Le mutue della discordia



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2 Presa Diretta l infermiere 9/2002 L'aspra battaglia intorno alle previsioni del Documento di programmazione economico-finanziaria Le mutue della discordia U DI MARIANO RAMPINI n estate calda, caldissima per la sanità, almeno nei primi giorni dello scorso luglio. Forse più di quanto ci si attendeva. E comunque certamente in controtendenza rispetto a quanto poi accaduto sul fronte del clima rivelatosi poi assai poco estivo. A rendere roventi le settimane che hanno preceduto la chiusura dei lavori parlamentari sono stati in particolare i vari provvedimenti presi dal Governo che, in un modo o nell'altro, ricadono o ricadranno in maniera nient'affatto irrilevante sulle sorti del nostro sistema sanitario. Nello scorso numero de L'infermiere ci eravamo soffermati sugli allarmi lanciati contro la progressiva, inarrestabile crescita della spesa sanitaria e, segnatamente, di quella farmaceutica. Per farvi fronte moltissime Regioni hanno dato fondo alle misure messe a loro disposizione dalla legge 405 del 2001. Con risultati appena apprezzabili, tanto che già a giugno il Governo aveva smosso le acque con il decreto legge 63 (poi legge 112/2002) che prevede un sostanzioso taglio del prezzo dei farmaci ( 5 per cento per tutto il 2002). A breve sono poi arrivati altri provvedimenti, tutti di grande portata: un altro decreto legge (il 138, detto "omnibus", convertito in legge lo scorso 2 agosto) che sancisce all'articolo 9 una sostanziosa potatura del Prontuario farmaceutico da attuare entro il 30 settembre. Poi il disegno di legge sul nuovo rapporto di lavoro dei medici del Ssn. E, infine, la pietra dello scandalo : il Documento di programmazione economico-finanziaria 2003-2006 (Dpef) intorno al quale si è scatenata una vera e propria battaglia tra tutte le parti in causa. Una battaglia che ha visto coagularsi nel fronte del No gran parte degli operatori della sanità, politici dell'opposizione, rappresentanti dei cittadini, sindacati. Ma quali sono le ragioni che hanno condotto a questo testa a testa tra il Governo e l'esercito di chi vuole difendere a tutti i costi i principi di solidarietà ed equità del nostro Servizio sanitario nazionale? Il Dpef prevede l'avvio di una manovra per circa 12 miliardi di euro attraverso la quale si dovrebbero poter coprire i costi della tanto sospirata riforma fiscale (si stima un costo per le casse statali di circa 7,5 miliardi di euro). Per bilanciare la non indifferente diminuzione di gettito sono state previste un gran numero di misure: alcune basate sulla privatizzazione (vendita) di quote sostanziose di Telecom, Seat e Fincantieri. Altre prevedono invece azioni di contenimento dei costi. E uno dei settori nel mirino guarda caso proprio del ministero dell'economia e delle finanze è quello della sanità. Per il quale il Documento governativo prevede innanzitutto un più intenso monitoraggio INCENTIVARE CONTROLLI E MISURE DI CONTENIMENTO DEGLI SPRECHI, LA RICERCA E LA TELEMEDICINA OLTRE A UNA REVISIONE DEL PREZZO DEI FARMACI. MA LA PROPOSTA CHE HA DESTATO MAGGIOR FERMENTO È STATA QUELLA DELLA CREAZIONE DI MUTUE INTEGRATIVE O SOSTITUTIVE PER RISPONDERE ALLA SFIDA DELL'INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E DELLE PATOLOGIE CORRELATE dell' erogazione quantitativa e qualitativa dei Lea ; ma anche un rafforzamento degli strumenti di coordinamento con le Regioni al fine di individuare ed eliminare le persistenti sacche di inappropriatezza e quindi degli sprechi nell'erogazione delle prestazioni. Miglioramenti in vista anche per i sistemi di controllo dei costi con un'intensificazione delle attività ispettive dei Nas. Oltre a questo il Dpef prevede un'incentivazione della ricerca sanitaria anche col tramite di partnership con soggetti privati, lo sviluppo delle attività di telemedicina e una revisione del sistema di determinazione del prezzo dei farmaci con particolare riguardo ai medicinali innovativi autorizzati dall'emea (l'agenzia europea per la valutazione dei farmaci). Dulcis in fundo, le misure con le quali si vuole concentrare attenzione verso la grande sfida lanciata al sistema sanitario dal progressivo invecchiamento della popolazione. E dal corollario di patologie croniche e degenerative che l'accompagnano. Qui, in due righe, la ragione del malcontento: per affrontare quest'impresa, infatti, ci si propone di introdurre in via sperimentale, si dice mutue