Verba volant Scripta manent



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Verba volant Scripta manent di Filippo Busin Penso che per l Italia in particolare ma un po per tutti i paesi, la Secessione possa e debba contenere un alto valore etico. Dire basta! a uno Stato incapace di governare nei limiti della decenza, uno Stato che non riesce a riformarsi amministrativamente e giudiziariamente, a distruggere la mafia, a rilanciare l economia, a liberalizzare, semplificare e privatizzare, è dire no al male. (Umberto Silva) Deflazione L Italia è in deflazione per la prima volta dopo il 1959. Trasportatori Padroncini a rischio. 18.500 imprese chiuse dall inizio della crisi. Eminenze grigie Chi tira i fili dietro le quinte e decide le politiche fiscali? La lettera Non pago le tasse, ma non sono un evasore, sono una persona onesta. Numero 18 dal 15 agosto al 2 ottobre 2014

Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. (Johann Wolfgang Göethe) www.filippobusin.it

Il mese di agosto non si chiude con buone nuove, ma con dati sempre più allarmanti a partire dalla disoccupazione sino all usura in aumento sia per famiglie che imprese. Gli ultimi giorni del mese sono quelli che dichiarano ufficialmente che il Paese è in deflazione, situazione in cui non si incorreva dal 1959. A settembre la deflazione viene riconfermata. A far entrare il mese di settembre nella storia sarà il referendum per l indipendenza della Scozia, che a prescindere dal risultato è stato un momento che ha coinvolto l Europa tutta. La dimostrazione che l indipendentismo non è più e solo un fenomeno sporadico, bensì una realtà emergente che induce a riflettere anche i più scettici. Sul fronte dell indipendenza ci sono state proteste in Aula e una pacifica marcia su Palazzo Chigi, la manifestazione di domenica 21 settembre a Cittadella in provincia di Padova, ma anche l incarico da parte della Regione Veneto affidato a due costituzionalisti per difendere la legittimità dei referendum su autonomia e indipendenza e l apertura del c/c per finanziare il referendum. Interessante e illuminante il confronto Zaia - Bressa sulle differenze tra Regioni di serie A e serie B, la cui ovvia conclusione si trova nella sempre più impellente esigenza di una consultazione popolare riguardo il futuro del Veneto. A confermarlo anche la notizia che la nostra Regione, grazie ai costi standard, ha contenuto la spesa farmaceutica con un risparmio di 28 milioni. Al contrario per Roma e per il Lazio sprechi e disservizi sono all ordine del giorno. In 84 società analizzate da Cottarelli nei suoi dossier sulla spending review emergono criticità legate a conti che non tornano, gestioni approssimative e mancato rispetto delle regole. Le interrogazione in VI commissione che ho presentato riguardano: il lavoro part-time; le agenzie di scommesse collegate a bookmaker privi di concessione; la iniqua applicazione delle accise per il trasporto nelle acque interne e in laguna, che consentono a compagnie straniere di fare una concorrenza sleale agli operatori del nostro territorio. In Aula alla Camera ho interrogato il Ministro Alfano su Mare Nostrum. Gli chiedo venga fatto un bilancio a un anno dall inizio di quella che considero un operazione totalmente sbagliata che gli altri Stati europei non hanno mai avallato. Concludo questo periodico con una lettera inviatami da un imprenditore, uno dei tanti che per mancanza di liquidità non versa regolarmente le tasse, ma che non accetta di essere chiamato evasore. Sono d accordo con lui, anzi considero il suo un comportamento eticamente ineccepibile. Chiudo salutando come l autore della missiva confidando in un futuro e in un Paese migliori, da parte mia aggiungo: a questo sto lavorando, per questo mi avete votato. Filippo Busin Per considerazioni e confronti: info@filippobusin.it

Detto brutalmente: in Italia e in Europa lavoriamo troppo poco, o più precisamente, troppo pochi. Dobbiamo tornare a rendere conveniente il lavoro, ma soprattutto ridefinire il concetto di lavoro produttivo, cioè quello che contribuisce a creare prodotti ed erogare servizi. Purtroppo in Italia abbiamo troppi disoccupati, più del 12%, troppi inattivi, il 59% della popolazione in età lavorativa, ma anche troppi occupati improduttivi o che peggio ostacolano chi lavora veramente. Sono quelli che non si possono propriamente definire lavori ma piuttosto posti di lavoro o stipendi che in nulla contribuiscono al benessere della società, ma anzi la impoveriscono. Sono quelle posizioni create ad hoc per dare un occupazione a qualcuno senza che questa abbia una sua utilità. Spesso sono posizioni che si inseriscono in un percorso autorizzativo o più in generale burocratico e che, quindi, rallentano artificiosamente qualsiasi procedura e rendono la vita inutilmente complicata, e quindi costosa, a chi lavora veramente. Una grave sconfitta per il sistema Paese. Pubblicato il 15 agosto 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/3982/lavoro-il-vero-problema.html Non siamo competitivi e non lo saremo neanche in futuro perché a mancare è la cultura d impresa che qui da noi sembra possiedano solo gli imprenditori come Francesco Biason. Troppo poco per affrontare la sfida della globalizzazione! Pagina 01 Pubblicato il 24 agosto 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/3990/grave-sconfitta.html

USURA: rischio in aumento per imprese e famiglie Negli ultimi due anni le banche hanno erogato a famiglie e imprese quasi 100 miliardi di euro in meno. Con meno soldi a disposizione e la disoccupazione in aumento, il rischio usura assume dimensioni sempre più preoccupanti al Sud: soprattutto in Campania, Calabria e Abruzzo. A lanciare l allarme è la CGIA di Mestre. Negli ultimi 2 anni le banche hanno erogato a famiglie e imprese quasi 100 miliardi di euro in meno. Con meno soldi a disposizione e la disoccupazione in aumento, il rischio usura assume dimensioni sempre più preoccupanti al Sud: soprattutto in Campania, Calabria e Abruzzo. A lanciare l allarme è il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi: A seguito della forte contrazione dei prestiti praticata dalle banche alle famiglie e alle imprese, c è il pericolo che l usura, soprattutto nel Mezzogiorno, assuma dimensioni preoccupanti. Tra la fine del 2011 e lo stesso periodo del 2013, fa sapere l Ufficio studi della CGIA, la diminuzione degli impieghi bancari alle famiglie e alle imprese è stata di quasi 100 miliardi di euro: precisamente 97,2 miliardi. Se le prime hanno subito una contrazione di 9,6 miliardi (- 1,9%), le seconde hanno registrato una flessione pari a ben 87,6 miliardi di euro (-8,8%). Oltre agli effetti della crisi economica e al calo della domanda di credito prosegue Bortolussi questa forte riduzione dell erogato è stata dovuta anche al deciso aumento delle sofferenze bancarie che a giugno di quest anno ha toccato la cifra record di 168 miliardi di euro. A fronte di una progressiva crescita del credit crunch avvenuta in questi ultimi anni, la CGIA rileva che il rischio usura è presente soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Dall analisi dell indice realizzato ormai da più di 15 anni dall Ufficio studi della CGIA, emerge che nel 2013 la Campania, la Calabria, l Abruzzo, la Puglia e la Sicilia sono le realtà dove la penetrazione di questo drammatico fenomeno ha raggiunto i livelli maggiori. In buona sostanza prosegue Bortolussi con la forte stretta creditizia e l aumento della disoccupazione, che hanno contribuito a ridurre i livelli di reddito soprattutto al Sud, c è il pericolo che l usura, già presente in questi territori in misura maggiore che altrove, assuma dimensioni ancor più preoccupanti. L indice del rischio usura, invece, è stato calcolato mettendo a confronto alcuni indicatori regionalizzati riferiti al 2013: quali la disoccupazione, i fallimenti, i protesti, i tassi di interesse applicati, le denunce di estorsione e di usura, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito. In pratica è stato individuato questo indice attraverso la combinazione statistica di tutte quelle situazioni potenzialmente favorevoli alla diffusione dello strozzinaggio. Con le sole denunce effettuate all Autorità giudiziaria conclude Bortolussi non è possibile dimensionare il fenomeno dell usura: le segnalazioni, purtroppo, sono ancora molto poche. Per questo abbiamo incrociato i risultati di ben 8 sottoindicatori per cercare di misurare con maggiore fedeltà questa emergenza. Ciò che pochi sanno sono le motivazioni per le quali molte persone cadono tra le braccia degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi, sono soprattutto le scadenze fiscali a spingere molti piccoli imprenditori nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie, brutti infortuni o a seguito di appuntamenti familiari importanti, come un matrimonio o un battesimo. Nel sito grafici e schede Pubblicato il 28 agosto 2014 Link:http://www.filippobusin.it/it/4017/usura-rischio-in-aumento-per-imprese-e-famiglie.html Pagina 02

