ECO:Expo :21 Expo: Arriva il Piq, primo misuratore qualità olio Cra-Symbola, usati 102 indicatori per valorizzare made in Italy ROMA



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ECO:Expo 2015-06-18 15:21 Expo: Arriva il Piq, primo misuratore qualità olio Cra-Symbola, usati 102 indicatori per valorizzare made in Italy ROMA (ANSA) - ROMA, 18 GIU - Il 40% dell'olio extra vergine di oliva italiano è di qualità superiore rispetto al resto della produzione nazionale. Lo dice il primo Piq - Prodotto interno qualità - sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e Crea in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato oggi ad Expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Olio di qualità, spiegano le organizzazioni, che non significa solo dal punto di vista organolettico ma soprattutto frutto di una filiera che dalla terra alla bottiglia, riserva le giuste attenzioni verso ambiente, capitale umano, gestione di risorse e rifiuti e che riduce i fitofarmaci e rispetta i parametri di qualità salutistica. Per misurare la qualità della filiera vengono presi in considerazione 102 indicatori, set informativo delle fasi produttive; si va dal contenimento dei costi di consumo dell'acqua alla certificazione bio, alla quota di olio recuperato sul totale distribuito. Se, ad esempio, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano incidendo sui margini aziendali e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità. Da qui l'ampliamento della forbice tra la produzione di qualità ferma al 39,2% e una di basso livello pari al 60,5% di quella nazionale. Sebbene l'italia copra da sola il 20% della produzione comunitaria, nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. La definizione del Piq olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli oli in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori. (ANSA). Y49/ S42 QBXH

18-GIU-15 14:57 ADN0758 7 ECO 0 DNA ECO NAZ EXPO: SYMBOLA-CREA, 40% OLIO EXTRAVERGINE SUPERIORE A RESTO PRODUZIONE = Realizzato primo Piq-prodotto interno qualità su filiera oleicola da Fondazione e Consiglio Ricerca in Agricoltura Roma, 18 giu. (AdnKronos) - Il 40% dell'olio extra vergine di oliva italiano è qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. E "di qualità", secondo la definizione di Symbola e Crea-Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, "non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi - dalla terra, alla molitura, alla distribuzione - riserva le giuste attenzioni verso l'ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica". E' quanto emerge dal primo Piq-Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e Crea in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all'expo di Milano, alla presenza del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo "L'olio italiano e la sfida della qualità - Il Piq della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere", con l'intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e Crea hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell'olio. Alcuni, spiegano, "dimostrando tendenze positive - come il contenimento dei costi di consumo dell'acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito - che vengono soppesati con segnali d'allarme quando nella filiera qualcosa non torna". Se, ad esempio, proseguono Fondazione Symbola e Crea, "nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola". (Ada/AdnKronos)

CRA-INEA: Pubblicato Piq (L olio italiano e la sfida della qualità), un volume con un set di indicatori per misurare la qualità dell'olio e prevenire il rischio frodi Articolo pubblicato il: 22/06/2015 Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, un volume realizzato dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria e Symbola, in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, e presentato nel padiglione Coldiretti all Expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina, nel corso di un convegno dal titolo L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere, con l intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, CRA e Symbola hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. La definizione del PIQ olio rappresenta il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Scarica il volume L olio italiano e la sfida della qualità

Olio, la qualità si rispecchia nella filiera italiana Presentato all'expo il Piq, Prodotto interno della qualità dell'olio, realizzato da Symbola e Cra con la collaborazione di Coldiretti e Unaprol. Il 40% della produzione nazionale è di qualità superiore di Lorenzo Pelliconi L'olio è un alimento tradizionale della cucina italiana Fonte immagine: Textu Fotolia Il 40% dell'olio extra vergine di oliva italiano è di maggiore qualità rispetto al resto della produzione nazionale. Lo ammette il primo Piq Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzata da Fondazione Symbola e Cra in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel Padiglione Coldiretti all'expo di Milano, alla presenza del ministro Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo L'olio italiano e la sfida della qualità Il Piq della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere. Symbola e Cra, per analizzare la qualità della filiera, hanno messo insieme102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell'olio. Le aziende mettono a segno tendenze positive nel contenimento dei costi di consumo dell'acqua, nella certificazione biologica e nella quota di olio recuperato sul totale distribuito. Di qualità non significa solamente qualità organolettica spiegano Symbola e Cra ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi, riserva le giuste attenzioni riguardo l'ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, adotta certificazioni e rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo studio osserva una polarizzazione del mercato. Da una parte ci sono le imprese che scelgono la qualità, puntando sul valore del loro prodotto; dall'altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità per aumentare la quantità. E' così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari al 60,5% di quella nazionale.

L'obiettivo deve essere l'opposto, ovvero stimolare il paradigma dell'economia di qualità, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti. L'olio è un tassello importante della quotidianità degli italiani, della cucina, della cultura nazionale e ha un ruolo importante anche all'estero sottolinea David Granieri, presidente di Unaprol pur in tempo di crisi in controtendenza con l'andamento complessivo del settore in Italia sono proprio i consumi di qualità a far registrare una crescita. Spesso continua Granieri la qualità percepita dai consumatori non corrisponde a quella reale del prodotto. Per questo avviare un lavoro didefinizione e sistematizzazione del concetto di qualità è la premessa per comunicare in modo chiaro e accessibile questo valore, provando così a scardinare gli ostacoli che ne impediscono il pieno sviluppo.

