COMUNE DI PESARO PROGETTO PER IL RESTAURO E IL RECUPERO DI PALAZZO MAZZOLARI-MOSCA A MUSEO CIVICO 1 STRALCIO RESTAURO DELLA COPERTURA PROGETTAZIONE



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Transcript:

PROGETTO PER IL RESTAURO E IL RECUPERO DI 1 STRALCIO RESTAURO DELLA COPERTURA PROGETTAZIONE STUDIO DI PROGETTAZIONE Dott.Ing.ITALO GRILLI STUDIO Gurrieri De Vita Gurrieri ARCHITETTI CAPOGRUPPO MANDANTI RESPONSABILE DEL SERVIZIO NUOVE OPERE Arch. V. MOSCONI COLLABORATORE RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Arch. M. FINAMORE RESPONSABILE CAPOGRUPPO Ing. M. RASIMELLI PROGETTISTI Ing. D. BONADIES Ing. L. FARINA Ing. I. GRILLI Prof. Arch. F. GURRIERI Arch. F. GURRIERI Arch. M. SEVERI Arch. S. GALLI Arch. E. RASIMELLI Arch. M. LO FARO Ing. L. BRAGETTA Ing. G. PAONI Ing. L. SPINOZZI Ing. M. FALCONE Ing. S. CORLIANO Ing. L. IOVINE Ing. G. VANNI Ing. V. MASTROIANNI Geom. M. CIRIMBILLI Geom. C. ROSI Ing. S. GRAMOLINI Arch. V. BALSOMINI Arch. S. PIERI Geom. M. PIERI Pagina 1 di 41 RELAZIONE GENERALE Pratica 6704av Identif. Elaborato AR01 A MAGGIO 2007 PRIMA EMISSIONE GURRIERI GURRIERI GURRIERI RASIMELLI Rev. Data Motivazione Redatto Verificato Approvato Autorizzato Questo documento é di nostra proprietà esclusiva. É proibita la riproduzione anche parziale e la cessione a terzi senza la nostra autorizzazione

Pag. 2 di 41 I N D I C E 1. RELAZIONE STORICA... 3 2. RELAZIONE TECNICA DELL'INTERVENTO... 17 2.1 Aspetti generali... 17 2.1.1 Complesso urbano...17 2.1.2 Descrizione stilistico-formale...18 2.1.3 I materiali e gli elementi costitutivi...20 2.1.4 Analisi delle degradazioni materiche e strutturali...24 2.2 L'INTERVENTO DI RESTAURO... 30 2.2.1 Interventi di conservazione e restauro delle coperture...32 2.2.2 Interventi di conservazione e restauro delle volte in mattoni in foglio...36 2.2.3 Interventi di conservazione e restauro delle volte in camorcanna...37 2.2.4 Realizzazione di passerelle di ispezione...39 2.2.5 Programmazione degli interventi di restauro delle decorazioni pittoriche...40

Pag. 3 di 41 1. RELAZIONE STORICA Palazzo Mazzolari, poi Mazzolari Mosca, è uno dei testi architettonici culturalmente più rilevanti del patrimonio architettonico del centro storico di Pesaro; ed è, come vedremo, anche una delle testimonianze più importanti di pittura murale ( figuristi, paesaggisti, ornatisti ) del Settecento marchigiano. La singolare coincidenza che ne fa quasi un caso unico è che l Artista Architetto che l ha concepito, Giannandrea Lazzarini (1710-1801), fu il rappresentante di quel nobile eclettismo che caratterizzò molti intellettuali europei, cosmopoliti per lingua e formazione, del miglior Settecento. Il Lazzarini, all anagrafe come sacerdote, fu architetto umanista alla maniera vasariana, con isotropa formazione e capacità espressiva nell architettura, nella pittura, nella grafica, nella trattatistica. Un altra fortunata coincidenza questa tutta di studio è l apprezzabile documentazione di cui si dispone, soprattutto dopo i recenti rinvenimenti di nuovi disegni e del Taccuino (di proprietà privata) di cui ha dato notizia la Calegari. Curiosa e incidentale documentazione si deve alla controversia Lazzarini-Mazzolari (rispettivamente progettista e committente del Palazzo) che configurò alcune necessità probatorie, ovviamente espresse con relazioni, puntualizzazioni, grafici. Last but not least, lo spessore degli studi pregressi che hanno contribuito all assetto conoscitivo del monumento; fra cui spiccano quelli della Grazia Calegari, autrice e curatrice del prezioso volume Palazzo Mazzolari Mosca (reso possibile dal Comune di Pesaro e i Musei Civici, e dalla Fondazione CR Pesaro, 1999). Nello stesso volume, oltre al saluto di Gian Carlo Bojani, piace rilevare il contributo tecnico di lettura dell organismo architettonico fatto da Luca Giorgi e Rita Carbonari; così come importanti sono i rilievi architettonici di R. Carbonari e G. Serfilippi, eseguiti nel 1989. Ed altri studi vanno citati, tutti protesi alla conoscenza del divenire

Pag. 4 di 41 dell organismo architettonico, sia alla possibile allocazione di funzioni, sempre nella coerente prospettiva d uso, tracciata dalla donatrice Vittoria Mosca (dal 1856 sposata a Vincenzo Maria Toschi) nel suo testamento olografo steso nel 1877, secondo cui il Palazzo di Pesaro con tutte le collezioni e gli arredi andava al municipio di questa città per la costituzione di un museo d arte industriale in grado di promuovere il gusto artistico e il miglioramento culturale dei cittadini e soprattutto delle maestranze artigiane. Otto anni dopo (1885) la Mosca moriva e il Palazzo (ora Mazzolari Mosca ) passa al municipio. Torneremo sull argomento perché l aspetto della congruenza fra l uso pubblico fattone fin qua e quanto si va programmando, non può non avere risvolti di un impegno etico a cui nessuno può sottrarsi. Altri studi si debbono a Veris Mosconi, Rita Rava e Claudio Piersanti, che nel 2002 stesero un Progetto preliminare con un articolata Relazione che toccava gli aspetti delle Ragioni della soluzione prescelta, della Fattibilità, della Disponibilità degli immobili, degli Indirizzi per la redazione del progetto definitivo. Né, infine, vanno dimenticati una Memoria di Gian Carlo Bojani sul Sistema museale della città nei Palazzi Mazzolari Mosca e Toschi Mosca e lo Studio Frenquellucci Angelici (1989), tutti utili alla conoscenza delle vicende che afferiscono a Palazzo Mazzolari Mosca. * Il Palazzo, dunque, va ricondotto alla paternità di Giannandrea Lazzarini. Nel 1763 se ne inizia la costruzione, di cui l architetto studia e disegna gli elementi essenziali, quali piante, prospetto, dettagli del portale principale, oggi documentati con grafici. La formazione del Lazzarini è colta, estesa, informata: riassume le

