BOZZA NON CORRETTA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI RESOCONTO STENOGRAFICO

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1/13 CAMERA DEI DEPUTATI SENATO DELLA REPUBBLICA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI RESOCONTO STENOGRAFICO MISSIONE IN LOMBARDIA 3 MAGGIO 2011 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO DE LUCA Audizione del rappresentante dell associazione industriale di Brescia La seduta inizia alle 15.25. PRESIDENTE. Avverto nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico che sarà pubblicato on-line e che, se lo riterrà opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, lo invito comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale dell audizione. La Commissione d inchiesta che presiedo sta monitorando tutto il territorio nazionale per avere il quadro della situazione relativa al ciclo integrato dei rifiuti, un ambito che vede purtroppo una presenza sempre più attiva della malavita organizzata. La Commissione vorrebbe avere, da parte delle associazioni imprenditoriali e della Confindustria, un quadro della situazione. Vorremmo sapere se, nel complesso, essendo questa

2/13 un importante area industriale, è stata rilevata la presenza della malavita organizzata nel settore dei rifiuti. La prego di avvertirci se ritiene di dover segretare alcune parti del suo intervento. Do la parola al dottor Corsini. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell Associazione industriali Brescia. Tengo a precisare che io non sono il presidente dell Associazione industriale bresciana, ma sono stato delegato a questo incarico dalla direzione della nostra associazione perché, con riferimento al quesito, alle indicazioni richieste e alle informative da parte di questa Commissione circa le principali aziende sul territorio che operano nel settore del ciclo integrato dei rifiuti, hanno ritenuto opportuno fare intervenire me poiché sono il responsabile del settore ambiente e sicurezza dell associazione, e seguo in maniera più tecnica e più diretta le problematiche relative agli aspetti relativi alla gestione dei rifiuti, in particolare di quelli metallici, ovvero i rottami in senso ampio. Era necessario spiegare a questa Commissione i dati contenuti nella ricerca da noi svolta, di cui credo vi sia stata consegnata copia (in ogni caso, ne ho portata una), anche perché, a fronte di certi numeri che sono emersi, qualche spiegazione evidentemente deve essere data. Io sono qui per dare spiegazione di questi numeri e del panorama all interno del quale l associazione e i propri associati operano. Come lei ha giustamente detto, presidente, Brescia si caratterizza per una elevatissima attività di recupero di metalli. Direi che è il polo industriale più importante d Italia, se non d Europa, in particolare per la siderurgia e l elettrosiderurgia, ma anche per i metalli non ferrosi, quindi recupero di rottami di alluminio e da cuprolega (ottone). Quando ci è stato chiesto di individuare quali sono le principali attività, abbiamo usato un meccanismo di tipo amministrativo: le autorizzazioni in essere presso la provincia si differenziano per tipologia, perché ci sono aziende che hanno autorizzazioni in via ordinaria, altre che hanno autorizzazioni all interno dell autorizzazione integrata ambientale ed altre ancora che operano in procedura semplificata, quindi non hanno vere e proprie autorizzazioni. Il numero di attività che sono state rilevate è di circa 800, di cui però solo una minima parte è nostra associata o può comunque identificarsi con l industria. Questo è un aspetto importante da evidenziare.