integrative o sostitutive. A più riprese, sulla stampa nazionale e sulle agenzie, [SEGUE DA PAG. 1] LA PROFESSIONE A CONFRONTO rale del sistema salute. Gli infermieri esprimono dalla platea congressuale il loro punto di vista su temi quali la difesa dei valori dell'equità e della solidarietà, il governo e la gestione delle risorse, il federalismo sanitario, i nuovi modelli gestionali e organizzativi, l'appropriatezza delle cure e l'umanizzazione della medicina. Il Congresso si trasforma così da laboratorio di riflessione sullo specifico professionale a tribuna aperta al confronto con il mondo istituzionale, culturale e politico del Paese. Un confronto che si svolge all'insegna della concretezza dei contenuti: l'obiettivo è di prospettare area per area, settore per settore, problema per problema, l'analisi della situazione attuale con gli elementi di criticità che presenta e le metodologie, le linee di indirizzo e gli strumenti proposti per superarli. Per permettere l'approfondimento della riflessione tematica sono state predisposte delle sessioni parallele, che si alternano alle sedute in assemblea plenaria. In queste sessioni parallele, indispensabili ai fini dell'accreditamento Ecm (altra significativa novità che caratterizza l'evento), è stato convogliato l'importante lavoro di elaborazione delle Commissioni Ipasvi, che hanno impegnato per oltre un anno, sotto la direzione del Comitato centrale, quasi 100 infermieri esperti provenienti da diverse realtà operative. E anche questa formula è la prima volta che si sperimenta nella preparazione del Congresso nazionale. il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha speso non poca fatica per illustrare le ragioni di questa previsione. Che si possono riassumere in poche parole: i soldi per assistere gli anziani non autosufficienti non bastano. Servono altri fondi e per trovarli si farà ricorso alle mutue. Stando alle cifre presentate da Sirchia, infatti, questo settore dell'assistenza assorbe annualmente circa 13 mila miliardi delle vecchie lire (tra i 60 e i 70 milioni di euro). Per seguire gli oltre 2 milioni di disabili, però, ne occorrerebbe almeno il doppio (circa 140 milioni di euro). Per farlo, stando a quanto spiegato in più occasioni dal ministro, si prevede l'istituzione di un'assicurazione contro il rischio di diventare non autosufficienti sulla scorta del modello tedesco (in Germania esiste un apposito Fondo a cui aderiscono tutti i soggetti che rientrano nell'assicurazione sanitaria obbligatoria). A gestire questa mutua (integrativa o sostitutiva, ma comunque non obbligatoria) potrebbero essere chiamate le Regioni, così come una categoria professionale o, magari, un sindacato. Si tratta, come ha spiegato il ministro di un progetto che verrà presto sperimentato, ma per un eventuale funzionamento regime, sarà necessario attendere qualche anno. Le rassicurazioni del ministro, ribadite anche in un'ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera del 12 agosto ( allo studio ci sono mutue obbligatorie e senza carichi ai danni delle imprese ) però non hanno sortito alcun effetto. Anzi hanno dato origine a una vera e propria levata di scudi particolarmente forte intorno alla metà di luglio. Tra i primi a reagire, i politici dell'opposizione con in testa l'ex ministro e ora responsabile sanità della Margherita, Rosy Bindi. A suo dire il progetto non solo mette a rischio la tenuta del Servizio sanitario nazionale, ma penalizza gli anziani. Una prospettiva per molti versi disastrosa tenendo conto che questo ulteriore carico inciderà sulla maggior parte delle famiglie italiane che perderanno il benessere assicurato loro dalla sanità pubblica. Sempre dalla Margherita si è alzata anche la voce di Giuseppe Fioroni. Lo scenario che si delinea è connotato da una forte preoccupazione : le mutue così come sono state proposte potrebbero tagliare completamente fuori gli anziani che rischiano di essere sempre più soli, più poveri, più malati, più abbandonati perché non ci sarà nessuna assicurazione o fondo integrativo disposto a garanti- L infermiere ORGANO UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE COLLEGI IPASVI Direttore responsabile: Annalisa Silvestro, Comitato editoriale: Marinella D'Innocenzo, Danilo Massai, Gennaro Rocco, Loredana Sasso, Annalisa Silvestro, Giovanni Valerio, Franco Vallicella Responsabile dei servizi editoriali: Emma Martellotti Servizi editoriali: Italpromo Esis Publishing srl Coordinatore: Cesare Fassari Redazione: Eva Antoniotti, Maria Gullo, Mariano Rampini, Anselmo Terminelli Hanno collaborato: Fabio Fioretto Segreteria di Redazione: Lorena Giudici Ufficio Grafico: Giordano Anzellotti (resp.), Giorgio Rufini Editore: Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi Via Agostino Depretis, 70-00184 Roma, tel. 06/46200101, fax 06/46200131, www.ipasvi.it Periodicità: mensile Stampa: Elcograf, un marchio della Pozzoni Spa, Beverate di Brivio (Lc) Abbonamento annuo a 10 numeri: 100 (193.627 lire) (escluso da Iva ai sensi dell art. 4 Dpr 633/72 e successive modificazioni) L importo è da versare sul c/cp n. 49587009 intestato a Federazione nazionale Collegi Ipasvi Via Agostino Depretis 70, 00184 Roma tel. 06.46.20.01.01, fax 06.46.20.01.31 Marketing e Pubblicità: Italpromo Esis Publishing srl Sede di Milano: Viale Bianca Maria 19, 20122 Milano tel. 02.77.19.021, fax 02.76.01.62.64 e-mail: milano.italpromo@ihg.it Sede di Roma: Via del Commercio 36, 00154 Roma tel. 06.57.29.981, fax 06.57.29.98.21-2. e-mail: italpromo@ihg.it Fotografie e illustrazioni: Archivio Italpromo Esis Publishing, Enzo Lazzaro Registrazione: del Tribunale di Roma n. 10022 del 17/10/64 Spedizione: in abbonamento postale, 45%, comma 20/b, art. 2, legge 662/96, Roma/Romanina La riproduzione e la ristampa, anche parziali, di articoli e immagini del giornale sono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell editore. Finito di stampare nel mese di giugno 2002. Questa rivista le è stata inviata tramite abbonamento: l indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato, oltre che per l invio della rivista, anche per l invio di altre riviste o per l invio di proposte di abbonamento. Ai sensi della legge 675/96 è nel suo diritto richiedere la cessazione dell invio e/o l aggiornamento dei dati in nostro possesso. L Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari dei diritti sulle immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione. L Editore non risponde dei contenuti delle inserzioni pubblicitarie

Presa Diretta 3 Il Manifesto dell'ulivo Universalità di accesso e libertà di scelta del luogo di cura; globalità della copertura per tutti i servizi e le prestazioni necessarie e appropriate; finanziamento pubblico attraverso la fiscalità generale. Questi tre i capisaldi del nostro Ssn che, stando al documento presentato a Roma lo scorso 15 luglio, vanno assolutamente difesi perché validi e condivisi dalla stragrande maggioranza dei cittadini. A metterli a repentaglio sono ora sia l'avvio del sistema federalista, sia le misure proposte dal Governo che mirano essenzialmente a privatizzare il patrimonio di risorse, competenze professionali e fiducia, che il Ssn ha accumulato in questi decenni. La ricetta dell'ulivo è semplice: innanzitutto far sì che nella prossima Finanziaria venga destinata alla Sanità una quota del Pil pari almeno al 7 per cento. Questo non solo per allinearci al resto d'europa, ma anche per garantire l'effettiva attuazione dei Livelli essenziali di assistenza, compresa l'integrazione socio-sanitaria. Per evitare di interpretare il federalismo fiscale come federalismo d'abbandono, poi, l'ulivo propone la creazione di un fondo speciale, distinto e separato dal Fondo sanitario nazionale, destinato a finanziare l'adeguamento e la qualità dei servizi nel Mezzogiorno. E per evitare il rischio di allungare a dismisura i tempi del dibattito in corso sul riparto del Fsn con un conseguente blocco dei finanziamenti. Infine l'ultima proposta riguarda proprio l'assistenza ai non autosufficienti: niente mutue integrative o sostitutive, ma un Fondo apposito che, come il resto del servizio sanitario, sarà finanziato attraverso la fiscalità generale. re loro le prestazioni. E il problema non è di poco conto se si tiene conto che entro il 2010 in Italia ci saranno 12 milioni di anziani malati cronici e 2 milioni mezzo di anziani disabili. Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi, ha parlato di un'ennesima controriforma del Governo sulla sanità. E altrettanto decise sono state le dichiarazioni rilasciate da Maura Cossutta, responsabile nazionale Pdci per le politiche sociali: la manovra del Governo configura un progetto eversivo di attacco al sistema sociale. Critica la posizione di Livia Turco e di Silvio Natoli, responsabili Ds per il Welfare e la Sanità: Siamo alla politica dell'abbandono di chi ha più bisogno. E l'ulivo attraverso il suo leader Francesco Rutelli, ha rilanciato, proponendo un proprio Manifesto sulla sanità (vedi scheda in questa pagina). Per Stefano Inglese, coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato, il progetto del Governo avrà conseguenze nefaste: ci saranno due sistemi sanitari, uno per chi può pagarsi servizi di qualità e un altro per chi dovrà accontentarsi, senza nessun guadagno per i cittadini. Un coro di no arriva anche dai medici a cominciare da Giuseppe del Barone, presidente della Fnomceo per il quale un ruolo sostitutivo delle mute è inaccettabile : troppo forte la penalizzazione per le fasce sociali meno abbienti che si vedrebbero garantita un'assistenza di serie B. Di un progetto tecnicamente incomprensibile ha parlato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale: come farà una mutua a farsi carico per lungo tempo delle esigenze dei cittadini più bisognosi di cure che richiedono risorse di non poco conto? Serafino Zucchelli, segretario nazionale dell'anaao parla di lesione dei pilastri del Ssn : l'istituzione di mutue sostitutive finisce col creare disparità tra i cittadini, abbassando il livello di tutela per quelli meno abbienti. Infine Mario Falconi, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale: le mutue rappresentano la fine del Servizio sanitario nazionale e del sistema solidale ; non se ne ricaverà alcun vantaggio concreto: si tratta a suo dire di una misura folle anche dal punto di vista economico poiché a sostenerle sarebbero chiamati proprio i cittadini più ricchi che abitualmente utilizzano meno il servizio sanitario. Critico ma per motivi di tutt'altro genere anche il giudizio della Corte dei Conti: il Dpef, infatti, non appare idoneo a raggiungere gli obiettivi che si prefissa. E secondo i magistrati contabili sarebbe necessaria una manovra ancor più severa, capace di riportare nelle casse dello Stato oltre 18 miliardi di euro, ben più dei 12 indicati da Palazzo Chigi. Una voce positiva arriva dalla commissione Sanità del Senato che ha dato parere positivo alle proposte sulla sanità. Meno che al capitolo mutue: si tratta di un'ipotesi di intervento che deve comunque avere il placet del Parlamento e comunque, prima di una loro eventuale creazione, saranno necessari studi approfonditi. Un'ulteriore conferma dei dubbi intorno alla possibilità di realizzazione di un simile progetto è comunque arrivata alla fine di agosto: nel corso del vertice tenutosi a Venezia il 24 agosto tra il ministro dell'economia Giulio Tremonti e i tecnici del dicastero del tesoro, si è parlato di una nota aggiuntiva al Dpef con nuovi interventi che preludono a un appesantimento della Finanziaria 2003. Con esclusione però proprio delle mutue: a restituire equilibrio (chissà come) alle casse della sanità ci dovranno pensare le misure sulla farmaceutica e altre forme di risparmio. All'orizzonte, nonostante tutte le rassicurazioni fin qui elargite, riappare l'ombra del ticket

4 Presa Diretta l infermiere 9/2002 Sono oltre un milione le firme raccolte dal Comitato per la difesa del Servizio sanitario nazionale DI MARIANO RAMPINI SSN: migliorarlo,non smantellarlo S TRA I PRINCIPALI OBIETTIVI LA REALIZZAZIONE DI UN FEDERALISMO SOLIDALE CHE SALVAGUARDI I PRINCIPI DI EQUITÀ E SOLIDARIETÀ DEL SISTEMA RILANCIANDONE LO SVILUPPO CON IL CONTRIBUTO DI TUTTI GLI OPERATORI ono state oltre un milione le firme raccolte dal Comitato "Solidarietà e salute", per la difesa dei principi di solidarietà ed equità sui quali si basa l'attuale assetto del Servizio sanitario nazionale. Lo scorso 25 luglio, infatti, con una giornata straordinaria di raccolta firme, si è chiusa la campagna nazionale per il diritto alla salute promossa dal Comitato presieduto da Michele Arpaia. Una campagna che proseguirà ora nelle settimane a venire con la presentazione delle firme e di un documento di analisi sulla realtà del Ssn e sulle sue prospettive di crescita ai rappresentanti governativi. Al Comitato hanno aderito praticamente tutte le professioni sanitarie italiane: medici, biologi, veterinari. E infermieri. Che hanno portato al suo interno la forza dei loro 320 mila iscritti, manifestando un impegno e una dedizione assoluta in difesa dei principi basilari sui quali è stato costruito il nostro sistema sanitario. Tra gli obiettivi del Comitato, infatti, com'è stato ricordato al termine della giornata del 25 luglio, ci sono: la disponibilità di ospedali e ambulatori territoriali specialistici efficienti, sicuri e gratuiti