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VERSO PARIGI 2015. GLI STATI GENERALI SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI E LA DIFESA DEL TERRITORIO IN ITALIA CONTRIBUTO CONFAGRICOLTURA Il cambiamento climatico dovuto alla crescita delle emissioni di gas ad effetto serra è al centro di un intenso dibattito sia a livello internazionale che europeo. A livello internazionale, lo scopo delle negoziazioni è di giungere ad un nuovo accordo globale vincolante per la lotta contro i cambiamenti climatici entro la fine dell anno, a Parigi, in occasione della 21ª Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC); accordo che dovrebbe entrare in vigore nel 2020 ed essere diretto a tutti i paesi dell'unfccc e inteso a realizzare maggiori tagli alle emissioni globali. Contemporaneamente si sta lavorando alla finalizzazione della proposta di attuazione dell'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto, nell'ambito del quale i paesi partecipanti si sono impegnati a ridurre le emissioni di almeno il 18% rispetto ai livelli del 1990, che riguarda gli impegni nel secondo periodo, dal 2013 al 2020. I recenti dati dell'intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sull aumento delle emissioni e la maggiore intensità e frequenza dei fenomeni atmosferici estremi confermano il ruolo di primo piano della lotta ai cambiamenti climatici nel quadro delle politiche sulla sostenibilità, dell adozione di politiche di adattamento e di riduzione del rischio, incluso il dissesto idrogeologico. Se non s interviene in fretta i mutamenti del clima produrranno effetti gravi, estesi e irreversibili sulla popolazione e sugli ecosistemi del mondo intero. Per evitare che la temperatura media del pianeta aumenti pericolosamente di oltre 2 ºC rispetto ai livelli preindustriali (il cosiddetto "obiettivo dei 2 ºC") tutti i paesi dovranno ridurre in maniera consistente e costante le emissioni di gas a effetto serra. In tale quadro per la prima volta la UNFCCC ha adottato una decisione sull agricoltura, sottolineando l importanza della climate smart agriculture (CSA). Il CSA è stato proposto come il metodo in grado di affrontare le sfide mosse dal cambiamento climatico e dalla sicurezza alimentare, basandosi su tre obiettivi principali: aumento sostenibile della produttività agricola, creazione di un meccanismo in grado di controllare i sistemi agricoli e di food security, riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra provenienti dall agricoltura. 1

Per quanto riguarda l UE, anche in applicazione del Protocollo di Kyoto, da anni le politiche sono rivolte a favorire il passaggio ad un economia a bassa intensità di emissione. Nel 2009 l UE ha approvato il pacchetto Clima-Energia, impegnando gli Stati membri a ridurre, entro il 2020, le emissioni di gas serra del 20% (attraverso l ETS - emissions trading system e la diminuzione delle emissioni da parte delle attività non soggette all ETS), a portare al 20% la quota di consumo energetico da fonti rinnovabili e a ottenere un incremento del 20% dell efficienza energetica; anticipando gli obiettivi della seconda fase del protocollo di Kyoto. Successivamente nel 2011 la Commissione europea ha presentato il documento Una tabella di marcia verso un economia competitiva a basse emissioni di carbonio al 2050, in cui tra l altro, l Ue ha stabilito l obiettivo di ridurre, entro il 2050, le emissioni di gas serra dell 80-95% rispetto ai livelli del 1990. Nel 2014 la Commissione europea ha presentato una comunicazione che stabilisce il quadro strategico per il clima e il settore energetico tra il 2020 e il 2030. Gli elementi chiave del quadro strategico per il 2030 proposto dalla Commissione sono: un obiettivo vincolante per la riduzione dei gas serra del 40% al di sotto del livello 1990, mentre le emissioni dei settori che non rientrano nel sistema ETS, come quello agricolo, dovranno ridursi del 30% al di sotto del livello 2005; un obiettivo vincolante sulle energie rinnovabili a livello dell'ue, al fine di raggiungere almeno il 27% di energie rinnovabili entro il 2030, continuando, inoltre, a stimolare gli investimenti nel settore. In relazione al quadro descritto, la politica climatica europea, non solo ha già fissato gli obiettivi al 2020, ma ha stabilito già nuovi traguardi da raggiungere nel 2030, attraverso una strategia sulle emissioni di gas serra che non si incardina esclusivamente nel sistema di scambio di quote di emissione ma anche nello stabilire obiettivi specifici per i settori ad esse non soggette, quali l agricoltura; a partire dall obiettivo fissato al 2020 di diminuzione del 13% delle emissioni e quindi del 30% al 2030. In tale quadro il settore agricolo è chiamato ad agire sia con misure di adattamento, per salvaguardare le sue