Osservatorio Territorio e Aree Urbane Politiche territoriali Newsletter n.7/2012

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Osservatorio Territorio e Aree Urbane Politiche territoriali Newsletter n.7/2012 a cura di Giuliana Giovannelli e Alessandra Graziani Sommario: News dai territori: Regione Emilia Romagna: Regione Toscana: Regione Veneto: News nazionali: Politiche territoriali: Rapporti e studi: Terremoto, presentato un primo bilancio a sei mesi dalle scosse In arrivo i radar che prevengono il rischio di alluvione Intesa tra regione, Confindustria, Ance e ingegneri per azioni di prevenzione e adeguamento antisismico edifici a uso produttivo Condono edilizio per il post sisma, insorgono gli ambientalisti. Bozza delibera Cipe: Buoni propositi, ma ulteriori tasse per i cittadini? Ingegneria sismica, accordo Italia-Cina 1 miliardo di euro per il rilancio dell edilizia Piano Clini per le aree a rischio idrogeologico: La posizione dei geologi Piano Clini, INU: l'assicurazione obbligatoria non sostituisca le politiche di prevenzione Piano Clini: assicurazione obbligatoria per gli edifici nelle zone a rischio idrogeologico Dissesto idrogeologico, il bilancio di Legambiente Monitoraggio delle deformazioni del suolo, al via il progetto SloMove Il piano per messa in sicurezza del territorio alla base della ripresa dell'economia italiana Censis, in arrivo 13 nuovi grattacieli, ma il 75% delle scuole ha più di 40 anni News dai territori: Regione Emilia Romagna: Politiche territoriali: Terremoto, presentato un primo bilancio a sei mesi dalle scosse 30711/2012. Il presidente della Regione e commissario delegato Vasco Errani, insieme al sottosegretario Bertelli e agli assessori Gazzolo, Peri e Muzzarelli, hanno incontrato, a Bologna, i sindaci dei territori colpiti dal sisma. Errani ha tracciato un primo completo bilancio degli interventi realizzati, dei programmi e delle prospettive. Durante l incontro è stato anche comunicato che sono stati liquidati 21 milioni di euro per 9.692 famiglie che stanno utilizzando il Cas. Nei prossimi giorni sarà emanata un ordinanza per l assegnazione dei contributi per i cosiddetti immobili classificati E pesanti."finita la ricostruzione, ci presenteremo al mondo meglio di prima. Da una grande tragedia, un'occasione per una grande qualificazione dal punto di vista sismico, ambientale, energetico, della ricerca, della produzione e del lavoro". Lo ha affermato il presidente della Regione Emilia-Romagna e Commissario delegato alla ricostruzione, Vasco Errani che, a sei mesi dal terremoto, ha tracciato un primo completo bilancio degli interventi realizzati, dei programmi e delle prospettive. Lo ha fatto a Bologna dopo aver incontrato i sindaci dei territori colpiti dal sisma insieme al sottosegretario alla Presidenza della Regione Alfredo Bertelli e agli assessori regionali Paola Gazzolo (Protezione civile), Alfredo Peri (Programmazione territoriale) e Gian Carlo Muzzarelli (Attività produttive). "Che siamo fuori dalla fase di emergenza mi sembra un fatto oggettivo. Ora occorre accelerare sulla ricostruzione poiché la crescita di questo territorio è fondamentale per sostenere la ripresa economica dell intero Paese", ha aggiunto il presidente Errani. Durante l incontro è stato anche comunicato che sono stati liquidati in mattinata 21 milioni di euro per 9692 famiglie che stanno utilizzando il Cas, contributo per l autonoma sistemazione, e che entro la metà di dicembre sarà ultimato il piano per il completamento definitivo delle opere provvisionali nei Comuni colpiti dal sisma. Il presidente Errani ha anche annunciato che nei prossimi giorni sarà emanata un ordinanza per l assegnazione dei contributi per edifici e unità immobiliari a uso abitativo che abbiano subito gravi danni, i cosiddetti immobili classificati E pesanti. Tra le prossime ordinanze anche quella relativa all assegnazione dei prefabbricati abitativi rimovibili sia per gli ambiti urbani (poco meno di 800) che rurali (circa 170). Fonte: sito internet edilio Regione Toscana: Politiche territoriali: In arrivo i radar che prevengono il rischio di alluvione 06/12/2012. Un radar con uno sguardo lungo cento chilometri, capace di tenere sott occhio dall Elba le perturbazioni in arrivo da ovest e localizzare con precisione le precipitazioni in atto, registrando anche la più piccola evoluzione, con

una stima della pioggia in arrivo nelle ore successive. Ed un altro radar, dalla vista altrettanto lunga, all interno del porto di Livorno, a cui ci si potrà affidare per rendere più sicure le operazioni di carico e scarico in porto. Questi due radar di ultimissima generazione, in fase di avanzato collaudo, potranno aiutarci a tenere sotto controllo i fenomeni atmosferici ed affrontare meglio i rischi collegati ad alluvioni ed esondazioni provocate da precipitazioni intense e localizzate, oltre a rendere più sicure la navigazione, il trasporto o le operazioni di carico e scarico senza correre rischi inutili sottolinea l assessore all ambiente, Anna Rita Bramerini. Se ne è parlato nei giorni scorsi a Livorno, dove sono stati presentati nel corso di un seminario organizzato dal Consorzio LaMMA i due nuovi sistemi che aiuteranno le previsioni meteo: due radar in banda X, come hanno spiegato gli addetti ai lavori, con ingombro e consumi ridotti. Il primo è stato installato dal LaMMA, il consorzio costituito da Regione e CNR, a luglio, nell isola più grande dell arcipelago. Sorge a Cima Del Monte, nel comune di Rio nell Elba ed è stato finanziato grazie al progetto transfrontaliero ResMar, parte del programma operativo Italia-Francia Marittimo. Il secondo radar è stato appena messo in funzione all interno dell area portuale di Livorno, voluto e pagato dall Autorità portuale. I dati dei due radar saranno elaborati ed integrati dal Consorzio LaMMA in un mosaico in grado di coprire l intero arcipelago, dando un contributo importante al miglioramento delle previsioni a brevissimo termine, quelle nelle tre e sei ore successive. Le mappe saranno consultabili sul sito LaMMA I fenomeni atmosferici non conoscono confine, sottolinea l assessore all ambiente, Anna Rita Bramerini. E ogni strumento tecnologico in più che ci possa ad aiutare a ridurne l imprevedibilità va utilizzato. E quello che faranno i due nuovi radar, assieme alle rete delle stazioni a terra e ai satelliti. Una rete destinata ulteriormente a crescere garantendo il monitoraggio di un ampia area del Tirreno tra Toscana, Sardegna, Corsica e Liguria. Terminate le fasi di