Salute o malattia? Il valore del commercio come «farmaco» ne La Coscienza di Zeno.

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Antonella Braida Salute o malattia? Il valore del commercio come «farmaco» ne La Coscienza di Zeno. Nell ultimo capitolo del terzo romanzo di Svevo, Zeno, annuncia al Dr S, e attraverso di lui, al lettore implicito la guarigione dalla sua supposta malattia. Il capitolo, intitolato significativamente «Psicanalisi», offre la risposta del personaggio e narratore Zeno alla lettera del Dr S., presentata come prefazione del romanzo. Dopo aver rifiutato la Psicanalisi come cura, «non solo non voglio fare la psicanalisi, ma non ne ho neppur bisogno» 1, Zeno dichiara di aver, al contrario, conquistato la propria salute proprio grazie al commercio: «Fu il mio commercio che mi guarì e voglio che il dottor S. lo sappia» 2. Se è ben noto che il tema della «malattia» è al centro del romanzo Sveviano, non sempre è stata sottolineata la centralità della «cura» nella sua struttura narrativa 3. Questa si regge sull espediente del «diario/ libro di memorie» terapeutico annunciato dalla lettera del dottor S.: Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. 4 Espediente metanarrativo complesso in quanto il Dr S si pone non come scrittore, ma editore dell autobiografia a lui destinata e lettore implicito. In realtà, sia dottore che paziente coinvolgono il vero lettore implicito nel ruolo di giudice parziale, chiamato a confermare le nefandezze del paziente «bugiardo» e recalcitrante che interrompe la cura o, viceversa, a ridere della conclusione scontata dello psicanalista ingenuo. Il discorso libero indiretto permette a Svevo di arricchire il testo di sottintesi ironici, come nel passo che segue: 1 Italo Svevo, Romanzi e continuazioni, ed. a cura di Nunzia Palmieri e Fabio Vittorini, Milano, Mondadori, «I Meridiani, 2004, p. 1082. Tutte le citazioni sono tratte da questa edizione. 2 Ibid. 3 Sull importanza della malattia nell opera sveviana si soffermano i principali studi critici del romanzo. Vedi ad esempio Sandro Maxia, La lettura di Italo Svevo, Padova, Liviana, 1965, Edoardo Saccone, Saggio sul testo di Svevo, Bologna, Il Mulino, 1973, p. 171, Mario Lavagetto, L impiegato Schmitz e altri saggi su Svevo, Torino, Einaudi, 1975, Edoardo Saccone, Commento a Zeno: saggio sul testo di Svevo, Bologna, Il Mulino, 1973, Brian Moloney, Lezioni Triestine, Gorizia, Libreria editrice Goriziana, 1998, e Italo Svevo. A Critical Introduction, Edinburgh, Edinburgh University Press, 1974, G. A. Camerino, Italo Svevo e la crisi della Mitteleuropa, Firenze, Le Monnier, 1974, Teresa De Lauretiis, La sintassi del Desiderio, Struttura e forme del romanzo sveviano, Ravenna, Longo, 1976; C. Baiocco, Analisi del personaggio sveviano in relazione alle immagini di lotta e malattia, Roma, Cisu, 1984. Una nuova lettura del tema è stata offerta dal catalogo del Museo Svevino, Guarire della cure. Italo Svevo ei medici, a cura di Riccardo Cepach, Trieste, comune di Trieste, 2008. Un ultimo recente contributo riguardo alla psicanalisi è incluso dal volume Freud and Italian Culture, Bern, Peter Lang, 2009. 4 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 625.

