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Transcript:

Banca Nazionale del Lavoro Gruppo BNP Paribas Via Vittorio Veneto 119 187 Roma Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 159/22 del 9/4/22 Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità della banca. I consumi delle famiglie italiane durante le ultime tre recessioni 11 99 98 (trimestre precedente l avvio della recessione = ; valori concatenati) Recessione 1992-93 Recessione 28-9 Recessione 211-12 97 96 95 95,8 97,2 94 93 93,7 92 Q2 1992 Q3 1992 Q4 1992 Q1 1993 Q2 1993 Q3 1993 Q1 28. Q2 28 Q3 28 Q4 28 Q1 29 Q2 29 Q1 211 Q2 211 Q3 211 Q4 211 Q1 212 Q2 212 Q3 212 Q4 212 13 12 aprile 213 Nel confronto con le passate recessioni, la fase attuale presenta una particolarità: la brusca caduta della spesa privata. Nel 212, ciascun cittadino italiano ha speso in media 15.88 euro. Rispetto all anno precedente sono stati tagliati 283 euro di consumi pro-capite. Oltre al calo dei redditi, le decisioni di spesa risentono delle perdite subite dalla ricchezza finanziaria. Nel 26 ogni italiano deteneva in media 63mila euro di attività finanziarie; nel 212 si è scesi a 57mila. In termini reali la flessione supera il 2%. Pesa, inoltre, il sensibile peggioramento del clima di fiducia dei consumatori, che appare anche più intenso di quello immaginabile dato il contesto generale. Direttore responsabile: Giovanni Ajassa tel. 64728414 giovanni.ajassa@bnlmail.com

Una recessione guidata dai consumi P. Ciocca 6-4728431 paolo.ciocca@bnlmail.com Nel confronto con le passate recessioni, la fase attuale presenta una particolarità: la brusca caduta della spesa privata. Nel 212, i consumi delle famiglie sono scesi di oltre il 4%. Mai era accaduto dalla metà del secolo scorso. Nel 212, ciascun cittadino italiano ha speso in media 15.88 euro. Rispetto all anno precedente sono stati tagliati 283 euro di consumi pro-capite. Oltre ad aver ridotto la spesa per i consumi più facilmente comprimibili, come il vestiario e le calzature, la crisi ha indotto le famiglie italiane a rivedere i propri comportamenti anche nella spesa per gli alimentari. Le famiglie italiane soffrono prima di tutto il calo dei redditi. Il potere d acquisto, misurato dal reddito disponibile pro-capite si è ridotto negli ultimi cinque anni di oltre il 1% in termini reali, conseguenza soprattuto della deludente crescita delle retribuzioni, che non ha garantito la copertura dell inflazione. A livello settoriale, pesano le brusche flessioni registrate nel comparto delle Amministrazioni pubbliche come anche in quello delle attività finanziarie. Le decisioni di spesa risentono, inoltre, delle perdite subite dalla ricchezza finanziaria. Nel 26 ogni italiano deteneva in media 63mila euro di attività finanziarie; nel 212 si è scesi a 57mila. In termini reali la flessione supera il 2%. Un ultimo aspetto guida i consumi delle famiglie: il sensibile peggioramento del clima di fiducia, che appare anche più intenso di quello immaginabile dato il contesto generale. Il confronto tra famiglie e imprese segnala come in entrambi i casi la fiducia sia scesa su livelli più bassi delle medie di lungo periodo. Nel caso delle famiglie sono stati, però, raggiunti valori che non erano mai stati sperimentati in passato. Scende il Pil, crollano i consumi Nel 212, la flessione del Pil in Italia si è avvicinata al 2,5%. Con l esclusione del 29, si tratta del calo più ampio degli ultimi sessanta anni. La recessione dello scorso anno presenta caratteristiche che la accomunano a quella della prima parte degli anni Novanta, mentre emergono differenze rispetto al 29. Come nel 1993, la contrazione del prodotto è spiegata interamente dalla domanda interna. Tutte le tre componenti, consumi privati, spesa pubblica e investimenti, hanno fornito un contributo negativo alla crescita, sebbene di intensità differente. Come all inizio degli anni Novanta, anche nel 212, una parte rilevante della caduta del Pil è il risultato della restrizione della politica fiscale che, secondo le stime della Banca d Italia, ha sottratto