CERAMICHE GREZZE E DEPURATE TRA XII E XIII SECOLO A ROCCA SAN SILVESTRO (LI); DATI PRELIMINARI di ENRICA BOLDRINI, FRANCESCA GRASSI

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CERAMICHE GREZZE E DEPURATE TRA XII E XIII SECOLO A ROCCA SAN SILVESTRO (LI); DATI PRELIMINARI di ENRICA BOLDRINI, FRANCESCA GRASSI 1. Lo scavo del castello di Rocca San Silvestro (da ora in poi RSS) (Fig. 1) (1984-1994), è stato oggetto di numerose pubblicazioni sotto forma di rapporto preliminare, di resoconto esaustivo, di presentazioni divulgative ed anche di alcuni approfondimenti tematici su singoli aspetti. In particolare i dati di scavo hanno fornito informazioni di grande spessore sui processi minerari e metallurgici di età medievale (FRANCOVICH- PARENTI (a cura di) 1987; FRANCOVICH (a cura di) 1991; FRAN- COVICH-FARINELLI 1994; FRANCOVICH-WICKHAM 1994). L ultimo risultato dell impegno scientifico e di politica della risorsa archeologica su RSS è la creazione del Parco archeominerario, inaugurato nell estate del 96 e che si avvia a divenire un polo di attrazione e di realizzazione di progetti scientifici, didattici e divulgativi di grande risonanza (FRANCOVICH 1996). Il settore meno sistematizzato al momento è quello dello studio dei reperti. La restituzione eccezionalmente ben conservata e presente in quantità rilevanti ha ricevuto una completa schedatura, che ha consentito l individuazione di produzioni e tipologie, la ricomposizione di un notevole numero di forme ceramiche, il restauro conservativo di quelle metalliche e numismatiche, in buona parte confluite al museo del Parco archeominerario. Ciò che manca ad oggi è l analisi di dettaglio delle singole classi ceramiche, la realizzazione di cronotipologie, il compimento degli studi archeometrici, anche per la lettura delle produzioni e dei commerci. Ed ovviamente la pubblicazione organica di questi dati. In questa sede presenteremo il lavoro che si va effettuando sull acroma grezza e sulla depurata, pur con una notevole disparità di approfondimento tra le due. Per la ceramica grezza, il metodo di analisi che viene seguito è esaustivo e multifocale (tipologie morfologiche e funzionali, dati quantitativi e distributivi, analisi archeometriche). Per la depurata invece si offriranno qui solo degli spunti di ricerca e una tavola con alcuni tipi morfologici. Non vi è al momento alcun elemento di lettura archeometrica per gli impasti; non si ritiene opportuno darne in sostituzione una descrizione macroscopica, che per questa classe ceramica ha pochissimo senso. Quello sulla ceramica depurata è un lavoro agli inizi, che ci auguriamo fornisca comunque elementi di valido confronto per altre ricerche e sia di stimolo ad affrontarne lo studio complessivo. Per ambedue le classi si è lavorato su stratigrafie certe, campionate per le loro caratteristiche di affidabilità, per le significative quantità di reperti, per i buoni livelli associativi. Con questi dati, si sta procedendo a verifiche, quantificazioni e a considerazioni distributive in tutto l insediamento, ma per il momento solo limitatamente all acroma grezza. E.B. 2. LA CERAMICA GREZZA La griglia cronotipologica che presentiamo è il primo risultato di uno studio tuttora in corso sul castello. Pur trattandosi di dati ancora parziali riteniamo che il campione da noi presentato possa essere sufficientemente rappresentativo della cultura materiale dell intero castello. Sono stati analizzati i reperti provenienti da 23 aree (circa il 50 % delle aree scavate) basandosi su tre linee di lavoro: 1 Tipologizzazione dei reperti su basi morfologiche e funzionali e quantificazione dei dati distributivi secondo il metodo E.V.E. (ORTON et alii 1993). 