in tutta Italia, ben dislocati sul territorio e con modalità di accesso garantite e uniformi; la disponibilità su tutto il territorio del medico di famiglia e del Servizio di guardia medica senza differenze di accesso; un'assistenza infermieristica adeguata sia in ambito ospedaliero che nelle strutture territoriali; un'assistenza farmaceutica garantita attraverso le farmacie con regole valide in tutta Italia; servizi di prevenzione sanitaria pubblici che garantiscano la qualità e la sicurezza degli alimenti, degli allevamenti e degli ambienti di vita e di lavoro. Infine, operatori sanitari sempre più preparati, aggiornati e capaci di "ascoltare" e "capire" i bisogni dei cittadini. E, sopra a tutto, la garanzia per tutti i cittadini del diritto costitu- BD Saline XS 1Un dispositivo sterile che minimizza i rischi di contaminazione 2 Un dispositivo pronto all uso che riduce al minimo il numero delle manipolazioni 6 3 Un dispositivo che permette di individuare il prodotto grazie alla sua etichetta NOVITÀ Una procedura per il lavaggio dei cateteri: sicura, semplice e veloce Un rischio reale Il lavaggio dei cateteri è una procedura priva di rischi? I dati parlano chiaro: il 9% delle preparazioni attuali sono contaminate*. 9% BD propone ora una nuova procedura per il lavaggio dei cateteri, contribuendo alla prevenzione delle infezioni nosocomiali. Un dispositivo concepito per mantenere una pressione positiva alla fine dell iniezione impedendo i rischi di reflusso del sangue Richiedete BD Saline, la siringa pronta all uso per il lavaggio dei cateteri, è la soluzione ottimale per operare in tutta sicurezza e semplicità. BD Saline è disponibile, per ciascun tipo di catetere, in diverse capacità: 3 ml - 5 ml 10 ml Per ulteriori informazioni consultare il sito www.saf-t-intima.it nella sezione dispositivi aggiuntivi, digitando la password safety. * J. Calop. Studio sul rischio della contaminazione batterica e dell errore di dosaggio (eparina) durante la preparazione delle siringhe per il lavaggio dei cateteri CHRU Grenoble, 1999. (Disponibile solo su richiesta) 5Un dispositivo sicuro: l attacco Luer-Lok garantisce una chiusura sicura 4 Un dispositivo che limita la sovrapressione causa di spostamento o di rottura del catetere Becton Dickinson Italia Spa Via Caldera, 21-20153 Milano Tel. 02 48240 206 / 276 Fax 02 48203334 antonio_palmiero@europe.bd.com

Presa Diretta 5 zionale ad avere le stesse opportunità di cura in ogni parte d'italia, con i medesimi costi. Sulla sorte di questo diritto, però, sembra pesare un ombra scura, quella di un federalismo la cui frettolosa e scoordinata applicazione pare aver innescato meccanismi di squilibrio e di non perequazione nell'erogazione delle prestazioni com'è avvenuto e sta avvenendo nel settore dell'assistenza farmaceutica. Gli infermieri hanno aderito al Comitato perché suo scopo primario era proprio quello di esercitare una difesa concreta, sostanziale del Ssn, basata sul suo valore di servizio universale e solidaristico. A ricordarlo è Marinella D'Innocenzo (nella foto) che rappresenta il Comitato centrale della Federazione Ipasvi all'interno dello stesso Comitato. Partendo da questi due principi vogliamo infatti far sì che in Italia si realizzi un federalismo solidale che, tenendo conto delle diversità regionali, sappia creare meccanismi che rafforzino i necessari equilibri tra le Regioni più ricche e quelle con maggiori difficoltà di bilancio. In sostanza un federalismo che assicuri uguale diritto alla salute a tutti i cittadini, di tutte le Regioni, superando gli squilibri economici dovuti alla sottostima del Fondo sanitario. Noi prosegue D'Innocenzo abbiamo pensato che la sanità potesse essere il miglior laboratorio per misurare gli effetti e la riuscita del federalismo e la sua capacità di assicurare un'uguale risposta al diritto di salute dei cittadini nonostante le complessità legata all'allocazione e alla gestione delle risorse disponibili. Per quanto riguarda gli infermieri, la conservazione dell'attuale assetto del Ssn fa sì che ogni cittadino sappia di poter ricevere una risposta specifica e qualificata ai bisogni di assistenza infermieristica, attraverso modelli uniformi di erogazione delle prestazioni. È assolutamente necessario, quindi aggiunge con forza D'Innocenzo che la nostra voce di operatori qualificati venga ascoltata: gli infermieri rappresentano una delle leve strategiche per lo sviluppo e la conservazione del Ssn in termini