NOTA PRELIMINARE. Prefazione... 1



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NOTA PRELIMINARE Intento di queste dispense è sintetizzare i principi che sono alla base del Counseling, come si sono venuti delineando nella sua pur breve storia e rendere ragione di come questa pratica possa intervenire a migliorare la qualità della vita, facilitare i rapporti con gli altri riconquistando modalità espressive e relazionali più proficue e costruttive. Questo lavoro, però, ha un valore meramente indicativo, per la natura eminentemente pratica della materia, che si apprende secondo il noto principio learning by doing. Per questo il Counseling non è una disciplina teorica, da apprendere sui libri e la relativa formazione è in gran parte di tipo esperienziale (nei Master di Counseling il rapporto in genere è di 30% di lezioni teoriche e 70% di pratica guidata, individuale e di gruppo e di addestramento al colloquio). SOMMARIO Prefazione... 1 Capitolo 1 Alcuni temi collegati al Counseling... 3 1 Cenni introduttivi sulla consapevolezza e l ascolto...3 2 - Incontri e scontri con gli altri...4 3 Limitazioni della consapevolezza: le nevrosi e i meccanismi di difesa...7 4 Altri ostacoli alla consapevolezza: gabbia caratteriale e corazza corporea...9 5 Comunicazione verbale e non verbale...11 Capitolo 2 Il Counseling: significato e funzioni... 13 1 Introduzione...13 2 Origini del Counseling...15 3 Aspetti distintivi...18 4 Assunti di base...19 5 Orientamenti teorici di riferimento...23 6 Il metodo...25 BIBLIOGRAFIA... 28

Prefazione Il nuovo ruolo del prefetto, centro di riferimento, di coordinamento e di sintesi degli articolati interessi pubblici espressi dai molteplici soggetti istituzionali che coesistono sul territorio, specie dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, pone la Prefettura-Ufficio territoriale del Governo al centro di una fitta rete di contatti, formali e informali, che si traducono nelle forme organizzative più varie. Conseguentemente, il funzionario prefettizio, calato in una realtà professionale dinamica e complessa, si trova quotidianamente ad affrontare questioni e conflitti di carattere sociale, inter-istituzionale, sindacale ed interpersonale estremamente complessi e diversificati. Per potervi assolvere con competenza e buon senso deve poter comprendere appieno le situazioni in cui opera, assumendo, se del caso, decisioni rapide e tempestive, ma nello stesso tempo adeguate, mediando tra le parti quando ciò occorra e promuovendo in genere un dialogo costruttivo con i suoi interlocutori al fine di vagliare al meglio le questioni e raggiungere le soluzioni più fondate e plausibili rispetto ai problemi che si trova ad affrontare. Non v è dubbio, pertanto, che la classe dirigente in esame debba sviluppare una particolare attitudine all ascolto. Può quindi giovarsi considerevolmente dell acquisizione delle abilità di base del Counseling. Questa disciplina, infatti, pur nata in ambito psicologico, non è esclusivo appannaggio di impieghi attinenti a questo ambito di attività, ma, grazie alla sua versatilità, fornisce un valido metodo evolutivo che consente di promuovere il raggiungimento di più alti livelli di maturazione personale degli individui e più facili e costruttivi rapporti sociali. Si connota infatti come un attività trasversale, dal momento che il suo campo d azione è la persona nella sua interezza, nella ricchezza delle sue manifestazioni e potenzialità. Per questo è utile nei più disparati contesti, tanto da rappresentare una sorta di valore aggiunto per molte professioni; ne è una conferma l iscrizione alle Scuole di Counseling, in misura sempre maggiore, di funzionari pubblici e privati, avvocati, commercialisti, insegnanti, architetti, medici, insieme a tanti altri professionisti dei più disparati settori. Questa materia può dunque 1

costituire anche un utile integrazione del bagaglio formativo del personale della carriera prefettizia. Nelle pagine che seguono mi soffermerò sul significato del Counseling, sintetizzando i principi che ne sono alla base, così come si sono venuti delineando nella sua pur recente evoluzione ed evidenziando i meccanismi comportamentali e le dinamiche interpersonali disfunzionali che si riflettono negativamente anche in ambito lavorativo e che questa pratica può concorrere a migliorare. Debbo però precisare che queste dispense non possono rendere appieno il significato del Counseling, perché questo è soprattutto una pratica, e si apprende quindi facendo, ossia mettendosi alla prova, entrando in relazione con gli altri, attraverso un percorso per prove ed errori da verificarsi sul campo con la supervisione di un Counselor. Per questo il lavoro in esame costituisce solo una traccia di riferimento per le esperienze che potranno essere effettuate sul campo, cioè nei tempi e negli spazi che nei suoi corsi di formazione e aggiornamento dirigenziale la SSAI dedicherà a questa materia, introdotta oggi per la prima volta fra quelle oggetto d insegnamento. Questa innovazione, peraltro, conferma l attenzione che la Scuola rivolge anche allo sviluppo personale e umano del personale dirigente del Ministero dell Interno, che è strettamente correlato al livello del suo rendimento professionale ed influisce spesso notevolmente anche sul benessere organizzativo e sulla qualità dei rapporti di lavoro che si instaurano negli uffici, sul presupposto, inoltre, che anche questi aspetti incidano in modo rilevante sui risultati conseguiti nel perseguimento delle funzioni istituzionalmente affidate a questa Amministrazione. 2

