GLI ETRUSCHI L origine del popolo etrusco è incerta; essendo gli insediamenti più antichi sulla costa, si suppone che venissero da Oriente (ma questa è solo una delle tante ipotesi formulate dagli studiosi). Sta di fatto che gli Etruschi furono i primi fondatori di città in Occidente e la prima civiltà urbana, e che furono una delle radici dell arte dei romani, da cui furono conquistati attorno al I secolo. La religiosità Il mondo etrusco, al contrario di quello greco, armonioso ed equilibrato, è cupo, pauroso, fortemente influenzato dalla religione, che era rivelata (una religione è rivelata quando un essere di origine divina racconta direttamente la verità agli uomini). Infatti il mito racconta che un personaggio di nome Tagete scoprì un essere che gli dettò le sacre scritture etrusche. I libri sacri erano di tre differenti tipologie: gli Acherontici, che trattavano dell oltretomba, i Sibillini, sul prevedere il futuro, e gli Aruspici, destinati ai sacerdoti. I libri erano custoditi nei templi, che avevano perciò una funzione diversa da quelli greci: servivano infatti alla conservazione e alla consultazione dei testi (per questa attività vi era un area apposita all interno del tempio stesso). È nota l abilità degli Etruschi nella divinazione; l assillo del futuro tormentava questo popolo, che credeva ad un destino già scritto e quindi immutabile. Un esempio di questa visione del mondo è dato dal Fegato di Piacenza (III secolo a.c.), un modello che serviva ad interpretare i fegati degli animali sacrificati. I sacerdoti etruschi prestavano molta attenzione, oltre ai sacrifici degli animali, anche ai fenomeni celesti: suddividevano il cielo in settori ben precisi (antica, postica, ostili, familiaris) influenzati dalle diverse divinità e, quando un fenomeno si manifestava, a seconda del settore in cui ciò era avvenuto, si poteva dedurre se il dio o la dea in questione esercitava un influsso positivo o negativo in quel particolare momento. Il tempio Il tempio etrusco è sempre costruito su un basamento di pietra sopraelevato, perché il territorio era pianeggiante ed esso doveva elevarsi sopra agli altri
edifici. Il tempio vero e proprio era invece in legno (motivo per cui non ci sono pervenuti molti reperti, in quanto il legno è un materiale altamente deperibile). Possedeva una facciata monumentale, le altre erano secondarie; ciò non accadeva invece nel tempio greco, in cui ogni parte era importante per il rispetto delle proporzioni. Bisogna tuttavia tenere presente che nel mondo etrusco non esisteva il concetto di ordine architettonico come insieme di regole. In primo piano si trovavano quattro colonne molto sottili, poi una seconda fila di colonne che servivano da porticato (pronaos). All interno vi erano solitamente tre naos; si ipotizza che avessero tre funzioni diverse. Probabilmente in uno di questi c erano biblioteche sacre, oppure una favissa, cioè un deposito di ex-voto. Il tetto del tempio era ricoperto di tegole e sovrastato da statue detti acroteri. Vicino alle tegole vi erano delle antefisse (alcune a forma di testa di satiro) che servivano da tappo per impedire che topi o altri piccoli animali si infilassero sotto le tegole stesse. Il fregio presente sulle travi è un bassorilievo ed ha un significato religioso. Gli acroteri Erano statue che venivano messe su basamenti situati sul colmo del tetto. Le divinità rappresentate erano Eracle, Apollo, Minerva; le statue erano alte due metri, in terracotta e molto difficili da realizzare perché necessitavano di un sostegno durante la fabbricazione, e durante la cottura vi era il rischio che scoppiassero. Ermes ha il sorriso arcaico e le trecce tipiche dei kouros; gli occhi sono innaturali e quindi simili a quelli degli dei. Apollo, invece, è vestito ed è più dinamico rispetto ai kouros. Le pieghe del vestito e i muscoli del polpaccio sono stilizzati; infatti gli Etruschi, come le altre popolazioni italiche, non cercano la naturalezza, ma stilizzano molto. Sepolture e necropoli Il mondo funerario, per gli Etruschi, era importantissimo. Gli affreschi ritrovati nelle tombe rappresentano soprattutto i giochi celebrati in occasione delle cerimonie funerarie (ad esempio, si facevano combattere i condannati a morte). Queste messe in scena avevano significati molto complessi, non del tutto chiari, e probabilmente avevano la funzione di mandare l anima del defunto nel mondo dell aldilà. Oltre agli affreschi si possono trovare, come è avvenuto a Vulci, alcuni vasi neri detti buccheri,
la cui produzione era tipicamente etrusca. Tali vasi sono difficili da rinvenire poiché le tombe, spesso, vengono saccheggiate, nell antichità come oggi. Le necropoli (lett. città dei morti ) come quella di Cerveteri (VII-III secolo a.c.) testimoniano l attenzione che gli Etruschi dedicavano al mondo funerario. Le varie città-stato della Dodecapoli (l insieme dei centri abitati più importanti del territorio etrusco)edificavano necropoli utilizzando ciascuna stili e forme diverse: in questo modo, possiamo capire da quale città era stata costruita una data tomba (ciò è possibile perché le varie tradizioni sono anche molto diverse tra loro). Solitamente all ingresso della necropoli si trovava una via sacra, che veniva percorsa dai cortei funebri, e ai cui lati erano distribuite le tombe. Queste erano di diverse