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2.1.3 Cenni storici ed evoluzione del fenomeno Il tentativo di potenziare le proprie capacità fisiche ed il rendimento atletico era già presente nel mondo classico. Gli atleti dell antica Grecia facevano uso di alcuni infusi di funghi applicati localmente come impacchi, a scopo stimolante più che curativo o lenitivo, per migliorare le loro prestazioni 1. L atleta Milone di Crotone, forse il più famoso del mondo greco e protagonista di numerosi aneddoti, affermava che i saltatori solevano mangiare in abbondanza carne di capra, mentre i pugili ed i lanciatori di peso ricorrevano alla carne di toro. In questi casi si trattava soltanto di credenze legate a riti magico simbolici: mangiando la carne dei rispettivi animali si immaginava di appropriarsi dell agilità delle capre o della forza dei tori. Del resto la medicina del tempo era ancora agli albori e non avrebbe potuto dare alcuna spinta evolutiva ad un fenomeno legato principalmente alle superstizioni popolari. Ippocrate, forse il più famoso tra medici dell antica Grecia, praticava una medicina preventiva fondata essenzialmente su principi dietetici e sull efficacia degli esercizi fisici. Il medico ippocratico, addirittura, non prescriveva farmaci (oggi alla base del fenomeno doping). La ginnastica interviene nella medicina preventiva e in quella curativa. All uomo sano consigliava la pratica di corse prima e dopo i pasti, corse a cavallo, sollevamenti, salti, balzi ed esercizi respiratori. Norma fondamentale era l equilibrio fra nutrizione ed esercizio fisico, per evitare da un lato un sovraccarico di cibo, dall altro un eccesso di fatica. Ippocrate era addirittura contrario all agonistica, perché costringe l atleta a sforzi esagerati e riteneva basilare l allenamento e le diete alimentari che andavano proporzionate all esigenza degli esercizi fisici praticati. 1 Cfr., HOULIHAN B., Morire per Vincere. Sport e Doping, Sapere, Roma, 2000. 71

Galeno, considerava la medicina e la ginnastica come le due componenti dell arte salutare, cioè quella che procura la salute, alla quale dà il suo apporto anche la dietetica 2. Pitagora, che fu a stretto contatto con l atleta Milone e fu egli stesso atleta, contemplava nell ambito del suo sistema filosofico, la ginnastica medica 3 e la ginnastica educativa. La sua filosofia di vita spingeva i pitagorici a svolgere una vita quotidiana equilibrata, tra un alimentazione sana e un allenamento svolto su basi pseudo-scientifiche. Si trattava, dunque ed in genere, di una ginnastica medica più che di una medicina della ginnastica ( dello sport), una ginnastica intesa come terapia preventiva volta alla realizzazione di una vita sana ed equilibrata che realizzasse il detto: mens sana in corpore sano. Questa tradizione ebbe seguito anche tra i romani, che però non furono eccelsi nella medicina come i greci. Ed anche tra i romani continuò la tradizione e la tendenza degli atleti ad alterare le proprie prestazioni fisiche, soprattutto tra i gladiatori che erano soliti utilizzare forti stimolanti. Successivamente, per lunghi secoli, non si trovò più menzione storica della pratica del doping, probabilmente anche in relazione al fatto che le competizioni olimpiche, al pari di altre attività agonistiche, vennero interrotte o persero d importanza dopo la caduta dell'impero Romano. È solo alla fine dell Ottocento con la reintroduzione dei Giochi Olimpici Moderni e con una medicina ed una ricerca chimica ben più avanzata, moderna, che nel ciclismo, nel nuoto e nella maratona si attesta l uso di eroina, cocaina, stricnina, nitroglicerina, oppio e caffeina. Ciò avviene adesso in modo mirato è 2 Cfr. TEJA A., Esercizio fisico nell antica Roma, Editrice Studium, Roma, 1988. 3 Cfr. DI DONATO M. TEJA A., Agonistica e ginnastica nella Grecia antica, Editrice Studium, Roma, 1989 (pp. 135 ss.). 72

