Il Garante dei detenuti del Lazio



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Anno I n 0 Marzo 2015 Periodico mensile d informazione cultura, attualità e costume www.capitolinoflash.com Il Garante dei detenuti del Lazio La rieducazione del detenuto come dovere Mamma mia quanto cibo sprecato! Se le cicogne disertano i nostri tetti, non è detto che lo facciano dovunque. E stato infatti stimato che tra qualche decennio la già numerosa popolazione mondiale sarà aumentata di ben 2 miliardi di anime e che l incremento riguarderà principalmente l Africa e e l est e il sud-asiatico. quantunque ai nostri giorni l agricoltura e l allevamento siano interessati da un certo progresso, e fuori di ogni dubbio che il previsto aumento della popolazione rappresenterà un serio problema per quanto riguarda l alimentazione. Circa mezzo secolo fa la situazione alimentare nel mondo era assai difficile, ma si riuscì in parte a sanarla mediante l impiego delle biotecnologie, allora una novità che giovarono in maniera sensibile a molte produzioni, in particolare a quella del segue a pag. 4 Chi è Lafayette Ronald Hubbard? Gli analisti dell Istituto Smithsonian hanno concluso che L. Ron Hubbard è tra i 100 personaggi americani più influenti di tutti i tempi. Il sito lronhubbard.it afferma che è uno dei protagonisti più importanti del 900. Tra i più famosi scrittori dell età d oro della narrativa popolare americana. Educatore, artista, filosofo e fondatore di Scientology (scientology.it). Nella lista dei primi Numero Uno americani segue a pag. 6 Con l articolo 27, la nostra Costituzione afferma: Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. In parole povere il carcere deve essere un mezzo di reinserimento del detenuto nella società civile, una volta scontata la pena. L avv. Angiolo Marroni, in collaborazione con la regione Lazio,ha fatto suoi questi concetti ed ha lavorato affinchè non restassero pura speranza ma diventassero realtà. Ha creato così la figura istituzionale del Garante dei detenuti. Ha coinvolto enti statali, imprese private, le ASL e perfino le università raggiungendo risultati più che soddisfacenti tanto che si guarda a tutto segue a pag. 2 Ore 3.40: Quarto 1 non possiamo fare più nulla La notte del sisma le volanti della Polizia sono tra le prime che intervengono e che vivono in diretta i primi crolli. Gli uomini delle volanti raccontano al nostro sito quei momenti terribili. Al telefono Patrizio ci dice: È notte, sono in servizio di volante per le strade deserte a L Aquila; si avverte un atmosfera particolare. Nel giro incontro segue a pag. 5

segue dalla prima pagina Il Garante dei detenuti del Lazio ciò come ad un modello da seguire: il Modello Lazio. Naturalmente quando ci si trova ad occuparsi di detenuti ci si trova di fronte a vari problemi e, poi, Si ha a che fare con persone che hanno sbagliato e provocato spesso molto dolore. Forse, a volte, è più facile lasciarsi andare alla vendetta che tentare di ridare loro una speranza. Eppure, per la sicurezza stessa dei cittadini la rieducazione del detenuto è di vitale importanza. Quando è nata questa figura professionale, dr. Marroni? Nel 2003 con legge regionale. L avevo proposto io al Consiglio Regionale che ha accettato e poi ha proposto me come Garante. E stato poi esportato in altre parti d Italia? Si, però, non in tutta Italia. Alcune regioni lo hanno istituito, ma poi non lo hanno rinnovato come, per esempio, la Sicilia. In altre c è solo un difensore civico che funge anche da Garante. Nessuna, però, ha avuto quel grande supporto dalla regione la rieducazione del detenuto come dovere come lo abbiamo avuto noi. Solo così siamo riusciti a prendere accordi con le USL in modo da garantire un assistenza sanitaria ai detenuti, cose tipo analisi cliniche, interventi chirurgici, intervento tempestivo in caso di emergenze. Questo della salute è un problema serio perchè la maggior parte dei detenuti è gente povera. Abbiamo potuto creare poi cooperative sociali per permettere ai detenuti di lavorare all esterno del carcere ed abbiamo creato anche iniziative per il lavoro all interno. Abbiamo ottenuto risultati significativi in questo senso, purtroppo lo scandalo di Roma Capitale ha offuscato un po tutto. Eppure sono iniziative di vitale importanza perchè, tra l altro, generano reddito e, come abbiamo già detto, la maggior parte dei detenuti è povera. La stampa da notizia solo dei casi eccellenti, ma la maggior parte dei detenuti è povera. Ci sono poi le iniziative culturali, vero? Si. Abbiamo dato un grande impulso alle attività culturali come il teatro ed il cinema ed abbiamo creato un polo universitario che ora permette a molti detenuti di laurearsi e, in effetti, molti si sono laureati in questi anni, perchè la criminalità si combatte anche con la cultura e l istruzione. Da poche decine che erano, s ono 120 i detenuti che ora frequentano l università. Tra l altro è di poco tempo fa la notizia di un detenuto che in carcere si è laureato tre volte. Lui è un detenuto con una pena lunghissima da scontare e lo studio lo ha aiutato e lo sta aiutando a non lasciarsi andare alla disperazione. Ha 43 anni e alla discussione della sua terza laurea hanno assistito tra l altro anche i suoi familiari. Qui si può veramente parlare di riscatto sociale. Qual è il problema più grande che c è nel carcere? Si parla sempre di sovraffollamento. Un tempo lo era. Ora è calato. Le carceri sono ancora sovraffollate, ma non in maniera insopportabile. I prblemi grossi sono altri. Ci sono per esempio tante nazionalità e, quindi, tante religioni e diete diverse. Manca un valido sostegno psicologico. Il carcere, secondo Lei, è superato? Eliminare il carcere è un utopia. Ogni tanto lo si dice, ma il problema vero è che bisogna rendere la pena, come dice la Costituzione, ispirata a criteri umanitari. La pena, che deve essere utile per il reinserimento, molte volte, invece, è solo dannosa. Prendiamo il 41 bis, per esempio,che è un carcere durissimo. Qui io non vedo il rispetto della Costituzione, ma vedo solamente una volontà punitiva e vendicativa per ottenere cedimenti psicologici in modo da indurre il detenuto a collaborare. C è, poi, un altro aspetto molto grave, secondo me, ed è che nel carcere non c è la sessualità. Questa è una situazione italiana, infatti, non è cosï in tutta Europa. Le famiglie soffrono molto segue a pag. 3 www.capitolinoflash.com Supplemento di Latina flash Direttore Responsabile Michele Luigi Nardecchia EDITORE Ass. Culturale Arte & Vita Via Cairoli - Latina Capitolino news 2 Presidente Avv. Goffredo Nardecchia segretario Claudio D Andrea Capo redattore Claudio D Andrea cell.330.860389 sito internet: Fondato da Maria Luisa Dezi & Claudio D Andrea Giornalisti - collaboratori Bernardo Dezi - Stefano Bonici - Emilia Kwasnicka- Manuela Baccari - Maria Luisa Dezi - Ugo Meucci - Goffredo Nardecchia - Luca Bertucci - Consuelo - Elia Scaldaferri - Luciano Pecchi - Edoardo Elisei - Federico Rocca - Giancarlo Coco Progetto Grafico Riccardo Giorgi

