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Elizabeth E. Green Cristianesimo e violenza contro le donne Seconda edizione CLAUDIANA - TORINO www.claudiana.it - info@claudiana.it

Elizabeth E. Green teologa femminista, è pastora presso le chiese evangeliche battiste di Cagliari e Carbonia. Tra le sue recenti pubblicazioni per Claudiana ricordiamo: Dal silenzio alla parola. Storie di donne nella Bibbia (2007), Il Vangelo secondo Paolo (2009), Il filo tradito. Vent anni di teologia femminista (2011) e Padre nostro? Dio, genere, genitorialità. Alcune domande (2015). Scheda bibliografica CIP Green, Elizabeth E. Cristianesimo e violenza contro le donne / Elizabeth E. Green Torino : Claudiana, 2015 127 p. ; 21 cm. (Nostro tempo; 134) ISBN 978-88-6898-065-8 1. Cristianesimo Temi [:] Violenza [sulle] Donne 261.83272 (ed. 22) - Cristianesimo e problemi e servizi di assistenza sociale. Violenza sessuale Prima edizione: Claudiana, Torino 2000 Seconda edizione: Claudiana srl, 2015 Via San Pio V 15-10125 Torino Tel. 011.668.98.04 - Fax 011.65.75.42 info@claudiana.it www.claudiana.it Tutti i diritti riservati - Printed in Italy Ristampe: Copertina: Vanessa Cucco Stampa: Stampatre, Torino 22 21 20 19 18 17 16 15 1 2 3 4 5

INTRODUZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE Cristianesimo e violenza contro le donne (che nella prima edizione si intitolava Lacrime amare) nacque nel 2000 sulla scia del Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne. Conclusosi nel 1998, il Decennio aveva messo fermamente sul tappeto ecclesiastico la violenza maschile contro le donne chiedendo alle chiese di riconoscerla come peccato e di adoperarsi per porvi fine. Nel nostro paese quella richiesta non è stata disattesa. Anzi, meno di venti anni dopo, nel marzo di 2015 le chiese protestanti, cattolica e ortodossa hanno sottoscritto al Senato un «appello ecumenico» dichiarando non solo che «la violenza contro le donne è un offesa a ogni persona che noi riconosciamo creata a immagine e somiglianza di Dio» ma anche «un gesto contro Dio stesso». Con questo appello, tali chiese promettono di impegnarsi in un «azione educativa e pastorale profonda e rinnovata» che, da un lato, liberi la parte maschile dell umanità «dalla spinta a commettere violenza sulle donne» e, dall altro, «sostenga la dignità delle donne». In questi ultimi anni, dunque, le chiese (e soprattutto la loro costituente femminile) si sono mosse spronate anche da altre realtà impegnate nel settore diventando sempre più consapevoli della violenza di cui le donne sono oggetto. Citiamo, come esempio, la staffetta promossa dall Unione donne italiane (2008-2009) alla quale hanno partecipato numerose associazioni di donne cristiane organizzando iniziative lungo tutto il tragitto che portava da Niscemi a Brescia. Mentre scrivo è tuttora in corso la campagna «Un posto occupato» la quale porta dentro edifici ecclesiastici di vario tipo (e non solo) il ricordo delle vittime di violenza maschile facendone discutere. Inoltre, è sempre più diffuso l uso da parte di chiese di varie confessioni delle riflessioni prodotte ogni anno dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia per «i sedici giorni»che vanno dalla Giornata internazionale contro la discriminazione delle donne (25 novembre) alla Giornata per i Diritti umani (10 dicembre). 5