Pag. 5 di 41 esperienze romane di avanguardia, modellandole e adattandole all ambiente marchigiano ed a Pesaro, città, del resto per più motivi, legata all ambiente della Curia Romana. Sono documentate le sue permanenze romane, dimostrative di ragionevoli influenze di cultura artistica e architettonica, in particolare. Del resto, anche il collaboratore (oggi, diremmo direttore dei lavori ), Tommaso Bicciagli (Bicciaglia), ha analoga formazione eclettica, avendo lavorato nelle migliori fabbriche pesaresi e altrove e, segnatamente, in Palazzo Montani-Antaldi. Occorre ricordare che il primo e fondamentale biografo del Lazzarini fu il Fantuzzi, che ne scrive nel suo Opere del canonico Giovanni Andrea Lazzarini, Pesaro 1806. Domenico Bonamini ( Biografia degli uomini illustri di Pesaro), ricordato dalla Calegari, nella monografia citata, ci dice: Tra le fabbriche o nuove e ristorate in questo secolo debbonsi contare l infrascritte ( ) quello (il palazzo) fatto con somma spesa del Mazzolari, il disegno del Lazzarini, con cui ebbe lite per il pagamento ( ); ( ) suo disegno è il palazzo del signor Antonio Maria Mazzolari verso il Duomo, del quale ad ogni pesarese sono note le mutazioni sofferte, le vicende, ed infine le contenziose liti agitate nei tribunali di Roma, dove con sentenza venne dichiarato il prezzo di tale disegno. E ricorda anche che il Lazzarini venne chiamato ancora dalla città di Ravenna onde volesse dipingere il pubblico salone con un offerta di scudi mille di paga ma a questo invito non poté allora accudire perché in quel tempo tutto era applicato nel disegno ed esecuzione del Palazzo Mazzolari, che però non riesce secondo la mente del suo Autore, e fu multato

Pag. 6 di 41 dall istesso Padrone signor Antonio Maria per lo che nacquero poi dei dissapori, e civilmente fu veduta la questione Non trattiamo qui della querelle Lazzarini-Mazzolari relativa agli onorari professionali e diciamo invece dei dodici disegni di progetto esibiti dall architetto. Disegni dei quali si evince il complesso corpo di fabbrica, articolata intorno al cortile interno e ben definito sull attuale via Rossini: ove il prospetto appare ben costruito su tre ordini sovrapposti, secondo canoni mai tramontati (dalla classicità, al Rinascimento, alle redazioni settecentesche). La facciata è nobilmente simmetrica, con undici finestre, distribuite su tre piani, scanditi da cornicioni e da paraste; al centro, il corpo del portale principale, con spalle e archivolto bugnato, con stile elegante e tipologia com è già stato notato riconducibile a quelle elaborate dal Serlio nel suo trattato. Questa alta dignità architettonica è sottolineata dall organico sviluppo verticale del disegno del portale che, al primo piano trova un disegno a serliana, a tre aperture, per semplificarsi al piano superiore sotto gronda. L impianto generale che ne risulta (a parte la finitura delle superfici non bugnate) evoca, tuttavia, non solo la cultura romana, ma anche quella toscana-granducale, riconoscendo tracce espressive delle permanenze tardo classicistiche dell Ammanati. Del resto, queste considerazioni si fanno più calzanti per il prospetto all interno del cortile. L impiego di timpani alternati classici, curvilinei e diritti riconducono, ancora una volta al linguaggio tosco-romano. Né si deve dimenticare che lo stesso Lazzarini, nutrito da fonti vitruviane (possedeva il De Architectura ), si cimentò nella precettistica d arte. *

Pag. 7 di 41 Certo, da quando Vittoria Mosca divenne proprietaria del Palazzo (1824) la redazione interna cambiò volto, proponendosi come uno dei maggiori impegni decorativi di Pesaro. L inventario sommario delle Sale redatto nel 1888, dà conto di una ricchezza decorativa, di opere e di interni in genere, che mette conto ricordare: Sala n.2 Salone con carrozza del Seicento e mobili dal XVI al XVII Secolo e stoffe antiche. Quadri. Sala n.3 Sala dei mobili dorati dal XVI al XVII Secolo e stoffe antiche. Quadri. Sala n.4 Sala delle maioliche e dei mobili antichi e moderni. Sala n.5 Sala degli Arazzi, mobili e bronzi dal XV al XVI Secolo. Quadri. Sala n.6 Sala degli oggetti preziosi in avorio, smalti, miniature e pronzi dal XV al XVI Secolo. Oggetti esistenti nello scaffale. Quadri. Sedie. Sala n.7 Sala delle porcellane e delle maioliche. Maioliche. Quadri. Sala n.8 Sala dei cofani e dei mobili intarsiati dal Seicento al Settecento. Quadri. Sala n.9 Sala dell Impero. Quadri. Sala n.10 Sala dei medaglioni. Medaglioni. Quadri. Sala n.11 Camera da letto del Settecento. Quadri. Sala n.12 Camera da letto dei Seicento. Quadri. Sala n.13 Stanza dei merletti. Merletti. Quadri. Sala n.14 Stanza dei mobili neri e specchi dal Seicento al Settecento. Oggetti entro le vetrine. Specchiere. Quadri. Sala n.15 Camera da letto storico. Quadri. Il Giorgi e la Carbonari, nella loro puntuale descrizione del Palazzo, notano, giustamente, la particolare cromia dei prospetti, la rasatura sottile dell intonaco, la redazione in laterizio del fianco e il verosimile impiego della pietra d Istria, per i pietrami in vista. Notano anche un certo sovradimensionamento dello scalone

