Nucleo segreto e sacrario dell uomo (GS 16). La dignità della coscienza in Gaudium et Spes

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26 aprile 2012 Urbino, Aula Magna Facoltà Economia 61 Congresso Fuci in Annale Fuci 2012 È appena l aurora. Chiesa, Concilio, Contemporaneità Nucleo segreto e sacrario dell uomo (GS 16). La dignità della coscienza in Gaudium et Spes Franco Miano Sono lieto di poter essere tra voi, per ribadire con gioia il forte senso di corresponsabilità esistente tra l Azione Cattolcia e la Fuci. Una corresponsabilità che si manifesta a tanti livelli, anche attraverso l impegno diretto di collaborazione con gli amici della Presidenza nazionale. Sono lieto di inserirmi nella riflessione sul Concilio che la Fuci e l AC stanno attuando in questo anno che ci conduce verso l anniversario dell apertura del Vaticano II, nell ottobre del 2012, e che si svilupperà ulteriormente nel corso del triennio. 1. L orizzonte della Gaudium et spes 1.1 La passione per il mondo e la storia Prima di approfondire in particolare il numero 16 della Gaudium et spes, relativo alla coscienza, desidero richiamare alcuni elementi caratterizzanti l intero documento, che dice la passione dei credenti per il mondo e la storia loro affidati. Una passione da riscoprire con più forza, che deriva dalla gioia dell annuncio del Vangelo, la bella Notizia che vogliamo condividere con tutti, nella consapevolezza che essa è capace di cambiare la vita. Questo è, fondamentalmente, il senso del rapporto tra Chiesa e mondo contemporaneo: comunicare il Vangelo e camminare insieme con le persone condividendone l esistenza. Per comprendere meglio tutto ciò, è opportuno rileggere il n. 1 della Gaudium et spes, a tutti noto, ma sempre da richiamare, perché indica efficacemente l obiettivo dell intero testo: Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.

1.2 Interrogarsi sull uomo per comunicare il Vangelo a tutti gli uomini Proprio per questo motivo l inizio del documento vede una parte dedicata alla conoscenza del mondo contemporaneo ( La condizione dell uomo nel mondo contemporaneo, nn. 4-10). Al di là degli aspetti connessi alla congiuntura temporale, che risentono delle trasformazioni dovute a un veloce processo di accelerazione storica, viene fondamentalmente indicato un metodo: partire da una interrogazione sulla vita dell uomo, sui suoi desideri più profondi, sulle grandi questioni dell esistenza. È un interrogazione persistente nella vita dell Azione Cattolica, della Fuci, del Meic, e mai fine a se stessa, perché è proprio questa la lezione della Gaudium et spes essa nasce dalla consapevolezza di avere una bella notizia da comunicare e che si vuole sapere comunicare, intrecciandola con la vita, con le situazioni in cui il Signore ci pone, con le domande esistenziali di ogni uomo. 1.3 Un antropologia cristologica Nella parte del testo successiva, che fa seguito a quella dell analisi, è delineato un orizzonte di ordine antropologico (cap. I La dignità della persona umana, nn. 12-22). È anche questa una novità importante introdotta dal documento. Viene infatti presentata un antropologia in prospettiva cristologica: Cristo è l uomo nuovo, che cammina insieme a tutti gli uomini. L intima unione della Chiesa con l intera famiglia umana si comprende più e meglio proprio a partire da questa visione della persona e dalla sottolineatura del carattere trascendente della persona stessa. Il documento sviluppa poi alcuni approfondimenti relativi all apertura alla comunità degli uomini (cap. II), alla missione della Chiesa nel mondo contemporaneo (cap. IV), ai singoli ambiti della vita umana (Parte II Alcuni problemi più urgenti, nn. 46-90). 2. La dignità della coscienza morale In questo percorso si inserisce il n. 16, che è dedicato al tema della coscienza e ne mette in evidenza la dignità. 2.1 Il cuore come culla della coscienza Nell'intimo della coscienza vi si afferma l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell'intimità del cuore: fa questo, evita quest'altro. Va qui posto in evidenza un elemento di grande rilevanza: nell intimo del nostro cuore, nella sua parte più profonda, una voce ci parla, un messaggio ci perviene, scopriamo una legge che avvertiamo come fondamentale per la nostra vita. Non si tratta di un affermazione di scarsa importanza. Andrebbero rilette, a questo proposito, 2

