Viaggio nel tempo di scacchi e dama

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Transcript:

1 Viaggio nel tempo di scacchi e dama Franco Pratesi Gli scacchi e la dama sono i più importanti o almeno fra i più importanti giochi di tavoliere; si giocano entrambi sulla scacchiera (il termine damiera per la dama è in disuso, ammesso che sia stato utilizzato al di fuori della Federazione Italiana Dama). In effetti, ci sono altri oggetti che associano gli scacchi ai quadrati alternati in una griglia bicolore, come la bandiera a scacchi delle corse automobilistiche. Se non si considera la presenza negli scacchi dei pezzi maggiori (con il particolare significato attribuito ad uno di questi, il re, che diventa essenziale per la strategia del gioco) la situazione si presenta piuttosto simile: nella dama ci sono due gruppi avversari di pedine che avanzano dalle due estremità e si scontrano per arrivare alla promozione sul lato opposto; negli scacchi le pedine non si chiamano così e non hanno forma piatta ma similmente attraversano tutta la scacchiera scontrandosi per essere promosse. Una delle differenze è che nella dama si usano solo gli scacchi neri della scacchiera, quelli bianchi è come se non ci fossero: esistono varianti di dama come quella filippina che si giocano su una griglia dove gli scacchi non ci sono più, rimangono i 32 punti che servono per il gioco e gli altri 32 inutili sono scomparsi. La dama italiana è solo una di molte varianti: all estero si può giocare con le nostre regole solo se s incontra un connazionale. Nei vari paesi il gioco può essere più o meno popolare ma le regole sono diverse, per esempio per quanto riguarda la cattura della dama da parte della pedina (di solito ammessa), la possibile mossa all indietro delle pedine, la probabile mossa lunga della dama, l uso di una scacchiera loxlo come in Olanda, Francia, e nella dama internazionale. Tutte le numerose varianti di dama che abbiamo considerato recentemente F.Pratesi, A.Castelli, Varianti di dama, Tangram, Sarno 2003, 108 p. sono di questo tipo e traggono un evidente vantaggio dalla presenza di caselle bicolori. Anzi, siccome si può fare confusione usando

pedine nere su caselle nere, ci sono persino scelte particolari per facilitare la distinzione (come negli USA dove il nero è sostituito nel materiale ufficiale dal verde per le caselle e dal rosso per le pedine). Andando indietro nel tempo, la situazione era diversa, sia per la dama che per gli scacchi. Alcune modifiche alle regole dei due giochi si sono presentate storicamente in epoche simili e gli storici si trovano spesso di fronte al problema se una modifica è stata introdotta prima nella dama e poi passata agli scacchi o viceversa. Il caso più discusso è stato l introduzione della mossa lunga per la regina degli scacchi, e probabilmente per la dama, che ha trasformato profondamente i due giochi. Negli scacchi le mosse lunghe di alfieri e regina lungo diagonali di caselle del medesimo colore, oltre alle due ortogonali permesse alla regina non erano presenti nella variante medievale, quando il gioco ebbe in Europa la massima diffusione. All epoca, gli scacchi erano un gioco piuttosto diverso, in cui la differenza fra pedoni e pezzi maggiori era meno accentuata; solo torri e cavalli avevano la mobilità di oggi, e infatti la torre era di gran lunga il pezzo più forte. Al re mancava l arrocco, ai pedoni la doppia mossa iniziale e la presa al varco collegata, ma soprattutto mancavano le mosse lunghe di alfieri e regine che ricordano quelle delle varianti moderne della dama. I possibili collegamenti fra gli sviluppi di dama e scacchi hanno sfidato gli storici per molti anni e non si possono ancora considerare del tutto chiariti. La discussione avviene fra specialisti che a loro volta si sono di solito specializzati nella storia degli scacchi, o della dama, o dei giochi di pedoni in generale. Il dibattito maggiore e più approfondito si è avuto fra gli storici della dama, anche perché di solito agli storici del re dei giochi la dama interessa poco. La maggiore tradizione della dama in Europa si può localizzare in Olanda, dove da secoli giocano quella che poi sarebbe diventata la dama internazionale (scacchiera 10x10, pedine che possono muovere all indietro, mossa lunga della dama catturabile galle pedine). Non ci si deve quindi sorprendere se l Olanda, dopo averci dato uno dei maggiori storici degli scacchi con van der Linde alla fine dell Ottocento, ci ha poi dato ultimamente i più attivi storici della dama. Il primo importante è stato Kruijswijk, che ha utilizzato per la sua opera maggiore un lavoro inedito sulla dama di Murray, il massimo storico degli scacchi, insieme a un notevole contributo originale nel settore bibliografico. Fortemente critico nei suoi confronti è arrivato il contri- 2