circa un punto percentuale alla crescita dello scorso anno. Inoltre, sia nel 1993 sia nel 212, il contributo della domanda estera netta è risultato positivo, come effetto di una brusca flessione delle importazioni, che all inizio degli anni Novanta fu più ampia, e di una crescita delle esportazioni, moderata nel 212, mentre risultò sostenuta nel 1993. Nel 29, l economia italiana aveva, invece, sofferto soprattutto la brusca caduta delle esportazioni, mentre la spesa pubblica si era mantenuta su un sentiero leggermente espansivo. Nel confronto con l inizio degli anni Novanta, la fase attuale presenta, però, un importante differenza: nel 1993, circa la metà del contributo negativo della domanda interna era spiegata dagli investimenti; nel 212 quasi il 6% deve essere attribuito ai consumi. La particolarità della fase attuale, che la rende unica rispetto alle esperienze passate risiede, dunque, nella brusca caduta della spesa privata. Il calo registrato dagli 2

investimenti, sebbene significativo, risulta, infatti, meno ampio sia di quello del 29 sia di quello del 1993. La flessione dei consumi ha, invece, superato il 4%. Mai era accaduto dalla metà del secolo scorso. Pil e componenti durante le tre principali recessioni degli ultimi venti anni in Italia (valori %; contributi alla crescita del Pil) I consumi delle famiglie italiane durante le ultime tre recessioni (trimestre precedente l avvio della recessione = ; valori concatenati) 6 4 2 11 99 98 Recessione 1992-93 Recessione 28-9 Recessione 211-12 -2-4 -6 97 96 95 94 93 95,8 97,2 93,7-8 1993 29 212 Consumi Spesa pubblica Investimenti Export nette Scorte Pil 92 Q2 1992 Q3 1992 Q4 1992 Q1 1993 Q2 1993 Q3 1993 Q1 28 Q2 28 Q3 28 Q4 28 Q1 29 Q2 29 Q1 211 Q2 211 Q3 211 Q4 211 Q1 212 Q2 212 Q3 212 Q4 212 Data la particolarità del fenomeno appare utile approfondirlo, andando ad analizzare prima di tutto come le famiglie hanno modificato i propri comportamenti di spesa, per poi esaminare le cause che stanno dietro questi andamenti, in termini di reddito, ricchezza, fiducia. Gli italiani riducono il valore della spesa, Per comprendere come cinque anni di crisi abbiano guidato le decisioni di spesa delle famiglie italiane è necessario considerare non il valore dei consumi a livello aggregato quanto il dato pro-capite. Nel 212, ciascun cittadino ha speso in media 15.88 euro. Rispetto all anno precedente sono stati tagliati 283 euro di consumi, un calo prossimo al 2%. Negli ultimi 2 anni, solo nel 29 si era assistito ad una flessione del valore della spesa procapite. I risparmi hanno interessato quasi tutte le categorie di beni e servizi, risultando intensi per il vestiario e le calzature e per le comunicazioni, che comprendono oltre alla spesa per i servizi telefonici anche l acquisto di tutte le tipologie di apparati di comunicazione. Oltre a quelli che possono essere considerati consumi più facilmente comprimibili, la severità della crisi ha indotto le famiglie a risparmiare anche nella spesa per alimentari (-1%), destinando a questo raggruppamento di beni poco più di 2.2 euro. Da sottolinare come, dal 199, solo nel 29 e nel 212 siano state registrate flessioni nella spesa pro-capite per alimentari. Nonostante la flessione del 29 e del 212, nel quinquennio di crisi il valore dei consumi pro-capite è aumentato del 2%. Questa crescita nasconde andamenti differenziati tra le singole categorie di beni e servizi. Durante la recessione i consumatori hanno ridotto la quantità di risorse destinate al vestiario e alle calzature, alle comunicazioni e ai trasporti. Un aumento della spesa ha interessato il comparto degli alberghi e ristoranti ed anche, con maggiore intensità, quello dell abitazione 3

