PanelCODE. La rimozione della soglia di cambio minima con l Euro. Si attendono effetti negativi per la maggior parte delle imprese ticinesi.



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PanelCODE congiuntura cantonale L abbandono del tasso minimo di cambio. Il punto di vista dell imprenditoria ticinese Inchiesta extra dell Istituto ricerche economiche (IRE) Sintesi Dalle analisi svolte, emerge una situazione di difficoltà delle imprese ticinesi a seguito della forte svalutazione della moneta europea. I settori maggiormente colpiti dell industria e dei trasporti non sembrano in grado di procedere ad una generale riduzione dei costi dei fornitori e procederanno nei prossimi mesi a ottimizzazioni dei propri processi produttivi. Il settore del commercio, anch esso molto colpito, sembra tuttavia in grado di assorbire maggiormente lo shock tramite una probabile riduzione dei costi di fornitura. In generale, si attende quindi una diminuzione dei prezzi praticati dalle imprese. La struttura economica ticinese dovrebbe reagire in maniera simile alla struttura nazionale, con l eccezione di alcuni settori. L effetto aggregato sul PIL cantonale sarà importante, producendo una stagnazione se non una flessione dell attività economica. La disoccupazione dovrebbe invece aumentare di 0.1 p.p. nel primo trimestre 2015 e di 0.22 p.p. nel secondo rispetto alle precedenti stime, come conseguenza della variazione del tasso di cambio. La rimozione della soglia di cambio minima con l Euro. Il 6 settembre 2011 la Banca Nazionale Svizzera (BNS) aveva comunicato di voler intraprendere interventi di politica monetaria per limitare il rafforzamento del franco verso l euro ad una soglia massima di 1.20 franchi/euro, con l obiettivo dichiarato di intervenire per evitare il rischio di deflazione. Il 15 gennaio 2015, tale misura viene invece a sorpresa rimossa, accendendo forti dibattiti all interno del mondo produttivo elvetico. Il presente studio vuole fornire una istantanea sulle principali reazioni e aspettative del tessuto economico ticinese, integrando alcune analisi quantitative che raccontano gli effetti passati che la variazione del tasso di cambio con i paesi dell Eurozona ha prodotto per alcuni settori. Questi settori potrebbero essere in futuro quelli ancora più colpiti dagli effetti della rivalutazione monetaria. Si attendono effetti negativi per la maggior parte delle imprese ticinesi. Dal 16 di gennaio al 28 di febbraio abbiamo condotto una inchiesta con le aziende appartenenti al PanelCODE, per valutare gli impatti correnti e le loro aspettative in funzione del nuovo corso di cambio. Fig. 1 Effetto sull attività aziendale dell abbandono della soglia minima di cambio Impressum Responsabile e redattore: Davide Arioldi davide.arioldi@usi.ch I dati dell indagine qualitativa sono elaborazioni delle risposte fornite all IRE dai membri del panel di imprese ticinesi PanelCODE. Fonti statistiche, dati relativi alla Svizzera e al Cantone Ticino: UFS, USTAT, BAK Basel Economics, SECO. Per ulteriori informazioni: Davide Arioldi e mail: davide.arioldi@usi.ch tel: +41 58 666 46 70 fax: +41 58 666 46 62 Corrispondenza: Istituto di Ricerche Economiche IRE progetto PanelCODE CP 4361 Via Maderno 24 CH 6904 Lugano tel: +41 58 666 46 61 fax: +41 58 666 46 62 e mail: info@panelcode.ch

2 Dalla figura 1, osserviamo come il 75% delle aziende si attenda un effetto negativo dal rafforzamento attuale del tasso di cambio (34% molto negativo e 41% leggermente negativo). A livello settoriale, si attendono impatti particolarmente negativi per il settore dell industria e dei trasporti mentre il settore del commercio dovrebbe subire un impatto inferiore (ma comunque negativo) rispetto a questi due settori. Nell immediato, le aziende interrogate si aspettano un impatto sugli ordini e commesse attuali più limitato (figura 2). Anche in questo caso il settore industriale presenta i risultati maggiormente negativi, insieme al settore del commercio; il 67% e il 64% delle aziende operanti nei rispettivi settori si aspettano una riduzione degli ordini e commesse attuali, maggiormente marcata per il settore industriale. Fig. 2 Influenza della variazione del tasso di cambio sugli ordini e commesse attuali L apprezzamento del franco ha creato pressioni sul lato dei fatturati non solo per le società che vendono direttamente all estero. Un numero elevato di imprese operanti