IMPRESA 2.0 / QUALI PROSPETTIVE DI SVILUPPO

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n.2 apr_giu 2013 Forum IMPRESA 2.0 / QUALI PROSPETTIVE DI SVILUPPO PER LE PMI NELL ECONOMIA DIGITALE? Impiego provinciale: un quadro con molte ombre e poche luci Musei aziendali: un racconto fra storia e cultura Palazzo Penna: c era una volta un museo

il punto Contributi e incentivi per il sostegno di medie, piccole e micro imprese sui mercati italiani ed esteri Anagrafe delle imprese, visure, bilanci e protesti le uniche informazioni ufficiali su imprese, soci e amministratori per operare in un mercato trasparente Servizi di conciliazione e arbitrato per la risoluzione delle controversie attraverso un percorso veloce, efficace ed economico Promozione e tutela delle eccellenze per valorizzare tutte le risorse culturali, ambientali e produttive del nostro territorio www.pg.camcom.gov.it La nostra impresa è sostenere la Tua impresa Centro Congressi e Centro Servizi Galeazzo Alessi spazi prestigiosi e attrezzati per convegni, incontri d affari e manifestazioni, al servizio del territorio Sportello di informazione economica e centro documentazione l intero patrimonio di studi della Camera, accessibile anche on-line, per una conoscenza approfondita della realtà economica Impresa digitale gli strumenti informatici e telematici più innovativi per la gestione dell impresa e l accesso on-line ai servizi camerali con Carta Nazionale dei Servizi e Business Key Camera di Commercio di Perugia è servizi per le imprese Borse e prezzi contrattazioni per il mercato agricolo e immobiliare, quotazioni trasparenti delle merci e informazioni sui mercati, a tutela degli interessi degli operatori e dei consumatori Servizi per l estero a disposizione degli operatori per pratiche amministrative, rapporti commerciali e promozione sui mercati esteri Alla fine, dopo tanti annunci sempre regolarmente smentiti e il frustrante susseguirsi di cadute senza mai risalite, i caratteri di una seppur flebile ripresa sembrano realmente manifestarsi nella seconda parte del 2013, che tuttavia, prudenza ci impone di ricordare, era già stato indicato come l anno di svolte ben più decise e positive. Ma ancorché piccolo, ogni segno che riesce a farsi certezza, rappresenta in economia un potenziale e, a volte, decisivo moltiplicatore di energie e risorse. Del resto, la dura consapevolezza di essere nel mezzo di una crisi epocale e di lungo periodo, già da tempo è entrata a far parte del bagaglio esperienziale di ogni imprenditore, consapevoli che anche questo durissimo ciclo recessivo, forse ancor più di altri meno gravi e complessi, si è configurato come «momento di verità, che ci costringe a ripensare non solo al modo, ma anche al senso dell intraprendere. Il fatto è che le dimensioni e la potenza della crisi sono state tali da superare, e di molto, la capacità di adattamento e reazione delle imprese che in moltissimi casi, cercando di trasformare le difficoltà in opportunità, hanno avviato processi di trasformazione radicali finiti purtroppo fuori tempo massimo rispetto al timing della crisi. Chi, al contrario ce l ha fatta e coloro che hanno sfidato il momento dando corpo alla loro voglia di fare impresa, liberando energie, risorse e capacità, rappresentano il segmento vivo che esprime forza e prospettiva e verso cui occorre attivare politiche di accompagnamento e sostegno, con lo scopo di moltiplicare le chances di rigenerazione del tessuto imprenditoriale. Fuori dall impresa non vedo alcuna possibilità di ripresa e se sul mercato le imprese tornano a crescere allora vuol dire che forse il vento sta veramente cambiando. In provincia di Perugia nel secondo trimestre del 2013 sono nate 1.077 nuove imprese, 190 in più rispetto a quelle che sono cessate. Va notato per di più che il dato delle cessazioni è stato fortemente appesantito dalla definitiva esecuzione di un consistente stock di cancellazioni di ufficio sospese negli anni pregressi e conteggiate tutte nel II trimestre di quest anno. Al netto di questo aspetto tecnico, il saldo tra nuove imprese e imprese cessate sarebbe stato ben più ampio di quello, comunque positivo, che abbiamo registrato. Resta il fatto che la base imprenditoriale provinciale ha ripreso ad espandersi e che stanno emergendo elementi di forte novità e discontinuità. Nella recente Giornata dell Economia ho inteso lanciare un messaggio forte, impegnativo, ma ritengo non temerario: se la crisi ancora non è vinta noi abbiamo capacità, determinazione e ancora un margine di fiducia residuo, per puntare oltre e guardare lontano. Punti di forza esistono, dobbiamo metterli a fuoco e lavorare per esaltare le potenzialità del nostro sistema produttivo, sociale e culturale, metterle a sistema e usarle come leve dello sviluppo, facendo dell economia che verrà, l economia dell oggi. Le cui componenti, riconoscibili anche nel nostro sistema produttivo, devono trovare spazio preminente e le migliori condizioni per svilupparsi. Essere positivi, concreti e fiduciosi, nella consapevolezza che ogni crisi, anche la più dura, porta con se gli elementi del suo superamento. Che in Umbria possiamo intravvedere nelle imprese giovani, che mostrano un dinamismo superiore alla media e contribuiscono in modo significativo alla formazione del Pil regionale, ponendo l Umbria al terzo posto in Italia. L imprenditoria giovanile deve avere ascolto e maggiore spazio nel nostro sistema imprenditoriale. Anche attraverso un più fluido ricambio generazionale, che è anche passaggio all innovazione tecnologica. La nuova economia post crisi è sempre più multiculturale: l imprenditorialità straniera, insieme a quella giovanile, concorre molto più di altre componenti al saldo complessivo delle imprese. Ed in Umbria è a forti tinte rosa, grazie ad una significativa componente femminile, superiore alla media Italia, che si fa ancora più accentuata nelle imprese individuali, dove quasi una impresa perugina su tre ha un imprenditore donna, contro una su quattro su scala nazionale. Ma è anche sempre più verde, soprattutto in virtù dell espansione del settore delle energie alternative. In generale, tutto il settore delle tecnologie cosiddette green è in forte crescita in provincia e mostra un elevato potenziale occupazionale. Ed è culturalmente vivace. Anche in termini occupazionali, il sistema culturale riveste un ruolo importante per l economia provinciale e conta una presenza rilevante di imprese che operano nell artigianato creativo (il 29% del totale, contro il 22,4% italiano e il 23,1% del Centro). Accanto a questi nuovi protagonisti del sistema economico provinciale, la Camera di Commercio di Perugia sta profondendo ogni sua energia, per sostenere le imprese, sia singolarmente che come sistema. Promozione del territorio, sostegno al credito; dialogo tra formazione e lavoro, creazione di impresa; accompagnamento sui mercati internazionali; innovazione; battaglia per la legalità e per la semplificazione amministrativa: questa è la nostra agenda quotidiana. Giorgio Mencaroni Presidente della Camera di Commercio di Perugia