(+18%). Anche guardando il complesso dei cinque anni di crisi, emerge come le famiglie siano state indotte a risparmiare nella spesa per alimentari. I consumi pro-capite degli italiani per tipologia di beni e servizio (valori correnti; var. % 212/211) Abit., acqua, elettr., gas ed altri combustibili Bevande alcoliche e tabacco Alberghi e ristoranti Istruzione Alimentari e bevande non alcoliche Totale Trasporti Sanità Mobili, elettrod. e manutenzione casa Ricreazione e cultura Comunicazioni Vestiario e calzature -1-8 -6-4 -2 2 4 6 I consumi pro-capite degli italiani per tipologia di beni e servizio Istruzione 1% Comunicazioni 2% Alberghi e ristoranti 1% Ricreazione e cultura 7% Trasporti 13% (valori correnti; % del totale) Sanità 3% Altro 9% Alimentari e bevande non alcoliche 14% Bevande alcoliche e tabacco 3% Vestiario e calzature 7% Mobili, elettrod. e manutenzione casa 7% Abit., acqua, elettr., gas ed altri combustibili 24% Cinque anni di crisi hanno contribuito a modificare i comportamenti di spesa degli italiani. Alcuni trend erano già emersi nei periodi precedenti. In venti anni si è assistito ad una riduzione del peso degli alimentari, passati dal 19% del totale dei consumi procapite del 199 al 14% del 212. Parte di questo fenomeno trova forse spiegazione nella maggiore importanza acquisita dal comparto degli alberghi e ristoranti, risultato anche di un cambiamento nelle abitudini di vita e di lavoro. Nel confronto con il 199, si è ridotto il peso dell abbigliamento e delle calzature, sceso dal 1% al 7%, mentre è aumentato molto quello del comparto dell abitazione, dal 16% al 24%. Il peso delle comunicazioni è cresciuto, risultando nel 212 pari a più del doppio di quello dell istruzione. Nell analizzare come sono cambiati i comportamenti di spesa è opportuno considerare anche l andamento dei prezzi, che hanno avuto dinamiche molto differenti tra i singoli raggruppamenti di beni e servizi. In venti anni l indice relativo al capitolo delle comunicazioni si è ridotto di circa un terzo, mentre quello del comparto abitazione è quasi triplicato e quello dell istruzione più che raddoppiato. I prezzi degli alimentari e bevande non alcoliche sono aumentati dal 199 di quasi l 8%. Per comprendere, quindi, a fondo quanto accaduto alle abitudini di spesa delle famiglie italiane è necessario passare dai valori correnti a quelli concatenati, considerandoli sempre procapite. ma soprattutto la quantità di beni e servizi consumati Analizzando non l andamento dei valori spesi, ma la dinamica della quantità di beni e servizi consumati appare con chiarezza la criticità della situazione che interessa le famiglie italiane. Nel 212, la quantità di beni e servizi consumati in media da ciascun italiano si è ridotta del 4,4%, portando il calo dei cinque anni di crisi a quasi l 8%. Guardando i singoli capitoli di spesa emergono aspetti interessanti. Tra il 27 e il 212, la quantità di alimentari e bevande non alcoliche consumata in media da ogni italiano si è ridotta di oltre il 12%. Più ampio il calo nel comparto dell abbigliamento e calzature (-16,2%) e in 4

quello dei trasporti (-21,4%). Viceversa, sono rimaste sostanzialmente invariate le quantità consumate nel segmento delle comunicazioni, in quello della ricreazione e cultura, in quello della sanità e in quello dell abitazione. Una riduzione ha interessato il comparto dell istruzione. I consumi pro-capite degli italiani per tipologia di beni e servizi (valori concatenati; var. % 212/27) Abit., acqua, elettr., gas ed altri combustibili Sanità Comunicazioni Ricreazione e cultura Alberghi e ristoranti Totale Istruzione Mobili, elettrod. e manutenzione casa Alimentari e bevande non alcoliche Bevande alcoliche e tabacco Vestiario e calzature Trasporti -25-2 -15-1 -5 5 485 435 385 335 285 235 185 135 85 I consumi pro-capite degli italiani per tipologia di beni e servizi 199 1991 1992 1993 (valori concatentati; 199=) 1994 1995 1996 1997 1998 1999 Alimentari e bevande non alcoliche Vestiario e calzature Sanità Comunicazioni Istruzione Alberghi e ristoranti 2 21 22 23 24 25 26 27 28 29 21 211 212 Estendendo l analisi agli ultimi venti anni emergono ulteriori aspetti di interesse. Dal 199 al 212, le quantità di beni e servizi consumate in media da ciascun italiano sono aumentate del 12%. Una riduzione ha interessato solo 4 dei 12 raggruppamenti di beni e servizi considerati. Le quantità di prodotti alimentari e bevande