LE CAMPANE DI CAMPERTOGNO



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LE CAMPANE DI CAMPERTOGNO Il suono delle campane aveva scandito per molti secoli il ritmo della vita della comunità ed era in un certo senso il veicolo dei suoi principali messaggi. Il campanone nei giorni di festa aveva diffuso il suo suono pieno e armonioso fino ai paesi vicini, trasmettendo il suo messaggio di pace. Le altre campane avevano avuto ciascuna la propria funzione, rigorosamente definita nei tempi e nelle forme. L intero concerto campanario era stato in particolari momenti coinvolto nella festosa dinedéina, un caratteristico scampanio a tema fisso che esprimeva gioia ed allegria, ma che talvolta era anche un po trasgressivamente suonata sull aria della baghëtta, un motivetto popolare che iniziava con le parole: Din e din e della, dumàň l è festa bella. La tastiera con la quale dalla cella campanaria si suonava la dinedéina. Quando, per ragioni liturgiche le campane avevano dovuto tacere secondo la tradizione in segno di lutto, come nella settimana santa, il loro richiamo era stato sostituito da quello della tanèbbra, caratteristico strumento il cui rumore gracidante era ottenuto facendo saltellare una sottile lamina di legno su una ruota dentata imperniata su un lungo manico. Non meno pittoresco di quello delle campane della chiesa parrocchiale era stato per secoli il suono a distesa delle campanelle degli oratori, prima tra tutti quella del Callone, quando accompagnava la tradizionale fiaccolata con cui l immagine della Madonna era portata in paese. Queste sono alcune delle buone ragioni per cui le campane di Campertogno sono da sempre considerate protagoniste indiscusse della vita della comunità. Inventario Già alla fine del 600 gli inventari parrocchiali elencano le campane esistenti e ne descrivono le caratteristiche: del 1582 era la campana maggiore (campanùň), dedicata a S. Maria, del peso di 210 rubbi (un rubbo equivaleva a Decorazioni riportate sulla superficie delle campane di Campertogno. Da sinistra: campana piccola, campana dei morti, campana media e campana maggiore. 1

circa 9 Kg), del 1607 era la campana media (mèšàna), dedicata a S. Giacomo, del peso di 130 rubbi, mentre la campana piccola, la più antica (del 1493), dedicata a S. Giovanni, pesava solo 70 rubbi. Queste tre campane furono benedette nel 1675 dal vescovo di Novara, G.M. Odescalchi. Successivamente, nei primi anni del 1700, si decise di acquistare una nuova campana di media grandezza da dedicare al culto dei definti (campàna d i mört) che completò il concerto campanario. Maniglie di alcune delle campane di Campertogno. Da sinistra: campana piccola, campana media e campana maggiore. Il rifacimento del castello delle campane fu effettiuato da Pietro Antonio Carestia di Vogna nel 1748. Negli ultimi decenni si provvide alla meccanizzazione ed elettrificazione del concerto campanario. Tutti gli oratori avevano la loro campanella, ospitata in piccoli campanili a torre o a vela, con base molto spesso incorporata nella struttura perimetrale e minuscola cella campanaria per lo più accessibile solo dal tetto, ma altre volte semplicemente appese al muro esterno. Esse erano suonate tirando una corda pendente all interno o all esterno dell edificio. Al Callone una campana era già presente nel 600 (indicata di rubbi 6 negli inventari), ma secondo la tradizione essa fu sostituita nel 1888 dalla campana dell oratorio di San Pantaleone di Goreto, trascinata fin sui prati della Rusa, sulla sponda opposta del Sesia, dalla valanga che distrusse quell oratorio. L oratorio di Carata ancora nel 1677 non aveva il campanile, ma solo una campanella all interno, mentre a Camproso l oratorio era un edificio di dimensioni piuttosto piccole, poco più di una cappella, con una campanella fissata sulla facciata. Uso liturgico Il suono delle campane, pieno e vibrante, è un piacevole ricordo per chi abbia vissuto anche per poco in paese. Dell Angelus o Ave Maria del mattino non ho un gran ricordo perché a quell ora solitamente dormivo, ma ho ben presente lo scampanio dell Ave Maria della sera (così era abitualmente chiamato), mescolato allo stridio delle rondini in volo attorno al campanile, che accompagnava gli ultimi giochi sul sagrato; i rintocchi dell agonia, scanditi tra la muta attenzione della gente; il pressante richiamo della campana a martello che convocava i volontari per i primi soccorsi, in caso di incendi e calamità; il suono a distesa del campanùň nelle feste grandi e durante la fiaccolata del Callone. L alba ed il tramonto, che significavano anche i momenti di inizio e di fine del lavoro, furono sempre un criterio fondamentale di riferimento per il suono delle campane. Erano tempi variabili al variare delle stagioni, e quindi erano di fatto espressione di un ora legale ante-litteram. A queste circostanze si 2

