al prof. Sergio Morgante, per avermi seguito come maestro in dieci anni di appassionato lavoro presso il Museo Friulano di Storia Naturale, dedico



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al prof. Sergio Morgante, per avermi seguito come maestro in dieci anni di appassionato lavoro presso il Museo Friulano di Storia Naturale, dedico questo volume

Ma quelli che vogliono disprezzare l arte dei metalli dicono che alcuni per le loro scelleratezze sono stati condannati ad estrarre metalli altri, che erano schiavi, hanno lavorato nelle miniere: così ritengono che sia un arte brutta e vergognosa. Certo se l arte dei metalli è disonesta e infamante per il fatto che un tempo furono gli schiavi ad estrarli, allora l agricoltura potrà essere considerata onesta perché un tempo la esercitarono gli schiavi, (...) ma neppure l architettura sarà dignitosa, neppure la medicina, poiché non pochi schiavi nel passato la esercitarono. E quello che io dico di queste arti si può dire di molte altre, che un tempo furono praticate dai prigionieri e dai servi. G. Agricola Foto: Elido Turco, Luigi Vidus, Roberto Zucchini In copertina: Miniera del Monte Cocco, galleria interna (foto A. D Andrea) Direzione e Redazione: Carlo Morandini (direttore) Maria Manuela Giovannelli Giuseppe Muscio Stefania Nardini Museo Friulano di Storia Naturale - via Grazzano 1, 33100 UDINE tel. 0432/510221-504256, fax 0432/504109 Riproduzione anche parziale vietata. Tutti i diritti riservati.

ROBERTO ZUCCHINI MINIERE E MINERALIZZAZIONI NELLA PROVINCIA DI UDINE ASPETTI STORICI E MINERALOGICI Catalogo della collezione mineralogica del Museo Friulano di Storia Naturale Minerali Friulani Pubblicazione n. 40 COMUNE DI UDINE Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale 1998

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PRESENTAZIONE È passato più di un secolo da quando Camillo Marinoni nel 1881 scrisse l opera Sui minerali del Friuli. Un lavoro che lui stesso definì (...) una raccolta di notizie intorno ai minerali fino ad ora rinvenuti nel Friuli e nella Carnia, sia allo stato sporadico, sia in quello di veri giacimenti (...). Da allora si susseguirono studi, ricerche, pubblicazioni a carattere specialistico, ma nulla che riassumesse, con un impostazione divulgativa, lo stato attuale delle conoscenze sui minerali e sulle miniere friulane, escludendo quelle interessanti i combustibili fossili. L intendimento di questo lavoro è di raccogliere, in un unico volume, tutte le notizie sull argomento per stimolare l interesse in questo settore naturalistico. Partendo dalla conoscenza del territorio, e della storia ad esso connesso, si può puntare a quello che deve essere uno dei compiti di un Museo di Storia Naturale: sensibilizzare alla conoscenza dell ambiente perché solo ciò che si conosce si può tutelare. Tecniche di ricerca illustrate da Agricola (1563). 5

LE RICERCHE MINERARIE La storia mineraria è ricca di testimonianze di scavi, ricerche e sfruttamenti spesso di scarsa convenienza, ma che hanno alimentato la speranza di chi cercava nei minerali gli indispensabili metalli ed i lucrosi profitti. Bisogna considerare però che fin dai tempi più antichi erano ritenute sfruttabili anche modeste quantità di minerale. Ecco che, dal punto di vista storico, acquisiscono notevole importanza anche piccoli pozzi e gallerie perché spesso le miniere consistevano proprio in modestissimi scavi; molti di questi lavori sono stati obliterati dagli agenti atmosferici, dagli smottamenti o dalla vegetazione. La localizzazione di un affioramento minerario avveniva osservando le patine d alterazione dei minerali, anche casualmente, o era affidata alla bacchetta del rabdomante. Questo metodo fondato sulla pura superstizione non è ancora caduto in disuso essendo la rabdomanzia impiegata tutt oggi, con dubbi risultati, nella ricerca d acquiferi. Il lavoro estrattivo era molto duro con picche, scalpelli e cunei. Data l enorme energia spesa, per seguire la vena mineralizzata, si cercava di limitare l ampiezza delle gallerie allo stretto necessario per potersi muovere, magari carponi, portando fuori il minerale in piccole quantità. In Friuli lavorazioni a scalpello e a fuoco sono riconoscibili in alcune miniere nel Monte Avanza e nel Rio Gelovitz. A Raibl si notano ancora le vestigia di vecchie gallerie dalla forma d ogiva e gallerie ancora più piccole. Queste hanno alimentato la leggenda che le miniere fossero, in tempi passati, sfruttate da un popolo di nani d origine tedesca o veneta; la fiaba di Biancaneve ed i sette nani trae origine proprio da tali fantasie popolari. 6 Antica galleria lavorata a mano, dalla forma di ogiva, rinvenuta negli scavi degli anni 40 del cantiere Udo (Vitriolwand) delle miniere di Raibl (Di Colbertaldo, 1948).

