QUELLE TRAME CONTRO L ITALIA DIETRO LA VENDITA DEI DERIVATI



Documenti analoghi
i dossier A PROPOSITO DI EURO settembre 2016 a cura di Renato Brunetta

DRAGHI NON PUÒ SALVARCI IN ETERNO. IL PROBLEMA È ANCORA LA GERMANIA

i dossier IL GRANDE IMBROGLIO Cronaca di un anno difficile ( ) 26 settembre 2012 a cura di Renato Brunetta

i dossier IL GRANDE IMBROGLIO DELLO SPREAD a cura di Renato Brunetta

LA FINE DELL IMBROGLIO SPREAD E I FALSI MERITI DI MONTI E LETTA

i dossier ECCO COME LE BANCHE TEDESCHE FANNO PAGARE LA CRISI ALL ITALIA a cura di Renato Brunetta

IL TERMOMETRO DEL RISCHIO ITALIANO

Cattedra di Mercati e investimenti finanziari

LA GRANDE SPECULAZIONE OVVERO IL GRANDE IMBROGLIO DELLO SPREAD

: L INTOSSICAZIONE DELLA SINISTRA E IL GRANDE IMBROGLIO DELLA COMUNICAZIONE

LA CRISI SPINGE L EUROPA VERSO L UNIONE POLITICA

IL WORLD ECONOMIC OUTLOOK

DALLA BANCA CENTRALE AL VARO DEGLI EUROBOND. L'UE APPESA A 5 MOSSE

i dossier SEI MESI AL DEFAULT: IL RAPPORTO MEDIOBANCA SULL ITALIA a cura di Renato Brunetta

operatori finanziari in piazza Godiasco Salice Terme settembre 2012

RENZI, PADOAN, CON IL DEBITO CHE AUMENTA COME LA METTIAMO?

BERLINO FA LA MORALE ALL ITALIA. MA LA COLPA DELLA CRISI È TEDESCA

IL TAGLIO DEI TASSI DI INTERESSE DI IERI DA PARTE DELLA BCE È IL DE PROFUNDIIS

Cattedra di Mercati e investimenti finanziari

i dossier LET S TWIST AGAIN! ovvero come uscire dallo stallo in Europa a cura di Renato Brunetta

VOGLIAMO UNA BCE CON GLI STESSI POTERI DELLE ALTRE BANCHE CENTRALI MONDIALI

i dossier TOH, È STATA TUTTA COLPA DELLA GRECIA O, MEGLIO, DELLA GERMANIA! 19 marzo 2012 a cura di Renato Brunetta

L ITALIA E LA VERA STORIA DEL

20 anni di Euro. Un avventura straordinaria. ...e i traguardi da raggiungere

i dossier E ADESSO VI SPIEGO LA CRISI Tutto quello che avreste voluto sapere sulla crisi e nessuno vi ha mai raccontato

1 LUGLIO Marcello Minenna. Seminario di Studi. La finanza pubblica italiana: verso il collasso? Marcello Minenna

I CONTI PUBBLICI ITALIANI COME LA RICETTA DELLA COCA-COLA: UN SEGRETO

GLI STABILITY BOND. a cura di Renato Brunetta

CRONOLOGIA DEL GRANDE IMBROGLIO

LE REAZIONI DEI MERCATI ALLA

Un Early Warning Indicator per la Misura del Rischio di Controparti Istituzionali Implicita nei Dati di Mercato

Uscire dall Austerità con l introduzione di una Moneta Parallela

ALLENTAMENTO MONETARIO: SOLUZIONE O MINACCIA?

DECISIONI ASSUNTE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA BCE (IN AGGIUNTA

TUTTE LE BALLE DI RENZI: ALTRO CHE 25 MILIARDI DI TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA

PRIME REAZIONI EUROPEE ALLA

SPREAD: DENTRO O FUORI DALL EURO

FONDO ATLANTE: ANCORA UNA VOLTA IL DUO RENZI-PADOAN NON E ALL ALTEZZA

COSA PENSANO DELLA BAD BANK DI RENZI E PADOAN IL WALL STREET JOURNAL

L AMERICA (CI) EVITA IL

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI SALERNO

i dossier FREQUENTLY ASKED QUESTIONS SUL DECRETO BANKITALIA Editoriale de Il Giornale, 5 febbraio 2014