CAPITOLO 1 ALCUNI TEMI COLLEGATI AL COUNSELING 1 Cenni introduttivi sulla consapevolezza e l ascolto Per relazionarsi agli altri è importante avere sviluppato la propria capacità di ascolto che, in altri termini, si risolve in una disposizione ad attribuire agli altri il dovuto riconoscimento. Questo atteggiamento è legato indissolubilmente alla capacità di riconoscere sé stesso, le proprie emozioni, sensazioni, desideri, senza distorsioni ed eccessivi filtri. Il rispetto degli altri può attecchire se c è rispetto per sé stessi, e questo implica che si sia verificato una sorta di auto-riconoscimento originario; se questo sia avvenuto o meno, dipende dalle esperienze fatte nel corso di ogni singola storia personale. Per essere davvero in grado di ascoltare, infatti, bisogna calarsi nella relazione con la consapevolezza delle proprie percezioni ed emozioni, senza scaricare sugli altri le proprie insicurezze, frustrazioni ed aggressività. Saper ascoltare significa dare attenzione all altro senza per questo smettere di essere in contatto con i propri pensieri e le proprie reazioni. Una perdita di questo livello di coscienza di sé stessi implica una confusione ed una perdita di obiettività nella valutazione dell altro interlocutore e dei suoi argomenti, con un più o meno invadente straripamento dell inconscio nella relazione e con l insorgere di automatismi interpretativi che hanno l effetto di distorcere i contenuti reali della comunicazione con altri fuorvianti ed estranei alla questione da esaminare ed eventualmente da risolvere. Nelle pagine che seguono prenderò in esame alcune delle principali situazioni che hanno l effetto di limitare la propria auto-consapevolezza e di condizionare l ascolto, alterando la percezione del messaggio che perviene al soggetto dagli interlocutori esterni e quindi anche la relativa risposta. 3

Parlerò dunque di conflitto, meccanismi di difesa, gabbia caratteriale e corporea, tutti argomenti alla base di distorsioni percettive e interpretative che provocano fraintendimenti reciproci e reazioni di chiusura e di difesa, sovraccaricando la comunicazione di contenuti soggettivi irrazionali. 2 - Incontri e scontri con gli altri Il rapporto con l altro è normalmente occasione di conflitto 1, dato che l incontro di due volontà difficilmente si manifesta con un pieno accordo o una complementarietà effettiva delle singole posizioni. Si può dunque tranquillamente affermare che il conflitto è elemento ineludibile nelle relazioni umane, e costituisce per ognuno un occasione utile ad ampliare le proprie vedute e per arricchire il proprio bagaglio di esperienze, in quanto comporta un confronto con modi diversi di intendere la vita, i valori e le scelte. Il conflitto non sempre deve essere risolto, e non sempre c è una soluzione ad esso, ma è già molto utile portarlo alla luce, ove latente, e chiarirne i contenuti. Spesso è evitato, poiché genera emozioni, (come rabbia, paura, sofferenza) che si teme di non poter controllare; per questo, erroneamente, lo si ritiene veicolo di violenza, ma il conflitto, invece, non necessariamente è violento. Quando il conflitto si sviluppa in termini costruttivi, infatti, ci sono interazione e reciprocità, voglia di confronto, c è dia-logos, desiderio di discutere, anche duramente, proprio per poter avere un riscontro ed elaborare insieme all altro la questione. Al contrario, la violenza nega l altro, implica il desiderio di eliminarlo, perché questi non esista più. 1 Il conflitto, come è noto, si manifesta altresì in ambito intrapsichico. Sigmund Freud ha assunto proprio la nozione del conflitto come categoria centrale della teoria psicoanalitica, nell ambito di una concezione dinamica dei fenomeni psichici. Nella nevrosi il conflitto si presenta in forma latente, e gli elementi del conflitto manifesto sono solo una copertura deformata del conflitto latente (Freud S., Opere, Vol.8, 1915-1917, Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti, Bollati Boringhieri, 1987). 4

Nelle società civilizzate, la violenza arriva a manifestarsi solo in casi estremi; più spesso sfocia in forme di aggressività verbale o rimane a livello latente, pur caratterizzando la relazione, che diviene implicitamente distruttiva. Se il conflitto è affrontato in termini civili, dà luogo ad una controversia, che implica un atteggiamento di rispetto e di ascolto vicendevole. In questo caso i partecipanti sono reciprocamente interessati a conoscere le tesi e le motivazioni degli interlocutori, di cui riconoscono umanità e dignità, quella che accomuna ogni essere umano, secondo il noto assunto kantiano 2. E questa la base per costruire un ponte fra singole individualità, chiarire le diverse posizioni e forse anche gettare le basi per raggiungere una posizione comune, che valorizzi e contemperi le esigenze delle parti in causa. Se si instaura questa modalità relazionale, comunque si concluda la controversia, si verifica un arricchimento reciproco e, qualora si raggiunga un intesa, questa pone le basi per una futura pacifica convivenza. Quando però gli interlocutori non hanno questa disponibilità ad aprirsi alle ragioni dell altro al fine di raggiungere un accordo soddisfacente per tutti, ma vogliono perseguire le proprie finalità senza tenere conto del punto di vista altrui, si impone la violenza, manifesta o implicita. La violenza è dunque collegata ad un atteggiamento improntato ad un mancato riconoscimento dell altro. Se non c è riconoscimento, l altro, ridotto a mero oggetto e considerato in chiave utilitaristica, in caso di conflitto è solo un intralcio da eliminare, senza valore né dignità. Una situazione del genere è quella rappresentata nello stato di natura hobbesiano 3, dal quale Hegel prende le mosse per replicare, in chiave dialettica, con una progressiva 2 3 Il rispetto dovuto ad ogni uomo in nome della sua dignità è stato evidenziato da Kant nella Metafisica dei Costumi, in cui si afferma che l uomo non può essere trattato da nessuno come un semplice mezzo, ma deve sempre essere trattato nello stesso tempo come un fine..come l uomo non può vendere sé stesso per nessun prezzo (ciò che sarebbe contrario al dovere della stima verso se stesso), così egli non può agire contrariamente al rispetto che gli altri devono necessariamente a loro stessi come uomini, vale a dire egli è obbligato a riconoscere praticamente la dignità dell umanità in ogni uomo; in conseguenza incombe su di lui un dovere, il quale consiste nel rispetto che egli deve dimostrare necessariamente a ogni altro. (Kant I., Fondazione della Metafisica dei costumi, Editori Laterza, 1985, 38, p.334) Thomas Hobbes, con la sua teoria dell homo homini lupus ha focalizzato gli aspetti negativi dello stare insieme (competizione, diffidenza, paura, desiderio di sopraffazione ), che connotano la sua 5