Italia in deflazione per la prima volta dal 1959 Italia in deflazione per la prima volta dal 1959: prezzi in calo dello 0,1% ad agosto L Italia è in deflazione. Ad agosto l indice dei prezzi al consumo misurato dall Istat nelle prime stime ha segnato un calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (era +0,1% a luglio). Il nostro Paese entra in deflazione per la prima volta da oltre 50 anni, cioè dal settembre del 1959. Allora, precisa l Istat, la variazione dei prezzi risultò negativa dell 1,1%, in una fase di 7 mesi di tassi negativi. È soprattutto la componente energetica, in particolare quella legata al costo dei carburanti, a pesare sui prezzi di agosto e a trascinare l indice in negativo. Secondo i dati provvisori dell Istat, i prezzi dei beni energetici non regolamentati sono diminuiti dell 1,2% rispetto al 2013 (dal +0,4% di luglio), con la benzina in calo dello 0,9% e il gasolio dell 1,7%. Agosto e settembre 2013 registrarono forti aumenti dell energia che vengono ora scontati nel confronto annuo. Ad agosto risulta ancora in deflazione anche il cosiddetto carrello della spesa, ovvero l insieme dei beni che comprende l alimentare, i beni per la cura della casa e della persona. Il ribasso annuo è infatti pari allo 0,2%, anche se in recupero rispetto al -0,6% di luglio. Anche nell area euro si assiste a una nuova gelata sei prezzi. Ad agosto, secondo le stime di Eurostat, l indice dei prezzi al consumo su base annuale scende a un +0,3% rispetto allo 0,4% del mese precedente. La nuova frenata è determinata dal segmento dell energia che registra una variazione annua negativa del 2% rispetto al -1% di luglio. (da Il Sole 24 Ore) Pubblicato il 29 agosto 2014 Link:http://www.filippobusin.it/it/4030/italia-in-deflazione.html DEFLAZIONE Pagina 03

PRIMATI ITALIANI Le ultime rilevazioni ISTAT indicano che nel mese di agosto, nell Eurozona, l Italia conquista la maglia nera per il sentimento economico. Infatti, la fiducia delle imprese e dei consumatori torna a calare. Di pari passo la disoccupazione che a luglio sale al 12,6% con 35mila occupati in meno. E l Italia entra in deflazione per la prima volta dal 1959: prezzi in calo dello 0,1% ad agosto D altra parte in questo clima di dati costantemente negativi è difficile veder rosa. Non bastasse l effetto mancato (come ci si aspettava) degli 80 euro, aggiungiamo pure la recente batosta subita da Telecom a favore della spagnola Telefonica nell acquisto della GVT in Brasile da Vivendi; per non parlare del caos derivato da Mare Nostrum che ora verrà (si vedrà) sostituito da Frontex plus, ma intanto dallo scorso ottobre è costato oltre 9 milioni di euro al mese; mettiamoci pure la sconfitta del Napoli a favore dell Atletico Bilbao ed ecco che il quadro si completa in modo che solo i patologici masochisti malati di pessimismo si sentano appagati. Paesi vicini a noi affrontano la crisi in maniera diversa. Con maggiore dinamismo, migliori iniziative, basti pensare alla Spagna che solo in materia di immigrazione clandestina ha applicato una diversa gestione rispetto al nostro Mare Nostrum, e gli effetti si vedono anche dalle rilevazioni statistiche. In una nota pubblicata dalla Commissione Ue in merito al sentimento economico si legge che ( ) costruzioni e industria sono i settori che hanno registrato i peggiori cali di fiducia in Italia. L indicatore complessivo ha perso punti anche in Germania (-1,9), Francia (-0,6) e Olanda (-0,8), mentre è rimasto sostanzialmente stabile in Spagna. Nell Ue in generale l indicatore ha perso 1,2 punti ad agosto su luglio. Spagna, vola il PIL nel 2 trimestre. Il PIL spagnolo è cresciuto dello 0,6% nel secondo trimestre. Si tratta del tasso di crescita più veloce dall ultimo trimestre del 2007, secondo l ufficio nazionale di statistica. Su base annuale il tasso di espansione si attesta all 1,2%. La Spagna è entrata in una doppia recessione nella seconda metà del 2008 e ne è riemersa alla fine del 2013. L Italia è depressa e senza prospettive? Certo! Se non si agisce concretamente per cambiare la situazione. Servono scelte rapide, coraggiose e, se serve, anche impopolari. Pubblicato il 29 agosto 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4038/primati-italiani.html Pubblicato il 1 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4059/un-premier-che-tira-solo-il-carretto.html Pagina 04

