Voci dal Sud 46 AnnoV nr. 4 Aprile 2009 Queste pagine fanno parte del gemellaggio fra la Fromo Editore di Rosarno e le Edizioni Damiano di Villa Verucchio (Rimini). Articoli, firme e foto appartengono alla rivista edita dalla Editrice Damiano http://www.edizionidamiano.com/ Sta per risolversi il caso di Cristina Mazzotti la giovane ritrovata morta nell immondizia? Sono per la certezza della pena: quella inflitta va scontata. Ciò non significa che la pena debba essere eseguita in una specie di Guantanamo. Sono contrario a una pena disumana o all isolamento. Ammetto una flessibilità se favorisce il recupero e,... nella gestione di questa flessibilità, non coinvolgerei le vittime, dato che soltanto gli operatori sanno valutare come raggiungere il recupero. Non ne faccio una questione assoluta. Il perdono? Mi sono opposto in tutta serenità alla domanda di grazia. Parla Eolo Mazzotti, zio di Cristina. Virginia Marthens L estate del 2008, oltre che per la canicola, sarà forse ricordata dai posteri, come la stagione della definizione di quei fatti di cronaca archiviati dalla Giustizia come irrisolti. Vicende di omicidi efferati che, nonostante le nuove tecnologie in uso e l assiduo impegno della Magistratura sono giunti ai nostri giorni, senza che si conoscesse né chi, né perché siano stati commessi. Dopo 6 anni sembrerebbe essere stato risolto il delitto di Cogne, dopo 18 il delitto di via Poma, dopo 25 il caso di Emanuela Orlandi, dopo 33 il caso di Cristina Mazzotti. Un impronta digitale di un pollice, dimenticata negli Archivi della Polizia Scientifica di Roma, proprio in questi giorni è riemersa e, con essa, un nome: quello di Demetrio Latella, il Boss del famigerato Clan degli Epaminonda. Siamo nel 1975. Più precisamente, il 26 giugno 1975, quando Cristina Mazzotti, allora diciottenne, venne rapita nei pressi della villa dei genitori a Eupilio, in provincia di Como. Si apre per la famiglia, per gli inquirenti e per l intera Nazione uno dei casi di cronaca che ha maggiormente colpito l opinione pubblica: Cristina Mazzotti fu la prima sequestrata a morire per mano dell Anonima: un organizzazione criminale attiva, in quegli anni, nel Settentrione d Italia. Cristina, quel 26 giugno 1975, stava rincasando, con una coppia di amici Emanuela e Carlo con cui aveva trascorso la serata ad una festa, organizzata per la sua promozione. I tre giovani viaggia- vano su una Mini che, improvvisamente venne affiancata da altre due auto: una Giulia e una Fiat 125. Carlo, che era alla guida, fu costretto a fermarsi: un uomo mascherato, ad armi spianate, scese da una delle macchine e si avvicinò chiedendo chi delle due ragazze fosse Cristina Mazzotti. La giovane si presentò e, immediatamente, venne caricata sulla Giulia, mentre un altro malvivente imbavagliava e legava i due amici della Mazzotti. Ci volle più di un ora, prima che Emanuela fosse in grado di liberarsi dai lacci e potesse, quindi, dare l allarme alle Forze dell ordine. Scattarono, subitanei, posti di blocco ovunque, ma quell ora di tempo fu fatale. Oramai era troppo tardi. Cristina Mazzotti era stata rapita. Il giorno successivo il 27 giugno 1975 il telefono di casa Mazzotti squillò, per la prima volta. Era la richiesta dei sequestratori: per riavere Cristina occorrevano 5 miliardi di Lire. Una cifra record, per quei tempi. Una cifra troppo alta per la famiglia. Il padre di Cristina, Elios, era un imprenditore comasco. La sua, sicuramente una famiglia agiata, il cui reddito, però, era ben lontano da poter assecondare la richiesta dei rapitori, che probabilmente, avevano fatto un errore di valutazione, sopravvalutando le capacità economiche dei Mazzotti. Dopo quella tragica telefonata, i genitori di Cristina, attraverso i media lanciavano un appello, i toni erano supplici e imploranti. Il messaggio molto chia-
Voci dal Sud 47 Anno V nr. 4 Aprile 2009 ro: era impossibile, per loro, reperire una così ingente somma di denaro.seguirono minuti, ore, giorni di silenzio. Attimi interminabili, che si protrassero fino alla metà di quel mese di luglio. Esattamente, il 15 luglio 1975, il telefono di casa Mazzotti, squillò per la seconda volta: i rapitori, chiedevano, per liberare Cristina 1 miliardo di Lire. Il padre della Mazzotti, due settimane dopo, si recò, in gran segreto in un appartamento di Appiano Gentile e, qui, vi lasciò la somma di 1 miliardo e 50 milioni, con la rassicurazione, da parte dei sequestratori, che la figlia sarebbe stata immediatamente liberata. Invece, di nuovo silenzio: la richiesta era stata assecondata, ma di Cristina non si ebbero più notizie per un mese intero. Era il 1 settembre 1975 e il telefono di casa Mazzotti squillò per la terza volta. Dall altro capo c era Gianni de