non alcoliche consumate si sono ridotte in poco più di venti anni del 6%. Più ampio il calo nel comparto delle bevande alcoliche e tabacchi (-23,5%) e in quello del vestiario e calzature (-13,1%). Nel confronto tra il 212 e il 199, aumenti significativi sono stati, invece, registrati nel comparto della sanità e in quello delle comunicazioni. Dietro i cambiamenti nelle decisioni di spesa delle famiglie italiane vi sono motivazioni differenti. Il raddoppio delle quantità consumate nel settore sanitario trova in grave spiegazione nel significativo invecchiamento della popolazione e degli stili di vita. Altri andamenti trovano, invece, spiegazione in cambiamenti nella scala delle priorità: da segnalare a tale proposito come in venti anni nel comparto delle comunicazioni le quantità siano aumentate di 4,5 volte, mentre in quello dell istruzione siano rimaste sostanzialmente invariate. L effetto della crisi appare, però, evidente guardando il calo nel comparto dell abbigliamento e calzature, ma soprattutto l inattesa brusca flessione delle quantità consumate di generi alimentari. In questo comparto, la crisi ha portato quanto meno ad una razionalizzazione dei consumi, con l eliminazione del superfluo. Consumi: un problema di reddito I consumi risentono prima di tutto delle deboli condizioni reddituali delle famiglie. Nel confronto internazionale, il nostro Paese appare in una situazione di svantaggio. Secondo un recente studio della Bce, il reddito medio di una famiglia era pari nel 21 a 34mila euro: oltre 2mila in meno della Francia, quasi 1mila in meno della Germania. La crisi ha ulteriormente aggravato le condizioni reddituali delle famiglie italiane. Il reddito lordo disponibile pro-capite, dopo aver recuperato tra il 21 e il 211 solo una 5

piccola parte della flessione registrata nella precedente recessione, ha iniziato a ridursi nuovamente durante tutto lo scorso anno. Nel 212, il calo in termini nominali ha superato il 2%. Negli ultimi venti anni solo nel 29 era stata registrata una flessione. La complessità della situazione nella quale si trovano le famiglie appare con maggiore chiarezza passando dai valori nominali a quelli reali. Il potere d acquisto dei consumatori italiani, misurato dal reddito lordo disponibile pro-capite in termini reali, rappresentativo della quantità di beni e servizi che ciascun cittadino può acquistare, risulta in calo ininterrotto da oltre cinque anni. Nel solo 212, la flessione ha superato il 5%. Dall inizio della recessione sono stati persi oltre 1 punti percentuali. Il reddito lordo disponibile pro-capite in termini reali è sceso sul livello più basso dal Duemila. Analizzando questo dato e guardando all insieme degli ultimi dodici anni è, però, opportuna una precisazione: la perdita di potere d acquisto appare così ampia, riportando i consumatori italiani molto indietro nel tempo, non solo perché la flessione degli ultimi cinque anni è significativa, ma anche perché la dinamica del periodo precedente la crisi era risultata particolarmente deludente. Il potere d acquisto dei consumatori italiani (reddito lordo disponibile pro-capite in termini reali; I trim. 2=) Le retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente in termini reali (valori concatenati; prezzi anno 25; 28=) 16 14 12 15,8 16 14 12 98 98 96 94 92 III 212 I 212 III 211 I 211 III 21 I 21 III 29 I 29 II 29 I 28 III 27 I 27 III 26 I 26 III 25 I 25 III 24 I 24 III 23 I 23 III 22 I 22 III 21 I 21 III 2 I 2 92,5 96 94 92 28 29 21 211 212 Agricoltura Industria Manifatturiero Costruzioni Servizi Attività finanziarie e assicurative Amministrazioni pubbliche Totale Sono diversi i fattori che pesano sulla dinamica reddituale. Oltre al brusco calo dei redditi da capitale, risultato sia del basso livello dei tassi di interesse sia della limitata distribuzione dei dividendi, le famiglie soffrono il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Negli ultimi cinque anni, in Italia sono stati persi circa 8mila posti di lavoro. Oltre al calo dell occupazione, la crisi ha, però, colpito con