Il peso del fisco. Secondo il rapporto «Paying taxes» della Banca mondiale, il total tax rate ha raggiunto il 65,8% Sulle imprese record di tasse e contributi Il Governo lo ha confermato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi nell intervista di ieri al «Sole24Ore» si accinge a stabilizzare con la prossima legge di stabilità il bonus Irpef da 80 euro, e a tentare per quanto possibile di estenderlo alle categorie finora escluse. Nessun nuovo intervento per alleggerire il peso del fisco sulle imprese, a partire dall Irap. Di certo, se si esaminano dati e statistiche, l urgenza di un intervento a sostegno del mondo produttivo è pienamente confermata. Secondo il rapporto «Paying taxes» della Banca mondiale, il livello complessivo del prelievo a carico delle aziende italiane (il cosiddetto total tax rate) ha raggiunto l astronomico livello del 65,8 per cento. Un primato indiscutibile in Europa, se si considera che i dati del «Doing business 2014» mettono in luce come in Germania la pressione fiscale complessiva sulle imprese si attesti a un livello decisamente più basso, il 49,4% dei profitti. Alto livello di imposizione, ma anche eccesso di adempimenti: da noi le imprese effettuano mediamente 15 versamenti l anno impiegando 269 ore, contro le 130 delle aziende danesi, le 132 di quelle francesi, le 167 della Spagna il cui livello di total tax rate al 58,6 per cento. Se si esamina la scomposizione del prelievo italiano a carico delle imprese, un peso determinante va ai contributi (34,8), mentre la corporate tax vera e propria è del 21,2%, cui vanno aggiunte l Irap e l Ires. Come finanziare un operazione che comunque, per essere efficace, dovrebbe essere visibile? Da un lato, attraverso la riduzione selettiva della spesa, dall altro con una lotta senza quartiere all economia sommersa, al lavoro nero, all evasione fiscale. Mali endemici del nostro Paese, che sottraggono risorse, solo per quel che riguarda l evasione, per non meno di 130 miliardi l anno. Da questo punto di vista, occorrerà attuare in pieno il dispositivo della delega fiscale in cui si dispone la «misurazione dell evasione fiscale», attraverso la messa a punto di un rapporto annuale che stimi e monitori il «tax gap», il livello accertato di evasione per tutte le principali imposte. Del resto lo sottolinea Eurostat l Italia dopo l Ungheria è il paese europeo che in un solo anno, tra il 2011 e il 2012, ha accresciuto di più il peso della tassazione (dal 42,4 al 44%). Secondo i calcoli del Centro studi di Confindustria, se si guarda al parametro dell aliquota implicita (quale emerge dal rapporto tra il gettito fiscale e la relativa base imponibile), la tassazione dei redditi d impresa da noi è superiore sia alla media dell eurozona che a quella dell intera Unione europea. In sostanza l onere che grava sui profitti è pari al 2,8% del Pil, contro il 2,5% dell eurozona e il 2,6% della Ue a 27. L aliquota implicita da noi è del 24,8%, inferiore, tra i paesi euro, solo a Portogallo (36,1%), Francia e Cipro (26,9%). Quanto all incidenza del prelievo fiscale e contributivo sul lavoro, l Italia si colloca al secondo posto nella classifica europea, con il 42,3% (il Belgio è al 42,8%). La Francia è al 38,6%, la Germania al 37,1 per cento. Da metà degli anni Novanta rileva il CsC il livello dell imposizione sul lavoro «si è innalzato in modo netto al di sopra di quello dei principali partner europei, aprendo così un divario sostanziale, in termini di costo del lavoro, che ha effetti negativi sulla competitività delle imprese». Del resto, se si calcola il peso del sommerso, la pressione fiscale effettiva supera e di molto il livello fotografato dalle statistiche ufficiali, attestandosi nei dintorni del 53 per cento. Articolo di Dino Pesole - da Il sole 24 ore - 4 settembre 2014 Pubblicato il 4 settembre2014 Link:http://www.filippobusin.it/it/4069/total-tax-rate-raggiunto-658.html Pagina 05

Pubblicato il 12 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4127/tira-i-fili-dietro-quinte.html CHI TIRA I FILI DIETRO LE QUINTE? A decidere le politiche fiscali che si riflettono (e gravano) sulla vita economica del Paese non è Renzi o Padoan, ma delle eminenze grigie che ogni tanto si espongono in maniera evidente, come accade in un articolo pubblicato da Italia Oggi. Un Visco che si complimenta con Renzi per aver condonato 80 euro di imposte ai percettori dei redditi più bassi, equità, non regalo dice. Riguardo l equità si potrebbero spendere molte parole, ma i fatti dicono che la stessa è solo teorica, perché esiste un vizio di fondo prodotto dalla cultura che ispira l azione dell attuale Governo. Cosa rappresentano infatti i 640 di sgravi sui lavoratori dipendenti? Di sicuro non sono proporzionali al lavoro effettivamente svolto ma prescindono da questo aspetto di fondamentale importanza. Basti pensare al paradosso che riguarda il part-time. Alcune categorie di lavoratori, pubblici o privati, non possono accedere a questa forma di lavoro perché costretti dalle ristrettezze del bilancio famigliare. Pensiamo al caso concreto in cui uno dei due coniugi perda il lavoro e l altro, unico in famiglia a produrre reddito, sia costretto a optare necessariamente per il tempo pieno. In questi casi il DL produce effetti paradossali erogando il bonus a chi sta meglio e può permettersi il part-time, negandolo a chi invece è in difficoltà ed è costretto a lavorare anche oltre le 40 ore settimanali, superando i 26.000 di reddito annuo. Si ottiene così il notevole risultato di premiare, a parità di livello retributivo, chi lavora meno e ha un reddito famigliare maggiore, un po come san Francesco che fa l elemosina ai ricchi. Visco continua a difendere la SUA IRAP, da lui introdotta nel 1997 quando era Ministro delle finanze del governo Prodi, quella che, secondo me opportunamente, è stata definita Imposta RAPina. E una tassa che gli imprenditori pagano sul costo dei dipendenti e sul costo dell indebitamento. In pratica più assumi (o più paghi i tuoi lavoratori) e più investi, più sei penalizzato da questa imposta. Quali sono i due problemi più drammatici da risolvere oggi? Disoccupazione e calo degli investimenti. Vi sembra logico spendersi a favore di un imposta che disincentiva gli imprenditori ad assumere e investire? Eppure Visco difende la sua creatura, con argomenti che sembrano tratti da un manuale Bignami dell economia marxista, sostenendo che è un imposta che l imprenditore deve pagare in proporzione alla sua disponibilità di manodopera e capitale, e quindi del potere che esercita su questi mezzi di produzione! Visto che è palesemente Vincenzo Visco l ispiratore delle politiche fiscali del governo Renzi, possiamo concludere che siamo in pessime mani. Se è tempo di spending review è anche tempo di parlare di ottimizzazione dei tempi di lavoro in Parlamento. Mi riferisco all ennesima fumata nera per l elezioni dei due giudici alla Corte Costituzionale e di 8 membri del CSM. Elezioni che anche questa settimana hanno paralizzato i lavori in Parlamento. Tempo perso per le due Camere riunite in seduta comune e per 1.000 Deputati e Senatori bloccati a Roma a perdere intere giornate a spese del contribuente, con migliaia di dipendenti del Parlamento presenti, per un voto che si poteva esprimere tranquillamente da casa o presso il proprio Comune di residenza. Per la legge elettorale si è spesa una manciata di minuti. Per la riforma del senato meno di un mese. Per l elezione dei giudici della Consulta e del CSM i tempi si dilatano in modo incomprensibile, come se da queste nomine dipendesse la vita del Paese. Questo è il grado di efficienza delle nostre istituzioni, questo lo spreco di risorse pubbliche che non sarà mai sufficientemente denunciato! Se c è una maniera di rimandare una decisione importante, la buona democrazia la troverà. Pubblicato il 12 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4130/spending-review-tempi-parlamentari.html Pagina 06

