Le funzioni dell ambito territoriale ed i processi di regolazione e controllo sul sistema dei servizi

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Le funzioni dell ambito territoriale ed i processi di regolazione e controllo sul sistema dei servizi Gloria Tognetti Referente area infanzia e adolescenza zona Valdarno Inferiore (PISA) L esperienza che presentiamo ha perseguito l obiettivo di ricercare coerenza territoriale nell ambito delle politiche educative, sostenendo percorsi di crescita della qualità del sistema integrato dei servizi per l infanzia, attraverso un significativo investimento nelle strutture tecniche di coordinamento zonale. Presentazione della zona Valdarno Inferiore Il comune di San Miniato è il comune capofila della zona Valdarno Inferiore (4 comuni popolazione 67.588 abitanti) e attraverso l istituzione comunale Centro di ricerca e documentazione sull infanzia La Bottega di Geppetto si occupa del coordinamento delle attività zonali nell ambito delle politiche educative per l infanzia. Il quadro dei servizi della ZONA Attualmente sono presenti 15 servizi a titolarità pubblica e 12 servizi a titolarità privata per un offerta complessiva di 598 posti bambino nei nidi d infanzia e 92 nei servizi integrativi, con una copertura del 36% nel nido e 42% con i servizi integrativi. La consistenza dell offerta e l alto tasso di copertura raggiunto, rispetto alla media regionale e ancor più rispetto a quella nazionale, mette in evidenza il forte impegno delle amministrazioni comunali nello sviluppo di un sistema integrato dei servizi per la prima infanzia. Un tale sviluppo dell offerta ha richiesto un monitoraggio costante sugli aspetti di qualità e sostenibilità, oltre ad una puntuale interpretazione delle funzioni di controllo e vigilanza tenendo conto del forte sviluppo dell offerta privata. I Comuni della zona Valdarno Inferiore hanno condiviso, da molti anni, orientamenti e prospettive progettuali finalizzate a garantire qualità e sostenibilità della rete dei servizi attivati sul territorio, con gli obiettivi del mantenimento degli standard qualitativi e quantitativi raggiunti e del sostegno alle azioni di sviluppo dell offerta. È stata confermata, negli anni, l importanza del ruolo assegnato alle strutture tecniche, identificate nel più complesso sistema di governance zonale, con l obiettivo di garantire e qualificare, anche attraverso la destinazione di quote di finanziamenti comunali e regionali, le funzioni assegnate alle strutture di coordinamento zonale, funzioni finalizzate a promuovere e monitorare adeguati standard di qualità dei servizi, nonché l integrazione tra i diversi ambiti della progettazione.