3/13 Bisogna dire che, dal punto di vista numerico, il grosso delle attività rilevanti all interno del ciclo del rottame sono tutte quelle che competono alla raccolta e alla commercializzazione del cosiddetto «rottame». Tra l altro, Brescia ha una grossissima tradizione su questo tipo di attività. Devo dire che, normalmente, queste attività di raccolta, cernita e, in alcuni casi, anche trattamento, afferiscono soprattutto alla parte commerciale, cioè le aziende sono iscritte soprattutto alla Confcommercio come attività caratterizzate da un aspetto commerciale. Ad esempio, avrete probabilmente già audito o avete in programma di farlo Assofermet (Associazione nazionale commercianti in ferro e acciai, metalli non ferrosi, rottami ferrosi, ferramenta e affini): molti dei suoi associati afferiscono a questa tipologia, quindi non tanto a Confindustria e all aspetto industriale. Questo è un primo passaggio. A titolo informativo, rispetto a queste attività quasi un centinaio di autorizzazioni sono date direttamente ai comuni perché anche loro fanno parte di questo ciclo, dato che nelle isole di raccolta differenziata la parte metallica viene evidentemente recuperata. Da un lato, abbiamo una situazione dispersa di attività medio-piccole; ci sono anche i cosiddetti «rottamai» molto grossi il termine non è corretto, ma è molto diffuso ma, in generale, esiste una diffusione di attività di raccolta capillare che, nel territorio bresciano, è evidenziata dal numero molto elevato di queste realtà. Devo dire che questo non è caratteristico solo del territorio bresciano ma vale su rete nazionale, e credo di poter dire che in questo settore ci siano più di 20.000 operatori. Dall altro lato, invece, abbiamo gli operatori che effettuano il vero e proprio recupero di materia, ovvero quelli che poi traducono il rottame in barra, piuttosto che in billetta, in semilavorati, in tondo da cemento armato o in materiale ferroso per un certo tipo di industria automobilistica. Le attività di recupero di alluminio e cuproleghe sono invece concentrate su Brescia, e sono in numero molto più ridotto. Di queste, non tutte sono in questo momento autorizzate al trattamento dei rifiuti. Anche questa è una peculiarità importante che ci teniamo a precisare perché, altrimenti, nel leggere l elenco delle aziende potevano risultare inspiegabilmente mancanti alcune realtà importanti e conosciute sul territorio. DANIELA MAZZUCONI. Il materiale in entrata com è qualificato, se non hanno l autorizzazione al trattamento?

4/13 ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell associazione industriali Brescia. La vicenda rifiuti/rottami metallici è annosa, lunga, travagliata, complessa; è sempre stata vissuta in maniera difficile e ancora adesso non è stata risolta, nel senso che anche le ultime modifiche a livello di direttive comunitarie aprono spazi per ritorni, ripensamenti, riclassificazioni. Consentitemi la battuta, ma bisogna considerare la difficoltà concettuale, per la tradizione bresciana, nel considerare «rifiuto» un bene che in qualche modo è sempre stato valorizzato e ricercato con dovizia. È difficile far comprendere a coloro che recuperavano rame, zinco e quant altro, che quello si chiama «rifiuto». Prima dell ultima modifica introdotta con il Testo unico, nel regime normativo vi era la definizione di «materia prima secondaria», nella quale potevano rientrare quei rifiuti che possedevano certe caratteristiche. Nella sostanza, la prevalenza del rottame, sia ferroso che non ferroso, veniva gestita in questo modo (vi dico come la filiera dovrebbe comportarsi, cioè la «teoria»): trattamento preliminare da parte dei rottamai che fanno cernita; sul materiale scelto si procede con la verifica dei requisiti di natura commerciale e chimico-fisica che la materia prima secondaria deve avere, che sono stati e sono a tutt oggi regolamentati in via transitoria dal decreto ministeriale del 1998; una volta riconosciuti questi requisiti, i rifiuti vengono venduti alle acciaierie dove entrano come materie prime secondarie. In alcuni casi, invece, alcune acciaierie avevano e hanno ancora adesso delle autorizzazioni, perché al loro interno si fanno dei trattamenti. Esistono acciaierie che hanno al loro interno il cosiddetto car shredder termine inglese che vuol dire «mulino di macinazione delle carcasse delle autovetture» per ottenere un prodotto che si chiama proler e che è destinato, poi, all utilizzo nel forno ad arco. Ci sono, quindi, situazioni che hanno un autorizzazione e situazioni che invece non ce l hanno, in quanto supportate, dal punto di vista normativo, dal concetto di materia prima secondaria. L evoluzione normativa procede, nascono delle difficoltà analitiche e di campionamento che adesso sarebbe lungo raccontare. Per questo motivo, anche le associazioni di categoria (Federacciai, Assomet, Assofond e quant altro) stanno decidendo di uscire dalle complicazioni della materia prima secondaria che in qualche modo stava morendo anche dal punto di vista normativo ed entrare a pieno titolo nel concetto di «rifiuti». La resistenza ad entrare nel discorso dei rifiuti vorrei precisarlo non dipende semplicemente dal voler evitare il problema «rifiuto», ma dal fatto che si tratta di una questione