Trasportatori: padroncini a rischio chiusura Con l abolizione della tariffa minima saranno avvantaggiati i trasportatori dell Est che già oggi praticano una concorrenza sleale inaccettabile. Dall inizio della crisi in Italia hanno chiuso oltre 18.500 imprese: Friuli V.G., Toscana e Piemonte le regioni più colpite. Dopo la bocciatura da parte della Corte di Giustizia Europea della tariffa minima applicata in Italia per il trasporto merci su strada che, ricorda la CGIA, era periodicamente aggiornata dal Ministero dei Trasporti sulla base dei costi di esercizio relativi alle aziende di autotrasporto, i nostri padroncini sono a rischio estinzione. La denuncia viene dalla CGIA che sottolinea: su poco più di 90.200 imprese attive sul territorio nazionale, il 68 per cento circa è costituito da aziende artigiane. Con l abolizione della tariffa minima, il potere contrattuale di queste piccole attività rischia di azzerarsi, con il pericolo che molte di queste non saranno in grado di coprire i costi aziendali con tariffe chilometriche che, ovviamente, subiranno una caduta verticale, favorendo, così, i vettori dell Est Europa che già oggi viaggiano con tariffe stracciate, spesso in palese violazione delle norme di settore e nel mancato rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza previste dal codice della strada. Lo stato di agonia del settore dell autotrasporto italiano viene illustrato dal segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi: Abbiamo i costi di esercizio più alti d Europa per colpa di un deficit infrastrutturale spaventoso. Senza contare che il settore è costretto a sostenere delle spese vertiginose per la copertura assicurativa degli automezzi, per l acquisto del gasolio e per i pedaggi autostradali. Il tutto si traduce in un dumping sempre più pericoloso, soprattutto per le aziende ubicate nelle aree di confine che sono sottoposte alla concorrenza proveniente dai vettori dell Est Europa. Questi ultimi hanno imposto una guerra dei prezzi che sta strangolando molti piccoli padroncini. Pur di lavorare oggi si viaggia anche a 1,10-1,20 euro al chilometro, mentre i trasportatori dell Est, spesso in violazione delle norme sui tempi di guida e del rispetto delle disposizioni in materia di cabotaggio stradale, possono permettersi tariffe attorno agli 80-90 centesimi al chilometro. Con queste differenze non c è partita. Ora che le tariffe minime non potranno essere più utilizzate, la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Le cause della crisi Le ragioni della crisi in cui versa l autotrasporto sono molteplici. Secondo uno studio presentato dalministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel 2011, l Italia presenta il costo di esercizio per chilometro più alto d Europa: se da noi è pari a 1,542 euro, in Austria è di 1,466 euro, in Germania 1,346 euro, in Francia 1,321 euro. Ma in Slovenia è di 1,232 euro, in Ungheria di 1,089 euro, in Polonia di 1,054 euro e in Romania è addirittura di 0,887 euro. Pagina 07 Pubblicato il10 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4102/trasportatori-padroncini-rischio-chiusura.html

I numeri del settore Secondo i dati elaborati dall Ufficio studi della CGIA, tra il primo trimestre 2009 e il secondo trimestre 2014 hanno chiuso oltre 18.500 imprese (-17%) del settore dell autotrasporto merci su strada. Attualmente sono attive poco più di 90.200 aziende. Di queste, il 68 per cento circa è costituito da imprese artigiane. Alle 90.200 realtà presenti sul nostro territorio nazionale vanno aggiunte almeno altre 40.000 attività prive di automezzi che svolgono quasi esclusivamente un attività di intermediazione. Il 90% circa delle merci italiane viaggia su gomma. Gli occupati Per quanto concerne l occupazione non ci sono dati statistici puntuali che ci consentono di definire quanti sono gli addetti presenti nel settore: tenendo conto che nell ultimo Censimento Istat sulle Imprese e i Servizi il numero medio di addetti per impresa del trasporto merci su strada è di 4,3 addetti (anno 2011), stimiamo, a grandi linee, che in Italia siano occupati tra le 350 e le 400.000 persone. Dall inizio della crisi hanno perso il posto di lavoro quasi 70.000 addetti. La situazione a livello regionale A livello territoriale la Regione che ha subito la contrazione più forte è stata il Friuli Venezia Giulia. Dal primo trimestre del 2009 al secondo trimestre del 2014 il numero delle imprese è diminuito del 23,2%. Altrettanto preoccupante è la situazione per la Toscana (-21,6%), e il Piemonte (- 20,2%). Pubblicato il10 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4102/trasportatori-padroncini-rischio-chiusura.html Pagina 08