L esperienza: elementi identificativi. L individuazione della zona quale contesto territoriale strategico per la programmazione in ambito educativo, nella Regione Toscana, viene gradualmente definita a partire dalla legge regionale 22/99 e, successivamente, con la legge regionale 32/2002. (La Conferenza zonale per l istruzione, formata dai Sindaci o dagli Assessori competenti, è istituita per l esercizio delle funzioni di cui alla L.R. n. 32/2002 Testo Unico della normativa della Regione Toscana in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro e successive modificazioni ed al D.P.G.R. n. 47R/2003 Regolamento di esecuzione della L.R. 26.7.2002, n. 32 e successive modificazioni.) Certamente, in Toscana le esperienze negli ultimi 10 anni sono state molto diversificate, sia in termini di organizzazione delle strutture zonali sia in termini di riconoscimento del ruolo e delle funzioni assegnate alle stesse strutture dalla conferenza zonale per l istruzione, ovvero dal contesto politico della programmazione. Infatti, con il recente aggiornamento del regolamento di esecuzione 47R/2013, vengono specificate ulteriormente le funzioni zonali, definendo all art. 8 gli organismi di coordinamento gestionale e pedagogico zonali : «1. Al fine di garantire al contempo coerenza e dinamismo progettuale nell ambito del sistema integrato territoriale dei servizi educativi, le Conferenze zonali per l'istruzione costituiscono, al proprio interno, organismi di coordinamento gestionale e pedagogico dei servizi educativi. 1. Negli organismi di cui al comma 1 le funzioni di coordinamento pedagogico sono svolte da soggetti in possesso dei titoli di studio di cui all articolo 15. 2. Gli organismi di cui al comma 1 sono presieduti da un referente individuato dai comuni della zona. In essi trovano rappresentanza i titolari o i gestori pubblici e privati dei servizi educativi attivi in ambito zonale, secondo le modalità previste dalla Conferenza zonale per l istruzione. 3. Gli organismi di cui al comma 1 svolgono le seguenti funzioni, nel rispetto dell autonomia gestionale dei singoli servizi educativi: a) supportano le Conferenze zonali per l'istruzione nella programmazione degli interventi relativi ai servizi educativi, anche attraverso l'analisi di dati sui servizi del territorio; b) promuovono la formazione permanente del personale operante nei servizi; c) definiscono principi omogenei per l adozione dei regolamenti comunali, con particolare riferimento ai criteri di accesso ai servizi e ai sistemi tariffari; d) supportano e promuovono l'innovazione, la sperimentazione e la qualificazione dei servizi, anche attraverso l analisi della documentazione e lo scambio e il confronto fra le esperienze dei diversi territori;

e) promuovono la continuità educativa da zero a sei anni assicurando il confronto con operatori e referenti della scuola dell infanzia» 1. Questa più chiara declinazione delle funzioni di coordinamento di livello zonale ha, tra l altro, anche l obiettivo di superare la frammentazione delle esperienze toscane, per ricondurle ad un quadro normativo che consenta una maggiore armonizzazione dei ruoli e delle azioni da attuare Nell ambito dell area educativa, il contesto politico territoriale la Conferenza zonale per l istruzione in raccordo con gli indirizzi regionali e provinciali, elabora la programmazione degli interventi di competenza comunale, così come individuati dalla normativa statale e regionale vigente, ed in particolare dall art. 30 della L.R. n. 32/2002, focalizzando l attenzione su: servizi educativi per la prima infanzia; interventi di educazione non formale degli adolescenti e dei giovani; interventi di educazione non formale degli adulti; sviluppo qualitativo del sistema di istruzione; organizzazione della rete scolastica dell infanzia e del primo ciclo; proposte di integrazione formazione professionale istruzione nell obbligo formativo; erogazione dei contributi per diritto allo studio. Pur tenendo presente la complessità della programmazione in un ambito così ampio, anche con la consapevolezza di necessarie integrazioni, ci soffermeremo, in particolare, sulle funzioni della zona relativamente agli interventi nell ambito dei servizi educativi per l infanzia: la prima stesura del regolamento per i servizi educativi, approvato contestualmente dai Comuni della Zona Valdarno Inferiore, risale al 2000, con il recepimento della L. R.T. 22/99; nell anno educativo 2002/2003, sulla base della riforma della Legge Regionale e del regolamento attuativo (L.R. 32 e R.R. 47), si è elaborato il nuovo regolamento zonale; nel 2002 si è aggiornato il documento di Orientamenti per la qualità, già approvato nel 2000 dai Comuni e dall Azienda Sanitaria USL 11, per una riflessione interpretativa delle norme e degli orientamenti rivolti ai privati interessati a realizzare servizi per l infanzia. In questo periodo si definiscono, in una forma aggiornata e condivisa, i procedimenti di autorizzazione e di accreditamento e prendono avvio le funzioni di coordinamento 1 D.G.P.R. 41/R del 30 luglio 2013, c. 8, Regolamento di attuazione del l articolo 4 bis della legge regionale 26 luglio 2002, n. 32 (Testo unico del la normativa della Regione Toscana in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro) in materia di servizi educativi per la prima infanzia.