ROMA (ITALPRESS) - Sara' presentato domani, alle ore 11 a Milano, presso il padiglione Coldiretti ad Expo, il PIQ dell'olio, il prodotto interno di qualita'. L'Incontro vertera' sul tema: "L'olio italiano e la sfida della qualita'" per identificare, misurare e difendere la filiera oleica made in Italy. In tale contesto Sara' presentato il dossier PIQ Olio realizzato da Symbola e CRA, in partnership con Coldiretti e Unaprol. Il presidente di Unaprol David Granieri interverra' sul tema con il contributo offerto dal progetto di tracciabilita' Unaprol di cui ai Regg CE 611-615/2014, relativi alle filiere tracciate Unaprol. (ITALPRESS). ads/com 17- Giu-15 10:56 NNNN OLIO: CREA "CON IL 'PIQ' PIÙ VALORE AL VERO MADE IN ITALY" MILANO (ITALPRESS) - Il 40% dell'olio extra vergine di oliva italiano e' qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. "Di qualita'", secondo la definizione di Symbola e CREA - Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - non significa solo qualita' organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi - dalla terra, alla molitura, alla distribuzione - riserva le giuste attenzioni verso l'ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualita' salutistica. Lo dice il primo PIQ - Prodotto interno qualita' sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e CREA in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all'expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto e' stato presentato nel corso di un convegno dal titolo "L'olio italiano e la sfida della qualita' - Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere", con l'intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualita' della filiera, Symbola e CREA hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il piu' completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell'olio. Alcuni dimostrando tendenze positive - come il contenimento dei costi di consumo dell'acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito - che vengono soppesati con segnali d'allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualita' e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. (ITALPRESS) - (SEGUE). sat/com 18-Giu-15 12:29 NNNN

MADE IN ITALY. PIQ OLIO, L''EXTRAVERGINE ITALIANO È SUPERIORE (DIRE) Roma, 18 giu. - Le persone hanno, nei confronti dell''olio, un atteggiamento positivo, ma scarsa informazione. E'' quanto dimostra l''analisi commissionata da Piq olio a Voice from the blogs, condotta su oltre 2 milioni di conversazioni su questo argomento, in italiano o inglese, a livello globale e per tutto il 2013. Nell''80% dei post in inglese e nel 94% di quelli in italiano prevale un atteggiamento positivo, ma dietro questo approccio c''e'' poca consapevolezza. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% dei consumatori in cucina impiega "un olio qualsiasi", mentre laddove prevale una percezione negativa verso l''extravergine, questa in piu'' del 30% dei casi e'' giustificata dalla convinzione che "non sia sano e faccia ingrassare". (Com/Amb/ Dire) 14:34 18-06-15 SYMBOLA E CREA: DATABASE PER SUPPORTARE PRODUTTORI E CONSUMATORI (DIRE) Roma, 18 giu. - "Il 40% dell''olio extravergine di oliva italiano e'' qualitativamente superiore al resto della produzione olivicola nazionale". Questo quanto si legge sul primo dossier ''Piq- Prodotto interno qualita'' sulla filiera oleicola'', realizzato da Fondazione Symbola e Crea (ex Cra) in collaborazione con Coldiretti e Unaprol. Presentato oggi all''expo di Milano, nel corso del convegno ''L''olio italiano e la sfida della qualita'' - Il Piq della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere'', il rapporto intende descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Symbola e Crea hanno messo insieme 102 indicatori, costituendo "il piu'' completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell''olio". Per "qualita''" non si intendono "solo le proprieta'' organolettiche" ma anche "l''efficienza di una filiera che, in tutti i suoi passaggi, riserva le giuste attenzioni per ambiente, capitale umano, e gestione delle risorse e dei rifiuti", e "adotta certificazioni per il rispetto della salute". Il lavoro del Piq "rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di controllo per le istituzioni deputate, e un vademecum per le imprese". Ma anche "un sussidiario fondamentale per i consumatori, che risultano poco informati".(segue) (Com/Amb/ Dire) 14:34 18-06-15 NNNN

Made in Italy, olio: 40% produzione è qualitativamente superiore Presentato da Symbola e Crea con la collaborazione di Coldiretti e Unaprol il Piq-Prodotto interno qualità di com/rog - 18 giugno 2015 15:54 fonte ilvelino/agv NEWSRoma Il 40% dell olio extra vergine di oliva italiano è qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. Di qualità, secondo la definizione di Symbola e CREA Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l Analisi dell economia agraria - non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi dalla terra, alla molitura, alla distribuzione - riserva le giuste attenzioni verso l ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e CREA in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all Expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere, con l intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e CREA hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Alcuni dimostrando tendenze positive - come il contenimento dei costi di consumo dell acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito - che vengono soppesati con segnali d allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità, e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità puntando alla quantità. E così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al 60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da solo ben il 20% della produzione comunitaria - laddove l Unione Europea detiene il primato mondiale - nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. Tali dati, con qualche anno di anticipo, avevano colto le difficoltà del settore, oggi rivelate, ad esempio, dai sequestri di olii e grassi da parte dei Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro. L obiettivo che ci si pone è invece quello di stimolare il paradigma dell economia della qualità, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti: questo è accaduto ai produttori di vino che, travolti nello scandalo del metanolo, hanno cambiato rotta, passando dalla quantità a basso prezzo alla qualità del legame con il territorio, con vitigni pregiati e recupero di una tradizione antica come quella di greci, etruschi, cartaginesi e romani. Tanto che oggi produciamo il 50% di vino in meno, ma il suo valore è cresciuto di sei, sette volte e nel 2014