sul territorio nazionale ha riferito di clientela Svizzera che richiedeva sconti per commesse già effettuate al fine di uniformare il prezzo praticato a quello applicato dai principali competitors europei. Queste pressioni sui prezzi di vendita delle merci o dei servizi producono una riduzione più o meno elevata dei margini che, in alcuni casi, intaccano il livello di utile aziendale, portando a delle perdite. Queste variazioni, sono quindi nell immediato assorbite dalle aziende con un tentativo di riduzione dei centri di spesa, al fine di recuperare la competitività dei prezzi dei propri prodotti sui mercati nei quali operano. Il nuovo aggiustamento del prezzo (e quindi la riduzione dei costi) dipende ovviamente dall elasticità della domanda del bene e impatta in maniera diversa tra i vari settori e i beni prodotti. Possiamo osservare (figura 3) che il 43% delle imprese operanti in Ticino ha previsto una riduzione dei costi mediante un miglioramento dell efficienza dei processi interni e non tramite esternalizzazioni del processo (o di parte del processo) produttivo (4%). Questa soluzione (miglioramento dei processi interni) dovrebbe limitare le ricadute negative sul lato occupazionale (comunque presenti) rispetto a soluzioni di tipo delocalizzativo, aumentando la produttività aziendale. Emerge inoltre come la maggioranza delle società residenti in Ticino (il 54%) abbia deciso per il momento di non procedere a modifiche dei propri processi di produzione. Fig. 3 Come verranno modificati i processi di produzione aziendale per far fronte al nuovo valore del tasso di cambio? 3

3 Una variazione delle strutture produttive aziendali sarà perciò facilmente osservabile nei prossimi mesi e interesserà a livello aggregato una impresa su due. Anche in questo caso, emerge come il settore industriale, più esposto alla competizione diretta rispetto ad altri settori, abbia una necessità maggiore di procedere a ristrutturazioni del processo produttivo. Ci attendiamo quindi decrementi occupazionali maggiori in questo settore, in virtù di una maggiore propensione alla esternalizzazione e riduzione dei costi interni rispetto agli altri settori (segnalate rispettivamente dal 13% e 60% delle imprese industriali monitorate). Fig. 4 Come verranno modificati i prezzi dei prodotti/servizi delle aziende operanti in Ticino nei prossimi mesi? Un ultima dimensione di analisi riguarda il livello dei prezzi praticati dalle imprese (figura 4). In questo caso osserviamo che la maggior parte delle imprese contattate (64%) ha intenzione di procedere a una riduzione dei prezzi dei propri prodotti o servizi. E importante notare che questa proporzione (64%) è maggiore rispetto alla percentuale di aziende che ha segnalato di voler procedere a una ristrutturazione dei processi produttivi (il 46%). Questa differenza positiva ci suggerisce che le variazioni negative sul livello delle entrate verranno assorbite in maniera maggiore da una riduzione degli utili aziendali oppure che le strutture produttive (forniture) di alcuni settori risultano ormai già fortemente integrate a livello internazionale permettendo di scaricare una diminuzione dei costi sui propri fornitori. Queste ultime considerazioni sembrano particolarmente valide per i settori del commercio e delle costruzioni, dove il numero delle aziende che prevede una riduzione dei prezzi è decisamente maggiore rispetto al numero di aziende che segnala la volontà di intraprendere processi di efficientamento produttivo. Per il settore dei trasporti e dell industria, notiamo invece un comportamento diverso: una buona parte di queste imprese (33% delle imprese di trasporto e 13% delle imprese industriali) prevedono un aumento dei prezzi praticati. Il settore industriale, pur evidenziando una elevata propensione a modificare le proprie strutture per ridurre i costi, non scaricherà completamente questi benefici sul livello dei prezzi praticati. Una spiegazione possibile per questo comportamento risiede nella presenza di una quota elevata di costi fissi per unità di prodotto, che richiede una riduzione più che proporzionale del livello di costi variabili o anche sottolinea la presenza di situazioni pregresse di difficoltà, acuitesi con la fine della politica di svalutazione monetaria. Il parere del direttore della Camera di commercio, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi del cantone Ticino, Luca Albertoni. 