aggiungeva l Angelus suonato a mezzogiorno per sollecitare la preghiera e più prosaicamente per confermare legittimità all appetito. Era detto agunìa il lento rintocco delle campane effettuato al momento della morte di una persona; la regola era di suonare 7 rintocchi se si trattava di una donna e 9 se il defunto era un uomo (una discriminazione maschilista in accordo con lo spirito dei tempi passati). Era invece chiamato sègñ lo scampanio della campana d i mört che precedeva le funzioni liturgiche associate al decesso, in particolare il rosario (curóna), il funerale (sepultüra) e la funzione di suffragio del settimo giorno dalla morte (sètima). Molti sicuramente ricordano alcune altre tipiche modalità, tuttora in uso, di suonare le campane Erano lo scampanio effettuato mezz ora prima della messa o del vespro (sunê mëssa, sunê vèspri) e gli ultimi rintocchi (bòit o ültimi), suonati poco prima dell inizio della funzione religiosa. Fino a non molti anni or sono si poteva ancora udire, nei giorni di festa e in occasione particolarmente soleeni, la già ricordata dinedéina, tipico scampanìo che mani esperte (Angiulìň, Bèrtu) sapevano trarre dalle campane percuotendo una tastiera, situata nella cella campanaria, i cui tasti erano collegati con funi ai battacchi delle campane. Il solenne suono della campana maggiore era di prammatica nei giorni di San Giacomo (festa patronale) e di Sant Anna (in occasione della tradizionale processione), durante la fiaccolata del Callone e in altre circostanze particolarmente solenni. Le consorelle partecipavano abitualmente alle funzioni liturgiche ed ai funerali: si dice che a tale scopo venissero convocate (ma la notizia non mi è stata confermata) con un particolare richiamo delle campane. Anche il suono delle campane a martello, un insistente e per certi versi angosciante successione di rintocchi ravvicinati, fa parte delle tradizioni. Ad Otra si verificò alcuni decenni or sono un incendio, l ultimo non doloso che si ricordi in paese, che distrusse completamente una casa. Col suono delle campane a martello furono immediatamente convocati dei volontari, che accorsero numerosi. Ma a nulla valsero l uso delle pompe a mano (di recente acquisite) e le catene umane per il trasferimento di secchi d acqua dal vicino torrente Artogna. Tutti quelli elencati erano momenti indimenticabili e fortemente suggestivi. Ma, al là di queste modalità di impiego che si possono considerare tipiche di ogni tempo e di ogni paese, a Campertogno le campane furono usate anche per altri scopi, per il conseguimento dei quali venivano applicate regole molto precise. Uso civile La principale funzione delle campane dalle chiese e degli oratori era ovviamente quella di annunciare alla popolazione le imminenti funzioni religiose. Ma un tempo, soprattutto nelle frazioni, il suono delle campane serviva anche per convocare le riunioni della comunità. In buona sostanza campane e campanelle erano un fermo punto di riferimento sociale ed erano determinanti sia per consolidare il senso della comunità nel suo insieme, rafforzando i legami sociali tra gli abitanti del paese e i terrieri delle frazioni, sia per trasmettere messaggi di interesse religioso e civile. Alcune di queste funzioni meritano di essere ricordate. 3