La mia cura doveva essere finita perché la mia malattia era stata scoperta. Non era altra che quella diagnosticata a suo tempo dal defunto Sofocle sul povero Edipo: avevo amata mia madre e avrei voluto ammazzare mio padre. 5 L impersonalità dell uso del passivo imita il discorso scientifico della diagnosi pariodiandolo. Nonostante le divergenze di punto di vista, entrambi i narratori intra-diegetici, sono legati dalla necessità della cura. Per il dottor S. infatti la cura rappresenta la certezza scientifica della conseguenza di una pratica terapeutica, la fede scientifica nella neonata scienza freudiana, e, al tempo stesso, la principale fonte di sostentamento economico. Per Zeno la cura si caratterizza ben presto come il motore dell esistenza, la prova incontrovertibile dell esistenza della «malattia». Ma, come la malattia è mutevole, malattia della parola, desiderio per «la donna a pezzi» 6, vizio del fumo 7, paura di morire e di invecchiare 8, cosìzeno vorrebbe mutevole anche la cura: dal trattamento del diabete 9, al ricovero in una clinica per smettere di fumare 10, al matrimonio in quanto sodalizio con una donna «sana» 11, all onnipresente psicanalisi. È quindi sorprendente il fatto che una sola volta, e significativamente alla fine del romanzo Zeno si dichiari guarito e cerchi di negare la necessità della cura. Intendiamo in questo articolo esplorare il significato dell affermazione di Zeno «il commercio mi guarì»: due domande guideranno la ricerca:si intenderà analizzare il significato della supposta guarigione di Zeno, e al tempo stesso il valore del commercio in quanto farmaco ne La coscienza di Zeno. La sorprendente affermazione di Zeno «il commercio mi guarì» riprende un tema già ampiamente trattato dal romanzo: un capitolo intero, «Storia di un associazione commerciale», è apparentemente dedicato all argomento. In realtà nel titolo la parola «associazione» è tanto importante quanto «commercio» in quanto Zeno ripercorre la storia del suo rapporto con il cognato e rivale in amore Guido Speier. Un esame attento dei due termini, commercio e associazione, permette di sottolineare una certa vicinanza semantica tra i due. Il dizionario Devoto Olii (2007) ci offre due definizioni di commercio: «attività economica che consiste nello scamnio di prodotti in natura o contro denaro in base alla reciproca utilità dei 5 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 1049. 6 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 637-8. 7 Cf. il capitolo 3de La coscienza di Zeno, «il fumo». 8 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 793-4. 9 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 1062-3. 10 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 641-52. 11 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 788.

contraenti. [Let.] relazione, rapporto sul piano fisico, affettivo, spirituale, culturale 12. Il termine «associazione» risulta più concreto in quanto partecipazione continuata a un impresa o attività e insieme di persone riunite, organizzate o operanti per il conseguimento di un fine commune 13. Per una definizione contemporanea a Svevo ci sembra opportuno attingere a una fonte importante dello stesso Svevo e ancora largamente ignorata: i testi e programmi di insegnamento della Scuola Superiore di Commercio Revoltella che Svevo frequentò per due anni dal 1878 al 1880, ma con la quale poi continuò un rapporto lavorativo come insegnante di corrispondenza commerciale fino al 1901, anno in cui diede le dimissioni dopo aver accettato l offerta dei suoceri di entrare a far parte della ditta Veneziani 14. Secondo gli studi di Anna Maria Vinci e Amedeo Tagliaferri, la scuola rivela un corpo insegnante con un livello di preparazione scientifica più che soddisfaciente per l epoca e per il tipo di istituzione, modellata sull Export-Academie di Vienna e sulle Scuole già esistenti a Praga, a Lipsia, a Berlino, Mannheim e Monaco. Nella Scuola, come spiega Anna Maria Vinci: La scienza del commercio è quindi rappresentata come la «summa» di un gran numero di conoscienze che hanno a che vedere tanto con l «esercizio» quanto con «il governo del commercio», dall economia politica al diritto commerciale, dalla statistica del commercio, alla corrispondenza commerciale, dalla politica del commercio alla scienza della moneta. 