In FormAzione. Indicazioni in materia di comunicazione sociale sui Disturbi del Comportamento Alimentare e dell Immagine Corporea



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Transcript:

In FormAzione Indicazioni in materia di comunicazione sociale sui Disturbi del Comportamento Alimentare e dell Immagine Corporea

ANORESSIA-BULIMIA AL MASCHILE di Francesco Bergamin

L anoressia nervosa, e con essa la sua variante bulimica, è stata da sempre considerata una patologia riguardante quasi esclusivamente le donne, a causa della preponderante incidenza nella popolazione femminile. Anche i criteri diagnostici sono stati finora incentrati sulla donna; basti pensare che uno dei più importanti sintomi della malattia è considerata l alterazione del ciclo mestruale. Molti casi di anoressia maschile, quindi, non sono riconosciuti come tali o non vengono precocemente e preventivamente diagnosticati; l incidenza della variante al maschile di questa patologia, pertanto, è ancora molto sottostimata. Secondo le più recenti indagini epidemiologiche il 5%-10% delle persone che soffrono di anoressia nervosa sono soggetti di sesso maschile. Se invece consideriamo il disturbo da alimentazione incontrollata ( Binge Eating Disorder ) ecco che la percentuale di popolazione maschile sale di molto (30% del totale) e quindi le differenze di genere si assottigliano. Se oggi iniziamo a riscontrare un incremento della domanda di cura al maschile, è perché questa premessa di genere è stata ridimensionata e quindi è diventato socialmente più lecito per un uomo chiedere aiuto. Non si tratta quindi propriamente di un incremento reale a livello maschile di questa patologia, ma piuttosto si può supporre che ci siano più uomini che richiedono aiuto alle istituzioni terapeutiche, venendo meno uno stereotipo di genere fortemente connotato. Tuttavia permane una certa difficoltà da parte degli uomini a richiedere un aiuto psicologico presso un istituzione terapeutica, per una disposizione molto maschile a risolvere i problemi in modo autonomo, e per una maggiore difficoltà a mettersi in discussione attraverso una relazione di cura che preveda degli aspetti di dipendenza. La fascia di età interessata comprende soprattutto gli adolescenti e i giovani adulti, anche se l esordio nei maschi avviene, di solito, più tardi rispetto al periodo puberale e non nella primissima adolescenza come spesso avviene per le donne, forse appunto perché il disturbo non è legato in questi casi ai tempi della maturazione sessuale femminile. Anche per i giovani maschi, come d altronde accade per le femmine, riconoscersi nel proprio corpo naturale è un problema evolutivo complesso. A seguito dello sviluppo puberale il preadolescente maschio deve costruire una immagine mentale del nuovo corpo. Si tratta di riconoscere consapevolmente i cambiamenti avvenuti e di riconoscere le nuove emozioni prodotte dalla maturazione sessuale. Sembra che molti giovani ragazzi siano alle prese con la necessità di manipolare a volte violentemente il nuovo corpo. Le pratiche del piercing e del tatuaggio sono sempre più diffuse tra i giovani, come del resto è in crescita il fenomeno dei cutters, di quei giovani cioè che si praticano tagli superficiali sulla pelle.

Anche il doping e l assunzione di droghe prestazionali che pretendono di incrementare le capacità fisiche e psichiche perseguono l obiettivo di imporre al corpo delle prestazioni artificiali. Ed è diventato comune lavorare direttamente sul corpo per raggiungere gli obbiettivi imposti dalle mode e dai nuovi valori generazionali. E se per le ragazze l obiettivo è una magrezza spesso esagerata, è un istanza specifica del maschio quella di scolpire le masse muscolari, controllando il loro sviluppo e la morfologia complessiva. Questa declinazione al maschile di un corpo investito di un controllo e di un valore estremizzati per il soggetto prende il nome di vigoressia. Non si può parlare di un vero e proprio ideale di bellezza maschile, quanto piuttosto di un ideale di virilità, che si definisce attraverso lo specchio e lo sguardo severo dei coetanei. In alcuni casi può risultare scatenante, per quanto riguarda l eziologia, l incontro con l altro sesso, che risulta essere per varie ragioni traumatico. La soluzione anoressica maschile può funzionare, allora, come rimedio a questo incontro. Sul versante femminile questa soluzione viene utilizzata spesso sotto forma di una domanda muta e disperata rivolta all Altro, per metterlo alla prova con l imperativo: Amami a prescindere dal mio corpo, riconoscimi e desiderami come persona, o per tenerlo a distanza, rifiutando, attraverso la negazione del proprio corpo, anche la sessualità. Sul versante maschile, al contrario, l anoressia permette, secondo una logica distorta, l incontro sessuale: in un certo senso disinibisce il soggetto come succede con l uso di cocaina e quindi in modo patologico, e ristabilisce un alto valore di sé. Alcuni soggetti vivono infatti con euforia la fase anoressica e in questa si sentono di conseguenza facilitati nelle relazioni con l altro sesso, perché hanno conferma del proprio valore nel riuscire a raggiungere e a personificare il proprio ideale estetico e virile. In altri casi, più gravi da un punto di vista psicopatologico, la spinta a dimagrire è interpretabile come un modo per mettere a freno una pulsione interna che è vissuta in modo persecutorio attraverso una forte iperattività e un controllo ossessivo. Sicuramente negli ultimi anni c è stato un cambiamento in ciò che definisce l identità maschile, e l immagine corporea non è estranea a questo cambiamento. L ideale estetico maschile ha subito profonde mutazioni ed è stato ultimamente iperinvestito e sopravvalutato, tanto da avvicinarlo a un modello femminile. Dobbiamo perciò riconoscere che il crescente culto del corpo maschile a livello di media, testimoniato dal proliferare delle riviste per uomini che valorizzano la forma fisica e la comparsa sul mercato di prodotti dietetici/dimagranti o di bellezza rivolti a un pubblico maschile, hanno prodotto e accentuato una focalizzazione eccessiva e distorta rispetto all ideale estetico maschile. Fino ad

