LA POVERTÀ IN ITALIA, 1980-2000 (valori percentuali)



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LA POVERTÀ IN ITALIA, 198-2 (valori percentuali) 3 3 25 25 2 Mezzogiorno 2 15 Italia 15 1 5 Nord Centro 1 5 198 1982 1984 1986 1988 199 1992 1994 1996 1998 2 vecchia serie nuova serie Fonte: Commissione di indagine sulla povertà e sull emarginazione e Istat. Vi è una interruzione della serie storica nel 1997 per effetto delle modifiche metodologiche nell indagine da cui sono tratti i dati elementari.

LA POVERTÀ NEI PAESI DELLA UE NEL 1995 24 12 2 1 16 8 12 6 8 4 4 2 Danimarca Lussemburgo Paesi Bassi Austria Germania Francia Belgio Spagna Irlanda Italia Regno Unito Grecia Portogallo Fonte: Eurostat (2a). Quota percentuale di persone a basso reddito Soglia di basso reddito, in standard di potere d'acquisto (scala di destra)

POVERTÀ E PRESTAZIONI SOCIALI NEI PAESI DELLA UE NEL 1995 (valori percentuali) 26 Quota di persone in famiglie a basso reddito 22 18 14 Portogallo Irlanda Grecia Italia Spagna Lussemburgo Regno Unito Belgio Germania Austria Paesi Bassi Francia Danimarca 1 15 2 25 3 35 Prestazioni sociali in rapporto al PIL Fonte: Eurostat (2).

FAMIGLIE BENEFICIARIE DELL ASSEGNO AL TERZO FIGLIO (quota percentuale sul totale delle famiglie residenti) 6 5 Anno 1999 Anno 2 6 5 4 4 3 3 2 2 1 1 Trentino Liguria Valle d'aosta Emilia Lombardia Veneto Toscana Piemonte Marche Umbria Friuli Lazio Abruzzo Molise Sardegna Basilicata Puglia Sicilia Calabria Campania Fonte: Commissione di indagine sull esclusione sociale.

LA STRUTTURA DELLA POVERTÀ IN ITALIA Nel 2, 2.77. famiglie italiane, il 12,3% del totale, avevano una spesa me nsile per consumi inferiore alla soglia di povertà. soglia di povertà: riferita alla spesa per consumi mensili, convenzionalmente fissata in 941. lire per una persona sola, 1.569. lire per un nucleo di 2 persone, 2.86. lire per un nucleo di 3 persone e valori gradualmente più elevati per le famiglie di numerosità maggiore. Il 62,7% della popolazione povera vive nel Mezzogiorno. Incidenza: 23,6% nel Mezzogiorno 9,7% nel Centro 5,7% nel Nord Come negli anni precedenti, rischio di povertà maggiore per: le famiglie più numerose, famiglie con 2 o più figli minori famiglie con almeno un anziano La quota complessiva di famiglie povere è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi 4 anni sia nella media del Paese, sia nelle regioni del Nord e del Mezzogiorno; è invece aumentata nelle regioni del Centro Aumentato il rischio di povertà per le famiglie con figli minori

REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO (RMI) Misura di contrasto della povertà che prevede: assegno monetario di integrazione ai redditi familiari partecipazione dei beneficiari a interventi di integrazione sociale finalizzati alla promozione delle capacità individuali e dell autonomia economica Amministrazione centrale coordinamento della sperimentazione erogazioni monetarie Comuni responsabilità della gestione operativa finanziamento interventi di integrazione sociale Prima misura di politica sociale introdotta in Italia prevedendo una fase di sperimentazione e una valutazione da parte di un organismo indipendente La legge finanziaria per il 21 ha prolungato la sperimentazione per un ulteriore biennio, allargandola a tutti i comuni sottoscrittori di un patto territoriale in cui vi fosse uno dei comuni della sperimentazione originaria. Sperimentazione terminata alla fine del 2 34.7 famiglie circa 85.8 persone 39 Comuni (5 nel Nord, 1 nel Centro e 24 nel Mezzogiorno) quota media dei beneficiari sul totale degli abitanti 3,6%