Indice. 2 Elementi di teoria dell intermediazione finanziaria Introduzione 3

LA CRISI DELLA CRESCITA ECONOMICA

IERI LO SPREAD, OGGI LE BANCHE. COSÌ BERLINO SI MANGIA L ITALIA

i dossier 26 giugno 2012 a cura di Renato Brunetta

EURO, STORIA DI UN IMBROGLIO CHE ADESSO TUTTI AMMETTONO

Indice. Premessa 23 Ringraziamenti 31

COSÌ LA GERMANIA È DIVENTATA RICCA CON LE CRISI DEGLI ALTRI

CHI È CONTRO L EUROPA DELLA MERKEL? ALTRO CHE POPULISMI

28 ottobre GLI STRUMENTI FINANZIARI DI BASE Paola De Vincentiis

Banca dei regolamenti internazionali. 82 a Relazione annuale 1 aprile marzo 2012

LA MERKEL FA A PEZZI LA

i dossier LA SPENDING REVIEW INGLESE a cura di Renato Brunetta

Fideuram Rendimento Fondo a distribuzione dei proventi della categoria Assogestioni "Obbligazionari Euro governativi medio/lungo termine "

IL QUADRO MACRO-ECONOMICO GLOBALE

La crisi finanziaria ed economica in atto

LA VERITÀ VIENE A GALLA: LA MONETA UNICA IN CRISI AFFOSSA TUTTA L EUROZONA

Questa presentazione è pubblicata con la licenza Creative Commons 4.0 Italia, con condizioni di utilizzo BY (Attribuzione). Chiunque può quindi

i dossier COSÍ BERLINO HA SCARICATO LA CRISI DELLE SUE BANCHE SU ITALIA, SPAGNA E GRECIA a cura di Renato Brunetta

i dossier IL CAOS CIPRO E I GUAI DELL ITALIA LA CRISI DELL EURO NON È FINITA a cura di Renato Brunetta


Crisi economica e manovra di stabilizzazione Quali effetti per l agroalimentare?

RAPPORTO MENSILE ABI Giugno 2013 (principali evidenze)

L esame del prof. Falchetto

LO SPREAD IN CALO NON GUARISCE

La congiuntura economica e gli accordi in Europa

LEGGE DI STABILITÀ 2013: COME POTREBBE CAMBIARE

ROOSEVELT E IL NEW DEAL

Eurilink S.r.l. via Nomentana, 335

PATTO DI STABILITA E CRESCITA

PATTO DI STABILITA E CRESCITA

Rapporto Cerved PMI 2014 L evoluzione del rischio delle PMI italiane e piemontesi

Cross EUR vs. USD ( ante 1999 riparametrato sull ECU)

FACT CHECKING - INTERVISTA DI MATTEO RENZI AL «QUOTIDIANO

80 a Relazione annuale

I CREDITI DETERIORATI IN ITALIA UN INQUADRAMENTO GENERALE

i dossier 42 ECONOMIC FORUM (WEF) DAVOS, GENNAIO gennaio 2012 a cura di Renato Brunetta

SCONTRO GOVERNO-UE: COMINCIA AD USCIRE LA POLVERE DA

STRESS TEST DEL NS. PORTAFOGLIO OBBLIGAZIONARIO

L EUROPA È SUCCUBE DI BERLINO. MA DAL PREMIER SOLTANTO PAROLE

SISTEMA BANCARIO ITALIANO: PERCHÉ BISOGNA SALVARLO

IL QUANTITATIVE EASING FINO A ORA HA FUNZIONATO POCO

LA BANDA DELL OLTRE IL 3% Dal trattato di Maastricht al Fiscal Compact: chi sfora e chi no

Banche. Unimpresa, stretta su btp minaccia 280 mld debito in scadenza nel 2016


La Banca Centrale. La Banca Centrale (BC)

La nuova morfologia dei rischi dell Eurozona

Analisi Settimanale venerdì 26 febbraio

Tecnica bancaria programma II modulo

UN ILLUSIONE DURATA UN ANNO

indice Parte I I nuovi equilibri di potere e le divergenze franco-tedesche

Le tappe dell integrazione monetaria nell Unione Europea

LA LEGGE DI STABILITA

LA NOSTRA PROPOSTA DI

ALL ITALIA CONVIENE DAVVERO RESTARE NELL EURO?

