Un fondo nazionale per le bonifiche in Italia Ing. Stefano Ciafani Coordinatore Ufficio scientifico Direzione nazionale di Legambiente



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Un fondo nazionale per le bonifiche in Italia Ing. Stefano Ciafani Coordinatore Ufficio scientifico Direzione nazionale di Legambiente scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 1

Il quadro normativo in Italia Il D. Lgs. n. 22 del 5 febbraio 1997 (Decreto Ronchi) all articolo 17: - stabilisce l obbligo di bonifica per chi ha causato l inquinamento, in attuazione del principio Chi inquina paga ; - per casi di particolare interesse nazionale è previsto un cofinanziamento pubblico fino ad un massimo del 50% delle spese totali. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 2

Con la legge n. 426 del 9 dicembre 1998 ( Nuovi interventi in campo ambientale ) viene preannunciato il Programma nazionale di bonifica dei siti inquinati. Vengono stanziate dei fondi per i primi siti di interesse nazionale : 1. Porto Marghera (Venezia) 2. Napoli orientale 3. Gela e Priolo 4. Manfredonia 5. Brindisi 6. Taranto, 7. Cengio e Saliceto 8. Piombino 9. Massa e Carrara 10. Casal Monferrato 11. il litorale Domizio - Flegreo e l Agro aversano 12. Pitelli (La Spezia) 13. Balangero 14. Pieve Vergonte. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 3

Il 15 dicembre 1999 viene pubblicato in Gazzetta ufficiale il Decreto ministeriale 471/99: viene fornita una chiara definizione di sito inquinato (cioè quando la concentrazione di una o più sostanze inquinanti nel suolo o nelle acque di falda o superficiali supera i valori di concentrazione limite accettabili stabiliti nell allegato al decreto, riferiti alle due categorie di siti individuate: ad uso verde e residenziale e ad uso commerciale ed industriale); - il decreto affronta l inquinamento di ogni tipo di sito, indipendentemente dalla sua dimensione (riguarda quindi sia il piccolo distributore di benzina che l area industriale di Taranto); - viene estesa la definizione di sito inquinato ad aree in cui sono insediate industrie ancora in attività. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 4

Le bonifiche in Italia Lo scenario è imbarazzante: il sistema sembra bloccato, nonostante sia evidente l urgenza di carattere ambientale e sanitario (dati Oms e Iss). Da diversi anni importanti porzioni del territorio italiano non sono usufruibili perché: occupate da insediamenti industriali in attività; occupate da insediamenti industriali dismessi; teatro di smaltimenti abusivi di rifiuti speciali pericolosi (Ecomafia). scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 5

Gli interventi tardano a partire o a concretizzarsi: per eccessiva prudenza da parte dei responsabili della contaminazione; per la mancata individuazione del responsabile (p. es. alcune discariche abusive dell ecomafia); per la lentezza burocratica nell approvare e nel mettere in pratica gli interventi ritenuti più urgenti; per mancanza di risorse finanziarie. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 6

Programma nazionale di bonifica Nel gennaio 2002 è stato varato il Programma nazionale di bonifica: 49 siti di interesse nazionale (Taranto era stata già inserita nel 1998); stanziamento di circa 500 milioni di euro pubblici, da una parte insufficiente e dall altra troppo oneroso per le casse dello Stato (e il Chi inquina paga?). In realtà i siti da bonificare sono molto più numerosi (p.es. le tante aree industriali più piccole). Senza contare poi le discariche abusive descritte puntualmente nell annuale Rapporto Ecomafia di Legambiente. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 7

Le bonifiche negli Stati Uniti d America Le bonifiche negli Usa sono per il mondo intero un esempio da seguire. 1980: il Congresso Usa, dopo alcuni disastri ambientali come quello di Love Canal, approva la legge sulle bonifiche. Viene istituito il Superfund. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 8

Cos è il Superfund? E un fondo finanziato inizialmente dalle industrie chimiche e petrolifere. Nel 1986 viene esteso a tutte le aziende produttrici di rifiuti speciali e pericolosi, in percentuale dell utile. Tutte le aziende quindi, se superano un certo fatturato, devono pagare una quota per il fondo. Le aziende petrolifere e chimiche hanno però tassazioni maggiori. Il fondo nel 1980 era di 1,6 miliardi di dollari. Nel 2001 è arrivato a 8,5 miliardi di dollari. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 9

Chi gestisce i soldi del Superfund? Il fondo è gestito dall Epa (Environmental protection agency) per le seguenti attività: per le attività di caratterizzazione dei siti potenzialmente inquinati, finalizzate alla definizione di una lista di priorità nazionale; per gli interventi da realizzare a breve termine per motivi di carattere sanitario (poi l Epa chiede il risarcimento dei danni ambientali al responsabile della contaminazione); per le bonifiche dei cosiddetti siti orfani (quelli per i quali non è possibile risalire al responsabile della contaminazione); per recuperare i soldi: quando si decide di partire subito con la bonifica, per ricorrere poi in tribunale contro l inquinatore per avere il risarcimento, le spese legali sono notevoli. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 10