2 Analisi degli impasti e delle provenienze e quantificazione dei dati archeometrici. 3 Definizione delle produzioni nel rapporto tra tipi morfologico-funzionali e impasti. Se è possibile fare un discorso cronotipologico per le forme chiuse in acroma grezza (Tav. I), non lo è altrettanto per testi e tegami. Infatti i tipi riscontrati nel castello non hanno una precisa distribuzione cronologica trattandosi di oggetti prodotti secondo tecniche semplici e con una lavorazione di tipo domestico. Per questo motivo la scansione cronologica che segue si riferisce alle sole forme chiuse, riservandoci per quelle aperte di presentare una tavola solo dei tipi e delle caratteristiche principali. Fine XI-inizi XII secolo Elementi datanti: us 4055 fuseruola in vetrina sparsa (BER- NARDI et alii 92); us 4055 denaro lucchese fine XI/inizi XII. Tipo 1 (Tav. I, 1): impasto 4-5, diametro orlo da 10 a 16 cm, tornio veloce, confronti con Rocca di Scarlino, materiale inedito us 363-357; GUIGGI-SPINESI 1993, p. 436, n. 38 (vedi appendice A). Tipo 2 (Tav. I, 2): impasto 3, diametro orlo da 12 a 20 cm, tornio lento,confronti GUIGGI-SPINESI 1993, p. 433, n. 18. Tipo 3 (Tav. I, 3): impasto 4-5, diametro orlo da 14 a 20 cm, tornio veloce, confronti nel castello di Rocchette Pannocchieschi, materiale inedito relativo alla campagna di scavo 1996, us 3174-3153; Rocca di Scarlino, materiale inedito, us 19-318; CIAMPOLTRINI 1979, p. 363, fig. 3, n. 2; CIAMPOLTRINI-NOTINI 1987, p. 264, fig. 13, n. 158. Rifinitura superfici: i tipi 1 e 3 possono presentare filettatura a pettine sulla superficie a partire dalla spalla; nel tipo 2 le pareti sono lisciate con panno. XII secolo Elementi datanti: us 249 due forme aperte di invetriata campana, 1 fr. di invetriata siciliana, 1 fr. di sparse glazed; us 9022 1 denaro pisano del 1181, due bacini invetriati campani. Tipo 4 (Tav. I, 4): impasto 4-5, diametro orlo da 10 a 22 cm, tornio veloce, confronti in GUIGGI-SPINESI 1993, p. 441, n. 71; DANI-VANNI DESIDERI 1981, p. 477, tav. 1, n. 2. Tipo 5 (Tav. I, 5): impasto 4-5, diametro orlo da 12 a 22 cm, tornio veloce, confronto in CIAMPOLTRINI-MAESTRINI 1983, p. 41, n. 2. Tipo 6 (Tav. I, 6): impasto 1-4-5, diametro orlo da 10 a 20 cm, tornio veloce, confronti in GUIGGI-SPINESI 1993, p. 436, n. 40, ma senza filettature. Tipo 7 (Tav. I, 7): impasto 4-5, diametro orlo da 12 a 20 cm, tornio veloce, confronti in VANNI DESIDERI 1985, fig. 29, n. 6; GUIGGI-SPINESI 1993, p. 433, n. 77; Rocchette Pannocchieschi, materiale inedito, us 3014/3015. Tipo 8 (Tav. I, 8): impasto 3-4-5, tornio veloce, diametro orlo 12 cm, diametro fondo 10 cm, altezza da 12 a 16 cm, non presentano tracce di fuoco, confronti in MENCHELLI 1993, p. 499, nn. 6-11-12. Tipo 9 (Tav. I, 9): impasto 1-4-5, diametro orlo da 10 a 22 cm, tornio veloce, confronti in GUIGGI-SPINESI 1993, p. 433, fig. 21; AA.VV. 1986, p. 246, fig. 49, n. 5. Rifinitura delle superfici: lisciatura a stecca per il fondo e la parte finale di tutte le forme chiuse. Molte pareti filettate e in complesso un livello tecnologico elevato. Prima metà XIII secolo Elementi datanti: us 9714 cobalto e manganese, spiral ware, vetrina pesante tarda, maiolica arcaica pisana di prima fase; us 8452 protomaiolica. Nessun tipo nuovo, persistenza dei tipi 4, 5, 6, 7, 9. Seconda metà XIII secolo Elementi datanti: us 225, 213, 218, 221 bacini di graffita arcaica, maiolica arcaica pisana. 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 1