abbiamo esportato vino per circa 5 miliardi di euro. La definizione del PIQ olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Che differenza passa allora tra una bottiglia d olio extravergine di oliva da 3 euro e una da 9? La diversità sta nel sapore, ovviamente, e anche in parametri importanti come i polifenoli, lo squalene, il rapporto acido oleico/linoleico sui quali i diversi olii hanno valori che possono essere variare anche molto. Come dimostrano i dati rilevati da Voice from the Blogs per PIQ Olio sulle conversazioni via internet a livello globale, analizzando quasi 2 milioni di post tra quelli in inglese e quelli in italiano (tra blog, news, forum, social network, su tutto il 2013), nei confronti dell olio prevale un atteggiamento positivo (80% dei post in inglese, 94% in quelli in italiano). Ma dietro questo approccio c è una scarsissima consapevolezza e informazione. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% degli utenti rivela l abitudine a impiegare un olio qualsiasi. A confermare la scarsa informazione, è l uso fatto in cucina. Risulta bassissimo (3,7%) l accostamento tra extravergine e frittura: quando invece proprio l extravergine è ideale allo scopo. Anche l analisi del blocco a sentiment negativo rivela una scarsa conoscenza dell olio: in più del 30% dei casi la percezione negativa è giustificata sostenendo che l extravergine di oliva non è sano e fa ingrassare. L incontro di Milano è stato organizzato per fornire un osservazione scientifica del PIQ dell olio, per comprendere punti di forza e trovare soluzioni alle difficoltà riscontrate negli ultimi anni, guardando al rispetto e alla tutela dei consumatori la cui accresciuta conoscenza del prodotto potrà agevolare una domanda più consapevole stimolando di conseguenza un offerta di qualità superiore dei nostri migliori oli extra vergine di oliva made in Italy.

Olio extravergine italiano, 40% produzione e' di alta qualita' (askanews) - Roma, 18 giu 2015 - Il 40% dell'olio extra vergine di oliva italiano e' qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. "Di qualita'", secondo la definizione di Symbola e Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - non significa solo qualita' organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi - dalla terra, alla molitura, alla distribuzione - riserva le giuste attenzioni verso l'ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualita' salutistica. Lo dice il primo PIQ - Prodotto interno qualita' sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e Crea in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all'expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto e' stato presentato nel corso di un convegno dal titolo "L'olio italiano e la sfida della qualita' - Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere", con l'intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualita' della filiera, Symbola e Crea hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il piu' completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell'olio. Alcuni dimostrando tendenze positive - come il contenimento dei costi di consumo dell'acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito - che vengono soppesati con segnali d'allarme quando nella filiera qualcosa non torna. (Segue) Red/Apa /Apa Olio extravergine italiano, 40% produzione e' di alta qualita' (2) (askanews) - Roma, 18 giu 2015 - Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualita' e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualita', e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall'altra ci sono quelle che, in difficolta', tagliano sulla qualita' puntando alla quantita'. E' cosi' che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualita', ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al 60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da solo ben il 20% della produzione comunitaria - laddove l'unione Europea detiene il primato mondiale - nel 2014 si e' registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. Questi dati, con qualche anno di anticipo, avevano colto le difficolta' del settore, oggi rivelate, ad esempio, dai sequestri di olii e grassi da parte dei Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro. Olio extravergine italiano, 40% produzione e' di alta qualita' (3) (askanews) - Roma, 18 giu 2015 - La definizione del PIQ olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Che differenza passa allora tra una bottiglia d'olio extravergine di oliva da 3 euro e una da 9? La diversita' sta nel sapore, ovviamente, e anche in parametri importanti come i polifenoli, lo squalene, il rapporto acido oleico/linoleico sui quali i diversi olii hanno valori che possono essere variare anche molto. Come dimostrano i dati rilevati da Voice from the Blogs per PIQ Olio sulle conversazioni via internet a livello globale, analizzando quasi 2 milioni di post tra

quelli in inglese e quelli in italiano (tra blog, news, forum, social network, su tutto il 2013), nei confronti dell'olio prevale un atteggiamento positivo (80% dei post in inglese, 94% in quelli in italiano). Ma dietro questo approccio c'e' una scarsissima consapevolezza e informazione. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% degli utenti rivela l'abitudine a impiegare un "olio qualsiasi". A confermare la scarsa informazione, e' l'uso fatto in cucina. Risulta bassissimo (3,7%) l'accostamento tra extravergine e frittura: quando invece proprio l'extravergine e' ideale allo scopo. Anche l'analisi del blocco a sentiment negativo rivela una scarsa conoscenza dell'olio: in piu' del 30% dei casi la percezione negativa e' giustificata sostenendo che l'extravergine di oliva "non e' sano e fa ingrassare". Red/Apa /Apa

PRESENTATO AD EXPO IL PIQ-PRODOTTO INTERNO QUALITA' DELL'OLIO L olio extravergine venduto in Italia? E di qualità il 40% della produzione Presentato da Symbola e Crea con la collaborazione di coldiretti e Unaprol il Piq-Prodotto interno qualità dell olio A battesimo il primo set di indicatori per misurare la qualità, e prevenire il rischio frodi Olio questo sconosciuto, lo dice il web: scarsissima conoscenza di uno dei protagonisti del made in Italy L olio extravergine di oliva di qualità venduto in Italia è poco meno del 40% del totale (39,2%): per un valore di circa 1,8 mld di euro. Di qualità, secondo la definizione di Symbola e Crea Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l Analisi dell economia agraria - non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi dalla terra, alla molitura, alla distribuzione - riserva le giuste attenzioni verso l ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e Crea in collaborazione con Coldiretti e Unaprol presentato nel padiglione Coldiretti all Expo di Milano, nel convegno dal titolo L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere, che intende illustrare la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e Crea in collaborazione con Coldiretti e Unaprol hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Alcuni dimostrando tendenze positive - come il contenimento dei costi di consumo dell acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito - che vengono soppesati con segnali d allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità, e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità puntando alla quantità. E così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al 60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da solo ben il 20% della produzione comunitaria - laddove l Unione Europea detiene il primato mondiale - nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali.