buto di van de Stoep che ha studiato per molti anni soprattutto le questioni linguistiche collegate alla diffusione nei vari paesi dei termini tecnici e quindi del gioco; sull argomento ha discusso una tesi e si è laureato nel 1997. Dalla Spagna è poi arrivato il contributo di un altro storico.., olandese, Westerveld, con diversi spunti originali fra cui fondamentale risulta l associazione della nuova mossa lunga nella dama e negli scacchi al personaggio storico della regina Isabella di Castiglia, figura di dama tanto più elevata rispetto alle altre da aver favorito di riflesso la trasformazione in pezzo più potente anche di dame e regine nei giochi di tavoliere. Altri esperti olandesi sono intervenuti nella discussione storica, anche se non hanno pubblicato libri importanti, come Bakker che ha trattato l argomento in diversi articoli di notevole interesse, van Mourik che da gran collezionista ha portato un suo contributo, e soprattutto Janssen, che fra tutti è quello che ha ricercato con maggiore assiduità informazioni nei vecchi testi letterari riscoprendo descrizioni e citazioni sulla dama di notevole interesse. Un accordo sulla trasformazione da dama medievale in dama moderna (che in Italia è avanzata più che in altre nazioni per gli obblighi di presa ma sicuramente meno per le mosse lunghe) non c è. Alcuni dubbi rimangono per i dettagli, anche perché nella dama la trasformazione da mosse corte a lunghe si osserva solo in alcune varianti nazionali. Le questioni storiche non finiscono qui. C è infatti un altra lunga tappa da percorrere, ancora con la possibilità di tenere collegati scacchi e dama. In entrambi i casi si può ricostruire una fase precedente, in cui la scacchiera non era a scacchi, ma era formata da un quadrato di colore uniforme con solo tracciate le linee che incrociandosi individuano le caselle. Per gli scacchi, la cosa è universalmente riconosciuta: gli scacchi islamici erano giocati così e in molte regioni hanno continuato ad essere giocati su scacchiere di un solo colore fino a tempi recenti. Per la dama, la questione è più complessa, anche perché il gioco medievale più simile alla dama di cui troviamo descrizioni, l alquerque, si giocava su un tavoliere diverso, con mosse sia ortogonali che diagonali. Esistono ancora oggi particolari varianti di dama o simili alla dama, come preferirei dire, dipende da come si definisce giocate su tutte le caselle della scacchiera, di regola con mosse che invece delle 3

diagonali usano le colonne, come i pedoni degli scacchi, e le righe. Recentemente è uscito un libro sulle varianti di dama J.-B. Alemanni, Les jeux de dames dans le monde, Chiron, Paris 2005, 190 p. che comprende anche queste, in cui ci si può muovere di solito verso tre case adiacenti (destra, avanti, sinistra), invece delle due in avanti disponibili sulle diagonali. Si può allora andare a ritroso nel tempo partendo dalla dama turca, l esempio più noto di questo tipo, descritta in molti libri di dama, ma non nel nostro citato delle varianti proprio perché ci si era limitati alle dame giocate con due schieramenti uguali e su metà caselle della scacchiera. Logica vorrebbe che a questo stadio in cui sia gli scacchi che le eventuali forme di dama islamica si giocavano sulla stessa scacchiera monocromatica somiglianze fra i due giochi si potessero ancora facilmente indicare. Rimaneva il procedere simile dei pedoni/pedine, con ovvie differenze nelle regole di mossa (orizzontale assente negli scacchi) e di presa (per salto nella dama). Siccome negli scacchi regina e alfieri avevano allora sicuramente la mossa corta, l esistenza di vari pezzi maggiori dava al gioco un carattere diverso rispetto alla dama, ma non tanto quanto avvenne dopo l introduzione delle mosse lunghe. Per gli scacchi siamo così arrivati al capolinea in terra europea; eventuali precedenti sarebbero da cercare in India e in Cina. Invece, se la dama ortogonale era già giocata in ambiente islamico medievale, si può continuare la marcia a ritroso nel tempo, fino a giungere al prestigioso ludus latrunculorum dei romani, per cui però nessuna delle ricostruzioni proposte ammette la presa per salto tipica di tutte le forme di dama. In questo caso si sostiene che la presa avveniva per intersezione, affiancando la pedina avversaria con le proprie. Ma anche negli scacchi la regola di presa era diversa dal salto della dama. Si può allora continuare a immaginare l esistenza di giochi di pedoni abbastanza simili, con due eserciti che avanzano scontrandosi con lo scopo di raggiungere la base avversaria per ottenerne un rafforzamento: nei giochi di dama questo esaurirebbe il meccanismo di gioco, mentre negli scacchi ne rappresenterebbe una parte, per il diverso obiettivo della cattura di un solo pezzo privilegiato, il re. Un viaggio nel tempo di questo tipo è stato condotto a termine da van der Stoep in un libro fresco di stampa, A.van der Stoep, Draughts in relation to chess and alquerque, Hooge Zwaluwe 2005, 232 p. frutto di ricerche che lo hanno impegnato per decenni. La parte finale del libro 4