Tipo 10 (Tav. I, 10): impasto 3, diametro orlo da 10 a 34 cm, tornio lento, confronti in REDI 1990, p. 32, n. 4; BEDINI et alii 1987, p. 328, nn. 3-4; CUTERI 1990, fig. 20, n. 11; Rocca di Campiglia Marittima, reperti inediti della campagna di scavi 1995/1996 us 1044; Rocchette Pannocchieschi, reperti inediti us 1007. Tipo 11 (Tav. I, 11): impasto 1-4-5, diametro orlo da 12 a 18 cm, tornio veloce, confronti a Rocchette Pannocchieschi, materiale inedito, us 3014. Rifinitura superfici: il tipo 10 è lisciato con panno, il tipo 11 presenta filettature a pettine sulle superfici. Descrizione minero-petrografica degli impasti: (vedi appendice B) Impasto 1: origine metamorfica, massa di fondo costituita da argilla carbonatica, quarzo, ossidi di ferro, granuli di feltro, calcite macinata aggiunta. Impasto 2: origine magmatica, massa di fondo ferrica, quarzo, plagioclasio, pirosseno, ossidi di ferro. Impasto 3: origine metamorfica da contatto con skarn, quarzo, plagioclasio, pirosseno alterato in clorite, ossidi di ferro, anfiboli, chamotte. Impasto 4: origine magmatica, massa di fondo ferrica, quarzo, plagioclasio, biotite, pirosseno, grumi arrossati di feltro oppure di ossidi di ferro. Impasto 5: origine selcitico-quarzosa, massa di fondo ferrica con k-feldspato, quarzo metamorfico e scisti, rari lamelliti di selicite, plagioclasio alterato, frammenti litici, chamotte, rari cristalli di calcite forse aggiunta. Prime osservazioni sugli impasti: La presenza di skarn e di minerali ad esso associabili (plagioclasio, pirosseni) permette di individuare una produzione in loco di questi manufatti, poiché si tratta di minerali tipici del comprensorio intorno a Rocca San Silvestro (TANELLI 1993). In particolare l impasto con skarn si presenta con una composizione tipica delle argille gabbriche, ricercate per la facilità di lavorazione e per le caratteristiche di refrattarietà. La chamotte, sempre aggiunta dal vasaio per rendere maggiormente lavorabile l argilla (GIANNI- CHEDDA-MANNONI 1996), denota una certa cura nella preparazione degli impasti, perché questo degrassante inerte contribuisce anche a dare una maggiore resistenza a crudo al corpo ceramico ed a migliorarne le caratteristiche dopo la cottura (CUOMO DI CAPRIO 1988). Lo stesso si può dire per la calcite macinata ed il quarzo. La cottura, per il colore uniforme da rosso ad arancione degli impasti, sembra condotta con atmosfera ossidante, ma è appurato come il colore caratteristico di un impasto sia legato anche ad altri fattori, tra cui la presenza di ossidi di ferro in proporzioni non indifferenti nei nostri campioni (MANNONI-SFRECOLA 1988). Forme aperte (Tav. II, nn. 1/7): come detto prima, per le forme aperte è possibile fare un discorso globale illustrando i tipi presenti e le tecniche di produzione. Uno studio parallelo è stato condotto per cercare di capire dagli annerimenti di superficie l utilizzo delle singole forme. Risulta che molti testi, non presentando annerimenti superficiali, servivano probabilmente come piatti da mensa (DE MARI- NIS-GUIDONI 1986). I testi sono prodotti a mano così come i tegami (testi a parete alta), soltanto in certi casi sembra di riconoscere