Bosco di notte a cura di Luther Blissett e Titta Iadicicco

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Bosco di notte a cura di Luther Blissett e Titta Iadicicco Vico Acitillo 124 - Poetry Wave

Vico Acitillo 124 - Poetry Wave www.vicoacitillo.it mc7980@mclink.it Napoli, 2005 La manipolazione e/o la riproduzione (totale o parziale) e/o la diffusione telematica di quest opera sono consentite a singoli o comunque a soggetti non costituiti come imprese di carattere editoriale, cinematografico o radio-televisivo.

Accade a tutti, prima o poi, di smarrirsi. Certo, non ci sono più selve né giardini né castelli di maghi in cui incrociare i destini. Può capitare, più discretamente, di perdersi nei corridoi della propria casa, sotto le lenzuola o la doccia, mentre dalla tv un giornalista, uno dei tanti, ci ricorda che Marcello Dell Utri ha presentato il Monarchia di Dante o che mettere una taglia è azione legittima, nonché encomiabile. Come quando manca la corrente, e inutilmente cerchiamo nel buio l interruttore che ci renda di nuovo visibili le cose, e noi stessi, mentre, per un sortilegio, nel buio, solo lo schermo televisivo continua ad emettere colori e suoni e a ripeterci che questo è il migliore dei mondi possibili. Occorrerebbe un Virgilio che ci desse una mano e ci indicasse a quale altro viaggio affidarci per rimediare allo smarrimento. Ma inutile cercarne, di maestri, di questi tempi e in questi luoghi. Se ce ne sono, saranno famosi, ma domani, mentre è qui ed ora, che ne abbiamo bisogno. Così che restiamo soli: con la nostra memoria, con la nostra assenza di futuro, con le cose che un giorno abbiamo lette, e che solo possono indicarci la traccia da seguire: briciole da Hansel e Gretel, prima che anche queste se le mangino gli uccelli. Per tornare all isola dove nessuno ci riconoscerà, per avere di nuovo selve e giardini e castelli di maghi in cui incrociare i destini.

Vico Acitillo 124 - Poetry Wave Bosco di notte Pier Paolo Pasolini Contro la televisione da P.P.Pasolini, Corriere della sera, 9 dicembre 1973 Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l adesione ai modelli imposti dal Centro è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la «tolleranza» della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè come dicevo i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un «uomo che consuma», ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del con- 5

sumo. Un edonismo neolaico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l unico fenomeno culturale che «omologava» gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale «omologatore» che è l edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due Persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i «figli di papà», i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari umiliati cancellano nella loro carta d identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di «studente». Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno sùbito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell adeguarsi al modello «televisivo» che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio «uomo» che è ancora in loro di

Vico Acitillo 124 - Poetry Wave Bosco di notte svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto «mezzo tecnico», ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. E il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collo-care. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l ha scalfita, ma l ha lacerata, violata, bruttata per sempre... 7