di qualità di risposta e di sviluppo delle prestazioni assistenziali. Il punto sul quale riteniamo di poter dire la nostra è certamente quello della stima delle risorse, operando un incremento e non un taglio del Fsn che, peraltro, è tra i più bassi in Europa. A richiedere questo non sono soltanto gli operatori sanitari, ma la stessa evoluzione sociale: dall'andamento demografico, allo sviluppo delle tecnologie, fino ai cambiamenti delle patologie. Diventa indispensabile, dunque continua creare un federalismo basato su meccanismi di riequilibrio finanziario risolvendo da subito il problema dell'ingessamento delle differenze strutturali organizzative dei servizi sanitari nelle diverse Regioni. In sostanza gli infermieri così come tutti gli altri operatori che hanno aderito al Comitato esprimono una forte richiesta di partecipare al "governo" del sistema. È un richiamo deciso ai governatori che devono tener conto della professionalità e delle capacità organizzative degli operatori della sanità: sono proprio loro, infatti, a possiedere la capacità di tradurre nella pratica quello che lo Stato decide in termini di provvedimenti legislativi. Insomma conclude D'Innocenzo non vogliamo ventuno diversi sistemi sanitari: gli infermieri non pensano che il federalismo debba tradursi in una diversa capacità di sviluppo, anche in termini di innovazione tecnologica e terapeutica, di alcune Regioni a scapito di altre. Noi vorremmo invece poter utilizzare la massima tecnologia, la massima qualità di prestazioni sia nelle Regioni del nord, sia in quelle del Centro e del Sud. Non vogliamo nemmeno che ci siano diverse modalità di concepire la formazione: gli operatori devono tutti poter contare su una formazione di altissimo livello. Inoltre non vorremmo che ci fosse un'applicazione diversificata da Regione a Regione degli istituti contrattuali: agli operatori e agli infermieri in particolare, si chiede un livello elevato di prestazioni, quindi devono essere tutti pagati bene. Lo standard di assistenza, perciò, deve essere il più alto in ogni realtà: quello dell'anello forte della catena, non certo quello dell'anello più debole. Soprattutto nell'interesse dei cittadini e per non disperdere il patrimonio positivo di questo Servizio sanitario che, anche in presenza di inefficienze certamente da correggere, viene a ragione considerato tra i migliori del mondo. È questo il motivo del fortissimo impegno che la Federazione Ipasvi ha voluto esprimere con la sua presenza all'interno del Comitato: un impegno che ha una rilevanza tutta particolare proprio perché assunto per continuare ad assicurare ai cittadini, a tutti i cittadini, la migliore assistenza sanitaria possibile. Per l infermiere domiciliare e ospedaliero Quando l esigenza è la somministrazione periferica in sicurezza a domicilio, protratta nel tempo, la scelta è Saf-T-Intima 1 2 3 biomateriale Vialon alette morbide Alette più grandi: per 3 buoni motivi Dispositivo telescopico: Biomateriale Vialon : dispositivo telescopico più facile inserimento più sicurezza più lunga permanenza in vena Saf-T-Intima Catetere di sicurezza per l accesso venoso periferico Da oggi, in farmacia Becton Dickinson Italia ha sentito importante promuovere e far propria l esigenza spesso rivoltale dagli Operatori sanitari di favorire la disponibilità dei suoi prodotti, di elevata qualità e sicurezza, presso le farmacie al pubblico al fine di facilitarne la reperibilità anche ai familiari dei pazienti in trattamento domiciliare. Per avvalersi di questo servizio, occorre semplicemente contattare Becton Dickinson. Saf-T-Intima, per le sue caratteristiche intrinseche, è particolarmente indicato per le terapie di lunga durata in ambiente domiciliare per quei pazienti ai quali sia necessario somministrare una terapia farmacologica, dall infusione di una soluzione fisiologica, ai chemioterapici, dagli oppiacei ai farmaci di supporto, ecc. Per saperne di più. Visitate il sito www.saf-t-intima.it la password è safety oppure contattate Skills al numero 02 4675111. Becton Dickinson Italia Spa Via Caldera, 21-20153 Milano Tel: 02 48240 206 / 276 Fax: 02 4820 3334 stephane_piat@europe.bd.com antonio_palmiero@europe.bd.com

