A lecca e a mecca CASTAGNE E CASTAGNARI A NAPOLI. di Luciano Galassi

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A lecca e a mecca CASTAGNE E CASTAGNARI A NAPOLI di Luciano Galassi

Ad inizio di questo breve excursus è opportuno ricordare in quale maniera le castagne sono - o venivano - catalogate a Napoli: * castagne arrostite con le bucce = veróle veróle (sono le caldarroste ); * castagne lesse con bucce = vàllane o, più recentemente, palluotte palluotte ; vàllane * castagne lessate senza bucce = allesse allesse ; * castagne lasciate seccare senza bucce = spezzate spezzate o spistate spistate * castagne lasciate seccare con le bucce = castagne d o prèvete. Un tempo saper individuare, e denominare, i vari tipi di castagne non era cosa di poco conto e serviva a distinguere gli uomini rispettabili e di scienza, come ne è scherzosa testimonianza la settima corda de La tiorba a taccone, di Filippo Sgruttendio, nel cui quarto componimento, intitolato A A lo Dottore Chicchia Pannocchia, viene descritto uno dei tanti resagliute (arricchiti) che senza alcun merito avevano fatto fortuna, ma che, comunque, non sapevano riconoscere na vàllana da n allessa (sesta strofa): Autro vole ire lindo e pinto nchiazza a fare mille sfuorge, e de lo riesto po cércame tutto: si pe sciorta vo dìcere no mutto farrà comme l alluorge che sonano si tòzzola la mazza; cioé iarrà a consurta a nu pedante o a quacche studiante pe sape ch ha da di s uno dicesse si so tutt uno vàllane ed allesse. Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 2

In lingua lo stralcio sopra riportato si potrebbe rendere così: Altri vuol ire lindo e pinto in piazza a fare mille sfoggi, e per il resto, poi, chiedimi tutto: se caso vuol che voglia dire un motto farà quali orologi che suonano soltanto se lor urta la mazza; cioè andrà a consulto da un pedante o da qualche studente per saper che ha da dir s uno chiedesse se sono uguali vàllane ed allesse. Richiami ( voci ) dei venditori di caldarroste ( veròle ) Carlo Del Balzo, sul finire dell 800, così descrive il venditore di castagne arrostite con le bucce: passa con un corbello piramidale in capo coperto da un fumante panno di lana (al fine di conservarne il tepore) e grida: O fummo, ca so bescuttielle!. Altre voci più ricorrenti erano: * Castagne càvere! * Castagne càvere o fummo! * Che belli castagne, o fummo! * Se l è scurdate int o furno, o furnaro! * O fummo, o fummo: mo l aggio cacciate a dint o furnillo e susamielle cavere cavere! Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 3

(con tale voce, e con quella successiva, il castagnaro paragonava i suoi marroni ai susamielle, dolci in origine fatti di grani di sesamo e miele, onde il nome; più recentemente vengono preparati con pasta di mandorla); * So susamielle overo sti castagne! * Viene a lo fummo, ca so biscuttine, biscuttine! (il castagnaro intendeva richiamare l attenzione degli acquirenti sulla circostanza che i suoi marroni infornati erano caldissimi e pari a biscottini tostati) Sul fumo delle caldarroste vediamo cosa ha scritto Giuseppe Marotta nel libro Gli alunni del tempo : Don Giacomino Tuccillo percorre i vicoli ed elogia le sue castagne gridando: Il fumo! ; le tiene ben riparate in un sacco e in un cesto, ha l aria di volerne difendere a coltellate gli aromi. Dunque che fumo e fumo? Schiude appena l orificio del sacco e vi introduce una sottile, diafana mano di ginecologo; se le cava dalle viscere, mannaggia, le sue fenomenali castagne. Le caldarroste dovevano essere ben cotte, quasi bruciate, tanto che lo stesso Marotta, nel libro Gli alunni del sole, fa dire al fruttivendolo Cadamartori, rivolto ai suoi sodali: che ne direste di un mezzo litro a testa con quattro bruciate di sostegno?. Sul connubio tra vino e castagne riportiamo anche le testimonianze di Ferdinando Russo, nella poesia Int a cantina : Chiammammo l ato vino! È a meglia cosa! Nce l appuiammo cu quatto castagne!... e di Ernesto Murolo, nell incipit della poesia Tramuntana : E s è avutato o friddo; e mo ce azzecca vicino o ffuoco, o vino cu e castagne. Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 4