un tornio lento dalla presenza sulle superfici di segni circolari (MANNONI 1975). L esterno viene sempre lasciato scabro e spesso sulle superfici e sotto il bordo sono visibili le ditate del vasaio. Il fondo non presenta né sabbiatura, né distacco con funicella, ma deriva semplicemente dalla compressione sul piano di lavoro. Molti testi presentano sul fondo interno una croce ottenuta con il polpastrello o in rari casi incisa. In complesso si tratta di prodotti derivati da una lavorazione a livello casalingo in cui le maggiori attenzioni sono rivolte alle finalità pratiche dell oggetto, senza nessuna concessione per abbellimenti estetici. Conclusioni Dall analisi degli impasti emerge una produzione individuabile nel comprensorio circostante il castello, dato questo che rientra perfettamente nei quadri delineati per altri siti toscani su questa classe ceramica. D altra parte questa stessa produzione (relativamente alle forme chiuse) si pone su un livello qualitativamente alto per un insediamento rurale, paragonabile quasi a modelli cittadini. Date queste premesse occorrerà spiegare per quale motivo queste forme vengano affiancate, in due periodi cronologici distinti, da una produzione minore, diversa soprattutto per la tecnica di foggiatura e per la mancanza di varietà nella morfologia dei tipi (tipi 2 e 10). Possiamo considerare questa produzione minore come il risultato delle conoscenze che possiede la comunità, quello che dagli etnologi viene definito come ambiente tecnico (BALFET 1981). Dato che l ambiente tecnico tende all omogeneità, ogni innovazione apportata in un settore di questo ambiente verrà utilizzata automaticamente anche per altri scopi ed altri settori. Un parallelo con il settore delle tecniche costruttive murarie evidenzia infatti un percorso analogo a quello ceramico (BIANCHI in questo volume). In entrambi i casi esiste un sapere di partenza che diventa marginale nei momenti in cui influenze (circolazione dei vasai e delle culture ceramiche) esterne apportano delle innovazioni al bagaglio tecnico e riaffiora quando esse vengono a mancare. Il tipo 2 e il tipo 10 potrebbero essere quindi legati, per forma e tecnica di lavorazione, al sapere empirico della gente di RSS e la loro produzione avviene nei momenti in cui il castello non risente di forti influenze esterne. In particolare, la produzione del tipo 10 a partire dalla seconda metà del XIII secolo fu favorita certamente dalla crisi dell economia del castello, comune a tutta la Val di Cornia, determinata dall inadeguatezza dell apparato tecnologico della Rocca e dal superamento dell organizzazione produttiva signorile (FRANCOVICH-WICKHAM 1994). F.G. 3. LA CERAMICA DEPURATA Lo studio si è concentrato su un area dell insediamento (area 1-200) che ebbe un suo primitivo sviluppo urbanistico in concomitanza con la definizione romanica della cinta muraria (fine XI-inizi XII secolo) ed un abbandono precoce, rispetto al borgo sul versante est del castello, collocabile alla fine del XIII secolo. Su quest area di fatto ridotta a casalini e zone semidirute si impostano frequentazioni sporadiche, che non prevedono comunque ricostruzioni. Su una situazione di degrado analoga e nello stesso periodo, si costruiranno nella vicina area 2200-2400 alcuni forni per rame e piombo; forse il progetto era di dedicare tutta questa zona del castello, non più abitata, spianata e come rasa al suolo, a lavorazione e stoccaggio del minerale, ma