segue da pag. 2 Il Garante dei detenuti del Lazio la rieducazione del detenuto come dovere per questa situazione. La mancanza di sessualità danneggia la famiglia e si arriva così a delle separazioni. Le pene, poi, sono troppo lunghe. Si può ragionare sul fatto che l ergastolo sia costituzionale o meno, ma generalmente le pene sono troppo lunghe. Un minore può entrare in carcere per andare a trovare un detenuto? In un carcere ordinario, sì. Nel 41bis è tutto più complicato. E un carcere durissimo. Non c è possibilità di contatto tra il visitatore ed il detenuto, per esempio, perchè c è il vetro divisorio. E pesante, molto pesante. Nel 41bis ci sono anche situazioni di detenuti che sono in condizioni ancora più riservate, più estreme e, in questi casi, diventa ancora più impossibile incontrare i familiari. Ecco, ho qui sulla mia scrivania 2 richieste di detenuti del 41bis per incontrare i familiari. Dovrò fare le capriole per ottenerli. Lei pensa che non è l uomo che deve essere punito ma è il suo comportamento sbagliato che va corretto e questo può essere migliorato. Certo. Il carcere tradizionale, però, non aiuta in questo, il lavoro e la cultura, invece, possono aiutare. Ci sono alcuni esempi positivi anche molto importanti. Non è vero che non ci sono. I mass media tendono a rappresentare il caso negativo perchè il caso positivo da noia. Quali sono state le vittorie più grandi che ha avuto? Ne ho avute tante, per la verità, ed in molti ambiti tra l altro: lavoro, cultura, nell imprenditoria. Detenuti che, una volta usciti, si sono inseriti nel mondo del lavoro? Si, ce ne sono. La società di certo non aiuta, la legge non aiuta. Ho un recente laureato in giurisprudenza che è entrato in carcere con la 5^ elementare e si è laureato in giurisprudenza. Adesso sto cercando di farlo lavorare in uno studio di avvocati. Solo che non potrà mai fare l avvocato perchè ha l interdizione perpetua. Potrà fare solo da supporto allo studio per cui lavorerà. E una cosa assurda: vieni interdetto a vita e cosi ti si chiudono delle opportunità. Come si può in questo modo parlare di reinserimento? Appunto. Questo detenuto vuole fare l avvocato e non lo può fare. Allora il sistema sociale non aiuta per niente il reinserimento. La società non li accetta. Tante prediche, ma in realtà non li accetta, li stigmatizza. Quando sei stato dentro hai uno stigma a vita. Questo qui anni ed anni in carcere, poi studia, si laurea, vuole fare l avvocato, ma non può farlo. Io ora sto cercando di metterlo in contatto con uno studio esterno. Perchè cosi lo possono usare come giovane di studio diciamo. Questi sono casi estremi, ma sono comunque emblematici. Questo detenuto ha lavorato, lavorato e poi? In conclusione? Il nostro è un lavoro in cui si possono avere tante delusioni però ci sono anche tante cose che incoraggiano a continuare. Questa attenzione al mondo carcerario deve continuare. Il mio lavoro è dedicato a chi è uscito e ce l ha fatta, a chi vuole farcela e a chi non riesce a farcela perchè la società esterna non è buona, non è solidale. Grazie avv. Marroni per il suo impegno. Maria Luisa Dezi Capitolino news 3

segue da pag. 4 Mamma mia quanto cibo sprecato! frumento e quella del riso, alimento di una importanza fondamentale per quasi il cinquanta percento dell umanità. Nella seconda metà del Novecento gli esperti in materia si sono dedicati senza sosta a studi e sperimentazioni e sul finire del secolo hanno fatto la loro comparsa altre tecniche di coltivazione assolutamente innovativi, in particolar modo quelle che consentono abbondanza di prodotti geneticamente modificati. In molti luoghi questi vengono consumati su vasta scala e senza alcun pregiudizio, ma in altri suscitano ancora molta diffidenza, se non addirittura un aperta ostilità. In quest ambito assai delicato si può dire che si siano formati due partiti: quelli di coloro che ritengono che l impiego incondizionato delle tecniche genetiche sia l unico sistema per sfamare la popolazione globale. L ideale sarebbe ovviamente riuscire a far nutrire miliardi di individui, senza nuocere alla loro loro salute e a quella della natura. E proprio la natura, però che da qualche tempo a questa parte in molti casi ostacola l agricoltura, così come l allevamento del bestiame. Infatti la produzione di materie prime alimentari di grande importanza viene avversata da cambiamenti climatici, che si manifestano attraverso marcate irregolarità nell andamento stagionale, periodi dicaldo eccessivo e siccità, fino ad arrivare talora ai processi di desertificazione. Più di frequente rispetto al passato si verificano gravissime calamità naturali e, per l aumento della temperatura che fa sciogliere i ghiacciai, il mare si innalza dal suo livello e si Capitolino news 4 impossessa di preziose aree coltivate costiere. La verità è però che, se anche non si verificassero i predetti incovenienti, nei decenni a venire sarà problematico nutrire l umanità intera, se non si saranno corretti determinati comportamenti. Neppure le biotecniche più avanzate potranno tener lontana la fame, se prima non si sarà posto un resistente argine allo spreco del cibo. Calcoli assai attendibili ci informano che dai luoghi di produzione ai negozi, mercati e supermercati, fino ad arrivare