apr_giu 2013 Sommario anno 123 n. 2 aprile_giugno 2013 il punto > Giorgio Mencaroni editoriale > Mario Pera Economia&Territorio 36 Innovazione & Marketing 2.0 > Mauro Loy 40 Interconnessioni q.b. Cosa bolle in rete? > Luca Broncolo 44 Parlare web 2.0 fa bene > Ilaria Brocanello 56 I Musei aziendali > Anna Lia Sabelli Fioretti > Maria Luciana Buseghin 65 Bruno Buitoni (1924-2013) > da Vogue Germania n. 8/1982 68 Raccontami l Umbria. Edizione 13 > Nell Casey > Gamer Bautdinov 78 Come si registra un brevetto? Arte&Cultura 90 Come in Cielo così in Terra > Francesca Duranti 96 A Palazzo della Penna l arte si fruisce diversamente rubriche > Massimo Duranti 06 IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? > Sabina Addamiano > Diego Ciulli > Anna Lisa Doria > Giorgio Mencaroni > Diego Maria Tasselli 47 Notizie dall Europa > Lorenzo Robustelli 48 Progetto Cashmere 2013 > a cura del Centro Estero Umbria 50 L attività brevettuale nella provincia di Perugia > Francesco Venturini 52 I programmi occupazionali delle imprese per il II trimestre 2013 > Anna Cagnacci > Gabriele de Cosmo 80 L arbitrato per una giustizia più rapida e meno costosa > Marco Giombini Punti di vista 82 Luca Laurini. Come metto da parte la moda convenzionale > Andrea Baffoni 86 E dopo i cinesi, aspettiamo il ritorno degli americani > Claudio Sampaolo Marchi&Brevetti 98 > a cura di Giuseppe Caforio CameraNotizie 104 > a cura di Roberto Vitali Note di legislazione regionale 108 > a cura di Massimo Duranti Lo scaffale 111 > a cura di Antonio Carlo Ponti Direttore editoriale Mario Pera Direttore responsabile Giuseppe Occhioni Comitato scientifico Paolo Belardi, Gianni Bidini, Alessandro Campi, Luca Ferrucci, Stefania Giannini, Eugenio Guarducci, Antonio Carlo Ponti, Corrado Zaganelli Comitato di Redazione Paola Buonomo, Massimo Duranti, Federico Fioravanti, Giuseppe Occhioni, Egidio Urbanella Segreteria di Redazione Roberto Vitali Redazione Via Cacciatori delle Alpi, 42 06121 Perugia Tel. 075/5748312 - Fax 5748205 Autorizzazione del Tribunale di Perugia N. 319 del 7 maggio 1963 ISSN 1824-887X Abbonamento annuo (quattro numeri) Euro 25,00 con versamento su ccp. n. 134064 Una copia Euro 7,00 Spedizione in abb. post. 70% - Filiale di Perugia Forum Impresa 2.0 / QualI prospettive di sviluppo per le pmi nell economia digitale? Impiego provinciale: Musei aziendali: Palazzo Penna: un quadro con molte un racconto fra storia c era una volta ombre e poche luci e cultura un museo n.2 Progetto grafico e impaginazione Archi s Comunicazione, Pg Fotografie Archivio Camera di Commercio di Perugia Archivio Archi s Comunicazione Galleria fotografica Regione Umbria Lorenzo Sonaglia Stampa Litograf, Todi Foto di copertina istockphoto La rivista è scaricabile in formato pdf dal sito www.pg.camcom.gov.it Le opinioni espresse impegnano soltanto gli autori. La riproduzione, anche parziale, dei testi è consentita solo citando la fonte. La collaborazione è per invito. I materiali non si restituiscono. 2 3

editoriale di Mario Pera Più start up e più tecnologia per contribuire a creare nuova occupazione. È soprattutto questo il messaggio che è emerso nel Forum Impresa 2.0. Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? tenutosi presso la nostra Camera di Commercio lo scorso 14 giugno. C è alta marea di disoccupazione in Europa, mentre su scala mondiale si alza il livello dell imprenditorialità: più alto il livello, maggiori le opportunità di arare nuovi campi industriali per aprire le porte del lavoro a una popolazione mondiale di oltre sette miliardi. Il Global Entrepreneurship Monitor nel 2011 ha censito 400 milioni di imprenditori in 54 paesi, con milioni di posti di lavoro attesi nei prossimi anni. L Italia è nel novero dei paesi imprenditoriali? Abbiamo consapevolezza del ruolo che le start up innovative giocano nel realizzare occupazione? A Bruxelles dicono che c è da reinventare lo spirito imprenditoriale in Europa e infonderlo anche nel settore pubblico. È in calo infatti la propensione all imprenditorialità, la preferenza è sempre più marcata per il lavoro dipendente: lo vogliono il 58% degli europei rispetto al 49% di tre anni fa. E in Italia? Il Global Entrepreneurship Monitor segnala che nella gara internazionale dell innovazione schieriamo uno sparuto gruppo di nuovi imprenditori (il 2,3% della popolazione italiana) ai nastri di partenza. Ci sopravanzano i tedeschi (4,2%) e ancor di più gli americani (7,8%) e i rappresentanti di due grandi Paesi emergenti (14% i brasiliani, 17% i cinesi). Nell altra competizione per il primato, quella per la creazione di nuovi posti di lavoro, pensiamo di gareggiare scegliendo i nostri campioni con il criterio della dimensione anziché dell età. Eppure, una ricerca dell Ocse ha dimostrato che non è la dimensione ma l età delle imprese a fare la differenza. Sono le imprese giovani e innovative a creare più occupazione e particolarmente quelle tra loro ad alta crescita. Un messaggio, questo, che gli Stati Uniti hanno assimilato. I loro campioni in gara sono le start up innovative, nutrite con il 50% della spesa in R&S rispetto a un misero 7% in Europa. Purtroppo il Global Entrepreneurship Monitor 2012 fa vedere una scena più grigia che rosea in Italia. Ci troviamo al fondo della classifica europea per qualità dell imprenditorialità innovativa, con un numero modesto di start up ad alta natalità occupazionale che riescono a crescere sensibilmente. La loro corsa alla crescita che dà lavoro è frenata dall inadeguatezza e delle tante debolezze del governo della legge e del principio di legalità. La migliore cura del deperimento imprenditoriale e occupazionale è l arricchimento della varietà biologica delle specie che popolano il panorama economico. Con le start up innovative che mostrano di essere più aperte e flessibili a fronte di consumatori sempre più dinamici le cui aspettative cambiano rapidamente. È con la terapia biologica che la popolazione imprenditoriale si allarga, mostra una minore avversione al rischio e si rafforza. L effetto della terapia è ben visibile in Olanda, oggi la nazione più imprenditoriale dell Unione europea con il 7,2% (il 4,9% nel 2001) della popolazione tra i 18 e i 64 anni che ha fondato una start up o che ha deciso di farlo. E il numero crescente di imprenditori genera un effetto domino: ogni nuovo imprenditore che nasce fa salire la propensione all imprenditorialità come una buona scelta di carriera. I nuovi imprenditori sono i protagonisti della democrazia imprenditoriale con l imprinting della biodiversità economica. Google e Intel sono due tra i tanti casi di ecosistemi che coltivano e finanziano gli imprenditori innovativi. Solo le loro passioni e aspirazioni che attraggono un altra folla, quella del crowdfunding, delle tante persone che decidono di investire piccole somme negli imprenditori in erba. È azzardato sostenere che gli imprenditori cresceranno di numero a spese dei lavoratori dipendenti, sostituiti dai primi con l assistenza dei robot. Si può però affermare che solo una robusta democrazia imprenditoriale che fa coppia con questa nuova età potrà essere madre feconda di prole occupazionale. Anche la Camera di Commercio di Perugia ha inserito nel proprio programma di attività 2013 un bando pubblico per la concessione di contributi a sostegno di start up; il bando, destinato a dare slancio a nuove attività economiche in alcuni settori, tra i quali le energie rinnovabili e l edilizia sostenibile, è in fase di definizione e produrrà effetti entro l autunno. Fo ru m IMPRESA 2.0 Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? Forum 14 giugno 2013 I protagonisti al Forum 4 5