le sorti della storia del sito non hanno più permesso lo sviluppo dell attività metallurgica. In particolare la nostra attenzione si è concentrata su uno strato di butto (US 249) che si forma poco dopo la costruzione della cinta muraria, sigillando una prima definizione edilizia. Lo strato è un deposito ben circoscritto, ben distinto da stratigrafie precedenti e successive. Ed inoltre abbiamo lavorato sugli strati 221-218-216, anch essi abbondanti nella restituzione, che sigillano sul finire del XIII (o al massimo nei primi anni del 300) la situazione romanica. Per la I metà del XIII secolo l analisi ha riguardato inoltre interessanti contesti offerti dalle aree 4700 e 4500, case di impianto romanico (fine XI- XII), ristrutturate nel periodo suddetto. 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 2

Fig. 1 Rocca San Silvestro: le aree di scavo. XII secolo TIPO A: GRANDI BROCCHE (Tav. III, 5, 8) DIAMETRO alla base del collo: 16/17 cm, e, in un caso di 18,5. Diametro della bocca (trilobata e non): 12/13 cm. Fondo: su 109 frr. di fondo esaminati i diametri variano da 7 a 18 cm. Tra le grandi dimensioni i valori più frequenti sono: cm. 12 (7 frr.), 16 (8 frr.), 14 (8 frr.), 18 (8 frr.); di questi 31 almeno 10 frr. presentano rifinitura a stecca sul fondo e sulla parte bassa del corpo. Dal punto di vista dimensionale ci avviciniamo al tipo d delle brocche di produzione pisana individuate in BERTI- GELICHI 1995, ma ci sono anche forme più grandi, evidentemente. Anse: si associano a queste forme, o ad altre con grandezze simili, le anse larghe 6/6,5 cm spesse 1 ca. Bollo a graticcio (Tav. III, 1): ha un altro esempio nel castello dall US 2324 (doppio bollo, BERTI-GELICHI 1995, tipo IVa) e, tipologicamente diverso, dall US 6015 (Ibidem, tipo IV b). Il rinvenimento in questi contesti di questo tipo di bollo è coerente con le datazioni proposte dalla letteratura. Bollo a ruota dentata (Tav. III, 2): punzone di 16 denti, diam. ghiera 2 cm; >< 2 mm (BERTI-GELICHI 1995, tipo Ia). Ha confronti nel castello, ma più tardi (metà XIV: US 3904, 3073, 9700, 1300). Bollo a rosetta, ripetuta 2 volte (Tav. III, 3): punzone di 12 denti, diam. ghiera 1,8 cm, >< 4 mm (su un collo leggermente più piccolo però e sarebbe l unico esempio) (BERTI- GELICHI 1995: si avvicina al tipo IIIb, se ne differenzia per i numero di denti). Una rosetta a 7 denti si ha nell US 2303 (I metà XIV). Bollo a ruota dentata, ripetuto 4 volte (Tav. III, 4): punzone di 19 denti (alcuni consumati): diam. ghiera 1,8 cm, >< 2 mm (BERTI-GELICHI 1995, tipo Ia). TIPO B: GRANDI BOCCALI O PICCOLE BROCCHE (Tav. III, 6) Diametro alla base del collo di 10/11 cm; diametro della bocca (trilobata) di 8/9 cm. Fondo: tra le medie dimensioni i valori più frequenti sono cm 9 (6 frr.), 10 (7 frr.), 11 (4 frr.); almeno 6 frr. presentano rifinitura a stecca sul fondo e sulla parte bassa del corpo, vicino al fondo stesso. Dal punto di vista dimensionale ci avviciniamo al tipo a delle brocche di produzione pisana individuate in BERTI- GELICHI 1995). Anse: si associano a queste forme,o ad altre con grandezze simili, le anse larghe 3,5/4,5 cm spesse 0,7/1 ca. Non si registrano bolli. TIPO C: BOCCALE (Tav. III, 7) Diametro alla base del collo di 8/9 cm; diametro della bocca (trilobata) di 7/8 cm. Fondo: tra le piccole dimensioni i valori più frequenti sono cm 7 (6 frr.), 8 (4 frr.); almeno 3 frr. presentano rifinitura a stecca sul fondo e sulla parte