collaudo, ancora in corso per l impianto di Livorno, i due sistemi radar dell arcipelago entreranno infatti a far parte del mosaico radar transfrontaliero del progetto ResMar e del mosaico radar nazionale, ampliando così la rete di monitoraggio. Fonte: sito internet edilio Regione Veneto: Politiche territoriali: Intesa tra regione, Confindustria, Ance e ingegneri per azioni di prevenzione e adeguamento antisismico edifici a uso produttivo 05/12/2012 - Regione, Confindustria, ANCE e Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto sottoscriveranno un protocollo d intesa per promuovere azioni coordinate volte a favorire gli interventi di prevenzione, miglioramento e adeguamento antisismico degli edifici ad uso produttivo esistenti nel territorio regionale. Su proposta dell assessore ai lavori pubblici, Massimo Giorgetti, la Giunta veneta ha dato oggi il via libera all accordo che, come è specificato nel provvedimento, consentirà interventi più incisivi e coordinati a tutela della sicurezza dei cittadini del Veneto. I recenti eventi sismici che hanno interessato prevalentemente l Emilia Romagna, senza risparmiare il Veneto sottolinea Giorgetti, hanno causato la perdita di vite umane e ingenti danni al patrimonio edilizio pubblico e privato. A essere colpiti pesantemente sono stati anche i manufatti destinati alle attività produttive, causando gravi lutti, enormi danni materiali ed economici. Un ambito particolarmente sensibile, dunque, che va salvaguardato con azioni di tipo preventivo e con costanti verifiche statiche degli edifici, come previsto dalla normativa di settore. Ma è importante che l azione preventiva sia considerata dalle parti economiche e sociali non come una prescrizione, ma come convergenza di intenti con l obiettivo di rendere più sicuro il territorio con investimenti mirati. In questo senso, nel luglio scorso, la Confindustria, l Associazione Nazionale Costruttori Edili e la Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto, hanno definito una collaborazione per la verifica dell efficienza degli edifici produttivi esistenti ai fini sismici, che prevede su richiesta volontaria da parte dei titolari della proprietà, una studio di verifica sulla stabilità strutturale degli opifici esistenti nel territorio, svolti in regime di servizio agevolato da parte degli ingegneri del Veneto, al quale dovrebbero seguire, se del caso, interventi di miglioramento o messa a norma strutturale. Sulla base di tale accordo spiega l assessore Giorgetti, che persegue e dà concretezza ai principi normativi e alle iniziative assunte fin dal 2003 dalla nostra Regione, abbiamo ritenuto vantaggioso sottoscrivere con i citati soggetti un protocollo d intesa che preveda ampi ambiti di collaborazione per iniziative comuni nel settore della prevenzione dei danni provocati dall evento sismico, a tutela dei cittadini nei riguardi della vulnerabilità degli edifici pubblici e privati. E prevista la costituzione di un tavolo comune di lavoro per definire le possibili iniziative finalizzate alla messa in sicurezza degli edifici destinati alla produzione e del territorio, effettuando monitoraggi e screening gratuiti, costituendo una banca dati regionale sulla micro zonazione, avviando una campagna di informazione per favorire presso l opinione pubblica la corretta percezione della necessità di investire risorse per prevenire i grandi rischi, promuovendo la ricerca per l innovazione tecnologica nel campo dei materiali e delle tecnologie costruttive, al fine di trovare le soluzioni più efficaci e meno dispendiose per l adeguamento antisismico degli immobili esistenti. Fonte: sito internet regione.veneto.it News nazionali: Politiche territoriali: Condono edilizio per il post sisma, insorgono gli ambientalisti. 13/12/2012 - Riaprire i termini del condono edilizio del 2003. E' il contenuto di un emendamento al disegno di legge stabilità presentato dal senatore PdL Carlo Giovanardi, che ha giustificato la sua iniziativa con il reperimento di fondi per la ricostruzione dell Emilia Romagna. Secondo Giovanardi, dalle sanatorie edilizie si potrebbero ricavare circa 3 miliardi di euro. Le risorse verrebbero devolute alle popolazioni terremotate dell Emilia Romagna e della Lombardia, superando i farraginosi adempimenti burocratici che rendono problematica la ricostruzione e rischiano di affossare

una economia locale che produceva quasi il 2% del Pil italiano. Come già accaduto in casi analoghi, la proposta ha inevitabilmente sollevato un ondata di polemiche da parte di altri parlamentari e delle associazioni ambientaliste. Per il deputato del Pd e ambientalista Ermete Realacci, il tentativo del PdL di riaprire i termini del condono è senza vergogna. L emendamento di Giovanardi - ha dichiarato Realacci - riprende fedelmente i contenuti pro sanatoria edilizia del ddl presentato lo scorso ottobre dal parlamentare PdL Nitto Palma (leggi tutto). Realacci ha inoltre sottolineato che il testo Giovanardi estende la possibilità di condono anche alle violazioni dei beni ambientali e paesaggistici. Un favore all illegalità e all ecomafia. A giudicare l emendamento ridicolo quanto preoccupante in un contesto che paga ogni anno un pesante tributo in termini di dissesto idrogeologico, ci pensa invece Legambiente. Il presidente dell associazione, Vittorio Cogliati Dezza ha ricordato come, a partire dal 2010, la proposta di integrazione al ddl stabilità rappresenti il diciassettesimo tentativo di riapertura dei termini per la presentazione delle domande di sanatoria degli abusi edilizi. Critiche alle quali, come si apprende da fonti di agenzia, i senatori PdL eletti in Campania avrebbero risposto lamentando una sorta di disparità di trattamento. A loro avviso gli esponenti del mondo ambientalista non avrebbero opposto resistenza all articolo 3 del DL 74/2012, che per consentire il superamento delle difficoltà post sisma in Emilia Romagna ammetterebbe la ricostruzione di immobili abusivi con contributi pubblici'. Allo stesso tempo, i senatori sottolineano che durante la conversione in legge del DL 174/2012, contenente misure a sostegno della ricostruzione in Emilia Romagna, non sarebbe stata chiesta l abrogazione della sanatoria precedentemente introdotta. A parte l acceso confronto sul tema, non è detto che ci sia effettivamente il tempo per discutere le proposte emendative al ddl stabilità. Data la crisi di Governo in atto, l approvazione del disegno di legge dovrebbe avvenire al massimo entro il 21 dicembre, in modo da consentire lo scioglimento delle Camere prima di Natale. Meno di due settimane potrebbero quindi non essere sufficienti alla valutazione degli oltre millecinquecento emendamenti presentati. Fonte: Paola Mammarella, sito internet edilportale Bozza non ancora in vigore 09/10/ 2012- Disegno di Legge di Stabilità 2013 Politiche territoriali:: Bozza delibera Cipe: Buoni propositi, ma ulteriori tasse per i cittadini? 