15 Tra gli archivi della Scuola, conservati alla Biblioteca dell Università di Trieste, si trovano, oltre ai programmi e ai corsi di alcuni insegnanti, i discorsi inaugurali degli anni scolastici relativi alla presenza di Svevo nell istituto. Interessante, per il tema rilevante al commercio, il discorso tenuto all inizio dell anno 1884-5, da Achille Gennari, professore di Economia politica, formatosi nella Pavia Austriaca e per un certo periodo direttore della Scuola «Sull importanza dell insegnamento commerciale superiore nella vita moderna» 16. In essa 12 Dizionario Devoto Olii, Giacomo Devoto e Giancarlo Ollii, a cura di Luca Serianni e Maurizio Trifone, Firenze, Le Monnier, 2007, p. 596. 13 Dizionario Devoto Olii, p. 214. 14 La presenza di Svevo è attestata dal registro degli studenti iscritti alla Scuola dal 1877 al 1913. Schmitz Ettore è iscritto per l anno scolastico 1878-1879 come studente numero 25 dell elenco. Archivio Revoltella, Cartella 43 fascicolo 01. La nomina di Svevo come insegnante di correspondenza è attestata da una lettera a lui indirizzata dal curatorio datata 19 ottobre 1893. Archivio Revoltella, fascicolo non ancora catalogato. L interruzione dell insegnamento è documentato dal verbale del Curatorio del 4 maggio 1901 firmato dall Avv. Achille Gennari che si occupava temporaneamente della direzione dell Istituto. 15 Anna Maria Vinci, Storia dell Università di Trieste: mito progetti, realtà, Trieste, Edizioni Lint, 1977, p. 116. 16 Gennari, nato a Pavia nel 1837, fu avvocato. Nel 1877 fu nominato alla Scuola superiore di fondazione Revoltella professore di economia, statistica, scienza della finanza, storia e grografia comerciale. G., Subak,

troviamo un programma per il tipo di commercio moderno e a dimensione umana che la Scuola intende promuovere: Io mi rivolgo a tutti gli uomini d affari e loro domando se non siano patenti i sintomi di una decadenza nel commercio intermedio di clientela ed in quello di commissione, due forme mirabilmente acconcie agli spiriti tranquilli, [ ] se non sia vero che mentre il grande commercio ed il commercio alla spicciolata tendono a darsi la mano, si diradino le fila del commercio medio, di quello cioé che riusciva ad educare se non le più brillanti, le più solide qualità dell uomo d affari, l assiduità, la perseveranza, il culto di un nome illibato da tramandarsi da padre in figlio come una bandiera che bisogna custodire e difendere 17. Il nemico per Gennari sono «una schiera baldanzosa e proteiforme di quanti nel commercio non sono stabiliti, ma accampati, da coloro che vi entrano per arricchire salvo per uscirne quando hanno raggiunto lo scopo» 18. Nel quandro dipinto da Gennari vediamo gli estremi rappresentati da un lato il grande commercio promosso a Trieste dalle vie di comunicazione via mare, all estremo «la frenetica speculazione, il commercio a grande rischio volto solo all accumulazione rapida, al centro della sua analisi si situa il commercio «facile» per commissione. Una definizione più neutra del commercio è del notaio Giorgio Piccoli, insegnante di diritto alla Scuola Superiore, ma anche figura di spicco della Trieste di fine secolo in quanto presidente della Camera Notarile di Trieste e cosigliere comunale e noto irredentista. Il commercio è «la scienza dei fatti economici, creata dai bisogni e dagli usi del commercio [ ] ed ai quali il legislatore applicava le norme del diritto, dalle quali a sua volta il commerciante traeva quella somma di regole che costituiscono la prudenza commerciale» 19. Quindi esso è scienza teorica, ma anche e soprattutto sunto della pratica commerciale di intere generazioni. Nella sua autobiografia Svevo sottolinea ironicamente il periodo passato alla Scuola come «due anni di lavoro intenso che intanto servirono a chiarire ad Italo il suo proprio animo e a fargli credere ch egli per il commercio non era nato» 20. E certo invece che la formazione alla Scuola Revoltella contribuì all interesse dell autore per le scienze sociali e per le scienze naturali, attraverso l approccio neoevoluzionistico e neodarwinista di cui troviamo traccia nei programmi di Gennari: Cent anni di insegnamento commerciale 1817-1917 a Trieste, Trieste, Tip. Del Lloyd austriaco del 1917, p. 305. 17 Cit. in Anna Maria Vinci, op. cit., p. 117. 18 Cit. in Anna Maria Vinci, op. cit., p. 118. 19 Giorgio Piccoli, «Diritto commerciale», Primo Corso, in La pubblica scuola superiore di Commercio di Fondazione Revoltella, Trieste, Tipografia del Lloyd Austro-Ungarico, Trieste, 1882, pp. 20 20 Italo Svevo, Racconti, saggi, pagine sparse, a cura di Bruno Maier, Opera Omnia, Milano: Dall Oglio, 1968, p. 800.