alle nostre case, viene sprecato un terzo degli alimenti ed è chiaro che più lungo il percorso, più pesante è lo sciupìo. In alcuni Paesi meno evoluti lo spreco è determinato principalmente dall arretratezza e dall approssimazione nella fasi di stoccaggio, conservazione e trasporto dai luoghi di produzione ai centri di consumo. Un enorme quantità di cereali va perduta per lo scarso rispetto delle più elementari norme d igiene o perchè il prodotto viene assalito da eserciti di topi ed insetti famelici, mentre tonnellate di verdura e di dolcissima frutta marciscono miseramente. Nei Paesi avanzati come il nostro è ormai conclamato che gli sprechi maggiori avvengono invece tra le mura domestiche. Le derrate alimentari riescono a raggiungere i punti vendita in buono stato, pertanto le negatività compaiono più tardi. Quintali e quintali di cibo vengono gettati via nei supermercati, dove, per il timore che alcuni prodotti non bastino a soddisfare le richieste della clientela, ci si rifornisce di questi esageratamente, per cui è facile immaginare quale fine faccia dopo la merce in eccedenza. Che dire poi dei ristoranti, dove alla conclusione dei pasti gli inservienti fanno piazza pulita non solo degli avanzi, ma anche delle pietanze che nessuno ha toccato. D altronde in questo campo più o meno sbagliamo tutti e penso che sia davvero il caso di dire che chi è senza peccato scagli la prima pietra. Specie se la merce ai nostri occhi appare promettente e per giunta il prezzo è allettante, acquistiamo prodotti in una quantità di gran lunga superiore alle reali necessità e, pronti a commettere un altro errore, non li conserviamo come la loro specificità richiederebbe. Un altro scivolone lo facciamo quando ci capita di subire troppo l influenza della data di scadenza. Quest ultima, una conquista dei nostri tempi, è davvero importante, ma con un pizzico di buonsenso dobbiamo evitare che diventi la madre di tutti gli sprechi. E una norma di sicurezza tassativa solo in relazione a pochi alimenti, ma quanto riguarda molti altri esprime un consiglio, peraltro da non sottovalutare. Se un dato cibo è consumarsi preferibilmente entro il giorno X, è implicito ma comprensibile che uno o due giorni dopo di quella data esso non sarà più freschissimo ma assolutamente commestibile. Nonostante da anni il nostro paese sia gravato da una profonda crisi, esso continua ad occupare un posto di primissimo piano tra quello degli spreconi. C è gente che rovista nei cassonetti della spazzatura o segue a pag. 5

segue da pag. 4 Mamma mia quanto cibo sprecato! si attarda nei mercati negli orari di chiusura per racimolare resti di frutta e verdura, cè chi compra a basso costo il pane di giorni prima, ma in molte delle nostre case il secchio dei rifiuti ogni giorno si riempie con velocità sorprendente. Quando dai mass-media apprendiamo che le tonnellate di cibo sprecato raggiungono ormai cifre astronomiche, dobbiamo convincerci che la scarsezza alimentare in molti casi non è determinata solamente da squilibri di vecchia data e molteplici errori del passato, ma anche da comportamenti irresponsabili che caratterizzano il presente. In ultima analisi il nostro pianeta è ricco, ma noi non sappiamo gestire quel che esso ci dà. Sta per aprire i battenti l EXPO di Milano, il cui tema fondamentale è proprio l alimentazione, ed io spero vivamente che quest evento di portata planetaria, oltre a dare un po di lustro al nostro Paese oggigiorno così opaco e confuso, possa rappresentare per la moltissime persone che lo visiteranno non solo uno strumento di svago, ma anche di riflessione. Consuelo segue dalla prima pagina Ore 3.40: Quarto 1 non possiamo fare più nulla un signore di 77 anni. Dorme in macchina e mi dice: voglio campare ancora qualche anno. Percorro la via centrale della città quando la macchina perde aderenza. Accelero, cambio la marcia ma non si muove. Il crollo di un muro mi costringe a fare testa coda. Ancora non ho la percezione della gravità del sisma. Quelle vie, prima deserte, si riempiono di gente in fuga. Ci avvisano di persone sotto le macerie; la gente chiede aiuto. Incontro mia moglie e la bambina, vederle vive mi rincuora; ma non posso rimanere con loro. Altre persone hanno bisogno di aiuto. Via radio ci avvisano che il palazzo della questura sta per crollare; tutti gli uomini sono usciti tranne l operatore che raccoglie le chiamate al 113, lui è rimasto lì. Le linee telefoniche sono intasate, la luce è saltata. Un palazzo crolla dove ci sono già delle persone sotto le macerie; ci dobbiamo arrendere e avvisiamo la centrale operativa: Quarto 1 non possiamo fare più nulla. Ci sono persone che possono essere ancora salvate. Per questo reagisci anche se la scossa ti impedisce qualsiasi movimento, ti spezza le gambe. Quante scelte difficili e tragedie abbiamo vissuto in pochi attimi. Con il questore si concorda di non fare entrare nessuno in città per il pericolo dei crolli. Da Onna, un paese vicino, una ragazza chiede aiuto per i suoi figli rimasti intrappolati. Mentre il nostro giro continua i vigili del fuoco sono già al lavoro. Nel frattempo giungono soccorsi e mezzi meccanici: solo le ruspe o i muletti possono superare l impotenza dell uomo contro il tempo e le pesanti macerie. Il buio nelle strade nasconde alla vista quello che viene calpestato: macerie, carcasse di macchine. Sono le 18.00 del 6 aprile e mi costringono a fermarmi. Non so quante volte sono accorso in aiuto, quanto ho scavato con le mani e quante persone ho portato in salvo. Quando mi fermo, il pianto ha il sopravvento. La forza della natura ti stordisce, anche se sei allenato a situazioni estreme, e la paura è tua compagna in ogni ulteriore scossa. Paolo si trova su un altra volante. Nel momento della scossa mi trovo sul piazzale di fronte alla questura; la 159 vibra come una foglia. D improvviso è tutto buio; una nube di polvere e detriti mi impedisce di capire cosa succede. Sento voci e urla intorno a me. Delle persone indicano un mucchio di macerie da dove provengono voci di bambini. Accorro subito. A S. Gregorio, io e il mio collega, salviamo i bambini di un orfanotrofio. Io non ho parenti in questi luoghi ma il dolore cresce quando trovo sotto le macerie un collega e la moglie ormai senza vita. Dopo quella lunga giornata torno a L Aquila per portare a colleghi e amici vestiti, cibo, giocattoli. Quando mi vede la gente mi ringrazia. L abbraccio di quelle persone che non conosco mi aiuta a superare la fatica e il dolore di non aver potuto salvare tutti. La speranza è quella di tornare al più presto alla normalità. Poliziotti.it Capitolino news 5