Pag. 8 di 41 monumentale che, tuttavia, sembra essere come in Palazzo Montani Antaldi una costante dell architettura pesarese del Settecento. Dalle loro osservazioni sulle discontinuità murarie, occorrerà forse, tener conto durante l esecuzione dei lavori, costituendo queste dei giunti naturali fra i corpi di fabbrica che sarebbe inutile sopprimere. Il Giorgi riporta in nota la descrizione notarile dell acquisto dei fondi, nell agosto 1761: una casa da cielo a terra più solari, e di più stanze con un cortile, e grotta, posta in questa città Quartiere di S.Nicolò, la strada detta del Buffa ovvero presso li beni dell infradetto Compratore dalla parte di dietro, da un lato del Signor Domenico, e Pietro Vincenzi, dall'altra del Nobile Signor Gian Batta Zanucchi, la strada suddetta davanti e lateralmente il vicolo o sia stradino Una casa di più stanze a pianterreno, e solaro con pozzo e cantina posta in questa città Quartiere di S.Nicolò il vicolo dietro le case della piazza, o sia sotto l Arco degli Ill.mi Sig.ri Marchesi Fratelli Mosca presso li beni dell Ill.mo Sig.r Antonio Maria Mazzolari da più parti, del Nob. Sig.r Abate D.Andrea e Nipoti Bracci, il vicolo suddetto Ed ancora rilevante è il giudizio, squisitamente architettonico, che il Lazzarini dà sul ruolo della facciata in ogni palazzo (il Giorgi lo associa al Passeri): la prima parte dell edificio ad essere percepita dagli osservatori, essa ne doveva costituire la sintesi. E cominciando da quella parte, che noi chiamiamo facciata, o aspetto principale dell edificio, dirò che questo non è che la testa di tutta l opera, e che viene la prima a presentarvisi fuor di sé stessa; onde è che si è introdotto di adonarla con maggiore studio. Di fatto questa fronte, che è la prima ad essere veduta, non è che una sezione traversa dell edificio

Pag. 9 di 41 * Il complesso e affascinante impianto decorativo è stato ottimamente ripercorso da Grazia Calegari nella monografia già citata. E' ben difficile aggiungere altro, se non una considerazione di ordine generale: che la qualità della pittura murale pesarese nel Settecento e nell Ottocento, almeno per quanto attiene ai maggiori palazzi, è davvero rilevante. Giustamente, è detto che dal Lazzarini è un intera scuola che è presente, operante a Palazzo Montani, Olivieri, Americi, per esempio. Ed altrettanto condivisibile è il richiamo filologico alle raffaellesche, alle grottesche e agli stucchi, largamente impiegati nell entourage del cardinale Albani a Roma: la rocaille francese, trova i suoi modelli in quelli di un Giovanni da Udine, per il quale, alle opere citate, è forse da aggiungere l intervento nella prestigiosa Biblioteca Medicea-Laurenziana realizzata da Michelangelo a Firenze. Quanto il Lazzarini amasse l ornato e lo considerasse un tutt uno con l architettura, lo dimostra questo passo (citato dalla Calegari): Ora l Architettura per quella parte, che spetta all ornato entra anch ella nell ordine delle Arti imitatrici, e dalla imitazione dee riconoscere una delle ragioni, e non già delle meno forti, per cui cotanto ella piace: ond è, che quando si arrivi a conoscere, che il moderno gusto dell ornare Architettonico spoglia la bell Arte del pregio dell imitazione, credo che della sua decadenza la cagione intrinseca rimarrà scoperta, e palese Numerosi sono gli Artisti presenti nelle sale di Palazzo Mazzolari Mosca; alcuni dalla presenza certa, per altri presunta: Placido Lazzarini, Carlo Paolucci, PietroTedeschi, Michelangelo Paoli.

Pag. 10 di 41 Ma è materia che dovrà essere ripresa a parte, col dovuto spazio, finalizzando lo studio alla sistematica definizione dei soggetti, vano per vano. Del resto, quando Vittoria Mosca subentrerà in Palazzo, non mancherà di chiamare artisti di sua fiducia e realizzare uno dei più affascinanti impianti decorativi delle Marche. Le vicende del Palazzo Mazzolari-Mosca relative agli ultimi anni del XIX e del XX secolo ci dicono che nel 1901 la Scuola d'arte Applicata all'industria (aperta nel 1886 dal Consiglio Comunale al piano terreno) si era trasferita in altra sede cittadina. Il Museo, inaugurato nel 1888, chiuse repentinamente per problemi e costi legati alla gestione, forse già nei primi anni del secolo. Tra le due guerre furono sistemati nel Palazzo alcuni uffici comunali, alterando l'edificio con nuove aperture e tramezzi interni. In occasione dell'apertura del nuovo Palazzo Comunale nell'odierna Piazza del Popolo nel 1954, ed il relativo spostamento degli uffici, furono affittate varie parti a privati, come il Circolo Pesarese che utilizzò il piano nobile sino al 1971. Il presidio pubblico nel Palazzo Mazzolari Mosca torna pochi anni dopo (1974) con il trasferimento dell'assessorato alla Cultura al primo piano e l'ufficio stampa al piano terreno. In seguito il secondo piano ha ospitato gli uffici del Rossini Opera Festival, mentre al piano terreno si dava sistemazione alla Biblioteca Comunale (trasferita recentemente in altra parte della città). Oggi l'edificio risulta per gran parte inutilizzato (con evidenti problemi di degrado per scarsa manutenzione) e l'unica funzione presente sono gli uffici pubblici su buona parte del piano primo.

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Pag. 17 di 41 2. RELAZIONE TECNICA DELL'INTERVENTO 2.1 Aspetti generali 2.1.1 COMPLESSO URBANO Il Palazzo sorge in pieno centro di Pesaro, posto nell isolato urbano a nord di Piazza del Popolo, in corrispondenza degli assi ordinatori dell antica colonia romana Julia Felix Pisaurum, di pianta pressoché rettangolare. L'antica via Flaminia, principale collegamento tra Roma e Ravenna, ricalca il tracciato del cardo maximus (l'attuale corso XI settembre), mentre il decumano, collegante la collina al mare sulla direttrice est-ovest corrisponde all'attuale via Rossini, proprio dove sorge il Palazzo Mazzolari Mosca. L odierno intero isolato urbano ha la forma di un perfetto rettangolo, misurando circa 110 m. per 55, rettangolo a cui manca il tassello dell angolo più a nord, il cui vuoto forma l odierna piazzetta Mosca. Palazzo Mazzolari Mosca occupa l angolo nord-est dell isolato urbano tra la via Rossini e la stretta via Mazzolari-Mosca; la maestosità dei corpi di fabbrica prospicienti le due strade si frantuma in volumi di minore importanza quando si salda alle proprietà confinanti. Sulla via Rossini, il rapporto di altezza rispetto alla larghezza stradale è significativamente alto, anche più degli edifici limitrofi. Sulla piazza Mosca tale rapporto si riequilibra in relazione al prospiciente Palazzo Toschi Mosca, con cui ha nel tempo formato un sistema urbano di relazione non solo fisica e di proprietà, ma anche di funzione pubblica, estetica e civile per la città di Pesaro. Lo spazio, anticamente occupato da costruzioni di minori dimensioni e altezze (le quattro case acquistate da A.M. Mazzolari nel 1760-1761 lungo le vie del Duomo e del Buffa ) non consentiva un

