INTRODUZIONE ALLA BIBBIA E AL PENTATEUCO. Anno Accademico

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INTRODUZIONE ALLA BIBBIA E AL PENTATEUCO Anno Accademico 2014-2015

Obiettivo del corso Il corso vuole fornire una conoscenza generale della Bibbia e dei libri che compongono il Pentateuco. Programma 1) Introduzione generale alla Bibbia 2) Il Pentateuco a) Introduzione generale ed accenno alle problematiche della sua composizione; b) Studio del contenuto dei singoli libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.

BIBLIOGRAFIA Introduzioni alla Bibbia: - Tábet, M., Introduzione generale alla Bibbia, (Cinisello Balsamo, 1998); - Zenger, E. (ed.), Introduzione all'antico Testamento, (Brescia, 2005). Introduzioni al Pentateuco: - Ska, J.L., Introduzione alla lettura del Pentateuco, (Roma, 1998); - Garcìa Lopez, F., Il Pentateuco. Introduzione alla lettura dei primi cinque libri della Bibbia, (Brescia, 2004). - Galvagno, G., Giuntoli, F., Dai frammenti alla storia. Introduzione al Pentateuco, (Torino, 2014).

INTRODUZIONE GENERALE ALLA BIBBIA La parola «Bibbia» deriva dal greco biblía, che significa «libri», e la forma al plurale richiama l'attenzione sul fatto che la Bibbia, sia quella ebraica che quella cristiana, non è un singolo volume ma una raccolta di libri, una specie di «biblioteca nazionale», non sganciati l'uno dall'altro, ma collegati tra loro. L'AT (le Scritture ebraiche), ha raggiunto la sua forma attuale attorno al 1000 a. C., mentre gli ultimi libri del NT sono stati a c c e t t a t i c o m e a u to r e v o l i a t to r n o a l 1 0 0 d. C. I l riconoscimento religioso ufficiale, tuttavia, è venuto molto più tardi. L'insieme dei libri che compongono l'at ed il NT è molto diversificato. La maggior parte dei libri nel corso del loro lungo periodo di trasmissione sono passati attraverso un c o m p l e s s o p r o c e s s o d i r e v i s i o n e, i n te r p r e t a z i o n e, reinterpretazione, adattamento ed ampliamento. La critica biblica ci aiuta a dipanare questo processo, ma le conclusioni a cui arrivano gli studiosi spesso rimangono pure ipotesi.

LA FORMAZIONE DEL TESTO BIBLICO I testi biblici per un lungo periodo vennero tramandati oralmente di padre in figlio, di clan in clan: l'anziano della tribù o il padre di famiglia raccontava e insegnava le tradizioni dei padri. Il testo biblico è stato poi messo per iscritto a partire dal 1000 circa a. C. quando alla corte del re Davide inizia la raccolta della tradizione orale. (La tradizione è la trasmissione in forma orale o scritta, di generazione in generazione, della storia e delle usanze di un popolo). Pertanto, il processo di formazione biblico ha avuto le seguenti tappe: 1. Gli avvenimenti: si è fatto memoria degli interventi di Dio nella storia dell'uomo; 2. La tradizione orale: si sono tramandati oralmente gli eventi; 3. Le fonti scritte: alcuni fatti sono stati subito trascritti su tavolette di pietre e d'argilla; 4. La redazione: sono state raccolte e trascritte le tradizioni orali e le fonti. Per la redazione del testo sacro venivano utilizzati il papiro e la pergamena. I fogli di pergamena, come pure quelli di papiro, erano cuciti insieme e andavano a formare lunghi nastri arrotolati poi su piccoli bastoni di legno. Ecco, dunque, l'origine dei rotoli della Bibbia, sui quali i testi erano scritti in colonne parallele.