segue dalla prima pagina Chi è Lafayette Ronald Hubbard? compaiono altri scrittori di successo, segno forse che saper scrivere è un ingrediente molto importante, ma come sono arrivati a redigere la lista? Quali algoritmi hanno seguito per decretare questo risultato? Siamo a Washington, capitale degli Stati Uniti d America. L anno 2014 sta volgendo al termine. Nelle sale fredde e sconfinate del meraviglioso Castello, sede del prestigioso Istituto Smithsonian, i ricercatori sono intenti a selezionare i 100 personaggi americani più influenti di tutti i tempi. La mission dello Smithsonian è rimasta quella originale del 1846, anno della sua fondazione: la promozione del sapere negli Stati Uniti d America - Dal sito Internet apprendiamo che il centro di ricerca è amministrato e continua ad essere finanziato dal governo statunitense - L istituto annovera 19 musei con qualcosa come 142 milioni di opere da collezione, il più grande complesso museale al mondo. «In una cultura così satura di informazione e così frammentata nelle possibilità di ricerca date da Internet, come possiamo misurare il valore storico di un personaggio?» si sono chiesti i redattori della Smithsonian Magazine, la rivista dell istituto. E così sono passati ad elaborare un elenco basandosi sugli algoritmi sviluppati dal professor Steven Skiena, illustre docente di Informatica alla Stony Brook University, e dal Dr. Charles B. Ward, uno dei massimi ingegneri di Google. Secondo la rivista stessa, i loro ricercatori «hanno sottoposto lo spirito di un epoca all impietoso rigore dell analisi quantitativa». La rivista che riporta l elenco dei cento personaggi più influenti d America di sempre, nella sua Edizione 2015 per Collezionisti, rivela che nella compilazione della lista ci si è basati «non solo su ciò che quelle persone hanno fatto, ma anche su quanto bene vengono ricordate e sul valore attribuito alle loro azioni». Nella lista dei 100 Numeri Uno troviamo, tra i più influenti, i presidenti degli Stati Uniti d America, alcuni artisti, sportivi, filantropi e leader delle battaglie sui diritti civili. Accanto a nomi come Madonna, Thomas Paine, Michael Jordan, Steve Jobs, Elvis Presley, compare lo scrittore L. Ron Hubbard, presentato con queste parole «autore di successo di racconti pubblicati nelle riviste pulp [N.d.R.: il termine pulp deriva dalla polpa di legno con cui venivano stampate le riviste vendute in milioni di copie], aventi per oggetto colonie marziane e viaggi interstellari, autore nel 1950 del Bestseller Dianetics: la forza del pensiero sul corpo». «Impara a scrivere quando preferiresti dormire. Impara ad impiegare questo dono della lingua quando nessuna parte conscia del tuo intelletto riesce a vibrare se non di ansia. Impara a scrivere in questo modo, figliolo, e potrai definirti scrittore» Nell opera biografica di 17 volumi relativa a L. Ron Hubbard edita da New Era Publications in occasione del centenario della nascita 1911-2011, il sig. Hubbard viene descritto come «uno dei giganti di tutti i tempi in un epoca in cui la narrativa era eccezionale e uno scrittore la cui influenza può essere misurata solo in termini di secoli». A supporto di questa affermazione occorre ricordare che L. Ron Hubbard detiene quattro primati: scrittore più pubblicato; scrittore più tradotto; scrittore col maggior numero di audiolibri; scrittore con 11 Best Seller consecutivi sulle liste del New York Times, conquistati con ciascuno dei dieci volumi della decalogia di Missione Terra, e con il romanzo Battaglia per la Terra. Più in dettaglio Hubbard fu scrittore di successo in svariati generi tra cui: avventura, mistery, western, rosa, poliziesco, fantasy, fantascienza, thriller. Del suo libro Fear (edito in Italia con i titoli Le Quattro Ore del Terrore e Le Quattro Ore di Satana), il maestro dell horror Stephen King ha detto essere uno dei pochi libri del genere «che meriti veramente l abusato aggettivo di classico, come in: «Questo è un classico racconto del brivido, pieno di pericoli ed orrori raccapriccianti e surreali». «[...] ogni volta che ho scritto», rivela L. Ron Hubbard, «ho avuto la sensazione di iniziare qualcosa di piacevole, qualcosa di emozionante e qualcosa che, alla fine, veniva venduto. Il 93,5% di ciò che scrivevo veniva accettato così com era, al primo colpo. [...] Quasi ogni mese avevo una produzione di circa 100.000 parole, realizzate con una macchina da scrivere elettrica, lavorando in media tre ore al giorno, tre giorni la settimana. [...] Il mio problema principale era che rimanevo senza riviste per cui scrivere. Perciò aggiunsi 5 pseudonimi da far seguire al «di» dei miei racconti. Una volta mi capitò che un numero di una rivista non contenesse altro che racconti miei, tutti firmati con nomi diversi». Hubbard si scoprirà essere un sostenitore di talenti emergenti nelle vesti di Presidente dell American Fiction Guild durante il periodo della Grande Depressione, per poi ideare e volere un programma ad hoc per la scoperta di giovani talenti nel campo della narrativa fantastica e fantascientifica che ha preso vita nel 1988: il concorso di plauso internaziosegue a pag. 7 Capitolino news 6