12/12/2012. Il mese scorso il Ministero dell'ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare ha inviato al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) una bozza di delibera contenente: "Linee strategiche per l'adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio". Tale bozza consta di due articoli, il primo concernente le strategie da adottare ed il secondo circa le misure urgenti di salvaguardia. ll piano strategico sulla difesa del territorio dai rischi idrogeologici sarà discusso dal Cipe in una delle prossime sedute, d'intesa con i ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture e dell'economia e finanze. Le principali novità introdotte dalla bozza riguardano la cantierizzazione di lavori di manutenzione dei corsi d'acqua e difesa dei centri abitati, il recupero di terreni abbandonati, la salvaguardia dei boschi, la protezione delle coste e delle lagune esposte all'innalzamento del mare ed un'assicurazione obbligatoria per le costruzioni (pubbliche e private) nelle zone a rischio esondazioni. Come misure urgenti, vengono finalmente attivate le Autorità distrettuali di bacino idrografico, le quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autorità di bacino soppresse dalla legge 152 del 2006; inoltre, il divieto immediato di abitare o lavorare nelle zone già classificate R4- Aree a rischio idrogeologico molto elevato, fino all' adozione da parte delle amministrazioni competenti delle misure di prevenzione. Per quel che concerne la copertura finanziaria di tale piano è prevista la costituzione di un fondo nazionale per il periodo 2013-2020 alimentato per il 40% dalle aste dei permessi di emissione (2009/29/CE) ed un prelievo, determinato annualmente, su ogni litro di carburante consumato fino al raggiungimento di 2000 milioni di all'anno. La stipula di un'assicurazione obbligatoria da qualsiasi angolatura la si voglia leggere, è fuori luogo. Rappresenta un'ulteriore "tassa esclusiva" per i cittadini che malauguratamente abitano zone critiche dal punto di vista idrogeologico, privandolo della solidarietà dello Stato. E' quest'ultimo infatti che secondo la Costituzione deve deve salvaguardare le persone e l'ambiente, a prescindere dalla singole difese adottate dai cittadini. Inoltre, è impensabile pensare che una assicurazione possa coprire danni così ingenti come quelli causati da eventi estremi; salvo considerare un tetto che lasci all'assicurato la copertura in proprio di una parte dei danni subiti. L'esperienza insegna che nei Paesi dove queste assicurazioni sono state introdotte, più che le coperture abbondano i contenziosi fra assicurati e Compagnie di assicurazione. Inoltre è ormai improponibile l'idea che le opere di messa in sicurezza del territorio gravino ulteriormente sui redditi di cittadini e cittadine, con ulteriori accise sui carburanti. E' necessario che le risorse per affrontare gli interventi di messa in sicurezza, vengano inserite nei bilanci ordinari dello Stato. Solo in questo modo è possibile programmare politiche efficaci e lungimiranti. Così come un conto è chiedere che gli investimenti per la manutenzione e la cura di un territorio particolarmente a rischio come quello italiano possono essere esonerati dai divieti di superamento del Patto di Stabilità; un conto è chiedere all'europa che nella programmazione dei Fondi strutturali paghi il conto del degrado e dell'abbandono in cui versano tante aree nazionali per via di inerzia e scelte politiche sbagliate. Come più volte denunciato dalla nostra organizzazione, non si può più rimandare l'adozione del Piano nazionali di messa in sicurezza, il superamento degli ostacoli alla pronta adozione e cantierabilità dei provvedimenti con adeguate coperture finanziarie. Non c'è un'altra via per salvaguardare la tutela dell'ambiente, delle popolazioni che lo abitano con le loro economie a meno di non pensare ancora una volta di essere di fronte a un provvedimento preannunciato, ma senza conseguenze in termini di interventi concreti. Infine, un segnale positivo, seppur con molto ritardo, arriva dalla costituzione delle Autorità di Bacino Distrettuali, come previsto dall'art. 63 del Testo Unico Ambientale (152/2006). Chiediamo a questo proposito che finalmente venga attribuito ai Distretti il ruolo centrale indicato dalla Direttiva europea di riferimento (2000/60/UE), superando i limiti e l'attuale sovrapporsi dei compiti distribuiti in vari diversi enti. Deve essere riconosciuto il loro ruolo di coordinamento e alle loro decisioni

adottate attraverso coinvolgimento e consultazioni democratiche, deve essere attribuito un carattere vincolante per la realizzazione dei Piani di gestione delle aree di competenza con adeguate risorse finanziarie per il loro efficace funzionamento. Fonte: Oriella Savoldi, Domenico Di Martino, sito internet cgil Politiche territoriali: Ingegneria sismica, accordo Italia-Cina 11/12/2012. Attività di ricerca comuni sulla riduzione del rischio sismico, elaborazione di protocolli di prova condivisi, scambio di ricercatori. Questi gli scopi dell'accordo di collaborazione nel campo dell'ingegneria sismica siglato, lo scorso 9 dicembre, tra lo State Key Laboratory for Disaster Reduction of Civil Engineering della Tongji University di Shanghai ed il Laboratorio TreesLab della Fondazione Eurocentre di Pavia. OBIETTIVI. "L'accordo - si legge in una nota della Fondazione - è avvenuto a margine del Fifth Kwang-Hua Forum Innovations and Implementations in Earthquake Engineering Research (in corso di svolgimento in questi giorni a Shanghai) a cui partecipano i principali laboratori di ricerca in ingegneria sismica del mondo e prevede l'identificazione di protocolli di prova comuni ai due laboratori, in modo da facilitare l'ingresso al mercato cinese da parte di aziende occidentali che abbiano testato i propri prodotti presso la Fondazione Eucentre e viceversa, e di riconoscere le prove effettuate a Shanghai nell'ambito di contratti tra stazioni appaltanti occidentali e aziende orientali. Oggetto dell'accordo sono anche le attività di ricerca comuni nell'area della riduzione del rischio sismico, scambio