1. Alla luce delle informazioni attuali, come valuta l impatto del nuovo corso di cambio sul tessuto produttivo ticinese? L impatto non è diverso da quello riscontrato nel resto della Svizzera, cioè molto differente a dipendenza dei prodotti e dei mercati sui cui operano le aziende: per alcune l effetto è stato forte e immediato, per altre invece è stato attenuato da diversi fattori, come ad esempio il fatto di lavorare principalmente in dollari. Ritengo che fra sei mesi circa inizieremo a poter fare qualche considerazione di tipo generale. 2. Come stanno reagendo e, secondo il suo punto di vista, dovrebbero reagire le imprese per cercare di limitare gli effetti negativi del nuovo tasso di cambio? Non vi sono miracoli né mille misure possibili. Il contenimento dei costi è ovviamente una priorità, accompagnato dal lavoro che viene comunque svolto per migliorare costantemente prodotti e produttività e cercare sbocchi alternativi su altri mercati e con altri partner commerciali. Per evidenti motivi, l intervento sui costi è quello più immediato, anche se comunque delicato, soprattutto se deve andare a toccare il personale e quindi il capitale umano e quello di know how ad esso legato. 3. Cosa potrebbero fare le istituzioni pubbliche e le associazioni di imprese per permettere alle aziende di recuperare reddittività? Anche allo Stato non si possono chiedere miracoli. Sono contrario a programmi di tipo congiunturale, costosi e a mio avviso poco efficaci. Ma certamente si può esigere che lo Stato (inteso sia come Confederazione che come cantone) faciliti il fare impresa, togliendo e/o evitando lacci, lacciuoli, tasse e imposte che pongono problemi in termini di competitività. Questa è una battaglia che le associazioni conducono da sempre. Nello specifico, il nostro ruolo è anche di sostenere le aziende affinché esse prendano le decisioni strategiche necessarie nel rispetto delle regole vigenti. Inoltre, promuoviamo direttamente e a nostre spese numerose iniziative volte ad aprire nuove occasioni di business o a consolidare quelle esistenti, con un occhio di riguardo anche alla formazione continua, essenziale per mantenere e migliorare il livello di preparazione del personale. 3

4 I prodotti esportati potenzialmente più colpiti dalla rivalutazione monetaria. Nella seconda parte della nostra analisi, abbiamo voluto indagare gli effetti che hanno avuto negli anni passati le variazioni dei tassi di cambio per le esportazioni svizzere e i settori economici ticinesi. Nella tabella 1 è possibile osservare l elasticità delle esportazioni elvetiche (prodotti del settore secondario) alle variazioni dei tassi di cambio nominali di mercato (per esempio, un apprezzamento di un punto percentuale del franco svizzero produce una diminuzione di 0.162 punti percentuali delle esportazioni di calzature). I settori più colpiti appartengono ad attività classicamente definite a basso valore aggiunto che caratterizzano in maniera minore le esportazioni elvetiche, concentrate invece nei settori ad alto valore aggiunto (chimico farmaceutico, macchinari di precisione, ecc.). I settori maggiormente interessati da una variazione del tasso di cambio sono i settori che producono calzature, bevande, arredamento e mobilio, ceramiche, porcellane e terrecotte, manufatti tessili e prodotti minerali non metallici. Dimostrano inoltre una certa sensibilità alla variazione dei tassi di cambio anche altri settori come le industrie di produzione alimentare, di vetro e oggetti di vetro, di articoli di materie plastiche non specifici, di prodotti in metallo (esclusi macchinari e impianti), di stampa e pubblicazioni. Notiamo come non compaiano in questi elenchi i prodotti tipici Swiss made ad alto valore aggiunto ovvero i farmaceutici e gli orologi e macchine di precisione. Per questi settori, l elasticità della domanda al prezzo e la struttura produttiva sembrano in grado di assorbire gran parte dello shock derivante dall apprezzamento valutario. Considerato anche questo contesto, le stime di recessione per il 2015 appaiono forse esagerate, anche se un forte rallentamento dell attività economica nel breve periodo risulta inevitabile. I settori economici ticinesi con la più alta sensibilità al tasso di cambio Chf/Eur. Nella seconda tabella possiamo osservare i settori economici ticinesi che hanno avuto il maggiore impatto negativo negli anni passati in seguito alla rivalutazione della valuta elvetica rispetto alle valute della zona Euro (per esempio, contestualmente ad un incremento di 1 p.p. del tasso di cambio si è osservata una diminuzione del Tab. 1 L elasticità delle esportazioni elvetiche alla variazione del tasso di cambio nominale. 