Alla proprietà tienne dietro la teoria della popolazione, lo sviluppo della teoria di Malthus accennando alle obbiezioni fatte dai di lui avversari e rilevando come a quelle teorie si colleghi il nuovo circolo di idee che si va delineando nelle scienze biologiche, sociali e naturali, colle teorie di Herbert Spencer, Bagehot e Darwin. 21 Come in alcune delle pubblicazioni divulgative italiane del periodo, anche in Gennari troviamo una mescolanza tra scienza economica e postdarwinismo, qui illustrate dal ricorso alle teorie di Herbert Spencer, Bagehot e Darwin. Come spiega Aurelio Macchioro in uno studio sulla situazione dell insegnamento economia politica in Italia nel periodo post-unitario «la questione sociale sarà il tramite per fare entrare nel discorso economico l evoluzionismo (quello che Martello irriderà come antropopitechismo economico)» 22. Le frequente presenza di letture evoluzionistiche nell opera di Svevo trova quindi un altra fonte nei programmi studio della Scuola Superiore di Commercio. Ne La coscienza di Zeno Svevo presta solo una parte delle sue letture economiche al narratore intradiegetico Zeno. E significativo che tutti i personaggi maschili condividano in misura diversa la stessa conoscenza dell autore. È possibile dire, infatti, che tutti i personaggi maschili del romanzo aspirino al ruolo del perfetto commerciante, conoscitore della scienza del commercio, ma anche abile nella sua messa in pratica, secondo il modello illustrato da Gennari e da Piccoli. Dell attività commerciale del padre Zeno ci riporta la stima di cui questi godeva e comunque la sua capacità a trasmettergli un patrimonio che gli permette una vita agiata anche se condannata alla non-attività: Egli godeva della fama di commerciante abile, ma io sapevo che i suoi affari da lunghi anni erano diretti dall Olivi. Nell incapacità al commercio v era una somiglianza fra di noi, ma non ve n erano altre; posso dire che fra noi due, io rappresentavo la forza e lui la debolezza. 23 Leggiamo nelle contraddizioni del narratore una conferma delle capacità del padre. Che quest ultimo rappresenti il modello del commerciante «etico», che preferisce il buon senso al lucro o a guadagni rischiosi è confermato dal suo ricorso a un amministratore abile e, nella vita privata, dall interesse per «libri insulsi e morali» e «dalla sua adesione sincera alla virtù» 24. 21 Avv. Achille Gennari, Lezioni di economia politica dettate e riprodotte come manoscritto per uso esclusivo dei suoi studenti da Gennari Avv. Achille, Professore ordinario di Economia Politica, Scienza di Finanza e Statistica, Pubblico Corso Superiore di insegnamento commerciale di fondazione Revoltella in Trieste, Trieste, Balestra, 1882, p. 15. 2222 L economia politica italiana nell età del positivismo, in Il pensiero economico italiano, IV 1996/ 1, p. 8. 23 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 655. 24 Ibid.

Nello schema attanziale del romanzo, il suocero Giovanni Malfenti sostituisce il padre in quanto antagonista. L incontro che permetterà a Zeno di scegliere il nuovo padre putativo avviene significativamente proprio al Tergesteo, sede della Borsa di Trieste: Ero venuto al Tergesteo per consiglio dell Olivi che mi diceva sarebbe stato un buon esordio alla mia attività commerciale frequentare la Borsa e che da quel luogo avrei anche potuto procurargli delle utili notizie. M assisi a quel tavolo al quale troneggiava il mio futuro suocero e di là non mi mossi più, sembrandomi di essere arrivato a una vera cattedra commerciale, quale la cercavo da tanto tempo. 