Regioni di serie A e serie B Le Regioni autonome hanno risorse e competenze che in Veneto ci sogniamo. Il 12 settembre il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa (che ricordo essere il deputato che ha presentato un emendamento per affossare la Valdastico Nord), partecipando a un convegno a Trieste ha dichiarato: In Italia il problema sono le regioni a statuto ordinario, non quelle speciali. Le regioni speciali alpine, ha aggiunto Bressa, sono le uniche ad aver dimostrato responsabilità. La risposta di Zaia è stata immediata con il comunicato stampa che sottolineava sin da subito le maggiori disparità tra Veneto e provincia di Trento. Per maggiore chiarezza invito a leggere l articolo pubblicato da Il Gazzettino. L ACCUSA «Invece di riequilibrare le disparità, Renzi schiaccia le Regioni ordinarie» Nuovo, aspro braccio di ferro tra governo e Veneto sul tema delle disparità tra Regioni ordinarie e speciali. Con il governatore Luca Zaia che non le manda a dire a Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari regionali, ex sindaco di Belluno dall 88 al 93, bolzanino d adozione, il primo a dar fuoco alle polveri. Parlando a Trieste ad un convegno della Cgil, ha detto che in Italia «il problema sono le regioni ordinarie, non quelle speciali. Anzi, quelle alpine sono le uniche ad aver dimostrato senso di responsabilità. Il problema non è smontare le speciali, ma dare un iniezione di specialità alle ordinarie». Richiesto di chiarire il senso del discorso, Bressa spiega: «Non mi riferisco a nessuno, il mio è un discorso istituzionale. Le Regioni ordinarie, nate come strumento per riformare lo Stato, hanno fallito il compito. Si sono perse in un contenzioso infinito con lo Stato, nel fissare i confini di materie e competenze, ma nell insieme, a parte il primo periodo, hanno dimostrato di essere inerti sul piano delle politiche pubbliche. Ditemi una sola cosa memorabile fatta. E non è una questione di risorse o sprechi sottolinea Bressa ma di cultura politica, di classe dirigente. Le Regioni speciali, invece, con i dovuti distinguo, hanno vinto la scommessa, hanno saputo gestire il sistema. Che fare adesso? Arrivano due occasioni straordinarie: il Senato delle Regioni e le prossime elezioni». Zaia è saltato su come una molla: «L esponente centralista di un governo supercentralista ha perso un occasione per tacere - replica Sia chiaro, non voglio togliere poteri a Trento o a Bolzano, ma dare pari opportunità al mio Veneto. Nel merito: certo che a Bolzano non aprono contenziosi, non ne hanno bisogno perchè hanno già competenze esclusive che noi ci sogniamo. No, Bressa utilizza delle ovvietà per attaccare le Regioni ordinarie». Il governatore ribalta il ragionamento: «Vivere in Trentino Alto-Adige è come spassarsela a Beverly Hills, stare in Veneto è come sbarcare il lunario nelle favelas. E questi, da lì, vengono a farci le pulci, a dire che da noi non funziona niente. Sfido io: non ci tratteniamo mica dal 40 al 90% delle entrate tributarie statali come fa la Provincia di Trento. Ed è logico che questa classe dirigente faccia discorsi del genere: da decenni governa cercando solo l autoconservazione e il centralismo, a scapito di poche regioni che mantengono tutto il sistema, a cui negano ogni sacrosanta autonomia. La riforma del Senato era un occasione per rivedere tutto e riequilibrare le disparità: hanno scelto di rafforzare unicamente la supremazia statale. I costi-standard nella sanità sono pronti dal 2011: chi li ha visti?». Zaia sfida Bressa sul pratico. «Il Veneto, prima regione turistica d Italia, può disporre di 3 milioni di euro per la sua promozione, contro i 57 milioni della Provincia trentina». Poi parte a raffica con i confronti: «Badante gratis: la Provincia di Trento eroga un assegno di cura integrativo all indennità di accompagnamento fino a 1.100 euro mensili. Il reddito minimo per soggetti bisognosi fino a 950 euro per 4 mesi con tre possibili rinnovi. Libri di testo gratis dalle elementari al biennio superiori. Ed ancora: il dentista gratis da 0-18 anni; le borse di studio per frequenza di corsi di lingua straniera fino a 1.800 euro; lo stipendio di un insegnante di scuola superiore pari a 2.569 euro lordi mensili (cui possono aggiungersi indennità di bilinguismo annuale per 2.821 euro e indennità specializzazione di 1.057 euro) a fronte dei 1.760 euro lordi mensili per l insegnante in Veneto». Poi c è tutto il capitolo imprese: «Finanziamenti a fondo perduto che per il Veneto non esistono. Agevolazioni Irap di svariata natura e riduzione dell aliquota a zero per le nuove imprese. Facilitazioni per l accesso al credito». Conclude Zaia: «Bressa, di che parliamo? Valle un po a spiegare a Belluno le cose che dici». Pubblicato il 13 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4141/regioni-serie-serie-b.html Pagina 09

L indipendentismo non è più un fenomeno sporadico, ma una realtà emergente. L appuntamento per la Scozia è il prossimo 18 settembre e i sondaggi degli ultimi giorni hanno visto il consenso degli indipendentisti superare la soglia del 50%. Questo accade in una democrazia avanzata come quella del Regno Unito che ha con coraggio accettato il voto popolare sulla richiesta degli scozzesi di diventare uno Stato autonomo. Per quanto riguarda il Veneto, lo scorso giugno, a maggioranza e con voto nominale è stata approvata la legge per indire il referendum sull indipendenza della Regione. Ma all Italia poco piace l idea di un Veneto indipendente, così in agosto il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro Lanzetta, ha deciso di impugnare entrambe le leggi regionali 15 e 16, che prevedono due differenti ipotesi di autonomia per la regione. Fatto questo su cui riflettere. Il Regno Unito accetta che siano i cittadini a scegliere, in Italia l indipendenza o la richiesta di maggiori spazi di autonomia vengono osteggiate e i temi trattati alla stregua di tabù sui quali non si può neanche discutere. Da tenere sempre in evidenza il fatto che alla raccolta firme di marzo in soli due giorni, nei 549 gazebo allestiti dalla Lega in tutta la Regione, sono state raccolte oltre 100 mila sottoscrizioni a favore dell indipendenza a dimostrazione di quanto il tema sia sentito e quale sia il grado di favore che incontra. E il momento di ufficializzare questa reale e concreta richiesta ed esigenza di indipendenza, come sta accadendo per la Scozia e come accadrà per la Catalogna con le consultazioni fissate per il 9 novembre 2014. Per la Scozia l esito delle votazioni sarà vincolante, mentre per la Catalogna esiste il rischio di forti tensioni tra lo Stato centrale e la Generalita de Catalunya (Comunità Autonoma della Catalogna). La consultazione da un punto di vista legale non può ufficialmente portare alla secessione catalana dal resto del Paese, ma la vittoria del sì porrebbe Madrid nella condizione di non potersi girare dall altro lato. Le motivazioni per il Veneto sono in parte analoghe a quelle di Scozia e Catalogna, ma peculiari sul versante economico. Da un lato c è un forte sentimento identitario del popolo Veneto dall altro condizioni economiche e fiscali ben peggiori di quelle scozzesi o catalane di cui le parole di Stefano Bruno Galli, in un articolo di poche settimane fa, sono la sintesi corretta: Altro che identità smarrita, il grande Nord oggi sta morendo di fiscalità. E anche nell età della globalizzazione la risposta che chiede è la stessa di sempre: autonomia. Pubblicato il 9 settembre2014 Link:http://www.filippobusin.it/it/4090/indipendenza-scozia-catalogna-veneto.html Pagina 10

GOVERNO: LEGA NORD, RENZI NON PUO NEGARE RICHIESTA INDIPENDENZA DEL VENETO ROMA, 16 SET Mentre in Scozia si sta per celebrare il referendum per l indipendenza, nell illiberale Italia renziana il presidente del Consiglio nella sua passerella programmatica ha ignorato completamente la richiesta di autodeterminazione del popolo veneto. Lo scrivono in una nota congiunta i deputati veneti del Carroccio Matteo Bragantini, Filippo Busin, Roberto Caon, Marco Marcolin ed Emanuele Prataviera che al termine del discorso del presidente del Consiglio hanno innalzato le bandiere del Veneto e i cartelli con la scritta Il futuro del Veneto nelle mani dei veneti. Questo governo centralista e dittatoriale non ha trovato di meglio che impugnare la legge 16 con cui la regione Veneto ha dato via libera all indizione di un referendum consultivo sull autodeterminazione dei veneti, negando al popolo il diritto di esprimere la propria volontà. È l ennesima vergogna di un governo non eletto incapace di riconoscere le più elementari regole democratiche. (Comunicato da Ufficio stampa Lega Nord) Pubblicato il 16 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4179/indipendenza-veneto.html Pagina 11 16 settembre 2014 PROTESTA IN AULA