5/13 che, ahimè, ha un forte impatto dal punto di vista psicologico. Vi faccio un esempio banale: nel giorno in cui 7 milioni di tonnellate di rottame metallico diventano rifiuti, il giorno dopo sul giornale appare la notizia che Brescia importa rifiuti per 7 milioni di tonnellate. Capite bene che l impatto è diverso. Vai a spiegare che in realtà non si sta parlando dei rifiuti della Campania, ad esempio, ma di un industria che esiste da 30-40 anni. La diffidenza verso il concetto di «rifiuto» sconta anche questa problematica. Non bisogna, inoltre, dimenticare il discorso delle autorizzazioni e della valutazione di impatto ambientale, che va a complicare le cose. Ciò nonostante, si prende questa decisione: decidiamo tutti di passare al campo dei rifiuti. Queste attività sono tutte in autorizzazione integrata; tre anni fa la totalità credo delle aziende sider-metallurgiche ha fatto la domanda, anche perché la previsione normativa prevedeva che il decreto ministeriale del 1998 sarebbe andato a morire con l avvento della nuova norma. Volendo fare una fotografia alla situazione di oggi, alcune di queste aziende hanno già ricevuto l autorizzazione integrata ambientale, mentre altre sono ancora in attesa di riceverla. Con la provincia i tempi effettivamente sono stati abbastanza lunghi, ma devo anche dire che in questi anni si è lavorato insieme per individuare dei protocolli di accettazione. Non so se avete già avuto modo di audire i rappresentanti della provincia, ma immagino che ve ne parleranno. A mio avviso, realizzare un protocollo che individuasse una modalità operativa tendente a garantire la filiera a monte è stato uno dei lavori più importanti fatti insieme agli enti del territorio. Grazie a questo, anche l acciaieria o la metallurgia che ricevono il rottame e che verranno autorizzate all attività di recupero rifiuti di questo rottame dovranno adeguarsi a questo protocollo di accettazione, che prevede una serie di controlli sul materiale d ingresso e una valutazione di qualità dei fornitori a monte. Si tratta quindi di una gestione concepita come gestione di qualità, che tende a qualificare i propri fornitori e a comminare loro eventuali sanzioni nel caso in cui si trovasse del materiale non idoneo. In pratica, è una sorta di controllo molto simile a quello che nell attività industriale è il controllo della gestione di qualità. La situazione oggi è questa; non tutte le aziende ancora compaiono nell elenco che vi abbiamo dato proprio perché alcune di loro non hanno materialmente ancora in mano questa autorizzazione, ma stanno ancora operando, secondo le previsioni del Testo unico, in regime

6/13 cosiddetto «transitorio». Un articolo stabilisce che, in attesa dell autorizzazione, sia data loro ovviamente la possibilità di continuare ad operare. Con le ultime modifiche si affacciano due nuove definizioni importanti, ossia «sottoprodotto industriale» e «end of waste», ovvero fine del ciclo di rifiuto e passaggio a tutti gli effetti a materia prima. Sono situazioni di grande interesse per questa industria, perché alla luce di questo si potrà o si potrebbe rivedere quanto deciso. Devo anche dire che queste definizioni sono ancora allo studio, perché la prudenza in questo settore deve essere sempre la prima cosa. Noi stessi chiediamo alle aziende di essere molto prudenti nell individuare i requisiti che, per potere essere considerati sottoprodotti o end of waste, dovrebbero avere non solo il rottame nel caso specifico, ma anche certi rifiuti che la stessa industria metallurgica produce. Sono i requisiti per i quali i rifiuti smettono di essere tali e diventano a tutti gli effetti materia prima secondaria. Ecco perché dicevo che la situazione in questo momento non è finita, ma è in continua evoluzione. PRESIDENTE. Le chiedo gentilmente di lasciarci la relazione. Prima di lei abbiamo audito alcuni rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Qualcuno ha fatto riferimento ad una alluvione di rifiuti industriali, prevedendo addirittura che nello spazio di un decennio il territorio bresciano non avrà più spazio, tra discariche varie e cave abbandonate. Le chiedo innanzitutto il suo parere su questa valutazione. Inoltre, vorrei sapere se lei esclude totalmente la presenza di organizzazioni di malavita organizzata nel settore trasporti legato al ciclo dei rifiuti. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell associazione industriali Brescia. Con riferimento a questo settore, come ho detto all inizio il rottame rappresenta la materia prima, è un bene prezioso, quindi faccio fatica a vedere in questo settore un meccanismo di dispersione o smaltimento di rifiuti legati alle necessità di malavita organizzata. Per quanto riguarda l alluvione dei rifiuti che lei ha citato, ho fatto l esempio prima: se per alluvione si intende che il rottame diventa rifiuto, per cui leggeremo sul giornale che Brescia importa 7 milioni di tonnellate di rifiuti, la domanda trova una risposta da sé. È chiaro che questi 7 milioni di tonnellate di rifiuti diventano il ferro che c è nelle nostre case, le lamiere delle nostre macchine, i rubinetti dei nostri bagni e quant altro. È di fatto materia prima.