IL QUADRO LETTERARIO DELLA BIBBIA La Bibbia è un'opera letteraria di straordinario valore, è la testimonianza scritta della Storia della Salvezza: una Storia con la lettera maiuscola scritta da molti autori, con diversi generi letterari e in diverse lingue. Gli autori che hanno lavorato alla redazione dei testi biblici sono stati ispirati da Dio, l'unico e autentico autore della Bibbia (Ispirati si dice di coloro che hanno ricevuto una ispirazione, cioè suggerimenti particolari infusi nel cuore e nella mente). Nel testo biblico, infatti, ci sono due componenti: la Parola di Dio e la mano materiale dell'uomo. Dio non ha scritto né dettato il testo, ma si è servito di alcuni uomini, gli agiografi (sono gli autori di testi sacri o della vita dei santi. Il termine deriva dal greco hágios che significa santo e da graphé che significa scrittura), che ha scelto perché mettessero per iscritto le opere da Lui compiute; li ha assistiti perché si esprimessero secondo la sua Volontà. I generi letterari, cioè le diverse modalità di racconto presenti nel testo biblico, dipendono dall'opera degli agiografi, che hanno usato diverse forme di linguaggio comunicativo: Mitico: racconti fantastici e leggendari. Si tratta della narrazione idealizzata riguardante l'origine del mondo o le gesta di divinità e di eroi. Il racconto mitico può contenere le convinzioni religiose e i valori di un popolo antico. Storico: resoconti di fatti realmente accaduti. Giuridico: leggi e norme di vita. Poetico: canti e preghiere. Sapienziale: proverbi e insegnamenti. Profetico: esortazioni e annunci.

Gli agiografi hanno scritto secondo il lingua g gio tipico della cultura mediorientale. Le lingue utilizzate sono: l'ebraico, il greco e l'aramaico. L'A. T. è stato scritto quasi tutto in ebraico; solo alcuni libri sono in greco e pochissimi brani in aramaico. L'ebraico era la lingua dei colti, usata per scrivere i documenti ufficiali. L'aramaico, invece, era una sorta di dialetto usato nella vita di tutti i giorni, anche da Gesù. Il N. T. è stato scritto in greco, ma non quello classico usato a corte e dai dotti, bensì quello della koinè: il greco parlato dalla gente comune.

IL CANONE E LE CITAZIONI BIBLICHE I libri che costituiscono la Bibbia sono detti canonici, cioè appartenenti al canone. Il canone (dal greco kanon = misura, elenco, indicava la canna che il falegname usava per misurare) è l'elenco dei libri che la Chiesa riconosce come ispirati da Dio e, quindi, autentici. Apocrifi sono quei libri che non rientrano nel canone perché non ispirati da Dio. I c r i te r i s o n o l a s to r i c i t à, l ' o r i g i n e apostolica, la storia e l'importanza delle comunità coinvolte, la conformità alla norma di fede, la fortuna.

LA BIBBIA EBRAICA La Bibbia ebraica (per i cristiani l'a. T.) contiene tre generi principali di letteratura: materiale narrativo compresa la Torah, libri profetici e libri sapienziali compresi quelli di poesia e di canti. I libri che costituiscono la Bibbia ebraica e, con importanti varianti nell'ordine in cui sono elencati, l'a. T., sono stati composti su un arco di tempo di circa 900 anni. Questi libri si possono dividere in tre generi diversi di letteratura: I libri narrativi: I primi 17 libri delle Scritture ebraiche, da Genesi ad Ester, sono in larga misura narrativi. I primi cinque di questi (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) occupano un posto tutto speciale nelle Scritture ebraiche. Sono chiamati la Torah (Legge) o il Pentateuco e contengono la storia dell'esodo degli ebrei dalla schiavitù in Egitto e del loro viaggio verso la terra promessa di Canaan. Durante questo viaggio gli Israeliti hanno ricevuto da Dio il dono più prezioso, la Legge. I libri profetici: Nella tradizione ebraica questi libri sono chiamati i «Profeti posteriori»; i «Profeti anteriori» sono i libri di Giosuè, Giudici, Samuele e Re. I Profeti posteriori sono i libri di Isaia, Geremia ed Ezechiele (i «Profeti maggiori») assieme ad altri dodici «Profeti minori», da Osea a Malachia. La tradizione cristiana, che segue il canone della LXX, tra i Profeti posteriori inserisce pure il libro di Daniele. Anche se questi libri vanno sotto il nome di uno specifico profeta, la maggior parte sono stati messi insieme dai discepoli del profeta e non scritti dal profeta stesso. Composti tra il 9 e il 3 secolo a. C., questi libri contengono preziose informazioni storiche circa periodi molto diversi della storia d'israele.