Forum IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? Giorgio Mencaroni presidente della Camera di Commercio di Perugia Quanto vale l Impresa 2.0? Negli anni della crisi economica più grave di sempre, paragonabile solo a quella del 1929, nelle dure stagioni di una recessione che sembra infinita, c è un dato che fa riflettere: dal 2005, in Italia, l economia digitale cresce a tassi che sono dieci volte superiori rispetto all andamento del Pil. Grazie alla Rete, dal 98 ad oggi sono nati 700mila nuovi posti di lavoro. E le imprese che praticano l e-commerce hanno visto aumentare il loro fatturato del 6% l anno. Negli ultimi tre anni il fatturato delle piccole e medie imprese attive sul Web è cresciuto, nonostante la crisi, dell 1,2%. Proprio quando le altre imprese, la stragrande maggioranza delle altre, quelle offline, hanno subito un calo del fatturato medio del 4,5%. Ma le imprese italiane che vendono ed acquistano in Rete sono ancora pochissime. Basta pensare che il mercato inglese dell ecommerce vale 6 volte quello italiano. Il nostro mercato è solo un quarto di quello tedesco e meno della metà di quello francese. Il valore totale dell e-commerce, a livello europeo, è di 134,2 mld di Euro. Solo il 5,6% del totale di questo commercio elettronico si svolge in Italia. Regno Unito, Germania e Francia rappresentano insieme il 62% circa dell e-commerce europeo. > segue Sabina Addamiano docente e consulente di comunicazione-marketing Diego Ciulli public policy and government affairs di Google Italia Anna Lisa Doria responsabile settore conoscenza e welfare della Regione Umbria Diego Maria Tasselli imprenditore Tasselli Cashmere Bevagna 6 7

Forum IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? La piccola e media impresa che utilizza internet ha una capacità di crescere e di esportare, che è più che doppia rispetto alle imprese che non utilizzano il canale dell e-commerce. Nell impresa 2.0 nasce un surplus di valore anche per i consumatori: attraverso internet è possibile beneficiare di innumerevoli servizi che sono fruibili a titolo gratuito da chiunque sia connesso online. Esempi concreti sono la navigazione, la posta elettronica, i servizi informativi e i social network: tutti servizi che vengono finanziati dalla pubblicità online. Il surplus di valore generato è stato pari a circa 7 miliardi solo nel 2009. Quasi 21 euro per ogni famiglia connessa. Ciò significa che ogni euro speso in marketing online, ad esempio da imprese che effettuano e-commerce, si traduce in 7 euro per utente in termini di uso gratuito di servizi finanziati dalla pubblicità online. In Italia il settore del turismo e quello dell elettronica pesano per due terzi nel valore totale dell e-commerce: 52% il turismo e 16% l elettronica. Ma le PMI italiane che acquistano online sono il 17% del totale a fronte del 26% della media europea. Nel Regno Unito sono il 44%, 40% in Germania, 20% in Spagna, 19% in Francia. Il divario è ancora più forte se consideriamo le PMI che vendono online: in Italia la loro incidenza è pari al 4%, la media dei ventisette Paesi dell Unione europea è del 13%. Più del triplo. Sicurezza nelle transazioni e complessità della logistica sono i problemi che frenano gli imprenditori italiani. Ma, come abbiamo visto, l economia digitale è una leva strategica per lo sviluppo: contribuisce alla crescita del PIL, crea nuovi posti di lavoro, dà un impulso alla crescita delle imprese e rappresenta un surplus di valore per i consumatori. L Agenda Digitale presentata dalla Commissione europea è una delle sette iniziative faro della strategia che fissa obiettivi per la crescita nell Unione europea (UE) da raggiungere entro il 2020. Questa agenda digitale propone di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell informazione e della comunicazione per favorire l innovazione, la crescita economica e il progresso. I dati ci dicono con crudezza una verità scomoda: l Europa è in forte ritardo rispetto a paesi come Stati Uniti e Giappone. Si stima che solo l 1% dei cittadini europei abbia accesso da casa alle reti veloci in fibra ottica, contro il 12% dei giapponesi e il 15% dei sudcoreani. La spesa per la ricerca e lo sviluppo nel settore delle tecnologie dell informazione e della comunicazione è inferiore del 40% rispetto a quella statunitense. La domanda di nuove competenze digitali cresce però giorno per giorno. Chi non ha familiarità con le tecnologie è un disadattato non solo nel lavoro ma anche nella vita quotidiana. C è quindi un grande problema da affrontare: quello della alfabetizzazione digitale. Con un paradosso di mezzo: la scuola è ancora ai margini della grande rivoluzione digitale che ha trasformato tutti i settori della società. Ci sono 10 milioni di persone (circa 9 milioni di studenti e 1 milione di personale della scuola) da coinvolgere. E i nativi digitali possono contagiare almeno 30 milioni di italiani. Il divario digitale è un cuneo conficcato tra le generazioni, le varie regioni e anche tra gli uomini e le donne. In Europa quasi il 30% della popolazione non ha mai utilizzato internet. In Italia la situazione è peggiore: il rapporto Istat Cittadini e nuove tecnologie del 2011 ci dice che il 41,7% delle famiglie italiane non possiede l accesso ad internet. La Rete ha spaccato le generazioni. Tra i nativi digitali e gli immigrati digitali in questi anni c è una distanza abissale: l ultimo rapporto Eurispes Telefono Azzurro sulla condizione dell infanzia e dell adolescenza (2011) rivela che ad usare internet quotidianamente è il 93% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Il 92,1% degli studenti usa il computer ogni giorno. Il 97% dei ragazzi possiede un cellulare e più della metà, il 50,1%, uno smartphone. L 85% dei giovani nati tra il 1994 e il 2000 ha un profilo su Facebook. Ma a scuola si usano ancora carta e penna: solo il 16% degli studenti utilizza un materiale didattico innovativo. Scommettere sulla web economy non solo non è un azzardo ma una necessità, una scelta strategica e vitale. Ne parliamo oggi con studiosi, esperti e testimoni di successo. 8 9