realizzazione del riconoscimento, che nello stadio più elevato si realizza con il momento della riconciliazione 4. Il tema del riconoscimento, della sua negazione manifesta il dis-conoscimento nonché della sua negazione surrettizia - il mis-conoscimento - è di recente diventato fonte di dibattito teorico-filosofico nell ambito delle scienze sociali, con risvolti di tipo pratico e politico. L attenzione è stata suscitata, in particolare, dall avvenuta moltiplicazione delle occasioni di contatto, rese possibili dal massiccio impiego dei mezzi di comunicazione, di spostamento e di informazione che caratterizzano la società tardo moderna. In effetti, la crucialità del riconoscimento, per quanto ad alcuni possa sembrare solo l effetto della sofferenza di animi troppo sensibili nel loro relazionarsi a qualsiasi forma di alterità, invade, invece, in modo concreto, molti contesti sociali 5. Il disconoscimento, nell ambito di un conflitto, ha l effetto immediato di provocare una risonanza nel soggetto che ne è destinatario, che è portato ad assumere a sua volta un atteggiamento analogo: si innesca così un processo che rinforza il disconoscimento reciproco, con l effetto di alzare i toni del conflitto, che diventa uno scontro sempre più caratterizzato dalla violenza, più o meno manifesta, in cui la posta in gioco è la sopraffazione reciproca. Ciò avviene sotto l impulso di dinamiche personali complesse che si attivano nel soggetto con finalità di autodifesa e auto preservazione, che prenderò in esame nel paragrafo che segue. 4 rappresentazione dello stato di natura nel quale la paura della morte violenta spinge gli uomini al contratto che dà origine all istituzione statale. (Hobbes T., Leviatano, Bari, Biblioteca filosofica Laterza, 1974). Questa è la tesi sostenuta da Paul Ricoeur (Ricoeur P., Percorsi del riconoscimento, Milano, Raffaele Cortina Editore, 2005). 6

3 Limitazioni della consapevolezza: le nevrosi e i meccanismi di difesa. Un aspetto rilevante sul quale occorre soffermarsi in questa sede è quello relativo alle dinamiche intrapsichiche che si animano nel contesto relazionale. Si verifica infatti che alcune sensazioni, emozioni, pensieri, desideri suscitati nel corso dello scambio interpersonale non siano giudicate compatibili con i valori e le credenze fatte proprie dalla persona, e che ciò sia causa di conflitto interno. Tale fenomeno alimenta situazioni di disagio, comuni alla realtà quotidiana di tutti, caratterizzata in misura diversa da disturbi di tipo nevrotico 6. Rispetto all intuizione di Freud, che ha collegato la nascita della nevrosi inizialmente al conflitto edipico e a disturbi relativi prioritariamente alla sfera della sessualità, oggi la sua genesi viene fatta risalire a una gamma molto più estesa di conflitti, che non nascono solo nell ambito della ristretta cerchia familiare, ed hanno origine in un contrasto interno fra un istanza repressiva, genitoriale o sociale, e un istanza di libertà che non riguarda solo la sessualità ma si estende all intero mondo dell individuo, alle sue aspirazioni e, in definitiva, all immagine che ognuno ha di sé stesso; fattori nevrotizzanti, pertanto, agiscono nell intero arco di vita delle persone e si manifestano con confini che non si possono circoscrivere in modo preciso 7. Più spesso di quanto non si pensi, dunque, agiamo sotto il condizionamento di forze inconsce che, consolidandosi nel corso dello sviluppo individuale in particolari meccanismi o abitudini, finiscono col produrre una distorsione delle nostre emozioni, sensazioni e desideri più intimi, che vengono manipolati per avere accesso alla coscienza, con la conseguenza di produrre una sorta di schermo mentale alla nostra 5 6 7 Francesco Giacomantonio, La pratica di soggettivizzazione e il riconoscimento nella linea teorica del pensiero sociale tedesco contemporaneo, in Rivista di Filosofia on line, novembre 2007 anno II n 4, reperibile sul sito web www.metabasis.it. Le nevrosi sono disturbi senza cause organiche i cui sintomi esprimono il disagio di un conflitto fra ciò che siamo e ciò che si vorrebbe essere. Producono un penoso sentimento di paura e d'incertezza che complica i rapporti con le situazioni del vivere. La nevrosi patologica scatta quando l ansia diventa talmente insopportabile, da rendere inadeguato l'agire umano, ma nessuno è esente, in varia misura, da tali disturbi. (La definizione è ripresa dall articolo di Giuseppe Staffolani: Nevrosi-psicosi Un modo d essere difficile da capire, pubblicato sul web all indirizzo dello Studio Staffolani, Psicoterapie e Mediazioni Psicologiche, http://www.studiostaffolani.it/dettaglio.asp?id=8&ids=2 ) Cfr. Galimberti U., Psicologia, Ed. Garzanti, 1999, Voce Nevrosi, 6, Nevrosi e quotidianità. 7