consapevole e non più secondo convinzioni legate a supposizioni o credenze popolari. Le conseguenze potevano sortire effetti collaterali talora gravemente invalidanti se non addirittura mortali. È infatti alla fine del XIX secolo che risalgono le prime morti per abuso di sostanze eccitanti: è il caso del ciclista Arthur Lindon nel 1886 e del maratoneta Tom Hicks ai giochi di Saint Louis del 1904. Erano pur sempre casi limitati alla sola sfera sportiva di vertice del tempo. Dopo il secondo conflitto mondiale, tuttavia, si ha un vero e proprio salto di qualità, con l impiego di nuovi metodi e di nuove sostanze, come le anfetamine e l efedrina, consuetamente assunte dai militari impegnati sui fronti di guerra per fronteggiare i forti condizionamenti psicologici e le disumane condizioni di vita. I primi casi sospetti vennero accertati nel 1949 ed ai giochi di Helsinki vennero segnalati casi di ciclisti che si ammalavano per l assunzione di anfetamine. Durante le Olimpiadi del 1960 a Roma morì il ciclista danese Kunt Enemark Jensen, al Tour de France del 1967 analoga sorte toccò al ciclista inglese Tom Simpson, avvenuta sul Mont Ventoux, ascritta allora all effetto additivo di anfetamina e grande caldo, e nel 1968 fu la volta del calciatore francese Jean- Louis Quadri. Da qui emerse alla ribalta delle cronache e all attenzione del grande pubblico il problema dello sport connesso con l'uso di sostanze potenzialmente mortali da parte degli atleti. Particolare attenzione bisogna dare al cosiddetto modello Sovietico, che molto influì sull evoluzione delle pratiche del doping. Per tutto il periodo della Guerra Fredda, in funzione d una visione ideologico-utilitaristica dell attività sportiva, il regime reclutò giovani fin dalla più tenera età che, per decisione dell autorità politica, vennero avviati all esercizio dell attività sportiva ritenuta più adatta alla loro costituzione fisica. I migliori venivano introdotti nell esercito 73

o in apparati istituzionali. Essi non potevano trarre profitti dalle competizioni sportive, ma potevano assentarsi dal lavoro per allenamenti e competizioni senza perdere il salario; la stessa norma valeva per gli studenti che ricevevano dallo Stato una regolare retribuzione. Pur di apparire vincenti sul palcoscenico mondiale delle Olimpiadi, anche lo sport era stato irreggimentato in quel che potremmo definire professionismo di stato, ma questo era l aspetto meno cruento del modello. In questo quadro totalizzante, molto efficace era il controllo sanitario effettuato nei diversi ambulatori ad opera di vari specialisti di quella branca della medicina ufficiale che era ormai diventata la medicina dello sport. Ad essi venivano inoltre affidate le ricerche farmacologiche destinate a migliorare il rendimento degli atleti. È nota infatti, la pratica di sperimentazioni spregiudicate che si rivelarono in seguito gravemente dannose sia per il fisico, sia per la psiche degli atleti. Più di una volta certe vittorie olimpiche furono contestate, soprattutto nelle discipline femminili, quando fu denunciata la mascolinizzazione di alcune atlete, ottenuta mediante somministrazioni di ormoni che garantivano un rendimento superiore ma che alteravano a fondo il fisico e la personalità. Si venne a determinare, dunque, un doping di stato che aveva come motivo predominante il prevalere, sul palcoscenico delle Olimpiadi, delle vittorie Sovietiche su quelle Statunitensi, e vi riuscirono quasi sempre! Ma col doping di stato si realizzò l aspetto più aberrante del modello sovietico, l idea di atleta come cavia sociale 4 spendibile per le esigenze ideologico-politiche del regime. La sua dignità, la sua stessa dimensione umana fu 4 Cfr. BROHM J. M., Corps et povoir: à propos du fascisme ordinaire, in Quel Corps?, 1976 (n. 6 autunno); CALMUS M. C., Où est passé l humain?, Soisy-sur-Seine, 1998. 74