25 E l insegnamento commerciale che Zeno afferma di cercare nel suocero. La descrizione delle abilità e dei successi di Malfenti è investita dal narratore di un aura positiva e Svevo attinge alla sua esperienza diretta e indiretta per offrire il ritratto del commerciante di successo. La sua posizione alla Borsa indica il suo inserimento nella vita economica cittadina. Gli studi del ruolo della Borsa nella vita economica cittadina ci confermano la sua importanza da un punto di vista pratico e da un punto di vista sociale. Come spiega Alessio Fornasin la seconda metà dell ottocento vede la presenza a Trieste di un élite economica sostanzialmente compatta. Per essa «una delle maggiori influenze che la Borsa esercitava sulla vita economica reale era data dal ruolo che ricopriva nella determinazione dei prezzi» di un economia che «era diventata oramai globale» 26. Concretamente, spiega sempre Fornasin, «la funzione della Borsa triestina come elemento regolatore del mercato viene espletata attraverso contrattazioni private, effettuate da un corpo di «sensali», cioé da agenti di Borsa» 27. La Borsa, quindi, è il luogo del riconoscimento del commerciante, ma anche il luogo adibito all incontro in vista dello scambio. Malfenti viene quindi celebrato per la sua conquistata stima nel luogo preposto al commercio: molti si avvalgono dei suoi consigli per gli affari ed è questa fama che attira l attenzione di Zeno. Per Zeno, però le transazioni non sono che un mezzo per stabilire un associazione con il suocero, nuovo antagonista da sfidare per riaffermare la sua forza. Le sfide tra Zeno e il suocero ci offrono uno spaccato di un attività commerciale varia, che va dall acquisto di azioni di una fabbrica di zucchero e alla loro rivendita al momento opportuno, all acquisto di merce per rivenderla con attenzione ai diversi dazi imposti sulle merci. Svevo introduce attrverso il suo realismo critico, uno spaccato della vita triestina del tempo: proprio negli ultimi decenni dell ottocento l attività commerciale di Trieste si modifica a favore del 25 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 686. Il corsivo è nostro. 26 Alessio Fornasin, «La Borsa e la Camera di Commercio di Trieste (1755-1914)», in Storia economica e sociale di Trieste, a cura diroberto Finzi, Loredana Panariti, Giovanni Panjek, Trieste, Lint, 2003, p. 143-189, a p. 159. 27 Ibid., p. 156.

transito di merci rispetto all attività di commercio di tipo emporiale 28. A una generale crisi europea, l Austria risponde con alcuni dazi protezionistici, alcuni dei quali favoriscono le merci importate via mare 29. Anche l associazione commerciale tra Zeno e Guido ci riporta alla Borsa, come sottolinea Fabio Vittorini «Il Tergesteo, sede della Borsa di Trieste, è il luogo dove ha inizio la competizione col futuro suocero Malfenti (Zeno è perdente) e dove avrà fine la competizione col cognato Guido (Zeno sarà vincente)» 30. Svevo arricchisce la narrazione che Zeno fa dei suoi rapporti con Guido con una convincente serie di fenomeni di rimozione secondo l approccio freudiano: questi vanno dalla contraddizione, all omissione di alcuni elementi, al lapsus calami della mancata partecipazione al funerale di Guido. Anche la narrazione dell apertura di una «casa commerciale» da parte di Guido è utilizzata da Zeno per sottolineare l incapacità del cognato e la sua scarsa conoscenza della scienza commerciale: Ad onta della sua Scuola Superiore, Guido aveva un concetto poco preciso del dare e dell avere. Stette a guardare con sorpresa come io costituii il Conto Capitale ed anche come registrai le spese. Poi fu tanto dotto di contabilità che quando gli si proponeva un affare, lo analizzava prima di tutto dal punto di vista contabile. 