[ ricerca scientifica ] Infezioni respiratorie virali nei Camosci Le patologie respiratorie rappresentano uno dei maggiori problemi sanitari nei ruminanti selvatici Introduzione Negli ultimi 30 anni, l incremento demografico delle popolazioni di ungulati selvatici ha portato ad una interazione molto più stretta tra le diverse specie domestiche e selvatiche ed all aumento dei fenomeni di trasmissione di patogeni tra domestici e selvatici (Hudson et al., 2002). In questo contesto le patologie respiratorie rappresentano uno dei maggiori problemi sanitari nei ruminanti selvatici, in particolare nel camoscio, come hanno dimostrato il focolaio di polmonite in provincia di Lecco nel 2000 e le epidemie verificatesi sui Pirenei spagnoli dal 2001. Nello specifico, nel territorio lecchese uno dei fattori responsabili dell impatto a livello di apparato respiratorio è stato l incremento della circolazione del Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) (Citterio et al., 2003) mentre in Spagna è stata identificata una nuova variante virale appartenente ai Pestivirus (Marco et al., 2007; Marco et al., 2009). Entrambi gli episodi sono stati caratterizzati da alta mortalità, che ha raggiunto valori pari all 80-85% in alcune aree, provocando non solo un brusco calo demografico, ma anche una difficile ripresa delle popolazioni negli anni successivi. Per questi motivi appare chiaro come sia auspicabile una stretta sorveglianza della circolazione di agenti patogeni nelle popolazioni di ruminanti a vita libera. Proprio con queste premesse durante le stagioni venatorie 2006-2009 è stata svolta un indagine nell ambito della convenzione Monitoraggio sanitario dei ruminanti selvatici, tra il Comprensorio Alpino Verbano Cusio Ossola 2 (VCO2 - Provincia di Verbania - Piemonte) ed il Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica (DIVET), dell Università degli Studi di Milano. Analizzando i dati disponibili rispetto alla serie storica degli abbattimenti, è stato osservato un calo della condizione fisica nel camoscio, in particolare nel peso degli yearling, calato complessivamente di oltre 2 kg tra il 1996 ed il 2009 (Grafico 1). L attenzione quindi è stata focalizzata su questa classe d età che fornisce indicazioni sul tasso di sopravvivenza invernale dei giovani dell anno. In particolare, è stata valutata la presenza di virus polmonari negli yearling associando un indagine siero-epidemiologica estesa a tutte le categorie di età, al fine di valutare la circolazione di patogeni virali. Nel corso dell indagine non sono stati riportati casi di mortalità o episodi clinici con sintomatologia respiratoria. Il Comprensorio comprende quattro valli principali: Formazza, Antigorio, Vigezzo e Isorno, in aggiunta ad una piccola porzione della Val d Ossola. Le caratteristiche tipicamente alpine del VCO2 sono chiaramente percepibili osservando la distribuzione altitudinale del terri- MARTINA BESOZZI 4
Grafico 1: andamento dei pesi medi degli yearling (completamente eviscerati) nel VCO2 dal 1996 al 2009 18.00 17.00 16.00 15.00 14.00 13.00 12.00 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 5
2500 2000 Camosci Caprioli Cervi Grafico 2: andamento delle popolazioni di ungulati selvatici dedotto dai censimenti 1500 1000 500 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 torio: oltre l 80% della superficie è ad una quota superiore ai 900 m slm. È inoltre caratterizzato dalla presenza di tutte le quattro specie di ungulati selvatici tipiche dell ambiente alpino: camoscio (Rupicapra rupicapra rupicapra), capriolo (Caproelus caproelus), cervo (Cervus elaphus), stambecco (Capra ibex). Inoltre la presenza di francolino (Banasa banasia), fagiano di monte (Tetrao tetrix), coturnice (Alectoris graeca), pernice bianca (Lagopus mutus), nonché della lepre bianca (Lepus timidus) testimoniano l elevata qualità ambientale dell area di studio. Peraltro negli ultimi anni si è verificato un aumento demografico e spaziale del cinghiale (Suus scrofa). Il camoscio, oggetto di questo studio, è presente in tutto il territorio del Comprensorio, particolarmente vocato per questo ungulato, che nel quinquennio 2004/2008 ha raggiunto la densità media di 4,9 camosci per 100 ha (Viganò e Borretti, 2009). Dati confermati dai censimenti effettuati annualmente durante la stagione primaverile, con un andamento per lo più costante nella popolazione (Grafico 2). Raccolta dei campioni Le indagini sono state condotte sui camosci pervenuti al centro di controllo del Comprensorio, registrando per ogni capo: la classe di età, il sesso, le misure morfo-biometriche (peso eviscerato, lunghezza del ramo della mandibola e del tarso, lunghezza, diametro e divaricazione delle corna) e i dati relativi ad ora e luogo dell abbattimento. Inoltre i cacciatori, al momento dell abbattimento, hanno provveduto alla raccolta di sangue tramite iugulazione. Successivamente i campioni sono stati centrifugati, aliquotati e stoccati al centro di controllo dal personale tecnico. I campioni di siero sono stati poi testati per valutare la risposta immunitaria specifica (titolo anticorpale) nei confronti di Pestivirus (dal 2006), VRS (dal 2007) e Orthoreovirus (dal 2009), virus che è stato identificato nei polmoni esaminati nel 2009 (IV Workshop Nazionale di Virologia Veterinaria). La qualità dei campioni raccolti ha presentato una elevata variabilità dovuta alle modalità di prelievo del sangue, post-mortem e in condizioni di scarsa igiene, che hanno influito sulla qualità del campione ai fini analitici; alcuni sieri sono risultati infatti inquinati o eccessivamente emolitici e perciò non utilizzabili a priori ovvero sottoposti ad analisi non hanno permesso di ottenere un risultato valido. La tabella 1 indica quindi la percentuale di sieri esaminati durante il quadriennio di monitoraggio. Dalla tabella 1 si deduce un aumento del 6