Pag. 18 di 41 rapporto con il contesto urbano di maggior respiro, tenuto conto della maestosità che si doveva raggiungere con il nuovo palazzo. 2.1.2 DESCRIZIONE STILISTICO-FORMALE L'impianto architettonico di Palazzo Mazzolari Mosca, splendido esempio di palazzo nobiliare e massimo edificio pesarese del periodo, è impostato secondo lo schema classico del palazzo settecentesco, segnato da un asse centrale che lo attraversa longitudinalmente: dalla via Rossini lo sguardo si può addentrare attraverso l'androne di ingresso sino all'apertura sulla retrostante piazza Mosca, traguardando idealmente il Palazzo Toschi Mosca. L'ampio fronte principale sull'odierna via Rossini è composto da tre livelli, caratterizzati dai tre diversi ordini architettonici, dorico, jonico e corinzio (questo limitato ai colonnini della finestra centrale). La facciata è simmetrica secondo l'asse prospettico e corrisponde quasi del tutto all'originario disegno del Lazzarini, se si esclude la gradevole altana non realizzata (non è certo se la rinuncia sia dovuta allo stesso Lazzarini o al Bicciagli); poche, e fortunatamente marginali, sono state le trasformazioni recenti del prospetto, che corrisponde ancora in larga misura alla rappresentazione attendibile di Giovanni Stefani del 1790. Il prospetto laterale sulla stretta via Mazzolari Mosca è informato a maggiore semplicità, scandito dalla regolare scansione delle dieci aperture, ripetute sui tre livelli. La leggera pendenza a salire verso piazza Mosca ridimensiona progressivamente l'ampiezza delle finestre basse che danno luce e aria agli interrati. L'ampio cortile centrale (un rettangolo quasi perfetto) permette ai prospetti interni di avere sufficiente spazio per evidenziare la pregevole composizione. In particolare la facciata del cortile verso

Pag. 19 di 41 via Rossini, la contro facciata interna, non è di minor pregio: anzi, il portico a piano terreno e la loggia al piano primo (poi chiusa con gradevoli vetrate colorate alla fine dell'ottocento), seppur semplificati rispetto al progetto originario, danno conto di una ricerca compositiva assai raffinata. Discorso diverso si deve fare per il corpo all'altra estremità del cortile, ed i suoi prospetti: l'attuale redazione non ha quasi alcun rapporto stilistico né formale con il progetto lazzariniano, essendo stata realizzata dopo il 1885, a seguito della demolizione di un corpo di fabbrica a ridosso del Palazzo, posizionato dentro il perimetro dell'attuale piazza Mosca. Se però il fronte sulla piazza Mosca ricorda per semplicità quello originario sulla via laterale con la presenza di fasce lisce accoppiate e specchiature con doppie finestre, quello interno risulta essere più ricco di dettagli: i principi compositivi sono certamente molto diversi, sebbene i fregi marcapiano trovino corrispondenza dialogante con i prospetti laterali. La presenza di un bugnato per tutta l'altezza del piano terra, di un rotondo orologio, di una balaustra, di una campana e di due piccole sculture zoomorfe (due felini) danno conferma di riferimenti estetici posteriori alla redazione lazzariniana. Orizzontalmente sono presenti cinque livelli oltre ai modesti terrazzamenti realizzati al livello di copertura, cinti da balaustre. Il piano interrato non presenta oggi una completa corrispondenza con il piano terreno, e nemmeno completa coincidenza con i corpi di fabbrica posti ad angolo su via Rossini e via Mazzolari Mosca. Alcuni tamponamenti di porte sembrano celare altre stanze, oggi inaccessibili. I vani interrati sono discretamente illuminati da alcune finestre basse lungo le vie, ma non vi è naturale ventilazione trasversale verso i lati del cortile interno. Al piano terreno la pianta risente della irregolarità dei confini stradali, che si adattano alla forma perfettamente rettangola del cortile interno, rastremandosi nel salire verso la piazzetta sul retro. Dal lato opposto, le preesistenze e le diverse proprietà hanno reso ancor più

Pag. 20 di 41 difficoltosa una lineare conformazione degli ambienti. Il lato verso la piazzetta è infine molto meno profondo (oltre che divergente nei lati esterni) e distributivamente deputato soltanto a collegamenti orizzontali, verticali, e piccoli ambienti di secondaria importanza. La porzione di sinistra del Palazzo presenta un piano ammezzato tra terra e primo. Dalle ricostruzioni storiche e confronti documentali sembra che l'ammezzato si estendesse in passato anche all'ala opposta, verso il vicolo (ne sono testimoni anche le tracce di vecchie piattabande). Il piano nobile è caratterizzato da ampi saloni, dalla presenza del bellissimo e grandioso scalone monumentale e dal loggiato chiuso dalla vetrata ottocentesca. Vi è un piano secondo che ricalca la pianta sottostante; le numerose sale sono tutte controsoffittate con volte in canniccio, intonacate e decorate. 2.1.3 I MATERIALI E GLI ELEMENTI COSTITUTIVI Le facciate realizzate dal Lazzarini presentano un ben conservato paramento in laterizio a vista, certamente originato dall'ottima capacità tecnico-costruttiva delle maestranze che operavano nell'antico Stato Pontificio, come testimoniano numerosi altri Palazzi e Chiese nelle Marche e in Romagna. La fasce, i risalti e le cornici del disegno architettonico sono invece realizzati in pietra d'istria (calcarea), così come con lo stesso materiale cromaticamente contrastante con il laterizio sono realizzati anche gli elementi orizzontali: fasce marcapiano, cornicione sommitale, basamento. Esiste, ed è già stata annotata in altri scritti, una gerarchia oltre che formale, anche materica e di finitura delle facciate del palazzo: la facciata principale su via Rossini presenta nella tessitura muraria in laterizio giunti molto serrati e superficie arrotata, oltre ad un