assottigliare le differenze anche a livello di espressione sintomatica rispetto all utilizzo che ne fa l altra metà del cielo. Il corpo offre una possibilità di identificazione forte, immediata: controllarlo attraverso il cibo e un intensa attività fisica può restituire un senso che si fatica a ritrovare altrove (per esempio nelle relazioni e nelle emozioni ad esse connesse che risultano molto più difficili da gestire). Il corpo anche per l uomo è diventato un canale comunicativo privilegiato con cui esprimere sicurezza o disagio tanto agli altri quanto a se stessi, dove trovare riscontro pratico di un senso di sé, termine unico di confronto per un narcisismo che chiude all Altro, radicalizza l assoluto autoreferenziale. L aspetto fisico arriva ad assumere anche per l uomo il valore di palcoscenico e banco di prova con cui misurarsi con gli altri ma soprattutto con un idea di sé, e delle aspettative ad essa connesse, connotata da un rigore estremo e da un perfezionismo spesso esasperato. Questo rapporto frustrante con l ideale da parte del maschio contemporaneo rimanda ad aspetti narcisistici di inadeguatezza che riguardano la difficoltà, riscontrabile anche in altri ambiti e sintomi, ad accettarsi e a riconoscersi. Il corpo vissuto sempre in difetto rispetto a un ideale mortificante e raramente sazio, soddisfatto, viene sottoposto a un ascesi spaventosa e a dei regimi insopportabili, e spesso il soggetto maschile reagisce con una perdita totale di questo controllo estremo rivelatosi impossibile. Assistiamo così a un viraggio verso abbuffate compulsive e una continua ed estrema attività motoria svolta con modalità frenetiche e volta a compensare l eccesso calorico ingerito e i sensi di colpa ad esso connessi. Il risultato è un circolo vizioso, una vita centrata sul pensiero del cibo e del corpo, e dei rituali coatti svolti per controllarlo, connotata da una grande sofferenza che difficilmente raggiunge la possibilità simbolica/espressiva della parola, intrisa com è di corporeità e concretezza. L ansia, l insicurezza, l incapacità di tollerare la frustrazione trovano per l uomo moderno un corpo-feticcio immediatamente disponibile su cui sfogare la propria rabbia (spesso i pazienti maschi riconoscono un aspetto autopunitivo nel tentativo di manipolazione del proprio corpo) o su cui trovare una facile compensazione (le abbuffate che arrivano a spegnere il desiderio e il sentire, mortificante, di ciò che non si può avere). Questi aspetti di rabbia narcisistica sono legati a un ideale ipertrofico e grandioso, irraggiungibile e demotivante per il soggetto maschile e determinano una bassa autostima e uno scarso livello di autoefficacia percepita. Tutto ciò più che una reazione positiva del soggetto produce una ripetizione acefala, ossessiva, che svuota il sintomo stesso della sua valenza simbolica

originaria, per diventare, infine, abitudine rigida e necessaria, modus vivendi irrinunciabile, e pertanto non criticabile. I soggetti maschi che arrivano a rivolgersi a un istituzione specialistica per richiedere un aiuto psicoterapico spesso sono portati e motivati da altri (genitori o fidanzate) e caratterizzati da profonda sfiducia nel tentativo che stanno compiendo e da vissuti di grande, inaccettabile vergogna per la propria condizione. Lo smascheramento di questa loro sofferenza può costituire di per se stesso un fatto traumatico e viene pertanto, da parte di questi soggetti, a lungo rimandato o evitato. Grande isolamento affettivo, evitamento e un idea grandiosa di sé che comporta dei risvolti frustranti e inibenti; il tutto spesso coperto da una maschera (falso sé) fatta di pseudoadeguatezza e funzionalità; tutto questo non porta il soggetto a mettersi in relazione né con i suoi contenuti intrapsichici né, tantomeno, con quelli interpersonali, ma a creare un sistema autarchico e autoreferenziale che si illude di bastare a se stesso, ma che, fin da subito, mostra tutte le sue debolezze. Un sentimento profondo di disperazione e sofferenza si accompagna all impossibilità di esprimerlo o di riconoscerlo. In questo ci sembra consistere la drammaticità della variante maschile dell anoressia-bulimia e la sfida rivolta alla clinica contemporanea dei disturbi alimentari: riconoscerne una specificità propria a partire dalla tecnica e dalla teoria sino ad oggi sviluppata sui soggetti femminili.