realtà interna. L effetto è, tra l altro, anche quello di una perdita di autenticità nei rapporti interpersonali, che risultano complicati e meno soddisfacenti 8. E interessante, a questo riguardo, il caso dei meccanismi di difesa. Sono questi processi psichici particolari, spesso seguiti da una risposta comportamentale, elaborati da ognuno nel corso della sua evoluzione individuale e messi in atto per salvaguardare alla propria coscienza una adeguata immagine di sé. Sono meccanismi che ogni individuo mette in atto più o meno automaticamente nella vita quotidiana, quando affronta situazioni stressanti e, in particolare, quando vuole conciliare un soddisfacimento delle proprie pulsioni con l integrità della propria immagine ideale. 9. Alcuni meccanismi di difesa sono noti, come la rimozione, che è un disconoscimento delle proprie immagini mentali spiacevoli, di istinti sessuali o aggressivi, pieni di particolare carica emozionale, la proiezione, che consiste nell attribuire ad altri ciò che si prova, l introiezione, che corrisponde al meccanismo inverso di fare propri contenuti altrui; ci sono poi la deflessione, la retroflessione e la confluenza 10, e tanti altri. Il ricorso ai meccanismi di difesa è, in parte, fisiologico, ma diviene problematico per il soggetto ove questi, essendo portatore di un disagio esistenziale che generi un senso di insicurezza e di inadeguatezza, vi ricorra in modo massiccio, fino a limitare in maniera rilevante l area della sua consapevolezza. 8 9 10 Tra normalità e anormalità non si può tracciare una linea di confine netta e precisa. La differenza fra l essere e il non essere nella norma, sta nel considerarsi partecipi o meno, nel mondo. Chi è dissociato da ogni rapporto, è una persona a rischio. Rientra nella norma, invece, chi proietta la propria personalità nel fare e nel rapportarsi agli altri. Il criterio statistico, secondo cui è normale colui che si comporta come la maggioranza delle persone e il criterio sociale, secondo cui è anormale colui che si comporta in modo stravagante, non sono sufficienti a determinare il concetto di norma, perché il primo omologa l individuo alla stregua degli altri, mentre il secondo è pregiudiziale. Una soluzione per individuare un criterio di normalità si basa sulla consapevolezza della propria interiorità. E' normale, quindi, chi sa costruire il rapporto con gli altri e sa rendere importante anche quelle piccole cose che rendono piacevoli le relazioni umane (la tesi, che ritengo condivisibile, è sostenuta nell art. citato nella nota precedente di Giuseppe Staffolani). Vd.Delisle G., I disturbi della personalità, Roma, Sovera, 1991, p.34. Altri meccanismi di difesa sono : l Identificazione proiettiva, la Scissione o Dissociazione primitiva, la Idealizzazione primitiva, il Diniego, l Onnipotenza e la Svalutazione, la Regressione, l Identificazione, l Interiorizzazione, la Fissazione, la Sublimazione, la Rimozione, il Blocco o repressione degli affetti, la Formazione reattiva, l Ascetismo, la Razionalizzazione, la Traslazione, l Isolazione o isolamento, l Intellettualizzazione, il Ritiro emotivo, la Psicosomatizzazione. 8

Questi rapidi accenni ai meccanismi nevrotici che agiscono al di sotto dell area della coscienza influenzando tanti comportamenti quotidiani fanno comprendere quanto le relazioni interpersonali possano a volte diventare difficili e dar luogo a fraintendimenti, specie se il contesto relazionale non sia improntato ad un clima positivo, di fiducia reciproca. 4 Altri ostacoli alla consapevolezza: gabbia caratteriale e corazza corporea Nelle relazioni umane la comunicazione è ostacolata, fra l altro, dal fatto che ogni individuo, sulla base delle sue esperienze di vita, costruisce una serie di automatismi che gli servono come un filtro per guardare il mondo che lo circonda e per orientarsi nella complessità degli eventi che rapidamente evolvono intorno a lui. A livello cerebrale, il fenomeno trova il suo fondamento nella creazione di collegamenti fra le cellule neuronali, le sinapsi 11, che si rinforzano man mano che le azioni vengono ripetute. Questo fenomeno facilita la soluzione di problemi analoghi a quelli già risolti, anche se costituisce un ostacolo per la ricerca di nuove ed eventualmente più appropriate soluzioni. Una certa dose di automatismo nelle reazioni e comportamenti è indispensabile per vivere, specie quando aumenta la complessità degli stimoli che arrivano dall'esterno. L'abitudine serve a dare per scontate le decisioni di routine, che vengono prese una volta per tutte, risparmiando energie per affrontare i fatti nuovi che incalzano. L'apprendimento di alcune attività pratiche, come guidare la macchina, si basa proprio sull'acquisizione di questi automatismi che rendono possibile selezionare velocemente gli stimoli significativi e i comportamenti funzionali allo svolgimento dell'attività 12. 11 12 Per una definizione dell apprendimento partendo dalla spiegazione del funzionamento del cervello dal suo livello più basso, a partire dai neuroni per arrivare a sinapsi, dendriti e assoni, osservando le varie strutture e l'attivazione o l'inibizione dei diversi gruppi di cellule connessi tra loro, cfr. Braitenberg V., L'immagine del mondo nella testa, Adelphi, 2008. Il premio Nobel Eric Kandel, premiato per aver studiato la plasticità delle cellule cerebrali ed aver scoperto come l'efficacia della sinapsi può essere modificata e con quali meccanismi molecolari, ha approfondito la questione della base organica fisica di attività mentali superiori e, attraverso lo studio del sistema nervoso di aplysia, una lumaca di mare, ha dimostrato come le modificazioni nelle 9