31 Rispetto alla varietà delle operazioni di Giovanni Malfenti, il commercio della ditta di Guido, come ci spiega con precisione il narratore, consiste nel lavoro in commissione, vale a dire nell acquisto di merci per l intermediario di sensali per poi rivenderle con il guadagno di una commissione. L affare più rovinoso è definito da Zeno una «speculazione» in quanto Guido intende sfruttare le variazioni del prezzo del solfato di rame. L affare diventa particolarmente fallimentare a causa della necessità di immagazzinare la merce prima di venderla, pratica meno corrente ormai negli anni 90 dell ottocento periodo nel quale l espisodio è ambientato. Il capitolo illustra ancora più chiaramente il valore metaforico del commercio: la conclusione di un affare è il terreno sul quale si sfidano Zeno e Guido o Zeno e il commerciante Tacich per attirare l ammirazione e l approvazione della segretaria Carmen. Per Zeno, inoltre, mantenere un rapporto con l antagonista è più importante che indurlo a dichiarare fallimento come prescritto dalla legge austriaca vista la perdita di metà del capitale: Mi buttai poi tutto dalla sua parte e, dimenticando di aver già presentato il consiglio dell Olivi come degno di esser preso in considerazione, gli dissi: E quello che obiettai anch io all Olivi. La responsabilità è tua e noi non ci entriamo 28 Giovanni Panjek, Una commercial officina fra vie di mare e di terra, in Storia economica e sociale di Trieste, op. cit., p. 333 29 Panjek, Una commercial officina fra vie di mare e di terra, op. cit., p. 323. 30 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 1584. 31 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 916

quando tu decidi qualche cosa circa il destino della ditta che appartiene a te e a tuo padre 32. L associazione, quindi, prima che commercio è l argomento centrale della narrazione retrospettiva di Zeno. Con la prespicacia delle sue auto-analisi, il narratore Zeno identifica nel «commercio» con Guido una possibile manifestazione della «malattia» all origine delle sue memorie: E scrivo ancora di questi due anni perché il mio attaccamento a lui mi sembrava una chiara manifestazione della mia malattia. Che ragione c era di attaccarsi a lui per apprendere il grande commercio e subito dopo restare attaccato a lui per insegnargli quello piccolo? 33 Il commercio è quindi solo un mezzo per instaurare la ricercata competizione con il cognato: esso è del resto il luogo privilegiato degli scambi tra i personaggi maschili. Rispetto al più circoscritto ambiente della Banca in Una vita, ne La coscienza di Zeno, il commercio rappresenta un terreno di confronto molto più vasto e aperto nel quale alla visione gerarchica della borghesia bancaria subentra la libera iniziativa del commerciante in competizione con tutti gli attori della vita economica triestina. Potremmo evocare un immagine suggerita dal fratello di Svevo, Elio, nel suo diario: Il commercio mi si presenta come una grandiosa focaccia. Migliaia di persone tentano disperatamente di addentarne qualche pezzetto che altrimenti morrebbero di fame. I più preportenti però non si accorgono di togliersi la fame su essa, ma se ne portano via dei brani anche dopo essersi diffamati 34. È significativo il fatto che il capitolo «Storia di un associazione commerciale» includa una versione ben più pessimista della società dell analisi di Elio. Zeno usa la stessa metafora relativa al campo semantico del cibo per concludere la sua analisi del suo rapporto con Guido con una celebrazione dei vincintori che sanno emergere dalla lotta: La legge naturale non dà il diritto alla felicità, ma anzi prescrive la miseria e il dolore. Quando viene esposto il commestiile, vi accorrono da tutte le parti i parassiti e, se mancano, s affrettano di nascere.[ ] Quelli che non hanno avuto niente dalla preda muoiono gridando all ingiustizia e quelli che ne hanno avuto una parte trovano che avrebbero avuto diritto ad una parte maggiore Perché non muoiono e non vivono tacendo? E invece simpatica la gioia di chi ha saputo conquistarsi una parte esuberante 32 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 970. 33 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 912 34 Lettere a Svevo. Diario di Elio Schmitz, Opera Omnia, a cura di Bruno Maier, Milano, Dall Oglio, 1973, p. 253.

