Il Parco delle Alpi Apuane



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Il Parco delle Alpi Apuane di Franca Leverotti Italia Nostra Istituito con la legge regionale n.5 del 21.1.1985, esteso 20.598 ettari, comprende due Provincie, Massa Carrara e Lucca, 5 comunità montane e 16 comuni. Tuttavia solo con la legge del 21 luglio 1997 l Ente di gestione è entrato (parzialmente) in funzione 1 ; infatti a tutt oggi la Regione Toscana NON ha ancora approvato il Piano del Parco. Lo spartiacque principale della catena, che in parte si affaccia sul mare, corre a circa 1700 m. s.l.m., con le sue 7 vette di altezza superiore, tra le quali ricordiamo il Pizzo d Uccello m. 1781, il Cavallo m. 1888, il Pisanino (m. 1946) la Tambura (m. 1890), la Pania della Croce (m. 1858). 11 G. Valdes, Guida al Parco delle Alpi Apuane, Parco delle Alpi Apuane, Regione Toscana, Felici editore 2005. 1

Punti di forza: 1. la presenza di pareti di roccia, con torrioni, picchi e scarpate costituiscono un attrattiva per l attività alpinistica. Eccezionale è la parete nord del Pizzo d Uccello, paragonato al Cervino; 2. un bacino marmifero unico al mondo, quello di Carrara, che però è sottoposto ad una escavazione selvaggia, senza regole, che lo scorso anno, per questa ragione non ha avuto il riconoscimento Unesco e, per volontà dell amministrazione comunale, è stato tolto dall area del Parco; 3. lo sviluppo di cavità carsiche ipogee: grotte, antri, pozzi e voragini tra i più lunghi e articolati d Italia, frequentati da speleologi, in parte attrezzate e messe in sicurezza (come l abisso Revel, che ha un pozzo a salto unico di 316 m., uno dei più profondi al mondo, o l abisso Roversi di m. 1250, tra i più profondi d Italia). Alcune cavità: Grotta del vento, buca di Equi, antro del Corchia sono state attrezzate per essere visitate dai turisti; 4. il dilavamento delle rocce ha portato alla formazione delle cosiddette Marmitte dei Giganti, cioè grandi cavità emisferiche e cilindriche dalle pareti liscissime, presenti lungo diversi ruscelli; 5. circhi glaciali relitti, localmente denominati catini, si trovano a nord del Sagro (il Catino), del Pizzo d Uccello (Cantoni di Neve Vecchia), sul versante orientale del Roccandagia (Campocatino), sul fianco settentrionale del Corchia (prati di Puntato) e nel Sumbra; 6. numerosi i ritrovamenti dell età preistorica tra cui resti di animali (orso, leone, iena e leopardo) sia nella Tecchia di Equi in Lunigiana, sia nel monte Matanna in Versilia; 7. la ricchezza dei minerali presenti e in parte utilizzati dall età romana al Novecento (argento, ferro, piombo,zinco, rame, mercurio, barite e pirite) e un patrimonio mineralogico che presenta una quindicina di specie uniche a livello mondiale (meneghilite, garavellite, carraraite, zaccagnite ecc). Le presenze di questi particolari minerali hanno fatto sì che il Parco sia stato inserito recentemente nei Geoparchi riconosciuti dall Unesco come sito da proteggere; 8. la particolare collocazione della catena fa si che il clima sia portano ad una elevatissima piovosità e quindi ad una ricchezza di acqua unica in Toscana. Tra 2