segue da pag. 6 Chi è Lafayette Ronald Hubbard? nale Writers and Illustrators of the Future, tuttora in voga e di grande successo. «Scrivere, scrivere e poi ancora scrivere. E non permettere mai alla stanchezza, alla mancanza di tempo, al rumore o qualunque altra cosa di sviarmi dalla mia strada» L. Ron Hubbard è vincitore di innumerevoli premi: Premio United Nation Society of Writers, Premio Dubai Culture and Arts Authority, Premio Charlie Hollywood Arts Council, Premio Publishers Weekly, Premio Saturn Aword della Academy of Science Fiction, Fantasy and Horror Film, Premio Cosmos 2000, Premio Gutemberg, Premio Hugo, Premio Golden Scroll Award, Premio Nova per la Fantascienza, Premio Tetradramma d Oro (conferitogli nel 1987 da Il Corriere di Roma ), e Premio World SF Italia. Ron Hubbard si presenta come scrittore instancabile e dedito alla sua professione. Al pari di altri geni della storia, ha condotto una vita ricca di avventure. Esploratore di terre lontane, ospite ben accetto di tribù cannibali così come dei più prestigiosi salotti della Terra, sprezzante del pericolo, un giorno faceva volteggiare i primi aereomobili della storia in vertiginose picchiate, e quello dopo metteva alla prova la tenuta degli scafi di imbarcazioni affusolate in destabilizzanti rollii e beccheggi al largo degli oceani. Dalle vette dei cieli toccate in fase di stallo, alle profondità oceaniche raggiunte con scafandri e sottomarini, Hubbard visse la propria vita in tutte le latitudini e longitudini possibili. Scrittore dotato di un ricchissimo vocabolario e di una sconfinata fantasia, ci ha lasciato un retaggio letterario ammirevole e, come fanno i grandi attori quando escono di scena l ultima volta per ritirarsi con una grandiosa, ultima, reappresentazione, anche lui fece lo stesso con la decalogia Missione Terra, nella quale, tramite un sapiente uso della satira elevata a forma d arte, ci lascia intendere quali sordidi meccanismi basati su interessi economici e intenzioni soppressive stiano, in realtà, muovendo e gestendo la Terra. Il miglior epilogo di questo articolo è quanto lui stesso ha scritto riguardo alla sua professione di scrittore: «La mia salvezza è di lasciare che tutto questo mi scivoli sopra, di scrivere e poi ancora di scrivere. Battere sui tasti al punto di consumare le dita fino alla seconda falange, e poi battere sui tasti ancor di più. Accatastare pagine, accumulare racconti, sfornare parole ed in generale condurre la mia vita lungo l unica via di successo che abbia mai avuto. Io scrivo». Per maggiori informazioni vi invito a visitare il sito www.lronhubbard.it. Edoardo Elisei Capitolino news 7

Omeopatia:in crescita l utilizzo tra le donne Capitolino news 8 La fiducia degli italiani nei confronti dei medicinali omeopatici Ë in crescita, soprattutto grazie al passaparola. Come si comporta, nello specifico, la popolazione femminile? Oltre il 70% delle donne ha avuto un esperienza positiva con l omeopatia, nella maggior parte dei casi per far fronte alle malattie influenzali e da raffreddamento o per rafforzare le difese immunitarie.tuttavia, nonostante, l utilizzo diffuso dei medicinali omeopatici, meno di una donna su cinque si ritiene informata in maniera adeguata sul tema. Questi alcuni dei risultati della ricerca condotta dall Osservazione Nazionale sulla Salute della Donna ( O.N.D.A.) su un campione di 1.000 donne, di età compresa tra i 25 ed i 54 anni, con l obiettivo di esplorarne il loro rapporto. La grande richiesta di informazioni giunta ad O.N.D.A. sui medicinali omeopatici ci ha portato a condurre un indagine conoscitiva sull atteggiamento delle donne italiane nei confronti dell omeopatia. L indagine condotta su un campione nazionale di 1.000 donne sottolinea Francesca Merzagora, Presidente di O.N.D.A. illustra come le donne italiane che acquistano medicinali omeopatici considerati essenzialmente prodotti naturali, lo facciano principalmente per se stesse e su consiglio di una figura medica o del farmacista. Il 65% delle intervistate si dichiara d accordo in merito all ancora troppo scarso riconoscimento dell omeopatia, mentre il 37% considera problematica l assenza del foglietto illustrativo nella confezione, che ne favorirebbe un più facile ed efficace utilizzo.i medicinali omeopatici aggiunge Francesca Merzagora sono percepiti come un opportunità terapeutica nel trattamento di numerose patologie quali influenza,disturbi del sonno e allergie stagionali.sotto la spinta di tale percezione, l integrazione fra omeopatia ed allopatia si sta rafforzando anche in altri ambiti.e il caso, per esempio, dell oncologia, dove i preparati omeopatici sono utilizzati a supporto nel mitigare gli effetti collaterali delle cure antitumorali e aiutare a migliorare la qualità di vita del paziente L omeopatia afferma Stefania Piloni, medico specialista in Ginecologia ed Ostetricia e docente di Medicina Complementare, Omeopatia e Fitoterapia presso l Università di Milano è un metodo diagnostico e terapeutico basato sulla Legge dei Simili, che afferma la possibilità di curare un malato somministrandogli una o più sostanze in diluizione che, somministrate in dose ponderate (concentrate) a una persona sana, riprodurrebbero i sintomi caratteristici del suo stato patologico. Il concetto è ben espresso dalla frase latina Similia similibus curentur, ossia il simile cura il simile:una sostanza che a dose concentrata provoca alcuni sintomi potrà, a dose molto diluita, curarli. Il compito del medico omeopata continua la Dott.ssa Piloni è cercare quel rimedio che normalmente, in un individuo sano,provocherebbe una malattia analoga a quella che il suo paziente mostra. Per individuare il livello di analogia, il medico compie una raccolta di dati molto dettagliata, che parte dalla classica anamnesi medica e poi si allarga per definire il temperamento del paziente, il suo grado di reattività alla patologia, la sua emotività, l attegsegue a pag. 9