Tali dati, con qualche anno di anticipo, avevano colto le difficoltà del settore, oggi rivelate, ad esempio, dai sequestri di olii e grassi da parte dei Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro. L obiettivo che ci si pone è invece quello di stimolare il paradigma dell economia della qualità, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti: questo è accaduto ai produttori di vino che, travolti nello scandalo del metanolo, hanno cambiato rotta, passando dalla quantità a basso prezzo alla qualità del legame con il territorio, con vitigni pregiati e recupero di una tradizione antica come quella di greci, etruschi, cartaginesi e romani. Tanto che oggi produciamo il 50% di vino in meno, ma il suo valore è cresciuto di sei, sette volte e nel 2014 abbiamo esportato vino per circa 5 miliardi di euro. La definizione del PIQ olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Che differenza passa allora tra una bottiglia d olio extravergine di oliva da 3 euro e una da 9? La diversità sta nel sapore, ovviamente, e anche in parametri importanti come i polifenoli, lo squalene, il rapporto acido oleico/linoleico sui quali i diversi olii hanno valori che possono essere variare anche molto. Come dimostrano i dati rilevati da Voice from the Blogs per PIQ Olio sulle conversazioni via internet a livello globale, analizzando quasi 2 milioni di post tra quelli in inglese e quelli in italiano (tra blog, news, forum, social network, su tutto il 2013), nei confronti dell olio prevale un atteggiamento positivo (80% dei post in inglese, 94% in quelli in italiano). Ma dietro questo approccio c è una scarsissima consapevolezza e informazione. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% degli utenti rivela l abitudine a impiegare un olio qualsiasi. A confermare la scarsa informazione, è l uso fatto in cucina. Risulta bassissimo (3,7%) l accostamento tra extravergine e frittura: quando invece proprio l extravergine è ideale allo scopo. Anche l analisi del blocco a sentiment negativo rivela una scarsa conoscenza dell olio: in più del 30% dei casi la percezione negativa è giustificata sostenendo che l extravergine di oliva non è sano, fa ingrassare.

Made in Italy: 40% olio extravergine italiano è di qualità giovedì 27 agosto 2015di STAFF GIOVANI IMPRESA L olio extravergine di oliva Made in Italy di qualità è poco meno del 40% del totale (39,2%), per un valore di circa 1,8 miliardi di euro. Di qualità, secondo la definizione di Symbola e Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l Analisi dell economia agraria) non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi - dalla terra, alla molitura, fino alla distribuzione riserva le giuste attenzioni verso l ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ, il Prodotto Interno Qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e Crea in collaborazione con Coldiretti e Unaprol per misurare la qualità della filiera, con un insieme di 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Attualmente si osserva una polarizzazione del mercato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità e fanno crescere il valore del loro prodotto, dall altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità puntando alla quantità. È così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al 60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da

solo ben il 20% della produzione comunitaria, laddove l Unione Europea detiene il primato mondiale, nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. Le difficoltà nel settore sono oggi rivelate anche dai sequestri di oli e grassi da parte dei Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro.

Expo, arriva il PIQ, misuratore di qualità dell'olio extravergine E' uno strumento complementare al dato economico, basato su un set di indicatori che puntano a valorizzare la qualità superiore che contraddistingue il 40% dell'olio prodotto in Italia 19 GIUGNO 2015 - MILANO Dopo il PIL-Prodotto Interno Lordo, arriva il PIQ-Prodotto Interno Qualità dell'olio: uno strumento complementare al dato economico, basato su un set di indicatori che puntano a valorizzare la qualità superiore che contraddistingue il 40% dell'extravergine prodotto in Italia. Presentato a Expo Milano 2015 nel corso del convegno L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere, che si è svolto nel padiglione Coldiretti alla presenza del Ministro Maurizio Martina, il rapporto relativo al PIQ e allo stato di salute dell'extravergine made in Italy è stato messo a punto dalla Fondazione Symbola e dal CRA Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l analisi dell economia agraria in collaborazione con Coldiretti e Unaprol. INDICATORI Lo scopo è di descrivere l'eterogenea produzione di olio in Italia e di contribuire a diffondere un'informazione corretta sull'argomento. Per misurare la qualità della filiera non solo quella organolettica, ma soprattutto quella più ampia che riguarda anche gli aspetti etici e del rispetto verso ambiente, capitale umano e salute - sono stati individuati 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Indicatori che sono in alcuni casi positivi (ad esempio, la tendenza verso il contenimento dei costi di consumo dell acqua e la certificazione biologica) e in altri fanno suonare campanelli d'allarme, come l'aumento dei costi per fitofarmaci e fertilizzanti e il contemporaneo calo di prezzi alla vendita delle olive, che insieme segnalano una situazione di stress per le aziende. QUALITA' Uno dei risultati più evidenti del rapporto è il divario tra la produzione di qualità che si attesta al 39,2% della produzione nazionale, vale a dire quella che contribuisce a far

crescere il valore complessivo del prodotto, e quella che invece punta sulla quantità a discapito dell'aspetto qualitativo, pari al 60,5%. La definizione del PIQ Olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli oli in commercio, con l'obiettivo di stimolare il paradigma dell economia della qualità - già da anni applicato al settore del vino e dei prodotti gastronomici di nicchia - in base al quale a quantità prodotte minori corrisponde un maggior valore dei prodotti. Uno strumento, dunque, che sia utile tanto alle imprese del settore quanto ai consumatori, che si confermano poco consapevoli a riguardo.