tipologie: a schiera, a blocchi e a tumulo. Le tombe a tumulo sono le più interessanti, perché il tumulo stesso indicava l importanza della famiglia, che preparava la tomba e poi poteva aggiungere stanze e corridoi, accrescendo così la grandezza del sepolcro. Il tumulo veniva scavato dentro alla collina; dopo i dromoi (corridoi) si trovava la tomba vera e propria, che riproduceva l interno di una casa vera (queste sono testimonianze molto importanti, perché in questo modo possiamo sapere come doveva essere l interno di una casa etrusca); tutto era scolpito in pietra, per durare in eterno. La costruzione era a falsa cupola, puntellata da un pilastro che sosteneva il tutto. Le pitture Nelle Pitture degli Auguri (520 a.c., Tarquinia) sono rappresentati due sacerdoti che volgono una mano verso una finta porta, che è un varco dimensionale che mette in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti. Si vede anche un danzatore, che pratica una danza rituale con significati ben precisi (simile alle danze orientali tuttora praticate in luoghi quali l India, il Tibet etc.). Tutto ciò ci dimostra che le pitture etrusche non erano semplici abbellimenti, e non servivano semplicemente a raccontare storie, ma avevano una precisa funzione rituale, collegata all aldilà (infatti sono rappresentate spesso situazioni come quelle dei banchetti funerari). In particolare, le due attività più rappresentate sono la caccia e la pesca: esse sono occupazioni piacevoli, che probabilmente erano praticate dal defunto durante la vita terrena e che lo avevano allietato. Poiché gli Etruschi ritenevano che il mondo dell aldilà fosse terribile e pauroso, credevano che
il morto non dovesse transitare completamente in quel mondo, poiché la sua identità sarebbe sparita. Infatti la tomba, gli arredi di pietra, le pitture servivano proprio a perpetuare il legame tra il morto e i vivi, in modo tale che il defunto non si disperda nell aldilà. Esempi di arte etrusca Velia e il marito Larth (320 a.c.) è un opera che ci dimostra quanto le donne etrusche fossero libere (molto di più rispetto a quelle greche, costrette a chiudersi nei ginecei) e facessero le stesse cose dei maschi (addirittura partecipavano ai banchetti). La Tomba dei Rilievi contiene una serie di attrezzature collegate alla vita del morto, e dimostra i concetti spiegati precedentemente riguardo alla concezione della vita e della morte. L Ipogeo dei Volumni (II secolo a.c.) contiene sarcofagi dove venivano messi i corpi; sopra ogni sarcofago veniva raffigurato il personaggio nell atto di mangiare, appoggiato al fianco sinistro (si preferiva questo lato perché la digestione, in tal modo, era facilitata). (Ipogeo = lett. sotto terra, perciò è una costruzione sotterranea). La Tomba a edicola di Populonia è costituita da una specie di casetta (un po come le moderne edicole religiose che si trovano lungo le strade, dedicate ai santi o alla Madonna) con il tetto formato da due monoliti. I vasi canopi e il valore dell individuo Gli Etruschi usavano cremare i propri morti, per poi raccoglierne le ceneri e riporle in un urna cineraria. Queste urne sono caratterizzate da una novità: hanno una forma umana, sono perciò vasi canopi. La figura in questione tende a rappresentare l identità del morto. La rappresentazione, infatti, diviene a poco a poco un ritratto individuale in terracotta, magari poco naturalistico ma molto intenso. Questa particolare usanza rimarrà caratteristica della classe aristocratica e passerà poi ai Romani. Tra V e IV secolo a.c. l influenza greca sul commercio diviene sempre più importante e gli etruschi, venuti a contatto con questo popolo, sviluppano parzialmente il loro stile: le immagini etrusche perdono progressivamente la stilizzazione e conquistano naturalezza (in precedenza le immagini etrusche non avevano alla loro base il concetto di armonia, quindi nemmeno un canone). Ad esempio, vengono introdotte le decorazioni frontonali nei
templi (frontone = spazio triangolare tra i due spioventi). A differenza di quelli greci, i frontoni etruschi sono di terracotta e non di marmo. Sarcofagi e urne Il Sarcofago degli sposi (520 a.c., Cerveteri) è costruito come un triclinio. Risulta evidente l intimità e l affettività tra gli sposi comunicate dall opera, ma la figura umana non è rappresentata in maniera armoniosa, con tutto il corpo intero, ma viene privilegiata la testa, poi la figura perde mano a mano il realismo. Mentre il mondo greco non concepiva l uomo se non nella sua interezza (secondo il canone tutte le parti dovevano essere in proporzione tra loro), il mondo etrusco concepisce la testa come parte più importante del corpo, trascurando le altre, proprio perché la testa e quindi il viso è ciò che ci può comunicare di più riguardo all identità dell individuo, fondamentale nella visione funeraria etrusca (vedi paragrafo Le pitture ). Anche l Urna di Volterra rappresenta un morto dal viso non generico, ben caratterizzato. Statuaria in bronzo Gli Etruschi furono abilissimi nella realizzazione di statue in bronzo. Un esempio è la Chimera di Arezzo (V secolo a.c.), in cui viene utilizzata la stilizzazione per il muso e la criniera. La figura, nel complesso, non è naturale, crea quindi un effetto più marcato e trasmette aggressività, mentre le costole magre danno un idea di qualcosa di nervoso.