REFERENDUM, LEGA MARCIA SU PALAZZO CHIGI: RENZI NON CI TAPPERÀ LA BOCCA ROMA, 17 SET Alla vigilia del voto sull indipendenza scozzese, la Lega Veneta chiede che sia data voce anche ai cittadini veneti. C erano tutti i parlamentari del territorio e non solo questa mattina davanti a Montecitorio per una simbolica marcia su palazzo Chigi, con bandiere col Leone di San Marco, striscioni, magliette e cartelli. Hanno chiesto libertà di parola per il popolo Veneto, polemizzando con un governo che vuole soffocare la voce dei cittadini. Il riferimento è alla decisione, assunta dal consiglio dei ministri l 8 agosto scorso, di impugnare la legge regionale sul referendum consultivo, deliberata da palazzo Balbi. Il futuro dei veneti nelle mani dei veneti, dicevano gli striscioni esposti. Unica la voce degli eletti territoriali del Carroccio. In corteo, alla manifestazione di questa mattina, il segretario della Liga Veneta e sindaco di Verona Flavio Tosi, con i deputati Matteo Bragantini, Filippo Busin, Roberto Caon, Marco Marcolin ed Emanuele Prataviera e i senatori Raffaela Bellot, Patrizia Bisinella, Emanuela Munerato, Erika Stefani, Paolo Tosato. In delegazione anche molti altri colleghi del Nord, che sposano la causa. Il governo sta dimostrando di avere paura della volontà del popolo e sta di fatto privando i nostri cittadini della libertà di scelta democratica, hanno detto i parlamentari leghisti. Per il Carroccio la consultazione s ha da fare, al di là dei veti governativi: Ogni anno regaliamo a Roma 21 miliardi di tasse, che non ritornano sul nostro territorio, Roma ci sta dissanguando. Chiediamo, come altre regioni italiane, di poter conservare il nostro gettito e di poter decidere il nostro futuro. Ma le ragioni del referendum oltre che economiche, sono anche identitarie e culturali: La bandiera del Leon è simbolo di 1.400 anni di storia, non sarà il Renzi di turno a soffocare la voce di un popolo che ha un passato comune e radici inossidabili. (Comunicato da Ufficio stampa Lega Nord) Pubblicato il 17 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4190/referendum-lega-nord-marcia-palazzo-chigi.html Pagina 12

SCOZIA, I PARLAMENTARI VENETI: BASTA TABÙ, RENZI RITIRI RICORSO CONTRO REFERENDUM VENETO ROMA, 19 SET Ora parlare di indipendenza non sarà più un tabù. La lezione di democrazia della Scozia sia di esempio a Renzi: invitiamo il premier a ritirare, da subito, il vergognoso ricorso contro i referendum consultivi approvati dal consiglio regionale veneto. Nel giorno successivo alla consultazione scozzese e alla vigilia della manifestazione di domenica, a Cittadella, i parlamentari leghisti sfidano il premier a eliminare l opposizione alla delibera di palazzo Balbi, che sancisce i referendum per l indipendenza e l autonomia del Veneto. A sottoscrivere la richiesta sono i deputati del Carroccio Matteo Bragantini, Filippo Busin, Roberto Caon, Marco Marcolin ed Emanuele Prataviera e i senatori Raffaela Bellot, Patrizia Bisinella, Emanuela Munerato, Erika Stefani, Paolo Tosato. 181 consigli comunali, 4 consigli provinciali, 100mila firmatari chiedono quel referendum. Uno stato che ha paura di dar voce ai cittadini si chiama con un solo nome: dittatura. Purtroppo il ricorso alla Corte costituzionale del governo, l indagine-farsa sui serenissimi, l opposizione spietata ai nostri tentativi di introdurre lo statuto speciale del Veneto nelle riforme, dimostrano che questo governo e la sua maggioranza vogliono soffocare la voce democratica del nostro popolo. È preoccupante che pezzi di stato, ad ogni livello, abbiano dichiarato guerra a un referendum, per giunta consultivo. Sono segnali allarmanti, che richiamano tempi funesti in cui le decisioni erano imposte e i cittadini erano costretti a subire. Il democratico Renzi prenda quindi esempio dalla Gran Bretagna, ritiri il ricorso e si confronti con il voto dei veneti. Cameron ha avuto coraggio, il confronto con il governo italiano è impietoso. (Comunicato da Ufficio stampa Lega Nord) Pubblicato il 19 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4218/referendum-dopo-scozia-basta-tabu.html CITTADELLA domenica 21 settembre La manifestazione della Lega Nord ha riempito le piazze di Cittadella in provincia di Padova. Pagina 13 Pubblicato il 22 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4245/cittadella-domenica-21-settembre-2014.html

REGIONE INCARICA BERTOLISSI E CACCIAVILLANI DI DIFENDERE LA LEGITTIMITÀ DEI REFERENDUM VENETI SU AUTONOMIA E INDIPENDENZA. ZAIA: TUTELIAMO CON DETERMINAZIONE IL DIRITTO DI ESPRESSIONE DEL NOSTRO POPOLO Saranno gli avvocati Mario Bertolissi e Ivone Cacciavillani a difendere in Corte Costituzionale la legittimità delle due Leggi regionali n. 15/2014, Referendum consultivo sull autonomia del Veneto e n. 16/2014, Indizione del referendum consultivo sull indipendenza del veneto, impugnate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La decisione di costituirsi nel giudizio di legittimità per entrambe le leggi è stata assunta dalla Giunta regionale e comunicata dal presidente Luca Zaia, che ha ribadito la volontà di difendere in ogni sede e mettendo in campo le migliori energie, le iniziative referendarie approvate dal Consiglio, per dare finalmente l opportunità ai veneti di esprimersi sulla propria autodeterminazione. L affidamento del patrocinio a giuristi di chiara fama come il professor Bertolissi e l avvocato Cacciavillani sottolinea Zaia testimonia la nostra determinazione non solo di dimostrare che le leggi impugnate non violano la Costituzione e sono state approvate nell interesse della comunità regionale, ma anche di tutelare il diritto di espressione dei veneti. Guardiamo con interesse a quello che sta accadendo in Catalogna ha concluso Zaia perché la loro battaglia di democrazia equivale alla nostra e le condizioni giuridiche sono simili. Vedremo se il prossimo 9 novembre la Spagna consentirà lo svolgimento del referendum voluto da Barcellona o se anche lì, come accade in Italia, i poteri centrali dello Stato tenteranno di bloccare una consultazione richiesta a gran voce da un popolo. Da Regione Veneto - Comunicato stampa N 2154 del 29/09/2014 (AVN) Venezia, 29 settembre 2014 Pubblicato il 30 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4295/legittimita-dei-referendum-veneti.html OPERATIVO IL C/C REGIONALE La Regione rende operativo da lunedì 6 ottobre 2014 il conto corrente sul quale fare affluire i versamenti per il finanziamento del referendum consultivo sull indipendenza del Veneto come previsto dalla legge regionale 16/2014. Il numero di IBAN del conto corrente è il seguente: IT 37 C 02008 02017 000103397411. Per quanto concerne il referendum sull autonomia, per la sua particolare natura giuridica è finanziabile, come disposto dalla legge regionale 15/2014, con fondi del bilancio regionale. Pagina 14