Tabella 1: Confronto tra numero di capi abbattuti per ciascuna stagione venatoria e numero di sieri raccolti ed idonei per le analisi. Anno Animali abbattuti Sieri raccolti Sieri esaminati Esaminati su abbattuti 2006 184 41 22 11.96% 2007 211 44 25 11.85% 2008 175 49 38 21.71% 2009 202 114 61 30.20% grado di collaborazione da parte dei cacciatori grazie soprattutto ad un maggior coinvolgimento rispetto alle problematiche sanitarie. Successivamente sulla base dei risultati ottenuti nel biennio 2007-2008, nelle successive stagioni venatorie sono stati prelevati tamponi bronco-polmonari e tessuto polmonare dagli yearling e da soggetti adulti nel caso di evidenti lesioni polmonari, successivamente sottoposti ad approfondite indagini (isolamento virale in coltura cellulare, immunofluorescenza, microscopia elettronica e metodiche molecolari). Risultati e conclusioni Nella della popolazione campione è stata evidenziata una sieroprevalenza nei confronti di Virus Respiratorio Sinciziale variabile negli anni (Tabella 2) e comunque sempre superiore al 50%, maggior presenza di anticorpi è stata riscontrata però nei soggetti adulti (78,5%). Questo risultato evidenzia una attiva circolazione virale, sia essa espressione di fenomeni di periodica reintroduzione nel periodo di interazione con i ruminanti domestici durante la stagione estiva, sia essa mantenuta dalla popolazione di camosci. A favore di quest ultima ipotesi, una precedente indagine sulla prevalenza di questo virus in una popolazione di capriolo appenninico dimostra il mantenimento dell infezione a livello endemico indipendentemente dal contatto con popolazioni di ruminanti domestici (Armaroli et al., 2006).La presenza di anticorpi nei confronti del virus nella popolazione indagata potrebbe essere la conseguenza di un suo ingresso negli anni precedenti a quelli studiati; dovuto probabilmente ad un peggioramento dello stato delle difese immunitarie dei soggetti. A questo riguardo è stata effettuata un analisi mettendo in relazione parassiti abomasali, titoli anticorpali e quadro metabolico di ciascun soggetto, evidenziando una correlazione positiva tra la carica parassitaria abomasale e il titolo anticorpale nei confronti del Virus Respiratorio Sinciziale e quindi uno stato immunitario non ottimale dei soggetti Nei prossimi anni risulterà necessaria l identificazione e la caratterizzazione molecolare del virus per chiarire l origine epidemiologia nelle popolazioni di ruminanti selvatici. Per quanto riguarda i Pestivirus, si ritrovano anticorpi in tre soggetti di 2 anni e uno di 8 anni (di cui un soggetto abbattuto nel 2008 e tre nel 2009) può far ipotizzare che vi siano soltanto infezioni sporadiche. Va osservato inoltre che i soggetti positivi provengono tutti dalla zona del comune di Premia, zone tradizionalmente utilizzate per il pascolo estivo dei ruminanti domestici. I camosci sieropositivi possono perciò aver avuto un contatto con i domestici in periodi in cui non è possibile la trasmissione verticale, necessaria al mantenimento dell infezione, perché le femmine di camoscio hanno già partorito. Al momento le infezioni sporadiche sono verosimilmente riferibili ad un interazione con bovini ed ovini monticanti come già segnalato in altre zone (Gaffuri et al., 2006; Bregoli et al., 2006). Tabella 2: Sieroprevalenza per BRSV nei camosci suddivisa per anno di prelievo. Anno Sieri esaminati Sieri positivi Sieroprevalenza (I.C. al 95%.) 2007 25 19 76% (59.26-92.74 2008 34 27 79.41% (65.82-93.00) 2009 61 35 57.38% (44.97-69.79) 7
Confrontando anche le sieropositività ottenute per Febbre Q (Viganò et al., 2010) nella stessa popolazione di camosci (9 soggetti tra il 2007 ed il 2009), si evidenzia la provenienza degli animali positivi dalla stessa area di Premia. Elemento che avvalora l ipotesi dell origine domestica delle infezioni sporadiche. Infine nei polmoni esaminati è stato identificato Orthoreovirus, del quale non risultano precedenti segnalazioni in letteratura nel genere Rupicapra. I soggetti positivi, 2 femmine ed un maschio yearling abbattuti nel mese di settembre 2009, non presentavano sintomi respiratori al momento dell abbattimento. La circolazione del virus è stata confermata anche nella restante parte della popolazione di camosci in quanto una indagine sierologica su un campione ristretto di sieri ha mostrato alti titoli anticorpali. Essendo nota la diffusione del virus nelle popolazioni di mammiferi domestici, ma senza rilievi di patologie respiratorie se non in associazione con altri agenti patogeni (Tyler et al., 2001; Day et al., 2009), resta da chiarire l andamento dell infezione nelle popolazioni di ruminanti selvatici. In conclusione, l apparato respiratorio del camoscio è bersaglio di differenti agenti patogeni che possono determinare livelli diversi di patogenicità, in associazione tra di loro e sulla base dello stato di salute della popolazione. Nello specifico, nell area di studio, i dati ottenuti risultano di interesse futuro per interpretare ed affrontare eventuali emergenze sia nella popolazione indagata che in altre aree alpine. Si ringraziano i Cacciatori ed il Comitato di Gestione del Comprensorio Alpino di Caccia Verbano Cusio Ossola 2 - Ossola Nord. Si ringrazia inoltre il Dott. Mauro Bardelli dell ASL di Verbania. 8