produzioni, che di mitigazione, per ridurre le emissioni di gas serra o aumentare il carbonio (C) stoccato nei suoli e nelle biomasse. Per cui è indispensabile approfondire una serie di tematiche normative, organizzative e tecnologiche al fine di individuare specifiche soluzioni, visto anche che gli obiettivi del Protocollo di Kyoto e dell Unione Europea si concentrano sulla diminuzione di emissioni nel settore della fertilizzazione (protossido di azoto) e degli allevamenti (ammoniaca e metano). Partendo però dalla considerazione che il contributo del settore agricolo alla mitigazione delle emissioni è positivo. Secondo i dati diffusi dall ISPRA, il settore agricolo, nel 2011, ha contribuito alla produzione del 6,9% delle emissioni nazionali. In particolare, le emissioni contabilizzate sono quelle riguardanti la produzione di protossido di azoto (N 2 O), che rappresentano il 57% delle emissioni del settore e derivano dalla gestione delle deiezioni animali, dall utilizzo di fertilizzanti azotati e da altre emissioni dei suoli agricole, mentre quelle di metano (CH4), che sono il 43% del totale, derivano dai processi digestivi degli animali allevati, dalla gestione delle deiezioni e dalla coltivazione del riso. 2

Dal 1990 al 2011, si è verificata una riduzione pari al 17,7%, senza differenze rilevanti tra i due gas serra. Tali riduzioni sono dovute al calo delle emissioni di CH 4 da fermentazione enterica (-12%), che rappresentano il 32% delle emissioni del settore, e delle emissioni dei suoli agricoli (-21%), che rappresentano il 46% del totale. Queste riduzioni sono imputabili soprattutto al calo del numero di capi per alcune specie zootecniche, alla variazione delle superfici e produzioni agricole, alla razionalizzazione della fertilizzazione e al recupero di biogas da deiezioni animali. Per proseguire in tale direzione occorre rafforzare l azione di mitigazione soprattutto sui seguenti settori: riduzione delle emissioni enteriche (ruminanti) di metano attraverso strategie alimentari, la selezione genetica di animali fisiologicamente predisposti a produrre meno metano; riduzione dell apporto proteico della razione; gestione delle deiezioni (diete a basso tenore proteico, rimozione rapida degli effluenti nei ricoveri, copertura degli stoccaggi dei liquami, interramento rapido degli effluenti a uso agronomico, aumento dell efficienza della concimazione organica); ottimizzazione delle fertilizzazioni (scelta delle epoche di somministrazione, uso delle dosi migliori per le colture; ricorso a tecnologie di precisione nei dosaggi e nei posizionamenti (agricoltura di precisione); efficienza energetica e produzione di energia con particolare riferimento alla digestione anaerobica degli effluenti per la produzione di biogas; sequestro del carbonio (scelte agronomiche e lavorazioni del terreno). Con la consapevolezza che ulteriori miglioramenti si possono raggiungere solo attraverso l individuazione di una chiara strategia che richiede una forte integrazione tra le diverse componenti. Per tale motivo occorre un maggior coordinamento tra i Ministeri dell agricoltura, dell Ambiente e della Salute, maggiore uniformità a livello regionale nell attuazione delle norme, coinvolgimento degli stakeholder in modo regolare. Non da ultimo normative che siano in grado di indirizzare lo sviluppo verso un agricoltura sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico. Situazione che non si sta verificando ad esempio nella definizione: delle nuove norme sulla gestione del digestato, in cui oltre ai ritardi accumulati nell emanazione del provvedimento, si rischia di non veder approvata l equiparazione del digestato ai concimi chimici che permetterebbe di ridurre le emissioni e di favorire il ripristino della sostanza organica nei suoli con positivi effetti nel sequestro di carbonio; del nuovo decreto incentivi per il biogas e le biomasse ch,e visti gli incentivi estremamente ridotti, verrebbe a bloccare definitivamente lo sviluppo del settore, nonostante sia determinante nella mitigazione delle emissioni del settore zootecnico; del decreto sottoprodotti in cui sono previsti troppi vincoli. Il settore inoltre ha notevoli potenzialità di contribuire al contrasto ai cambiamenti climatici; per tale motivo occorre prevedere opportune misure atte a stimolare gli investimenti nelle attività che sono riconosciute valide ai fini dell assorbimento del carbonio atmosferico nel suolo: a partire dalla misure dei PSR, alla redazione del green act, al collegato ambientale che, dopo mesi di discussione in parlamento, non ha ancora visto la luce. 3