di ricercatori e di staff tecnico coinvolto in ricerche sperimentali, corsi avanzati di formazione per il personale dei rispettivi laboratori, organizzazione di workshop e convegni congiunti e lo scambio di informazioni tecniche anche attraverso la pubblicazione di articoli e libri scientifici". "GENERAL AGREEMENT". L'accordo si inserisce nell'ambito del "General Agreement" del 2010 in atto fra Tongji University e Scuola Superiore Universitaria IUSS di Pavia. L'agreement, rinnovato il 27 novembre scorso, ha come finalità "l'attivazione di un programma congiunto di formazione postgraduate e di ricerca nel campo dell'ingegneria civile, dell'architettura, dell'ingegneria sismica e della sismologia applicata all'ingegneria, della protezione ambientale e dello sviluppo sostenibile". Fonte: sito internet casa e clima Politiche territoriali: 1 miliardo di euro per il rilancio dell edilizia 11/12/2012. Pronto più di 1 miliardo di euro per il rilancio dell edilizia e delle costruzioni: sono questi gli investimenti messi in campo dall ente di previdenza degli ingegneri e degli architetti liberi professionisti (Inarcassa) annunciati in occasione del convegno Il mestiere del costruire, che ha riunito a Roma, gli attori della filiera delle costruzioni, tra i quali Corrado Clini ministro dell Ambiente, Paolo Buzzetti, presidente dell Ance. La strategia presentata dall ente di previdenza che vanta un patrimonio immobiliare pari a 1100 milioni di euro e una dotazione finanziaria totale di quasi 6 miliardi punta a costituire fondi immobiliari chiusi per la valorizzazione, il recupero e la sostenibilità del costruito. Il progetto pilota parte da Bologna e consentirà la riqualificazione degli edifici scolastici esistenti e la costruzione di nuove strutture architettoniche polifunzionali capaci di coniugare qualità estetica, innovazione, risparmio energetico e didattica evoluta. La cassa previdenziale di ingegneri ed architetti rappresenta una sorta di piccolo fondo sovrano italiano. Ha infatti un patrimonio immobiliare pari a circa un miliardo di euro e ogni anno promuove investimenti anche finanziari per diverse centinaia di milioni di euro. Fonte. sito internet infobuild Politiche territoriali: Piano Clini per le aree a rischio idrogeologico: La posizione dei geologi 11/12/2012 - Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, commentando le linee strategiche per il territorio annunciate dal Ministro dell'ambiente Corrado Clini ha affermato che "Sembra incredibile che si sia dovuto attendere il 2012 per sentirsi dire dal Ministro dell'ambiente che non si deve costruire in zone a rischio idrogeologico. Eppure era il 1969 quando alla prima seduta dell'appena costituito Ordine Nazionale dei Geologi, l'allora Presidente Ardito Desio propose di scrivere una lettera al Governo italiano per sottolineare il grave problema rappresentato dal dissesto idrogeologico. Sono passati cinquant'anni e forse quella lettera, che porta una firma così insigne, è arrivata". "Ne prendiamo atto, continuando a ribadire le necessità di una drastica riduzione del consumo di suolo, di una visione del problema a scala di bacino - ha proseguito Graziano - e di politiche del governo del territorio che si integrino con quelle urbanistiche, agricole e forestali, che potranno aiutarci ad uscire dalla crisi". 4 miliardi di euro dal 1988 "E' evidente che ogni anno i costi dei danni dovuti al dissesto idrogeologico assorbono gran parte delle risorse, ma trovare queste risorse imponendo una assicurazione obbligatoria lascia perplessi, soprattutto in un momento così delicato. Quando poi non si riesce nemmeno a spendere i 4 miliardi di euro destinati alla prevenzione dal 1988 ad oggi. Da una parte, come avviene in tanti altri paesi occidentali, questo potrà servire anche ad aumentare la consapevolezza dei cittadini della condizione di rischio in cui vivono, ma dall'altra potrebbe diventare un alibi nelle già labili politiche di manutenzione del territorio. Se non si costruisce una filiera di competenze e di responsabilità, chi gestirà questi fondi e come? Occorre discuterne senza pregiudizi, ma con l'obiettivo dichiarato di non deresponsabilizzare lo Stato". Fonte: Gabriele Bivona, sito internet lavori pubblici

Politiche territoriali: Piano Clini, INU: l'assicurazione obbligatoria non sostituisca le politiche di prevenzione 10/12/2012. Il Piano Clini per prevenire e combattere il dissesto idrogeologico va nella direzione di un buon governo del territorio e per questo deve essere sostenuto. Lo afferma l'inu (Istituto Nazionale di Urbanistica) nelle sue osservazioni al Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio, predisposto dal ministro dell'ambiente Corrado Clini e sottoposto all'esame del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Urgente una legge con i principi generali del governo del territorio Secondo l'inu, il Piano Clini dovrebbe essere una parte di una politica più complessiva che abbia come architrave l approvazione di una legge sui principi generali del governo del territorio che nemmeno questo Parlamento giunto ormai a fine mandato ha approvato. Non si tratta infatti solo di mettere in sicurezza le aree a rischio, ma anche di prevenire in tutto il territorio ogni trasformazione che metta in discussione l equilibrio ambientale e il paesaggio. L'assicurazione obbligatoria non deve sostituire le politiche di prevenzione Per quanto riguarda la parte del Piano che sembra puntare a introdurre un assicurazione obbligatoria per gli edifici delle zone più vulnerabili, l Istituto nazionale di urbanistica ritiene che si tratti di una misura comprensibile in tempi di restringimento delle risorse pubbliche, ma che allo stesso tempo lo Stato non possa esimersi dal provvedere alla sicurezza del proprio territorio. L assicurazione dovrebbe quindi essere complementare e non sostitutiva delle politiche nazionali e locali di prevenzione, e dovrebbero essere inoltre previste forme di defiscalizzazione dei costi assicurativi. La strada maestra deve rimanere quella della programmazione degli interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio, i cui costi devono essere ripartiti su una platea più vasta di quella dei proprietari di immobili nelle zone più vulnerabili, se necessario utilizzando la fiscalità. Mappe di rischio obbligatorie per i Comuni Sarebbe necessario, secondo l'inu, obbligare i Comuni a dotarsi di mappe di rischio derivanti dallo studio del territorio e dalla valutazione delle conseguenze, anche a scala territoriale, derivanti