Forum IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? L Agenda Digitale punta al cosiddetto contagio digitale attraverso tutta una serie di azioni che sono in programmazione, legate alla banda larga, alla formazione degli insegnanti, al telelavoro, ai nuovi libri di testo elettronici. L obiettivo è quello di sensibilizzare una enorme massa di persone all uso critico e consapevole dei contenuti e dell infrastruttura della Rete. Se l Italia rispetto all Europa arranca, l Umbria va ancora più piano. Il 15% delle imprese umbre con più di 10 dipendenti non ha l accesso ad internet (la media italiana è inferiore al 6%), percentuale che sale al 25% se si includono quelle con meno di 10 dipendenti. Ce lo dice una indagine della Doxa, eseguita su commissione della Regione per conoscere lo stato dell arte sulla diffusione delle nuove tecnologie. È stato esaminato un campione di 600 imprese individuate attraverso criteri legati al settore merceologico. I dati dell indagine, che risale al luglio dello scorso anno, ci dicono che ha un collegamento internet solo il 75% delle imprese umbre (78,2% a Perugia, 64,9% a Terni) a fronte di una media italiana del 94%: 19 punti in meno. Il settore meno tecnologico è il commercio con il 61% delle imprese che sono collegate alla Rete. Perché questi imprenditori non sono connessi? Il 60% di loro ha risposto: non ci interessa. Oppure: non la riteniamo utile. Il 6% ha espresso il timore che i dipendenti potrebbero usare internet per altri scopi. Le imprese che hanno un portale internet o semplicemente una home page sono 4 su 10. Appena il 16,9% con funzioni di e-commerce. Più del 50% dei cittadini umbri, forse per motivi anagrafici, non usa la posta elettronica. La nona edizione del Rapporto piccole imprese presentata da UniCredit ci dice che solo il 10,8% delle piccole imprese utilizza sistemi gestionali avanzati: un numero che rappresenta la metà rispetto al 20,7% del dato nazionale. Due aziende su tre sono senza rete intranet: 31% rispetto al 42% del totale Italia. Latitano anche gli investimenti. Il 45% degli investitori dichiara di non programmare investimenti in tecnologie dell informazione e della comunicazione. Le imprese che programmano di investire sulla web economy una quota maggiore del 5% sono soltanto 6 su 100. E la media italiana è superiore di poco: solo 7 aziende su 100 programmano investimenti sulla Rete. Eppure dall economia digitale possono arrivare grandi benefici alle piccole e medie imprese che rappresentano il 98% nel tessuto economico dell Umbria. Scommettere sulla web economy non solo non è un azzardo ma una necessità, una scelta strategica e vitale. Ne parliamo oggi con studiosi, esperti e testimoni di successo. un libro molto bello, pubblicato nel 1994 in una collana di Telecom Italia. Il libro è di Carolyn Marvin, storica delle tecnologie statunitense, e si intitola Quando le vecchie tecnologie erano nuove; tratta della diffusione della rete elettrica negli Stati Uniti, e delle modificazioni sociali e produttive che la rete elettrica ha portato con sé. Perché il titolo di questo libro mi è tornato alla memoria in occasione del nostro Forum? Perché noi continuiamo a parlare di nuove tecnologie, ma ormai le tecnologie di cui stiamo parlando adesso, compreso il Web 2.0, non sono più nuove: fanno parte di una tecno sfera che ci è familiare. Il divario tra la realtà e l espressione nuove tecnologie che ancora utilizziamo, però, non è casuale: ci da la misura di quanto soprattutto noi immigrati digitali, che abbiamo cominciato con la macchina per scrivere e siamo arrivati alla partecipazione ai social network, percepiamo ancora l impatto di novità dei nuovi spazi di comunicazione e relazione. Nell introduzione al libro che citavo, un altro storico delle tecnologie, Peppino Ortoleva, commenta la complessità sociale che la diffusione della rete elettrica ha portato con sé, e il modo in cui tale complessità veniva fatta oggetto di comunicazione all interno della società. Dalle sue parole emerge un altro aspetto che credo sia molto interessante per la nostra riflessione: l apparire di una nuova figura professionale, il tecnico della Rete, incaricato di mediare la complessità della tecnica per l utente finale. Alzi la mano chi di noi non ha mai avuto bisogno di uno smanettone, di uno specialista di server, di una persona che gli sbloccasse la posta elettronica; e perché? Perché la complessità di queste reti, sia dal punto di vista hardware sia dal punto di vista dei linguaggi è sempre più alta, ci interpella profondamente circa le nostre abilità e va spesso al di là della nostra capacità di gestirla con competenza. Nella prefazione al libro di cui parlo compare anche questa considerazione, fatta en passant: la dinamica di accoglimento delle tecnologie sui sviluppa su tre livelli. Accoglimento è una parola molto forte, che significa fare spazio al proprio interno, ospitare con un atteggiamento di disponibilità, e non semplicemente ricevere. E le tecno- Addamiano: Il divario tra la realtà e l espressione nuove tecnologie che ancora utilizziamo, però, non è casuale: ci da la misura di quanto soprattutto noi immigrati digitali percepiamo ancora l impatto di novità dei nuovi spazi di comunicazione e relazione. Sabina Addamiano, è docente di Marketing all Università di Roma Tre, ha insegnato Marketing per molti anni all Università degli Studi di Perugia, è consulente professionale di comunicazione e marketing per le imprese e pubbliche amministrazioni, e anche organizzazioni no profit. Nel suo lavoro si concentra sul ruolo delle tecnologie informatiche e della comunicazione come funzione abilitante alle relazioni di mercato, ed è per questo che le abbiamo chiesto di introdurre questo nostro forum. Molte piccole e medie imprese dell Umbria sembra vivano ancora in preda ad dubbio amletico: Essere o non essere sulla Rete? SABINA ADDAMIANO. Docente e consulente di comunicazione-marketing. Direi che la domanda esserci o non esserci? è già superata da ciò che la realtà ci mostra, e quindi la riformulerei così: Come essere sulla rete?, anche a fronte dei numerosi dati presentati in apertura, che hanno inquadrato sia la situazione nazionale che quella umbra ponendole a confronto con il contesto europeo. Certo i raffronti non sono particolarmente incoraggianti; ma proprio per questo abbiamo tanto da lavorare, ed è questa l indicazione forte e chiara che viene fuori dai numeri. Riflettendo su questo tema e sulle prospettive diverse dei partecipanti a questo forum, sono tornata a ragionare su qualche fonte di storia delle tecnologie. In particolare, vorrei riferirmi a 10 11