I criteri generali per guidare le ricerche si possono così riassumere: - storico o archeologico; - toponomastico; - geologico di campagna; - d analisi dei materiali alluvionali o del detrito di falda; - d analisi chimica delle acque. Molti sono i documenti storici quali: codici, statuti, diritti feudali o atti notarili, che trattano di concessioni, compravendite e donazioni di miniere, forni o battiferro. Questi documenti possono indicare l area della concessione mineraria, ma difficilmente forniranno indicazioni precise sull ubicazione delle miniere e sul come raggiungerle perché gli atti, prima del XVIII secolo, sono sempre molto generici e privi di planimetrie. Il ritrovamento di pani di rame, scorie, forni, possibili fluidificanti (calcite, dolomite, fluorite, conchiglie, ecc.), crogioli, pietre piatte con segni di percussione, o testimonianze di strutture siderurgiche, può indicare la presenza di insediamenti dell età del bronzo, del ferro o più recenti. I nomi delle località, i toponimi, possono ricordare l esistenza di una remota attività mineraria o della presenza di minerali, certamente sono utili nell individuare i luoghi, ma non forniscono né dati quantitativi, né indicazioni sui problemi e sulle metodologie di lavoro: Pale dal Fiêr in Val d Aupa dove fu coltivato (?) del minerale di ferro, Rio Malinfiêr (cattivo ferro) ricco di pirite nei terreni carboniferi. La località Pistons (nella carta a 1:25.000 è riportato erroneamente Pestons) alle pendici del Monte Avanza, testimonia l attività di pistoni, la cui funzione era di ridurre in polvere la roccia cavata dalla miniera al fine di estrarne il minerale. Riûl dal Fiêr, Carbonarie, Fornas, Rio Ferro, Rio Filaferro, Prato Filaferro ecc. sono toponimi che richiamano minerali presenti o antichi mestieri svolti nel luogo. Forni Avoltri testimonia la presenza di forni fusori mentre Cima della Miniera è derivato proprio dalla miniera del Monte Avanza. Lavorazione del materiale estratto secondo l illustrazione di Agricola (1563). La località Pistons presso le miniere del Monte Avanza testimonia l antica attività di lavorazione del minerale. 7

A Timau il minerale era lavorato vicino alla miniera in una località, chiamata tutt ora dai locali Schmelzhütte (forno fusorio), nella quale esistevano i resti di un fabbricato che fungeva da fornace. Il Monte Avostanis è chiamato dagli austriaci Blaustein dal colore azzurro della roccia e ciò indica la presenza di minerali di rame. Altri toponimi sono: il Rio e Monte Plombs (Rivalpo), Rio Fornace con la località Fornas (Vinaio), Rio e Casera Plumbs (Collina), Canale del Ferro dove si estraeva la limonite presso il Rio Gelovitz e dove si rinvengono ancora le gallerie, Rio Argento, il Rio Zeliesni patok dallo sloveno zeliéso=ferro e patok=ruscello, torrente. Il termine buse o buso e tutti i suoi derivati rientravano nella legislazione mineraria della Repubblica Veneta e molto spesso li ritroviamo come toponimi d alcune località, Passo Buso nel Monte Navastolt, la Busate a Sud-Ovest della Creta di Pricot ecc., potrebbero quindi essere indizio di lavori minerari effettuati nel periodo della dominazione veneta o successivi. La conoscenza approfondita della geologia del Friuli e degli ambienti minerogenici, in altre parole l insieme delle condizioni geografiche, strutturali, climatiche e litologiche che concorrono alla formazione e alla deposizione di minerali utili nelle trappole metallogeniche, può essere un notevole aiuto ad orientare le ricerche sul territorio. Le rocce presenti in Friuli sono per la quasi totalità d origine sedimentaria e quindi la formazione e la deposizione di minerali utili sono di solito connessi ai processi sedimentari e diagenetici. Molto utili sono le ricostruzioni paleogeografiche che evidenziano i vari domini sedimentari: continentale e marino, ed è in questi che si possono ricercare le possibili zone interessate da metallogenesi. Analizzare i depositi fluviali o il detrito di falda è utile per individuare la presenza di vecchi lavori, o sedimenti mineralizzati. Sovente fuori dalle gallerie era trasportato ed accumulato lo sterile, vale a dire la roccia che possedeva poco minerale e quindi non produttiva, oppure il materiale scopo di saggi. Le scorie di lavorazione del metallo possono testimoniare la vicinanza di antichi giacimenti coltivati. Questi indizi danno spesso l opportunità di investigare un area più piccola fino al ritrovamento, con un po di fortuna, dei saggi o delle gallerie. Nei lavori molto recenti le norme di sicurezza prevedono l obbligo, da parte delle società che hanno l investitura, di bonificare tutti i lavori eseguiti e quindi spesso l accesso alle miniere è interdetto da muri a secco, gettate di cemento o recinzioni metalliche. Per le miniere più antiche, oppure per quelle che hanno avuto brevissima durata e quindi, di fatto, non c è stata investitura, è ancora possibile l accesso come in Val Aupa, sul Monte Cocco ed in alcune gallerie del Monte Avanza. Spesso i giacimenti minerari affiorano con delle masse ocracee ben visibili, dovute al processo d ossidazione ed idratazione del ferro, che prendono il nome di cappello del giacimento. L analisi chimica delle acque è un altro metodo d investigazione. Analizzando le acque è possibile determinare il contenuto in ioni e metalli pesanti e dare indicazioni sulle eventuali anomalie geochimiche. Queste potranno poi orientare la ricerca. 8