alcune significative pagine di Romano Guardini, che, nelle lezioni sull etica, parla della coscienza come un fenomeno originario, che non può essere dedotto da null altro, ma solo riconosciuto, accolto e compreso in quanto tale. Egli definisce la coscienza quale centro dell uomo esistente e continua affermando che la migliore espressione di questa realtà è apparsa con il concetto di cuore, se inteso nel senso più completo del termine, come l organo dell esperienza dei valori 1. In genere siamo portati a utilizzare il concetto di cuore in un modo edulcorato e sentimentalistico; in realtà, esso va inteso nel suo significato più profondo di espressione di se stessi, di culla della coscienza. Il riferimento al cuore consente di chiarire che la coscienza non riguarda semplicemente un dato morale, in un ottica restrittiva fatta di precetti e divieti, ma esprime il cuore della vita, condensa le dimensioni più belle e importanti dell esistenza. La coscienza, quindi, si raccorda all amore, alla fede, alle aspirazioni fondamentali della vita. Il riferimento al cuore, dunque, è sostanziale. Tutte le nostre grandi decisioni, infatti, non sono solo il frutto di un elaborazione razionale o di un insieme di norme applicate meccanicamente. Le scelte che compiamo, cioè, intrecciano in una forte sintesi la dimensione strettamente morale con quella affettiva e quella religiosa. Ed è in tale sintesi che va vista e ricercata la presenza di Dio. 2.2 La coscienza come presenza segreta e tuttavia irraggiante su tutto l universo. Un dato intimo ma non intimistico La Gaudium et spes, al n. 16, così continua: L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità. Questa bella pagina non vuole mostrare la coscienza in una prospettiva intimistica. Al contrario, suggerisce che in essa risiede l elemento portante capace di dare forza alla testimonianza cristiana e alle grandi scelte della vita. Voglio qui riprendere una ben nota espressione di Mounier: La coscienza intima - scrive ne Il Personalismo non è uno stanzino riservato dove una persona ammuffisce, ma è, come la luce, una presenza segreta e tuttavia irraggiante su tutto l universo 2. Solo le scelte maturate profondamente nell intimità della coscienza e della relazione con Dio acquistano la forza di una fedeltà capace di valere per l intera esistenza e di essere all altezza di ogni situazione. Solo le scelte maturate nel travaglio intimo e nel dialogo con Dio possono poi essere proiettate all esterno. Lo stesso Mounier, nel testo citato, afferma: Bisogna uscire dall interiorità per mantenere l interiorità 3, perché dalla coscienza si passa sempre all azione, ma senza la coscienza non c è mai un autentica azione. La legge scritta nel cuore dell uomo, a cui fa riferimento la Gaudium et spes e che è la legge di Dio, non ci è estranea. Essa, proprio perché riguarda l interiorità e la verità di noi stessi, è anche la legge 1 R. Guardini, Etica. Lezioni all Università di Monaco 1950-62, Morcelliana, Brescia 2001, p. 126 2 E. Mounier, Il Personalismo, AVE, Roma 2004, p. 77 3 Ibid, p. 83 3