Vediamo come ha descritto una venditrice di caldarroste la poetessa Maria Pantano nel componimento A castagnara : Sempe assettata a nu puntone e strata ncopp a na seggia ch è meza spagliata; o muro le fa comm a na spallera: Castagne allucca, specie quanno è sera. A mana dritta ten e bancarielle e int a na sporta piglia e cuppetielle; annanze è sistemata a furnacella, chien e castagne e nera e gravunella. N atu sacco e castagne crude nterra e c o ventaglio, ch ogne tanto afferra, scioscia int o spurtelluccio che l abbaglia mentre e faville o viento le sparpaglia. Càvere so e castagne, meh, accattàte, a scarfatavelle e mane, a chi aspettate?. A gente tene mente nfredduluta sta vicchiarella cu sta voce acuta. Quaccuno dice cu nu pizzo a risa: A no, nun alluccate, ch aggio ntiso; iammo, duie cuppetielle, ampressa, ampressa, l aggi a purta a e criature, vaco e pressa. Sempre in tema di caldarroste Ferdinando Russo scrisse, per la serie di cartoline pubblicate dall editore Ragozzino di Napoli, una poesia titolata appunto E veròle cotte, apparsa sulla cartolina contrassegnata dal numero 217: Don Camillo Vadalà, l impiegato a mille e tre, quann è a sera, sa che fa? Dice a a moglia: Neh, Cunce, m è venuto - a verità - nu gulìo nun saccio e che E m o voglio fa passa!... Cuncette, vuo asci cu me? Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 5

Don Camillo è gulïuso: e a mugliera, ca o capisce, pe n o fa resta nguttuso dice sì, e o cumpiatisce. E passeggiano. E o travetto, quann abbista a siè Nnarella, corre, proie o fazzuletto e se mmocca a castagnella! (proie = porge) Ma, per concludere il discorso sulle caldarroste e andando a ritroso nel tempo, vediamo come, nel 1857, Domenico Jaccarino - nel primo volume della sua Galleria di costumi napoletani - aveva descritto in ariosi versi la figura del castagnaio: Oh che castagne belle!... Pigliàte lo piatto, aizàte le vonnelle, le metto addo vulite Vi comme so maièteche, chi se le vo accatta? Nennelle meie sempatiche venitele a pruva! (maièteche = belle, gagliarde) Chiste so susamielle e songo mustacciuole; già quatto cufanielle vennuto aggio a le scole; e vaco cammenanno la voce sempe danno! Castagne pe caruòfane vénnere pozzo ca. Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 6

Nce azzecca cà lo vino ca sete danno assaie, cu cheste cà vicino nun fenarrisse maie!... Ne porto tante a vénnere quante ne pozzo da! Stongo a salire, e a scénnere, denare sempe a fa! So bone assaie nfurnate e so rusecarelle, e vuie v arrecriate cu chesti castagnelle. Ne tengo n ati doie pe sti bellizze toie, oi Ntunettella affabbela che nun me puo vede ; si tu si tanto amabbela ste doie le dongo a te! o mustacciuolo ( il mostacciuolo ) è un dolce natalizio preparato con mandorle, farina e zucchero Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 7