Olio: Presentato da Symbola e CRA il Piq- Prodotto interno qualità Agroalimentare 2 mins ago (AGENPARL) Milano, 18 giu Il 40% dell olio extra vergine di oliva italiano è qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. Di qualità, secondo la definizione di Symbola e CRA Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l Analisi dell economia agraria non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi dalla terra, alla molitura, alla distribuzione riserva le giuste attenzioni verso l ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e CRA in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all Expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere, con l intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e CRA hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Alcuni dimostrando tendenze positive come il contenimento dei costi di consumo dell acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito che vengono soppesati con segnali d allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità, e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità puntando alla quantità. E così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al

60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da solo ben il 20% della produzione comunitaria laddove l Unione Europea detiene il primato mondiale nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. Tali dati, con qualche anno di anticipo, avevano colto le difficoltà del settore, oggi rivelate, ad esempio, dai sequestri di olii e grassi da parte dei Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro. L obiettivo che ci si pone è invece quello di stimolare il paradigma dell economia della qualità, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti: questo è accaduto ai produttori di vino che, travolti nello scandalo del metanolo, hanno cambiato rotta, passando dalla quantità a basso prezzo alla qualità del legame con il territorio, con vitigni pregiati e recupero di una tradizione antica come quella di greci, etruschi, cartaginesi e romani. Tanto che oggi produciamo il 50% di vino in meno, ma il suo valore è cresciuto di sei, sette volte e nel 2014 abbiamo esportato vino per circa 5 miliardi di euro. La definizione del PIQ olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Che differenza passa allora tra una bottiglia d olio extravergine di oliva da 3 euro e una da 9? La diversità sta nel sapore, ovviamente, e anche in parametri importanti come i polifenoli, lo squalene, il rapporto acido oleico/linoleico sui quali i diversi olii hanno valori che possono essere variare anche molto. Come dimostrano i dati rilevati da Voice from the Blogs per PIQ Olio sulle conversazioni via internet a livello globale, analizzando quasi 2 milioni di post tra quelli in inglese e quelli in italiano (tra blog, news, forum, social network, su tutto il 2013), nei confronti dell olio prevale un atteggiamento positivo (80% dei post in inglese, 94% in quelli in italiano). Ma dietro questo approccio c è una scarsissima consapevolezza e informazione. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% degli utenti rivela l abitudine a impiegare un olio qualsiasi. A confermare la scarsa informazione, è l uso fatto in cucina. Risulta bassissimo (3,7%) l accostamento tra extravergine e frittura: quando invece proprio l extravergine è ideale allo scopo. Anche l analisi del blocco a sentiment negativo rivela una scarsa conoscenza dell olio: in più del 30% dei casi la percezione negativa è giustificata sostenendo che l extravergine di oliva non è sano e fa ingrassare. L incontro di Milano è stato organizzato per fornire un osservazione scientifica del PIQ dell olio, per comprendere punti di forza e trovare soluzioni alle difficoltà riscontrate negli ultimi anni, guardando al rispetto e alla tutela dei consumatori la cui accresciuta conoscenza del prodotto potrà agevolare una domanda più consapevole stimolando di conseguenza un offerta di qualità superiore dei nostri migliori oli extra vergine di oliva made in Italy.

L olio extravergine italiano? Il 40% della produzione è qualitativamente superiore Giovedì 18 Giugno 2015 11:32 Presentato da Symbola e CRA con la collaborazione di Coldiretti e Unaprol il Piq-Prodotto interno qualità dell olio A battesimo il primo set di indicatori per misurare la qualità, e prevenire il rischio frodi Olio questo sconosciuto, lo dice il web: scarsa la conoscenza di uno dei protagonisti del made in Italy Milano Il 40% dell olio extra vergine di oliva italiano è qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. Di qualità, secondo la definizione di Symbola e CRA Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l Analisi dell economia agraria - non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi dalla terra, alla molitura, alla distribuzione - riserva le giuste attenzioni verso l ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e CRA in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all Expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere, con l intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e CRA hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Alcuni dimostrando tendenze positive - come il contenimento dei costi di consumo dell acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito - che vengono soppesati con segnali d allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità, e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità puntando alla quantità. E così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al 60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da solo ben il 20% della produzione comunitaria - laddove l Unione Europea detiene il primato mondiale - nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. Tali dati, con qualche anno di anticipo, avevano colto le difficoltà del settore, oggi rivelate, ad esempio, dai sequestri di olii e grassi da parte dei Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro.