Il meccanismo diventa problematico quando l'automatismo non si limita a risolvere le quotidianità più banali della vita ma si estende fino a diventare una gabbia interpretativa della realtà, un filtro che impedisce di cogliere gli eventi nella loro singolarità e attualità, limitandone l'osservazione e riducendo le esperienze ad una replica di fenomeni già vissuti. Quando ciò si verifica, ed è un'amplificazione disfunzionale del normale meccanismo di adattamento all'ambiente, i comportamenti che vengono adottati ricalcano decisioni già prese, ed il vissuto precedente, ripetuto all'infinito, impedisce al soggetto di scorgere la realtà nel suo reale manifestarsi e quindi di dare soluzioni nuove e più adeguate ai problemi che nel tempo è chiamato a risolvere. Questi automatismi, che tendono ad instaurarsi prepotentemente anche sotto l influsso di frustrazioni, conflitti, timori, suggeriscono un richiamo ad un altro fenomeno psicologico più complesso, individuato dallo studioso austriaco Wilhem Reich 13, già seguace di Freud: si tratta della cosiddetta "gabbia caratteriale", cui corrisponde altresì un irrigidimento della struttura fisica, definita come "corazza corporea" 14. L'irrigidimento fisico costituisce allora un riflesso dello stesso fenomeno che sul piano psicologico si manifesta come il congelamento della personalità in una serie piuttosto limitata di schemi rigidi che governano opinioni, atteggiamenti, comportamenti. Così il corpo, che dovrebbe essere la sede per l'espressione e la manifestazione delle emozioni, 13 14 funzioni sinaptiche sono centrali nei processi di apprendimento e nella memoria. Con questi studi ha contribuito alla fondazione delle neuro-scienze, che, secondo il parere di alcuni, stanno erodendo a poco a poco il terreno della psicanalisi. (Da un articolo di Andrea Casadio, medico specializzato in fisiologia degli organi di senso, che è stato collaboratore di Eric Kandel nel periodo intercorrente fra gli anni dal 1995 al 1999. L articolo è intitolato: Parla il Nobel Kandel, che ha svelato il segreto della memoria ed è reperibile sul web all indirizzo http://www.kwsalute.kataweb.it/notizia/0,1044,774,00.html ). Il W. Reich, Psicanalista austriaco (1897-1957). Scrisse a partire dal 1924 fino ai primi anni '30 importanti saggi sull'analisi del carattere e sulle sue diverse forme. Secondo Reich l'organismo vivente si esprime con un doppio movimento: un movimento verso il mondo esterno - una espansione - la cui emozione corrispondente è il piacere, ed un movimento in senso inverso, orientato verso l'interno del corpo - una contrazione - che rappresenta una chiusura, la cui emozione corrispondente è l'angoscia.. Quando le emozioni, in particolare nel periodo infantile, non possono essere espresse liberamente o sono troppo dolorose da essere vissute ed elaborate, vengono soppresse e trattenute, sviluppando una modalità di risposta disfunzionale, un atteggiamento di chiusura verso l'esterno che potremmo definire cronico (W. Reich, Analisi del Carattere, Sugarco Edizioni, aprile 1994). Si tratta di una corazza neuro-muscolare che implica una profonda modificazione posturale, fino a creare una vera e propria armatura, costituita da blocchi, tensioni, rigidità nelle strutture muscolari, che impediscono il libero flusso dell'energia e del movimento. 10

diviene un'autentica prigione che ha l effetto di rinforzare la gabbia caratteriale 15. Questa, via via che si cronicizza, diventa causa di una tensione costante che fa parte di noi e della quale non ci accorgiamo. Questa gabbia, che inizialmente nasce come una difesa da situazioni pericolose e dolorose, assume col tempo la funzione di uno schermo contro il mondo, uno stato permanente di chiusura, che innesca e fa perpetuare una censura delle emozioni. Si torna così ancora sul terreno della nevrosi, che implica sempre un rapporto con gli altri più o meno distorto. Concludendo, risulta evidente che le persone che, in varia misura, sono condizionate dai meccanismi sopra descritti, nelle situazioni di disagio ricorrono inconsapevolmente agli strumenti psicologici che hanno elaborato a fini di autodifesa, riducendo la loro possibilità di interagire proficuamente con l esterno e quindi di elaborare scelte e risposte adeguate alla soluzione dei problemi che si pongono. 5 Comunicazione verbale e non verbale Si comprende quindi che sovente, sotto le mentite spoglie di una relazione giocata in termini socialmente ben adattati, si svolge nelle dinamiche interpersonali una vera e propria battaglia, che, una volta innescata, difficilmente si ridimensiona, man mano che ciascuno, avvertendo di essere oggetto di attacco, mette in campo, consapevolmente o meno, tutto il bagaglio degli strumenti di difesa elaborati nel corso delle esperienze negative pregresse, ritenuti funzionali a fronteggiare il pericolo" 16. 15 Questa analisi è l oggetto della Bioenergetica, una psicoterapia che ritiene che tutte le nostre tensioni muscolari croniche non rappresentano altro che una discesa nel fisico dei nostri conflitti psichici e che questa somatizzazione vada a limitare nel tempo la fluidità corporea e la respirazione. Queste tensioni hanno avuto uno sviluppo lento, dalla prima infanzia in poi, cronicizzandosi e diventando quella corazza corporea che ci accompagna tutti i giorni e che siamo, spesso, totalmente inconsapevoli di portare; la cronicizzazione lenta porta a far si che le tensioni diventino parte di noi e che ne perdiamo il significato, l'origine e la maniera. Diviene perciò assai difficile potercene liberare, a meno di non intraprendere una terapia che contempli anche l aspetto corporeo e posturale. 16 (Cfr. al riguardo l articolo di Thomas A. Sebeok, La comunicazione non verbale, consultabile sul web all indirizzo: http://www.parol.it/articles/sebeok.htm ) 11