annientata da sperimentazioni che, alla stregua delle sperimentazioni naziste sugli ebrei, vollero sostituirsi alle leggi naturali, a Dio. Sulla scia dell URSS, un caso particolare riguarda la Germania Orientale, che piccola, poco popolata e piuttosto povera, riuscì spesso a vincere la competizione con la più potente Germania Occidentale. Nella DDR infatti venne creato un perfezionatissimo laboratorio sportivo che sfornò grandi campioni nelle varie competizioni mondiali anche grazie all uso di sostanze e metodi che in molti casi hanno gravemente danneggiato la salute degli atleti. Per migliorare le prestazioni, essi ingerivano cocktail di sostanze chimiche; nelle donne, come in Unione Sovietica, venivano alterati i cicli biologici con bombardamenti ormonali, stravolgendo la loro femminilità e trasformandole in esseri dal sesso ibrido. Emblematico in questo senso il caso di Heidi Krieger. Ai tempi in cui la Germania Orientale era una potenza agonistica prodotta da fantasmagorici laboratori di medicina sportiva, praticava il lancio del peso ad alto livello. Col trascorrere degli anni, sottoposta al bombardamento di ormoni, Heidi scoprì che il suo corpo la mise nelle condizioni di diventare Andreas. Uomo da un punto di vista biologico, donna dal punto di vista psicoantropologico 5. Tali tecniche si estero a tutti i paesi del blocco comunista europeo e in seguito anche alla Cina, dove in più si aggiunsero, in alcune discipline ginnicoatletiche, discutibili metodi pedagogici d allenamento che spesso, a seguito di errori nell effettuazione dell esercizio, portavano gli allenatori ad assegnare severe pene corporali agli atleti caduti in errore. Purtroppo, anche al di qua della cosiddetta cortina di ferro, nei paesi occidentali, tra gli 70 e 80 l assunzione di ormoni e anabolizzanti si era diffusa al punto da diventare un tratto culturale di molti sportivi, specialmente tra i 5 Cfr. RUSSO P., Sport e Società, Carocci, Roma, 2004 (pp. 110). 75

cultori del body-building dove si configurava come una sorta di rito obbligato; anche la metà dei giocatori del football americano ammise di fare uso regolare di anfetamine e anabolizzanti; e alle Olimpiadi di Seul del 1988 il corridore centometrista Ben Johnson, che realizzò il record mondiale poi non ufficializzato, fu trovato positivo alla ricerca di sostanze anabolizzanti. Si era così affermata l epoca dei più diversi ed eterogenei anabolizzanti ed ormoni, di facile reperimento e assunzione. Mentre gli anabolizzanti venivano utilizzati per aumentare la massa muscolare, negli sport di resistenza ci si rivolse a sostanze e a metodiche capaci di influenzare la durata dello sforzo, intervenendo soprattutto sulla massa sanguigna. Accadde così che tra i fondisti dello sci, dell atletica e tra i ciclisti si diffuse la pratica dell auto-emotrasfusione, consistente in un abbondante prelievo di sangue a distanza dalla gara con successiva manipolazione della parte corpuscolare e reintroduzione nello stesso atleta alla vigilia della prestazione sportiva; ciò determinava un aumento dei globuli rossi circolanti (che trasportano ossigeno) con un conseguente beneficio ed incremento della massima potenza aerobica. La pratica si rivelò molto pericolosa e nel 1985, quando ormai si era prossimi alla definizione dell EPO, che presenta simili caratteristiche, fu messa al bando. Le pratiche sperimentate ed applicate precedentemente, attraverso quel che abbiamo definito doping di stato, nei paesi del blocco sovietico, con il crollo del muro di Berlino e quanto ne conseguì, travalicarono ogni confine nazionale e diedero un ottimale impulso alla ricerca del settore pro-doping soprattutto negli Stati Uniti che, con lo sfaldamento dell Unione Sovietica e del blocco ad esso connesso, divennero i leader incontrastati agli occhi della platea olimpica. 76