dalla perdita o danneggiamento dei manufatti o delle attività localizzate in ambiti soggetti a pericoli idrogeologici. Le mappe sarebbero utilizzate per individuare come e su chi ripartire i costi delle politiche preventive e, attraverso il recepimento nella pianificazione, per rendere partecipe la popolazione e farle assumere coscienza dell importanza del corretto uso del suolo. Coinvolgimento delle Regioni Tutte le decisioni sugli interventi nelle zone a maggior rischio devono perciò coinvolgere la competenza delle Regioni ed essere ricomprese all interno dei piani di scala vasta e comunali, per risolvere l eventuale rilocalizzazione di funzioni e per affrontare in modo non schematico le casistiche complesse, quali ad esempio quelle in cui il trasferimento di popolazioni e attività confligga con la tutela del patrimonio storico o paesaggistico. Fonte: sito internet casa e clima Politiche territoriali: Piano Clini: assicurazione obbligatoria per gli edifici nelle zone a rischio idrogeologico 05/12/2012. Per le costruzioni situate nelle zone a rischio di inondazione il ministro dell'ambiente Corrado Clini propone di introdurre, attraverso un disegno di legge, l'assicurazione obbligatoria. L'obbligo dell'assicurazione, spiega Clini, si rende necessario per consentire a chiunque viva o lavori nelle aree a rischio idrogeologico di avere la certezza del risarcimento in caso di danni, per ridurre i costi dei premi assicurativi e per non gravare sulle tasche di tutti gli italiani attraverso i risarcimenti con fondi pubblici. Al Cipe il piano per la difesa del territorio L'assicurazione obbligatoria contro i rischi degli eventi climatici estremi è uno dei punti del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio, che il ministro dell'ambiente ha inviato al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Il piano strategico sulla difesa del territorio dai rischi idrogeologici sarà discusso dal Cipe in una delle prossime sedute, d'intesa con i ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture e dell'economia e Finanze. Tra le misure previste nel Piano Clini c'è il divieto immediato di abitare o lavorare nelle zone ad altissimo rischio idrogeologico, i lavori di manutenzione dei corsi d'acqua e di difesa dei centri abitati, il ricupero dei terreni abbandonati, la difesa dei boschi, la protezione delle coste e delle lagune esposte all'innalzamento del mare e la riattivazione dei Bacini idrografici. Attivate le Autorità distrettuali di bacino idrografico Come misure urgenti, vengono finalmente attivate le Autorità distrettuali di bacino idrografico, le quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autorità di bacino soppresse dalla legge 152 del 2006. Aggiornamenti ogni 4 anni Il documento prevede che ogni quattro anni venga aggiornato il Rapporto scientifico sui rischi dei cambiamenti climatici e che vengano aggiornati al 2013 i piani di assetto idrogeologico (Pai) delle Autorità distrettuali idrografiche. Le priorità di intervento Le priorità di intervento sono per esempio limiti alle costruzioni nelle zone a rischio, il contenimento nell'uso del suolo, la manutenzione dei corsi d'acqua (con regimazione, pulizia degli alvei e altri lavori), il ricupero dei terreni abbandonati o degradati puntando sulle colture tradizionali e di qualità, la pulizia dei boschi usando il legname raccolto anche come biomassa per produrre energia pulita. Il diradamento dei boschi più fitti servirà anche a ridurre gli effetti degli incendi che, distruggendo le piante, minacciano anche la stabilità geologica. Nel caso delle foreste demaniali, il documento

presentato dal ministro Clini propone per esempio di fermare i rimboschimenti fatti con pini e abeti d'importazione e di piantare invece alberi tradizionali della zona. Difesa delle coste dall'innalzamento del mare Un altro punto fondamentale riguarda le misure per difendere le coste dall'effetto dell'innalzamento del mare. Le previsioni dei climatologi sono molto preoccupanti e risultano molto esposte al rischio di alluvione tutte le zone costiere dell'alto Adriatico, da Ravenna a Monfalcone, dove molti territori si trovano a quote inferiori al livello del mare, ricorda il ministro. Oggi quei terreni sono difesi e tenuti asciutti da un sistema di canali di scolo e di idrovore concepito fra l'800 e il '900, quando le piogge erano diverse e il mare non minacciava di diventare più alto. Finanziamento degli interventi Il programma di difesa del territorio, da dettagliare ogni anno definendo gli interventi in programma, sarà finanziato usando una parte dei proventi, il 40%, delle aste per i permessi di emissione di anidride carbonica, proventi che la legge destina per almeno il 50% ad azioni contro i cambiamenti del clima. Un'altra quota delle risorse potrà venire dai carburanti, rimodulando diversamente gli oneri a parità di peso fiscale. Secondo Clini, il prelievo sui carburanti non graverà sulla crescita economica perché sarà una rimodulazione, uno spostamento a parità di peso fiscale. Fonte: sito internet casa e clima Politiche territoriali: Dissesto idrogeologico, il bilancio di Legambiente 04/12/2012. Stanziato un miliardo di euro in 3 anni per sanare le emergenze. Per la prevenzione erogati solo 2 miliardi di euro in 10 anni. Per riparare i danni del maltempo spendiamo un milione di euro al giorno. Solo nell ultimo triennio - dalla colata di fango in provincia di Messina a inizio ottobre 2009 - lo Stato ha stanziato, infatti, più di un miliardo di euro per le emergenze causate da eventi calamitosi di natura idrogeologica in tredici Regioni. Cifre molto elevate che coprono però solo una parte degli ingenti danni censiti in conseguenza di frane e alluvioni. In Sicilia, Veneto, Toscana e Liguria, le regioni colpite dagli eventi più gravi in questi ultimi 3 anni, è andato l 80% delle risorse stanziate, ma i danni ammontano a 2,2 miliardi di euro circa, quasi il triplo delle risorse messe a disposizione dei Comuni colpiti. Il restante 20% dei fondi per l emergenza è andato alla Calabria, la Campania, la Puglia, le Marche, l Abruzzo, l Emilia, il Piemonte, il Friuli e la Basilicata. Nel frattempo la prevenzione tarda ad arrivare. A fronte di una spesa prevista di 44 miliardi, negli ultimi 10 anni solo 2 miliardi di euro sono stati erogati per attuare gli interventi previsti dai Piani di assetto idrogeologico (PAI) redatti dalle Autorità di bacino, per uno stanziamento totale di 4,5 miliardi di euro. Fondi che sono destinati a coprire solo i lavori