Sotto una comunicazione verbale manifesta si svolge allora uno scambio di messaggi nascosti, impliciti per gli stessi attori, che possono essere individuati solo attraverso il linguaggio del corpo. Quando la relazione è positiva non ci sono problemi, ma se la relazione è da costruire o è tesa o addirittura negativa, i segnali non verbali (tono, mimica, atteggiamento, gestualità, distanza) prendono il sopravvento sul contenuto. Se un interlocutore ha paura o si sente aggredito o umiliato, si innesca un parziale blocco delle funzioni cognitive e le emozioni prendono il sopravvento; la comunicazione comincia a soffrire e la relazione diventa più difficile da mantenere o instaurare. I contenuti emotivi passano nel linguaggio del corpo, e, pur restando sotto il livello della consapevolezza piena, vengono percepiti istintivamente dall interlocutore, che coglie l incongruenza del messaggio con la conseguenza che il rapporto diventa instabile, generando disagio e diffidenza 17. Il confronto, pur imperniato su di un fatto che può essere tecnico o pratico, diviene allora occasione per mostrare la propria superiorità, essere riconosciuti nel proprio ruolo, intimidire o contrastare l'interlocutore, che di fatto viene vissuto come un avversario. 17 E' con Lowen che si introducono le teorie e le tecniche bioenergetiche e viene codificato il "linguaggio del corpo". Nelle posture e nell'atteggiamento che assume in ogni suo gesto, il corpo parla infatti un linguaggio che trascende l'espressione verbale. L'osservazione delle diverse reazioni corporee e delle emozioni a esse collegate può diventare uno strumento terapeutico altrettanto valido dei sogni, dei lapsus e della libera associazione. Non è la mente che va in collera né il corpo che colpisce: è l'individuo nella sua totalità che si esprime. (Alexander Lowen, Il linguaggio del corpo, Milano, Feltrinelli, 2003). 12

CAPITOLO 2 IL COUNSELING: SIGNIFICATO E FUNZIONI 1 Introduzione Il Counseling è una pratica poliedrica che si presta ad essere utilizzata con modalità eterogenee, nei più diversi ambiti e contesti operativi. Innanzitutto nasce come una professione d aiuto. Questo è un ambito che non interessa specificatamente questa sede, e che quindi tratterò molto in sintesi, solo per completezza d informazione. Come professione d aiuto, il Counseling è l attività del Counselor, cioè di quella figura professionale preparata 18 a sostenere in modo adeguato una relazione con uno o più interlocutori che manifestano temi personali, privati ed emotivamente significativi e che desiderano aumentare il livello della propria personale consapevolezza esistenziale al fine di agevolare la soluzione di problemi di origine psichica. In questa versione, viene esercitato in situazioni individuali, di coppia, familiari o di gruppo, ma la finalità è sempre l evoluzione individuale. Il Counselor può espletare la sua attività in ambito privato, come in ogni tipo di contesto istituzionale o lavorativo (oltre che psicologico o medico 19 anche scolastico, aziendale, amministrativo, sanitario, commerciale, spirituale ), spesso in equipe con specialisti di diversa formazione (sociologi, insegnanti, psicologi, medici, assistenti sociali, ecc.). Tutto ciò è ampiamente dimostrato nei Paesi dove la figura è già presente da tempo e come confermano anche alcune esperienze fatte in Italia. Anche qui, infatti, il Counseling, sta conquistando la sua affermazione all'interno di comunità, come 18 19 Presupposti per accedere alla professione sono: il superamento di corsi della durata minima di 450 ore in un triennio, aver effettuato esperienze di tirocinio con supervisione e aver svolto con un Counselor un training personale.e richiesto inoltre un costante aggiornamento professionale e una continua supervisione individuale e di gruppo. Va evidenziato peraltro che il Counseling Psicologico, presupponendo la diagnosi ed il trattamento psicologico, è una attività di esclusiva competenza dello psicologo, mentre il Counseling Medico, prevedendo tra l altro la diagnosi e la prescrizione di farmaci, esami specialistici, ricoveri ecc., è di pertinenza esclusiva del personale medico. 13