Richiami ( voci ) dei venditori di castagne lesse ( allesse e vàllane o palluotte ) Le voci più ricorrenti per vendere queste castagne - cotte in una caldaia con l acqua in ebollizione aromatizzata con alloro, sale e semi di finocchio - erano: * Allesse, viene e vìdele! * I vengo e palle p allesse! Ne, ca i vengo e palle! * Tengo e palle, e palle p allesse, tengo e palle! * Pallune p allesse! Pallune p allesse! * Che bell allesse! Che palle! * Ne dongo vintiquatto e o pallone: nu soldo! Secondo alcuni con tali espressioni il castagnaro esaltava la grandezza delle sue castagne lessate, mentre altri sostengono che tra le allesse, sbucciate, era usanza lasciare alcune castagne con la scorza, chiamate - come si è visto - vàllane o palluòttole o palle. * Criatu, che bell allesse! * Mammà, i voglio allesse! (Con tale voce il castagnaro tentava di indurre i bambini a ripetere ai genitori questa invocazione, il che puntualmente si verificava) * Pe sazia na rossa ce vo na caurara allesse! (allusione alla presunta fame d amore delle donne dai capelli rossi) * E castagne e Ciccio o cecato: so poche, crure e fràcete. Magnàte! Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 8

* E non mancavano neanche le filastrocche: Curre, curre guaglione, cu nu sordo a o piattone t o scarfe o cannarone. (Sembra che i furbi castagnari imitassero, nei vicoli, la voce di un bambino che diceva Mammà, voglio allesse, al che tutti i bambini ripetevano come un eco la stessa richiesta alle loro mamme, subito còlta dall astuto venditore che incentivava con la sua strofetta la voglia innescata negli inconsapevoli fanciulli ) Un altro richiamo veniva lanciato con spiccato senso dell opportunismo, quando, a sera, molta gente aveva esaurito le proprie scorte di viveri e andavano comunque tacitati i borbottii dello stomaco: O pane e allesse se màgnano a sera! Inoltre, quando l ora delle colazioni era passata ed era stata venduta poca mercanzia, il castagnaro si metteva in cerca di compratori lanciando la voce : Allesse p a tavula! Vogliamo ricordare infine un proverbio dialettale, che ammonisce: Quanno siente allesse nuvelle, accuònciate e scarpe e accàttate o mbrello!, perché a quel punto l inverno era vicino: la saggezza e la prudenza suggerivano di farsi aggiustare le scarpe pesanti e di comprare un ombrello. Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 9

Richiami ( voci ) dei venditori di castagne secche * Songo e Mercogliano, e Mercogliano; so susamielle sti castagne! * E castagne d o prèvete! Ricordiamo che le castagne del prete ( o vecchioni ) non godevano di molta considerazione perché erano care, duravano poco e già all atto dell acquisto molte risultavano con la magagna, tanto che sorse il detto: A fatica d e castagne d o prèvete: poche, fute e fràcete. In chiusura riportiamo l intimistico e toccante richiamo di un venditore di castagne (caldarroste? lessate?) in questa strofa di Vincenzo Morvillo, tratta dalla poesia Vierno : Luntano - comme a n eco - o suono e na campana: luntana - chiù luntana - na voce e castagnaro. Interessante anche questo scorcio di Giovanni Capurro (1859-1920) nella poesia Nu bellu quatro ( Un bel quadro ), nella quale egli vorrebbe che un pittore dipingesse tutto il cibo caratteristico delle festività natalizie; fra l altro, rivolto a questo immaginario artista, dice: mièttece pure chillu castagnaro tutto aparato, mmiez e ferze rosse. Dunque, a Natale, anche il castagnaio curava un particolare addobbo per la sua merce (l aparata ) che metteva in elegante risalto con bande di stoffa rossa ( e ferze rosse ). Questo articolo, è stato pubblicato sul sito www.napoliontheroad.it. Ringraziamo l Autore e il Direttore Responsabile del sito, Mario Pagano, per la cortese autorizzazione. di Luciano Galassi Luciano Galassi: Castagne e Castagnari 10