TECNICHE DI SCAVO E DI LAVORAZIONE I lavori di ricerca e scavo compiuti nel passato sono appariscenti se i terreni interessati sono consistenti: si presentano come pozzi verticali poco profondi spesso scavati l uno accanto all altro, cunicoli, gallerie o scavi a giorno praticati seguendo il minerale. L enorme energia spesa a disgregare la roccia al fine di estrarre il minerale, consigliava ai cavatori di seguire passo passo la vena mineralizzata creando cunicoli tortuosi ed angusti. Si eseguivano gli scavi dall alto verso il basso, e con enorme fatica si portava il minerale alla superficie mediante funi e carrucole. Spesso era impossibile creare gallerie di drenaggio ed i minatori lavoravano nell acqua che sul fondo dei pozzi si raccoglieva e, quando le condizioni erano insopportabili, si abbandonava temporaneamente la miniera fino allo scemare dell acqua in essa contenuta. La miniera rimaneva, quindi, inattiva anche per mesi. Il problema dell eduzione delle acque non era di facile soluzione, le gallerie di scolo erano un espediente troppo costoso; nei secoli XV-XVI, grazie ai progressi tecnici, le miniere più importanti erano attrezzate con pompe o macchine idrauliche di vario tipo. Il trasporto e sollevamento del materiale estratto avveniva tramite carriole spinte a mano su un pavimento di tavole poste al fondo della galleria, metodo utilizzato anche nel XX secolo a Comeglians, o trascinato su piccoli carrelli legati ai piedi. Il minerale estratto da ciascun minatore era poco e questi lo portavano appresso in ceste o sacchi legati ai piedi, Pompa per l eduzione delle acque e uso dei forni a mantice, da Agricola (1563). 9

Estrazione del minerale e trasporto mediante vagonetto legato ai piedi (scisti cupriferi di Mansfeld, da Harbort). un po per comodità, ma forse anche perché si lavorava a cottimo. Poi, grazie alla tecnologia ed una maggiore organizzazione, fu la volta dei carrelli da miniera spinti dall uomo o trainati da un mulo o asino fino ad arrivare ai vagoni collegati ad una locomotiva. Il minerale era sollevato con argani azionati a mano oppure, quando le condizioni lo consentivano, con animali. Solo all inizio dell Ottocento si utilizzarono le macchine idrauliche. L abbattimento del minerale avveniva con mazze, picche, cunei, punteruoli ed era conosciuta la tecnica del mazzapicchio: si appoggiava la punta della picca sulla parete e si sferravano colpi sulla sua base mediante una mazza. Quando le condizioni lo consentivano si utilizzava il fuoco: si riscaldavano le pareti rocciose accatastando vicino ad esse delle fascine e poi si procedeva abbattendo la roccia meccanicamente; spesso si utilizzava anche l acqua al fine di rendere più incisivo il lavoro del fuoco. Questo metodo d estrazione era utilizzato soprattutto per l abbattimento delle rocce dure, ma comportava problemi non indifferenti d aerazione delle gallerie e di vicinato: si dovevano infatti rispettare date ed orari ed informare i padroni delle cave vicine. La coltivazione in sotterraneo poteva avvenire seguendo tecniche diverse in funzione della consistenza della roccia; tralasciando i metodi più semplici quali scavi a giorno o cunicoli, i principali sono coltivazioni con vuoti e coltivazioni con riempimento. Le più antiche sono le coltivazioni con vuoti, termine che indica il permanere del vuoto a coltivazione avvenuta. Lo sfruttamento avveniva per grandi camere ove si lasciava, nella massa del minerale, una serie d ampi vuoti creando dei pilastri-diaframmi atti a 10