324. Fabbricazione di calzature, esclusa la gomma vulcanizzata o stampata o scarpe di plastica -0.162*** 313. Industrie di produzione di bevande -0.134** 332. Fabbricazione di mobili e arredi, non composti principalmente di metallo -0.106*** 361. Fabbricazione di ceramiche, porcellane e terracotte -0.061* 369. Fabbricazione di altri prodotti minerali non metallici -0.057* 321. Industrie tessili -0.053* Risultati delle stime da un modello di trade gravitazionale per il settore secondario, periodo 1980-2006 Stime IRE su dati UN-COMTRADE, * p<0.05, ** p<0.01, *** p<0.001 Tab. 2 I settori economici in Ticino che hanno presentato una variazione negativa dei propri tassi di crescita all apprezzarsi del Franco nei confronti delle valute dell Eurozona. SETTORE SECONDARIO B. MANIFATTURIERO -0.411** B.1 GENERI DI CONSUMO -0.634** B.1.1 Prodotti alimentari, bevande -0.935*** B.1.3 Legno, carta, stampe -0.371* B.1.3.2 Carta e prodotti di stampa -0.556* B.2 PRODOTTI CHIMICI, FARMACEUTICI E MAT. PLASTICHE B.2.3 Gomma, plastica, vetro, cemento -0.466* B.2.3.2 Vetro, ceramica, calcestruzzo, cemento -0.522* B.3 BENI STRUMENTALI B.3.1 Industria metallurgica -0.493* B.3.1.1 Produzione di metallo -0.567* B.3.1.2 Prodotti in metallo -0.458* B.3.4 Industria meccanica -1.043** B.3.5 Produzione veicoli -1.093* SETTORE TERZIARIO E.1 ATTIVITA' DEI GARAGISTI 0.504*** F.1 TRASPORTI 0.6* H. INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE -0.407* H.1 EDITORIA 0.339* Sensibilità del tasso di crescita dei settori economici ticinesi alla variazione del tasso di cambio Chf/Eur. Stime IRE su dati BAKBasel 1996-2014, * p<0.05, ** p<0.01, *** p<0.001

3 5 valore aggiunto dell industria metallurgica di 0.49 p.p., non considerando tuttavia la particolare struttura di produzione e possibili altri fattori esogeni correlati con l andamento del cambio). Impatti particolarmente negativi sono stati registrati dal settore della produzione di veicoli e dal collegato settore delle opere di ingegneria meccanica, seguito dal settore food & beverage e dal settore dei trasporti, che potrebbero registrare anche nel 2015 cali importanti nei propri fatturati. I restanti settori ticinesi del secondario che hanno registrato un impatto negativo sui propri tassi di crescita del valore aggiunto sono poi indicativamente gli stessi che su scala nazionale hanno presentato una certa sensibilità delle esportazioni alle variazioni del tasso nominale di cambio (ad esclusione del settore tessile). Secondo i dati forniti da BakBasel, emerge quindi indirettamente una dinamica ticinese simile alla realtà nazionale, con l esclusione di alcuni settori. Con riferimento al settore terziario, osserviamo invece effetti particolarmente negativi per le attività dei garagisti, i trasporti e l editoria. L effetto aggregato sull economia ticinese potrebbe quindi essere importante, a causa principalmente dell effetto negativo registrato per il settore manifatturiero (che produce una quota rilevante del valore aggiunto cantonale), e porterà a un forte rallentamento dell economia ticinese, producendo una stagnazione se non anche una flessione del PIL cantonale. L impatto dell indebolimento dell Euro sul tasso di disoccupazione cantonale. In seguito alla modifica della politica monetaria della Banca Centrale Svizzera, è stato necessario procedere alla revisione delle stime sulla disoccupazione IRE PanelCODE effettuate in gennaio e pubblicate in febbraio. Le nuove stime includono l effetto dovuto alla variazione del tasso di cambio con l Euro in seguito all abbandono della soglia minima valutaria. Rispetto alle stime precedenti, le nuove previsioni sulla disoccupazione stimano un aumento del tasso di disoccupazione (dovuto alla recente congiuntura) Fig. 5 Le previsioni sulla disoccupazione ticinese, revisione di marzo 2015 a seguito del nuovo corso di cambio Chf/Eur. Tab. 3 L impatto del nuovo corso di cambio sulle stime della disoccupazione in Ticino Trimestri Tasso di disoccupazione Ticino (SECO) Previsone della Previsone della disoccupazione disoccupazione stime gennaio 2015 stime marzo 2015* Differenza rispetto alle precedenti stime 2014:01 4.90% 2014:02 3.87% 2014:03 3.81% 3.78% 2014:04 4.40% 4.50% 2015:01 4.54% 4.64% 0.10 p.p. 2015:02 3.63% 3.85% 0.22 p.p. * Stima IRE PanelCODE della disoccupazione in Ticino, aggiornata con le nuove fluttuazioni del tasso di cambio