segue da pag. 8 Omeopatia:in crescita l utilizzo tra le donne giamento. Per questo possiamo affermare che i medicinali omeopatici sono declinati alle persone e alle loro patologie anzichè unicamente alla patologia stessa. Medicina del racconto è una frase ben dedicata all omeopatia, una medicina estremamente dedicata all ascolto del paziente, che spesso stabilisce un alleanza terapeutica molto forte fra il medico curante e il malato Anche i dati che raccogliamo ogni giorno dietro il banco della farmacia afferma Manuela Bandi, farmacista titolare a Milano e membro del Consiglio Direttivo di Federfarma Lombardia confermano quanto emerso da questo ampio ed accurato studio. Sicuramente sono soprattutto le donne ad avvicinarsi all omeopatia e lo fanno tramite un consiglio mirato che normalmente arriva dal farmacista per le patologie più lievi e dal medico per le terapie più complesse o croniche. Questo dipende in gran parte dal fatto che raramente l omeopatia viene approcciata per l automedicazione, ma richiede una conoscenza approfondita del prodotto ed ancor di più un analisi della persona, la quale deve essere disposta a descrivere i sintomi del momento ma anche le sue caratteristiche peculiari. Questo atteggiamento appartiene da sempre al mondo femminile, che si fa inoltre carico degli altri, siano essi genitori, anziani, mariti, figli. Questo viaggio nell omeopatia continua la Dott. ssa Bandi da chiunque sia compiuto, porta migliori risultati se guidato da una mano esperta e di fiducia: in questo senso, la farmacia, grazie alla diffusione capillare sul territorio ed al suo personale oggi sempre più preparato ed attento, vuole essere un ottimo compagno al quale rivolgersi. Come azienda leader mondiale nella produzione di medicinali omeopatici aggiunge Silvia Nencioni, Presidente ed Amministratore Delegato di Boiron Italia questi dati ci incoraggiano a proseguire nel nostro impegno nei confronti delle donne, rispondendo sempre meglio alle loro aspettative ed esigenze. In primis c è quella di trovare indicazioni terapeutiche e posologia sul foglietto illustrativo delle specialità omeopatiche, informazioni che, fino ad oggi, in Italia non possibile riportare. Su questo aspetto i risultati dell indagine parlano chiaro: ben l 83% delle donne che utilizzano medicinali omeopatici, infatti, ritiene importante avere queste informazioni per poterli usare in maniera corretta e sicura. E importante proseguire su questa strada anche perchè, come ci confermano i dati di quest indagine, i medicinali omeopatici sono ben presentii nelle abitudini di acquisto delle donne italiane aggiunge Silvia Nencioni. Sono infatti più di 9 milioni le donne, fra i 25 ed i 54 anni, che hanno utilizzato almeno una volta nella vita questi medicinali, per loro stesse o per la famiglia. Il dato significativo è che la loro prima esperienza è stata decisamente positiva, tanto che ben oltre la metà si dichiara molto soddisfatta. Antonio Caperna www.salutedomani.com Capitolino news 9

Capitolino news 10 Noi profughi Tra pazzia nazista e solidarietà 10 Maggio 1940 ore 7.30 di mattina.avevo 9 anni. Ero pronta per andare a scuola e mi sentivo molto importante perchè al collo portavo, attaccato ad un nastro blu, un cartellino con il mio nome, l età e l indirizzo. Questo cartellino era stato dato a tutti gli scolari il giorno prima a scuola con la preghiera di indossarlo sempre. Naturalmente noi, in quel momento, non ne comprendevamo il motivo. Saranno, purtroppo, gli avvenimenti futuri a farcelo capire. Mia madre era fuori, per strada, era molto agitata e stava parlando con una nostra vicina altrettanto agitata. Si chiedevano se fosse il caso di mandarci a scuola quel giorno ma, alla fine, io e sua figlia ci siamo andate. Decisamente non era una giornata come tutte le altre perchè, stranamente, per la strada si erano riversati anche tutti gli altri abitanti di quel piccolo paese e parlavano e discutevano. Passando davanti a qualche gruppo sentivamo le parole: i tedeschi, Olanda, Belgio, la famiglia granducale e partita per Londra. A noi tutto questo non interessava,eravamo troppo fiere con i nostri cartellini mentre camminavamo verso scuola. Anche lì, però, abbiamo trovato le maestre, i maestri, gli altri scolari ed il bidello fuori nel cortile. Anche li grande vocio, gesticolare, agitazione ed alla fine, tutti a casa. Nel frattempo anche mio padre, che era minatore, era tornato dal lavoro. I suoi capi avevano impedito a lui ed a tutti gli altri di entrare nelle gallerie. La gente continuava a discutere, ad essere agitata,a parlare di tedeschi e poi un gran botto ha fatto rimbombare l aria: era scoppiata la centrale elettrica! Un attimo di sbigottimento e poi quella piccola folla ha ricominciato a parlare in modo frenetico. Io non capivo cosa stesse succedendo e nessuno si era preso la briga di spiegarmelo. Sono passate così le prime ore dell occupazione del Granducato del Lussemburngo da parte della Germania nazista in quel piccolo paese al confine con la Francia. Noi bambini correvamo di qua e di là, eccitati da tutta quella confusione, ma eravamo letteralmente elettrizzzatit quando abbiamo visto scendere dalla collina sovrastante dei soldati francesi a cavallo. Li guardavamo affascinati mentre passavano e chi li aveva mai visti! Gli adulti, invece, li osservavano e, scuotendo la testa, mormoravano: Poveri ragazzi. Solo più tardi ho saputo che stavano andando a combattere contro i carri armati tedeschi. Poi si è presentato quel comandante francese che ci ha ordinato di lasciare immediatamente le nostre case. Eravamo, infatti, sulla linea di fuoco tra l esercito tedesco che avanzava, e che ormai era padrone della capitale, e quello francese che tentava di difendere ciò che da subito era indifendibile. Dovevano partire, però, solo le donne ed i bambini. Mia madre è rientrata in casa, ha preso una federa e l ha riempita con degli indumenti suoi, poi, in una più piccola, ha messo delle cose mie. Dalla cucina, ad un certo punto, si è sentito un gran fracasso di vetri e piatti rotti. Era mio padre che, preso dall impotenza di non poter fare qualcosa, con una manata aveva buttato giù tutti i bicchieri ed i piatti messi ad asciugare. Quando l ho salutato, mi ha abbracciato forte forte con gli occhi pieni di lacrime. Ci siamo ritrovate cosï in strada. A noi si sono aggiunte le altre donne, i bambini, mia nonna, le mie zie ed il piccolo Marcel, l ultimo figlio di mia nonna, di sette anni, affetto dalla sindrome di Down, e quella triste colonna di profughi, perchè ormai quello eravamo, ha iniziato il suo cammino verso la Francia. E stato l inizio di un odissea. Con noi c erano altre 4 famiglie e Pierre, un ragazzone di 19 anni, orfano dei genitori che viveva con la famiglia di sua sorella, anche lei nel nostro gruppo. Lui si Ë offerto di portare Marcel sulle spalle e per questo gli volevamo