I ragazzi della Scuola Media ricordano la famiglia SzÖrényi Non dimenticare : questo è lo scopo principale della Giornata della memoria, istituita dal Parlamento italiano con la legge 211 del 2000. Non dimenticare l immane tragedia della Shoa, ricordare le vittime, ma anche chi contro quella follia ha combattuto. Ma trattandosi di scuola e di ragazzi che, data la giovane età, si confrontano solo ora in modo consapevole con i fatti della storia, lo scopo di questa giornata è per noi insegnanti anche far conoscere, far conoscere per capire, per comprendere ciò che è accaduto. Quando poi accade che la Storia attraversa i nostri luoghi, avviene tra le nostre vie, ha il nome dei nostri concittadini, allora l occasione per la scuola è davvero imperdibile. La storia della famiglia SzÖrényi, deportata da San Daniele nel 1944, è un avvenimento che ha segnato la nostra comunità, che ha lasciato un segno indelebile nella nostra storia, eppure rimane qualcosa di sconosciuto per molti. La targa posta sulla facciata dell edificio di via Piave dove tutto si consumò quel 16 giugno di 70 anni fa, è lì a testimoniare quei fatti, ma chissà quanti di noi sono passati lungo questa strada senza mai notarla, senza mai alzare gli occhi e leggere quelle parole. Quella casa è a pochi passi dalla nostra scuola,. Quest anno, grazie alla collaborazione con il Comune di San Daniele e la Biblioteca Guarneriana, la Scuola Media ha potuto dedicare un attenzione particolare a questo anniversario facendo conoscere agli alunni la storia di questa famiglia. I ragazzi delle classi terze hanno infatti potuto leggere la testimonianza di Arianna SzÖrényi, unica della famiglia sopravvissuta alla deportazione assieme ad un fratello, raccolta nel libro Una bambina ad Auschwitz recentemente pubblicato da Mursia e donato alla scuola dall Amministrazione Comunale. I ragazzi hanno così potuto conoscere direttamente dalle parole di Arianna, estremamente lucide e toccanti, la vicenda della famiglia SzÖrényi : il loro arrivo a San Daniele, i mesi felici trascorsi nella nostra comunità, e poi, d improvviso, la mattina della deportazione, l allucinante viaggio verso il campo di concentramento di Auschwitz, i lunghi mesi di prigionia, la separazione dalla famiglia, la marcia della morte, la lotta per sopravvivere e infine il ritorno a casa, a San Daniele. Da questa lettura, è nata l idea di creare a scuola, per la Giornata della Memoria, un momento di riflessione, un occasione in cui i ragazzi potessero rielaborare quanto letto, dando voce a questa testimonianza. Imparare e ricordare, appunto. Ecco quindi che mercoledì 28 gennaio, sotto la guida dei professori Bello Donatella, La Gala Angela, Mengato Elisa, Munari Costanza e Varutti Carlo e Viola Giacomo, nell auditorium della Scuola Media è stato organizzato uno spettacolo in cui gli alunni delle classi terze hanno rievocato la storia di Arianna e della sua famiglia. A questo racconto si sono uniti gli alunni della classe 2^D che hanno messo in scena la lettura di altre testimonianze e il tutto è stato accompagnato dalle note dei flauti suonati dagli alunni delle classi seconde e terze. Due ore molto intense, in cui gli alunni hanno rivissuto quelle tragiche vicende e hanno saputo con la loro spontaneità, trasmettere forti emozioni, commuovendo i compagni e i genitori che li ascoltavano. Venerdì 30, grazie alla preziosa collaborazione con il Museo del Territorio, le letture sono state riproposte presso la sala conferenze del museo, anche qui davanti ad un pubblico attento e commosso. In
quest occasione i ragazzi e il pubblico hanno potuto anche ascoltare l intervista ad Arianna registrata un anno fa dal Prof. Angelo Floramo. E stata anche questa una forte emozione: poter dare un volto ad Arianna, concretizzare in un volto quelle che prima erano parole, guardare il viso di quella che settant anni fa era poco più che una bambina e ora è un anziana ma tenace signora. E scoprire che Arianna, nonostante l età ancora racconta, ancora ricorda e ancora testimonia ciò che ha vissuto. Quando Arianna è stata deportata aveva 11 anni, più o meno l età dei nostri alunni, e questo è stato certamente un elemento che li ha aiutati a comprendere, che ha permesso loro di immedesimarsi nella sua storia, di rivivere intensamente il suo racconto. Queste alcune delle loro considerazioni: Mi ha colpito molto il libro che ho letto perché alla sua età la protagonista aveva visto tutto quel male in tante persone, eppure non ha mai smesso di avere la speranza di tornare a casa e di riabbracciare sua madre: questa è stata proprio la sua forza! GENNARO Greta Leggere il libro mi ha permesso di apprendere tutte queste cose atroci: non bisogna ignorare tutto ciò perché è parte del nostro passato e il passato fa parte di noi: non si può dimenticare! GALANTE Siria Tutti dovrebbero sapere cosa è successo per poi in futuro non ripetere lo stesso errore BUTTAZZONI Niccolò L obiettivo più importante è la necessità di non dimenticare le crudeltà successe nei campi di concentramento e di evitare che tali tragedie si possano ripetere VATRI Federica Tutto ciò ha suscitato in me molta commozione, ma anche rabbia e tristezza: mi è sembrato come se qualcuno mi avesse sparato e il mio cuore si fosse fermato VIDUSSO Michele. Abbiamo letto il libro di A. SzÖrényi, una bambina che a 11 anni venne deportata ad Auschwitz, separata dalla sua famiglia (alla quale teneva tanto). Mi ha fatto pensare a come sia stata forte una bambina e a tutto quello che ha passato, mentre noi ci lamentiamo solo perché dobbiamo studiare. Mi è piaciuto molto il rapporto che aveva con la famiglia e quanto tenesse a portare il cesto di cibo a sua madre, dopo la liberazione COLLAVINO Vanessa. Non bisogna dimenticare, bisogna trasmettere alle generazioni future così che anche loro sappiano, riflettano e trasmettano a loro volta, evitando gli stessi errori. SABILI Salaheddine. Quando ho letto la testimonianza storica di A. Sz Örényi ho provato a mettermi nei panni dei deportati e ho provato angoscia, disagio, paura, e tutto questo senza neanche averlo vissuto! Una delle vicende che mi ha più impressionato è questa: un neonato ebreo piangeva, così due soldati SS lo misero in un sacco, lo lanciarono in aria, presero la mira e fecero fuoco. Io mi sono chiesto se in seguito abbiano provato rimorso, un minimo di pentimento; penso che degli individui che compiono un gesto del genere non si possano chiamare più persone. PAU Leandro Roberto. Floreani Barbara
Le letture presso il Museo del territorio di san Daniele.
Gli alunni delle classi terze protagonisti delle letture accompagnati dai loro insegnanti.
Gli alunni delle classi terze durante lo spettacolo nell Auditorium della scuola.