del commestibile e si manifesti pure al sole in mezzo agli applausi. L unico grido ammissibile è quello del trionfatore. 35 Zeno introduce questa analisi crudele di neodarwinismo sociale per giustificare la sua incapacità di provare compassione per Guido. Come sottolinea Bertoni, Svevo aveva già associato una riflessione simile alle teorie di Herbert Spencer in una favola in cui un uomo diventato povero «un giorno si imbatté in Erberto Spencer che gli spiegò come la sua sventura fosse evidentemente la conseguenza della sua incapacità e come non meritasse né compassione né aiuto perché l aiuto dato alui avrebbe corrotta la legge sociale che vuole la soppressione del vinto. Allora appena, in via di conclusione, il pover uomo si uccise» 36. Nonostante la fonte in Spencer e Darwin, la celebrazione finale del vincitore ha un tono più nettamente Nitzscheiano nel romanzo. Essa rappresenta la più significativa anticipazione della conclusione apocalittica, introdotta quasi senza continuità alla fine della narrazione diaristica che caratterizza il capitolo Psicanalisi. Come accennavamo in apertura della nostra analisi, nell ultimo capitolo del romanzo, Zeno passa dal rifiuto della psicanalisi e della cura, all affermazione dell avvenuta guarigione. È importante chiedersi il significato di questa asserita guarigione in calce alla conclusione e soprattutto quale ruolo ha in essa il commercio? E significativo, come ha sottolineato Giuseppe Stellardi, che la guarigione di Zeno avviene nel momento in cui la narrazione abbandona il passato e ritorna al presente della scrittura 37. Come ha sottolineato Saccone nel recente volume Freud and Italian Culture, Zeno rifiuta la cura in quanto essa annienterebbe la sua stessa natura di personaggio in cerca della salute: Il rifiuto della cura, della guarigione considerate dall io, secondo il Freud di Die endliche und die unendliche Analyse come un nuovo pericolo è rifiuto della fine, della conclusione: delle conclusioni. 38 La cura, e con essa la guarigione, al tempo stesso è l accettazione della conclusione temporanea della catena di ripetizioni attraverso la scrittura. Nelle sue «carte» da inviare al dottore Zeno si accinge a celebrare il commercio come sola cura alla sua supposta malattia. Tale celebrazione ha due funzioni: la prima, narrativa, equivale quindi all accettazione della fine e della propria esistenza in quanto personaggio e narratore, e, implicitamente, al ritorno 35 Romanzi e continuazioni, op. cit., p. 1012. 36 Racconti, saggi e pagine sparse, p. 654.. Cit. in Romanzi e continuazioni, p. 1612n 37 Giuseppe Stellardi, «Dialettica salute/malattia e suggestioni ecologiche nella Coscienza di Zeno», Otto/Novecento, n.s.anno XXIV, 3, set-dic 2000, p. 75-104. 38 Eduardo Saccone, «Ripetizioni, Freud, Svevo e La coscienza di Zeno», in Freud and Italian Culture, a cura di Pierluigi Barrotta and Laura Lepschy with Emma Bond, Bern, Peter Lang, 2009, p. 51-64, p. 63.

alla dimensione metanarrativa introdotta dalla lettera del Dottor S. La seconda, e ugualmente complessa, funzione della dichiarazione di Zeno è di reiterare il rifiuto della cura proposta dal dottor S in quanto essa si basa su una identificazion e definizione e della «malattia». Tutta la scienza del Dottor S. si basa sulla possibilità di definire, identificare, esplicitare la fonte della malattia di Zeno per poter celebrare la sua guarigione. Tale approccio è in stridente coerenza con la narrazione autobiografica di Zeno nella quale la malattia acquista una valenza metaforica. Evitando con coerenza ogni definizione di malattia, Zeno passa a identificare un farmaco, il commercio, a cui attribuisce la sua guarigione. Ammetto che per avere la persuasione della salute il mio destino dovette mutare e scaldare il moi organismo con la lotta e soprattutto con il trionfo. Fu il mio commercio che mi guarì e voglio che il dottor S lo sappia. 39 Ma si tratta veramente di un farmaco? Come la malattia e la cura sono evanescenti, sfuggenti per Zeno, così anche il farmaco da lui proposto è metafora e realtà al tempo stesso, medicina e veleno, salvezza e morte. È Zeno stesso a metterci in guardia da una lettura semplicemente letterale della sua guarigione grazie al commercio: Naturalmente io non sono un ingenuo e scuso il dottore di vedere nella vita stessa una manifestazione di malattia [ ]. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione naturale. 40 Giuseppe Stellardi ha evidenziato la valenza complessa del rapporto animalità razionalità implicito nel riferimento alla legge darwiniana della selezione naturale. Ci sembra illuminante la sua analisi sul rapporto salute-malattia che in essa dovrebbe trovare la sua conclusione o soluzione finale: Direi sintenticamente che il rapporto salute/malattia assume sempre più chiaramente per Zeno una struttura non-lineare di supplementarietà o parassitismo, più che di opposizione dialettica o di successione logicocronologica. La concezione supplementare del rapporto salute/malattia, però, non soppianta interamente quella dialettico/lineare, ma invece interferisce con essa, dando luogo a quelle oscillazioni e contraddizioni che costituiscono la fibra più intima e più moderna del protagonista del romanzo. 41 Il romanzo conclude identificando vita e malattia, o, piuttosto, esplicitando il significato metaforico della seconda, come ha sottolineato Teresa De Lauretis: 39 Romanzi e continuazioni, p. 1083. 40 Romanzi e continuazioni, p. 1082-3. 41 Stellardi, «Dialetticasalute/malattia e suggestioni ecologiche nella Coscienza di Zeno», op. cit, p. 82.