L obiettivo che ci si pone è invece quello di stimolare il paradigma dell economia della qualità, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti: questo è accaduto ai produttori di vino che, travolti nello scandalo del metanolo, hanno cambiato rotta, passando dalla quantità a basso prezzo alla qualità del legame con il territorio, con vitigni pregiati e recupero di una tradizione antica come quella di greci, etruschi, cartaginesi e romani. Tanto che oggi produciamo il 50% di vino in meno, ma il suo valore è cresciuto di sei, sette volte e nel 2014 abbiamo esportato vino per circa 5 miliardi di euro. La definizione del PIQ olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Che differenza passa allora tra una bottiglia d olio extravergine di oliva da 3 euro e una da 9? La diversità sta nel sapore, ovviamente, e anche in parametri importanti come i polifenoli, lo squalene, il rapporto acido oleico/linoleico sui quali i diversi olii hanno valori che possono essere variare anche molto. Come dimostrano i dati rilevati da Voice from the Blogs per PIQ Olio sulle conversazioni via internet a livello globale, analizzando quasi 2 milioni di post tra quelli in inglese e quelli in italiano (tra blog, news, forum, social network, su tutto il 2013), nei confronti dell olio prevale un atteggiamento positivo (80% dei post in inglese, 94% in quelli in italiano). Ma dietro questo approccio c è una scarsissima consapevolezza e informazione. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% degli utenti rivela l abitudine a impiegare un olio qualsiasi. A confermare la scarsa informazione, è l uso fatto in cucina. Risulta bassissimo (3,7%) l accostamento tra extravergine e frittura: quando invece proprio l extravergine è ideale allo scopo. Anche l analisi del blocco a sentiment negativo rivela una scarsa conoscenza dell olio: in più del 30% dei casi la percezione negativa è giustificata sostenendo che l extravergine di oliva non è sano e fa ingrassare. L incontro di Milano è stato organizzato per fornire un osservazione scientifica del PIQ dell olio, per comprendere punti di forza e trovare soluzioni alle difficoltà riscontrate negli ultimi anni, guardando al rispetto e alla tutela dei consumatori la cui accresciuta conoscenza del prodotto potrà agevolare una domanda più consapevole stimolando di conseguenza un offerta di qualità superiore dei nostri migliori oli extra vergine di oliva made in Italy. Granieri: con PIQ dell olio calcolo valore e sua percentuale all interno del PIL Milano L olio è un tassello importante della quotidianità degli italiani, della cucina, della cultura nazionale ed ha un ruolo importante e crescente anche all estero. Lo affermadavid Granieri presidente di Unaprol a Milano ad Expo presso il padiglione Coldiretti durante l evento di presentazione del PIQ dell olio, il prodotto interno di qualità. Pur in tempo di crisi in controtendenza con l andamento del complessivo del settore, in Italia afferma Granieri -sono proprio i consumi di qualità a far registrare una crescita. Eppure il mercato dell olio finisce sotto la lente di ingrandimento per i continui attacchi cui è sottoposto che non distingue la qualità sullo scaffale e solo di rado l acquisto è realmente consapevole. Spesso ha riferito Granieri - la qualità percepita dai consumatori non corrisponde a quella reale del prodotto. Recenti campagne demoscopiche hanno evidenziato la scarsa informazione dei consumatori su questo prodotto: sono pochissime le persone che si pongono la questione della provenienza delle olive e degli oli e, addirittura, sono pochissime quelle a conoscenza della differenza tra olio di oliva e olio extra vergine di oliva. A questa assenza di una cultura dell olio si somma la mancanza di meccanismi che obblighino a indicare in maniera chiara e trasparente le caratteristiche del prodotto, privando il consumatore della possibilità di effettuare una vera scelta. In assenza di informazioni trasparenti sulle differenze tra i prodotti, spesso l unico criterio di scelta risulta essere il prezzo. Ma cosa c è dietro i prezzi delle bottiglie esposte sugli scaffali dei supermercati, che oscillano da 2,5 a 9 euro al litro e più? Avviare un lavoro di definizione e sistematizzazione del concetto di qualità, aggiunge Granieri,è la premessa per comunicare in modo chiaro e accessibile questo valore, e provare a scardinare gli ostacoli che ne impediscono il pieno sviluppo. Il Piq dell olio nasce proprio da questa esigenza di trasparenza e di informazione e si inserisce nel dibattito sui nuovi indicatori di qualità, orientato alla ricerca di nuovi strumenti complementari o alternativi al PIL. Il quesito al quale il Piq intende rispondere è quanta parte dell economia del nostro Paese, e quindi del PIL, è riconducibile alla qualità e come tale può essere misurata. Milano, 18 giugno 2015

Olio: con il piq dell olio più valore al vero Made in Italy pubblicato il giorno 18/06/2015 Agroalimentare Oleario L olio extravergine italiano? Il 40% della produzione è qualitativamente superiore prevenire il rischio frodi. Presentato da Symbola e CRA con la collaborazione di Coldiretti e Unaprol il Piq- Prodotto interno qualità dell olio. A battesimo il primo set di indicatori per misurare la qualità, e Milano Il 40% dell olio extra vergine di oliva italiano è qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. Di qualità, secondo la definizione di Symbola e CRA Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l Analisi dell economia agraria non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi dalla terra, alla molitura, alla distribuzione riserva le giuste attenzioni verso l ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e CRA in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all Expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare,

misurare, difendere, con l intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e CRA hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Alcuni dimostrando tendenze positive come il contenimento dei costi di consumo dell acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito che vengono soppesati con segnali d allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità, e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità puntando alla quantità. E così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al 60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da solo ben il 20% della produzione comunitaria laddove l Unione Europea detiene il primato mondiale nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. Tali dati, con qualche anno di anticipo, avevano colto le difficoltà del settore, oggi rivelate, ad esempio, dai sequestri di olii e grassi da parte dei Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro. L obiettivo che ci si pone è invece quello di stimolare il paradigma dell economia della qualit, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti: questo è accaduto ai produttori di vino che, travolti nello scandalo del metanolo, hanno cambiato rotta, passando dalla quantità a basso prezzo alla qualità del legame con il territorio, con vitigni pregiati e recupero di una tradizione antica come quella di greci, etruschi, cartaginesi e romani. Tanto che oggi produciamo il 50% di vino in meno, ma il suo valore è cresciuto di sei, sette volte e nel 2014 abbiamo esportato vino per circa 5 miliardi di euro. La definizione del PIQ olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Che differenza passa allora tra una bottiglia d olio extravergine di oliva da 3 euro e una da 9? La diversità sta nel sapore, ovviamente, e anche in parametri importanti come i polifenoli, lo squalene, il rapporto acido oleico/linoleico sui quali i diversi olii hanno valori che possono essere variare anche molto.

Come dimostrano i dati rilevati da Voice from the Blogs per PIQ Olio sulle conversazioni via internet a livello globale, analizzando quasi 2 milioni di post tra quelli in inglese e quelli in italiano (tra blog, news, forum, social network, su tutto il 2013), nei confronti dell olio prevale un atteggiamento positivo (80% dei post in inglese, 94% in quelli in italiano). Ma dietro questo approccio c è una scarsissima consapevolezza e informazione. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% degli utenti rivela l abitudine a impiegare un olio qualsiasi. A confermare la scarsa informazione, è l uso fatto in cucina. Risulta bassissimo (3,7%) l accostamento tra extravergine e frittura: quando invece proprio l extravergine è ideale allo scopo. Anche l analisi del blocco a sentiment negativo rivela una scarsa conoscenza dell olio: in più del 30% dei casi la percezione negativa è giustificata sostenendo che l extravergine di oliva non è sano e fa ingrassare. L incontro di Milano è stato organizzato per fornire un osservazione scientifica del PIQ dell olio, per comprendere punti di forza e trovare soluzioni alle difficoltà riscontrate negli ultimi anni, guardando al rispetto e alla tutela dei consumatori la cui accresciuta conoscenza del prodotto potrà agevolare una domanda più consapevole stimolando di conseguenza un offerta di qualità superiore dei nostri migliori oli extra vergine di oliva made in Italy.