Miniera di Raibl, Colonna principale: getti di ripieno attraverso gli antichi vuoti ad un cantiere di ripresa, si nota la sezione della galleria (sopra) e abbattimento e cernita in un cantiere (sotto) (1935, dal volume fotografico della Soc. Anomina Miniere Cave del Predil). 11

sostenere il cielo dello scavo. Si perdeva così parte del minerale, ma rappresentava un buon metodo perché non richiedeva spese per sostegni e per il riempimento dei vuoti, aumentando così la produttività del minatore. Altre tecniche erano le coltivazioni per scoscendimento a gradino diritto o gradino rovescio con riempimento. L utilizzo dell una o dell altra era funzione della franosità, della roccia sterile e del pregio del minerale, entrambe erano usate per sfruttare filoni metallici o masse mineralizzate. L abbattimento lungo le gallerie, con gradini, ha lo scopo di moltiplicare le fronti d abbattimento e migliorare quindi l estrazione. Nella miniera di Raibl furono introdotti nuovi metodi di coltivazione a causa del verificarsi dei colpi di tensione. Questi consistono nell annullamento istantaneo delle tensioni presenti nella roccia ed insite già originariamente nella compagine rocciosa ma incrementate dai lavori estrattivi. La coltivazione, a gradino rovescio con ripiena sciolta, comprometteva la stabilità della massa rocciosa provocando concentrazioni di tensioni tali da generare una frammentazione generalizzata di un volume di roccia. Furono così adottati sistemi di coltivazione diversi nelle varie zone della miniera ed in particolare la coltivazione a gradino montante con ripiena cementata e il taglio discendente con ripiena cemen- 12 Sopra: schemi illustranti la coltivazione a gradini diritti e a gradini rovesci (da Bertolio). A sinistra: lo schema trasversale della coltivazione di una miniera metallifera (da Harbort).

tata nelle zone soggette a colpi di tensione; il gradino montante con ripiena sciolta nelle aree non soggette a colpi di tensione e il sub level caving per la coltivazione nella zona degli ossidati. La coltivazione di un giacimento avviene realizzando una serie di gallerie che dividono il corpo mineralizzato in una successione di massicci rettangolari, a maglie tanto strette quanto più irregolare è la mineralizzazione. L ubicazione corretta delle gallerie gioca un ruolo economico estremamente importante, per questo è fondamentale un indagine approfondita dell estensione del giacimento e della sua genesi, analisi che è stata in passato sempre carente. Una grande rivoluzione nella quantità di minerale estratto dalle miniere avvenne quando fu utilizzata la polvere da sparo che, nota fin dal 400, trovò impiego nelle miniere molto più tardi. Il suo uso, nelle miniere europee, avvenne nel XVII secolo e probabilmente coincise con l elevato costo del legno e dei salari, e con la necessità di rendere più produttiva l estrazione. L elevato costo e la pericolosità del suo impiego ne limitarono, comunque, l uso alle miniere più importanti, per esempio Raibl, e solo in tempi più recenti è divenuta una tecnica diffusa d abbattimento delle pareti rocciose. Un altro problema da risolvere era la ventilazione delle gallerie che spesso venivano abbandonate quando le condizioni d agibilità erano critiche. Dove le condizioni morfologiche del terreno lo consentivano, venivano realizzate gallerie d aerazione normali a pareti scoscese, spesso poste in modo da sfruttare le brezze. Seguirono rudimentali metodi basati sull uso di mantici o più semplicemente di convogliatori mossi dal vento, fino all uso dei grandi compressori e delle moderne condotte d aria compressa. Una bocca di carico del forno di Pierabec, utilizzata come altare nella locale colonia. 13