Simone, direttore della testata giornalistica di Como L Ordine, amico intimo della famiglia. A lui era toccato un gravoso compito. Dare la notizia che Cristina era morta e il suo corpo era stato ritrovato in una discarica di Varallino, un paese vicino a Sesto Calende. I Carabinieri erano giunti sul posto, allertati da una telefonata, in cui venivano date precise indicazioni: avrebbero dovuto scavare, in quella discarica, vicino ad una carrozzina rotta e lì avrebbero trovato il corpo di Cristina Mazzotti. Altre indicazioni furono date da Libero Ballinari, un appartenente alla banda criminale dei sequestratori che era già stato fermato in Svizzera, e che fornì agli inquirenti una piantina del luogo dove fu sepolta la povera ragazza. Cristina, esanime, giaceva sotto una bambola rotta, il corpo in avanzato stato di decomposizione, il viso completamente sfigurato dai morsi dei topi. Presumibilmente, giaceva in quel luogo da oltre 40 giorni. Ma, la scoperta più macabra fu un altra: gli inquirenti dichiararono che dall autopsia non si era potuto rilevare, con assoluta certezza, se il corpo fosse stato sepolto quando la ragazza era già morta. in altre parole, non si accantonò, mai, l ipotesi che Cristina, quando venne gettata nella discarica, respirasse ancora. Fu proprio quel Libero Ballinari che diede agli inquirenti le prime informazioni sulla prigionia e sulla morte di Cristina Mazzotti. Il Ballinari fu arrestato a seguito di una segnalazione giunta dal Direttore di una banca Svizzera in cui, si recò nel tentativo di riciclare una parte del riscatto versato: circa 90 milioni che aveva cercato di pulire, come si dice in gergo e che, invece, gli costarono l arresto. Libero Ballinari raccontò che Cristina era tenuta sotto l effetto di massicce dosi di droghe e sedativi. Le venivano costantemente date sostanze eccitanti per parlare con i genitori affinché pagassero il riscatto. Poi, dei tranquillanti per sedarne le volontà e per impedire che si agitasse. Secondo il Ballinari, ad un certo punto, stroncata dagli psicofarmaci, Cristina avrebbe avuto un malore e i rapitori si sarebbero spaventati al punto di trasportarla via. Durante il tragitto Cristina sarebbe spirata. Il Ballinari si dichiarò ignaro delle cause che effettivamente portarono alla morte della ragazza, ma con le informazioni raccolte, gli inquirenti furono in grado di escludere che Cristina fosse morta per strangolamento o per un colpo di arma da fuoco. Nel 1980, Libero Ballinari, detenuto a Lugano, fu condannato dalla giurisdizione svizzera all ergastolo con l accusa di avere partecipato al sequestro della Mazzotti e di averne, materialmente, sepolto il corpo. La polizia italiana, in poco tempo, riuscì a ricostruire la banda dei sequestratori di Cristina Mazzotti: in tutto furono fermate 10 persone, accomunate da precedenti penali e da agganci con l anonima sequestri. Furono definiti sbandati, amanti della bella vita e del denaro facile. Uomini e donne che insieme accompagnarono, con modalità disumane, Cristina alla morte. Il leader del grup-
Voci dal Sud 48 AnnoV nr. 4 Aprile 2009 po sembrava essere un tale Giuliano Angelini, trentanovenne che fu squadrista e trafficante di armi, indagato già per la strage di Piazza Fontana e condannato per emissione di assegni a vuoto e truffa. Sembrerebbe fosse stato proprio Angelini a scavare, nel giardino della sua villetta, la prigione in cui fu tenuta Cristina Mazzotti, costretta a vivere sotterrata, in una buca, da cui veniva fatta uscire, di tanto in tanto, per sgranchirsi le gambe. Successivamente, Cristina venne trasferita a Galliate a casa di un altro esponente della banda: tale Rosa Cristiano, ventisettenne ex compagna di Angelini. Proprio qui, cominciò l assidua somministrazione di psicofarmaci, che presumibilmente contribuirono al decesso di Cristina. Secondo le deposizioni, Rosa Cristiano avrebbe somministrato alla Mazzotti, dosi letali di Valium e, in modo staccato e disumano, avrebbe persino acquistato in un supermercato della soda caustica per far scomparire il corpo. Una donna definita dura e senza scrupoli che, secondo gli inquirenti, riceveva in casa un po troppe visite guadagnando in maniera comoda i soldi necessari per truccarsi e vestirsi bene, ma soprattutto per vivere la bella vita che amava tanto. Al loro fianco, una certa Loredana Petroncini: scappata di casa all età di quindici anni per convolare a nozze con uno sbandato, Luigi Gemmi, tipo poco raccomandabile, proprietario della gelateria sotto casa della Cristiano, Alberto Menzaghi, macellaio e Antonino Giacobbe personaggio di spicco dell anonima sequestri calabrese. Durante i processi emersero con estrema chiarezza le personalità degli imputati: gente senza scrupoli