l altro, proprio per la natura carsica di questa catena, solo una piccola parte di acqua viene incanalata dai torrenti, la maggior parte penetra nel sottosuolo per riemergere anche in aree molto lontane, come nel caso dell area Tambura le cui acque sfociano sia nelle grotte di Equi, sia nell area di Forno. Il corso d acqua della Turrite secca - che sgorga dalla cosiddetta Pollaccia - raccoglie le acque del versante opposto del Massiccio delle Panie; 9. eccezionale è la ricchezza della flora apuana, proprio per la collocazione fra due aree fitogeografiche, con caratteri assai diversi, la medioeuropea e la mediterranea. Sono presenti perciò sia relitti di origine artico-alpina (geranium argenteum, Dryas octoptela, Horminum pyrenaicum, linaria alpina ), sia relitti termofili (come la felce osmunda regalis, e euprhorbia dendroides). Tra le specie endemiche ricordiamo la silene lanuginosa, la centaurea montis borlae, l aquilegia bertolonii, e l athmanta cortiana ferrarinii. Numerose anche le orchidee 2. Escavazione del marmo nelle Alpi Apuane 10. tra gli uccelli presenti citiamo il gracchio corallino (preso a simbolo del Parco)e le poiane. Tra i rapaci l aquila reale, il falco pecchiaolo, il falco pellegrino, il biancone 3. 2 M. Ansaldi, E. Medda, S. Plastino, I fiori delle Apuane, Parco delle Alpi Apuane, 1994. G. Pacifico, G. Bertozzi, E. De Angeli, Le orchidee delle Apuane, Parco delle Alpi Apuane, 2000. 3 G. Premuda,U. Ricci, F. Viviani, Rapaci delle Alpi Apuane, Parco delle Alpi Apuane 2010 3

11. recependo le Direttive europee Habitat(92/43) e Uccelli (79/409), la Regione Toscana ha riconosciuto in area Parco diversi SIC SIR e ZPS. Punti di debolezza 1. Ambiguità e approssimazione dei limiti del Parco La nascita del Parco è stata oggetto di un compromesso tra la tutela dell ambiente e l economia di rapina delle cave, compromesso che impedisce alla struttura di operare a pieno ritmo nelle attività di tutela dell ambiente e di promozione dello sviluppo turistico-economico. Infatti all interno dell area Parco sono situate numerose cave di marmo, anche se nel caso del bacino di Carrara, la volontà politica le ha in un secondo momento svincolate dall area protetta. Non solo, nel tentativo di favorire le attività di escavazione, si è volutamente allegata all atto costitutivo del Parco una carta geografica in cui la zona delle cave non è individuata con esattezza, consentendo in questo modo di invadere aree altrimenti vincolate. 2. Escavazione selvaggia e uso del marmo Da alcuni decenni, grazie all utilizzo di macchine sempre più perfezionate, la capacità estrattiva si è centuplicata rispetto al periodo prebellico e questo consente l escavazione di una grandissima quantità di prodotto in tempi molto ridotti. Inoltre, da qualche decennio il marmo non viene più usato per fare manufatti artistici e di pregio, ma, sminuzzato e ridotto in polvere, viene utilizzato nella colla per piastrelle, come sbiancante della pasta, abrasivo nel sapone e nei dentifrici, nell industria del vetro e della carta ecc.. Un cattivo uso questo che impoverisce tutta la collettività anche perché il marmo è un bene in esaurimento e non riproducibile. 3. Escavazione selvaggia e paesaggio Nonostante le prescrizioni imposte dai funzionari del Parco, i quali, ad esclusione delle cave presenti nel bacino del Comune di Carrara, valutano i progetti di escavazione, cercando di limitare i danni al paesaggio, i titolari delle cave non 4

rispettano le indicazioni e scavano inseguendo il proprio interesse economico a danno di questo bene comune. Monte Tambura al passo della Focolaccia Il crinale del monte è stato abbassato di oltre 50 metri e devastato. 4. Escavazione selvaggia e inquinamento delle acque La presenza di inghiottitoi e di cavità carsiche fa sì che la polvere di marmo (marmettola) e gli oli esausti utilizzati dalle macchine da taglio, penetrino nelle cavità e si depositino sia nelle grotte, danneggiando un paesaggio sotterraneo dei più importanti (come recentemente nel caso della grotta di Renara a Forno di Massa e dell antro del Corchia in Versilia), sia inquinando le acque convogliate nell acquedotto di Massa (Cartaro e sorgente del Frigido). Paradossalmente, il geologo dell università di Firenze, dottor Leonardo Piccini, nella relazione tecnica del 2002, fatta su commissione della ditta che gestisce la cava Focolaccia in Tambura, scrive: La polvere di marmo rappresenta un inquinante fisico, che si manifesta con un intorbidimento lattiginoso dell acqua, che non comporta seri rischi per la salute pubblica. Pericolosa appare la recente posizione del Parco che consente gli scavi in galleria. Infatti se l impatto sul paesaggio è praticamente nullo, altrettanto grave rimane il pericolo dell inquinamento delle acque, intercettate nelle attività di scavo. Un recente progetto dell Henraux prevede di scavare un tunnel in galleria sull Altissimo, il monte di Michelangelo. Qui, con ingresso dalla cava Granolesa si aprirà il percorso, il cui tratto sperimentale lungo 80 metri e autorizzato dal Parco, è stato finanziato con 630.000 euro di fondi europei erogati dalla Regione Toscana! Continui sono gli 5