Molto è stato fatto ma, come i tristi fatti di cronaca quotidiana mostrano, molto rimane ancora da fare per porre fine a ciò che lo scrittore Roberto Saviano ha chiamato «la mattanza delle donne». L appello ecumenico, dunque, non può essere considerato un traguardo bensì l inizio di un percorso che vede le chiese impegnate in prima linea nella lotta contro la violenza di cui le donne sono oggetto. Percorso al quale si auspica che la ripubblicazione di questo libro (esaurito da anni) possa continuare a dare il suo piccolo contributo. Perciò al testo originario sono state aggiunte alcune schede pensate per gruppi che volessero approfondire nell ambito ecclesiastico o meno gli argomenti trattati nel corso del libro. Nell appello citato poco anzi, le chiese s impegnano a adoperarsi per «sradicare la pianta cattiva di culture, leggi e tradizioni che ancora oggi, in varie parti del mondo, discriminano la donna [ ] avvilendola nel ruolo di un semplice oggetto di cui disporre». La tesi centrale di questo libro è che lo stesso cristianesimo è stato terreno fertile per tale pianta e che alcune sue espressioni nonché modi di agire continuano a veicolare una cultura connivente con la violenza maschile contro le donne. Sebbene tale tesi (frutto di ricerche condotte negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso) ci appaia ancora tristemente attuale, questo non significa che la ricerca non sia andata avanti creando delle prospettive nuove rispetto a Lacrime amare. Ne elencherò alcune che sono emerse nel nostro paese. Per secoli, come denunciano queste pagine (51-56), la questione della violenza maschile sulle donne è stata circondata dal silenzio. Non solo non se ne parlava a livello pubblico ma nemmeno in privato. Le stesse donne se ne vergognavano; non osavano parlarne tanto meno denunciarla. Grazie a campagne di sensibilizzazione condotte a livello nazionale, al varo di importanti leggi che tutelano le donne, all impegno dei tanti centri antiviolenza sparsi sul territorio, si sta debellando tale omertà. Come si auspicava qualche decennio fa, si sta andando oltre il silenzio. Ma in che modo? Più che rilevare i modi in cui è si è taciuto sulla violenza maschile contro le donne, ora si tende ad analizzare il modo in cui se ne parla ovvero la politica del linguaggio. Come mai, per esempio, per anni il fatto che l autore della violenza sulle donne fosse 6

maschile è rimasto il grande non-detto, come se il suo genere fosse irrilevante? Come mai, nelle varie campagne contro la violenza maschile sulle donne, le donne vengono invariabilmente raffigurate in primo piano mentre i loro aggressori sono del tutto assenti dalla scena? Come mai nei casi di violenza domestica, i giornalisti parlano spesso di «raptus» e mai di rapporti sistemici di violenza? Così, secondo Patrizia Romito, per esempio, «di fronte ai progressi ottenuti nella lotta di contrasto alla violenza maschile, il sistema patriarcale [sta] elaborando o rielaborando delle tecniche per occultare la violenza» passando si può dire «dal silenzio al rumore» 1. La seconda svolta nel nostro tema riguarda, invece, l entrata degli uomini in un campo dal quale pur essendone i protagonisti per anni paradossalmente sono stati assenti. Se è vero, come sostiene Romito, che il patriarcato si organizza per non perdere il suo dominio secolare, è altrettanto vero che alcuni uomini non sanno che cosa farne. In altre parole, gli uomini cominciano a percepire che la violenza maschile contro le donne riguarda loro e difatti interroga i modelli di mascolinità della nostra società. Maestro in questo campo è senz altro Stefano Ciccone il quale ritiene necessario che «innanzitutto nel maschile, si apra una riflessione [ ] che metta al centro la costruzione della nostra identità di uomini e produca pratiche capaci di cambiare comportamenti e modi di pensare se stessi e il mondo» 2, riflessione portata avanti, per esempio, da associazioni come Maschile plurale o Uomini in cammino. Un altro esempio di questo spostamento verso il maschile riguarda l attenzione dedicata agli uomini maltrattanti. Accanto ai centri di antiviolenza presenti sul territorio nazionale dediti a offrire supporto legale, psicologico, sanitario e sociale alle donne sopravissute alla violenza maschile sono sorti alcuni centri desti- 1 Patrizia Romito, Il silenzio e il rumore. L occultamento della violenza maschile contro le donne, in Tiziana Ravazzolo, Stefania Valanzano (a cura di), Donne che sbattono contro le porte. Riflessioni su violenze e stalking, Franco Angeli, Milano 2010, p. 18. 2 Stefano Ciccone, Essere maschi. Tra potere e libertà, Rosemberg & Sellier, Torino 2009, p. 29. 7