ospedali, scuole, università, aziende, comunità religiose, nel mondo del volontariato e in tutti quei contesti nei quali può inserirsi come elemento facilitante del dialogo tra la struttura e il dipendente o l utente 20. Esistono poi ulteriori ed ancor più ramificate modalità di intervento attraverso cui il Counseling agisce, e queste sono le applicazioni che qui interessano. Mi riferisco ai casi in cui professionisti o operatori dei più disparati settori lavorativi, avendo acquisito una formazione di base in materia di Counseling, riescono ad instaurare con i loro interlocutori una comunicazione più efficace, ottenendo migliori risultati ed anche maggiore soddisfazione personale nell espletamento della loro attività professionale, a conferma ulteriore che il contatto con l altro, quando si realizza nei modi giusti, è fecondo per entrambi i membri della relazione. E sorprendente, a tal riguardo, la lungimiranza manifestata già agli inizi del 900 da uno dei fondatori del Counseling, Rollo May, che ne aveva intuito il fecondo sviluppo, preconizzando che questa nuova attività sarebbe stato rispondente alle esigenze di quanti, pur non essendo professionisti in ambito psicologico, potessero giovarsi di una buona conoscenza della natura umana. E proprio per questa sua duttilità ed efficacia che il Counseling costituisce un utile integrazione del bagaglio professionale del funzionario della carriera prefettizia ed è entrato a far parte delle materie oggetto dei corsi della SSAI. Nelle pagine che seguono prenderò in esame l itinerario attraverso il quale il Counseling si è venuto individuando e le acquisizioni scientifiche che ne hanno determinato gli assunti di base. 20 Si pensi, ad esempio, alla funzione che i Counselor laddove presenti svolgono nella scuola, dove colgono risultati insperati riattivando i canali di comunicazione fra gli studenti, i genitori e gli insegnanti; nelle Organizzazioni grandi e piccole, pubbliche e private, dove intervengono per rimuovere i blocchi nella comunicazione tra le persone e quindi tra gli uffici, a tutto vantaggio dell efficacia e dell efficienza dell attività attuata dagli Enti stessi; negli Ospedali e nelle Strutture sanitarie, dove una prevenzione veicolata nel modo corretto può salvare tante vite ogni anno, ed il modo con cui gli operatori entrano in rapporto con l utenza è determinante per il successo del trattamento. A novembre 2005, l Associazione di categoria dei Counselor Reico ha promosso a Roma il Counseling Day, iniziativa volta a diffondere la conoscenza del Counseling tra i non addetti ai lavori. In quell occasione sono stati riferiti molti e significativi successi che tale attività professionale riscuote nei campi più disparati. 14

2 Origini del Counseling 21 Il Counseling prende avvio in America alla fine dell 800 22. Il termine viene usato al suo esordio per definire l'attività di orientamento professionale offerta ai soldati che rientrano dalla guerra e che necessitano di una ricollocazione professionale e viene applicato successivamente all attività di orientamento scolastico e professionale e all'assistenza sociale e infermieristica. Bisogna aspettare gli anni 50 per arrivare a parlare del Counseling nella sua attuale accezione, per indicare cioè una relazione nella quale il cliente è assistito da un Counselor nell affrontare i temi problematici della propria esistenza, senza però rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità. Ciò avviene ad opera di Carl R. Rogers e Rollo May 23 ; infatti è grazie a loro che il Counseling prende forza, poggiando sulle acquisizioni della psicologia umanistica 24, influenzata dagli assunti di base dell esistenzialismo: la libertà di scelta dell'individuo, l'importanza del dialogo iotu 25, l'impegno del singolo, la responsabilità. Il Counseling si viene così a caratterizzare rispetto alla psicoterapia per l abbandono dei modelli centrati sulla psicopatologia in favore di un interesse incentrato sulla salute e sulla prevenzione del disagio psichico più che sulla riabilitazione successiva alla malattia. 21 22 23 24 25 Cfr. l articolo di Emanuela Rahm dal titolo La storia del Counseling, reperibile sul sito web dell Università popolare del Counselling UP ASPIC www.unicounselling.org/storia.php. Il termine Counseling, mediato dal verbo inglese to counsel, deriva dal verbo latino consulĕre, che ha tra i suoi significati quello di "venire in aiuto", provvedere, aver cura, darsi pensiero per qualcuno... Poiché è intraducibile nel suo pieno significato in italiano, ed il termine consulenza è già in uso con un accezione diversa, si è convenuto di mantenere anche in Italia la denominazione inglese. La parola compare per la prima volta nel 1908 per identificare un'attività rivolta a problemi sociali o psicologici (Frank Parsons, Choosing a vocation, Boston, Houghton Mifflin, 1909). Cfr. Rogers C,R,, Client-centered therapy, Boston, Houghton Mifflin C., 1951 e May R., Man s search for himself, New York, Dell, 1953. La psicologia umanistica è nata negli anni 50 intorno ad Abraham Maslow, Rollo May, Carl Rogers ed altri, influenzata dalla corrente esistenzialista europea, specie francese e tedesca (Heidegger, Buber, Sartre, Merleau-Ponty, Gabriel Marcel ed altri, con l intento di ricollocare l uomo al centro della psicologia, creando una terza forza rispetto a quelle allora dominanti del comportamentismo (behaviorismo) e della psicoanalisi ortodossa. Questa corrente di pensiero si organizza formalmente solo nel 1962 con la nascita del movimento di psicologia umanistico-esistenziale, che tuttavia ha sempre rifiutato di congelarsi in una dottrina teorica troppo rigida, per poter mantenere la sua duttilità rispetto all evoluzione dei valori e degli orientamenti della società. Su questo aspetto, che contrappone una tipologia di comunicazione del tipo io-tu ad un altra del tipo io-esso si veda il testo di Buber M., Il principio dialogico e altri saggi, San Paolo, Milano, 1993. 15

