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Comunicare al pubblico. Giancarlo Sturloni, Master in Comunicazione della Scienza, SISSA Trieste, 8 novembre 2010

Transcript:

Discorso di apertura del convegno Nordest Technology Transfer Saluto tutti gli Ospiti che ci onorano della loro presenza, i Ricercatori, gli Imprenditori, le Autorità; e ringrazio vivamente gli Organizzatori di questo Incontro e quanti hanno collaborato nella realizzazione dei contenuti scientifici: le Università di Trieste, di Udine e di Padova; il CUOA e il MIB School of Economics. Nordest Tecnology Transfer nasce dall esigenza di mettere in contatto il mondo della ricerca e dell innovazione scientifica con il mondo dell impresa. Questa esigenza proviene dalla constatazione del fatto che le aziende che nel tempo hanno investito in ricerca ed innovazione sono quelle che stanno superando meglio l attuale situazione di crisi; mentre le imprese che non hanno voluto o saputo farlo non presentano concrete prospettive di sviluppo o, peggio, hanno visto venir meno i presupposti della continuità aziendale. Ogni impresa, infatti, ha un proprio ciclo di vita influenzato da diversi fattori, sia endogeni che esogeni; ciclo di vita la cui ampiezza ed il cui trend dipendono anche dalla capacità di innovazione di cui l impresa 1

dispone, cioè dalla capacità di ripensarsi periodicamente, di ripensare il proprio prodotto, di riorganizzare i processi produttivi, ristrutturare i canali di vendita, di reimmaginare il design. Ma innovare non significa necessariamente inventare. Il nostro sistema produttivo si è infatti sviluppato, in modo così diffuso, non tanto per l invenzione di prodotti nuovi ma piuttosto per l innovazione di prodotti e di processi produttivi già esistenti, innovazione che gli imprenditori, quasi sempre soli, hanno introdotto giorno dopo giorno nelle loro aziende, spesso con piccoli ma continui accorgimenti, quasi mai tramite il ricorso all esterno. Scarsi sono stati invece i risultati dell azione pubblica. Eppure l impegno pubblico c è stato ed è stato senz altro significativo, basti pensare agli oltre 100 centri di ricerca di matrice pubblica ad oggi esistenti nel Triveneto; alle sette grandi Università presenti sul territorio; ai molti incubatori d impresa lanciati da enti ed istituzioni pubbliche e private; alle innumerevoli competizioni di start-up esistenti. 2

Ma evidentemente qualcosa non è andato per il verso giusto se si considera che l Italia è posizionata agli ultimi posti, fra i paesi industrializzati, per numero di brevetti registrati, ed è solo sesta in Europa. E mancato qualcosa. E mancata per lungo tempo l interconnessione fra i diversi attori del mondo della ricerca e dell innovazione: imprese, università, comunità finanziaria ed istituzioni pubbliche. Si è sofferto così di asimmetrie informative tali che le imprese non sono riuscite a far comprendere ai ricercatori quali fossero i propri bisogni e quelli del mercato e le Università, dall altro lato, non sono state in grado di informare adeguatamente gli imprenditori delle idee e dei progetti di ricerca in corso e dei risultati raggiunti, con la conseguenza di non riuscire ad innescare quel circolo virtuoso che avrebbe attratto i portatori di capitale, sia a titolo di debito che di equity. Si è sofferto, poi, del fatto che troppo spesso il supporto dello Stato alla generazione di conoscenza ed al trasferimento tecnologico si sia manifestato senza l individuazione di priorità di impiego delle risorse e 3

senza l introduzione di sistemi premianti a favore delle imprese innovative, ma anzi, troppo spesso, tramite la sola erogazione di contributi a pioggia, dimostratisi nel tempo inefficaci. Non privo di responsabilità è anche il nostro mondo delle professioni che non è stato in grado di far comprendere agli imprenditori ed ai ricercatori che il valore complessivamente generato all interno di un processo di innovazione dovrebbe essere equamente suddiviso in relazione ai rischi che i diversi attori si assumono nel tempo, nel corso delle diverse fasi del processo; e che il valore economico dell innovazione, che potrebbe trasformarsi un domani nel prezzo di cessione di un determinato know-how, di un prototipo, di un brevetto o di un progetto in corso 8già magari in fase di preindustrializzazione), dipende da stime dei risultati attesi e dall apprezzamento di premi per il rischio, grandezze di per se soggettive ed anch esse variabili nel tempo. Ed allora è spontaneo chiedersi quale sia la strada, quale sia quel percorso virtuoso in grado di permettere soprattutto alle piccole e medie imprese, che dispongono di risorse più limitate e quindi raramente possono 4

finanziare progetti di ricerca ed innovazione al proprio interno, di continuare ad innovare e di continuare a competere. Appare quindi necessario strutturare una vera e propria rete dell innovazione agendo su più fronti. Innanzitutto sul fronte delle imprese, trasferendo loro quelle competenze di pianificazione e controllo, in ambito strategico, industriale e finanziario, necessarie per pianificare e monitorare nel tempo i progetti di innovazione intrapresi e la relativa creazione di valore. In secondo luogo, creando piattaforme comuni attraverso le quali sia possibile condividere in modo chiaro con le Università e con i centri di ricerca la conoscenza dei bisogni del mercato. Infine, attuando un opera di profonda sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche e finanziarie, affinchè attivino strumenti di varia natura che consentano il finanziamento delle opportunità d innovazione oggi esistenti e la nascita di un efficiente mercato dell innovazione. L auspicio, quindi, è che questo convegno e gli incontri previsti nel pomeriggio possano contribuire allo sviluppo di questa rete dell innovazione, a partire dal suo 5

elemento principale e fondante cioè dalle persone, che sono la linfa di ogni progetto. Persone che, in questa sede, avranno modo di discutere e di confrontarsi su casi concreti, su innovazioni, in molti casi davvero pronte per l uso. 28 settembre 2013 Dott. Salvatore Basile 6