7/13 È vero anche che le industrie metallurgica e siderurgica, per realizzare questo tipo di produzione producono a loro volta dei rifiuti, questo è sacrosanto. Mentirei dicendo che non è così. Vorrei però fare presente due questioni. Innanzitutto, è dimostrato che l industria elettrosiderurgica, cioè da recupero di rottame, è un industria che complessivamente ha un impatto nettamente inferiore rispetto all industria che deriva da minerale, cioè da materia prima naturale. Solamente in termini energetici, l Italia può vantare dei consumi molto ridotti rispetto agli altri Paesi. Il caso emblematico è quello dell alluminio, dove i consumi energetici legati alla produzione sono circa il 15-20 per cento rispetto a quelli che sarebbero nel caso di produzione da minerale. Noi facciamo sempre il paragone del maiale, del quale non si butta nulla. L industria siderurgica, ad esempio, produce rifiuti sotto forma di importanti quantità di polveri che, attualmente, vengono riciclate per il recupero degli ossidi di zinco. Esistono due impianti importanti di pirometallurgia, uno nel Bergamasco e uno in Sardegna. Anche questi nel tempo sono cresciuti e si sono dimensionati rispetto alle esigenze. Per quel che mi risulta, oggi queste polveri non finiscono più come una volta nelle discariche, dove dovevano essere inertizzate e dove c era qualche problema; adesso vengono completamente utilizzate per il recupero degli ossidi di zinco. Tenete conto che, in funzione del mercato, a volte la valorizzazione di queste polveri è tale da poter pareggiare i costi di recupero. Per quanto riguarda, invece, la scoria di acciaieria, che è l altro grosso rifiuto quantitativamente importante prodotto dall industria siderurgica, si parla di qualcosa che varia tra le 700 e le 800 mila tonnellate, ma arriviamo anche al milione, giusto per fare cifra tonda. A tal proposito devo dire che la scoria di acciaieria è da tempo oggetto di studio da parte nostra ma anche della provincia e dell ARPA di Brescia, che probabilmente ve ne parlerà perché in tutta Europa viene oggi recuperata pienamente per sottofondi stradali, manti stradali, recuperi ambientali. Esiste un associazione europea per il recupero di questa scoria, che a Madrid in autunno ha fatto una conferenza, come tutti gli anni. Questa scoria viene addirittura utilizzata in Egitto per la rigenerazione delle barriere coralline, perché ha delle caratteristiche particolari. Il passaggio difficile è che, per recuperare questa scoria, è necessario un accordo forte con le amministrazioni locali, perché quando si parla di strade si parla di opere pubbliche. A tal proposito, con l assessore Dotti ci siamo già incontrati più volte e sono certo che il suo programma preveda una importante iniziativa per la facilitazione di questo recupero, anche con riferimento al piano cave: si possono ridurre i quantitativi del piano cave se si rende possibile la

riciclabilità di questo materiale. C è diffidenza, perché qualche errore nel passato è stato fatto. Non lo nego, sarebbe sciocco farlo. 8/13 DANIELA MAZZUCONI. Anche qui nel bresciano ci sono stati problemi sui sottofondi stradali. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell associazione industriali Brescia. I problemi dei sottofondi sono di due tipi. Il primo è di tipo tecnologico: la strada si muove. Se il prodotto non ha le caratteristiche che deve avere, la strada può avere dei rigonfiamenti e, di conseguenza, ci sono problemi di manutenzione e di costi per la sua sistemazione. Questo, però, è un problema ampiamente risolvibile e risolto, perché le cause del rigonfiamento si conoscono perfettamente. Per quanto riguarda, invece, l aspetto ambientale, il problema è l eluato: perché la scoria possa essere utilizzata, dal punto di vista ambientale deve rispettare certi requisiti di eluato molto rigidi e stringenti, stabiliti tra l altro proprio nel decreto ministeriale del 1998. Anche su questo può darsi che in passato io non posso garantire per tutto quello che è successo qualcuno possa aver fatto il «furbo». È anche vero che, però, su questo eluato c è qualche difficoltà da un punto di vista interpretativo. Quando si lavora su numeri molto bassi e molto stretti, su metodiche di laboratorio analitico e su quantitativi molto grandi, capite bene che per fare un campionamento significativo che deve poi diventare un sacchettino di 100 grammi, o anche meno, su una montagna di materiale diventa molto difficile. Noi chiediamo alla provincia e ad ARPA di avere dei tavoli di confronto e ne abbiamo anche avuti proprio per standardizzare al meglio operazioni di questo tipo. GIANPIERO DE TONI. Vorrei sapere se anche la Confindustria di Brescia possiede un codice etico in materia di smaltimento dei rifiuti per i suoi associati. Vorrei sapere se vengono emanate delle sanzioni quando un associato sbaglia. Esiste un autoregolamentazione? DANIELA MAZZUCONI. Vorrei sapere se gli associati Confindustria rilevano particolari problemi in ordine allo smaltimento dei rifiuti da loro prodotti. In caso affermativo, vorrei sapere di quali tipi di problemi si tratta. Questo è un settore in cui spesso vige il «fai da te», che è sempre foriero di disastri.