Cattedra di Mercati e investimenti finanziari

Transcript:

1135 www.freenewsonline.it i dossier www.freefoundation.com QUELLE TRAME CONTRO L ITALIA Editoriale de Il Giornale, 8 maggio 2016 8 maggio 2016 a cura di Renato Brunetta

2 Avevamo ragione noi, fin da quel lontano 2011, ancorché ignorati, derisi, combattuti. Oggi la verità sta venendo a galla. I problemi dell Europa, soprattutto nel mondo del credito, nascono da quello sempre occultato e sempre negato dei troppo numerosi contratti derivati nascosti nei portafogli delle banche tedesche. Lo scrive in un suo studio perfino il ministero dell Economia e delle finanze: Le banche di altri Paesi sono molto più esposte di quelle italiane su quegli strumenti derivati da cui ha preso le mosse la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2008, per poi contagiare il comparto del debito sovrano e l economia reale. Frase evidenziata in grassetto. Più volte abbiamo denunciato la clamorosa vendita di titoli di Stato italiani, per un importo pari a 7 miliardi di euro su 8 miliardi allora in bilancio (-88%), che la principale banca tedesca, Deutsche Bank, effettuò tra gennaio e giugno 2011, innescando così un meccanismo folle che presto spinse le istituzioni finanziarie degli altri Stati a fare lo stesso. Ebbene, scopriamo oggi, dalle carte della procura di Trani che indaga su Deutsche Bank, che, come se non bastasse, in quello stesso periodo la banca sottoscrisse 1,4 miliardi di Credit Default Swap (Cds) a fini di copertura sul rischio Italia. La pistola fumante. Deutsche Bank, cioè, prima scommise contro il debito sovrano italiano, comprando i Cds, e poi ne scatenò la crisi, vendendo i nostri titoli di Stato. Bel comportamento da irresponsabili!

3 Ecco come è nata la tempesta perfetta. Le operazioni della principale banca tedesca hanno creato panico sui mercati, ma soprattutto aumento della domanda di Bund tedeschi, che da allora cominciarono ad essere considerati l unico bene rifugio in Europa, e corrispondente aumento del prezzo e riduzione del rendimento (le due grandezze sono inversamente proporzionali). È stato così che nell estate-autunno del 2011 lo spread tra i titoli di Stato emessi dalla Germania e i titoli equivalenti emessi dagli altri Paesi europei, soprattutto del Club Med, è aumentato vorticosamente. Ma perché Deutsche bank l ha fatto? È presto detto: tra febbraio e maggio 2011, c era stata calma piatta sui mercati. I rendimenti dei titoli decennali tedeschi erano stabili attorno al 3,28%, livello massimo degli ultimi anni, e stabili erano anche i rendimenti dei Btp italiani, tra il 4,73% e il 4,84%, con 150 punti base circa di differenza (spread). Calma piatta, ma con un avvertenza: i rendimenti dei titoli del debito pubblico della Germania erano su una curva ascendente, in ragione non tanto dei problemi della finanza pubblica, quanto di quelli della finanza privata: le banche tedesche, imbottite di titoli tossici e di derivati, e oggettivamente a rischio.

4 La reazione, alla luce di quello che è successo, è stata geniale, cinica e irresponsabile al tempo stesso: la finanza privata tedesca, probabilmente con l appoggio implicito del proprio governo, ha trasferito la crisi potenziale del suo sistema bancario sui paesi più deboli dell eurozona. Come? Vendendo e dando indicazioni generalizzate di vendita dei titoli del debito sovrano, prevalentemente greci, italiani e spagnoli, sul mercato secondario, al fine di aumentarne i rendimenti sul mercato primario. Molto probabilmente, la strategia tedesca, più o meno concertata, mirava unicamente a un riequilibrio dei rendimenti, per riportare il Bund sotto il 3%. Ma, dati i tempi, l operazione ha finito per sfuggire di mano, provocando il disastro. La crisi che ha sconvolto l intera Europa dal 2011, quindi, non nasce tanto per la debolezza dei conti pubblici greci, quantitativamente piccola cosa, bensì per la debolezza delle oscure, rischiose, pericolose banche tedesche, ben tutelate dal governo di Angela Merkel, ma non solo (si pensi anche alla Francia). La narrazione che in questi anni è stata fatta della crisi e le ricette sangue, sudore e lacrime che ne sono derivate e che hanno distrutto le economie dei paesi dell eurozona, non sono state altro che la foglia di fico voluta dalla Germania per nascondere la verità.