Forum IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? logie si accolgono, prosegue il testo, a tre livelli: un livello sociale, ovverosia quel livello in cui una società decide di dotarsi di una tecnologia (come ad esempio la banda larga e la sua diffusione anche in zone disagiate o cosiddette periferiche); un livello culturale, quello in cui una società discute delle modalità di adozione di una tecnologia, e mette in atto strategie per la formazione dei cittadini e la condivisione sociale delle nuove risorse; e infine una dimensione quella che chiamerei con i tecnici della telefonia l ultimo miglio, ovverosia il tratto di cavo che rende effettivamente possibile la connettività che è l accoglimento psichico della tecnologia: il fatto che ciascuno di noi smetta di fare resistenza all apprendimento della nuova tecnologia che modifica il nostro scenario. Parlo di questo aspetto, che può sembrare molto strettamente soggettivo, perché in realtà è cruciale ed ha una ricaduta fortemente politica. Le politiche della formazione, le politiche che gli organismi di rappresentanza camerale e di rappresentanza associativa possono porre in essere dovrebbero, a mio parere, concentrarsi sullo smantellare proprio quest ultimo miglio di resistenza, che fa dire: Ma io Internet non lo capisco, ma io non sono capace, ma io non so come si scarica un file anziché: Sono intimorito, penso che imparare a usare questa tecnologia sia una fatica, penso che non serva alla mia azienda. È da qui, credo, che sorgono poi le resistenze organizzative; soprattutto da parte della piccola impresa e del suo imprenditore, il quale, non avendo molte occasioni strutturate per cogliere le evoluzioni del Web 2.0, inasprisce in un certo senso questa forma di resistenza, e non si rende quindi disponibile a un cambiamento che dovrebbe poi diventare anche cambiamento organizzativo. Stiamo dunque parlando non solo di soggetti-persone fisiche; stiamo parlando anche di organizzazioni complesse, stiamo parlando di società, e stiamo parlando alla fine di approccio al digital divide. Quello del digital divide è un tema oggi molto discusso in molte sedi; moltissime sono le iniziative per colmarlo, e non da oggi. Della sua esistenza e dei rischi potenzialmente connessi a quest ultima si era già accorta nel 1996 Addamiano: Quello del digital divide è un tema molto discusso in molte sedi; moltissime sono le iniziative per colmarlo, e non da oggi. Della sua esistenza e dei rischi potenzialmente connessi a quest ultima si era già accorta nel 1996 la Commissione Europea la Commissione Europea, che aveva dato un allerta sul digital divide e sulle sue implicazioni per l inclusione sociale. Nel 1996 veniva infatti pubblicato il Rapporto Building the European Information Society For Us All, riguardante la costruzione della Società dell Informazione europea come società inclusiva. Nel Rapporto a un certo punto si affermava: L ICT fornisce il potenziale per grandi aumenti della produttività e per lo sviluppo di molti prodotti e servizi innovativi e di qualità migliore. Tuttavia, la storia ci mostra che la capacità di convertire questo potenziale in vantaggi reali in termini di produttività e miglioramento del tenore e della qualità della vita dipende da un lungo processo di apprendimento e cambiamento istituzionale. Ecco, mi sembra che siano questi i due piloni su cui far poggiare una presenza più incisiva ed efficace dell impresa nel Web 2.0: la disponibilità all apprendimento e la possibilità di avere opportunità di apprendimento per abbattere la resistenza, anche soggettiva, all adozione delle tecnologie. Entrambe possono avere un impatto su quella che con un tecnicismo potremmo chiamare reingegnerizzazione dei processi di business; perché alla fine è di questo che stiamo parlando, il ripensamento del presidio del valore di impresa alla luce della presenza delle nuove (ma ormai vecchie) tecnologie. Alcuni esempi al volo: la possibilità di fare web analytics, cioè di monitorare il comportamento degli utenti nei nostri spazi Web. Che cosa ci dicono i dati dei desideri, dei bisogni, dei bisogni latenti non soddisfatti, delle aspettative di nuovi prodotti, che potremmo sviluppare a partire dall analisi del comportamento degli utenti? E ancora, l ottimizzazione della presenza sui motori di ricerca, per presidiare ancora meglio la nostra presenza in Rete in termini di visibilità e reputazione. Da ultimo, ma non per importanza, un tema che nella raffica di dati con la quale abbiamo aperto questo Forum non è emerso, ma credo perché ancora non molto percepito a livello di consapevolezza: lo spostamento, che per alcuni settori di mercato è forte e chiaro, della transazione e quindi dell acquisto in senso tecnico sui dispositivi di connettività mobile. Sempre più spesso anche noi italiani facciamo acquisti da smartphone e da tablet; questo può sembrare normale, ma la cosa che fa pensare è che gli acquisti da dispositivi mobili vengono effettuati anche per beni che un tempo si sarebbero chiamati beni problematici, come i vestiti: siti come Zalando fanno fatturati enormi da dispositivi mobili perché le persone si fidano, perché il sito ha costruito un meccanismo reputazionale e di fiducia per il quale se la taglia è sbagliata, se il colore non ci soddisfa, se la fibra non è esattamente quella che volevamo, possiamo restituire il capo acquistato a costo zero. Credo che questo meccanismo reputazionale e fiduciario sia una chiave del rapporto di mercato che meriterebbe una riflessione molto approfondita e specifica relativamente alle PMI. Quindi la domanda, alla fine, mi sembra questa: che concetto abbiamo del nostro valore d impresa, e qual è il nostro modo di scambiare questo valore nelle reti del valore 2.0? Non voglio togliere spazio agli altri relatori, ma già da tempo nella letteratura di marketing, da quando si parlava di sistemi aziendali del valore, si dice: ogni singola attività di impresa è potenzialmente un elemento che crea valore o disperde valore; disperde valore se l imprenditore non è in grado di cogliere tutto il valore intrinseco a quell operazione e non ne massimizza l efficienza; crea valore, invece, se la potenzialità di questa attività di essere una leva competitiva viene rafforzata e collegata con tutte le altre fonti del valore. Questo approccio oggi è proiettato immediatamente nel concetto di reti del valore 2.0: reti che permettono agli imprenditori di rafforzare tutte le leve competitive che hanno a disposizione attraverso relazioni di Rete, che permettono di acquisire e condividere tutta una serie di vantaggi. Ma cosa possono fare le reti del valore 2.0 per l impresa 2.0? Possono costruire reti di relazione più efficienti e veloci per tutti gli elementi di produzione del valore: la logistica in entrata, la produzione, la logistica in uscita, il marketing, l assistenza postvendita, la ricerca e sviluppo, la ricerca del personale, eccetera eccetera. E tutto questo valore può essere reso ancora più efficiente se condiviso in quelle che in termini di Web 2.0 chiameremmo community, e che in termini