La malattia è una presenza ambigua e costante, che giunge a assumere proporzioni metafisiche come metafora diffusa dell esistenza. [ ] Intrecciati con il motivo della malattia in modo sia causale che consecutivo, sono i motivi della colpa e della morte. 42 Per capire la complessità dell approccio Sveviano, ci sembra opportuno focalizzarci sull elemento curativo della conclusione sveviana: il commercio proposto quale farmaco alla supposta malattia metaforica di Zeno. Per comprendere la complessa metaforicità dell approccio sveviano, illuminante è l analisi dell archeologica del termine che Jacques Derrida ci propone nel saggio La Pharmacie de Platon. Dedicato al Phaedrus di Platone, il saggio analizza la complessità della traduzione del termine polisemico «pharmakon» in quanto espressione di un approccio diverso al trattamento curativo: La traduction courante de pharmakon par remède drogue bienfaisante n est certes pas inexact. Non seulement pharmakon pouvait voulouir dire remède et effacer, à une certaine surface de son fonctionnement, l ambiguïré de son sens. [ ] Néanmoins la traduction par «remède» efface, par la sortie horsde la langue grecque, l autre pôle réservé dans le mot pharmakon. Elle annule la ressource d ambiguïté et rend plus difficile, sinon impossible, l intelligence du contexte. A la différence de «drogue» et même de «médecine», remède dit la rationalité transparente de la science, de la technique et de la causalité thérapeutique, excluant ainsi du texte l appel à la vertu magique d une force dont on maîtrise mal les effets, d une dynamis toujours surprenante pour qui la voudrait manier en maître et sujet. 43 Il testo di Platone ci sembra tanto più rilevante in quanto si iscrive nella logica di un concetto particolare del rapporto malattia/guarigione e quindi di un concetto particolarmente negativo del farmaco. Come spiega Derrida, «Platon suspecte le pharmakon en général, même quand il s agit de drogues utilisées à des fins exclusivement thérapeutiques, même si elles sont maniées avec de bonnes intentions, et même si elles sont come telles efficaces. Il n y a pas de remède inoffensif. Le pharmakon ne peut jamais être simplement bénéfique». 44 Sembrerebbe che il farmaco/veleno di Platone sia evocato dal potente «ordigno» della conclusione sveviana. Più che di un ispirazione, del resto non provata, ci sembra importante sottolineare la comprensione che l analisi di Derrida ci dà dei procedimenti sveviani: un processo, la 42 Teresa De Lauretis, La sintassi del desiderio. Strutture e forme del romanzo sveviano, Ravenna, Longo editore, 1976, p. 70. Vedi anche sullo stesso tema Gian-Paolo Biasin, Malattia reale e metaforica, in AA. VV., Il caso Svevo. Guida storica e critica, a cura di Enrico Ghidetti, Trieste, Lint, 1979. 43 Platon, Phèdre, traduction et presentation par Luc Brisson, suivi de «La pharmacie de Platon», par Jacques Derrida, Paris, Flammarion, 1989, p. 296. «The common translation of pharmakon by remedy a beneficent drug is not, of course, inaccurate. Not only can pharmakon really mean remedy and thus erase, on a certain surface of it functioning, the ambiguity of its. [ ]Not only can pharmakon really mean remedy and thus erase, on a certain surface of it functioning, the ambiguity of its meaning [ ] As opposed to drug or even medicine, remedy says the transparent rationality of science, technique, and therapeutic causality, thus excluding from the text any leaning toward the magic virtues of a force the effects of which are hard to master, a dynamics that constantly surprises the one who tries to manipulate it as master and as subjet». Cited in A Derrida Reader; Between the Blinds, a cura di Peggy Kamuf, Hempstead, Harvester Wheatsheaf, 1991, P. 126-7. 44 «La pharmacie de Platon», in Platon, Phèdre, op. cit., p. 299.