Aspetti positivi: individuazione di persone in condizioni di disagio sconosciute ai servizi sociali regolazione accesso all assistenza in base a criteri oggettivi e standardizzati anziché clientelari e discrezionali sollecitazione a razionalizzazione e integrazione di politiche sociali locali esistenti contenimento dell evasione scolastica e stimolo al completamento del percorso formativo degli adulti Indicazioni negative che suggeriscono correzioni: individuazione del livello territoriale e organizzativo più appropriato (difficoltà per comuni più piccoli) definizione di adeguate procedure di controllo della titolarità al beneficio previsione di meccanismi di collaborazione tra i diversi operatori coinvolti sviluppo di competenze professionali specifiche nel campo dell assistenza sociale ASSEGNO PER NUCLEI A BASSO REDDITO CON 3 O PIÙ FIGLI MINORI (A3F) 2. lire mensili X 13 mensilità annue per famiglie di 5 componenti: limite di reddito equivalente (determinato da ISE) 33,4 milioni di lire. nel 2, 85% della spesa a famiglie residenti nel Mezzogiorno quota di famiglie beneficiarie 1,7% nella media dell Italia <,5% nel Centro-Nord 5,6% in Campania

ASSEGNO DI MATERNITÀ (AM) a favore delle madri italiane che non beneficiano dell indennità di maternità DETRAZIONI FISCALI PER I FAMILIARI A CARICO DIVERSI DAL CONIUGE strumento poco efficace nel contrasto alla povertà esclusi i cittadini più poveri che hanno redditi imponibili e quindi imposte da pagare insufficienti per far valere le detrazioni e le deduzioni a cui avrebbero diritto (cosiddetti contribuenti incapienti ) ASSEGNO AL NUCLEO FAMILIARE aumentati gli importi esteso ai lavoratori parasubordinati, pur con condizioni più restrittive FONDO DI SOSTEGNO PER ACCESSO ABITAZIONI IN LOCAZIONE INDICATORE DELLA SITUAZIONE ECONOMICA (ISE) strumento di valutazione della condizione economica familiare per accesso a trasferimenti monetari (AM, A3F) e prestazioni sociali agevolate in natura (asili nido, mense scolastiche, servizi socio sanitari domiciliari, ecc.) misura delle risorse familiari totali redditi patrimonio scala di equivalenza necessità di calibrare meglio alcuni aspetti, ma strumento potenzialmente efficace per razionalizzare erogazione di benefici sottoposti a prova dei mezzi

LEGGE QUADRO PER LA REALIZZAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI (L. 8 NOVEMBRE 2, N. 328) nuova cornice istituzionale: complesso sistema di programmazione e controllo degli interventi sociali coinvolti tutti i livelli della pubblica amministrazione riconosciuto il ruolo del terzo settore sancito il carattere di universalità delle prestazioni riconosciuto il diritto ai cittadini degli altri stati della UE e agli immigrati regolari identificate prestazioni e servizi di base da garantire su tutto il territorio nazionale previsto il riordino di trattamenti assistenziali ed estensione dell RMI Principio dell autonomia dell assistenza rispetto a sanità, previdenza e lavoro Criteri cui si deve ispirare il sistema assistenziale Non è una riforma del welfare state italiano non entra nella specificazione concreta dei singoli interventi non affronta il tema delle risorse disponibili per il loro finanziamento non esamina come l organizzazione dell assistenza si raccordi a quella degli altri settori dello stato sociale Rischio scatola vuota

IN SINTESI fi PREFERENZA PER SELETTIVITÀ E CATEGORIALITÀ RISPETTO A SCHEMI UNIVERSALI fi APPROCCIO INCREMENTALE RISPETTO A ISTITUTI ESISTENTI, IN AS- SENZA DI RAZIONALIZZAZIONE fi INTERVENTI NORMATIVI PIÙ ESTESI DI QUANTO GENERALMENTE PER- CEPITO E MIRATI A COLMARE EFFETTIVE LACUNE DELLA RETE DI PROTEZIONE SOCIALE fi MANCANZA DI UN DISEGNO CONDIVISO DI RIFORMA COMPLESSIVA DELLO STATO SOCIALE fi LE POLITICHE VOLTE A RIDURRE, DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE, LA POVERTÀ SONO ANCORA FRAMMENTATE fi PERMANE UNA DIFFICOLTÀ A PROCEDERE A UNA RIFORMA ORGANI- CA DEI VARI ISTITUTI