UNO:UNO A tu per tu con l opera

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UNO:UNO A tu per tu con l opera Nicola da Urbino Ultima cena domenica 26 aprile 2015, ore 16.30 Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia Un opera d arte al mese, per un anno ricco di cultura. Domenica 26 aprile 2015, alle ore 16.30, si terrà il nuovo appuntamento con Uno:Uno. A tu per tu con l opera, l iniziativa organizzata dai Musei Civici del Castello Visconteo, con il sostegno dell Associazione Amici dei Musei Pavesi, che l'ultima domenica di ogni mese conduce alla scoperta delle collezioni dei Musei pavesi, un capolavoro alla volta. L'idea è quella di favorire il rapporto diretto tra il visitatore e l opera d arte, privilegiando la fruizione slow di un singolo oggetto, differente rispetto alla visita di un intera collezione. Uno:Uno si concentra di volta in volta su una singola opera, presentata da un esperto, offrendo differenti chiavi di lettura per evidenziare le molteplici e talvolta inattese connessioni che scaturiscono dalla conoscenza approfondita dell'arte. L appuntamento del 26 aprile è con L Ultima cena di Nicola da Urbino.

L opera, che raffigura l Ultima Cena, colpisce per la brillantezza delle sue cromie accese. È stata realizzata intorno al 1530 dal maiolicaro Nicola di Gabriele Sbraghe, noto come Nicola da Urbino, e deriva dall omonimo affresco della tredicesima volta delle Logge di Raffaello in Vaticano. La formella, proveniente dalla collezione di Luigi Malaspina di Sannazzaro, sarà presentata al pubblico da Paola Casati Migliorini, che ha riconosciuto la paternità dell opera a Nicola da Urbino. I nostri Musei sono ricchi di arte, di storia e di opere di straordinario valore, a volte non sufficientemente conosciute anche nella nostra stessa città dichiara l Assessore alla Cultura Giacomo Galazzo. Questa bella iniziativa apre le porte dei musei e lo fa in un modo nuovo e originale, tentando di invogliare il visitatore a tornare periodicamente a visitarli proprio perché luogo di esperienze artistiche sempre nuove e stimolanti. L ingresso a Uno:Uno è gratuito per tutti i possessori della MY MUSEUM CARD, la carta che (al prezzo di 18 euro) apre le porte dei Musei Civici del Castello Visconteo per 365 giorni: una vera e propria tessera fedeltà annuale e nominale che consente l'accesso illimitato alle collezioni museali e alle mostre organizzate dai Musei Civici, la partecipazione gratuita a tutti gli eventi collaterali e riduzioni speciali per le mostre delle Scuderie e gli acquisti al bookshop. Per chi non fosse in possesso della MY MUSEUM CARD, l'iniziativa è aperta al costo simbolico di 1 euro: un piccolo contributo alla salvaguardia del patrimonio artistico e culturale della città. Nicola da Urbino Ultima cena Maiolica 22,5x29 cm. Nella prima metà del XVI secolo Urbino divenne il più importante centro di produzione di ceramiche istoriate rinascimentali, ispirate dall opera del famoso artista Raffaello Sanzio (1483-1520). Per istoriato s intende un genere figurativo con carattere narrativo che si diffuse nel Cinquecento, composto da rappresentazioni delle istorie bibliche, mitologiche, allegoriche derivate in gran parte da testi classici. I centri di produzione più importanti furono Urbino, Faenza e Gubbio e botteghe dedicate alla produzione di questo tipo di maiolica nacquero in gran numero annoverando nomi di ceramisti famosi: oltre al protagonista Nicola da Urbino, meritano di essere menzionati anche Guido Durantino, Guido di Merlino e Francesco Xanto Avelli. Il rapporto tra Raffaello e la produzione istoriata di quest arte definita minore è stato oggetto di studi condotti con grande sinergia da parte d illustri esperti del pittore urbinate e ceramologi.