Expo: arriva il Piq, indice che misura la qualità dell'olio Il 40% dell'extravergine italiano è di qualità superiore rispetto alla produzione nazionale, ma si allarga la forbice con quello di bassa qualità. Cresce anche l'importazione. di FpS Media Milano, 18.6.2015 (FPS MEDIA) - Oltre 100 indicatori per calcolare (e certificare) la qualità dell'olio extravergine d'oliva italiano. Questa mattina a Expo 2015 è stato presentato il primopiq (Prodotto interno qualità) sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e Cra in collaborazione con Coldiretti e Unaprol. Il 40% dell'olio extravergine di oliva italiano è diqualità superiore rispetto al resto della produzione nazionale. Qualità, spiegano le organizzazioni, che non è solo quella organolettica ma soprattutto frutto di una filiera che dalla terra alla bottiglia, riserva le giuste attenzioni verso ambiente, capitale umano, gestione di risorse e rifiuti e che riduce i fitofarmaci e rispetta i parametri di qualità salutistica. Per misurare la qualità della filiera vengono presi in considerazione 102 indicatori; si va dal contenimento dei costi di consumo dell'acqua alla certificazione bio, alla quota di olio recuperato sul totale distribuito. Se, ad esempio, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano incidendo sui margini aziendali e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità. Da qui l'ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma al 39.2%, e una di basso livello pari al 60.5% di quella nazionale. Sebbene l'italia copra da sola il 20% della produzione comunitaria, nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione e un contestuale al calo superiore al 35% dei raccolti nazionali. La definizione del Piq olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli oli in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori.

UNAPROL - Consorzio Olivicolo Italiano 18/06/2015 Press release L olio extravergine italiano? Il 40% della produzione è qualitativamente superiore distributed by noodls on 18/06/2015 12:07 Presentato da Symbola e CRA con la collaborazione di Coldiretti e Unaprol il Piq-Prodotto interno qualità dell'olio A battesimo il primo set di indicatori per misurare la qualità, e prevenire il rischio frodi Milano - Il 40% dell'olio extra vergine di oliva italiano è qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. "Di qualità", secondo la definizione di Symbola e CRA - Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi - dalla terra, alla molitura, alla distribuzione - riserva le giuste attenzioni verso l'ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ - Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e CRA in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all'expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo "L'olio italiano e la sfida della qualità - Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere", con l'intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e CRA hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell'olio. Alcuni dimostrando tendenze positive - come il contenimento dei costi di consumo dell'acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito - che vengono soppesati con segnali d'allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità, e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall'altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità puntando alla quantità. E' così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari addirittura al 60,5% di quella nazionale. Sebbene il nostro Paese copra infatti da solo ben il 20% della produzione comunitaria - laddove l'unione Europea detiene il primato mondiale - nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. Tali dati, con qualche anno di anticipo, avevano colto le difficoltà del settore, oggi rivelate, ad esempio, dai sequestri di olii e grassi da parte dei

Carabinieri dei NAS, aumentati dal 2007 al 2014 del 483%, raggiungendo solo lo scorso anno il valore di 7,5 milioni di euro. L'obiettivo che ci si pone è invece quello di stimolare il paradigma dell'economia della qualità, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti: questo è accaduto ai produttori di vino che, travolti nello scandalo del metanolo, hanno cambiato rotta, passando dalla quantità a basso prezzo alla qualità del legame con il territorio, con vitigni pregiati e recupero di una tradizione antica come quella di greci, etruschi, cartaginesi e romani. Tanto che oggi produciamo il 50% di vino in meno, ma il suo valore è cresciuto di sei, sette volte e nel 2014 abbiamo esportato vino per circa 5 miliardi di euro. La definizione del PIQ olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli olii in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori, che si rilevano poco informati. Che differenza passa allora tra una bottiglia d'olio extravergine di oliva da 3 euro e una da 9? La diversità sta nel sapore, ovviamente, e anche in parametri importanti come i polifenoli, lo squalene, il rapporto acido oleico/linoleico sui quali i diversi olii hanno valori che possono essere variare anche molto. Come dimostrano i dati rilevati da Voice from the Blogs per PIQ Olio sulle conversazioni via internet a livello globale, analizzando quasi 2 milioni di post tra quelli in inglese e quelli in italiano (tra blog, news, forum, social network, su tutto il 2013), nei confronti dell'olio prevale un atteggiamento positivo (80% dei post in inglese, 94% in quelli in italiano). Ma dietro questo approccio c'è una scarsissima consapevolezza e informazione. Dai post italiani risulta, ad esempio, che il 12,8% degli utenti rivela l'abitudine a impiegare un "olio qualsiasi". A confermare la scarsa informazione, è l'uso fatto in cucina. Risulta bassissimo (3,7%) l'accostamento tra extravergine e frittura: quando invece proprio l'extravergine è ideale allo scopo. Anche l'analisi del blocco a sentiment negativo rivela una scarsa conoscenza dell'olio: in più del 30% dei casi la percezione negativa è giustificata sostenendo che l'extravergine di oliva "non è sano e fa ingrassare". L'incontro di Milano è stato organizzato per fornire un'osservazione scientifica del PIQ dell'olio, per comprendere punti di forza e trovare soluzioni alle difficoltà riscontrate negli ultimi anni, guardando al rispetto e alla tutela dei consumatori la cui accresciuta conoscenza del prodotto potrà agevolare una domanda più consapevole stimolando di conseguenza un'offerta di qualità superiore dei nostri migliori oli extra vergine di oliva made in Italy. Granieri: "con PIQ dell'olio calcolo valore e sua percentuale all'interno del PIL" Milano - "L'olio è un tassello importante della quotidianità degli italiani, della cucina, della cultura nazionale ed ha un ruolo importante e crescente anche all'estero". Lo afferma David Granieri presidente di Unaprol a Milano ad Expo presso il padiglione Coldiretti durante l'evento di presentazione del PIQ dell'olio, il prodotto interno di qualità. "Pur in tempo di crisi in controtendenza con l'andamento del complessivo del settore, in Italia - afferma Granieri -sono proprio i consumi di qualità a far registrare una crescita". Eppure il mercato dell'olio finisce sotto la lente di ingrandimento per i continui attacchi cui è sottoposto che non distingue la qualità sullo scaffale e solo di rado l'acquisto è realmente consapevole. "Spesso - ha riferito Granieri - la qualità percepita dai consumatori non corrisponde a quella reale del prodotto". Recenti campagne demoscopiche hanno evidenziato la scarsa informazione dei consumatori su questo prodotto: sono pochissime le persone che si pongono la questione della provenienza delle olive e degli oli e, addirittura, sono pochissime quelle a conoscenza della differenza tra olio di oliva e olio extra vergine di oliva. A questa assenza di una cultura dell'olio si somma la mancanza di meccanismi che obblighino a indicare in maniera chiara e trasparente le caratteristiche del prodotto, privando il consumatore della