che usava i sequestri di persona come modo facile per fare soldi; persone sempre vissute al limite della legge, senza alcun valore umano e morale. Le condanne inferte furono pesantissime anche se non sufficienti per il reato commesso 8 gli ergastoli sentenziati dalla Magistratura, per espiare la colpa di una morte inutile. Ma questa tragica vicenda non era ancora finita. Furono arrestati Giuliano Angelini, ritenuto il capo e Antonino Giacobbe, il mandante, ma mancavano se 4 malviventi che la sera del 26 giugno 1975 fermarono la Mini su cui viaggiava Cristina e che poi la portarono verso il suo tragico destino. Arriviamo ai giorni nostri, le indagini si riaprono e forse questa volta gli inquirenti saranno in grado di fornire anche i nomi di quei 3 (forse quattro) malviventi che strapparono Cristina dalla sua famiglia e dalla sua vita. Un impronta digitale rimasta per 33 anni negli archivi della Polizia scientifica di Roma potrebbe rappresentare la soluzione del caso. Non appartiene a nessuno degli imputati fino ad ora raggiunti dagli inquirenti. L Afis, il sistema che individua le impronte digitali archiviate ne ha rilevata una che corrisponde a quella di un uomo con alle spalle, un interminabile serie di precedenti penali. L Afis è un sistema Hardware e Software che consente di ridurre i tempi normali di acquisizione e catalogazione dei cartellini decadattilari e consente, altresì, una ricerca rapida ed efficace delle impronte sconosciute attingendo ad una banca dati unica e informatizzata. Le impronte vengono codificate attraverso un algoritmo, che viene gestito dal Sistema. In Italia è in funzione dal 1999 e contiene i cartellini segnaletici, comprensivi di dati fotografici e biometrici di circa 4 milioni di persone. Per un totale di 60 milioni di impronte. Una, di queste 60 milioni, era stata ritrovata sul cruscotto della Mini su cui viaggiava Cristina, quando fu rapita e venne archiviata dalle Forze dell ordine in questo sistema. Era l impronta di un pollice. Era l impronta digitale di Demetrio Latella. Nel 1988 il PM Francesco di Maggio lo condannò a 2 ergastoli come esponente degli indiani, la pericolosa e temuta banda dei Tebano (ndr. Tebano Epaminonda), ritenuta responsabile di 48 omicidi. Latella fu trattenuto in carcere fino a due anni fa e, poi, gli fu concessa la semi-libertà. Alla vista dei tesserini delle Forze dell ordine, lo stesso Latella, chinando la testa afferma: da giovane ho avuto cinque anni di follia e sono convinto che la galera mi ha salvato la vita. Che volete che vi dica? È vero quell impronta è mia perché sono stato io. gli autori materiali del sequestro. Non tutti i colpevoli erano stati arrestati e non tutte le domande avevano ottenuto una risposta soddisfacente. Soprattutto, chi fossero quei 3 for- Fonti: Le due città periodico mensile ufficiale dell Amministrazione Penitenziaria Quotidiano.net- www.pagine70.com - Wikipedia
Voci dal Sud 49 Anno V nr. 4 Aprile 2009 dal mondo di Vignettopoli http://www.edizionidamiano.net/ Edizioni Damiano - Villa Verucchio (RN) Italy MARILYN Edizioni Damiano no Shopping ping Novità Editoriale Ad ogni acquirente del mio libro, darò la possibilità gratuitamente di chiamarmi di persona e sulla sua data di nascita gli svelerò qualche segreto per i prossimi mesi a venire. Questo è ciò che promette l autore de Il corpo VIBRANTE, Massimo Pagnini, l autore di un libro sfizzioso che non vuole insegnare nulla a nessuno, ma solo raccontare come attraverso una data di nascita sia riuscito a farsi conoscere dal pubblico fiorentino per gli innumerevoli scoop sensitivi di cui ha omaggiato moltissimi giornali del suo territorio, soprattutto indirizzati al mondo del calcio...il sensitivo del Pallone?... non solo! Il Corpo Vibrante di Massimo Pagnini per Edizioni Damiano La presente mail è stata inviata dall amministratore del forum Edizioni Damiano, quindi strettamente personale, rivolta agli iscritti del forum per informare dei tanti servizi che la casa editrice attiva e che le permettono di offrire i servizi gratuiti di astrologia, psicologia, intrattenimento e cartomanzia finalizzati a rendere piacevole la navigazione degli iscritti.
Voci dal Sud 50 AnnoV nr. 4 Aprile 2009 dal mondo di Vignettopoli http://www.edizionidamiano.net/ Edizioni Damiano - Villa Verucchio (RN) Italy Le Edizioni Damiano anche su Second Life I nostri punti di riferimento online: Siamo anche su Second Life con la nostra inviata speciale Maria Cristina Shilova www.edizionidamiano.net/shop/index.php www.edizionidamiano.net www.astrologicando.net www.esotericamentesognando.net www.migirounfilm.net www.ilmosearte.net www.vocididonne.net La redazione Edizioni Damiano
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