6 Presa Diretta l infermiere 9/2002 C Responsabilità civile: al Senato è allo studio un disegno di legge per dare più garanzie agli assistiti e al personale sanitario Assicurazioni sicure LE FORME ASSICURATIVE PROPOSTE DAL DDL CHE STA PER ESSERE PORTATO ALL'ESAME DELL'AULA, RIGUARDANO TUTTO IL PERSONALE SANITARIO. PARTICOLARMENTE IMPORTANTE LA COSTITUZIONE DI ALBI PERITALI DEI QUALI FARANNO PARTE ESPERTI DI CIASCUNA PROFESSIONE DI MARIANO RAMPINI hissà quante volte, assistendo a un film ambientato in un ospedale e girato negli Stati Uniti, ci è capitato di imbatterci in qualche avvocato pronto a prestare i propri servizi professionali a un infortunato o a un malato. E spesso quello che sullo schermo è finzione, nella realtà si trasforma in un processo contro l'ospedale o il personale sanitario a cui, come segnalano le cronache americane, seguono altrettanto spesso risarcimenti miliardari. Il fenomeno del contenzioso medico-legale è infatti particolarmente diffuso fuori dai nostri confini. Ma poco alla volta va assumendo contorni preoccupanti anche in Italia. Basti pensare che nella sola Lombardia può essere quantificato intorno ai 450 milioni di euro (circa 900 miliardi di vecchie lire). A fornirci questo dato è Antonio Tomassini, presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, a cui si deve la presentazione di un disegno di legge (il numero 108 Senato) che, appunto, porta il titolo di Nuove norme in tema di responsabilità professionale del personale sanitario. Il Ddl ha incontrato il favore praticamente di tutte le forze politiche presenti nella XII commissione, tanto che, come sottolinea lo stesso Tomassini, è stato approvato all'unanimità e adesso attende soltanto di essere calendarizzato per il dibattito in Aula. Dove, peraltro, non dovrebbe incontrare sorte diversa da quella avuta in Commissione: Non credo che ci saranno particolari difficoltà per la sua approvazione afferma il senatore anche perché scopo di questo disegno di legge non è certo quello di deresponsabilizzare il personale, quanto di assicurare ai cittadini un risarcimento equo e rapido, nel caso in cui questo stesso risarcimento sia loro dovuto. E, al tempo stesso, di dare a tutti gli operatori sanitari la tutela necessaria a svolgere con serenità e sicurezza il proprio lavoro. A rendere necessario un provvedimento di legge che innovasse questo particolare settore di intervento della pubblica amministrazione, stando all'analisi di Tomassini, concorrono numerosi fattori: Si va dall'inadeguatezza delle coperture assicurative delle Aziende sanitarie, fino al protrarsi eccessivo dei tempi giudiziari a tutto scapito dei diritti dei pazienti quasi costantemente obbligati a intraprendere la via penale. Ma non basta. A rendere ancor più spinosi, se possibile, i rapporti tra i cittadini e il sistema sanitario contribuiscono anche altri elementi: si pensi, solo per fare un esempio alla cattiva informazione sul cosiddetto consenso informato, qualche volta imputabile al medico, ma a volte anche al cittadino. O, ancora, agli scoop giornalistici su episodi di malasanità, spesso enfatizzati senza tener conto di tutto quanto si fa, nella semplice quotidianità, a favore dei pazienti. Inoltre bisogna considerare che non tutte le Aziende sanitarie hanno avviato i meccanismi delle relazioni con il pubblico. E, infine, non va dimenticato che a rendere ancor più complesso questo contenzioso spesso intervengono periti improvvisati o di fiducia del solo giudice, magari senza competenze specifiche. A tutto questo, dunque, intende porre rimedio il Ddl che, ricorda ancora Tomassini, poggia su alcuni principi fondamentali. Abbiamo infatti voluto far sì che gli enti stipulino congrue assicurazioni, dando loro anche la possibilità di rivalsa contro il personale in caso di dolo o colpa grave; c'è

Presa Diretta 7 poi l'istituzione dell'arbitrato che rende le procedure più snelle e la creazione di specifici Albi di esperti a cui accedere. Crediamo di aver fatto già qualcosa di utile, ma certamente tutto è perfettibile e potremmo anche pensare nell'ambito del dibattito in Aula all'inserimento di ulteriori elementi di completezza quali, ad esempio, forme di deterrenza contro le liti temerarie o la creazione di Unità di rischio preventivo, già sperimentate con successo in alcune Asl". Ma cosa dice il decreto? Vediamo in dettaglio le disposizioni che dovrebbero presto essere discusse dall'aula di Palazzo Madama, cominciando con l'articolo 1 che si apre affermando come "la responsabilità civile per danni a persone causate dal personale sanitario medico e non medico, occorsi in una struttura ospedaliera pubblica o privata sia sempre a carico della struttura stessa. Le prestazioni oggetto della