9/13 Pur sapendo che si tratta di imprese che difficilmente finiscono con l associarsi a Confindustria, vorrei farle una domanda sul settore edilizio nella sua totalità, dai cavatori agli smaltitori di inerti, ai costruttori, al movimento terre. Lei parlava, ad esempio, dei sottofondi stradali: noi abbiamo rilevato che, nella maggioranza dei luoghi dove siamo andati, ivi compresa l Italia del nord, le maggiori infiltrazioni malavitose sono sul movimento terra. Poiché questa è una zona dove si attendono grandi opere (penso alla BreBeMi, ad arterie autostradali e stradali di un certo peso) vorrei sapere qual è il vostro punto di vista a tal proposito. Vengo, infine, al settore che la riguarda. Stiamo parlando di un settore per cui Brescia è grande nel mondo. È chiaro oggi siamo più attenti all ambiente rispetto al modo in cui si produceva negli anni 30, 40 o 50. Rispetto a ciò che è accaduto, il segmento delle imprese che lei rappresenta si è in qualche modo responsabilizzato? Rispetto al pregresso, da parte della vostra associazione esiste un assunzione di responsabilità, una qualche soluzione avviata o magari qualche «esempio pilota» rispetto alle bonifiche di aree che sono state toccate in modo pesante dall industria siderurgica o comunque dall industria bresciana in generale? ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell Associazione industriali Brescia. Per quanto concerne il codice etico, la nostra associazione industriale fa parte di Confindustria quindi il codice etico di Confindustria vale per tutti noi. Onestamente, non mi risulta che ci siano specifici meccanismi sanzionatori in automatico. C è stato qualche problema, che è ancora aperto, sul quale si potrebbe discutere a lungo e che è anche dovuto ad alcune problematiche di cui, come avete chiesto, vi parlerò dopo. Ho parlato della metallurgia perché è il focus della domanda che mi avevate fatto, ma io rappresento le aziende in maniera trasversale; diciamo però che la problematica forte dei rifiuti è legata al ciclo del rottame. Tra i nostri associati, però, abbiamo anche cavatori, non solo di ghiaia ma anche delle cave di marmo di monte, dove hanno del materiale buonissimo che fa fatica, però, a essere piazzato a causa di rigidità e regolamenti. La nostra zona, tra Botticino e Nuvolera, è caratterizzata sia per l escavazione di marmo artistico destinato all edilizia, sia per il suo utilizzo come carbonato. Italcementi, ad esempio, lo usa per il suo cementificio. Ci sono anche delle lavorazioni di frantumazione, perché viene utilizzato come carica nelle pitture. Poi c è tutto un settore marmifero, dalla qualità migliore in