Sono del 1631 le Ordinationes pro innovationibus observatis contra antiquissimos mores communitatis Campertonii in cui si proclama che, all arrivo di estranei che intendano abitare in paese, se ne devono denunciare le generalità e, se la comunità non ne approva la permanenza, debbono essere allontanati, scacciati a suon di campane qualora resistano. Nei tempi in cui esisteva la milizia valsesiana (siamo nel XVII secolo) era stabilito che tutti gli uomini dagli anni dieciotto ai settanta dovevano far parte della milizia, ed al bisogno, appena si sentivano le campane suonare a stormo, ognuno era in dovere di uscire armato e di mettersi sotto i suoi capi per difendere il comune e i vicini Nel manoscritto del 28 Aprile 1631 dal titolo Capitulazione nel tempo di contagio, si descrivono i provvedimenti presi dalla Comunità per prevenire la diffusione della peste che si era verificata in forma epidemica nei peasi dell alta valle, raggiungendo Goreto, nella Squadra superiore. Il popolo, convocato a suono di campane, elegge i deputati pro sanitate nelle persone di Antonio Gilardi, Giovanni Selletto e Giovanni Gilardone Gallizia, che resteranno in carica tre mesi con pieni poteri. Nella Supplica a reggio decreto per li banditi, un manoscritto del 1672 in cui Carlo Clemente Giacobino, rappresentante di Campertogno, si rivolge a Carlo II di Spagna e alla regina Anna Maria d Austria per far presente che la Comunità di Campertogno è sovente a torto molestata dall autorità di Varallo per una presunta tolleranza verso i banditi, la cui presenza nel territorio, si afferma, è invece legata non tanto alla inadempienza degli abitanti quanto alla vicinanza dei confi ni con la Savoia. A difesa dell operato della popolazione si segnala che la comunità, quando viene a conoscenza della presenza di banditi, fa suonare le campane a martello e si adopera per la loro cattura Anche per le riunioni delle comunità delle Frazioni, a cui in circostanze importanti dovevano partecipare il Console (esisteva allora un Console per ogni Frazione) e gli uomini e capi di casa in numero superiore ai 2/3 dei residenti in patria; la riunione doveva essere convocata con biglietto monitorio affisso in luogo pubblico, avviso verbale e suono di campane (1762). I due ambiti, civile e religioso, erano strettamente embricati, tanto che in più di una occasione la Comunità sentì la necessità di esprimersi in Capitoli e Pretensioni: sui compiti del custode della chiesa, sulle regole per il suono delle campane ed anche sulle incombenze dei preti. Regole Fin dal 1600, e a più riprese nei secoli successivi, la comunità di Campertogno sentì l esigenza di fissare le regole per il suono delle campane. Ne dà testimonianza il documento Capitoli che è tenuto osservare il Custode della Chiesa Parochiale... (in: Verbali del Consiglio Comunale di Campertogno negli anni 1889-1890, Varallo, Camaschella e Zanfa, 1895). Si tratta della copia di un ben più antico documento del 2 gennaio 1634, già esistente nell Archivio Comunale, di cui esiste anche un edizione successiva riveduta e pubblicata a stampa su tre facciate nel 1693, conservata nell Archivio Parrocchiale. Tutti questi documenti descrivevano in dettaglio le molte incombenze del custode della Chiesa parrocchiale, praticamente del sacrestano. Vi si trattava del suono delle campane, della pulizia, della custodia della chiesa e del campanile, del servizio religioso, del controllo dell orologio, della paga dovuta ecc.. Al XVII secolo risalgono pure i Capitoli, patti e convenzioni conservati nell Archivio 4

Parrocchiale che, oltre alle mansioni dei parroci e dei custodi della chiesa, ed ai diritti e doveri dei membri della Comunità, stabilivano le regole per il suono delle campane. Sono tutti documenti di notevole interesse per la conoscenza delle consuetudini di vita della Comunità, da cui risulta come le campane fossero vere protagoniste della vita del paese. Intorno al 1750 fu stilato un altro manoscritto dal titolo Regole per il suono delle Campane. che così recitava:...la campana maggiore sia suonata a distesa nelle feste principali... Ia mezzana con tocco della campana maggiore nelle altre feste di M. Vergine Orario per l Ave Maria della mattina: manoscritto redatto nel XIX secolo a cura del parroco (Arciprete Don Pasquale Massini) e del sindaco (Giuseppe Amedeo Molino) di Campertogno. (si suonerà un poco da festa) e cosi tutte le altre feste di apostolo e di S. Cuore, S. Lorenzo, S. Michele Arcangelo, S. Giuseppe... tutte le campane per la commemorazione dei morti... il funerale di mezza quaresima e il giorno delle Congregazioni si suonerà le tre campane scludendo la maggiore, per gli uffi ci della Confraternite si suonerà le tre campane come il solito e cosi per gli offici dei particolari si suonerà come il solito. La campana maggiore si suonerà