più antichi chiameremmo distretti produttivi. Cos altro ci permette il Web 2.0? Un benchmarking, ovverosia un analisi della capacità competitiva rispetto alla concorrenza, impietoso, in tempo reale e su tutti gli aspetti del nostro business, sull economia dei nostri processi, sulla qualità dei nostri prodotti, sull efficacia della nostra comunicazione. Ci costringe a interpellarci fortemente su che cosa intendiamo per qualità, e su come misuriamo gli standard della qualità che produciamo. E ci permette anche e questa è un ottima notizia per le piccole e medie imprese l apertura a nuovi clienti e mercati abbattendo la necessità di intermediari locali; il che permette di contenere i costi, o di innalzare la qualità della produzione, investendo su quest ultima anziché sugli intermediari di mercato. dal forum on-line L IMPORTANZA DI ESSERCI di Cesare Zucconi * Il sito web è diventato ormai uno strumento di comunicazione indispensabile per ogni azienda; rappresenta una scelta fondamentale dalla quale non ci si può sottrarre. Per avere successo è sempre più importante utilizzare le opportunità che offre la Rete. Clam ha creduto in Internet fin dall inizio, per promuovere in modo efficiente ed efficace i propri prodotti, la propria storia, la propria attività e la propria immagine. Il nostro sito, rinnovato più volte, rappresenta una vetrina per la nostra azienda e per i nostri clienti, è stato composto per essere soprattutto uno strumento di servizio e fidelizzazione della clientela e dei nostri collaboratori, vi sono rappresentati tutti i prodotti e i servizi che offriamo al mercato. I vantaggi della presenza in rete sono sicuramente differenti secondo i settori di appartenenza e secondo gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Non esserci, perché magari non è percepibile o misurabile il risultato, potrebbe comunque diventare un fattore di esclusione e di discredito. Segue su www.pg.camcom.gov.it 12 13

Forum IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? Cos altro permettono queste reti del valore? Una comunicazione più incisiva, rapida e mirata, perché permettono di conoscere meglio l utente, il cliente e il cliente potenziale, e di intrattenere relazioni continuative e diversificate; permettono di accedere a piattaforme collaborative, nelle quali l innovazione può essere fortemente stimolata e, anzi, favorita in aggregazione di filiera; permettono di individuare anche soggetti che fanno project financing in rete, e sono fortemente orientati a finanziare l innovazione; permettono la costruzione di visibilità e reputazione; e permettono, ultimo ma non meno importante, lo sviluppo delle opportunità di business legate alla connettività mobile. Voi mi direte: bellissimo, ma le piccole e medie imprese come fanno? Faccio soltanto un piccolo esempio che vuole essere un po provocatorio. Qualche settimana fa, assistevo a Civitanova Marche a una manifestazione di un associazione di categoria delle piccole e medie imprese, la quale premiava le piccole e piccolissime imprese (imprese con non più di dieci dipendenti) fortemente innovative. Ebbene, tra i tanti premiati c era l azienda di un imprenditore che in marchigiano si direbbe uno scarpà: uno di quelli che nel distretto della calzatura hanno iniziato come masticiai, incollando le suole alle tomaie, e che poi aveva creato la sua piccola azienda e aveva avuto un intuizione straordinaria: aveva installato nei tacchi delle scarpe che produce un sistema di GPS. Voi direte: a che serve un sistema di GPS nei tacchi delle scarpe? A chi può servire? Ebbene, immediatamente si aprono e si moltiplicano grazie al Web 2.0 diverse possibilità di mercato: il mercato dei malati di Alzheimer, perché quando escono di casa da soli e si perdono le famiglie possono ritrovarli grazie al sistema di georeferenziazione. Voi sapete che tanti vengono ritrovati anche mesi o anni dopo, purtroppo, in luoghi imprevedibili; e questa tecnologia può essere una risorsa preziosa. Può servire anche ai direttori di cantiere e agli operai che lavorano in spazi molto ampi, come per esempio le cave, e a tanti altri soggetti. Naturalmente questa applicazione tecnologica pone, e questa è l altra faccia della questione, problemi di privacy, di riservatezza e di controllo, e anche questo va tenuto in considerazione, perché non sono tutte rose e fiori; il tema del controllo e della tracciabilità è un tema forte nell acquisizione e nell integrazione nel nostro quotidiano di queste tecnologie. Ho fatto questo esempio per dire che non è necessario avere enormi dimensioni per essere orientati all innovazione. Anzi, oserei dire, la buona, buonissima notizia è che la periferia dell impero non c è più; indipendentemente dalla dimensione d impresa e dalla sua localizzazione geografica, si può essere al centro di un mercato globale, se si ha un approccio lo ripeto ancora una volta, perché questo è come un mantra di cui sono profondamente convinta di disponibilità ad apprendere e a ripensare creativamente l organizzazione del processo di business in funzione della centralità delle relazioni sul Web. Ripensare l impresa in funzione della centralità delle relazioni sulla Rete è possibile. Ma l Umbria è pronta all accoglimento sociale, culturale e psichico del Web? E come si può aiutare questo processo? ANNA LISA DORIA. Responsabile settore conoscenza e welfare Regione Umbria. Mi piace ripartire dall ultima battuta di Sabina Addamiano, cioè la capacità del sistema economico, produttivo, sociale umbro. Parlo di un sistema, quindi, nel quale c è la Pubblica Amministrazione, ci sono le imprese, i cittadini, le loro famiglie, i ragazzi della scuola, la scuola stessa e via dicendo. Non bisogna opporre resistenza al cambiamento. Occorre mettersi in gioco, sviluppare la volontà di apprendimento delle tecnologie all interno delle imprese e della Pubblica Amministrazione. In realtà, il percorso, come spiegava la professoressa, è molto più complesso e più ampio. Soprattutto deve toccare in modo effettivo l organizzazione del lavoro, i processi decisionali e le competenze professionali che le imprese, in maniera associata ed individualmente possono mettere in campo. Come tutti i veri processi di cambiamento deve innanzitutto essere riconosciuto e sostenuto, con i mezzi e gli strumenti che abbiamo a disposizione. Voglio dire che dobbiamo crederci. Senza questo assunto, questo paradigma, gli sforzi profusi non portano a nulla. La tecnologia cambia velocissimamente. Internet ha cambiato in modo profondo il nostro modo di vivere, di lavorare, di organizzarci, di fare politica, di tessere rapporti sul territorio, ma anche di sviluppare forme imprenditoriali, commerciali e quindi produttive. Dobbiamo essere fortemente convinti che Internet, anche da noi, deve sviluppare le potenzialità che altri Paesi hanno già valorizzato. Ma in questo quadro di riferimento come si muove la Regione Umbria? DORIA. C