Pag. 21 di 41 documentato - strato sottile di intonaco rasato a base di cocciopesto, che ne aumentava la gradevolezza dell'aspetto finale. Il prospetto laterale è invece del tutto in laterizio, ad eccezione del fregio sottogronda e delle mostre delle finestre basse degli interrati. Le fasce in rilievo sono anch'esse in laterizio, con giunti stretti ma di fattura meno accurata del fronte principale, tanto da far supporre una volontà di realizzarle in intonaco, ad imitazione dei rivestimenti in pietra d'istria della facciata principale. Per quanto attiene la gronda, questa varia la propria forma e profondità di aggetto secondo i vari prospetti (cfr, tavole di rilievo: Sporto di gronda in legno TIPO A, Sporto di gronda in legno TIPO B, Cornicione in mattoni TIPO C e Cornicione in mattoni, sup. a stucco TIPOD ). Sul prospetto principale sulla via Rossini si ha la gronda con maggiore aggetto ( TIPO A, aggetto di 120 cm., oltre il canale in rame) e la maggiore articolazione compositiva. Girando su via Mazzolari, l'aggetto si riduce ( TIPO B ) e, salvo il primo breve tratto inferiore ai tre metri, scompare anche il pannello in legno con decoro a rombi. La gronda ( TIPO A e TIPO B ) è in entrambi i casi composta da un doppio corrente (zampino) sagomato a sostenere tavolato e seggiola in abete; tra i correnti è posta una tavola in verticale in legno di circa 23 cm. di altezza. Al di sotto il fregio cambia con la presenza o meno di lastre in pietra d'istria e mensolette in conci lavorati. Sulla corte interna le gronde non hanno i correnti in legno, e si semplificano con cornicioni in mattoni di ottima fattura ( TIPO C e TIPO D ), ove per brevi tratti il TIPO C non presenta la fascia stuccata tirata a modine ma resta con il laterizio a vista. Il manto di copertura è realizzata in elementi in laterizio, con la tecnica tradizionale di coppi e controcoppi. Riguardo alle terrazze è necessario un approfondimento che deriva dal confronto dello stato attuale con le foto storiche dell'archivio Pandolfi. In effetti i balaustrini che oggi sono presenti sopra il fronte

Pag. 22 di 41 interno del lato verso Piazza Mosca si presentano con una forma diversa, segno probabile di una loro sostituzione effettuata in periodi recenti. Ne sarebbe testimonianza anche la differente posizione (facilmente riscontrabile) dei due elementi scultorei (i due felini), che sono stati invertiti rispetto alla loro posizione originaria. Dalle foto Pandolfi si nota che il felino seduto si trova alla sinistra della campana, mentre quello accucciato è alla destra. Oggi le due sculture si trovano esttamente nella posizione invertita, ed anche più distanti dalla campana, che si trova sull'asse di simmetria della facciata. Lo smontaggio della precedente balaustra e soprattutto della cimasa sembrano la causa di questa discutibile alterazione. Foto d epoca (archivio Pandolfi)

Pag. 23 di 41 Foto dello stato attuale La struttura di sostegno della copertura è interamente in legno, per buona parte di abete rosso (cfr. elaborati di rilievo delle orditure lignee). Le sezioni delle travi originarie sono di norma squadrate con la faccia superiore piallata per l'appoggio obliquo del correntame o dal tavolato. Le sezioni delle travature recentemente sostituite sono meno accurate, uso fiume e con la posa obliqua. Al di sopra dei correnti vi è, in corrispondenza dei vani del corpo di fabbrica su via Rossini, un pianellato in cotto 30x15 o anche 30x30. Negli altri vani è presente un tavolato ligneo di assi. Al di sopra, il manto è direttamente posato, senza isolanti di alcun tipo. Fanno eccezione le strutture dei vani verso la Piazza Mosca ove vi sono i terrazzi, soprastanti volte di mattoni in foglio, ed anche il vano C24 la cui copertura è realizzata con solaio latero-cementizio e tavelloni. Vi sono numerose discontinuità murarie tra i coronamenti delle murature parallele alle orditure lignee, creando dei vuoti nella continuità strutturale. Tutti i vani del secondo piano dei corpi di fabbrica su via Rossini e Mazzolari-Mosca sono provvisti di controsoffitti in canniccio (camorcanna) ad intradosso intonacato e (in buona parte) decorato.

Pag. 24 di 41 La struttura portante delle volte in camorcanna (o false volte ) è come nella tradizione affidata a centine in legno di abete realizzate con doppie tavole accoppiate e chiodate tra loro, di altezza variabile tra 18 e 21 cm. e spessore variabile tra 2,5 e 3,5 cm.; i correnti (o listelli o travetti ) sono in abete e variano la loro misura in sezione, mediamente di 4 per 7 cm.; anche l'interasse dei travetti varia a seconda della geometria della falsa volta, generalmente tra i 45 e i 55 cm.; lo stuoiato, composto da canne spaccate e intrecciate, è come tradizione inchiodato (chiodi a testa larga in ferro battuto) ai travetti. L'intonaco in intradosso è composto da malta di calce, gesso ed inerti, lo strato nobile è un velo di malta fine a base di calce, su cui è applicata la pellicola pittorica delle decorazioni; in estradosso lo stuoiato non presenta esuberi eccessivi di malta. 2.1.4 ANALISI DELLE DEGRADAZIONI MATERICHE E STRUTTURALI Emerge, dalle campagne di rilievo condotte in occasione del progetto preliminare, e di questo stralcio esecutivo, il progressivo incedere delle degradazioni. L acquea risulta la causa prima, più rapida e diretta, dei vari fenomeni di degradazione, principalmente come percolazione di acque meteoriche all'interno dei vani sottotetto con interessamento delle false volte. Vi è poi, in relazione al presente stralcio che prevede il restauro delle coperture e delle gronde esterne in aggetto dal filo delle facciate, l'alterazione e degrado di tutte le parti (lignee, lapidee e di intonaci) delle gronde, che presentano in generale macchie di umidità, alterazioni cromatiche, depositi superficiali, dilavamento, decoesionamento degli strati superficiali.

Pag. 25 di 41 Le facciate: seppur non ricomprese nel presente stralcio per la loro manutenzione e intervento di restauro, queste presentano il paramento in laterizio a vista in discrete condizioni, comprese le fascie, i risalti, le cornici e il basamento del disegno architettonico (in pietra d'istria). Sono in ogni caso presenti evidenti segni di alterazione cromatica dovuta a depositi superficiali di vario tipo, nonché localmente ma limitatamente piccole fratture delle parti lapidee. Tali segnali, certamente da non ignorare o sottovalutare, suggeriscono e ci segnalano l'esigenza di uno studio diagnostico più approfondito, da compiersi al momento della definizione del successivo stralcio esecutivo di intervento, secondo le disponibilità dell Amministrazione comunale. La gronda, nelle parti identificate come Sporto di gronda in legno TIPO A e Sporto di gronda in legno TIPO B, presentano tutti i tipici fenomeni di degrado dovuti all esposizione alle intemperie, uniti alla evidente ridotta manutenzione: le terminazioni sagomate dei correnti (zampini), il tavolato, la seggiola, ed in generale tutti gli elementi lignei si presentano dilavati, alterati cromaticamente ed in cattivo stato di manutenzione. Buona parte delle lastre in pietra d'istria è interessata da disgregazione superficiale, attacco biologico e esfoliazione del paramento. I canali di raccolta in rame, seppur già sostituiti in tempi abbastanza recenti, presentano anch essi segni di degrado. Lo stesso non si può dire per i condotti verticali che invece sembrano in condizioni migliori. Il manto di copertura presenta il tradizionale sistema di coppi e controcoppi in laterizio, in buone condizioni. Andrà valutata, al momento dello smontaggio, l'effettiva integrità dei pezzi, mediante cernita manuale. Riguardo alle terrazze si è detto dei discutibili interventi eseguiti alle parti lapidee e scultoree, che saranno trattate in successiva parte della relazione. I caposaldi e in minima parte le pesanti cimase oggi presentano piccole fratture e incongrue ricostruzioni eseguite con