particolare severità anche il potere d acquisto delle retribuzioni. Nel 212, le retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente sono state pari a 28.689 euro. Una crescita dell 1% rispetto all anno precedente, la più bassa degli ultimi dodici anni, che si confronta con un aumento dei prezzi pari a circa il 3%. Il potere d acquisto delle retribuzioni per unità di lavoro dipendente si è conseguentemente ridotto di quasi il 2%, con una perdita che negli ultimi due anni ha superato i 3 punti percentuali. Tra il 28 e il 212, il potere d acquisto delle retribuzioni per unità di lavoro dipendente risulta rimasto sostanzialmente invariato. Di particolare interesse quanto accaduto a livello settoriale. Solo due dei principali comparti considerati hanno registrato una flessione delle retribuzioni reali per unità di lavoro. Nel settore delle Amministrazioni pubbliche, la restrizione della politica fiscale ha determinato in solo 6

due anni un calo di oltre il 6%. Ancora più ampia la perdita di potere d acquisto delle retribuzioni nel settore delle attività finanziarie e assicurative: nel confronto tra il 212 e il 28 sono stati persi oltre 7 punti percentuali. ricchezza Oltre al deludente andamento delle retribuzioni, le decisioni di spesa risentono delle perdite subite dal patrimonio finanziario delle famiglie. Analizzando gli ultimi quindici anni, il punto di massimo era stato raggiunto nel 26, quando il totale delle attività finanziarie possedute dalle famiglie italiane valeva poco più di 3.7 miliardi di euro. Dal 26 al 212 la perdita complessiva è prossima ai 3 miliardi. Di particolare interesse quanto accaduto ai valori pro-capite. Nel 26 ogni italiano deteneva in media 63mila euro di attività finanziarie; nel 212 si è scesi a 57mila, un calo del 1%. Anche per le attività finanziarie è importante confrontare le dinamiche dei valori nominali con l inflazione. Emerge in questo modo in tutta la sua severità l ampiezza delle perdite subite negli ultimi anni: tra il 26 e il 212 il valore pro-capite delle attività finanziarie si è ridotto in termini reali di oltre il 2%. 67. Le attività finanziarie delle famiglie italiane pro-capite in termini reali (valori concatenati; prezzi del 21; euro) 68.346 Le attività finanziarie delle famiglie italiane nel 212 (III trimestre; miliardi di euro; % del totale) Riserve tecniche assicurazione; 691; 2% Depositi a vista; 649; 19% 62. 57. Fondi comuni; 274; 8% Altri depositi ; 5; 15% 53.429 52. 47. Azioni e partecipazioni; 637; 18% Titoli a BT; 17; % Titoli a M./L.T.; 674; 2% 212* 211 21 29 28 27 26 25 24 23 22 21 2 1999 1998 1997 212: III trimestre Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Banca d Italia e Istat Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Banca d Italia Questi andamenti sono il frutto di dinamiche differenti tra le singole tipologie di strumenti finanziari. Il valore delle azioni e partecipazioni è sceso tra il 26 e il 212 di quasi 37 miliardi di euro. Un calo superiore ai miliardi ha interessato i fondi comuni. Negli anni della crisi, le famiglie italiane hanno accresciuto in maniera significativa il valore dei depositi, passati da 984 miliardi del 26 a 1.149 miliardi del 212. Una flessione ha, invece, interessato i titoli a breve termine, rappresentati per la quasi totalità dai titoli di stato, mentre la componente a lungo termine è aumentata, grazie in particolare alle obbligazioni delle istituzioni finanziarie e monetarie. Ovviamente, questi cambiamenti nei valori delle singole tipologie di attività finanziarie detenute sono il risultato sia degli andamenti delle quotazioni sia il frutto di uno spostamento di risorse da uno strumento ad un altro. Quello che emerge confrontando la composizione del portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie italiane del 212 con quella del 26 è un graduale riposizionamento verso strumenti meno rischiosi. Le azioni oggi rappresentano meno di un quinto del totale, mentre nel 26 il loro peso 7