La letteratura sapienziale: Questo genere di letteratura comprende tra l'altro i detti sagaci, concisi e istruttivi che costituiscono il libro dei Proverbi. Per loro natura i proverbi sono detti che la gente ricorda facilmente per lungo tempo e sono stati tramandati di generazione in generazione. Altri libri sapienziali, come Giobbe e Qoelet, trattano invece argomenti molto più impegnativi, compresi il significato e la futilità della vita, del male e della sofferenza. Gesù ha riconosciuto l'esistenza di queste autentiche Scritture ebraiche quando parlava de «la Legge e i Profeti». Anche negli scritti giudaici successivi si parla di questa triplice divisione della Legge, dei Profeti e degli Scritti.

I SETTANTA Per la fine del 4 secolo a. C. la lingua greca era già diventata il principale mezzo di comunicazione in gran parte del mondo conosciuto. Nelle comunità giudaiche, sparse dappertutto nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente, erano ben pochi quelli che parlavano l'ebraico, per cui intere comunità non erano capaci di leggere le proprie Scritture. Di fronte a questa realtà si sentì il bisogno di tradurre le Scritture ebraiche in greco. Questo lavoro è cominciato nel 3 secolo a. C. La traduzione greca: Da Gerusalemme venne inviato un manoscritto ebraico ad Alessandria d'egitto, e Tolomeo II (282-246 a. C.) ordinò la traduzione del Pentateuco in greco. Questa traduzione, che va sotto il nome dei Settanta, nei due secoli successivi fu poi estesa al resto delle Scritture ebraiche. Una volta terminata, nel giudaismo si sono sviluppati due atteggiamenti nei confronti della traduzione: 1) Alcuni, specialmente tra i Giudei che vivevano ancora in Palestina, ritenevano che la traduzione fosse troppo libera e in seguito si sono impegnati a rivederla per renderla maggiormente fedele al testo ebraico. 2) Altri, tra quelli che vivevano nella Diaspora, erano del parere che anche la traduzione greca fosse stata ispirata dal cielo, e mettevano i Settanta sullo stesso piano del testo ebraico. Questo gruppo non avvertì nessuna necessità di rivedere i Settanta, perché quella versione parlava con autorità divina.

Il valore dei Settanta: La versione dei Settanta comprende alcuni scritti che non si trovano nelle Scritture ebraiche tradizionali, più alcune traduzioni da originali scritti in aramaico ed altre opere composte in greco. Questi sono detti «Deuterocanonici», una raccolta di libri del periodo intertestamentario che sono accettati dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, mentre sono ritenuti «Apocrifi» e non sono accettati dagli Ebrei e dalle Chiese protestanti. Per cui, ad esempio, i libri di Tobia, Giuditta, Sapienza (di Salomone), Siracide, Baruc, Lettera di Geremia, 1 e 2 Esdra e 1 e 2 Maccabei sono inclusi nei Settanta ma non nella Bibbia ebraica. La versione dei Settanta ha inoltre abbandonato la triplice divisione della Bibbia ebraica in Legge, Profeti e Scritti e presenta notevoli differenze nell'ordine in cui i libri sono elencati. I Settanta hanno esercitato una notevole influenza sul cristianesimo primitivo. Dato che per le comunità giudaiche di lingua greca era l'unica versione delle Scritture a loro disposizione, questa è stata comunemente usata anche dalle comunità cristiane. Quando nel N. T. vengono citate le Scritture ebraiche, le citazioni vengono quasi invariabilmente dai Settanta.

I Manoscritti di Qumran

Qumran Qumran e' una località sulla sponda occidentale del Mar Morto, situata sulle pendici rocciose del Deserto di Giuda.

Gli Esseni Gli Esseni di Qumran erano una comunità di monaci ebrei, il cui monastero venne abbandonato nel 68 d. C. a causa dell'avanzata delle legioni romane. Avevano rituali di purificazione. Produssero i Manoscritti ritrovati.

1947: Il ritrovamento Nella primavera del 1947, un giovane pastore beduino, Muhammed adh-dhib, mentre rincorreva una capra del suo gregge, lanciando pietre colpì l'apertura di una grotta da cui scaturì uno strano suono. Il giorno dopo si arrampicò e nella grotta trovò una serie di giare nelle quali vi erano conservati rotoli di pergamena avvolti nel lino.