Pag. 26 di 41 malte cementizie. Il calpestio delle terrazze, privo di pavimentazione in vista, è oggi rozzamente rivestito da guaina catramata, a contatto diretto con le parti lapidee. Le sottostanti volte in mattoni in foglio, quali che siano le loro condizioni statiche e di degrado materico, non si ritiene possano avere la portanza necessaria all'utilizzo in sicurezza dei terrazzamenti. Murature portanti: una volta che sarà smontato il manto e le orditure secondarie della copertura, si potranno analizzare compiutamente le condizioni dei coronamenti murari di sostegno delle travature lignee. Dal rilievo effettuato sono visibili, in primo luogo, discontinuità nelle murature del piano secondo che si interrompono al livello sottotetto, oltre ad alcune mancanze di ammorsature tra murature ortogonali. Questo aspetto crea una ridotta compattezza muraria che sarà presa in considerazione con la metodologia prevista dagli interventi di restauro e consolidamento (oltre che di miglioramento anti sismico). Nei coronamenti murari si osservano anche lesioni, decoesioni e disgregazione della malta di muratura, rattoppi, presenza di nicchie (vecchie sedi di incastro ), presumibilmente occupate da precedenti travature. Si può comunque supporre che le angolate (tra via Rossini e via Mazzolari e tra questa e Piazza Mosca ma anche quelle interne) non abbiano conservato in sommità adeguate ammorsature. Piuttosto diffuse, e non vi è motivo di sorpresa in quanto trattasi di palazzo nobiliare e residenza signorile, sono le canne fumarie che giungono in copertura; per circa la metà dei casi il vuoto del camino è posto all interno dell apparecchiatura muraria, venendo a creare vere e proprie discontinuità. La struttura di copertura, intesa come l'insieme degli elementi lignei dell'orditura primaria, secondaria e di correntame, ha gradi diversi di degrado e stati molto differenziati di conservazione. In generale (cfr. tavola di rilievo delle orditure lignee), le travi uso fiume che sono state di recente sostituite si trovano in condizioni migliori, sebbene anch esse presentino difetti e segni di degrado: in

Pag. 27 di 41 particolare, sono evidenti fenditure da ritiro (usuali per sezioni omogenee) sia diritte che elicoidali, presenza di funghi (formazione di micelio) e insetti xilofagi. Per quanto riguarda le travature di più antica fattura, queste presentano mediamente sezioni inferiori, e con tutta evidenza fenomeni di degrado maggiori. Vi sono anche catene metalliche di aggancio alle murature nella zona del colmo (per contrastare lo sfilamento), cerchiature di travi accoppiate, fasciature di singole travi, in un caso tiranti a soffitto. I fenomeni di degrado hanno situazioni e localizzazioni diverse: ove vi sono state infiltrazioni di acqua vi sono macchie di umidità, presenza di funghi e di fori e gallerie superficiali dovute a insetti xilofagi. Vi sono in varie posizioni anche fenomeni di inflessioni di travi, di svergolamenti, scosciamenti e spacchi. In alcuni vani, ove il dimensionamento non era stato con ogni probabilità ben calibrato al momento della messa in opera, tutte le travature presentano fenomeni di inflessione. Da valutare la condizione di possibile ammaloramento delle teste di alcune travi, fenomeno comunque già percepibile in molti elementi delle vecchie travi. L orditura secondaria (arcarecciature) è presente al di sotto delle falde d angolo e sotto il padiglione verso piazza Mosca: questa non si presenta in buone condizioni, unitamente ad una situazione, per le luci maggiori, di inadeguatezza della sezione resistente. Il correntame (travicelli, zampini) risulta ammalorato e comunque di sezione inadeguata (8 per 4 cm). Per quanto attiene il pianellato, presente per circa due terzi della copertura, questo è presente con più formati (rettangoli e, in misura minore, quadrati). La condizione è buona, ma, così come per il manto, andrà valutata, al momento dello smontaggio, l'effettiva integrità dei pezzi, mediante cernita manuale. Per circa un terzo dell estensione della copertura è presente un tavolato in abete di circa 2 cm. di spessore e circa 35 cm. di

Pag. 28 di 41 larghezza delle tavole. Parte del materiale risulta ammalorato e di difficile conservazione. In un solo vano (C7) vi è una sovrapposizione a doppio strato tra pianellato (sotto) e tavolato (sopra). La struttura portante delle volte in camorcanna (o false volte ) realizzata con centine in legno di abete è in discrete condizioni, benché interessate da fenomeni di infiltrazione di acqua, che risulta peraltro la principale causa del degrado del sistema di false volte del secondo piano. Sono visibili anche limitate disconnessioni tra le tavole accoppiate che li costituiscono. In alcuni vani (cfr. tavole di rilievo del sottotetto) sono molto visibili attacchi di insetti xilofagi. Nel vano V20 le centine che montano dalle angolate sono costituite da un triplo strato di tavole di abete di circa 2,5 cm. di spessore e 20 cm. di altezza media. Lo stato di salute dei travetti è direttamente relazionato alle centinature, vano per vano. Più in generale, si evidenziano sfilamenti del collegamento tra centina e travetto, e tra travetto e stuoiato. Lo stato di conservazione degli stuoiati, considerando che in gran parte presentano intradossi intonacati e decorati, è quello che desta maggiori preoccupazioni: le infiltrazioni di umidità (acque meteoriche infiltratesi dalla copertura, in tempi sia passati che recenti) sono databili anche molto indietro nel tempo, ed i danni sono piuttosto evidenti; non pare comunque vi siano rischi di collassi delle false volte o estese parti di esse, poiché, come si è visto, l'ossatura delle centine è in discrete condizioni, ma collassi localizzati vi sono stati, con porzioni di stuoiati crollati. Vi sono poi anche alcune porzioni di stuoiati che sono stati presumibilmente demoliti dagli ambienti sottostanti, per motivi che non si vuole a questo punto - ormai indagare. Deve essere ben sottolineata la presenza di un corposo strato di detriti che gravano sull'estradosso di quasi tutte le porzioni delle false volte: oltre a polveri, e frammenti di malta, vi sono frammenti in laterizio di notevoli dimensioni (mattoni, pianelle, coppi?) che è assai rischioso mantenere sulla fragile struttura delle