nella deposizione del Sig. Arciprete e del Sig. Coadiutore... suonerà il custode nelle feste degli oratori la mezzana con il tocco della maggiore... E concludeva:...che non sia lecito alli sindaci di dar licenza di sonare fuor dalle regole descritte senza consenso dei consiglieri... È della metà del XIX secolo l ultimo documento reperito sul suono delle campane, redatto insieme da parroco e sindaco per fissare l orario per l Ave Maria della mattina in funzione del sorgere del sole. Tradizioni La voce popolare sostiene che la particolare sonorità delle campane di Campertogno sia dovuta all abbondanza di metalli preziosi mescolati al bronzo al momento della loro fusione. In particolare, la tradizione vuole che al momento della realizzazione del campanùň, la campana maggiore, fosse stato chiesto alla popolazione di fornire un volontario contributo in oro e argento. Scrisse in merito L. di Breme all inizio del XIX secolo [Di Breme 1961]: Nessune, cred io, più sonore delle campane della Valsesia: e ciò perché i valsesiani hanno una incredibile generosità per le loro chiese: allorché si gittarono quelle di Campertogno, non restò in paese un monile, un orecchino, una minima verghetta d oro o di argento, se si eccettuano gli anuli coniugali, ché tutto fu recato a gara da quelle donne sulla rovente fusione a renderne più risonante il metallo e il tintinnir più lontano. Si dice anche che, quando la mèšàna fu fusa in loco, secondo la consuetudine in quei tempi, su richiesta di Don Pietro Bertolino fu inserito nella decorazione della campana lo stemma della sua famiglia. Egli apparteneva ad una facoltosa famiglia di Mollia dove era nato nel 1553.; nominato parroco di 5

Campertogno nel 1579, aveva rinunciato poi all incarico nel 1610 per dedicarsi alla fondazione e al servizio dell Ospedale di San Carlo, istituzione benefica per pellegrini e infermi, e della Cappellania ad esso associata, formalmente istituiti nel 1623 con un testamento con cui si legava a tal fine una casa e il capitale di 6000 lire imperiali, di cui sarebbe poi divenuto il titolare, La popolazione non apprezzò questa sua iniziativa, non prevista né pattuita con i esponsabili della Comunità, e molti si ribellarono chiedendo la rimozione dello stemma o il pagamento da parte del Bertolino delle spese di fusione. Si dice che prevalse la seconda soluzione. Una curiosità: c è chi ancora ricorda che, all Ave Maria della sera, per far rientrare a casa i bambini si diceva loro che quand ch i sônu la campana i dastàccu l lüf (quando suonano la campana liberano il lupo). Campane e campanelle Di altre campane e campanelle si potrebbe parlare a lungo. Tra queste vi sono da ricordare le campanelle fissate con una molla alla porta dei negozi e di qualche casa privata, che suonavano ad ogni apertura o chiusura della porta stessa. Del tutto atipiche, ma degne di essere ricordate come curiosità, le campanelle dell organo della chiesa parrocchiale. Nel 1819, scrive Pietro Strigini [Strigini 1938], l organo venne rimodernato con sostituzione del somiere e con aggiunta di altri nuovi registri: fagotto, tromba, flauto, traverso, ottavino nei bassi, violoncello, timpani, tamburo (alto più di un metro) e del chinese, ossia la ventina di campanelli fatti suonare separatamente, od assieme al tamburo. Questo per opera di un certo Biroldi (Luigi Moroni Biroldi) di Varese. Più umile e dimesso, ma non meno caratteristico, è il suono delle campane delle mucche nelle loro diverse forma (brùnša, tübba, sciamunì). Esso riempie la valle nell ora del pascolo: dagli alpeggi, dove nei mesi estivi si portano le mandrie, scende a settembre a valle, creando qui, sui prati a ridosso dell abitato, un indimenticabile atmosfera pastorale che ben si armonizza con le prime ombre della sera umida dell autunno. Altrettanto pittoresco è il corale e acuto suono delle campanelle (sunàjji) delle capre durante i veloci trasferimenti del gregge. (Se non altrimenti indicato, i documenti citati nel testo fanno parte dell Archivio parrocchiale di Campertogno) Di Breme Ludovico. Il Romitorio di Sant Ida. Commissione per i testi di lingua, Collezione di opere inedite e rare, Dispensa CCLVII, Bologna, 1961 Strigini Pietro. Il grande organo della chiesa parrocchiale di Campertogno. Bollettino Parrocchiale di Campertogno, Settembre 1938 6