5 E la proposta, che circola negli ultimi mesi, del governatore della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, e del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, di introdurre un tetto all ammontare di titoli del debito sovrano del proprio paese che le banche possono detenere in portafoglio, non è altro che la continuazione dello stesso disegno: nascondere le nefandezze delle banche tedesche puntando l indice, quasi razzista, su quelle degli altri Stati. È così, infatti, che è andata nella definizione dell unione bancaria dell area euro, quando proprio su richiesta-ricatto tedesca sono state escluse dal perimetro di vigilanza della Bce gli istituti regionali le Landesbanken e le casse di risparmio le Sparkassen dove in Germania si annida la più alta opacità e la più alta compromissorietà tra credito e potere politico locale. Ed è così anche che nella direttiva sul Bail-in, che noi italiani conosciamo bene e di cui portiamo ancora le ferite, sono state consentite particolarissime eccezioni alle banche le cui insolvenze derivavano da grosse perdite su derivati. E, guarda caso, sono proprio gli istituti di credito tedeschi quelli che più ne hanno beneficiato, in quanto pieni di derivati nei loro portafogli.

6 Da qui, infine, ultimo in ordine di tempo, anche lo studio del ministero dell Economia e delle finanze italiano, che abbiamo citato sopra. E se lo scrive il Mef, implicitamente lo dice Renzi. A questo punto, per uscire finalmente dalla crisi c è una sola strada: la crescita. Cioè tornare al primo, vero Trattato di Maastricht del 1992 e buttare a mare il Patto stabilità che lo ha modificato nel 1997. Patto di Stabilità, tra l altro, illegittimo, come ha dimostrato il professor Giuseppe Guarino, in quanto costituito da due Regolamenti che, essendo di rango inferiore ai Trattati, non avevano la forza giuridica di modificare Maastricht. Tornare a Maastricht significa recuperare la lezione di Guido Carli. Fu su proposta dell allora ministro del Tesoro, infatti, che nel testo del Trattato fu inserita una clausola che, con riferimento ai parametri fissati, consentiva agli Stati di tenere conto della tendenza ad avvicinarsi al valore di riferimento e di eventuali cause eccezionali o temporanee di scostamento da quei parametri. Significava che gli Stati che non rispettavano i paletti di Maastricht non dovevano realizzarli attraverso un piano di rientro a tappe forzate che avrebbe richiesto misure di politica economica restrittive, bensì adottando politiche virtuose che comportassero miglioramenti progressivi.

7 Il Patto di stabilità del 1997 (e le modifiche successive) ha illegittimamente cambiato proprio questo punto fondamentale del Trattato, inviso ovviamente ai tedeschi, in quanto contrario alla loro dottrina calvinista e alla loro ossessione nei confronti dell inflazione. L eccesso di rigidità dei parametri ha, pertanto, prodotto l effetto opposto rispetto all obiettivo per cui era stato pensato Maastricht. Così facendo, infatti, è stato dato un segnale alla speculazione e ai mercati, che si sono scatenati a scommettere sulla prevedibilità del non rispetto di quei paletti, considerati troppo rigidi e per questo irrealizzabili. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto negli ultimi anni. Lo stesso meccanismo potrebbe scattare con l introduzione del tetto ai titoli di Stato, di cui abbiamo già parlato, che bisogna assolutamente scongiurare. Renzi si ponga alla guida di un vasto fronte europeo per cancellare o sospendere il Patto di stabilità che ha di fatto ucciso il Trattato di Maastricht. Così da consentire a tutte le banche centrali dei paesi dell euro, in caso di circostanze eccezionali e di speculazione sul proprio debito sovrano, di poter usare lo stesso bazooka di Draghi, il Whatever it takes che consentì di salvare l euro nel luglio del 2012. Il tutto sempre all interno dell unione monetaria.

8 È ora di tornare all Europa vera, solidale, illuminata, lungimirante, della crescita, vincendo così anche i populismi e gli estremisti. Ce lo chiede anche, con parole dure e accorate, il Papa. Non ne possiamo più dell Europa opportunista, egoista di Merkel, Weidmann, Schäuble. Sì alla genialità di Maastricht, ma basta agli egemonismi e ai ricatti tedeschi. Per questo facciamo nostre le parole del cancelliere tedesco Helmut Kohl: no alla germanizzazione dell Europa, ma sì alla europeizzazione della Germania.

Fonte: MEF ESPOSIZIONE IN DERIVATI DEI PRINCIPALI SISTEMI BANCARI EUROPEI 9

10 RENDIMENTO BTP 10 ANNI E BUND (GENNAIO 2010-SETTEMBRE 2012) - Btp 10 anni - Bund