Pag. 29 di 41 volte, peraltro interessate già come si è visto da altri rovinosi fenomeni di degrado. Di per sé gli stuoiati presentano anche numerose lesioni in intradosso, con interessamento delle pellicole pittoriche, ed anche sfrangiamenti dell'intreccio delle canne schiacciate. Le pitture murali delle false volte interessate dalle infiltrazioni di acque meteoriche versano in uno stato di degrado piuttosto avanzato. Le porzioni inferiori delle volte sono interessate da aloni scuri di umidità, disgregazione, rigonfiamenti e distacchi dell intonaco dal supporto. Disgregazione e polverizzazione della pellicola pittorica e sua scarsa aderenza all intonaco, lacune, perdita di parti, deposito superficiale di polvere colpiscono alcune delle superfici dipinte.

Pag. 30 di 41 2.2 L'INTERVENTO DI RESTAURO Il presente stralcio esecutivo di restauro delle coperture di Palazzo Mazzolari-Mosca è impostato, in sintesi, sui seguenti elementi ed obiettivi: consolidamento e miglioramento anti sismico mediante realizzazione di cordolo e tiranti metallici consolidamento dei coronamenti murari con ricostruzione di murature restauro delle volte in foglio e terrazzamenti esterni restauro delle false volte in camorcanna restauro delle coperture, orditure, tavolati, pianellati, manto restauro della gronda in legno restauro elementi di copertura (abbaini, camini) realizzazione di camminamenti per la manutenzione del sottotetto Non è stata determinata al momento - da parte dell'amministrazione una disponibilità al restauro delle facciate, intese come pulitura, manutenzione, verifica e consolidamento dei paramenti lapidei in pietra d'istria, restauro degli infissi, balaustre in ferro, mostre intonacate. Le tavole grafiche di progetto forniscono dettagliate indicazioni per i restauri sia della copertura, della gronda, sia delle false volte. Le relazioni di carattere strutturale (elaborato ST01) descrivono ed esemplificano aspetti specifici del progetto di restauro. Le relazioni del Piano della Sicurezza (elaborato RC01) esplicano nel dettaglio come sarà organizzato il cantiere di restauro, e le fasi di avanzamento previste. Di seguito si descrive l'intervento nelle sue articolazioni ed interrelazioni con le parti più significative e monumentali del Palazzo. Trattandosi di immobile vincolato ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ogni lavorazione è sottoposta all'alta sorveglianza della Soprintendenza.

Pag. 31 di 41 In relazione a ciò, sono previsti in cantiere sopralluoghi congiunti con i funzionari di Soprintendenza al fine di valutare alcuni aspetti restaurativi, eventuali imprevisti, e scelta delle campionature dei materiali. Gli obbiettivi restaurativi che si vuole raggiungere consistono ove è realmente possibile - nella conservazione dei materiali e delle strutture, la preservazione dello stato esistente, nel rispetto delle diverse stratificazioni, segni parlanti dell operato del tempo e della storia sull edificio. Gli interventi di progetto partono da un attenta pratica curativa (e solo limitatamente sostituiva) sui materiali, al fine di rallentarne il degrado, prodotto anch esso della storia e dell uso del manufatto nel tempo. Il degrado viene eliminato solo se causa di altro degrado. Tutte le aggiunte, sostituzioni, integrazioni e gli interventi di consolidamento che si rendono necessari per mantenere in vita e funzionale l edificio saranno compatibili con la materia e le strutture originali, possibilmente reversibili e distinguibili dalle parti antiche, al fine di lasciare inalterato il carattere storico del monumento e di conseguenza visibile agli interventi futuri. Riconoscendo che il valore della copertura risiede anche nel suo intrinseco funzionamento statico, negli intimi dati strutturali, si persegue l intento di preservare il funzionamento strutturale originario degli elementi, che vengono semplicemente aiutati e non alterati, seguendo, nei limiti del raggiungimento dell efficienza, il criterio del minimo intervento e del minimo sacrificio della materia originale. Gli interventi mirano quindi a restituire alle strutture originarie i loro compiti con l aiuto, ove necessario, di strutture integrative compatibili e non prevaricanti rispetto l esistente; si opera, ove possibile, in modo che l intervento sia visibile e intelligibile strutturalmente, documentando inoltre le testimonianze del degrado e dell uso che hanno motivato e giustificato le attività compiute per la conservazione. Al fine della manutenzione andranno svolte operazioni di controllo e monitoraggio costanti e continuativi,

Pag. 32 di 41 garanzia del mantenimento della funzionalità e dell efficienza degli elementi restaurati. 2.2.1 INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E RESTAURO DELLE COPERTURE E' prevista la completa revisione e restauro di ogni elemento che compone la copertura, di cui si prevede il completo smontaggio previa realizzazione di copertura provvisoria rigida, da realizzarsi a tratti e porzioni progressive. Il manto sarà smontato, verificato nell'integrità e sottoposto a cernita manuale di ogni singolo pezzo, quindi accatastato in luogo idoneo del cantiere. Le integrazioni del manto saranno effettuate con coppi di recupero. Al di sotto del manto, vi sono, come già descritto in altra parte della relazione, due tipologie costruttive: Tipo A solaio di copertura con travi e tavolato ligneo Tipo b solaio di copertura con travi, travicelli e pianellato L'intervento restaurativo alle travature portanti è stato suddiviso e trattato in casi diversi, che così si possono riassumere: 1. travature in legno di abete che è possibile mantenere in opera 2. travature in abete di cui si riduce la lunghezza e si cambia posizione 3. travature che restano in opera con interventi di cerchiatura metallica 4. travature che restano in opera previa ricostruzione della testa 5. travature che restano in opera a seguito di rinforzo in cfrp 6. travature in legno di abete che vengono sostituite