In tale contesto si inseriscono anche le decisioni che devono essere prese in relazione all adesione dell agricoltura al secondo periodo di impegno 2013-2020 del Protocollo di Kyoto nell ambito degli obblighi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti del settore LULUCF (uso del suolo LU cambiamento del suolo LUC foreste F). L Italia, difatti, oggi è chiamata a decidere se aderire volontariamente al Protocollo di Kyoto oltre che per le foreste (afforestazione, riforestazione, deforestazione, gestione forestale), a cui ha aderito già nel primo periodo del Protocollo, anche per la gestione del suolo e dei pascoli. L esperienza maturata nel primo periodo di applicazione del Protocollo di Kyoto ha messo in evidenza il ruolo determinante dell attività forestale nell assorbimento di CO 2. Il percorso individuato dall Italia per adempiere agli obiettivi del primo periodo di Kyoto, ha previsto difatti l utilizzo dei crediti generati dalle attività forestali. Nell ambito della disciplina italiana però gli agricoltori non hanno avuto alcun riconoscimento per il ruolo svolto (il 65% delle foreste è di proprietà privata) avendo beneficiato dell assorbimento di CO2 da parte del settore forestale solo il sistema Paese ai fini del raggiungimento degli obiettivi del PK. Per cui uno dei primi aspetti da affrontare sia per le attività forestali che per la gestione dei suoli e dei pascoli è l effettiva proprietà dei titoli e la possibilità di un riconoscimento economico del ruolo svolto dalle imprese agricole e forestali sia attraverso i mercati volontari dei crediti di carbonio che attraverso una maggiore valorizzazione dei prodotti agricoli. Come è indispensabile che il settore agricolo disponga dei propri carbon sink per bilanciare le emissioni con particolare riferimento agli allevamenti ed alla pratiche di fertilizzazione in vista degli obiettivi al 2020 fissati dall Unione Europea (diminuzione delle emissioni del 13%) a quelli futuri al 2030 (30%). Per cui la decisione di eleggere le misure gestione dei suoli e dei pascoli nell ambito del secondo periodo del PK, sui cui l Italia si deve esprimere a breve, anticipando il percorso già individuato dall Unione Europea con la Decisione 529/2013/UE, deve tener conto di tali aspetti. Altrimenti si rischia di avviare un percorso che avrà costi elevati di implementazione in relazione all individuazione di metodologie di contabilizzazione condivise ed alla gestione del sistema, senza alcun vantaggio per l agricoltura. Tenendo anche presente che la contabilizzazione della gestione dei suoli e dei pascoli attualmente non è indispensabile per l Italia visto che saranno comunque raggiunti gli obiettivi al 2020, quindi c è anche il rischio che non rivesta alcun valore contrattuale. Fermo restando quanto sopra specificato, occorre sviluppare rapidamente il percorso individuato dall Unione Europea con la decisione 529/2013/UE che, sebbene abbia previsto di non includere nel pacchetto clima-energia il settore LULUCF (gestione del suolo, cambiamenti di uso del suolo e gestione delle foreste), ha individuato un percorso graduale che porterà al 2022 ad inserire anche il settore LULUCF nella strategia clima energia, in riferimento agli obiettivi da raggiungere al 2030. In relazione a quanto specificato gli ambiti strategici su cui si ritiene importante concentrare gli sforzi sono: cogliere l importanza di investire in ricerca applicata all agricoltura ed alla bioeconomia nonché di attivare in tutte le regioni la misura 16 sulla cooperazione per favorire il trasferimento delle innovazioni; in tale ambito sviluppare azioni specifiche sulla precision farming e sull agricoltura conservativa; 4

attivare specifiche azioni in materia di clima energia nei PSR; rafforzare lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, con particolare riferimento al biogas ed alle biomasse, privilegiando l impiego di biomasse residuali, tra cui gli effluenti zootecnici ed i sottoprodotti, colture non alimentari, colture intercalari; rafforzare le azioni dirette all utilizzazione agronomica del digestato per favorire il ripristino della sostanza organica nei suoli; rafforzare le misure di efficienza energetica, rendendole più accessibili alle imprese agricole; riconoscere il ruolo del settore agro-forestale nel campo degli assorbimenti del carbonio attraverso la definizione di metodologie di contabilizzazione applicabili; in tale ambito rafforzare il mercato volontario dei crediti di CO 2 ; rafforzare l azione dell agricoltura nella prevenzione dal dissesto idrogeologico, nella conservazione del paesaggio e del territorio rurale, contrastando il consumo di suolo agricolo; promuovere, attraverso il progetto EcoCloud, l introduzione o il mantenimento di pratiche agricole che contribuiscano a mitigare i cambiamenti climatici o che favoriscano l adattamento; valorizzare i percorsi di certificazione legati all ecoinnovazione con particolare riferimento all impronta carbonica. 5