era pari al 27%. La quota dei depositi ha raggiunto un terzo, con un aumento di circa 7 punti percentuali. e fiducia Oltre agli aspetti reddituali e patrimoniali, i consumi risentono di un sensibile peggioramento del clima di fiducia, che risulta anche più intenso di quello immaginabile dato il contesto generale appena descritto. Tale considerazione appare evidente confrontando l andamento degli ultimi mesi con quanto accaduto in passato. Durante la precedente recessione, il peggioramento era apparso meno profondo. Il calo era iniziato prima dell entrata dell Italia in recessione, ed il punto di minimo era stato raggiunto mentre l economia stava ancora proseguendo la sua fase di contrazione. In poco più di anno, da marzo 27 a luglio 28, l indice aveva perso oltre 15 punti. Dopo aver recuperato quasi interamente, è iniziata una nuova fase di peggioramento, risultata particolarmente intensa tra la metà del 211 e la metà del 212, che ha eroso completamente il recupero dei mesi precedenti. L indice è in questo modo sceso sui livelli più bassi dalla metà degli anni Novanta. La fiducia dei consumatori e quella delle imprese manifatturiere in Italia 13 12 11 9 8 7 (indice destagionalizzato) apr-12 feb-11 lug-1 dic-9 mag-9 ott-8 mar-8 ago-7 gen-7 giu-6 nov-5 apr-5 set-4 feb-4 lug-3 dic-2 mag-2 ott-1 mar-1 ago- gen- Imprese Consumatori Media LT fiducia imprese Media LT fiducia consumatori -1-2 -3-4 -5-6 -7-8 I giudizi dei consumatori italiani sulle condizioni economiche delle famiglie gen- ago- mar-1 ott-1 mag-2 (indice destagionalizzato) dic-2 lug-3 feb-4 set-4 apr-5 nov-5 giu-6 gen-7 ago-7 mar-8 ott-8 mag-9 dic-9 lug-1 feb-11 apr-12 Un ulteriore conferma della criticità del momento che interessa le famiglie italiane emerge dal confronto con quanto sta accadendo al comparto delle imprese. Ovviamente, anche la fiducia del settore manifatturiero risente delle condizioni economiche generali. Il peggioramento appare, però, meno intenso. Negli ultimi mesi l indice di fiducia delle imprese si è mantenuto stabile poco sotto 9, un valore circa 15 punti più basso del massimo raggiunto ad aprile del 211, ma quasi 2 punti più alto del minimo toccato durante la precedente recessione. Il confronto tra le famiglie e le imprese segnala, dunque, come in entrambi i casi la fiducia sia scesa negli ultimi mesi, posizionandosi su livelli più bassi delle medie di lungo periodo. Ma, nel caso delle famiglie sono stati raggiunti valori che non erano mai stati sperimentati in passato. Tale differenza trova forse spiegazione nel beneficio che le imprese traggono da una domanda estera ancora in crescita, compensando anche solo in parte le difficoltà interne al paese. Tale considerazione trova conferma nell analisi delle singole componenti dell indice di fiducia delle famiglie. Il dato complessivo risente del sensibile peggioramento delle valutazioni sulle condizioni 8

economiche delle famiglie e sulle prospettive future. Il deterioramento del giudizio sulle condizioni generali del paese appare, invece, meno rilevante. Alcune considerazioni conclusive I dati fin qui analizzati mostrano con chiarezza le difficoltà che le famiglie italiane affrontano, risultato prevalentemente di cinque anni di crisi, ma in parte anche frutto di andamenti non soddisfacenti registrati negli anni precedenti. Le famiglie nell affrontare le criticità di questo periodo hanno potuto fino ad ora fare affidamento su un livello di ricchezza maggiore di quello riscontrabile nelle altre economie. Alcuni aspetti meritano, però, di essere sottolineati. La maggiore ricchezza netta delle famiglie italiane è prevalentemente il risultato di due fattori: una più elevata diffusione delle attività reali e una minore incidenza dell indebitamento. Secondo il recente studio della Bce, circa il 7% delle famiglie italiane ha una casa di proprietà. In Francia si scende al 55%, in Germania al 44%. Il valore mediano delle attività reali possedute dalle famiglie risulta conseguentemente più alto di quello rilevabile nelle altre principali economie europee. Viceversa, sia la diffusione sia il valore del debito risulta per le famiglie italiane più basso, anche