Chi paga le bonifiche negli Usa? In America le bonifiche dei siti industriali operativi o degli impianti di gestione di rifiuti pericolosi in attività non sono finanziate dal Superfund, ma dai soggetti responsabili dell inquinamento, senza il minimo intervento finanziario da parte dello Stato. Il fondo (finanziato dall industria Usa) entra in gioco solo negli interventi che riguardano i siti di smaltimento abusivi e i siti industriali di aziende fallite. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 11

I risultati del Superfund (1980-2001) i siti inseriti nell elenco delle aree potenzialmente contaminate erano inizialmente circa 43.500; caratterizzando ciascun sito, l Epa ha rilevato che nel 75% dei siti non era necessario alcun tipo di intervento; solo il 3,5% del totale dei siti dell elenco iniziale è stato inserito nella lista delle priorità nazionali del Superfund; delle 1.535 aree che sono rientrate in questa lista, si è completata ad oggi la bonifica nel 50% dei casi. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 12

Negli Stati Uniti: Confronto tra Usa e Italia sistema normativo flessibile e pragmatico; se l area contaminata è gestita da un operatore in attività, lo Stato non interviene e gli interventi sono interamente a carico del privato; esistenza dell Epa, struttura pubblica dotata di importanti risorse finanziarie da parte dello Stato e competenze tecnicoscientifiche. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 13

In Italia: - maggiore rigidità legislativa (limiti tabellari oltre i quali il sito è inquinato); - poi lo Stato interviene e cofinanzia anche i casi in cui l inquinamento è prodotto da un operatore ancora in attività (p. es. Taranto); - vale uno strano meccanismo: alla rigidità della legge non corrisponde una severità tale da imporre al privato tutto l onere economico del risanamento ambientale; - non esiste un agenzia statale paragonabile all Epa statunitense. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 14

La proposta di Legambiente La situazione in Italia è complessa: è necessario un profondo ripensamento delle strategie messe in atto finora nel nostro Paese. Spesso si parla della mancanza di risorse finanziarie. Se esistesse anche in Italia un fondo per i siti dismessi, basato su un sistema fiscale simile a quello americano, si faciliterebbe di molto il risanamento di tante aree inquinate del nostro Paese. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 15

Legambiente, prendendo spunto dall esperienza del Superfund, lancia una proposta analoga, articolata sostanzialmente nei seguenti punti: - distinzione tra gli interventi nei siti industriali in attività da quelli nei siti orfani (le aree produttive dismesse per il fallimento dell azienda o le discariche abusive); - per i siti in attività o quelli dismessi da aziende tuttora operative, si deve procedere a interventi di bonifica, interamente a carico del privato responsabile della contaminazione, senza il minimo finanziamento da parte dello Stato; scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 16

- per i siti orfani (quelli per i quali non è possibile chiedere il risarcimento del danno ambientale al soggetto responsabile della contaminazione) si potrebbe pensare ad un meccanismo di finanziamento simile a quello del Superfund statunitense; - l istituzione di un fondo nazionale, finanziato dal mondo dell impresa, in proporzione alla pericolosità e all impatto ambientale causato dallo specifico settore produttivo, risolverebbe il problema del reperimento delle risorse finanziarie. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 17

I vantaggi di un fondo italiano Con la disponibilità finanziaria verrebbe innescato un meccanismo virtuoso. Le bonifiche partirebbero una volta per tutte con conseguente: - creazione di nuovi posti di lavoro; - creazione di nuove professionalità con corsi di formazione ad hoc (a partire dai tecnici e operai in mobilità); - costruzione di nuovi impianti di trattamento di suoli e falde contaminate (volano occupazionale anche per l indotto); - potenziamento del sistema dei controlli (Apat, Arpa, Asl, etc). scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 18

Una volta istituito il fondo nazionale, non esisterebbe più l alibi dell inadeguatezza delle risorse da investire. Il fondo all americana rappresenterebbe una sorta di rivoluzione copernicana, difficilmente etichettabile come una trovata da integralisti dell ambientalismo. Anche perché si ripropone un modello del Paese leader del capitalismo e del liberismo, che può essere discutibile su tante questioni ambientali (p.es. il protocollo di Kyoto) ma che sulle bonifiche ha imboccato da tempo la strada giusta. scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 19

Perché non provarci anche in Italia? scaricato dal sito Web di ARPAT - http://www.arpat.toscana.it 20