Lo stile classico di Raffaello fece irruzione nella produzione di maioliche dipinte grazie soprattutto alla diffusione di incisioni a stampa di Marcantonio Raimondi e alla circolazione dei disegni da parte dei suoi collaboratori, come ad esempio Giulio Romano, provenienti dalla sua bottega. Si trattò di un influenza di stile e di forme così forte che la lezione classica di Raffaello s impose come modello da cui attingere: si pensi che Nicola da Urbino è conosciuto oggi con il soprannome di Raffaello della maiolica in merito alla sua straordinaria abilità di dialogo con il Maestro del Rinascimento. L opera è conservata nella Pinacoteca Malaspina dei Musei Civici di Pavia ed è stata attribuita a Nicola da Urbino da Paola Casati Migliorini, che, dopo un iniziale e attento colpo d occhio, si dedicò a una fase di studio e ricerca al fine di avvalorare la sua tesi attributiva sostenuta da riscontri, confronti stilistici con le opere autografe dell artista e ricerche documentarie. La straordinaria qualità pittorica, il cromatismo acceso e la precisa resa spaziale della maiolica sono state le qualità riconosciute nell opera pavese e riscontrabili nello stile di Nicola da Urbino. La maiolica è giunta ai Musei Civici di Pavia poiché apparteneva alla nota collezione di Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754-1835) che possedeva non solo dipinti, stampe e statue, ma anche un piccolo ma importante nucleo di ceramiche. La scena raffigura l Ultima Cena, episodio della vita di Cristo del Nuovo Testamento la cui più antica testimonianza si trova nella Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (I Corinzi 11:23-26) e ripresa nella scrittura dei Vangeli di Matteo, Marco e Luca. La rappresentazione artistica dell episodio sacro dell Ultima Cena può essere ridotta a due varianti iconografiche fondamentali: una si concentra sull aspetto liturgico, che trova nella celebrazione del sacramento eucaristico il suo significato grazie all affermarsi del culto del Corpus Domini, e una dal carattere narrativo, in cui generalmente l annuncio del tradimento di Giuda si presta ad essere il momento favorito per il suo forte significato drammatico. È questo il caso della maiolica di Nicola da Urbino che rappresenta Gesù con i dodici apostoli riuniti attorno al tavolo nel momento in cui annuncia l imminente tradimento: ben evidente è l intenso gioco di sguardi e gesti interrogatori degli apostoli, che crea un forte dinamismo grazie anche all alternanza e il contrasto dei colori forti come il blu e il giallo. L artista Il primo riferimento di Nicola di Gabriele Sbraghe si trova in un documento del 1520 a Urbino, nel quale è definito maestro, dove fu attivo fino al 1537-1538 anno della sua morte e dove era proprietario di una bottega. Si conoscono cinque opere autografe, una presente all Ermitage di San Pietroburgo, una al Louvre di Parigi, al Museo del Bargello di Firenze, una nella Chiesa di Santo Stefano di Novellara e infine una al British Museum. Esse sono utili per costruire il corpus della sua produzione e per lo studio di altri esemplari che

sono stati attribuiti alla sua mano: si tratta della collezione delle famose credenze per Isabella d Este Gonzaga, della famiglia Calini di Brescia, del Museo Correr di Venezia e infine un piatto con Adamo ed Eva della famiglia Valenti Gambara di Mantova. L opera La formella pavese è di forma rettangolare e colpisce per la sua notevole brillantezza nei colori accesi che giocano contrapponendosi dall azzurro/blu al giallo/arancione. Il retro non porta alcuna iscrizione, ma è presente un interessante sigillo in ceralacca rossa raffigurante un aquila coronata con i simboli del potere tra le zampe e due iniziali riferibili a Francesco I d Austria (1768-1835). Gesù e i dodici apostoli sono riuniti attorno ad un tavolo sui quattro lati in un ambiente profondo e colmo di tensione. Nonostante l inusuale fondo scuro che definisce uno spazio architettonico imprecisato, Nicola da Urbino, esperto di architettura picta desunta dallo studio della lezione di Donato Bramante a Roma, riesce a mettere in campo tutta la sua abilità nella resa prospettica attraverso gli accostamenti di colore: tinte fredde che arretrano il punto di osservazione alternate a colori caldi che invece lo avvicinano. I protagonisti innescano un dinamico gioco di gesti e sguardi grazie alla resa dei volti espressivi, al contrasto dei colori, alle anatomie dei corpi e al panneggio plastico delle vesti. L interrogarsi dei protagonisti e la posizione di Cristo con le braccia distese sulla tavola richiamano al capolavoro del Cenacolo di Leonardo: s instaura quindi un legame fra Raffaello, cui la maiolica di Nicola da Urbino si presenta come copia esatta degli affreschi delle Logge vaticane, e Leonardo, due grandi maestri del Rinascimento che lavorarono in un vivace periodo culturale, dove modelli, disegni e idee circolavano da una città all altra. È spontaneo a tale proposito chiedersi come Nicola da Urbino abbia avuto modo di realizzare la copia dell affresco delle Logge Vaticane, di cui non si conosce un incisione risalente al 1530, data presunta di esecuzione dell opera pavese. È possibile quindi che lo stesso Nicola da Urbino si fosse recato a Roma per visitare e realizzare egli stesso un disegno degli affreschi, terminati nel 1519, oppure che la mediazione sia avvenuta grazie a Giulio Romano, che, in occasione di una sua visita a Urbino, avrebbe diffuso e fatto conoscere agli artisti del luogo i disegni provenienti dalla bottega del maestro. Di Nicola da Urbino esiste infatti anche un altra opera tratta dagli affreschi delle Logge Vaticane, conservata al Castello Sforzesco di Milano e rappresentante Adamo ed Eva al lavoro. Emerge la figura di un protagonista della maiolica aggiornato sui lavori di artisti dei grandi centri culturali del Rinascimento, che non prendeva esempio solamente dalle riproduzioni incisorie, ma aveva avuto occasione di attingere direttamente da modelli disegnativi.

Ritrovo presso la biglietteria dei Musei Civici alle ore 16.30, senza bisogno di prenotazione Per informazioni: tel. 0382.399770 museicivici@comune.pv.it Chiara Argenteri Ufficio stampa/press office Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi tel. 0382.399424 338.1071862 E-mail: chiara.argenteri@comune.pv.it