VENETO: modello virtuoso SANITA : CALA SPESA FARMACEUTICA IN VENETO ZAIA, ECCO COSA SIGNIFICA COSTI STANDARD, SI USINO OVUNQUE E LA SPESA SANITARIA NON SARA PIU UN PROBLEMA. Ecco cosa significa saper applicare i costi standard in sanità a 360 gradi, controllando l entità della spesa e innalzandone la qualità. I 28 milioni risparmiati in Veneto in un solo settore possono moltiplicarsi e diventare miliardi a livello nazionale. Prima si fa e prima si avranno risultati immediati ben superiori di quelli di qualsiasi roboante riforma di quelle che ci vengono sbandierate ogni giorno, più volte al giorno. Con queste parole il Presidente della Regione de Veneto Luca Zaia commenta i dati del monitoraggio sulla Spesa Farmaceutica Regionale nel semestre gennaio-giugno 2014, effettuato dall Agenzia Italiana del Farmaco. Si applichino ovunque i criteri e i costi sui quali il sistema sanitario veneto sta concentrando il suo lavoro quotidiano aggiunge Zaia e in tutta Italia la spesa sanitaria non sarà più un problema, non serviranno Commissari in molte Regioni e tagli nazionali, che sempre vengono garantiti come non lineari, ma che sinora si sono rivelati vere e proprie mazzate sulla testa di chi non le merita, come il Veneto e le altre, purtroppo poche, Regioni virtuose. Nel caso della farmaceutica conclude Zaia si tratta davvero di applicare equilibrio, buon senso e professionalità nelle prescrizioni, che si traduce in appropriatezza. Questo fanno ogni giorno tutti i protagonisti della sanità veneta e per questo li ringrazio uno a uno. Dal sito della Regione Veneto Comunicato stampa N 2143 del 26/09/2014 Pubblicato il 27 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4279/veneto-modello-virtuoso.html Roma: aggressioni, rivolte e disagio E fin troppo facile aver previsto tutto questo. Purtroppo le questioni cruciali per la nostra convivenza civile e pacifica vengono affrontate con una superficialità disarmante. Quello che colpisce è la mancanza del senso di responsabilità di chi è al governo, nazionale ma anche locale, che sembra nascondersi dietro i facili alibi dei principi astratti quali solidarietà, accoglienza piuttosto che guardare ai problemi concreti. Come giustamente recita il proverbio la strada per l inferno è lastricata di buone intenzioni. Ci si dimentica che fare politica significa valutare la bontà delle proprie decisioni sulla base dei risultati generati e non su quella del facile buonismo, utile solo a lasciare con la coscienza tranquilla politici non all altezza. Pagina 15 Pubblicato il 23 settembre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4250/roma-aggressioni-rivolte-disagio.html

ROMA: sprechi e disservizi 84 società analizzate e il risultato è dato da: criticità, sprechi, conti che non tornano e mancato rispetto delle regole. Invito alla lettura dell articolo di Daniele Autieri pubblicato da Repubblica. Atac, Ama, Eur spa nel mirino di Cottarelli sprechi e disservizi Nel Lazio il record dell inefficienza delle società pubbliche: conti e personale sotto scrutinio Un lungo elenco di criticità, conti che non tornano e mancata aderenza alle regole del mercato. E questa la mappa delle aziende controllate dagli enti locali laziali, Comune di Roma e Regione Lazio in primis, tracciata dal Commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, e dalla sua squadra. In tutto 84 società, a conduzione prevalente pubblica, che sono state analizzate nel loro business e nel loro conto economico alla ricerca di una strada percorribile per ridurre gli sprechi. Il risultato di mesi di indagini è contenuto nel Programma di razionalizzazione delle partecipate locali stilato il 7 agosto scorso dal gruppo di lavoro impegnato sulla revisione della spesa pubblica. Cinquanta pagine, ricche di numeri e cifre, e dedicate quasi esclusivamente alle criticità laziali. Già dalla prima analisi comparativa su scala nazionale emerge infatti che tra le 10 società controllate dagli enti locali in Italia con le maggiori perdite, figurano tre aziende della regione: l Atac che con il suo deficit monstre occupa saldamente la prima posizione in questa poco lusinghiera classifica al contrario; Investimenti spa (la holding controllata dalla Camera di Commercio e proprietaria della Fiera di Roma) in quinta posizione con una perdita di quasi 30 milioni di euro; e Cotral, società del trasporto controllata invece dalla Regione Lazio che ha superato i 20 milioni di perdite annuali. Secondo il gruppo di lavoro il tema più critico rimane quello del trasporto, al quale viene dedicato un dettagliato approfondimento. Sul fronte delle tariffe, quella dei mezzi pubblici romani rimane tra le più basse in Europa. Il biglietto ordinario da 1,5 euro viene infatti superato dagli 1,7 euro di Parigi, dai 2,4 di Berlino e dai 2,7 di Londra. Stesso discorso per gli abbonamenti mensili e quelli annuali che rispetto alla cifre della capitale inglese sono inferiori anche di quattro volte. Tutti sanno però ormai che gli introiti di Atac derivano solo in minima parte dalla vendita del biglietto. La fetta più consistente arriva dal contratto di servizio e dai trasferimenti del Comune di Roma e della Regione Lazio, indispensabili per far uscire gli autobus dai depositi. Guardando invece all efficienza del servizio, secondo il gruppo di lavoro gli standard offerti dalle società regionali sono ancora troppo bassi. Il Lazio risulta infatti essere la peggiore regione in Italia (si veda anche a questo proposito l editoriale nella pagina precedente) insieme al Veneto nel rapporto tra offerta e domanda di trasporto pubblico. In sostanza, ci sono pochi autobus e poche metropolitane rispetto alla richiesta dei cittadini. Ma il vero male delle società controllate dagli enti locali laziali rimangono il debito elevato e la scarsa produttività. I dati del Roe-return on equity (l indice adottato nei bilanci per calcolare la redditività) sono in molti casi drammatici. A guidare la lista delle peggiori c è in questo caso la Eur tel (piccola società a responsabilità limitate che ha un Roe del -368,5%). A seguire ancora una volta l Atac, dove il dato calcolato dagli uomini di Cottarelli è pari ad un -38,3%. Sempre nella lista dei peggiori figurano poi l Azienda per la mobilità (i cui vertici dovrebbero essere sostituiti proprio in questi giorni) con un -37% e Investimenti spa con un -13%. A cascata arrivano Centro ingrosso fiori, Polo tecnologico e Banca impresa Lazio. Appena un po meglio società come Aequa Roma (quella che si occupa della riscossione dei tributi capitolini), Ama, Eur spa, Fondazione Cinema per Roma. I risultati migliori vengono invece messi a segno da Risorse per Roma, che entra tra le virtuose in questa classifica con un Roe del 13,4%, Zetema che tocca il 27,8%, Roma Multiservizi (33,4%) e Lazio Service (36,32%). Il quadro tracciato dal Commissario di governo trova consapevoli sia il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, che il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Il processo di razionalizzazione delle aziende controllate è infatti partito sia nella Regione che nel Comune con un accelerazione più sostenuta nel primo caso dove molte delle vecchie aziende sono state cancellate o incorporate. Resta adesso da vedere se, per tutte quelle che sono rimaste, la strada della riforma e del taglio degli sprechi sia pienamente percorribile. Pubblicato il 2 ottobre 2014 Link: http://www.filippobusin.it/it/4331/roma-sprechi-disservizi.html Pagina 16