ancora più bene e Marcel era felice su quelle forti spalle e di quel nuovo gioco. Io, invece, ero molto fiera perchè anche io avevo un compito ed era quello di portare il mio sacchetto. Me ne sentivo responsabile mentre camminavo dando la mano a mia madre in direzione della Francia. Solo verso sera abbiamo attraversato il confine, ma abbiamo continuato a camminare anche nel buio della notte ed ogni tanto la strada veniva illuminata dai fari di una camionetta dell esercito francese. Quando siamo arrivati in un piccolo paese, un ufficiale ci ha ordinato di entrare in un fienile. Eravamo stanchi morti! Per quante ore avevamo camminato? Ad un certo punto,siamo stati svegliati da un rumore assordante e spaventoso di cannoni che solo a giorno fatto è cessato all improvviso. Poi, dopo non so quanto tempo, alcuni soldati francesi sono entrati nel fienile con del pane esortandoci ad andare via subito. Era l 11 maggio, il Lussemburgo era stato segue a pag. 11

segue da pag. 10 Noi profughi completamente occupato ed anche l esercito francese si stava ritirando da quella nazione. Ora si trattava di difendere la Francia. Ci siamo ritrovati così di nuovo sulla strada fra bestiame, altri profughi e soldati francesi, col fronte che si stava pericolosamente avvicinando. La notte dormivamo dove capitava. Durante il giorno i soldati francesi dividevano il loro cibo con noi. Durante la marcia arrivavano gli aeri tedeschi a mitragliarci e noi allora tutti giù nel fosso ed io ero un po furiosa con mia madre perchè lei, nel saltare nel fosso, cercava di buttarsi sempre su di me. Io, così, non sono mai riuscita a vederli gli aerei. Solo molto più tardi ho capito che lei lo faceva per proteggermi. Abbiamo visto tante case distrutte, ma non abbiamo mai incontrato civili francesi, che avevano lasciato la zona prima del nostro passaggio. In questo modo siamo arrivati a Verdun e lï ci hanno offerto ospitalità in una caserma. La mattina dopo un soldato è entrato trafelato nella camerata urlando: Si salvi chi può! Arrivano i tedeschi! I tedeschi avevano oltrepassato il confine ed erano vicinissimi. Era il 14 Maggio, martedì di Pentecoste. Ci siamo alzati in fretta, mentre giù nel cortile stavano mettendo in moto dei camion per portarci alla stazione. La stazione era già stata colpita e da un treno in fiamme c erano delle suore belghe che saltavano giù tentando di salvarsi e urlando in modo disumano. Ci hanno caricato in fretta sui vagoni del bestiame per farci uscire dalla stazione il più velocemente possibile. Su, nel cielo, rombavano i caccia tedeschi alla ricerca di un bersaglio da Tra pazzia nazista e solidarietà colpire. Ore ed ore di viaggio senza acqua e senza mangiare. Un angolo del vagone era stato trasformato in bagno. Ad un certo punto il treno si è fermato in mezzo alla campagna e noi giù velocemente perchè sopra di noi c erano di nuovo loro, gli aerei tedeschi. Restare nel treno avrebbe significato la fine per tutti. Abbiamo ricominciato a camminare ma dove andare? Lontano dal Lussemburgo, dai tedeschi che continuavano ad avanzare, verso sud. Dormivamo dove capitava, civili francesi non ce n erano più, i soldati dividevano il loro cibo con noi. Ricordo un soldato, alto e magro, con i baffi, che ha costretto mia nonna ad accettare un vasetto di marmellata: Per i bambini! Per i bambini! Poi, piangendo, ha raccontato che aveva 4 figli e che non aveva più notizie di loro e di sua moglie. E così via per giorni e giorni. Poi abbiamo passato la notte in una scuola abbandonata sempre sotto le cannonate e con i rumori dei bombardamenti. E poi di nuovo sulla strada a camminare. Una volta i soldati francesi avevano preparato un pasto caldo per noi e, finalmente dopo giorni di pane e carote crude potevamo mangiare qualcosa di caldo, anche se era solo un minestrone. Avevano preparato dei tavoli in un grande cortile con dei piatti di alluminio, ma mentre mangiavamo quelli hanno iniziato ad urlare: Via, via dal cortile Su, nel cielo, 2 aerei, uno tedesco ed uno francese, avevano iniziato un duello, si sparavano a vicenda e i bossoli cadevano proprio sul cortile nel mezzo del quale c era un albero maestoso. Noi ci eravamo rifugiati tutti sotto questo albero, ma io non avevo paura, al contrario, era molto curioso vedere i bossoli che cadevano sui piatti e questi che saltavano in aria. I grandi, invece, si stringevano gli uni con gli altri e tenevano noi bambini stretti stretti a loro. Da un edificio i soldati ci urlavano: Non muovetevi! Non muovetevi! Poi, di nuovo sulla strada a camminare. Alla fine siamo arrivati a Saint Jean de Vedas, un piccolo paese vicino a Montpellier, nel sud della Francia. Lì i tedeschi non ci hanno mai raggiunti. Eravamo, infatti, nella cosiddetta zona libera, perchè da giugno anche tutto il nord della nazione era finito in mano al Terzo Reich. Per gli abitanti di quel paese eravamo semplicemente i rifugiati. Abitavamo in una casa messa a disposizione dal comune e dormivamo su della paglia stesa per terra. Per mangiare il comune ci passava giornalmente dei soldi. Mia madre, però, per racimolarne di più, insieme a mia nonna, si era offerta di fare il bucato per i soldati. Era troppo poco quello che le autorità passavano, anche perchè neanche loro ne avevano poi molto. Lavavano quei panni in piedi nel fiume con l acqua fino alla cintola. Noi bambini, invece, tutto il giorno nei campi a rubare frutta che mangiavamo di nascosto. Era diventato un gioco divertente anche se era la fame a spingerci a rubare. Lì abbiamo conosciuto, tra l altro, dei boy scout belgi, sorpresi dall occupazione durante un viaggio in Francia. La sera ci riunivamo segue a pag. 12 Capitolino news 11