Si giunse poi nel 1998 allo scandalo del Tour de France, quando per utilizzo di EPO venne squalificata un intera squadra di ciclismo (la Festina) 6. Successivamente la bufera raggiunse a più riprese anche il Giro d Italia. Famosa, a tal proposito, l esclusione del corridore Marco Pantani che alla vigilia della passerella milanese (ultima tappa della carovana rosa) si vide escluso dal Giro d Italia del 1999, quando ormai l aveva vinto, per precauzione nei confronti della salute dell atleta 7, presentava infatti, ad un controllo anti-doping di routine, un ematocrito superiore alla percentuale consentita ( 50%) e da qui si suppose che anch egli facesse uso di EPO. Vero o no, era solo l ennesimo episodio di quella classica punta d iceberg che nascondeva un mondo oscuro e ben più corrotto di quanto si potesse immaginare 8. Da allora i casi divennero sempre più frequenti. Si ebbe una distribuzione dei casi di doping in modo orizzontale quasi omogeneo tra le diverse discipline dello sport di vertice (con una prevalenza per gli sport di resistenza); ma soprattutto si ebbe una nuova preoccupante tendenza che distribuì i casi di doping verticalmente fino alle sfere minori dello sport e addirittura alla sfera amatoriale. Ciò è imputabile a quell edonismo sportivo dei primi anni 90 che portò ad enfatizzare gli aspetti estetici degli atleti favorendo l affermazione di canoni fisici di muscolarità; successe così che nelle palestre di tutto l occidente si trovassero preparatori senza scrupoli pronti ad offrire, a chiunque lo volesse, facili ricette e mezzi più o meno consentiti per abbreviare i percorsi della fatica e per essere in linea con le mode, al punto che l uso delle sostanze dopanti in questi ambienti 6 Cfr., VOET W., Massacro alla catena, Bradipolibri, 2002. 7 Vedi (www.federciclismo.it). 8 Cfr. AIELLO M., Viaggio nello sport attraverso i secoli, Le Monnier, Firenze, 2004 (pp. 306 ss.). 77

superò di gran lunga l incidenza delle pratiche di doping degli ambienti sportivi di alto livello. Con la commercializzazione dell ormone della crescita (il GH), che presto venne considerato dagli inesperti la panacea adatta ad ogni bisogno e scopo, lo sport amatoriale fu travolto in una spirale consumistica di doping e ciò fu anche dovuto alle formidabili abilità di convincimento degli spacciatori che spinsero al consumo una moltitudine di individui sorretti dal motto tanto non fa male. Oggi, il fenomeno del doping nel campo delle attività motorie e sportive rappresenta una delle più importanti e attuali emergenze direttamente legate al tema della tutela della salute. La spinta data dalla ricerca medico-farmacologica ha fatto si che: ormai, si sia di fronte addirittura a sostanze che vengono create appositamente e che quindi non sono riconoscibili neanche nei controlli antidoping d avanguardia. Quindi, ci troviamo ormai di fronte, non vorrei dire all ultima fase, perché l ultima potrebbe essere il doping genetico, ancora più mostruoso, ma ad una fase già incontrollabile [ ] 9. La sua crescente diffusione non soltanto all interno del mondo professionistico, ma soprattutto all interno della componente dilettantistica (semiprofessionistica) ed amatoriale costituisce un segnale allarmante che non coinvolge unicamente l intervento di un singolo stato bensì si riflette all interno dell intera comunità internazionale i cui moderni sistemi di controllo anti-doping sono stati messi in difficoltà dal livello di sofisticatezza raggiunto dai preparati, dalle legislazioni non omogenee tra gli stati e dalle discordanze di applicazione delle stesse tra le diverse federazioni sportive. Questo ha dato al fenomeno la possibilità di attecchire socialmente e subire una globalizzazione che ha indotto la 9 Dichiarazione del Prof. Sandro Donati (Sez. di Metodologia dell allenamento del CONI), RaiDue, TG2, del 16/02/04 78