Interrogazioni Agenzie di scommesse collegate a bookmaker privi di concessione Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03560 presentato da BUSIN Filippo testo di Martedì 16 settembre 2014, seduta n. 291 BUSIN e GUIDESI. Al Ministro dell economia e delle finanze. Per sapere premesso che: complesso fenomeno delle agenzie di scommesse sfugge sempre di più alle possibilità di gestione e controllo dei Governi; per quel che riguarda il nostro Paese, la fotografia del fenomeno è data anche da cinquemila punti scommessa fuori dal controllo statale, 530 milioni (per ora) di mancati incassi per l erario e un contenzioso nazionale e comunitario lungo 15 anni; si tratta agenzie di scommesse collegate a bookmaker privi di concessione, aperte in ogni città senza vincoli di distanza da luoghi sensibili, senza oneri concessori e senza versare imposte al Ministero dell economia e delle finanze come è invece richiesto ai concessionari statali; grazie a cinque decisioni della Corte di giustizia europea (nel 1998, 2003, 2007, 2012 e 2013 su azioni di StanleyBet e Goldbet) e a una serie di ordinanze e sentenze sia dei tribunali penali sia di quelli amministrativi, si sono sviluppate di fatto due categorie di punti vendita: una rete autorizzata dall Agenzia delle dogane e dei monopoli, composta da circa 7.400 punti vendita e cresciuta negli ultimi anni del 20 per cento a seguito di bandi di gara per assegnare nuove concessioni, e un network di agenzie e internet point, passato da circa 3.800 a quasi 5 mila punti negli ultimi due anni (+21 per cento, secondo il censimento realizzato da Sistema gioco Italia), collegati a bookmaker e casinò offshore senza concessione italiana piazzati all estero, generalmente in giurisdizioni Unione europea come Austria, Malta, Inghilterra ma spesso in paradisi fiscali; da ultimo, è stata avviata un indagine della Procura di Roma a carico della StanleyBet, società con sede all estero ma di proprietà dell italiano Giovanni Garrisi, che è indagato con altri undici manager della società per associazione per delinquere: l accusa è di «esercitare (in Italia) l attività illegale di giochi e scommesse, in assenza di qualsiasi titolo concessorio e in totale evasione di imposta», avvalendosi di una «stabile organizzazione occulta di persone e mezzi», articolata sul territorio attraverso Ctd, i Centri di trasmissione dati che raccolgono le puntate e le piazzano online; a fine giugno 2014 la Guardia di finanza ha sequestrato materiale in alcune sedi della StanleyBet, tra cui Milano, Montecatini, Potenza, Giugliano, Roma. «I Centri di trasmissione dati scrivono nel decreto di sequestro i pm sono formalmente dipendenti da un altra società, la StanleyBet Malta Limited», con sede a Malta. In Italia opera il legale rappresentante, che al tempo stesso, è uomo «riconducibile con un rapporto di dipendenza funzionale al gruppo di Garrisi» il meccanismo messo in piedi da StanleyBet per evadere le tasse italiane sul gioco sostiene la Procura si baserebbe dunque su questa doppia «paternità» dei Centri di trasmissione dati; l aspetto più grave e insolito della vicenda è che la strategia difensiva di StanleyBet oltre che con il contrasto ai Monopoli e attraverso querele ai giornali si è manifestata anche con querele ai finanzieri che, eseguendo gli ordini delle procure, hanno operato il sequestro di materiali o provveduto alla chiusura dei punti vendita; si paventa anche il rischio che singoli dipendenti dell Agenzia delle dogane e dei monopoli e militari della Guardia di finanza ricevano dalla «StanleyBet Malta Limited» una citazione diretta in sede civile per risarcimento danni; tale situazione appare all interrogante gravissima ed inaccettabile, contraria a qualunque precedente o prassi in materia, ancor di più in mancanza di una chiara presa di posizione dello Stato a sostegno e tutela dei funzionari che a suo nome applicano la legge : se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e come intenda intervenire a tutela dei funzionari delle Agenzie e degli agenti della Guardia finanza coinvolti nella vicenda. Risposta scritta pubblicata Mercoledì 17 settembre 2014 nell allegato al bollettino in Commissione VI (Finanze) Con il documento di sindacato ispettivo in esame, gli Onorevoli interroganti intendono sottoporre all attenzione del Governo le criticità connesse al dilagante fenomeno delle agenzie di scommesse, collegate a bookmakers e casinò off-shore con sedi all estero che esercitano attività di raccolta di gioco in Italia senza concessione da parte della competente Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, senza vincoli di distanza dai luoghi sensibili e senza versare le imposte dovute all Erario. Gli Interroganti segnalano che negli ultimi due anni, secondo il censimento realizzato dal Sistema gioco Italia, nel nostro paese si è creato un network di agenzie e internet point di quasi 5000 punti scommessa fuori dal controllo statale. In particolare, gli Onorevoli interroganti segnalano la vicenda relativa alle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, in collaborazione con l Agenzia delle dogane e dei monopoli, relativa alla società «StanleyBet Malta limited» con sede all estero che attraverso appositi Centri di trasmissione dati raccoglie nel territorio italiano le scommesse e la piazza online. Ciò premesso, gli Onorevoli interroganti sollecitano chiarimenti in merito alla vicenda rappresentata con specifico riferimento alle iniziative da intraprendere al fine di fronteggiare le querele e le richieste di risarcimento avanzate, nell ambito della propria strategia difensiva, dagli avvocati di «StanleyBet Malta limited», nei confronti dei funzionari dell Agenzia e degli agenti della Guardia di finanzia coinvolti nell attività di indagine avviata dalla magistratura. Al riguardo, sentita l Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si rappresenta quanto segue. L Agenzia svolge istituzionalmente attività di controllo sull esercizio dei giochi soggetto a regime di monopolio pubblico, unitamente alla Guardia di Finanza ed alle altre Forze di Polizia. In epoca recente, i controlli nell ambito del comparto delle scommesse sono stati prioritariamente indirizzati nei confronti di soggetti che operano in mancanza della concessione per l esercizio dell attività di scommesse e dell autorizzazione di pubblica sicurezza di cui all articolo 88 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante il Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), sottraendosi altresì al pagamento dell imposta unica sulle scommesse raccolte. Ciò in quanto si è fortemente intensificata, negli ultimi anni, la presenza di esercizi che operano nelle predette condizioni, al punto da costituire una vera e propria rete parallela rispetto a quella degli esercizi che svolgono l attività previo rilascio della concessione e della autorizzazione di pubblica sicurezza, corrispondendo regolarmente (nella stragrande maggioranza dei casi) le imposte dovute. Pagina 17