norma, ovviamente, sono quelle erogate dalle strutture ospedaliere pubbliche comprese quelle ambulatoriali, diagnostiche e le attività intramoenia". Ne restano escluse le prestazioni che non rientrano tra quelle dei Livelli essenziali di assistenza (ex allegato 2, Dpcm 29 novembre 20091), mentre la normativa si applica a quelle fornite dalle strutture ospedaliere private accreditate. Se a causare il danno sia stato dolo o colpa grave del personale, la struttura può avviare nei suoi confronti un'azione disciplinare, ma potrà esercitare l'"azione di rivalsa" solo in caso di dolo. Ovviamente qui siamo all'articolo 2 le strutture, per poter esercitare la loro attività, dovranno obbligatoriamente essere coperte da un'assicurazione per la responsabilità civile nei confronti degli assistiti: questa assicurazione potrà essere stipulata con qualsiasi impresa autorizzata all'esercizio della'assicurazione e i massimali dovranno essere idonei a garantire la copertura assicurativa di tutti gli operatori sanitari. Chi abbia subito un danno a seguito di prestazioni sanitarie lo dice l'articolo 3 può agire nei confronti dell'assicuratore, ma nei limiti delle somme per le quali è stata stipulata l'assicurazione. Dettagliato il capitolo relativo alle modalità per la richiesta di risarcimento, così come sono dettagliate le norme relative all'arbitrato: su proposta del danneggiato (e dietro accettazione della controparte) la controversia può essere affidata al giudizio di un collegio arbitrale. Questo sarà composto da tre membri, due dei quali saranno designati da ciascuna delle parti in causa. E nel caso in cui ci si affidi all'arbitrato sarà anche possibile chiedere di comune accordo tra le parti un giudizio secondo equità. In questo caso, però non è ammessa alcuna impugnazione. Di particolare importanza e novità le norme sull'istituzione degli Albi degli arbitri e dei consulenti tecnici d'ufficio che operano nell'ambito delle vertenze di cui si occupa il Ddl. Proprio allo scopo di assicurare la presenza di operatori competenti in queste evenienze, le Regioni (l'istituzione del'albo deve avvenire entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge) definiranno le modalità attraverso le quali costituire e aggiornare l'albo. Dovranno però fare in modo che sia garantita un'idonea e qualificata rappresentanza di esperti di tutte le specializzazioni mediche e delle professioni sanitarie non mediche. È stato fatto certamente un lavoro positivo commenta la senatrice di Forza Italia Laura Bianconi componente della stessa XII commissione Igiene e sanità. E questo disegno di legge rappresentare un tassello importante in un più ampio disegno: la riaffermazione che vi viene fatta della responsabilità professionale va a sposarsi pienamente con i principi contenuti nella legge 1/2002. In questo modo abbiamo la possibilità di proseguire ancora più agevolmente sulla strada intrapresa al momento dell'approvazione di quella legge. In particolare la senatrice azzurra fa riferimento all'attività libero professionale degli infermieri che ha trovato una sua chiara esplicitazione proprio nel comma 2 dell'articolo 1 della legge sopraccitata. Con quelle norme abbiamo voluto restituire dignità al discorso sull'equipollenza dei titoli, alla formazione in ambito universitario spiega la senatrice Bianconi. Ora vogliamo fare un ulteriore passo in avanti e lavorare sulla professionalità e sulla responsabilità degli operatori, in particolare su quella degli infermieri e sulla loro attività professionali al di fuori del rapporto di lavoro dipendente con il Ssn. Proprio in quest'ottica si inquadra il Ddl Tomassini: nel corso del dibattito in aula potremo fare una lettura "a distanza" del testo in modo da apportarvi i correttivi eventualmente necessari. Ad esempio le norme che definiscono le modalità di costituzione degli Albi dei periti, prevedono solo il coinvolgimento delle società scientifiche senza citare Ordini o Collegi. E questo, secondo Bianconi, potrebbe certamente essere uno degli affinamenti necessari per una corretta applicazione della futura legge. Resta poi la possibilità di altri emendamenti ancora da definire: vi collaboreranno in stretta sinergia la stessa senatrice e i vertici professionali infermieristici che, come sottolinea ancora, saranno indubbiamente utili per raggiungere la tappa finale di quel progetto che dovrebbe condurre a una maggiore esplicazione dell'attività libero professionale degli infermieri.