nati al recupero dei maltrattanti 3. Una dei pionieri in questo campo è la psicologa Alessandra Pauncz la quale, insieme ad altri come la studiosa francese Marie Hirigoyen, ci aiuta a comprendere le dinamiche di potere (di cui la donna non è immune) all interno di coppie in cui la donna è vittima di abusi. Il terzo sviluppo che vorrei segnalare non è affatto una svolta bensì una variante su un tema antichissimo che appare anche in queste pagine (34-37). Si tratta di una strategia ben conosciuta dalle donne e consiste nel «colpevolizzare la vittima». Secondo una narrazione diffusa da qualche anno, a causare la violenza maschile di cui sono vittime sono le donne stesse. Se le donne «fossero rimaste al loro posto», se non «avessero cercato di essere uguali agli uomini», se non «avessero sconvolto la relazione tradizionale tra i generi» la violenza maschile nei loro confronti non esisterebbe. In altre parole, la violenza maschile non viene intesa come disordine (che andrebbe raddrizzato) bensì come tentativo di rimettere in ordine la relazione tradizionale tra i generi mandata in frantumi dal femminismo. Secondo questa lettura, dunque, la violenza maschile sulle donne è un espressione del rancore maschile nei confronti delle donne. Prendendo in prestito di nuovo le parole di Ciccone 4 possiamo dire che ora la sfida è di trovare «in questa angoscia maschile che si tramuta in vittimismo o rancore» qualche risorsa che permetta a uomini e donne di ripensare la propria identità lontana dagli stereotipi di genere ma in base a un «reciproco riconoscimento di interdipendenza, vulnerabilità e parzialità». D altronde mi sembra che questa sfida, accompagnare uomini e donne nel riconoscere e vivere la loro comune umanità sia il cuore stesso dell annuncio evangelico. La violenza maschile contro le donne necessita di una risposta articolata, di soccorso immediato di donne in pericolo ma anche di prevenzione a lungo termine. Non credo sia né utile né opportuno che le chiese si sostituiscano ai centri antiviolenza i quali negli 3 Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini, Il lato oscuro degli uomini. La violenza maschile contro le donne: modelli culturali di intervento, Ediesse, Roma 2013. 4 Il rancore degli uomini, in Stefano Ciccone, Barbara Mapelli, Silenzi. Non detti, reticenze e assenze di (tra) donne e uomini, Ediesse, Roma 2012, p. 56. 8

ultimi decenni hanno sviluppato sapere, competenze e esperienza ragguardevoli. Tuttavia, le chiese potrebbero chiedersi in che modo affiancare il lavoro di tali centri, magari offrendo loro alcune risorse (ne parlo alla p. 107). Continuo a credere che le chiese possano essere una risorsa importante nel porre fine alla violenza contro le donne, sia come luoghi sicuri in cui le donne vittime di violenza possano parlarne, sia come palestre di nuove relazioni tra uomini e donne, sia come recita l appello ecumenico come luoghi liberi dalla cultura di dominio maschile. Tutto ciò, ovviamente, a patto che s impegnino in prima persona a sradicare i residui di una cultura cattiva che si annida ancora nel cristianesimo diventando esempi viventi della conversione e trasformazione alle quali l evangelo ci chiama. È con questa speranza, quindi, che offro di nuovo queste pagine alla stampa ricordando e ringraziando tutti coloro (chiese locali, parrocchie, gruppi donne, movimenti, associazioni e scuole) i quali in questi ultimi anni mi hanno invitato a parlare di Cristianesimo e violenza maschile sulle donne. 9

Indice Introduzione alla seconda edizione 5 Introduzione 11 1. Violenza contro le donne. Descrizione, definizione, cause 15 2. Dottrina cristiana e violenza contro le donne 27 2.1 La sottomissione delle donne 29 2.2 La peccaminosità femminile 34 2.3 La sofferenza, fonte di salvezza 37 2.4 Dio Padre 42 2.5 Amore e perdono 47 2.6 Il silenzio 51 3. Scrittura sacra e violenza contro le donne 59 3.1 La moglie del Levita (Giud. 19-21) 61 3.2 Tamar, figlia di Davide (II Sam. 13) 66 3.3 Gezabele (I Re 16 - II Re 9) 70 3.4 Osea 1-3 75 3.5 Ezechiele 16 e 23 80 4. Chiese e violenza contro le donne 89 Epilogo 111 Schede 113 Bibliografia ragionata 121 Aggiornamento bibliografico 125 127