L'inizio della ricerca e degli scavi Alcuni di questi rotoli vennero venduti dai beduini al mercato di Betlemme. Fortunatamente giunsero nelle mani di esperti studiosi. Iniziò così la campagna di scavi che nel 1956 portò alla scoperta di undici grotte. In esse trovarono testi della Bibbia, le regole della comunità di Qumran e gli inventari.

Oltre ai manoscritti dell' A. T., e' stato ritrovato un frammento di papiro che sembra riportare il Vangelo di Marco. (70 d. C.) Il ritrovamento di questi documenti ha dato un enorme contributo agli studi biblici e archeologici.

Introduzione generale al Pentateuco

Denominazione e delimitazione I l n o m e " Pe n t a t e u c o " d e r i v a dall'espressione greca pentáteuchos, formata dal numerale pénte, "cinque", e dal sostantivo téuchos, "astuccio". Questa formulazione rimanda ai "cinque astucci" entro i quali venivano custoditi i primi cinque rotoli delle Scritture ebraiche: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. L'insieme di questi testi costituisce, per Israele, la Toráh, che in ebraico significa "insegnamento", "istruzione", "legge".

La Toráh costituisce la prima delle tre parti in cui si dividono le scritture di Israele, la sezione considerata dall'ebraico di valore assolutamente fondante e normativo, anche in riferimento alle altre due: i Nebi'ím (libri storici e profetici) e i Ketubím (libri sapienziali). La divisione in cinque libri della Toráh viene abitualmente giustificata ricorrendo alla motivazione dell'accesso a lunghezza dei testi. Tuttavia questa ipotesi non soddisfa pienamente. Solo a livello di semplice congettura, dunque, si potrebbe pensare che la quintuplice divisione della Toráh, oltre al criterio formale della lunghezza, dovesse corrispondere anche ad una motivazione di natura più teologica. La disposizione in cinque parti, ponendo in evidenza il libro del Levitico, il libro centrale dei cinque pannelli testuali, sembrerebbe collocare in particolare enfasi i materiali in esso contenuti.

I NOMI DEI PRIMI CINQUE LIBRI DELLA BIBBIA La Torah tradizionalmente si è sempre creduto che sia stata scritta da Mosè stesso. Gli ebrei, infatti, considerano Mosè il loro più grande profeta. Ecco i nomi: Genesi: la parola greca genesis e l'equivalente ebraico berešit significano «inizio» o «principio». Originariamente la Genesi era chiamata il Libro della Creazione perché inizia appunto con la descrizione della creazione dell'universo. Contiene inoltre i fatti riguardanti il primo uomo e la prima donna, Noè e il diluvio, e la nascita della nazione ebraica, da Abramo e Sarà a Giuseppe e la sua famiglia in Egitto. Esodo: il secondo libro della Torah, Shemot, che in ebraico significa «nomi», originariamente era chiamato il Libro dell'uscita dall'egitto. Narra la storia della schiavitù del popolo ebraico in Egitto e della liberazione sotto la guida di Mosè e Giosuè. Levitico: il terzo libro della Torah, Vaykra, che in ebraico significa «egli ha chiamato», originariamente era chiamato la Legge dei Sacerdoti, perché contiene le leggi riguardo ai sacrifici di animali. Il tema principale del libro tuttavia è la santità: il popolo ebraico è esortato ad essere santo perché Dio è santo. Numeri: questo libro, Bemidbar, che in ebraico significa «nel deserto», era chiamato il Quinto dei Raduni, o conteggi, perché tratta di un censimento, una conta degli Ebrei. Descrive inoltre il ruolo speciale assegnato ai leviti, la morte di Aronne e di Miriam, la missione segreta delle spie o esploratori e il profeta Balaam con la sua asina parlante. Deuteronomio: il titolo originale di questo libro era Ripetizione della Torah, poiché in larga misura il libro ripete ciò che è stato detto altrove. I Dieci Comandamenti, ad esempio, sono elencati nell'esodo e ripetuti in forma leggermente diversa nel Deuteronomio. Il libro termina con il discorso d'addio e la benedizione di Mosè in punto di morte.