bassa del corpo, vicino al fondo stesso. Dal punto di vista dimensionale ci avviciniamo ai tipi b, c, d dei boccali di produzione pisana individuati in BERTI- GELICHI 1995 e il tav. 1, n. 2 di Busi 1984 (ma i nostri sono più panciuti). Anse: si associano a queste forme,o ad altre con grandezze simili, le anse larghe 2,7/3,2 cm spesse 0,7/1 ca. Non si registrano bolli. I tipi A, B, C, D sono stati descritti sulla base dei rinvenimenti di XII sec. dell area 1. TIPO D: BOCCALE (Tav. III, 10) Provenienza US 4616 (strati di vita della casa romanica 4500) Diametro alla base del collo 6,6 cm; diametro della bocca (trilobata) di 5,6 cm. Altezza complessiva: 11 cm. Altezza dal piede al collo: 8 cm. Massima espansione: 11 cm a 4 cm dal fondo. Fondo: 7 cm. Si tratta di un esemplare al momento unico nell insediamento Si segnalano inoltre alcune forme (qui rappresentate, per esigenze di spazio, solo dalla n. 8) che hanno un riscontro diretto in produzioni grezze pisane (MENCHELLI 1993, p. 441, n. 68) (per la stessa osservazione, non circoscritta cronologicamente, cfr. MENCHELLI 1993); sono morfologicamente olle, non sembrano dotate di ansa. Frequenti sono le pareti con decorazione graffita a punta con lunghe ondulazioni (Tav. III, 11) (BERTI-GELICHI 1995, Tav. II, 6; MENCHELLI 1993, p. 479, nn. 9 e 11, che non sembra registrare variazioni nella cronologia); questo tipo di decoro non si registra a RSS dopo la metà del XIII secolo. Più tardi (dal II quarto del XIV?) esso ricompare ma sotto forma di decoro a pettine, che sarà tipico anche delle aree senesi-grossetane. Brocche e boccali hanno la solcatura, più o meno profonda alla base del collo; questo elemento perdura almeno per tutto il XIII e si conferma non essere un elemento di forte distinzione per la cronologia. Per quanto riguarda gli schiarimenti di superficie, si riscontrano sia sulle forme grandi che sulle piccole. Talvolta si ha netta l impressione che si tratti anche di rivestimenti, sotto forma di terre diluite. Per dare un idea percentuale su 82 frr. di ansa presenti nello strato 249 8 presentano schiarimento; per 3 di essi c è il dubbio che si tratti di terra diluita. Molte le superfici finemente filettate, su forme grandi e piccole, sul solo collo o primi del 300; una presenza sicura e significativa dei catini con tesa e corpo globulare o troncoconico si dovrebbe avere a partire dagli anni 20-30 del XIV secolo. I metà XIII Non si hanno novità apparenti nella restituzione ceramica depurata; continuano le grandi forme (tipo A) con anse bollate (Tav. III, 14: 3 ruote dentate, punzone di 13 denti alcuni consumati >< ghiera 4 mm; diam. rosetta 2 cm) (BERTI-GELICHI 1995, tipo Ia). Si riconoscono i piccoli boccali (tipo C) con corpo panciuto (Tav. III, 15 diam alla base del collo: cm 8,5/ 9, max. espansione: cm 11; diam. fondo: cm 8/8,5); anse di cm 2,8/3,5). Si segnala però anche un tipo più dritto. 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 3

Tav. I Acroma grezza, forme chiuse. Tav. II Acroma grezza, forme aperte. 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 4

Tav. II Acroma depurata. Continuano anche le tecniche segnalate: filettatura, steccatura e schiarimenti. II metà XIII Durante questo periodo, sembra di notare un tendenziale peggioramento della qualità produttiva: le steccature e le filettature si rarefanno decisamente, gli schiarimenti invece si segnalano in percentuali costanti. A livello di forme abbiamo individuato: TIPO E: ORCIOLO (Tav. III, 20) US 243 (ABBANDONI DELL ASSETTO ROMANICO) Diametro orlo: 20 cm. Altezza complessiva: 23 cm. Fondo: 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 5