10/13 giù come il classico Botticino, che serve per fare lastre e opere con il marmo. Anche in questo Brescia può di fatto vantare il secondo polo in Italia dopo Carrara. Per fare un esempio importante, visto che parliamo di cave di monte e di cavatori, il nostro compito come associazione è sicuramente quello di rendere coesi i settori verso una soluzione comune, soprattutto i settori industriali che hanno problematiche comuni. Il punto critico è comunque sempre l incertezza nell interpretazione della norma. Questo lo vedo sempre come il punto più difficile, soprattutto dove la lettura della norma non è solo di natura squisitamente giuridica, ma anche di natura tecnica. Laddove interviene l elemento tecnico analitico, valutativo, ingegneristico il problema diventa grosso. Gli elementi descrittivi della norma, evidentemente, non possono neanche essere troppo dettagliati. Oggi le imprese chiedono certezze, soprattutto nei confronti dei rifiuti. Noi dobbiamo essere sicuri. Il grosso problema aperto sui rifiuti, proprio in questo periodo, è la loro classificazione. A Brescia abbiamo laboratori che si rifiutano di fare la classificazione perché non vogliono avere la responsabilità di fare una scelta piuttosto che un altra. GIANPIERO DE TONI. Questo è grave. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell associazione industriali Brescia. È grave ed è un problema grosso. Le faccio un banalissimo esempio: la classificazione dei rifiuti «pericolosi» subentrata con la nuova modifica introdotta al Testo unico ha portato a classificare come pericolosi alcuni tipi di rifiuti, o comunque a discutere sulla classificazione di pericolosità. Individuare la classificazione «pericoloso per l ambiente» di un determinato rifiuto non è così semplice. È già difficile farlo per un preparato che formulo, figurarsi per un rifiuto del quale conosco molto poco. GIANPIERO DE TONI. Non so se i colleghi sono d accordo, ma le chiedo se è possibile far pervenire alla Commissione, da parte dell Associazione industriali bresciani, una proposta che ci serva da chiarimento su questi temi. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell associazione industriali Brescia. L ordine dei chimici di Brescia ha predisposto una lettera con alcuni quesiti e alcune posizioni, che è stata

11/13 inviata al Ministero dell ambiente, suppongo, e in copia anche a noi. Abbiamo condiviso e discusso queste posizioni, però effettivamente i problemi su queste cose sono tanti. L Istituto superiore di sanità in questo momento è, dal punto di vista tecnico, l interlocutore più autorevole, nonché quello che dà qualche risposta; ma anche con loro ci sono a volte delle difficoltà, talvolta legate alle diverse interpretazioni territoriali. Non può succedere che un automezzo parta dal Veneto in regola e venga sequestrato in Lombardia. Questo problema è legato a posizioni interpretative, a volte anche strumentali e atte a forzare un azione di correzione. Capite bene, però, che le vittime di tutto questo sistema sono l operatività, l azienda ed anche il trasportatore, che si trova il mezzo bloccato. Senza entrare nel dettaglio tecnico, l aspetto interpretativo normativo, con particolare riferimento alla classificazione dei rifiuti, è uno di quelli che oggi flagella di più. È un grosso problema. Al di là delle eclatanti situazioni di violazione delle norme, spesso questi problemi si giocano su una metodica analitica piuttosto che su un criterio. Pertanto, questi aspetti andrebbero veramente superati ed eliminati ma il problema maggiore è che su questo non c è volontà. Basterebbe sapere esattamente come ci si deve comportare. Attenzione: il principio di precauzione, che in molti casi è importante e che in caso di dubbio qui viene sempre evocato, porta però a una situazione veramente difficile. Con il principio di precauzione va a finire che troppi rifiuti diventano rifiuti pericolosi; avendo tanti rifiuti pericolosi, bisogna chiedere le discariche per i rifiuti pericolosi; per avere le discariche per i rifiuti pericolosi, bisogna fare le valutazioni di impatto ambientale, e via dicendo. In questo caso, quindi, non si alleggerisce il carico ma si aziona un ciclo perverso. Non so se mi spiego. DANIELA MAZZUCONI. Lei sa che questo è anche molto legato ai cicli di lavorazione. Parlavamo prima dei cavatori di marmo: se loro ci dicessero una volta per tutte che sostanze usano per togliere il marmo dalla montagna, ci sarebbero meno problemi. Lei sa benissimo che la polvere prodotta in questa attività è considerata più o meno pericolosa, a seconda che siano state usate o meno certe sostanze chimiche. Pertanto, una maggiore attenzione nella lavorazione anche da parte degli imprenditori produrrebbe esisti diversissimi. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell associazione industriali Brescia. Questo è sicuramente vero. Per quanto riguarda la movimentazione terra e l edilizia, diversamente da