segue da pag. 11 Noi profughi Tra pazzia nazista e solidarietà intorno al fuoco a cantare tutti insieme Il valzer delle candele. E stata poi la Croce Rossa Internazionale a fare in modo che potessero rientrare in patria. Abbiamo saputo dopo che, arrivati alla stazione di Bruxelles, i tedeschi li hanno fatti scendere dal treno, messi contro un muro e fucilati all istante. Li avevano scambiati per dei soldati! Uno di loro era figlio unico di un medico belga. Dopo 4 mesi la Croce Rossa Internazionale ha ottenuto dal comando tedesco anche per noi il permesso di rientrare nel Lussemburgo. Ci hanno messo perciò su un treno fino a Montpellier. Lì abbiamo dovuto passare il controllo medico ed una totale disinfestazione da pulci e cose simili e, poi, di nuovo, sul treno con i suoi scomodi pancali di legno ed i finestrini che non si chiudevano, ma, per fortuna, eravamo in agosto. Così, il giorno dopo, abbiamo incontrato quei tedeschi da cui stavamo fuggendo da mesi e non è stato un incontro piacevole. Il treno, infatti, si era fermato a Digione, che a quel tempo era al confine tra la Francia occupata dai tedeschi e la zona libera. Ci hanno imposto la fermata per controllare i nostri lasciapassare. Lungo tutto il binario c erano soldati con i mitra pronti a sparare e, su quel binario, c era anche una fontanella e noi, dopo ore senza acqua, avevamo sete. Mia nonna, allora,con il coraggio di una madre, si è alzata. Stava per scendere dal treno, indicando quella fontanella ai soldati, quando si è ritrovata con un mitra puntato al petto e con un soldato che le urlava addosso di risalire. Sì, stavamo cominciando a conoscerlo l esercito di occupazione! Siamo rimasti così seduti ad osservare i responsabili della Croce Rossa Internazionale che se la sbrigavano con i capi nazisti. Finalmente, dopo un tempo lunghissimo, ci hanno dato il permesso di ripartire ed il treno si è rimesso in moto e noi stavamo tornando a casa dopo mesi di fuga ed eravamo contenti, A casa abbiamo trovato una casa totalmente depredata, non c erano neanche più i piatti o i materassi su cui dormire, ma c era mio padre ed era vivo. Durante tutta l occupazione tedesca ho dovuto dormire su un divano rimediato, ma non è stata la cosa peggiore di quegli anni. Barbara Capitolino news 12

Quando l animale è una terapia Un amico mi ha raccontato una storia molto bella che che ha come protagonisti un suo amico, una bimba autistica ed un cane. Quest ultimo era stato trovato che vagava su una strada col pericolo di venire travolto dalle macchine. Lui, preso da compassione, si era fermato ed aveva fatto salire quel cane sulla sua macchina. L ha portato a casa per scoprire subito dopo che non poteva tenerlo con se, non era proprio possibile. Ha iniziato, cosï, a fare telefonate ad amici e conoscenti per trovargli una sistemazione adeguata. Tra l altro questo cane era bruttissimo e ciò rendeva il problema ancora pi complicato. Finalmente un amico che aveva una fattoria, ha ceduto ed ha accettato di farsene carico più che altro per fargli un favore. Quindi, di nuovo in macchina e trasporto del cane alla fattoria. Tre giorni dopo, mentre era in ufficio, ha ricevuto una telefonata dal nuovo proprietario del cane. Era entusiasta. Lui era padre di una bimba di tre anni, diagnosticata come affetta da autismo e che, da quando era nata, non aveva mai detto una parola. Ora, invece, grazie a questo cane bruttissimo e rifiutato da tanti aveva detto le sue prime parole ed aveva cominciato ad uscire dal suo isolamento.i due, naturalmente, erano diventati inseparabili. Questa è una storia vera e, forse, di storie così ce ne sono tante anche se sono poco conosciute. Senz altro, però, è dall osservazione di queste storie che è nata la Pet Therapy. Con questa terapia si intende una terapia basata sull interazione tra uomo ed animale. Per chi vive con gli animali, nulla di nuovo sotto il sole e non si meraviglia di certo dal sapere che ciò funziona. Quante volte il loro gioco allegro, le loro moine ci hanno distratto da momenti di depressione oppure il fatto stesso di prendersi cura di loro ci ha dato soddisfazione. Inoltre, provate a fare una passeggiata con un cane al quinzaglio e vedrete quanti amici vi farete o quante piacevoli chiacchierate con perfetti sconosciuti ugualmente amanti degli animali. Sembra, poi, che la presenza di un animale sia di aiuto anche in casi di ansia. Oggi gli animali hanno il permesso di entrare fortunatamente anche in case di riposo, nelle carceri e in alcuni ospedali, soprattutto ospedali pediatrici. Ben vengano, perciò, cani, gatti, conigli, pappagalli, cavalli ed asini a sostituirsi alle medicine e, soprattutto, ai pericolosissimi psicofarmaci. Maria Luisa Dezi Capitolino news 13

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Curiosità e Giochi Orizzontali 1 Fa strage di mosche 12 Linguetta del sassofono 13 La più famosa Wanda 15 Asti 16 Poco credibile 17 Stimati e rispettati 18 Propugnò la riforma 20 La romana che sfuggì a Porsenna 21 Rimandò Gesù da pilato 22 E va bene!... 23 Iniziali di una Guzzanti 24 Le uscite del faceto 26 La sigla di molte stazioni 28 Un potente anestetico 30 Si dice indicando dov è 31 Il nome della Duncan 34 Fare la propria parte 36 Esatti, corretti 39 Il ritiro del solitario 41 L acquirente del biglietto vincente 43 Il centro della Calabria 44 Il Medio durò un millennio 45 Le parti di una sinfonia 46 Può pungere chi l adopera 47 I globuli con l emoglobina 48 Larghe, spaziose. Verticali: 2 Niente affatto artificiali 3 I confini del Sudan 4 Oltrepassare i limiti 5 Circonda Capri 6 La fine della civiltà 7 Ridursi in cattivo stato 8 A Roma c è la Tiberina 9 Parlare 10 Lago salato asiatico 11 Gustoso formaggio veneto 14 La sigla di un istituto tecnico 15 Un incitazione nello stadio 19 Libro di altri tempi 22 Sprezzo del dolore 25 La Ferrari attrice (iniz.) 26 Sperare bene 27 Un Roger dello schermo 28 Veliero mercantile 29 Ciò di è fatta ogni cosa 32 Li guidò una cometa 33 Le monete messicane 34 Sorge ai piedi del Terminillo 35 In sintassi sono tre 37 Pianta da more 38 Cosenza 40 Somiglia al clarinetto 42 Lo si rafforza con là 46 Sono pari in campo. Quelli che su di una strada stretta, stretta e tutta curve guidano piano piano. Ad un certo punto notano che c è tanto traffico nel senso di marcia opposto al loro. Ma guarda che strano, si chiedono. Guarda quanto traffico c è nell altro senso di marcia! Invece dalla nostra parte non c è assolutamente niente. Chissà perchè? Già che strano! Chissà perchè? Perchè nel loro senso di marcia tutto il traffico è tutto incolonnato dietro di loro! Chissà perchè? Capitolino news 15