uomo, 1947. 6) Sembra di assistere ad una scena di un film che racconta dei condannati ai lavori forzati. I nuovi arrivati vengono fatti spogliare, viene consegnata loro una tuta blu di panno grezzo con una croce di S. Andrea di vernice rossa sulla schiena e una striscia rossa trasversale sui calzoni, una camicia grigioverde, una coperta, una gavetta, un cucchiaio. Vengono lasciate le mutande e le scarpe. Sul taschino della tuta è cucito un triangolo rosso, e al collo viene appeso un ciondolo di ferro con inciso un numero. Da quel momento non avrai più un nome e cognome ma diventerai soltanto un numero e con quel numero sarai chiamato, devi imprimertelo bene in testa. Si passa quindi all operazione capelli. Uno alla volta i detenuti, mentre gli altri restano in piedi sull attenti, vengono fatti sedere su uno sgabello con la testa reclinata in avanti e un soldato esegue rapidamente l operazione di rasatura a zero.

In quel momento provo un sentimento misto di umiliazione, impotenza, odio; trattengo a stento le lacrime. Tullio Bettiol, Un ragazzo nel lager, 2005. 7) Ho provato anch io a dimenticare, ma qualcosa si è mosso dentro di me. Ho finalmente capito che dovevo parlare, prima che fosse tardi. Dare voce al mio silenzio è un dovere: troppe storie esistono nel silenzio e sono rimaste in silenzio, nell attesa che qualcuno le raccogliesse. Per non dimenticare a quali aberrazioni può condurre l odio razziale e l intolleranza, non il rito del ricordo, ma la cultura della memoria. Per non dimenticare orrori e crimini, persecuzioni e campi di sterminio, nell intento di contribuire a tramandare alle future generazioni un messaggio di amore e di pace. Elisa Springer (sopravvissuta ad Auschwitz), Il silenzio dei vivi, 2001. 4. Ambito tecnico-scientifico Argomento: Ordine e caso DOCUMENTI 1) Negli ultimi anni del Settecento il fisico e matematico francese Pierre Simon Laplace fece omaggio all imperatore di una copia del suo libro Exposition du système du monde. Napoleone osservò: Cittadino, ho letto il vostro libro ed ho notato che non vi avete dato nessun spazio all opera del creatore Al che Laplace ribattè: Cittadino primo console, non ho avuto bisogno di questa ipotesi Vero o falso che sia, il racconto illustra bene la posizione della scienza. Per spiegare la realtà allora e, a maggior ragione oggi, non c è bisogno di chiamare in causa Dio e la sua potenza. Ciò non significa chiaramente che il Creatore non esista: alla questione ognuno può rispondere come la sua mente o il suo cuore le o gli suggeriscono. Edoardo Boncinelli, La scienza non ha bisogno di Dio, Rizzoli, Milano 2012 2) 191. Sopra abbiamo dimostrato che Dio ha prodotto le cose nell essere non per necessità di natura, ma per intelletto e volontà; ora chiunque agisce per intelletto e volontà agisce per un fine, dato che l intelletto operativo ha come principio il fine: è dunque necessario che tutte le cose che sono state fatte da Dio siano state fatte per un fine. 192. Inoltre la produzione delle cose da parte di Dio fu fatta ottimamente: ora è meglio fare una cosa per un fine che senza l intenzione di un fine: dal fine infatti si deduce la ragione di bene nelle cose che vengono fatte. Dunque le cose sono state fatte da Dio per un fine. 193. Se ne ha un segno anche nelle cose che vengono prodotte dalla natura, nelle quali niente è invano, ma ciascuna ha un proprio fine. Ora non è conveniente dire che le realtà della natura sono più ordinate della

stessa istituzione della natura da parte del primo agente, dal momento che da essa trae origine tutto l ordine della natura. E dunque chiaro che tutte le cose sono prodotte da Dio per un fine. San Tommaso D AQUINO, Compendio di teologia e altri scritti, UTET, Torino1010 3) In sostanza si prende atto della realtà dell evoluzione, della trasformazione della specie per discendenza comune e del fatto che la terra, oltre al fatto di non essere piatta, probabilmente non ha nemmeno i 6000 anni previsti dai testi sacri. Ciò che si continua a non accettare è la spiegazione scientifica e naturalistica di questi fatti, cioè la teoria dell evoluzione per selezione naturale, alla quale si contrappone l ipotesi secondo cui la storia naturale sarebbe stata fin dall inizio diretta da un disegno superiore. Questo movimento di opinione viene chiamato neocreazionismo e persegue, per il resto, la stessa battaglia giuridica ingaggiata dai suoi predecessori fondamentalisti: chiedere che nei corsi di scienze delle scuole americane sia insegnata per legge la dottrina del disegno intelligente a fianco della teoria darwiniana. Telmo PEVANI, Creazione senza Dio, Einaudi, Torino 2006 4) Ma perché la connessione tra religione e argomenti scientifici risulta così efficace? Per due motivi a mio avviso. Il primo è la capacità pressoché immediata del termine Dio di far comprendere l importanza della posta in gioco quando si tratta degli ambiti fondamentali della scienza come l origine dell universo, della materia e di quella particolare materia dotata di movimento e di intelligenza che è la vita. Parlando della particella responsabile della massa, o dell unificazione tra relatività e meccanica quantistica perseguita dalla teoria delle stringhe, si toccano territori primordiali, di rilievo non solo fisico ma anche filosofico per l importanza sul senso complessivo del nostro essere qui. E il termine Dio con solo tre lettere ha questa capacità evocativa. Il secondo motivo è il bisogno della nostra mente di conciliare scienza e sapienza. Noi avvertiamo infatti l esigenza non solo di conoscere dati e ricevere informazioni, ma anche di valutare il loro significato per l esistenza e per i criteri con cui pensiamo la giustizia, la bellezza, il bene e il male. Le civiltà del passato erano in grado di conciliare scienza e sapienza, si pensi al titolo posto da Newton al suo capolavoro, Elementi matematici di filosofia naturale, che indica il fatto che per Newton essere scienziato ed essere filosofo (ed essere biblista vista la sua passione per la Sacra Scrittura)erano la medesima cosa. Oggi però tale conciliazione è infranta e il risultato è l attuale separazione tra discipline scientifiche ed umanistiche, simbolo di una più complessa lacerazione interiore. Per questo, quando si prefigura la possibilità di ritornare all antica visione unitaria, la mente umana si fa attenta e partecipe, si tratti di un invisibile particella sub atomica o di libri ben in vista in vetrina. Vito Mancuso,La scienza e la sapienza La Repubblica, 5 luglio 2012 TIPOLOGIA C: TEMA DI ARGOMENTO STORICO Totalitarismi e consenso: con quali modalità le dittature del '900 hanno conquistato e mantenuto il potere? Scegli un caso specifico ed esponi le tue riflessioni in proposito.