12/13 altre associazioni di categoria, non fa capo alla nostra associazione tutta la parte dei costruttori edili. Su questo, onestamente, le saprei dire poco. Noi abbiamo i cavatori di sabbia e ghiaia, alcuni dei quali vorrebbero operare anche attività di recupero di scorie di acciaieria e delle demolizioni, ma devo anche dirle che i nostri associati che io considero persone serie stanno alla finestra, perché investimenti impiantistici di un certo tipo devono essere garantiti anche dall altra parte, con la certezza di poter operare tranquilli. Io so che i colleghi del Collegio costruttori hanno ripetutamente chiesto e credo anche ottenuto alla provincia un tavolo di confronto. Sulle terre e rocce da scavo è stato fatto un bel lavoro, tra l altro, con la provincia di Brescia; esiste un protocollo molto chiaro da seguire. Il passaggio successivo era fare il protocollo per le demolizioni, che è un gradino più su. Il terzo protocollo era il nostro, quello delle scorie d acciaieria. Siamo in corso d opera. L assessorato ci ha promesso molto. DANIELA MAZZUCONI. Le chiedo se può dirci qualcosa sul subentro di imprese malavitose in imprese decotte già associate all associazione. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell associazione industriali Brescia. Su questo non so rispondere. Per quella che è la mia esperienza, direi di no. Però ripeto il grosso delle 800 imprese sono fuori dalla nostra associazione. Parlando del ciclo del rottame, noi abbiamo industria siderurgica e industria metallurgica; quando dico che ci sono in totale 30 imprese in tutta la provincia di Brescia, ho citato tutte quelle che contano, da un milione di tonnellate all anno di produzione. Sono imprese sicuramente molto importanti. Ci sono tantissime piccole aziende e, poi, le grosse imprese che recuperano il materiale. RAFFAELE VOLPI. Rivolgo una domanda specifica collegata al movimento terra. Vorrei una risposta secca, perché non ho bisogno di spiegazioni particolari. Lei ha detto che nel sistema confindustriale ci sono anche i cavatori. Rispetto alle due grandi opere che si stanno facendo sul nostro territorio bresciano parlo dell Alta capacità e di BreBeMi da parte degli associati Confindustria del settore cave ci sono state pressioni esterne o di interessamento da parte di criminalità organizzata?

13/13 ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell Associazione industriali di Brescia. A me non risulta. RAFFAELE VOLPI. La ringrazio. ALESSANDRO CORSINI, Rappresentante dell Associazione industriali di Brescia. Per quanto riguarda il movimento terra e BreBeMi, noi avevamo chiesto di poter utilizzare scorie da acciaieria. Il discorso sarebbe molto lungo. In sostanza BreBeMi ha fatto la scelta delle cave di prestito, e anche su questo ci sarebbe tanto da dire. Chiudo la mia risposta qui, nel senso che ripeto sulla parte dell edilizia sicuramente è molto più competente il Collegio costruttori. Per quanto riguarda, invece, la responsabilizzazione delle nostre aziende, con particolare riferimento alle metallurgie, che sono le più impattanti dal punto di vista ambientale, devo dire che noi possiamo vantare, all interno della nostra associazione, la costituzione di un consorzio di ricerca per le problematiche ambientali che si chiama RAMET, costituito dalle 24 aziende sider-metallurgiche più importanti del territorio. Viste le importanti problematiche di impatto ambientale, e non solo quelle legate ai rifiuti (pensiamo anche all impatto atmosferico, alle immissioni e via elencando), il consorzio si è costituito con la finalità di studiare e ricercare quelle soluzioni che la singola azienda non è in grado di trovare, ma che come consorzio siamo in grado di portare avanti. Su questo ci stiamo confrontando con gli enti locali e abbiamo anche recentemente costituito, con il contributo della provincia e del comune di Brescia, un osservatorio sulla metallurgia proprio per affrontare questi problemi specifici. Quindi, da quel punto di vista direi che la sensibilità è stata sicuramente molto alta. PRESIDENTE. Ringraziamo l Associazione industriali, che lei oggi rappresenta in questa sede. Oltre agli appunti che abbiamo rilevato insieme, le suggerisco anche di alzare la guardia, perché siete i veri produttori di fumi, di scorie, di rifiuti. Poiché Brescia è una grande provincia industriale d Italia, è chiaro che il vostro ruolo è fondamentale. Ecco perché ho parlato di codice etico e di effettivo controllo da parte vostra imprese associate. La ringraziamo e le auguriamo buon lavoro. Dichiaro conclusa l audizione. La seduta termina alle 16.00.