E negli anni 70, tuttavia, che si diffonde in termini più ampi la così detta "psicologia del benessere", alla cui base vi è una concezione sostanzialmente positiva nelle possibilità evolutive dell'essere umano. Il concetto di "crisi", di cui finora si era sottolineata la valenza prevalentemente negativa, viene considerato nelle sue potenzialità evolutive come occasione di cambiamento. In questi stessi anni 70 il Counseling approda in Europa attraverso la Gran Bretagna 26, come servizio di orientamento pedagogico e trova poi applicazione nei servizi sociali e nel volontariato; si diffonde quindi rapidamente in tutti i principali Paesi occidentali (a partire dall Austria), in alcuni dei quali è stato espressamente riconosciuto ed anche regolamentato come professione autonoma. Per quanto riguarda l Italia, le sue origini sono strettamente intrecciate con la storia dell'assistenza sociale, dal quale si distinguerà solo negli anni 70. Il termine Counseling, peraltro, si afferma in Italia solo a partire dagli anni 90, inizialmente ad opera di Scuole di psicoterapia che danno vita a corsi specifici aperti anche a coloro che non fossero impegnati nell ambito della salute mentale o fisica 27. In questi ultimi anni, in Italia, il Counseling ha avuto una grande diffusione anche grazie alla moltiplicazione delle scuole di formazione ad hoc e allo sviluppo di organizzazioni di categoria che ne tutelano e garantiscono la qualità. 28 Nel 2000 il Counselor è stato riconosciuto come figura professionale dal CNEL. 26 27 28 In Gran Bretagna, la British Association for Counseling (BAC) è nata nel 1976. Nel 1994 è nata invece la European Association for Counseling (EAC), la più accreditata associazione di categoria, costituita dalle principali scuole di Counseling operanti in Europa, con il fine di "assistere l'ulteriore sviluppo del Counseling come professione in Europa". I primi corsi di Counseling, gestiti da Scuole di formazione private, erano rivolti sia a psicologi e medici che a laureati in altre discipline o a diplomati che volessero potenziare le proprie capacità comunicative. Successivamente, a seguito dell istituzione dell Albo degli psicoterapeuti, dopo il 1989, le Scuole riconosciute idonee con decreto del Ministero dell Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica hanno organizzato per i futuri psicoterapeuti corsi aderenti ai programmi ministeriali finalizzato all iscrizione all Albo, continuando ad organizzare Master in Counseling per tutti gli altri. A tali Master partecipano tuttavia anche molti medici e psicologi i quali ne riconoscono la particolare efficacia, con riferimento al loro lavoro. Fra i pionieri del Counseling in Italia, Edoardo Giusti e Claudia Montanari, fondatori dell'a.s.p.i.c. (Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell'individuo e della Comunità), fin dagli anni 90 diedero vita ad un Master triennale in Counseling professionale, che da allora continua a svolgersi regolarmente sia a Roma che nelle diverse sedi del territorio nazionale in cui l ASPIC si è diffusa. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative per la diffusione e la legittimazione del Counseling come attività professionale. Attualmente, il decreto legislativo 9.11.2007, n.206 ha previsto un sistema di riconoscimento delle associazioni di categoria operanti nell ambito delle professioni non 16

Rispetto all Europa, tuttavia, la diffusione del Counseling incontra in Italia maggiori difficoltà a causa delle strettoie burocratiche e della presenza degli ordini professionali, impegnati nella difesa attiva delle professioni già accreditate, che percepiscono come minacciosa l affermazione di una nuova categoria professionale ritenuta potenzialmente concorrente. Nonostante questo, il Counseling, che in effetti risponde ad esigenze specifiche molto avvertite nella società attuale, si sta affermando. Si moltiplicano i corsi di formazione, che negli ultimi anni sono gestiti anche da Istituzioni universitarie, e la figura del Counselor professionale è ormai pienamente riconosciuta anche dagli enti pubblici, i quali sempre più frequentemente la richiedono in occasione dell emanazione di bandi di concorso in ambiti relativi a diversi settori d attività. Stando alla sua diffusione, emerge che questa professione risponde ad effettive esigenze avvertite dal corpo sociale, che ha bisogno di confermare e sottolineare le regole della sua civile convivenza e pertanto accoglie con favore spontaneo un attività che è un po un antidoto contro la disumanizzazione rilevabile oggi in tutti i rapporti sociali. Il ruolo principale del Counseling, infatti, è proprio quello di rimettere in primo piano la possibilità di rapporti umani fra le persone. In effetti è proprio questa la validità del Counseling, che fornisce una chiave evolutiva importante, valida per chiunque e non solo nell ambito delle professioni d aiuto, cioè un ipotesi di lavoro che parte prima di tutto da sé stessi, dalla possibilità di conoscersi meglio e di migliorarsi recuperando il rispetto di sé stessi e degli altri, principio cardine di qualsivoglia coesistenza civile. regolamentate, fra cui compare anche il Counseling. Tali associazioni di categoria hanno l incarico di garantire la professionalità dei propri associati attraverso la verifica della preparazione e dell aggiornamento professionale - ed il rispetto dei codici deontologici. Le associazioni, inoltre, si occupano in genere di stabilire rapporti di collaborazione e scambio con altre associazioni sia italiane che straniere e di favorire lo studio e la diffusione del Counseling attraverso attività di ricerca scientifica. Fra le associazioni di categoria le più importanti sono RE.I.CO, Registro italiano dei Counselor, nata nel febbraio 2002, l unica costituita e gestita da soli Counselor, poi CNCP, SICO, etc.. 17