più urgenti, ovvero 4.800 interventi considerati di maggior urgenza su un totale di 15mila interventi previsti da tutti i PAI. La metà circa di queste risorse è stata stanziata attraverso gli accordi di Programma siglati tra il Ministero dell ambiente e le Regioni, proposti a partire dal disastro di Messina del 2009 e siglati tra il 2010 e il 2011. Ma ancora oggi dei 2,1 miliardi messi in campo attraverso il cofinanziamento Ministero- Regioni, solo 178 milioni sono stati effettivamente erogati e solo il 3% degli interventi previsti è stato realizzato o è in corso di realizzazione. Per pianificare e programmare le politiche territoriali considerare gli effetti dei cambiamenti climatici è una realtà imprescindibile. Soltanto dai dati registrati dai pluviometri in occasione dei principali eventi recenti, si nota come in poche ore sia piovuto più della metà di quanto avveniva mediamente in un anno. La distribuzione delle precipitazioni nell arco dell anno risulta, inoltre, molto disomogenea, con periodi di forti piogge e altri di forte siccità, come illustrano l estate appena trascorsa e gli eventi legati al maltempo delle ultime settimane. I fenomeni metereologici intensi hanno perso la loro eccezionalità per diventare sempre più frequenti, come confermano i dati Ispra (Annuario dei dati ambientali 2011, Ispra 2012) relativi alla quantità di pioggia caduta nei principali eventi alluvionali dal 2009 ad oggi. In Sicilia, invece, nell evento del 2009 la quantità di pioggia caduta in una sola giornata è stata pari al 78% della precipitazione media annua di tutta la regione. Negli eventi alluvionali della Toscana del 2010 e 2011, in una sola giornata, la quantità di pioggia caduta sul suolo è stata pari a circa il 40% delle precipitazioni medie annue della regione. In Liguria la quantità di pioggia caduta nelle due giornate più critiche del 2011 tra fine ottobre e inizio novembre ha superato il 65% della piovosità media annua della regione. E se frane e alluvioni non sono purtroppo una novità nel nostro Paese, i dati disponibili dal 1948 al 2011 mostrano come le regioni colpite siano raddoppiate negli ultimi dieci anni, passando da quattro a otto. Il dibattito è tuttora incentrato su come reperire le risorse da destinare al contrasto del rischio idrogeologico, che è un punto fondamentale commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Occorre anche chiedersi, però, quale debba essere un efficace politica di prevenzione e difesa del suolo, che non si limiti a interventi puntuali. Serve un Piano nazionale che preveda un azione urgente ed efficace per la mitigazione del rischio, che stabilisca strumenti e priorità d intervento e formuli una nuova proposta di gestione del territorio. Per questo è necessario il coinvolgimento di tutti i soggetti portatori d interesse: la comunità scientifica, gli esperti, gli enti competenti, le amministrazioni locali interessate, il mondo dell agricoltura, le associazioni ambientaliste e i cittadini che vivono nei territori a rischio. Inoltre aggiunge Cogliati Dezza la manutenzione del territorio assume un ruolo cruciale, soprattutto se tradotta in presidio territoriale svolto dalle Comunità locali. Infine si dovrà applicare una politica attiva di convivenza con il rischio, sistemi di previsione delle piene e di allerta e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione.

Fondi stanziati per le principali emergenze idrogeologiche in Italia negli ultimi 3 anni n Ordinanza di Fondi stanziati Contenuto Protezione Civile (euro) 3815 del 10/10/2009 Eccezionali avversità atmosferiche ottobre 2009 provincia di Messina (Giampilieri). 60.000.000 3847 del 05/02/2010 Eventi meteorologici province di: Pordenone - Udine (maggio/giugno 2009); Treviso - Vicenza (giugno 2009); 10.000.000 Friuli-Venezia Giulia (dicembre 2009). 3848 del 12/02/2010 Interventi urgenti di protezione civile eventi meteorologici Regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana di dicembre 2009 - gennaio 20.000.000 2010. 3849 del 19/02/2010 Situazione di grave criticità comune di Casamicciola Terme (Napoli) novembre 2009 38.200.000 3850 del 02/03/2010 Eccezionali eventi meteorologici regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana dicembre 2009 - gennaio 2010. 20.000.000 3862 del 31/03/2010 Dissesti idrogeologici Regione Calabria febbraio 2010 (Maierato) 15.000.000 3865 del 15/04/2010 Dissesti idrogeologici provincia di Messina febbraio 2010 (San Fratello) e ottobre 2009 (Giampilieri). 70.170.000 3868 del 21/04/2010 Situazione di emergenza frana di Montaguto (AV) 2.500.000 3880 del 03/06/2010 Dissesto idrogeologico comune di Belvedere Marittimo (CS) gennaio 2009 700.000 3882 del 18/06/2010 Eventi alluvionali regione autonoma Friuli-Venezia Giulia dicembre 2009 1.000.000 3899 del 24/09/2010 Eventi atmosferici Veneto 824.400 3903 del 22/10/2010 Contributi per l alluvione in Liguria 10.000.000 3906 del 13/11/2010 Disposizioni per il maltempo in Veneto 300.000.000 3908 del 24/11/2010 Interventi urgenti per il maltempo in Provincia di Salerno dell'8, 9 e 10 novembre 2010 5.000.000 3909 del 4/12/2010 Interventi per il maltempo in Liguria 1.500.000 3911 del 10/12/2010 interventi per il maltempo in Emilia Romagna e l alluvione in provincia di Parma 1.500.000 3912 del 22/12/2010 Interventi per il maltempo in Friuli Venezia Giulia 2.000.000 3914 del 22/12/2010 Interventi per il maltempo in Provincia di Salerno (Atrani e Scala) 1.500.000 3915 del 30/12/2010 Interventi per il maltempo in Provincia di Lucca e Massa Carrara 2.500.000 3918 del 18/01/2011 Interventi urgenti di protezione civile per il maltempo in Calabria 7.000.000 3920 del 28/01/2011 Interventi per fronteggiare i danni occorsi a La Spezia nel novembre e dicembre 2010 2.000.000 3922 del 09/02/2011 ulteriori disposizioni per il maltempo in provincia di Salerno dell'8, 9 e 10 novembre 2010 5.000.000 3925 del 32/02/2011 Esigenze per eventi calamitosi 31 ott. 1 nov. 2010 che hanno colpito il territorio delle province di Lucca e Massa Carrata 4.911.000 3961 del 02/09/2011 Disposizioni dirette a fronteggiare i danni per gli eventi calamitosi nei mesi di ottobre 2009 e febbraio 2010 a Messina 90.800.000 3972 del 04/11/2011 Disposizioni urgenti per gli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito la Liguria a ottobre, novembre e dicembre 2010 45.000.000 3973 del 05/11/2011 Primi interventi urgenti per le eccezionali avversità atmosferiche di ottobre 2011 nella provincia di La Spezia 49.500.000 3974 del 05/11/2011 Primi interventi urgenti per le eccezionali avversità atmosferiche di ottobre 2011 nella provincia di Massa Carrara 80.000.000 3980 dell 11/11/2011 Disposizioni urgenti di protezione civile: 10.000.000 Messina (Giampilieri) 10.000.000 Messina (Giampilieri) 10.000.000 Piemonte 42.751.740 10.000.000 La Spezia 2.751.740 Cogoleto (Ge) 3984 del 25/11/2011 Primi interventi per i danni causati dagli eccezionali eventi 14.500.000