crescita di un business criminale miliardario e pericolosissimo: il doping esiste nel mondo sportivo di alto livello ed è ormai talmente diffuso da assumere le dimensioni di un vero dramma sociale pure tra i praticanti più giovani 10. Solo in quest ottica, si tratta di un problema dei giorni nostri poiché, come si è visto, da sempre si è cercato di individuare sistemi più o meno naturali di incremento della qualità della prestazione fisica, che ha assunto nella società moderna risvolti estremamente preoccupanti. La sua crescita esponenziale, diffusa equamente all interno di ogni fascia di popolazione, non incontra ostacoli siano essi rappresentati dall età, dalla razza, dalla religione, dalla condizione sociale, economica e culturale. Problema tipicamente legato alla realtà della società attuale 11, società andatasi connotando con taluni precisi caratteri: la competizione, l apparenza, l incoscienza e la solitudine. In pari tempo, una condizione di ricercato o raggiunto benessere, spesso più effimero che reale, non costituisce più un deterrente, bensì contribuisce ad andare oltre facendo perdere equilibrio, maturità e consapevolezza dei propri limiti. Tali elementi, passioni e spinte sociali hanno portato ad una notevolissima espansione del fenomeno del doping anche in Italia, ove esso ha avuto un forte impatto sulla pubblica opinione, in considerazione dell interesse che i mezzi di comunicazione di massa del nostro paese hanno dimostrato nel seguire gli sviluppi e le vicende più delicate legate all uso di sostanze dopanti da parte di atleti nazionali e spesso alle morti di alcuni di essi. Ancora più preoccupante, sull onda travolgente degli anni 90, appare oggi la situazione dei settori sportivi amatoriali e delle palestre dove si pratica body- 10 Cit. Convegno del Ministero della Sanità, La tutela della salute nelle attività sportive e la lotta contro il doping, gennaio 2004. 11 Cfr. ALBORESI A., Tutela sanitaria delle attività sportive, in Rivista di Diritto Sportivo, 1971 (pp. 385). 79

building e fitness, dove diverse forme di monitoraggio ed indagine, seppure approssimative, hanno dimostrato, in linea con la tendenza della maggior parte dei paesi occidentali, un crescente orientamento all assunzione di sostanze dopanti da parte di giovani atleti e comuni individui, disposti a sacrificare incoscientemente la propria salute ed a rinunciare al proprio impegno pur di raggiungere l obiettivo prefissato 12. Si è stimato che in Italia siano almeno 400.000 gli individui che ogni anno assumono regolarmente sostanze dopanti, con un giro d affari (stimato molto probabilmente per difetto), ottimamente supportato dalle varie organizzazioni criminali nazionali ed internazionali, di circa 650.000.000 di euro (approssimativamente 1.200.000.000.000 delle vecchie lire), anche solo per una corsa amatoriale o un bicipite più grosso 13. È un circo che divora i suoi acrobati. Un circo che quotidianamente propone soggetti invincibili, capaci di superare ogni difficoltà, pieni di soldi, di successo. Poi però il circo li divora e nonostante tutto, continua a dare spettacolo! 12 Cfr. BOTTARI C., La tutela della salute nelle attività motorie e sportive: doping e problematiche giuridiche, Maggioli Editore, Bologna, 2004, (pp. 15 ss.). 13 Fonte ufficiale, Associazione antimafia Libera di Don Luigi Ciotti, stime per il 2004, vedi (www.libera.it). 80