si spinge quindi fino all ambiente romano antico, dove raramente gli storici avevano intravisto forme di dama (salvo chi come il grande Hyde interpretò proprio così il ludus latrunculorum). Nell ambiente romano classico, il van der Stoep non trova ovviamente gli scacchi, arrivati dall oriente solo nell alto medioevo, ma vi segue la diffusione dei giochi di tipo filetto e di tipo tavola reale e dei corrispondenti termini tecnici, allo scopo di confermare le tradizionali maniere di trasmissione e mutazione dei vari giochi attraverso quelle del lessico corrispondente, come del resto fa sistematicamente per tutto lo sviluppo storico di questi giochi e per le principali lingue europee. Ricapitoliamo, procedendo ora verso tempi crescenti: si sarebbe avuto uno stadio zero con scacchiere uniformi, pezzi uguali e presa per intersezione in ambiente romano, uno stadio uno con comparsa in ambiente orientale di pezzi diversi e scacco matto come obiettivo accanto a un qualche gioco di dama ortogonale, uno stadio due con scacchiera bicolore e mosse diagonali corte per dama e scacchi, uno stadio tre con introduzione per dama e scacchi delle mosse lunghe, uno stadio quattro finale con la convenzione internazionalmente riconosciuta di un unica forma che fissa nei dettagli una variante di dama (scacchiera 10x10, mosse lunghe, ecc) e di scacchi (arrocco, presa al varco, parità per stallo, ecc.). Attenzione però che questa mia veloce ricostruzione logica non corrisponde a quella raggiunta da van der Stoep. Lo studioso olandese sostiene che nei giochi di dama la scacchiera non è importante. Non solo oltre che sulla scacchiera si può giocare a dama, come ovvio, nel tavoliere filippino, ma se si assumono come van der Stoep ritiene possibile medesime regole di mossa, presa e promozione, sono esattamente giochi di dama sia quelli con mosse ortogonali sulla scacchiera con caselle di un solo colore, sia lo stesso gioco di alquerque sui suo diverso tavoliere. Il fatto che la variante spagnola si giochi da secoli con le mosse lunghe della dama, diversamente da altre varianti nazionali, è spiegato con la trasmissione della mossa lunga direttamente dalle varianti islamiche che già l avrebbero adottata nelle loro versioni antiche. Da qui fra l altro segue immediatamente che per van der Stoep la modifica degli scacchi verso la forma moderna sarebbe stata influenzata dalla preesistente dama islamica-spagnola, ipotesi senz altro possibile, ma che sembrerebbe ancora da dimostrare. 5

Per chi ha interesse a questi problemi, procurarsi il libro di van der Stoep è oggi indispensabile. É un libro che ha qualcosa di magico: in dimensioni ordinarie, grazie alle conoscenze storico-linguistiche e allo stile dell autore, raggruppa documenti, ricostruzioni e deduzioni logiche che a un qualsiasi altro autore richiederebbero migliaia di pagine. 6