è una forte convinzione da parte della presi- Doria: A questo proposito, mi piace utilizzare termini come concorrenza, coprogettazione, co-design, corresponsabilizzazione. Proprio perché l investimento è reciproco e la scommessa sul futuro investe tutto il territorio. dente della Giunta regionale e della Giunta stessa nel portare avanti delle azioni e delle strategie politiche che si traducono in programmi operativi tecnici, per rispondere a questo obiettivo. Non ho portato con me illustrazioni o slides che, se volete, potrete trovare sul sito della Regione. Voglio solo spiegare, in sintesi, quello che stiamo facendo, sapendo che in gioco c è lo sviluppo economico dell Umbria e quindi dobbiamo applicare una modalità di confronto che deve essere diversa da quella degli anni passati con tutti i pro e i contro rispetto a quello che è stato. Dobbiamo provare a ragionare insieme, in termini anche di investimenti reciproci. E non solo per quanto riguarda le risorse finanziarie. Quindi, per esempio, capire che se nasce una infrastruttura digitale di banda larga e ultra larga, rivolta in primis alla Pubblica Amministrazione, come poi le imprese umbre intendano utilizzare questa opportunità. Perché quell investimento non riguarda solo le pubbliche amministrazioni, ma l intero territorio regionale. E quindi l amministrazione pubblica che investe risorse che sono di tutti, è logico che si aspetti un uso concreto, tangibile sia dei servizi pubblici che di quelli privati. A questo proposito, mi piace utilizzare termini come concorrenza, coprogettazione, co-design, corresponsabilizzazione. Proprio perché l investimento è reciproco e la scommessa sul futuro investe tutto il territorio. C è subito un primo aspetto da sottolineare: la Regione dell Umbria si è dotata di un piano telematico, un piano delle infrastrutture di banda larga e speriamo, a breve, di ulteriore generazione. Il piano telematico parte con una serie di infrastrutture. È un opera pubblica e quindi ha sviluppato una backbone, una dorsale in fibra ottica che collega da nord a sud la regione Umbria, seguendo, in buona sostanza, i 140 chilometri della Ferrovia Centrale Umbra. È quindi una vera e propria spina dorsale del sistema delle infrastrutture fisiche che comprende 5 reti MAN, che riguardano Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia e Terni. Sono reti di accesso, in fibra ottica, che collegano le principali sedi della pubblica amministrazione. Quindi interesseranno, in primo luogo, le sedi comunali, la sanità, la protezione civile, la scuola, le aree industriali e via dicendo. E quando parlo di aree industriali mi riferisco a realtà fortemente produttive che possono usufruire della fibra ottica. Il rilegamento a est, che è pari a una lunghezza di 150 chilometri e che attraversa i comuni di Umbertide, Gubbio e Gualdo Tadino si intersicherà al backbone di altre realtà locali, ma anche industriali, quali Marsciano, Todi e Umbertide; il rilegamento tra Perugia e Foligno dispiegherà la sua efficacia per il Centro di protezione civile di Foligno, la Prefettura di Perugia e i Comuni di Spello, Assisi e Bastia. Non delineo qui tutta la configurazione della banda larga, che ritrovate sul sito della Regione. Ma da qui al 2015 14 15

Forum IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? vogliamo superare il digital divide di primo livello e mettere in forte e rapido collegamento con la rete pubblica tutte le pubbliche amministrazioni, gli ospedali e le scuole. Tutto questo lavoro sarà completato entro il 2015? DORIA. Il nostro piano prevede il completamento dell opera per il 2015. Poi, certo, c è un problema di risorse. Questo piano di infrastrutture ad oggi prevede un investimento di circa 35 milioni di euro, ai quali si sono aggiunti altri 7,5 milioni, grazie all ultimo accordo che abbiamo sottoscritto col Mise. Per completare tutta l operazione dobbiamo avere altrettanto denaro a disposizione. Quindi sarà un problema, ma faremo le giuste valutazioni nelle sedi politiche nazionali. Cercando, per esempio, di utilizzare al meglio anche le risorse della nuova programmazione comunitaria. Perché se è vero che dobbiamo raggiungere i parametri che l Unione Europea ci ha disegnato addosso, ci aspettiamo anche che, per esempio, nella prossima programmazione comunitaria, possano esserci dei finanziamenti dedicati. Stiamo dal forum on-line OPENOPPORTUNITY, UN LABORATORIO di Gianluigi Bruni PMI e innovazione: un tema cruciale che può aiutare la grande massa della nostra economia, costituita per l appunto di imprese medio-piccole, ad accrescere la propria competitività favorendo lo sviluppo del territorio. Per fare questo sono necessarie alcune premesse: sincera volontà di aprirsi al nuovo, forte vocazione all ascolto, propensione al confronto ed alla crescita, all interno di una mente collettiva e condivisa, che permetta di migliorarsi e imparare non confrontandosi solo con i propri errori, ma con idee, proposte, esperienze positive e negative di altri che seguendo facendo percorsi paralleli, evitando autoreferenzialità o autodistruzione. Un momento di confronto interessante, incentrato su un cambio di cultura prima che di tecnologia, può essere rappresentato dalla terza edizione di OpenOpportunity Meeting (www.openopportunity.it) che si terrà il 19-20 settembre a Isola Polvese, nel Comune di Castiglione del Lago (Perugia). Segue su www.pg.camcom.gov.it ancora aspettando i regolamenti, poi ci muoveremo di conseguenza. Sulla banda larga e ultra larga c è già un percorso definito che porta avanti un piano di attività e delle sinergie sul territorio che sono molto stringenti in termini di risultati tangibili e di realizzazione dell opera pubblica. Poi, certo, la Rete va utilizzata e arricchita di servizi. E qui va aperto il discorso sull Agenda digitale umbra. Il quadro europeo è chiaro: l Agenda digitale è una delle sette iniziative faro che l Unione Europea pone agli Stati membri per un Europa che sia capace di elevare il suo sistema produttivo, che sia un Europa verde, che dia occupazione e quant altro. Questo aspetto è stato pienamente recepito nell Agenda digitale umbra, che l amministrazione regionale, come linee di indirizzo, ha definito nell aprile dello scorso anno. Dentro, di fatto, ritroviamo tutti i contenuti, tutte le finalità e tutti gli aspetti che l Europa ci chiede di toccare. Come ci siamo mossi? Non dobbiamo reinventare la ruota e, di certo, non partiamo dall anno zero ma dai molti investimenti che la Regione Umbria, attraverso strumenti diversi, come i bandi per le piccole e medie imprese e gli interventi per la pubblica amministrazione, ha realizzato nel corso degli ultimi dieci anni. Interventi rilevanti per la massa di risorse finanziarie che comunque è circolata sul territorio. Parlo di denari investiti sul fronte delle tecnologie e di percorsi relativi alla cosiddetta alfabetizzazione. I dati che