Il minerale, una volta portato in superficie, veniva frantumato manualmente e selezionato per il trattamento metallurgico con una cernita a mano. L uso di ruote ad acqua, che azionavano pistoni in legno con la testa di ferro, sostituì, nelle miniere più importanti, il lavoro manuale di frantumazione e macinazione che continuò nelle più piccole anche nel XX secolo. Da una relazione sull andamento dei lavori nella miniera di Comeglians emerge come la cernita a mano non permettesse di rispettare i tempi di consegna del minerale estratto. Il sistema più antico di produzione di metalli consisteva nel realizzare un forno a cumulo. In pratica si accatastavano, in strati alterni, il minerale frantumato e il carbone di legna che era prodotto mediante combustione lenta ed imperfetta di legname, accatastato a formare un ampio cono poi coperto di terriccio o zolle di terra. Il forno assumeva la forma di un tronco di cono, dopo che il carbone e il minerale erano ricoperti da argilla, avendo cura di lasciare aperte delle aperture in cima ed in basso per il tiraggio. Il ferro, se questo era il metallo da produrre, per le caratteristiche del forno e del combustibile non poteva raggiungere la temperatura di fusione (in Europa si riuscì a fondere il ferro solo nel XVIII secolo). Si formava così un massello spugnoso o loppa che doveva essere raffinato mediante fucinatura. La resa era bassissima, circa il 10% circa del metallo contenuto nella roccia, ed inoltre il forno andava distrutto ogni volta. Nell Alto Medioevo l impiego di forni in muratura, con ventilazione naturale o artificiale mediante mantici azionati a mano, portò la resa al 40% grazie al raggiungimento di una temperatura più elevata. L utilizzo dei mantici azionati con ruote ad acqua spostò la lavorazione dei metalli sui fondovalle, in riva ai torrenti. Continuò l evoluzione dei forni che si svilupparono soprattutto in altezza: nel XIV secolo i forni a tino raggiunsero il rendimento del 50%. Il perfezionamento continuo dei forni, che potevano trattare sempre maggiori quantità di minerale, evidenziò maggiormente l insufficienza della vena e la scarsa competitività rispetto a miniere più ricche, poste al di fuori dei confini. Questa causa, assieme ad altre, concorse alla chiusura di molte attività minerarie. L ubicazione dei forni presso i torrenti è la causa principale degli scarsi resti che si possono ancora vedere; i corsi d acqua, durante le piene li hanno asportati. Altri hanno subito sorti diverse, degli edifici del forno fusorio, in località Pierabec (Monte Avanza), non rimangono altro che poche immagini fotografiche. Tutti i materiali di costruzione sono stati riutilizzati dai valligiani. Ora si possono vedere alcuni blocchi, conservati come ricordo, e solo due bocche di carico delle quali una utilizzata come altare all aperto per la locale colonia. In altre località, non sono presenti nemmeno questi resti e solo scarsi indizi quali scorie e toponimi fanno pensare ad una lontana attività metallurgica. 14

MINIERE E LAVORAZIONE DEI METALLI Dall origine della metallurgia al XVIII secolo Quando l uomo ha scoperto che nelle rocce si possono trovare vene di minerale e che questi, opportunamente trattati e lavorati, forniscono un numero elevato d utensili, siamo ormai entrati nella seconda grande rivoluzione industriale: quella dei metalli. Così, con l età del rame (3.500 a.c. in Italia), inizia per l uomo quella lenta evoluzione che lo ha portato alla scoperta ed all utilizzo dei numerosi metalli. L importanza degli oggetti in metallo era tale che questi erano nascosti (tesaurizzati) in ripostigli; è con l utilizzo del ferro (1.000 a.c.), grazie all individuazione di più giacimenti ed all aumento dei commerci, che si assiste ad un rapido sviluppo dell economia. Nell area presa in esame non sono state trovate tracce antichissime di lavorazione dei metalli strettamente associate all attività estrattiva. I numerosi rinvenimenti, a Paularo, di reperti di bronzo caratterizzati da tipologie non comuni a quelle delle aree contermini, di pani di rame e pani a piccone di lega di rame, possono indicarci un intensa attività di scambi commerciali con aree ad attività estrattiva quali l attuale Trentino, il Veneto e l Austria, ma anche farci supporre uno sfruttamento delle risorse minerarie locali al fine di coprire, limitatamente, i propri fabbisogni. Finora è stato impossibile tracciare un quadro dell attività estrattiva nell età del Bronzo e del Ferro, perché non sono state compiute ricerche finalizzate ad individuare possibili siti in aree montane prossime a zone mineralizzate. Il millennio che va dal 500 a.c al 500 d.c. segna il culmine della civiltà e della tecnica del mondo antico. L impero romano favorisce gli scambi culturali e tecnologici. Plinio nel suo Historia Naturalis accenna alla notevole abilità che gli abitanti del Norico possedevano non solo nell estrarre il minerale, ma anche nel lavorare i metalli ed in particolare l oro. Il ferrum Noricum era celebrato dagli antichi scrittori: in quest area i primi fonditori ed i fabbri celtici furono gli iniziatori dell importante tradizione della siderurgia europea. L importanza che il territorio, assoggettato dai romani, aveva anche dal punto di vista minerario era testimoniato dalla presenza ad Aquileia del praepositus aerarii il cui compito era quello di provvedere ai salari anche dei minatori. Alcune miniere nel territorio furono probabilmente sfruttate anche in epoca romana. La presenza di strade romane prospicienti le miniere di Cave del Predil e di Timau ci autorizza a pensare che difficilmente, ai viandanti, non siano stati evidenti i colori d alterazione d alcuni minerali quali il ferro (rosso-arancio, ocra) ed il rame (blu, verde). Questi devono aver attirato sicuramente l attenzione di chi era alla ricerca di minerali, ma non vi sono elementi sicuri che attestino una qualsivoglia attività metallurgica sia in epoca preromana sia romana. L attività mineraria continuò nei secoli successivi, ma è con l avvento del dominio temporale del Patriarcato, nell anno 1077, che si cominciano ad avere documenti, quali concessioni minerarie, attestanti la ricerca di metalli preziosi e il pagamento di censi, rendite, decime che testimoniano una continua attività di ricerca e di sfruttamento minerario. I sistemi di scavo e trasporto del materiale, molto primitivi, ci portano a pensare più ad un economia di sussistenza che d imprenditorialità; molte concessioni, infatti, sono comprensive della possibilità di sfruttare i pascoli, i boschi, i corsi d acqua ecc. 15