tecnico zonale, riferite, in primo luogo alla gestione dei procedimenti e di formazione/aggiornamento professionale degli educatori. Questi sintetici riferimenti, rispetto alle origini del lavoro zonale intendono far emergere, nel processo di qualificazione delle strutture tecniche, sia dal punto di vista delle competenze che del riconoscimento formale del ruolo, la necessità di un investimento costante e continuo nel tempo da parte delle amministrazioni comunali del territorio. Oltre alla prioritaria definizione del sistema di governance territoriale, che esplicita livelli e contesti della programmazione, gli obbiettivi, che nel tempo, sono stati perseguiti riguardano in primo luogo, la ricerca di coerenza nel sistema dei servizi per l infanzia del territorio, congiuntamente al sostegno necessario per la qualificazione e lo sviluppo della rete dei servizi. Per comprendere il ruolo complesso delle strutture zonali è importante avere chiari i diversi contesti della programmazione e della progettazione, che integrano la loro azione interpretando ed integrando - livelli diversi di responsabilità: conferenza zonale per l istruzione, esplicita la linee della programmazione territoriale attraverso gli orientamenti sulla base dei quali si elaborano i piani educativi annuali e li approva; coordinamento tecnico zonale di area educativa costituito dai dirigenti del settore educativo dei comuni e dai coordinatori dei tavoli tecnici - promuove l integrazione tra le diverse aree di intervento; tavolo tecnico zonale infanzia costituito dai responsabili di servizio di ambito educativo dei comuni garantisce l elaborazione condivisa di problematiche amministrative e gestionali in stretto raccordo con gli assessori competenti; coordinamento gestionale e pedagogico zonale costituito dai coordinatori dei comuni e dal referente della struttura tecnica di supporto (in questo caso il Centro di ricerca e documentazione sull infanzia La Bottega di Geppetto) svolge le funzioni di coordinamento più specifiche riferite al sistema integrato dei servizi, attraverso le azioni di seguito descritte e relative a diversi ambiti di intervento. 1. Le funzioni di coordinamento tecnico: aggiornamento del quadro regolamentare; monitoraggio sui servizi e mappatura annuale dell offerta; analisi dei bisogni del territorio; elaborazione delle ipotesi di sviluppo adeguamento dell offerta. 2. Le azioni di supporto ai comuni: monitoraggio sulle attività e supporto consulenziale alla programmazione; analisi problematiche organizzative e gestionali.

3. La formazione: rilevazione dei bisogni formativi; progettazione e realizzazione dei percorsi formativi condivisi da educatori dei servizi pubblici e privati (circa 100 persone coinvolte); focus sulla specificità del lavoro educativo (metodologie, competenze specifiche, documentazione). 4. Regolazione e controllo I procedimenti di autorizzazione ed accreditamento: autorizzazione ed accreditamento dei servizi per l infanzia privati; funzioni di vigilanza e controllo e supporto all implementazione della qualità dell offerta privata ( dal 2009 al 2012 sono stati seguiti 23 procedimenti). In relazione ai procedimenti è necessario un approfondimento relativo alle motivazione delle scelte che la zona ha adottato: in primo luogo la necessità di garantire trasparenza nei confronti dei cittadini, individuando canali di relazione chiari ed unitari tramite i S.U.A.P. dei comuni; in secondo luogo la necessità di coordinare pareri diversi utilizzando lo strumento della conferenza dei servizi ; infine, il sostegno allo sviluppo delle esperienze mediante una azione di controllo preventivo, anche in funzione di apporto consulenziale e di orientamento alla qualità. SCHEMA RAPPRESENTATIVO del Procedimento di AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO di servizi educativi per l infanzia CITTADINO Formula la richiesta e la correda delle documentazioni prescritte SPORTELLO UNICO del Comune sede del servizio - Raccoglie le domande e verifica le documentazioni - Inoltra il tutto alla Commissione zonale istruttoria COMMISSIONE ZONALE ISTRUTTORIA (composta da un coordinatore individuato dal Centro di Ricerca e Documentazione sull Infanzia La Bottega di Geppetto, un referente della Azienda USL 11 per le materie di competenza, due referenti del Comune sede del servizio per le materie di competenza inerenti progetto organizzativo/pedagogico e struttura)