possibilità di effettuare una vera scelta. In assenza di informazioni trasparenti sulle differenze tra i prodotti, spesso l'unico criterio di scelta risulta essere il prezzo. Ma cosa c'è dietro i prezzi delle bottiglie esposte sugli scaffali dei supermercati, che oscillano da 2,5 a 9 euro al litro e più? "Avviare un lavoro di definizione e sistematizzazione del concetto di qualità, aggiunge Granieri,è la premessa per comunicare in modo chiaro e accessibile questo valore, e provare a scardinare gli ostacoli che ne impediscono il pieno sviluppo". Il Piq dell'olio nasce proprio da questa esigenza di trasparenza e di informazione e si inserisce nel dibattito sui nuovi indicatori di qualità, orientato alla ricerca di nuovi strumenti complementari o alternativi al PIL. Il quesito al quale il Piq intende rispondere è quanta parte dell'economia del nostro Paese, e quindi del PIL, è riconducibile alla qualità e come tale può essere misurata. Milano, 18 giugno 2015 L'Italia e i numeri della qualità olivicola 243 prodotti a qualità regolamentata, DOP, IGP, STG, la produzione mondiale di olio da olive (3 milioni di tonnellate circa) si concentra nell'unione europea a livello europeo l'italia detiene una quota pari al 20% dell'intera produzione comunitaria. 43 designazioni di origine nell'olio di cui 42 dop e una igp 900.000 aziende agricole 1 milione di ettari coltivati ad olivicoltura 1,4 miliardi di circa il valore alla pianta delle olive 3 miliardi di il valore del fatturato generato dalla fase industriale della filiera pari al 3% del fatturato totale dell'industria agroalimentare 2 produttore mondiale di olio di oliva in generale 673 confezionatori 2624 confezionatori con frantoio 3760 frantoi 350 tipi di cultivar diverse Italia è la banca mondiale della genetica olivicola 50 milioni le giornate di assunzione di manodopera agricola 170 mila ettari coltivati a biologico, al 12% della SAU olivicola nazionale 3 produttore europeo di olive da tavola (88mila ton. pari al 3% della produzione nazionale di olive) Il più rappresentativo consorzio di olivicoltori Italiano a livello europeo e mondiale 190 mila imprese associate in Italia rappresentate in organizzazioni economiche territoriali Il 44 % della rappresentanza tra le OOPP del settore con 262 mila ettari in produzione di qualità 700 filiere e 7000 aziende in tracciabilità La più grande rete di tracciabilità e monitoraggio olivicolo a livello europeo

Comunicati 18 Giugno 2015 Fabio Ciarla L olio extravergine italiano? Il 40% della produzione è qualitativamente superiore Presentato da Symbola e CREA con la collaborazione di Coldiretti e Unaprol il Piq-Prodotto interno qualità dell olio A battesimo il primo set di indicatori per misurare la qualità, e prevenire il rischio frodi Olio questo sconosciuto, lo dice il web: scarsa la conoscenza di uno dei protagonisti del made in Italy Milano Il 40% dell olio extra vergine di oliva italiano è qualitativamente superiore rispetto al resto della produzione nazionale. Di qualità, secondo la definizione di Symbola e CREA Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l Analisi dell economia agraria non significa solo qualità organolettica, ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi dalla terra, alla molitura, alla distribuzione riserva le giuste attenzioni verso l ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, che riduce i fitofarmaci, adotta certificazioni, rispetta i parametri di qualità salutistica. Lo dice il primo PIQ Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzato da Fondazione Symbola e CREA in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel padiglione Coldiretti all Expo di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo L olio italiano e la sfida della qualità Il PIQ della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere, con l intento di descrivere la produzione di olio in Italia, divisa tra eccellenze e grandi problematiche. Per misurare la qualità della filiera, Symbola e CREA hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell olio. Alcuni dimostrando tendenze positive come il contenimento dei costi di consumo dell acqua, la certificazione biologica, la quota di olio recuperato sul totale distribuito che vengono soppesati con segnali d allarme quando nella filiera qualcosa non torna. Se, ad esempio, nella fase agricola, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano, incidendo sui margini aziendali, e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, come registrato negli ultimi anni, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità e, in casi estremi, ricorrono a soluzioni non in regola. Attualmente si osserva dunque una polarizzazione del marcato: da una parte troviamo le imprese che scelgono la qualità, e fanno crescere il valore del loro prodotto; dall altra ci sono quelle che, in difficoltà,