Attrezzi da fabbro in ferro (Salisburghese, IV-III sec. a.c.). Piccola incudine (Salisburghese, IV-III sec. a.c.). Stele del fabbro ferraio (Aquileia, metà I sec. a.c.). 16

Dai numerosi documenti emerge che anche in Friuli, come nel Veneto e nel Trentino, è stato fondamentale il ruolo dei tecnici tedeschi. Con tale termine s identifica tutta quella manodopera, proveniente da un area geograficamente piuttosto ampia che si estendeva dal Tirolo al Reno fino ai Carpazi, esperta nell estrazione mineraria e nella metallurgia. Queste maestranze, forti d esperienze e di tradizioni secolari, vennero spontaneamente o chiamate per dirigere e prestare la propria opera in Friuli. L influenza che esercitava questa manovalanza si riscontrava a tutti livelli della vita sociale, nei costumi, nel lessico ed anche nella legislazione mineraria, come ben si evince leggendo alcuni articoli del codice minerario veneto del 1488. Non compaiono dagli atti solo nomi di minatori stranieri, ma anche toscani, ugualmente ricercati perché ben conoscevano l arte mineraria nella quale si erano impratichiti nelle miniere di ferro e cinabro della propria regione. Con l avvento della Repubblica Veneta, i proprietari d oltralpe sono lentamente sostituiti da nobili locali, per esempio i Savorgnan, che si rivolgeranno sempre a tecnici d oltralpe per lo sfruttamento delle miniere. Il Governo veneto, subentrato a quello patriarcale nel 1420, continua ad essere interessato alle miniere d oro e d argento che forniscono i preziosi metalli per il conio, ma anche il ferro è ricercato. In periodo di guerra vi sono infatti forti richieste di minerali di ferro, grezzo o lavorato, tant è che la preoccupazione del Consiglio dei Dieci è d acquistare tutta la produzione d armi del Canal del Ferro affinché questo non sia venduto agli imperiali. La Repubblica Veneta, quindi, mirava principalmente all estrazione dei metalli da conio perché la civiltà protoindustriale era ancora legata al legno con il quale erano realizzate tutte le macchine, anche le più complesse, che eccezionalmente possedevano solo alcune parti in metallo. L economicità dello sfruttamento dei minerali locali è venuto gradualmente a scemare a causa dell alto costo del lavoro, della limitata potenzialità dei giacimenti ed in particolare del bassissimo tenore di quasi tutte le mineralizzazioni sfruttate. L impossibilità di poter applicare tecniche estrattive e di lavorazione più redditizie ed inoltre, bisogna ag- Lavorazione a punta e mazza, mazza e cuneo in un codice del XVI secolo. 17