- Acquisisce la documentazione - Convoca la commissione di valutazione - Realizza la valutazione della documentazione - Realizza il sopralluogo - Redige l istruttoria del provvedimento - Inoltra l istruttoria allo Sportello unico SPORTELLO UNICO del Comune sede del servizio - Riscontra l istruttoria - Adotta il provvedimento - Trasmette il provvedimento al richiedente CITTADINO Riceve il provvedimento Il recente sviluppo degli orientamenti della Regione Toscana, con le linee guida per la definizione di ruoli e funzioni dei coordinamenti gestionali e pedagogici zonali ha condotto, nel 2011, alla sottoscrizione di un accordo tra i comuni per l istituzione della struttura di coordinamento, utilizzando per il finanziamento della stessa le risorse vincolate dalla regione all interno dei Piani Educativi. Il valore dell esperienza. Il lavoro realizzato nella zona negli oltre 10 anni di attività delle strutture zonali ha promosso nel territorio significativi elementi di coerenza, rintracciabili nei seguenti ambiti: i criteri per l attribuzione del punteggio per l accesso ai servizi; il sistema tariffario; le agevolazioni tariffarie a sostegno dei nuclei familiari economicamente fragili (fasce ISEE); le modalità di convenzionamento con i servizi privati; le funzioni relative ai procedimenti di autorizzazione ed accreditamento e di controllo relativamente ai servizi privati; la formazione congiunta degli educatori, pubblici e privati; il monitoraggio annuale sul sistema dei servizi; l anagrafe annuale dei servizi privati. Inoltre, nell anno educativo 2012/13 è stato realizzato un approfondimento sollecitato anche dalla necessità di far fronte ad una crisi che fa chiudere i servizi

privati e rende difficile per le famiglie far fronte alle tariffe anche dei servizi pubblici che ha riguardato i seguenti ambiti: l analisi dell offerta e la sua articolazione zonale e comunale; la relazione tra domanda ed offerta; l analisi dei costi di tutti i servizi, sia a titolarità pubblica che privata. Le prospettive di lavoro riguardano questi stessi ambiti, per completare il lavoro già avviato di analisi dei costi e degli assetti organizzativi dei servizi, implementando i livelli di intervento del coordinamento gestionale/pedagogico zonale, con un maggiore coinvolgimento delle figure di coordinamento dei servizi privati e l elaborazione di strategie per sostenere l offerta privata, in difficoltà per la mancanza di domanda dovuta alla crisi economica Si è rilevato, in questi anni di esperienza, quanto siano importanti alcuni elementi per l identificazione del sistema zonale di coordinamento, l assenza dei quali può costituire criticità, in particolare: orientamenti chiari dal contesto politico per la definizione dei ruoli e delle funzioni delle strutture; criteri condivisi per l individuazione delle risorse umane per la composizione delle strutture tecniche; individuazione dei diversi livelli di responsabilità e loro integrazione; mappatura puntuale del sistema dei servizi esistenti e delle loro caratteristiche, in termini di punti di forza e criticità; obiettivi e tempi definiti per l esercizio delle funzioni e report periodici alla conferenza zonale per l istruzione; modalità di copertura dei costi delle strutture zonali. Sicuramente è prioritaria, in fase di avvio dell esperienza, la condivisione del quadro regolamentare e la definizione dei procedimenti di autorizzazione, vigilanza e controllo, poiché entrambi questi aspetti sono prerequisiti per la costruzione di un sistema integrato, rispetto al quale attivare azioni di coordinamento specifiche.