Pag. 33 di 41 Nel primo caso si tratta di quegli elementi recentemente sostituiti che, seppur possano presentare alcuni limitati segni di degrado, si ritiene che per sezione resistente e stato di conservazione possano essere soltanto verificate nella loro sede d'incastro e trattate con impregnanti fungicidi. Nel secondo caso, limitato a pochi elementi, si vuole recuperare una travatura che per sezione e luce di impiego non appare idonea, oppure che presenta marcescenza alle teste; si prevede il taglio (segagione) delle teste e reimpiego in altra posizione con luci inferiori. Nel terzo caso, limitato alle travi sovrapposte, si applica una staffa realizzata con piatto metallico mm. 60 x 10 unita ad un piatto di ugual sezione (posto sulla faccia bassa del trave di sotto) tramite bullone, dado e controdado. Nel quarto caso, per poter mantenere la travatura esistente si opera la segagione obliqua della testa ammalorata e si sostituisce con nuovo elemento in abete di prima categoria della medesima sezione, unito al moncone con barre in acciaio inox sezione 12 mm. fissate con resine epossidiche e con sormonti di almeno cm. 30 dalla linea di giunzione. Le scanalature per l'inserimento delle barre (due per ogni lato verticale) sono poi richiuse con listelli in legno inseriti a forza a contatto con la resina. Nel quinto caso, si vuole cercare di intervenire con un rinforzo strutturale nella sezione resistente delle travi più antiche, per poterne mantenere il maggior numero possibile in opera e nella medesima posizione. L'intervento prevede l'esecuzione di n. 4 linee di incasso (due per ogni lato verticale) da eseguire con fresa, intasamento delle fessure con resine epossidiche, inserimento di lamella in CFRP dimensioni mm. 65 x 1,5. (le lamelle sono costituite da fibre di carbonio ad alta resistenza tipo sika carbodur). Nel sesto caso, per l'avanzato stato di degrado della travatura, provocato da uno o per la somma di più cause come marcescenza, inflessione, svergolamento, scosciamento, spacchi o fratture, ove

Pag. 34 di 41 non è possibile un recupero funzionale e statico dell'elemento ligneo, se ne prevede la sostituzione con nuovo elemento in legno d'abete della sezione verificata. Si avrà l'accortezza di mettere in opera travi con sezione squadrata trapezoidale e piallata, e nella nuova sede di incastro si dovranno interporre, al contatto con la muratura, un dormiente in rovere di spessore minimo cm. 3 e dimensione minima di cm. 30 x 30; lateralmente e superiormente saranno interposte lastre in sughero di spessore minimo cm. 2. Questa accortezza dovrà essere tenuta in considerazione in ogni caso di nuovo alloggiamento di trave, sia per nuove sedi di incastro, che per esistenti, che saranno rimodellate. Tutti i suddetti interventi sono esplicati graficamente nelle tavole serie ST. e prevedono un trattamento preventivo di pulitura meccanica e trattamento finale con impregnanti fungicidi tipo Xilamon. In merito alle arcarecciature, l'intervento sarà limitato a: 1. conservazione in opera dell'elemento 2. sostituzione poiché non si prevedono interventi di restauro/consolidamento come per l'orditura primaria. Il correntame esistente, inteso come l'insieme dei travicelli presenti nei solai di copertura con pianelle, non corrisponde più, in buona parte, alle necessità statiche per il reimpiego, sia per degrado (dilavamento, marcescenza), sia per la sezione talvolta molto esile. Pertanto se ne prevede la sostituzione con nuovi elementi in abete di sezione 8x5 cm. In merito alle anzidette due tipologie costruttive del solaio di copertura Tipo A solaio di copertura con travi e tavolato ligneo e Tipo B solaio di copertura con travi, travicelli e pianellato, si opererà come segue:

Pag. 35 di 41 nel caso A si cercherà di mantenere in opera restaurandolo - la maggior estensione del tavolato in abete esistente, di cui comunque si deve prevedere, considerato lo stato di degrado, una integrazione di almeno il 30% della superficie totale. Al di sopra, incrociato a 45, è posto un nuovo tavolato in abete spessore cm. 5 maschiettato e ancorato al cordolo di gronda per mezzo di un profilo metallico ad elle. Superiormente è posta una guaina impermeabilizzante traspirante, quindi il manto rimontato ed eventualmente integrato esclusivamente con pezzi di recupero. Non si prevede una coibentazione termica in quanto l'intercapedine sottotetto assolve a questa funzione rispetto ai sottostanti ambienti del piano secondo. nel caso B sarà rimontato, al di sopra dei correnti, il pianellato esistente previa idonea pulitura e sciacquatura, di cui comunque si deve prevedere, considerato lo stato di degrado, una minima integrazione con pezzi di recupero. Al di sopra, sarà posta in opera una soletta in malta pozzolanica addittivata con microfibra, armata con rete metallica portaintonaco, di spessore minimo cm.3. Superiormente è posta una guaina impermeabilizzante traspirante, quindi il manto rimontato ed eventualmente integrato esclusivamente con pezzi di recupero. Anche in questo caso non si prevede una coibentazione termica. Limitatamente ai vani individuati C7 e C8, ove è presente un doppio solaio di copertura con sovrapposto pianellato e tavolato, si viene a conservare soltanto quest'ultimo, con le modalità descritte nel suddetto caso A. Importante elemento di progetto è la realizzazione del cordolo tirante metallico che viene posto in opera per il consolidamento dei coronamenti murari e per miglioramento antisismico. Premesso che le tirantature esistenti dovranno essere tutte ritesate (rimesse in tensione), il cordolo ricollegherà tutte le murature di copertura con

Pag. 36 di 41 l'aggiunta di controventi metallici (sempre realizzati con piatto metallico mm. 60X10). Si confrontino la tavole ST05 e ST08 per i dettagli esecutivi dell'ancoraggio e delle imperniature alla muratura esistente e al tavolato. Inoltre risulta necessario, nel complesso delle opere di consolidamento, realizzare vari tratti di muratura in mattoni pieni ove sono presenti le interruzioni a livello del sottotetto, già descritte nella precedente analisi. In parallelo a questa operazione, è altresì necessario, per ristabilire una continuità nelle murature di coronamento, procedere allo spostamento di varie canne fumarie oggi racchiuse all'interno dei sodi murari. Si vanno così a realizzare nuove sedi traslando anche la posizione dei soprastanti camini in copertura. Altri interventi alle murature esistenti sono previsti con: consolidamento con il metodo del cuci-scuci, eseguito con mattoni pieni; consolidamento con iniezioni di boiacca di calce idraulica, tramite perforazione e boccagli di iniezione, fino a rifiuto; architravature per la realizzazione dei passaggi, nell'ambito della costituzione dei percorsi su passerelle metalliche; 2.2.2 INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E RESTAURO DELLE VOLTE IN MATTONI IN FOGLIO Questa tipologia costruttiva è presente al di sotto delle terrazze, sui due lati del cortile nei vani individuati da V22 a V25. Si prevede un intervento di consolidamento delle volte in mattoni in foglio, dall'estradosso fino alla nuova pavimentazione delle terrazza, oggi non presente.