universale, riguarda tutti gli uomini e li porta a unità. La coscienza retta, cioè, non separa dagli altri, né è espressione del singolo individuo. Nell intimo più intimo di se stessi, come direbbe sant Agostino, si trova quella norma valida per sé, ma anche in senso generale. È questo un aspetto essenziale. Le norme, infatti, se sono solo un dato esteriore, finiscono per essere come un guscio vuoto. Se invece se ne coglie l origine, la scaturigine, la sorgente nella coscienza e nel dialogo diretto con Dio, le norme acquistano vita, diventano l orientamento per l agire, il criterio che ci indica il cammino. In questa prospettiva assume un diverso carattere anche il tema delle grandi scelte della vita. È infatti nella coscienza che matura, per ciascuno, quella vocazione che è risposta all appello che avverti amo nella coscienza stessa, risposta al risuonare di una chiamata del nostro cuore. 2.3 L educazione della coscienza come esercizio Il Concilio sottolinea quindi la grandezza dell uomo, senza tacerne i limiti. La Gaudium et spes, infatti, al n. 16, prosegue affermando: Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell'amore di Dio e del prossimo. Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità numerosi problemi morali, che sorgono tanto nella vita privata quanto in quella sociale. Quanto più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità. Tuttavia succede non di rado che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità.ma ciò non si può dire quando l'uomo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine del peccato. Dalla seconda parte del n. 16 di Gaudium et spes, dunque, vengono ulteriori importantissime considerazioni. Si chiarisce, anzitutto, che la coscienza non è un dato magico, ma ha bisogno di formarsi. Pur rappresentando l elemento più intimo di noi stessi, che consente di scoprire la legge scritta dal Signore nel nostro cuore, deve essere educata, in quel confronto autentico e libero che si rivela essenziale perché possa emergere la sua capacità di cogliersi come coscienza retta. Ad essa è richiesto quindi di verificare il cammino di ricerca della verità che è proprio di ogni uomo. Il riferimento alla coscienza non è pertanto indizio di separatezza o soggettivismo. Al contrario, una coscienza retta è ciò che unisce gli uomini nella tensione all unica verità. La formazione della coscienza è dunque un esercizio importante, che richiede di riscoprire alcune parole fondamentali. Tra queste la fedeltà: una dimensione che sembra essere una delle più problematiche per il nostro tempo, eppure è essenziale. È essenziale, cioè, la fedeltà alla propria coscienza, ovvero al messaggio di Dio per la propria vita che in essa si coglie. Un messaggio da cui derivano tutte le scelte esistenziali e che giustifica il loro essere per sempre. Un messaggio che fa cogliere quell amore di Dio che è strettamente connesso con l amore per i fratelli. Non esiste, cioè, amore per Dio senza amore per i fratelli, così come non esiste la coscienza senza l azione. Ancora una volta, si comprende che la coscienza è un dato intimo, ma 4

non intimistico. 3. Libertà e responsabilità come risposta d amore Lo spazio fondamentale che ne deriva è legato all esercizio della libertà e della responsabilità. Ben lo mette in evidenza il n. 17 della Gaudium et spes, Grandezza della libertà, parlando proprio dell eccellenza della libertà, che, insieme con l amore, è uno degli elementi essenziali del messaggio conciliare. La coscienza, del resto, se è autentica, è fortemente segnata dalla dimensione dell amore, e quindi non può chiudersi in se stessa. Non c è nessun messaggio che si coglie nella propria intimità che non sia per gli altri. La coscienza, intesa in senso cristiano, non può mai essere egoistica. Al contrario, spinge all esercizio di una libertà e di una responsabilità, che sono la risposta di amore che si sente di dover dare ai fratelli. Perciò la dignità dell'uomo - si afferma al n. 17 - richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna. L'uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell'uomo, realmente ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l'aiuto della grazia divina. Il paragrafo presenta quindi questioni importanti e delicate, da approfondire ulteriormente, riguardanti il rapporto tra la persona e le norme, tra le scelte che ciascuno compie e l universalità delle norme morali, tra la ricerca della verità intesa in senso personale e la capacità di aprirsi all unica verità, rappresentata da Cristo. 4. L apertura del cuore e il recupero dell interiorità Ciò che è essenziale considerare, comunque, è il senso di una grande apertura del cuore e, allo stesso tempo, la capacità di recuperare un luogo in cui si è se stessi. Nei cinquanta anni che ci separano dall apertura del Vaticano II è molto cambiata la realtà ecclesiale, culturale, sociale e anche quella giovanile. Questa pagina conciliare, però, non è divenuta meno attuale; anzi, probabilmente ha conquistato un attualità ulteriore. In un tempo in cui il volume dell esteriorità è cresciuto fortemente, essa ricorda l importanza di rientrare in se stessi, di riscoprire un interiorità che ci permette di ritrovare, nell esercizio dell ascolto, del riserbo, della discrezione e di una sana riservatezza, il valore di quella fortezza che rappresenta una virtù essenziale per la nostra epoca, l alimento che rende capaci di resistere e di essere tenaci. Solo se esiste un intimità coltivata in cui si riscopre la relazione con Dio e con gli altri, solo se si sa rimanere soli, portando però con sé il valore dei fratelli, si potrà affrontare una realtà complessa, che sollecita nei modi più diversi e rispetto alla quale si ha bisogno di trovare un unità, di ripossedersi per poi donarsi agli altri. Tra le tante riflessioni che suscita questa pagina del Concilio, vorrei consegnarvi questa: la necessità della riscoperta profonda di un interiorità, che è la forza per divenire capaci di donare se stessi ai fratelli. 5