giungere, la concorrenza dei prodotti esteri, che dopo il XVI-XVII secolo divenne sempre più pressante, finì per sconsigliare gran parte delle iniziative volte allo sfruttamento minerario. Va considerata inoltre la profonda crisi economica che travagliò gli stati veneti nell ultimo periodo di vita della repubblica e che investì ogni settore produttivo. L avvento dell industria moderna fece il resto, mettendo fuori mercato tutte quelle attività produttive legate ad una scarsa imprenditorialità. Una condizione ben diversa è quella vissuta dalla Valcanale, che ha avuto leggi e tradizioni minerarie completamente diverse rispetto a qualsiasi altra parte del Friuli, perché è diventata parte integrante dell Italia solo dopo il primo conflitto mondiale. Essa apparteneva al Vescovado di Bamberga, successivamente alla casa d Austria e solo per pochi anni, con la guerra gradiscana del 1616, fu sotto la dominazione veneta. Come si era verificato in altre aree del Friuli, anche qui vi fu afflusso di manodopera tedesca e la località chiamata Capanne di Knappen presso Ugovizza ben può ricordare i canopi, termine tedesco utilizzato per indicare gli operai minerari. Gran parte della popolazione era dedita all allevamento ed a tutte le attività legate allo sfruttamento del bosco. Giunsero così tecnici ed imprenditori, soprattutto dalla Slesia, per coltivare le miniere. Tutte le vicissitudini minerarie, come quelle della valle dello Slizza dove sono site le miniere di Raibl, rientrano quindi in un contesto estremamente diverso in parte simile a quelle vissute dalle miniere di Primero in Trentino. Dal XIX secolo ad oggi Una svolta è documentata nel periodo napoleonico. Si hanno i primi dati statistici, sufficientemente dettagliati, sulle produzioni delle miniere e dei forni fusori allora funzio- Canopi al lavoro in un codice del XVI secolo. 18

nanti. Nell archivio di Raibl sono presenti planimetrie ed indagini produttive che portano la firma di tecnici francesi, e si nota un grande incremento della produzione anche per fini bellici. Si continua a cercare il piombo, l argento, il rame, ma anche lo zinco, metallo finora trascurato perché era ancora sconosciuto il trattamento metallurgico. La metallurgia dello zinco come elemento metallico è, in Europa, molto recente: il primo scritto dove compare il nome zinco si deve a Paracelso (1490-1541) e solo tra il XVIII e XIX secolo si ha un pieno approccio scientifico all uso delle calamine e blende. Composti di zinco per produrre l ottone (lega di rame e zinco) erano in realtà già utilizzati nell Impero romano per la monetazione, ed inoltre lo zinco era ottenuto, casualmente, come sottoprodotto della lavorazione di altri metalli. Il lavoro nelle miniere rimase, in ogni caso, legato alle forme tradizionali e le innovazioni tecnologiche erano di scarsissimo livello. Nella maggior parte delle miniere, soprattutto in quelle piccole, si continuava a scavare a mano, le mine erano troppo costose, in cunicoli angusti, si trasportava il minerale alla superficie con metodi ancora rudimentali e lo si selezionava vicino alla miniera per poi inviarlo alle fucine. Dopo la caduta del regime napoleonico, l attività estrattiva subì una profonda crisi, si affacciarono nuove tecnologie, ma soprattutto imprenditori con idee rivoluzionarie rispetto alla tradizione. L apertura di nuovi mercati, dovuta ai sempre più veloci ed economici mezzi di trasporto, non servì a salvare le poche attività estrattive rimaste; alla fine del XIX secolo tutte le miniere furono progressivamente abbandonate, solo i giacimenti del Monte Cocco, di Raibl e del Monte Avanza (quest ultimo allora facente parte del Lombardo-Veneto) sopravvissero. Nel periodo 1920-1945 l attività di ricerca ed estrattiva ebbe una ripresa dovuta principalmente alla politica autarchica, ed al notevole afflusso spontaneo di maestranze che, per evitare di essere impegnate in attività belliche, preferirono essere assegnate ai lavori usuranti. Nel dopoguerra solo la miniera di Cave del Predil era rimasta a testimoniare in regione un attività estrattiva iniziata secoli prima. Ora anche la miniera di Cave del Predil ha chiuso, per lo scarso rapporto minerale/ sterile e gli elevati costi d estrazione, ma le polemiche per la mancata riconversione degli impianti e per la morte di un paese non si sono ancora assopite. Nel 1985 le cronache dell epoca, con entusiasmo, annunciavano la riapertura della miniera del Monte Avanza per merito della finanziaria FINSEPOL di Trieste che aveva rilevato il complesso minerario. Oggi possiamo appurare che l unica cosa estratta dalla Regione Friuli-Venezia Giulia sono stati alcuni miliardi anticipati per finanziare in parte l iniziativa. Una critica mossa costantemente, da più studiosi che s interessarono alle miniere ed al loro sfruttamento, è quella che, in quasi tutti i giacimenti si è puntato verso una coltivazione che rendesse immediatamente degli utili, sacrificando la ricerca e quindi, come conseguenza, un corretto sviluppo della coltivazione. Questo modo di procedere definito di rapina è evidentemente legato alla particolare situazione geografica e politica del Friuli, i cui giacimenti, troppo vicini ai confini, passarono più volte da un padrone all altro, che rese impossibile o non conveniente investire a lungo termine. 19