sversamenti di marmettola nel canale dei Giardino a Seravezza provocati dalla ditta Henraux. La direttiva CEE sulla protezione delle acque sotterranee del 12.12.2006 n.118 è sistematicamente violata. Tutte le relazioni commissionate a tecnici dalle Ditte di escavazione fanno riferimento alla Carta delle vulnerabilità degli acquiferi apuani ; confermano la corrispondenza tra le cave e alcune sorgenti, ma assicurando che verranno attuate tutte le misure possibili per evitare sversi di oli e altro: una prevenzione teorica che viene però accettata dai funzionari del Parco e da tutti gli enti che partecipano alla conferenza dei servizi per le concessioni. 5. Escavazione selvaggia e giustizia Nonostante le denunce degli ambientalisti e le segnalazioni dei soli quattro guardiaparco che spesso arrivano in ritardo su indicazione degli escursionisti, le sanzioni si limitano, quando non arriva la prescrizione per decorrenza dei termini, a multe in denaro di poche migliaia di euro, pagabili con facilità dagli imprenditori. 6. Attività di cava e mancata applicazione della legislazione italiana da parte del Parco Il codice dei Beni Culturali e del Paesaggio all art. 142 aree tutelate per legge indica: al comma d) le montagne per la parte eccedente i 1.200 metri s.l.m; al comma f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterni ai parchi; al comma e) i ghiacciai e i circhi glaciali; al comma h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici. Sulle Alpi Apuane il Codice è regolarmente ignorato e disatteso. 7. Politica e Ambiente Canale di Colonnata prima, durante e dopo la varata (termine tecnico per indicare l esplosione) Nel caso del Parco delle Alpi Apuane la Regione appare latitante e non da ascolto alle richieste di incontro presentate dalle diverse associazioni ambientaliste, come Cai, Italia Nostra ecc. 6

Non solo, ma a danno dei cittadini, la Regione consente che i Comuni di Carrara e Massa non abbiano ancora redatto un regolamento sulle modalità di escavazione e soprattutto sulle tariffe da applicare al marmo estratto: una ricchezza di tutti viene polverizzata e rapinata senza nessun utile per la comunità, anche perché, avendo le macchine sostituito l uomo, l occupazione è scesa ai minimi storici. Si aggiunga che gli imprenditori trovano economicamente più conveniente far lavorare il prodotto all estero per cui non esiste più la filiera locale che costituiva un importante risorsa economica. Anche l amministrazione locale appare svalutare l ente Parco: il sindaco di Fivizzano concede di scavare sotto il Pizzo d Uccello; il sindaco di Carrara plaude al progetto di Altero Matteoli di fare un traforo della Tambura e propone di far uscire la strada nel paese di Colonnata, noto a tutti per la produzione del marmo; l amministrazione di Massa consente di scavare senza aver rilasciato ufficialmente i permessi e riscuote la tassa marmi da cave che scavano senza autorizzazione. Poiché le cave di Carrara, che costituiscono il bacino di scavo per eccellenza, sono fuori del Parco sarebbe doveroso che la Regione chiudesse le cave più critiche in area Parco, soprattutto quelle di crinale o collocate in aree paesaggisticamente di rilievo come le 4 sotto il Pizzo d Uccello, tanto più che anche il TAR Regionale in una recente sentenza riguardo alle cave di Dolomia a Forno (Massa) ha scritto che l attività estrattiva è incompatibile con il Parco. Strutturato e concepito in questo modo il Parco risulta un fiore all occhiello della Regione Toscana senza nessuna reale capacità di tutelare l ambiente, né di favorire lo sviluppo di un economia alternativa che riporti vita e ricchezza nei borghi montani. 7