se nel confronto con la Germania a fronte di una diffusione molto più contenuta il valore mediano è leggermente più alto. Considerazione simile per le attività finanziarie: la quota di persone che nel nostro Paese possiede una qualsiasi tipologia di attività finanziaria è inferiore a quella degli altri paesi, con un valore mediano più basso. Il confronto con le altre principali economie europee mostra, dunque, come la maggiore solidità patrimoniale delle famiglie italiane sia senza dubbio il risultato del più basso indebitamento, ma principalmente rappresenti la conseguenza del maggior valore delle attività reali. Ma, il caso italiano si caratterizza soprattutto per il ruolo centrale delle abitazioni, che nel nostro Paese rappresentano oltre l 85% del totale del valore delle attività reali delle famiglie. Un peso circa 1 punti percentuali più alto di quello registrato in Germania. La sostanziale stabilità che ha interessato i prezzi delle abitazioni fino a tutto il 211 ha reso questa una situazione di particolare vantaggio. Gli ultimi dati pubblicati dall Istat hanno, però, mostrato come il calo dei redditi, ma soprattutto i cambiamenti apportati al regime fiscale, abbiano portato, oltre che ad un forte rallentamento delle compravendite, ad un calo dei prezzi, che comincia ad assumere dimensioni di rilevo. Tra la fine del 211 e la fine del 212, i prezzi delle case si sono ridotti in termini nominali di circa il 5%. La perdita per le famiglie appare rilevante. Nel valutare in prospettiva le condizioni complessive delle famiglie italiane, riflettendo sugli interventi opportuni per fornire un solido sostegno ai consumi, occorre, dunque, tener conto degli effetti che potrebbero derivare dal permanere di una situazione del mercato immobiliare caratterizzata da una crescente difficoltà di concludere le transazioni, rendendo di fatto il patrimonio più difficilmente liquidabile, e prezzi conseguentemente in discesa.. 9

gen-11 mar-11 mag-11 lug-11 nov-11 mar-12 mag-12 lug-12 set-12 mar-13 gen-11 mar-11 mag-11 lug-11 nov-11 mar-12 mag-12 lug-12 set-12 mar-13 gen-11 mar-11 mag-11 lug-11 nov-11 mar-12 mag-12 lug-12 set-12 mar-13 Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori Indice Itraxx Eu Financial Indice Vix 4 35 3 25 2 15 5 Index Itraxx EU Financial Sector 6 5 4 3 2 1 I premi al rischio passano da 175 pb a 157 pb. L indice Vix nell ultima settimana scende a quota 12. Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent (Usd per barile) 13 1,5 2. Prezzo dell oro (Usd l oncia) 125 12 115 11 15 Brent scala sin.(in Usd) 95 Cambio euro/dollaro sc.ds. 9 gen-11 mag-11 mag-12 set-12 1,45 1,4 1,35 1,3 1,25 1,2 1,15 1.9 1.8 1.7 1.6 1.5 1.4 1.3 1.2 Il tasso di cambio /$ a 1,31. Il petrolio di qualità Brent quota $15 al barile. Il prezzo dell oro sale a 1.565 dollari l oncia. 1

gen-8 apr-8 lug-8 ott-8 gen-9 apr-9 lug-9 ott-9 gen-1 apr-1 lug-1 ott-1 gen-11 apr-11 lug-11 ott-11 apr-12 lug-12 ott-12 apr-13 set-6 gen-7 mag-7 set-7 gen-8 mag-8 set-8 gen-9 mag-9 set-9 gen-1 mag-1 set-1 gen-11 mag-11 mag-12 set-12 gen-11 feb-11 mar-11 apr-11 mag-11 giu-11 lug-11 ago-11 ott-11 nov-11 dic-11 feb-12 mar-12 apr-12 mag-12 giu-12 lug-12 ago-12 set-12 ott-12 dic-12 feb-13 mar-13 apr-13 Borsa italiana: indice Ftse Mib Tassi dei benchmark decennali: differenziale con la Germania (punti base) 24. 22. 2. 18. 16. 14. 12. 1.4 1.2 1. 8 6 4 2 Italia Spagna Irlanda Portogallo Il Ftse Mib, in ripresa sale oltre quota 16.. Fonte: elab. Servizio Studi BNL su dati Thomson Reuters I differenziali con il Bund sono pari a 513 pb per il Portogallo, 256 pb per l Irlanda, 336 pb per la Spagna e 37 pb per l Italia. Indice Baltic Dry Euribor 3 mesi (val. %) 12. 1. 8. 6. 4. 2. 6 5 4 3 2 1 L indice, su valori minimi, nell ultima settimana rimane sotto quota 9. L euribor 3m si muove intorno a,21%. Il presente documento è stato preparato nell ambito della propria attività di ricerca economica da BNL- Gruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come un offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari. 11