STORIA DELL ATTIVITÀ MINERARIA I primi documenti che attestano un attività mineraria, sono datati 200-120 a.c. dove Polibio cita che sui monti Taurisci e specialmente intorno ad Aquileia c era dell oro in abbondanza. Strabone (66 a.c.-24 d.c.) accenna a giacimenti auriferi non lontano da Aquileia e che le miniere sono soggette ai romani. Polibio e Strabone fanno sicuramente riferimento ai giacimenti auriferi d oltralpe perché non esistono in regione mineralizzazioni nelle quali l oro sia presente, se non in tracce. Possiamo in ogni caso supporre che fosse impostata anche in Friuli, come in altre regioni dell arco alpino, un attività mineraria. Nella Carnia Nel gennaio 778 il duca franco Masselio dona al Monastero di Sesto al Reghena la Curtis Regia, in suffragio dell anima di re Carlo: Dono praedictae sanctae Ecclesiae sita in loco Sexto seu vobis beato abbati et monachis (...) propter remedium pro domino nostro Carolo et anima ei remedium, villam quae sita est in montaneis que dicitur Furno, cum omni adiacentia vel pertinentia sua, cum terris, casalis, pratis, pascuis, silvis, pomicentia, montibus, aquis, astalariis, casis, curtis, ferro et ramen (...) e ciò fa pensare ad una attività già da lungo tempo impostata a Forni di Sopra. Nell anno 1077 l imperatore germanico Enrico IV fece dono della contea del Friuli al Patriarca d Aquileia. I patriarchi fino al 1420 mantennero il diritto assoluto su tutti i beni siti nel territorio a loro soggetto sui boschi, sulle zone incolte e sulle miniere. Il patriarca Gregorio di Montelongo (1251-1296) autorizzò l estrazione dell oro e dell argento in qualsiasi parte del patriarcato. Raimondo della Torre (1273-1299) concesse al boemo Rewdal, detto Haylner, a Wasango di Villacco ed altri (10 giugno 1292) la licenza di scavare argento, piombo e qualunque altro metallo nel canale di Gorto ed in dieci miglia all intorno. Nell atto si prevede che la lavorazione avvenga a spese dei cavatori, si concede la costruzione di forni e l uso del legname dei boschi patriarcali continuando così, per il trattamento metallurgico, il depauperamento dei boschi carnici. Il 6 giugno del 1328, a Tolmezzo, il Patriarca d Aquileia Pagano della Torre (1319-1332) concede in perpetuo a Nassimbene detto Guercio di Scarfedara e soci di fare un forno per lavorare ferro e una fucina in Carnia nella contrada Avoltri. Segue l 11 giugno 1353 un altro analogo permesso a Gesilo quondam Giacomo di Forni. Il 10 giugno del 1392 e il 10 gennaio del 1395 si ebbero investiture riguardanti l estrazione dell argento nel Canal di Gorto contrada Gorti. L ubicazione delle miniere fu indicata da Giuseppe Girardi (1841) in Agrons: In Agrons (...) si osservano ancora traccie delle cave in epoche lontane, formate per estrarre i minerali d argento (...), e da Enrico Palladio (1659) nel Monte Avanza: (...) Vallis in occidentem, e arcton Gortium dicta est amne Decano alluitur. Castro Luintio à Patriarcha Nicolao diruto, e argenti fodina, non obscura. Eam in Avantio monte haberi fama tenet.. L ipotesi più plausibile è quella del Palladio perché la tetraedrite del Monte Avanza è argentifera e nel Canale di Gorto non ci sono altre mineralizzazioni che rivelino argento in quantità sfruttabili. Il 16 luglio 1420, il Friuli e la Carnia furono assoggettati alla Repubblica Veneta e si ebbe un nuovo impulso ai lavori minerari per rifornire l arsenale veneziano di minerali e 20