meteorologici in Basilicata tra il 18 febbraio e l'1 marzo 2011 3988 del 22/12/2011 primi interventi per fronteggiare i danni per gli eccezionali avversità atmosferiche in Puglia a marzo 2011 1.600.000 3993 del 21/01/2012 iniziative volte a fronteggiare i danni conseguenti alle avversità atmosferiche nei mesi di ottobre e novembre 2011 in Liguria 7.418.000 4002 del 16/02/2012 disposizioni urgenti per fronteggiare le alluvioni del 7 novembre 2011 sull'isola d'elba 5.000.000 4005 del 23/02/2012 disposizioni urgenti di protezione civile per il maltempo in Piemonte a marzo e a novembre 2011 10.100.000 4015 del 23/03/2012 ulteriori disposizioni per fronteggiare i danni dell'alluvione all' Isola d'elba del 7 novembre 2011 3.000.000 5 del 10/06/2012 Interventi per i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali della provincia di Teramo l 1,2 e 3 marzo 2011 25.000.000 6 del 10/06/2012 Interventi per i danni conseguenti alle avversità atmosferiche nei primi giorni del mese di marzo 2011 nella regione Puglia 3.000.000 7 del 10/06/2012 Interventi per i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito la regione Marche nei giorni dal 1 al 6 marzo 25.000.000 2011 8 del 14/06/2012 interventi urgenti per i danni per le eccezionali avversità atmosferiche del 22 e 23 novembre 2011 nelle province di 6.000.000 Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone 11 del 25/06/2012 Interventi per i danni conseguenti alle avversità atmosferiche che hanno interessato la provincia di Messina a febbraio e marzo 2011 e il 22 novembre 2011 48.000.000 TOTALE FONDI STANZIATI (dal 10/10/2009 al 25/06/2012) 1.037.975.140 (Fonte: Elaborazione Legambiente su dati delle Ordinanze di Protezione Civile) Fonte: Regioni.it Politiche territoriali: Monitoraggio delle deformazioni del suolo, al via il progetto SloMove 04/12/2012. Il 30 novembre scorso si è svolta presso la sede dell Accademia Europea (Eurac) di Bolzano la conferenza d apertura del progetto SloMove - Validazione di sistemi di monitoraggio satellitari e terrestri per deformazioni del suolo, promosso dall Ufficio geologia e prove materiali della Provincia autonoma di Bolzano. Nelle aree di alta montagna spiega una nota della Provincia - le scelte nella localizzazione di infrastrutture come strade di accesso a valli remote, ferrovie, funivie per l'uso turistico o invasi per la produzione di energia idroelettrica, sono spesso molto limitate dalla mancanza di terreni con idonee caratteristiche geologiche o da altri motivi di tipo vocazionale. D'altro canto, le crescenti necessità di infrastrutture strategiche nei territori del settore alpino inducono continue trasformazioni del territorio che, nel contesto del cambiamento del clima, pongono importanti questioni di sostenibilità e di sicurezza. Affinché le autorità di tutela e salvaguardia territoriale confinanti possano confrontare i dati disponibili, e concordare sulle conseguenti valutazioni, devono condividere anche le scelte sui metodi e gli strumenti impiegati per il monitoraggio. Lo scopo principale del progetto è quello di creare in Regione un polo scientifico (Eurac) che sia in grado di analizzare la grande quantità di dati che si possono ricavare dai satelliti Cosmos Skymed lanciati dall'ente Spaziale Europeo (ESA) in collaborazione con la Protezione Civile anche sotto la spinta dei gestori delle infrastrutture (Ferrovie strade autostrade opere idrauliche) e della Provincia di Trento. Il progetto si propone di analizzare oltre ai dati satellitari anche altri sistemi di monitoraggio di movimenti lenti di versante classici come il GPS e innovativi come il telelaserscanning. Avere queste informazioni sul movimento è fondamentale nella pianificazione del pericolo sul territorio di montagna. Nell'ambito di questo progetto vengono analizzate due aree test, che sono ubicate nelle rispettive province dei partner coinvolti. L'area test altoatesina si trova in Val Senales a Nord della località di Maso Corto a circa 2500 m.sl.m. La zona interessata dal progetto si trova sotto la cosiddetta Punta delle frane, già il nome di questa montagna evidenzia che in quest'area il fenomeno di caduta massi è frequente. L'accumulo di più eventi di caduta massi ha determinato una frana gravitativa che tuttora sta scivolando lentamente verso valle. In questo caso si può parlare di più fenomeni geologici, i più noti sono i "rock glacier" e "rock avalanche". "Il rock glacier", sottolinea Laura Strada, dell'ufficio geologia e prove materiali, "è un ghiacciaio ricoperto di pietre. Può essere generato da un ghiacciaio relitto o essere un effetto del Permafrost sull'acqua di infiltrazione che si ghiaccia creando una massa ghiacciata al di sotto del detrito di versante. Queste masse possono essere attive o inattive. Le masse attive si muovono a causa della plasticità del ghiaccio e della gravità creando problemi per le infrastrutture di alta montagna". Un altro fenomeno geologico al centro del progetto "SloMove" è quello dei movimenti lenti di versante o "rock avalanche". "Si tratta di frane di scivolamento o scorrimento ovvero dei movimenti che comportano uno spostamento per taglio lungo una o più superfici oppure entro uno strato di terreno plastico. Spesso" prosegue Laura Strada "si tratta di deformazioni gravitative profonde di versante, attive o quiescenti, ovvero movimenti molto grandi in cui la superficie di scorrimento è molto profonda. Questo tipo di movimenti, seppur lento, può causare danni alle infrastrutture o generare, per l'improvviso rilascio delle tensioni, spesso causato da interferenze antropiche grandi fenomeni di massa catastrofici relativamente veloci. Anche lievi danni ad infrastrutture strategiche come dighe possono causare grosse catastrofi". Il progetto interreg SloMove intende contribuire a risolvere queste esigenze