6 pari a 0.10 punti percentuali per il primo trimestre 2015 e a 0.22 punti percentuali per il secondo trimestre 2015. A parità di altri fattori, il nuovo corso di cambio potrebbe portare ad un aumento di circa 350 disoccupati entro la fine del secondo trimestre 2015. Le misure intraprese dalla confederazione (indennità per lavoro ridotto) e una futura ripresa economica in Europa potrebbero modificare positivamente tali stime; effetti peggiorativi si manifesterebbero invece in caso di un rallentamento inatteso della crescita mondiale o di un peggioramento delle condizioni quadro elvetiche. Conclusioni. L abbandono dell ancoraggio alla valuta europea da parte della Banca Centrale Svizzera sancisce la fine di una politica di sussidi alla struttura economica elvetica. La decisone di terminare una fase di svalutazione monetaria è stata sicuramente facilitata dal rinvigorimento del mercato e della valuta statunitense che, ricordiamo, rappresenta un importante mercato di sbocco per i prodotti elvetici anche se i volumi complessivi sono ancora ben lontani rispetto al livello di scambi con l area europea. Il segnale dato dalla BNS alla realtà imprenditoriale Svizzera è stato molto importante: non vogliamo supportare una politica competitiva basata sulla svalutazione monetaria; i vostri prodotti e le vostre strutture produttive dovranno essere in grado di sopportare gli effetti derivanti dall apprezzamento strutturale della valuta elvetica, derivante in buona parte da una bilancia commerciale e dei pagamenti che presenta, in termini relativi sul PIL, gli attivi più elevati a livello mondiale. La decisone della BNS potrà essere discussa, valutata positivamente o negativamente ma, senza ombra di dubbio, costituisce una chiara indicazione di politica economica che il mondo politico e imprenditoriale deve cogliere. Le risposte che dovranno essere date non potranno quindi essere di natura congiunturale, se non per periodi limitati, ma strutturali. Le aziende dovranno procedere ad aumentare la propria reddittività interna, differenziando i propri mercati e integrando ancor di più a livello mondiale le proprie strutture produttive, al fine di minimizzare i rischi derivanti dal cambio differenziando anche la localizzazione dei propri centri di costo. La risposta al rafforzamento del franco non è quindi scontata; richiede di attuare una maggiore apertura del tessuto economico produttivo in contrapposizione invece ad un istinto naturale di chiusura. Anche se Il secondo tipo di approccio sembra presentare, o per lo meno preservare, i migliori effetti nel breve periodo, si rivela pericoloso e inefficace in un ottica di lungo periodo, in quanto la competizione mondiale e le interazioni tra gli altri paesi impediscono di considerare qualsiasi nazione come un isola a se stante, in grado di definire e raggiungere autarchicamente i propri obiettivi di politica economica. Il mondo politico dovrebbe avere il coraggio di riconoscere questa situazione, comprendendo che le misure da attuare sono di carattere strutturale e non congiunturale. Bisognerà favorire un recupero della produttività economica delle aziende cercando di diminuire gli altri centri di costo aziendali, quali i costi dell energia, delle spese di ricerca e sviluppo, i costi nascosti derivanti da burocrazia, processi autorizzativi e non da ultimo ottimizzare eventualmente il carico fiscale. Bisognerà favorire gli investimenti in nuovi impianti in grado di far recuperare redditività alle imprese e favorire la creazione di network che siano in grado di ridurre i costi delle aziende, gestire l uscita dal mercato delle imprese meno produttive, che non sono in grado di sopportare gli effetti del rafforzamento della valuta, accompagnando nel contempo lo spostamento del capitale umano verso profili qualitativamente più elevati e verso i settori che presentano i vantaggi competitivi in ambito internazionale. Non comprendere che questi eventi sono, nel bene o nel male, difficilmente evitabili porterà a una allocazione inefficiente delle risorse, con ripercussioni negative sul livello di benessere sociale, acutizzando ulteriormente le situazioni di disagio.