emergono, ahimè, non pagano gli investimenti fatti, anche perché la popolazione umbra è composta al 24 per cento di persone che hanno più di 65 anni e questa dimensione demografica pesa in modo importante. Per quanto riguarda l indagine Doxa, confesso di essere sorpresa dal tenore di alcune risposte, come io non sono interessato, non capisco il valore del Web. Credo allora che il problema non siano i corsi di alfabetizzazione informatica ma servano interventi di natura culturale, che facciano muovere la volontà di investire su questo percorso. Comunque vada, gli investimenti sono stati diversi e hanno toccato più segmenti e più settori del territorio, a partire dalla pubblica amministrazione. Accettiamo tutte le critiche e sappiamo bene di non vivere in un mondo perfetto. Ma la PEC e alcuni sistemi sul fronte digitale sono stati inseriti e la dematerializzazione è stata portata avanti in alcuni processi. A breve sarà anche operativo il progetto SUAP, che abbiamo condiviso con gli enti locali. Investimenti sono stati fatti. L indagine Doxa ci dice che forse il territorio non li ha colti. È un problema culturale. Di conseguenza, seppure Doria: Il quadro europeo è chiaro: l Agenda digitale è una delle sette iniziative faro che l Unione Europea pone agli Stati membri per un Europa che sia capace di elevare il suo sistema produttivo, che sia un Europa verde, che dia occupazione e quant altro. 16 17

Forum IMPRESA 2.0 / Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell economia digitale? Doria: Uno dei nostri primi obiettivi sarà quello di creare la connettività con le scuole. Ma vogliamo anche sviluppare sinergie tra scuole ed imprese. Penso a molti ragazzi, i cosiddetti nativi digitali, che potrebbero venire impegnati in servizi minimali ma determinanti per lo sviluppo delle imprese. l amministrazione pubblica porti avanti anche un percorso di strutturazione, e faccia un po da motore per quanto riguarda i servizi digitali, dobbiamo accompagnare questo percorso anche con investimenti, appunto, di natura più privata. L Agenda digitale umbra nasce attraverso un metodo fortemente partecipativo e di condivisione degli interventi. Tant è che insieme ai miei colleghi, all assessore Rossi, oggi sostituito dall assessore Paparelli ed alla stessa presidente Marini, abbiamo messo in campo una serie di interventi di confronto con i nostri stakeholder per capire meglio che tipo di prodotti e che tipo di risultati tangibili nel breve- medio-lungo periodo possiamo raggiungere. Seguendo la logica della nuova programmazione comunitaria, perché poi le risorse vere, quelle finanziarie, le dobbiamo ricercare lì. Se il dato dell e-commerce desunto dalla ricerca Doxa è quello che è, dobbiamo provare a sviluppare azioni e strumenti che lo elevino, e quindi concentrarci non tanto sulle azioni e gli strumenti ma sui risultati da raggiungere. Dobbiamo sviluppare un sano principio di concentrazione degli interventi, non lasciarli a metà e misurare in maniera chiara, con degli indicatori che andremo a definire in maniera tangibile, lo scostamento effettivo registrato. Dobbiamo provare, in buona sostanza, come dico sempre, ad alzare l asticella e controllare che questa asticella si sposti su dati tangibili, concreti. Perciò io mi aspetto un lavoro sicuramente importante da fare con le imprese umbre in un progetto di investimento chiaro che muova l e-commerce, che faccia guadagnare loro mercati internazionali per commercializzare i prodotti di qualità del territorio. Questo metodo fortemente partecipativo si è anche esplicato nelle due giornate di dibattito su Umbria digitale che abbiamo organizzato il 15 e 16 aprile: prima dell appuntamento, nel nostro sito regionale abbiamo accolto tutte le idee che il territorio ha voluto proporci. Siamo rimasti sorpresi: sono arrivate 110 idee, che hanno toccato tutti i settori di attività, dalla mobilità alla sanità fino all identità federata. Quindi una bella spinta anche di riflessione e di democrazia attiva. Un esempio: il cittadino non subisce l azione amministrativa, ma agisce, in modo propositivo. Abbiamo messo in campo delle sinergie. Ora stiamo elaborando il documento di programmazione vera, che enuclea gli interventi e le azioni che vogliamo portare avanti sul territorio nel prossimo triennio. Un documento con i contributi della presidente, della giunta regionale e dell assessore competente che sarà portato al Tavolo dell Alleanza, rispetto al quale poi partiranno dei gruppi di lavoro che saranno mirati ai settori di intervento nei quali chiamiamo i nostri partner a fare coprogettazione e co-design. La logica da seguire è quella che ho già spiegato: l amministrazione regionale non dice: Si fa così e basta. Vogliamo raggiungere gli obiettivi che l Unione Europea ci chiede con una forte corresponsabilizzazione da parte anche delle parti sociali, delle imprese umbre, dei cittadini e della scuola. In buona sostanza, il quadro di intervento tocca tutti i settori di attività. Noi crediamo che l Agenda digitale non debba essere soltanto rivolta alle imprese di ICT, ma debba essere il motore di un intervento trasversale in tutti i settori importanti di attività che noi curiamo, da quelli produttivi a quelli che riguardano l inclusione sociale. Il 24 per cento di popolazione anziana con i sistemi tecnologici di nuove tecnologie potrebbe sicuramente accedere ai servizi alla pubblica amministrazione, o ad altri servizi, in maniera più veloce e concreta. Due punti cruciali: scuola e formazione. DORIA. C è una forte condivisione con l Università degli Studi di Perugia nel portare avanti percorsi di ricerca, di innovazione e di promozione delle start-up. Lo scorso anno abbiamo sottoscritto un accordo con l Ufficio scolastico regionale, rispetto al quale il Miur porterà avanti tutte le attività di formazione e di sostegno alla cosiddetta didattica digitale, anche grazie alla strumentazione informatica dedicata. Uno dei nostri primi obiettivi sarà quello di creare la connettività con le scuole. Ma vogliamo anche sviluppare sinergie tra scuole ed imprese. Penso a molti ragazzi, i cosiddetti nativi digitali, che potrebbero venire impegnati in servizi minimali ma determinanti per lo sviluppo delle imprese. E il territorio potrebbe restituire alla scuola dei servizi molto utili per i ragazzi. L ultimo intervento che vorrei citare in questa sede, proprio perché dà valore aggiunto a tutto il quadro di riferimento, è il disegno di legge in materia di infrastrutture per la telecomunicazioni, che di recente è stato preadottato dalla Giunta regionale. In questo disegno di legge, che è stato presentato alla fine di maggio in una conferenza stampa dall assessore Vinti, si pone al centro dell attenzione il diritto universale dell accesso a internet. Internet come l acqua... DORIA. Un bene di tutti. Sono previsti diversi interventi. La norma di carattere generale, sarà seguita da una disci- 18 19