puntando sulle tecniche di monitoraggio da telerilevamento in Alto Adige e nel Cantone dei Grigioni e sullo sviluppo di una rete di esperti sul campo. Si tiene conto delle caratteristiche tecniche dei sensori più moderni già attivi, come il TerraSAR-X ed il COSMO SkyMed, e di quelli che l'esa, l'ente Spaziale Europeo, si accinge a rendere disponibili nell'ambito della missione Sentinel-1, oltre che dei servizi di monitoraggio terrestri di ultima generazione, come quelli basati sul laser scanning terrestre. L'assessore provinciale ai lavori pubblici Florian Mussner ritiene che il progetto possa contribuire in maniera significativa ad elevare la sicurezza delle popolazioni di montagna. "Il progetto Interreg Italia - Svizzera SloMove", spiega il direttore dell'ufficio geologia e prove materiali, Volkmar Mair "si prefigge, in primo luogo, di aumentare la capacità e la qualità tecnica dei prodotti realizzati dagli enti di trasferimento tecnologico e dalle piccole e medie imprese operanti nel settore dell'ingegneria e del monitoraggio ambientale nonché la competitività economica delle regioni interessate, tramite lo sviluppo delle capacità delle piccole e medie imprese e società di ingegneria nell'offrire tali servizi in tutta l'area alpina". Il progetto è operativo dal 20 febbraio sino al 20 maggio 2014. Il costo complessivo per la parte italiana è di 550.955 euro ai quali si aggiungono 127.625 euro erogati dalla Svizzera. Al progetto partecipano i seguenti partner: Ufficio Geologia e prove materiali, Provincia Autonoma di Bolzano (leadpartner); EURAC research, Istituto per il Telerilevamanto Applicato (Alto Adige); WSL - Istituto per lo studio della neve e delle valanghe, SLF (Davos, Cantone dei Grigioni, Svizzera); Abenis AG (Chur, Cantone dei Grigioni, Svizzera). Fonte: sito internet casa e clima Politiche territoriali: Il piano per messa in sicurezza del territorio alla base della ripresa dell'economia italiana 03/12/2012. Il piano per l adattamento ai cambiamenti climatici e la messa in sicurezza del territorio italiano va considerato come una misura infrastrutturale per la crescita dell economia italiana. A dirlo è il ministro dell Ambiente Corrado Clini che presenterà alla prima riunione in programma del Cipe tale piano. A motivare una velocizzazione dell iter è la necessità di poter contare su un programma concreto per affrontare una situazione, quella idrogeologica italiana, che provoca danni sempre più ingenti. Come ha spiegato Clini, Abbiamo una serie storica di eventi climatici negli ultimi quindici anni che ci dice che abbiamo una modificazione significativa del regime delle piogge e un prolungamento del periodo di siccità, che rendono vulnerabile il territorio", soprattutto nelle zone più esposte come quelle costiere. "A fronte di una situazione climatica cambiata la protezione del territorio deve essere aggiornata ha rilevato il responsabile del dicastero ambientale. Ci sono misure per fronteggiare la quantità di piogge che avviene in un periodo concentrato: bisogna mettere delle difese idrauliche molto diverse da quelle esistenti. Clini ha confermato che servono 40 miliardi per mettere in sicurezza il territorio e ha avvertito che "più tempo si aspetta più alti sono i costi". Fonte: Zeroemission.eu Rapporti e studi: Censis, in arrivo 13 nuovi grattacieli, ma il 75% delle scuole ha più di 40 anni 10/12/2012. Nelle maggiori città italiane sono 13 i progetti di torri con altezza superiore a 100 metri realizzati o in corso di realizzazione dal 2011 al 2015. Si tratta di interventi ideati e progettati prima della crisi e che giungono in gran parte a realizzazione nell attuale scenario. E quanto annota il Rapporto annuale del Censis. A scegliere l altezza non sono solo i grandi gruppi del credito e della finanza (Intesa San Paolo, Unicredit, Unipol), ma anche alcune amministrazioni pubbliche (Regione Piemonte). Da un lato gioca la visibilità internazionale, data anche dalla qualità architettonica dell edificio che permette di accrescerne il valore sul mercato. Dall altro lato (e questo vale in particolare per le amministrazioni pubbliche) la scelta di concentrare in un unico edificio i propri uffici mira alla razionalizzazione degli spazi distribuiti in sedi separate, con alti costi di gestione, connessione e manutenzione. EDILIZIA SCOLASTICA. Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, degli oltre 36mila edifici censiti, il 30% risale a prima del 1960 e il 44% è stato costruito negli anni 60 e 70, quindi in una fase in cui temi come la sicurezza antisismica erano ancora poco presenti nella legislazione. Solo un quarto degli edifici (in Liguria appena il 13%, in Piemonte il 17%) è stato realizzato negli ultimi tre decenni. Anche in questo caso dobbiamo fare i conti con edifici e attrezzature pubbliche realizzati rapidamente e spesso in modo inadeguato. Il 33,5% delle scuole italiane non possiede un impianto idrico antincendio, il 50,7% non dispone di una scala interna di sicurezza, la dichiarazione di conformità dell impianto elettrico manca in circa il 40% dei casi. Solo il 17,7% degli edifici è provvisto del certificato di prevenzione incendi, con divari regionali notevoli: è presente nel 36% delle scuole dell Emilia Romagna e appena nel 4,6% di quelle della Sardegna. POLITICHE TERRITORIALI INCERTE. Nel 2005 le opere contestate in Italia erano 190, nel 2011 il numero è salito a 331. Il 62,5% delle contestazioni riguarda impianti energetici (di cui il 47,1% rinnovabili), il 31,4% i rifiuti, il 4,8% le infrastrutture viarie. Il 51% delle contestazioni riguarda interventi non ancora autorizzati e solo allo stato di progetto. Le contestazioni popolari sono il 36% delle proteste, ma crescono le iniziative dei politici locali (29%) e delle istituzioni locali (23%). Se nel nostro Paese il conflitto contro le infrastrutture è diventato endemico, ciò è attribuibile a una generale mancanza di fiducia verso i soggetti decisori che si proietta immediatamente sulle opere stesse. L Italia si posiziona al 43 posto in una graduatoria di 139 Paesi per livello di competitività. Siamo penalizzati soprattutto dalle variabili relative alla qualità istituzionale: in questo caso scivoliamo all 88 posto. L Italia risulta debole sotto i profili della fiducia nell operato della classe politica (127 posto), della trasparenza dei processi decisionali (135 ), della presenza di favoritismi nelle decisioni pubbliche (119 ) e dello spreco di risorse pubbliche (114 ). DAL PIANO CITTÀ ALL AGENDA URBANA. Il bando del Piano città lanciato dal Governo nell ambito del decreto CresciItalia ha riscosso un notevole successo: hanno presentato proposte 432 comuni, di cui 180 con meno di 10mila abitanti, in gran parte localizzati nel Mezzogiorno, per un valore complessivo degli investimenti pari a poco meno di 18