14 cm. Probabilmente biansato. Trattamento delle superfici: nessuno. Un evoluzione della forma si segue in RSS fino alla metà del XIV secolo, spesso con fondo a colatoio. TIPO F: BOCCALE (Tav. III, 17) (US 225) (ABBANDONI DELL ASSETTO ROMANICO) Diametro alla base del collo 13 cm. Diametro della bocca (trilobata) di 12 cm. Trattamento delle superfici: nessuno. Ansa: la. 6,2, >< 1 TIPO F : BOCCALE (Tav. III, 18) (US 225) Diametro alla base del collo 14 cm. Diametro della bocca (trilobata) di 12,4 cm Trattamento delle superfici: nessuno. Ansa: la. 3,2, >< 1 Per F e F dal punto di vista dimensionale e morfologico ci avviciniamo al tipo c delle brocche di produzione pisana individuate in BERTI-GELICHI 1995, anche se in F l ansa è più grande. Funzionalmente si richiamano al tipo B di RSS, già segnalato nel XII sec. TIPO H: BOCCALE (Tav. III, 19) (US 225/218) Diametro alla base del collo 7,8 cm. Max. espansione: 9,6 cm a 6 cm dal fondo. Fondo: leggermente concavo al centro, diam. 7,4. Trattamento delle superfici: superficie del collo filetatta. Ansa: la. 3,2, >< 1 (BERTI-GELICHI 1995, tipo b?). Accanto a questi boccali più cilindrici continuano, ma in percentuale che pare ridotta, quelli più globulari che abbiamo già incontrato nelle fasi precedenti e che ora hanno analogie con prodotti in maiolica arcaica. Si segnalano alcuni elementi decorativi: punzonatura continua sull orlo di una forma chiusa non meglio definibile (Tav. III, 16); motivo ad onda (di tradizione più antica rispetto allo strato di rinvenimento) graffito a stecca sul collo di un boccale/brocca (Tav. III, 12). Inoltre si sottolinea la presenza di una forma a beccaccia (di cui non riportiamo il disegno perché in fase di restauro) molto simile ai tipi poco slanciati presenti per esempio a Pistoia (VANNINI 1987, n. 2102). Tra i bolli si registrano: Bollo a ruota dentata, ripetuto 4 volte: (Tav. III, 21): punzone consumato, diam. ghiera 2 cm; >< 2 mm. (BERTI-GELI- CHI 1995, tipo Ib). Bollo a ruota dentata, ripetuto almeno 3 volte: (Tav. III, 22): punzone di almeno 27 denti, consumato, diam. ghiera 2,2 cm; >< 2 mm (BERTI-GELICHI 1995, tipo Ia). Conclusioni In generale il quadro evolutivo del contesto di acroma depurata segue i modelli conosciuti per il bassomedioevo toscano. Esso non sembra essere un indicatore primario per la comprensione dei cambiamenti economici e culturali specifici di RSS, come sembra invece delinearsi per la produzione in acroma grezza, più legata al contesto locale. Dal punto di vista produttivo, la semplice analisi morfologica rimanda i tipi in depurata di RSS all ambito pisano, almeno culturale; Dal punto di vista tecnologico, se in una prima fase (XII- I metà XIII) si registrano accurati modi di trattamento (steccatura, filettatura, schiarimenti), dalla II metà del 200 si individua una flessione qualitativa. Dalla fine del secolo si segnala anche una diminuzione della gamma delle forme chiuse: i piccoli boccali, in tutte le loro varietà, sono sostituiti quasi totalmente dagli omologhi in maiolica arcaica e in invetriata verde, le olle scompaiono. Persistono, in grande quantità, solo le grandi brocche con spalla pronunciata e ansa a nastro, sempre meno curate nella rifinitura esterna (rare le decorazioni anche solo