CHI VEDE ME VEDE IL PADRE (Gv 10,30) LA TRINITA NELL ARTE Sintesi dell intervento di Don Luca Vialetto (Ufficio Arte Sacra Treviso) Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. (Gv 1,18) Dopo l editto di Milano, promulgato dall imperatore Costantino, la comunità cristiana è finalmente libera di professare la sua fede pubblicamente e comincia ad esprimere anche attraverso l arte i contenuti del suo credo. I cristiani non creano un linguaggio artistico nuovo, accolgono invece quello del loro tempo, con gli stessi artisti e le stesse forme espressive usate anche dai pagani, radicalmente nuovi però sono i contenuti da esprimere. In modo particolare, all inizio del IV sec., mentre si sta sviluppando la riflessione dogmatica sul volto trinitario di Dio rivelatoci da Gesù Cristo, che poi sfocerà nelle formulazioni del concilio di Nicea, anche attraverso l arte si cerca di parlare della Trinità. Il cosiddetto Sarcofago Dogmatico conservato nei Musei Vaticani è probabilmente l esempio più interessante di questo tentativo. Questo modo di raffigurare la Trinità verrà però presto abbandonato, forse perché ritenuto non di immediata comprensione per tutti, e si cercherà nella Parola di Dio un riferimento che permetta di mostrare il volto uno e trino di Dio, lo si troverà nel brano della visita dei tre angeli ad Abramo. In questi enigmatici visitatori i padri scorgeranno una prefigurazione della Trinità. Progressivamente si procederà a semplificare la scena togliendo le figure di Abramo e Sara arrivando così ad un'immagine della Trinità composta di tre persone uguali, o in alcuni casi differenziate a seconda dell età. Di questo tipo di rappresentazione è l Icona della Trinità dell'antico Testamento dipinta dal monaco russo Andrej Rublev intorno al 1422 (conservata presso la Galleria Tretjakov di Mosca) e considerata la raffigurazione bizantina più canonica e perfetta della Trinità. Anche il Nuovo Testamento avrebbe potuto fornire episodi per la raffigurazione della Trinità. In particolare, il battesimo di Gesù nel Giordano è forse il brano più esplicitamente trinitario del NT con il Figlio che scende nelle acque del fiume lo Spirito Santo che scende su di lui come colomba e la voce del Padre che lo indica come il Figlio diletto. Forse proprio per l importanza di questo episodio nella vita di Gesù, al di là delle sue implicazioni trinitarie, questa linea non è stata molto seguita dagli artisti. Un altro tipo di raffigurazione si impone invece nell arte occidentale per raffigurare la Trinità: il Padre sorregge il Cristo morto e tra loro è raffigurata la Colomba dello Spirito, al Cristo morto si sostituirà spesso il Crocifisso legando la rappresentazione di Dio Amore al momento più alto del dono d amore del Figlio: la sua morte in croce. Questo tipo di raffigurazione prende il nome di Trono della Gloria e l esempio più alto è forse la Trinità di Masaccio dipinta in affresco nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. 1
È suggestivo notare che il capolavoro di Masaccio e quello di Rublev che raffigurano la Trinità sono stati dipinti negli stessi anni, osservarli insieme e contemplarli è come cercare di raggiungere, attraverso l arte, il mistero di Dio respirando con due polmoni, quello della spiritualità orientale e quello occidentale, così come ci invitava a fare il papa Giovanni Paolo II. Nel corso dei secoli si è cercato di esprimere l Unità e la Trinità di Dio anche attraverso un linguaggio figurativo di tipo simbolico non sempre però appropriato, ad esempio una delle espressioni artistiche della Trinità, diffusasi con l'arte gotica, fu costituita da tre teste separate - quella di mezzo frontale, le altre di profilo -che escono da un unico tronco: "Dio tricefalo",oppure da un'unica testa che fonde in sé le tre persone trinitarie ed ha, di conseguenza, tre nasi, tre bocche e quattro occhi: "Dio trifronte". Questa rappresentazione iconografica ebbe una certa diffusione soprattutto nell'arte popolare che vi individuò funzioni didattico/ornamentali. Nel 1745, papa Benedetto XIV trattò per esteso nella lettera apostolica "Sollicitudini nostrae", i modi leciti e quelli vietati per la rappresentazione della Trinità secondo l'ortodossia cattolica, segnando così una svolta nella disciplina iconografica della Chiesa. La Trinità poteva essere raffigurata nella forma in cui viene descritta nelle Scritture: Il Padre come l antico di Giorni descritto dal profeta Daniele o dal libro dell Apocalisse e lo Spirito Santo come colomba oppure con l immagine delle "lingue di fuoco" per la Pentecoste. Per la rappresentazione del Padre erano ammesse anche la mano o l'occhio nel triangolo equilatero e restava ammessa l immagine della trinità come tre persone uguali (nel 1928 papa Pio XI vieterà di rappresentare lo Spirito Santo sotto sembianze umane). Si rifanno a queste indicazioni tutte le immagini della Trinità che mostrano il Padre sotto forma di uomo attempato, con il Figlio al suo fianco, e la "colomba" tra il Padre e il Figlio, molto presenti nelle nostre chiese, non tanto come soggetto isolato, ma soprattutto all interno di composizioni più ampie come la gloria dei santi titolari della chiesa o l assunzione incoronazione di Maria. 2
Andrej Rublev, La Santa Trinità (1422-1427), icona (cm. 141,5 114) Galleria Tret jakov Mosca 3
Masaccio, Trinità (1425-27) Affresco (cm. 667 317), Basilica di Santa Maria Novella, Firenze 4
Sarcofago dogmatico, Musei vaticani, inizio IV se. Week-end di spiritualità per catechisti - Paderno del Grappa 10-11 marzo 2012 Ospitalità di Abramo, Mosaico, Ravenna, Basilica S. Vitale, V sec. Rappresentazioni problematiche della Trinità in un Libro miniato del 1400 e in una immagine tricefala. 5
Battesimo di Gesù di Giovanni Bellini, Chiesa S. Corona Vicenza (1500-1502) Trinità di Lorenzo Lotto, Museo diocesano di Arte sacra, Bergamo (1524) 6