a pettine assenti le rifinitura a stecca o a panno, il dato sugli schiarimenti è da costruire con maggiore esattezza); si riconoscono ancora anche gli orcioli e certi colatoi, anche se sono una forma di diffusione secondaria. Compaiono invece in quantità massicce i catini con tesa, come abbiamo già detto. Il corredo domestico (il più leggibile) di una casa di RSS (nucleo di 4/5 persone) nella I metà del XIV secolo è in media così costituito: (AD) 4/5 grandi brocche, 5/6 catini con tesa, 1 orciolo/colatoio, (AG) 8/10 testi, 6/7 olle, (MA) 4/5 boccali, 4/5 forme aperte. Un secolo prima, al posto dei boccali in MA ci sono quelli in AD, le forme aperte sono solo grezze e coperte di importazione soprattutto in graffita arcaica. Tra XII e prima metà XIII invece si registra la punta massima di prodotti aperti di importazione, con il cobalto e manganese, le invetriate campane e smaltate di più incerta (al momento) provenienza mediterranea. E.B. Appendice A I confronti dei tipi ceramici sono stati ricercati, in questa prima fase della ricerca, solo nell area pisana e nel comprensorio della costa Toscana. Ci siamo riferite essenzialmente a quei siti che potevano avere dei tratti in comune con RSS, sia per motivi politici che per analogie geografiche. Lo scopo della ricerca di confronti in siti limitrofi è anche quello di dimostrare che esiste una area sub-regionale (in questo caso il comprensorio del Campigliese) in cui troviamo ceramica grezza simile per forma e tecniche. B Una prima divisione degli impasti è stata fatta macroscopicamente durante i seminari di schedatura del materiale ceramico. In seguito 30 campioni, rappresentativi dei gruppi creati, sono stati analizzati tramite sezione sottile. Si è potuto osservare che i gruppi distinti macroscopicamente sono risultati tali anche dopo la lettura delle sezioni, le quali si sono tuttavia rivelate indispensabili per caratterizzare i componenti minero-petrografici degli impasti. Per quanto riguarda i dati quantitativi e distributivi dei tipi e degli impasti sono in fase di raccolta e di elaborazione e saranno oggetto di un prossimo lavoro. C Si ringrazia la Dott. Silvia Guideri per averci fornito la documentazione ed il matrix dell area 1 (del cui scavo è stata responsabile sul campo) ed averci aiutato a periodizzarne la stratigrafia. Il secondo ringraziamento va alla Dott. Alessandra Molinari per le preziose indicazioni sui prodotti di importazione. D La bibliografia su RSS è qui necessariamente sintetica. Si rimanda ai testi citati per un quadro più completo. E Per la concisissima relazione sulla depurata abbiamo fatto riferimento sostanzialmente al lavoro di Berti e Gelichi, pur non ignorando la bibliografia sulla produzione pisana, perché si tratta della sintesi più completa al momento esistente e qui si può trovare praticamente tutto sui temi da noi affrontati e gli opportuni rimandi. BIBLIOGRAFIA AA.VV. 1986, Terre e paduli: reperti, documenti immagini per la storia di Coltano, Pontedera. BALFET H. 1981, Tecnologia, in CRESWELL R. (a cura di), Il laboratorio dell etnologo, Bologna, pp. 63-91. BEDINI E. et alii 1987, Santa Maria a Monte (PI). Rapporto preliminare 1985-1986, «Archeologia Medievale», XIV, pp. 319-337. BERNARDI M. et alii 1992, Ceramica a vetrina pesante e a vetrina sparsa in Toscana. Il caso degli insediamenti di Scarlino (Gr) e Rocca San Silvestro (Li), in PAROLI L. 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